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Farsi in quattro, anzi in due!

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Farsi in quattro, anzi in due!
È natale
Dio è venuto, viene, verrà.
È venuto: lo ricorda il presepio (pag. 4); lo
ricorda la Bibbia nel confronto della lettura cristiana con la lettura ebraica (pag. 10); lo ricorda
la fede dei nuovi popoli d’Europa verso il Mille
Bollettino Parrocchiale Trimestrale
di Santo Stefano di Cadore
Anno LXXXI - 2015
N. 4/INVERNO
(pag. 3).
Viene e verrà. Viene per servire e non per
essere servito (pag. 1). Continua a venire nella
vita normale dei giorni (vedi la Vita in Parrocchia) e nei fatti piccoli e grandi della comunità.
la Conquista
Spedizione in abbonamento postale - DIRETTORE Rossini don Paolino - RESPONSABILE Buzzo Guido - Aut. Trib. 6/84 n. 2539
Stampa: Tipografia Piave - Belluno - C.C.P. 10301323 intestato alla PARROCCHIA DI S. STEFANO DI CADORE - BL
Farsi in quattro, anzi in due!
S
i
iamo
vicini
i i i all Natale
N l e c’è
’è il rischio
i hi
di esser presi da molte cose.
Papa Francesco ha preso tutti
in contropiede. Il sinodo sulla famiglia
ci impegna a riflettere e a pregare. Come
ciò non bastasse, ecco l’anno giubilare
per i cinquant’anni della conclusione del
Concilio Vaticano II.
In autunno le parrocchie hanno avviato le attività pastorali. Gli operatori della
catechesi sono mobilitati da qualche tempo, così pure coloro che si dedicano alle
opere caritative e a Insieme si può… Poi
i gruppii del
d l vangelo
l e, per finire,
i tutto il
volontariato tanto prezioso per la società
e la parrocchia che va dal servizio agli
anziani, agli scolari e a molti altri ambiti.
C’è sempre tanto da fare. Non si sa
proprio da che parte cominciare!
***
Non farsi prendere dal panico, né
dalla fretta! È il caso di pensare un attimo. Bisogna fare una cosa alla volta,
come si è sempre fatto. Soprattutto facciamo quello che possiamo.
Occorre che
in
O
h cii facciamo
f i
i due,
d piuti
tosto che in quattro. Occorre farsi in due
come le due sorelle che ospitarono Gesù
a casa loro… fare contemporaneamente
la parte di Marta e quella di Maria. Una
era affannata a cucinare e l’altra faceva
accoglienza all’ospite. Ad un certo punto,
come succede a volte in tutte le case, ci
fu un piccolo corto circuito tra le due.
Gesù si trova in mezzo e che cosa
fa? Valuta molto positivamente entram> CONTINUA A PAG. 2
Pellegrinaggio foraniale in Slovenia: dal Comelico al santuario di Brezje, venerdì 19 settembre. C’è la grande statua di S. Giovanni Paolo II. Un papa germogliato
dal ceppo dei popoli slavi che sono popoli giovani innestati nell’antica Europa, mille anni fa, e subito diventati cristiani. (foto R. Trevisan)
La Conquista
2
DALLA PRIMA PAGINA
be, senza sbilanciarsi a favore dell’una o
dell’altra. Mentre Gesù fa onore alle due
sorelle, ci domandiamo: il Signore desidera da me che preghi un po’ di più? O
è urgente che aiuti il prossimo in questo
momento senza perder tempo, magari
rinviando le preghiere?
***
C’è un ordine nelle cose, una precedenza. Gesù dice che bisogna prima
ascoltare (e questa è il miglior modo di
pregare!) e poi fare… Come dire: prima
si carica la batteria e poi si parte. Da
notare che proprio Gesù altera lo schema parlando, appena prima, del buon
Samaritano, con la carità che sconvolge i
piani di quell’uomo in viaggio, a differenza dei sacerdoti che davano precedenza
assoluta alle loro orazioni.
Un detto memorabile di Gesù è questo: «Sono venuto non per essere servito,
ma per servire». Lo fa intendere a Marta
indaffarata e all’umanità di oggi che corre
da mattina a sera. «Lasciami fare il mio
servizio – dice Gesù - per il quale sono
venuto! Sono qui per darti la mia parola
che ti rallegra e ti solleva…».
Suo servizio e scopo per cui è venuto
è rinnovarci e rifarci con la sua parola.
Nostro compito è ascoltarlo attentamente,
prima di iniziare la nostra «diaconia» la
corsa per famiglia e comunità. Solo in
questo modo si evita la fretta eccessiva,
l’affanno, la preoccupazione di voler arrivare dappertutto… col nervosismo che
questo spesso comporta! Marta e Maria:
se entrambe sono necessarie, dovremo
alternarle. Nella giornata ci sono i momenti di Marta, ma non senza sua sorella
Maria che mette al centro del pensiero
quanto il Maestro dice.
***
Tornando al Sinodo sulla Famiglia, se
si bada ai giornali è solo questione di leggi da modificare. Sarà utile che andiamo
oltre ai discorsi superficiali e cerchiamo
di captare lo spirito del messaggio dei
vescovi e di papa Francesco per crescere
nell’amore vicendevole.
Per quanto riguarda il Giubileo, prima
di tutto non c’è da preoccuparsi delle
masse che si radunano a Roma e della
prenotazione da fare per questo o altri
appuntamenti. È il giubileo della “misericordia” e la misericordia la si trova
tranquillamente di domenica in domenica. Guarda caso proprio l’anno prossimo
viene letto in chiesa il vangelo di Luca
che è veramente quello che annuncia la
misericordia.
Restauri a buon punto
I
l cantiere dell’impresa “Art – edilia”
ha occupato a lungo l’area attorno
alla chiesa di S. Stefano nel corso
NOTA LITURGICA
Andate!
La Messa
non è finita!
Qualcuno è contento che sia
finita, qualcun altro vorrebbe intrattenersi ancora con pensieri
devoti. Le luci però si spengono e
il sacrestano ha fretta di chiudere.
«Andate!»: è il comando del Signore quando ascende al cielo e si
stacca dai suoi. Dice di andare a
portare la lieta notizia.
Come esco da Messa? Acceso o
spento? Infervorato o annoiato?
Indifferente come sono entrato
o impressionato da una parola di
Cristo?
Non basta un po’ di buonumore, devo aver attinto amore… e di
quello coraggioso: pronto anche
a sacrificarsi.
Non basta un po’ di ottimismo
per aver visto e salutato qualcuno:
Dio voleva mettersi d’accordo con
me, con te per salvare il mondo.
dell’estate. Prima c’è stata la demolizione
della fascia bassa dei muri perimetrali,
che erano stati deteriorati dall’umidità
nonostante i ripetuti interventi di restauro
fatti in passato. Poi è stato rifatto l’intonaco con materiali speciali traspiranti.
Alla base, tutto attorno, è stata realizzata
l’isolazione dall’umidità di risalita con la
realizzazione della barriera chimica.
Il progetto generale di restauro era
stato studiato dall’architetto Aldo Kratter di Sappada. La Soprintendenza, una
volta data l’approvazione, si era riservata
di esaminare le scelte da fare in corso
d’opera.
I ponteggi sono stati allestiti a fine
agosto e solo allora si sono viste da vicino le condizioni degli intonaci: quello
originale del ’600 fatto con calce era an-
Ritrovato l’intonaco antico, originale del ’600. I
colpi di scalpello furono inferti perché il nuovo
intonaco attaccasse meglio… in che non si verificò
cora molto buono, mentre i successivi si
staccavano (erano stati verosimilmente
realizzati negli anni ’20 del secolo scor-
Ambulanza
qualche ritardo dovuto
al caso Volkswagen
La consegna della nuova ambulanza subirà qualche ritardo nella consegna in seguito
alle note vicende dei diesel truccati della casa
tedesca. Il nuovo mezzo perciò non arriva per
la festa di Santa Barbara come promesso ma,
se tutto va bene, un mese e mezzo dopo:
entro gennaio.
I soldi per l’acquisto ci sono, grazie ai
contributi di enti e persone del Comelico. L’elenco degli offerenti è stato pubblicato man
mano su “La Conquista”. La ditta “Class”
di S. Lucia di Piave conta che il furgone le
venga consegnato entro dicembre. Dopodiché
occorre circa un mese per allestirlo come
autolettiga.
Continua l’elenco degli offerenti da settembre in poi: Ugo Romano Comis in ricordo
dell’Alpino Comis Vito reduce… 500, Cooperativa di S. Vito di Cadore “La tua spesa per
il territorio” 350, Maria e Anna Comis 150,
Nadia e Alfredo Comis 1.000.
▶
La Conquista
Stuccature e
consolidamento
dell’intonaco
originale (dopo
il trattamento
biocida, contro
l’insorgere di
alghe, muschi o
altri vegetali).
Segue poi la
tinteggiatura
a calce con
protettivo per
intonaci esterni.
▶
so). Battendo sul muro risuonavano,
perciò la scelta di tornare all’antico si
è imposta.
L’abbattimento di questi intonaci recenti e precari è stato un lavoro rapido…
e con molta povere. Sul muro sono comparsi i colpi di scalpello dati elle pareti
perché la malta attaccasse meglio… il
che non si verificò. Muratori molto bravi,
tra i quali due di origine macedone, hanno poi ritoccato pazientemente i punti
lesi, i buchi e i distacchi portando le superfici all’originale come erano in antico.
Ci sono stati dei ritardi, dovuti prima
all’attesa dei pareri della Soprintendenza
e poi per le settimane di pioggia che
hanno impedito di lavorare. Finalmente
per la festa dei Santi le impalcature sono
state tolte, con sollievo di tutti e anche
della fiera dei Morti.
Finora la parrocchia ci ha messo del
suo, fino ad esaurire le scorte finanziarie
compresi alcuni contributi generosi che
hanno cominciato ad arrivare da quando il Consiglio di amministrazione della
parrocchia ha chiesto collaborazione a
parrocchiani e amici. Si sta cercando dei
contributi straordinari per completare l’opera: rimangono la facciata col portico
e le colonne, il campanile e la parte alta
dell’abside (la parte bassa della cappella ora si presenta bene!)… e qualche
dettaglio come i gradini in pietra delle
porte laterali.
***
La parrocchia ringrazia tutti i contribuenti. Continua elenco: M.a Bice 50,
Sergio Kratter 10, bambini Matteo, Valentina, Elisa e Greta 10, Rodolfo De Candido
50, n.n. 100, Maria De Zolt 50, fm. Aldo
Baldissarutti 500, in occ. battesimo Vincenzo Migliaccio 200, Claudia e Agostino
100, Pierina Zampol 50, Karin e Luca 50,
Nadia e Alfredo Comis 1.000, n.n. 40, n.n.
50, n.n. 50, Pesca di beneficenza 6.060,
Mercatino delle Meraviglie 6.505, n.n. 40.
A fine ottobre il cantiere è stato chiuso e così il primo stralcio di restauri è
completato. Sono state versate a saldo le
somme seguenti: all’Impresa euro 89.440,
all’architetto euro 9.618 con ritenute d’acconto di euro 1.816.
Intonaco a calce
per esterni e
rappezzi. Sotto
la fascia bassa
rifatta dopo il
risanamento.
3
Pellegrinaggio
in Slovenia
N
el santuario nazionale della Slovenia, a Brezje, c’è la venerata
immagine di Maria Ausiliatrice.
Vicino all’ingresso ci accoglie una grande statua di S. Giovanni Paolo II, che
vi fece visita nella ricorrenza dei 1250
anni della conversione degli Sloveni e
dei Croati al cristianesimo.
Questo viaggio ci ha dato l’occasione di conoscere qualcosa dei popoli slavi e del loro ingresso nella fede cristiana,
quando nasceva l’Europa. Recentemente
tutti hanno celebrato, con piccole differenze di tempo, il millennio della loro
adesione alla fede. Hanno cominciato i
Polacchi, negli anni ’60. Sono seguiti i
Russi negli anni ’80 (il Millennio della
Rus) e c’era ancora il regime sovietico.
Poi è stata la volta degli altri: Serbi,
Bulgari, Cechi e Slovacchi… Gli Ungheresi sono un’etnia che non fa parte
del ceppo slavo: sono discendenti degli
Ungari che nel X secolo terrorizzavano
mezza Europa razziando come, prima
di loro, facevano gli Unni di Attila…
con la differenza che erano più furbi:
non distruggevano tutto, ma aspettavano
qualche anno prima di tornare in modo
che la gente si riprendesse.
Per evangelizzare gli Slavi, fu determinante l’opera dei fratelli Cirillo (un
letterato) e Metodio (un diplomatico di
Bisanzio che poi fu fatto arcivescovo dal
Papa). Conoscevano bene le lingue di
quei popoli, ma dovettero inventare la
scrittura: quella che ancor oggi esiste e
si chiama alfabeto cirillico. Tradussero
la Bibbia e la liturgia nella nuova lingua
> CONTINUA A PAG. 4
APERTURA
del Giubileo della Misericordia
a PIEVE DI CADORE
per la nostra zona
Cadore – Comelico – Ampezzo
DOMENICA 22 NOVEMBRE
festa di Cristo Re
alle ore 15 a Tai, in piazza delle
corriere, parte il pellegrinaggio
a piedi sulla ciclabile verso la
chiesa arcidiaconale dove ci sarà
adorazione, con testimonianze
e canti di un gruppo musicale...
La Conquista
4
e così i testi sacri ebbero una buona diffusione tra quei popoli.
A causa delle invasioni ungare dell’inizio ’900, l’organizzazione ecclesiastica
messa in piedi dai santi Cirillo e Metodio
fu devastata, ma la loro opera non fu
vanificata: un secolo dopo la loro morte
la chiesa risorse tra gli Slavi, grazie alla
diffusione dei testi tradotti.
Il Principe di Kiev, S. Vladimiro, scelse la fede cristiana per il suo popolo
(non a caso, in questi giorni, una statua
di St. Vladimir viene innalzata vicino al
Cremlino).
Gli Ungari furono sconfitti definitivamente da Ottone il Grande di Sassonia
DALLA TERZA PAGINA
nel 955 e, da allora, persero la voglia di
razziare e si insediarono nel territorio
dell’Ungheria attuale. Gli imperatori ottoni, da Ottone I a Enrico II il Santo, si
adoperarono moltissimo per l’organizzazione ecclesiastica e l’opera missionaria in
mezzo ai popoli slavi. Quest’ultimo, spostandosi di persona, metteva ordine nei
regno e nelle diocesi in collaborazione
col Papa e cercando in tutti i modi il progresso spirituale dell’Europa del tempo. S.
Stefano d’Ungheria era cognato di Enrico
II, avendone sposato la sorella S. Gisella,
I presepi de Nina
i sono presepii iin miniatura
i i
provenienti
i i dda tutto il
mondo, oltre che da varie regioni italiane. La Santa
Famiglia è ambientata nel trullo di Alberobello, vicino
a un cactus in Messico, al polo nord con una renna e un orso
bianco al posto del bue e dell’asinello…
Sono presepi modellati in legno, ceramica, gesso, metallo,
plastica… collocati sulla sezione di un tronco d’albero, in un
guscio di noce, all’interno di un libro aperto, perfino dentro
la caffettiera di alluminio.
Ogni anno a natale Nina riempie credenze e scaffali del salotto e sorride contenta in mezzo a più di un centinaio dei
suoi minipresepi: un museo originale che fa sentire un caldo
ambiente natalizio.
BEL
L AL MIÒ
Ò NAD
DÀ
Bel al miò Nadà de tance ane fa che iò voi ricordà e
contà com chi nere nota.
Ne nere chel chi né
ades, ne nera nanche
Babbo Natale e nei canaie la Vigilia spietone che
vegne Gesù Bambino. Na
stomana ignante done a
e fece del popolo un tempo razziatore la
nazione cattolica che conosciamo.
La nostra comitiva ha fatto tappa in
riva al lago di Bled, per ammirare l’isola
e il maniero in alto che l’imperatore Enrico II affidò al vescovo di Bressanone…
Abbiamo fatto un ideale gemellaggio col
Castello di Andraz.
Raggiunta la meta del santuario di
Brezje e concelebrata la messa coi parroci
del Comelico, siamo giunti a Lubjana:
la bella città di impronta austriaca, ora
capitale della Slovenia, con tanto verde
e piazze chiuse al traffico dove abbiamo
ammirato chiese e antichi palazzi con
l’aiuto delle guide.
muscio e i nose pare, o i nose none o barbes de tal bosco a
taja un abete par fei l’albero de Nadà.
La vigilia fadone n’tin de presepio, na capanna con
Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù, su l’albero metone un
poce de cucce fate su con carta colorata, metone calche
mandarin e s’inere anche calche caramela, par fei al nei
metone l’bombas che somié proprio fioche de nei, metone le
candeline vere che se impifé dal de sera così stadone a vardà
le lus. Oh, com chi n’ere bel al mio Nadà de tance ane fa!
La sera d’la Vigilia didone su le orazion e done a dormì
presto parchié via par la note rivé Gesù Bambino ma prima
de dì a dormì nei canaie parcione soto l’albero n’tin de
fien, n’tin de aga e n’tin de sal par al muset sperando cal
Bambino Gesù ne porte algo de bel.
Bonora levone su presto e io ceteu sotte l’albero na bela
pupa de pezza che avé fato mio nona, doi nastre colorati da
mete su sul ciò e n’poce de cuccé n’tin de barbagige e doe
caroble e iò ero contenta parchié basté poco par ese contente.
Al dì de Nadà done a Messa granda e a medodì se mangé
n’tin de ciarne, doe luganghe, un piatto de gnoche e se fadé
un Nadà coi fiocche.
Dal de sera intorno ala cosina tal ciaudo, metone su
la plota calche scorza de mandarin parchié profumé duta
la ceda.
Arone duce felici e contenti coi nose cari e i nose parenti.
Chesto iné al mio Nadà de tance ane fa che ne se po
desmentià e che iò voi ricordà.
Tilia De Candido Marina di Massa)
La Conquista
5
La vita in parrocchia
CAT
TEC
CHIS
STI…
SOLO
O DO
ONN
NE?
Perché non incaricare anche qualche
uomo? Si parla tanto di pari opportunità!
Per la verità, un uomo tra i catechisti
c’era già lo scorso anno, un giovane, e
insieme al parroco fanno già due.
Per la parrocchia è una grande grazia
avere persone che si prestano a seguire
un gruppetto di ragazzi nel loro cammino con Gesù Cristo. Fare il catechista e
la catechista è una vocazione: il Signore
chiama e il cristiano risponde, mette da
parte qualche impegno o fa posto tra
quelli che ha già, fa un po’ di slalom tra
i suoi orari… Soprattutto mette da parte
la paura di non farcela, di non essere
adatto o preparato.
Prepararsi, è necessario! Occorre leggere con calma la guida e scegliere le
cose da dire e da fare. Ai catechisti viene
offerta sempre una formazione che va
un po’ in profondità. Viene apposta da
Belluno don Luciano Todesco, una volta
al mese, e fa un discorso di fondo che
non offre subito spunti pratici, forse, ma
allarga un po’ le idee. Anche la rivista
“Dossier catechista” è messa in mano a
tutti e contiene materiale per insegnare,
risposte a problemi pratici, idee nuove
adatte al mondo che cambia…
La parrocchia è molto riconoscente
a quanti si prestano per la catechesi dei
ragazzi. Ci sono quest’anno degli avvicendamenti: mentre facciamo gli auguri
ai nuovi catechisti e giovani, esprimiamo
un grazie a quanti per anni hanno svolto
un fedele e generoso servizio.
conoscenza. Sia lodato il Signore!
Signore, fa’ che quest’anno sia ricco
di emozioni, speranze, sogni realizzati,
progetti vissuti insieme agli insegnanti
e ai compagni… Ti preghiamo per gli
insegnanti dell’anno precedente, per la
preside, per i collaboratori scolastici: che
siano sempre pazienti, costanti nell’ascolto, gentili nello sguardo, in modo che
possano aiutare chi non è al passo con
gli altri ed è più in difficoltà…
Signore, in Italia e nel resto d’Europa
arrivano molti profughi che hanno perso
tutto. Aiutali ad avere un tetto, cibo e
lavoro per comprare i libri ai figli che
vanno a scuola. Ti ringraziamo delle
belle esperienze del Grest di quest’estate
e siamo pronti ad impegnarci nel catechismo con serietà e costanza…».
SUO
OR GA
AET
TAN
NA
Suor Gaetana è stata trasferita a Todi,
in Umbria. S.Stefano le è riconoscente
per i cinque anni di presenza in parrocchia quando ancora c’era l’asilo. Poi,
quando era a Lozzo, veniva per la pastorale degli anziani e malati ogni mese,
quando poteva.
PES
SCA
A E ME
ERC
CAT
TINO
La parrocchia ringrazia il gruppo che
quest’estate ha lavorato instancabilmente
alla pesca pro chiesa: gli uomini che
hanno allestito e poi smontato il box e
le donne che hanno numerato oggetti
e premi. Prima hanno preparato a lungo ogni cosa, poi hanno tenuto aperta
la pesca dal 24 luglio per chiuderla a
ferragosto, ad esaurimento dei biglietti.
L’utile netto di euro 6.060 è stato subito
girato all’impresa che restaura la chiesa.
Riporto da “L’Amico del Popolo” del
15 ottobre: Diciassettemila euro, per la
precisione 17.005, a tanto ammonta il ricavato dell’edizione 2015 del «Mercatino
delle meraviglie», l’originale e poliedrico bazar che, ogni estate, la parrocchia
di S. Stefano organizza per raccogliere
fondi da destinare a un’ampia gamma di
iniziative sociali. In molti quindi si sono
recati, da fine giugno ad agosto, nel vivace punto alla ricerca di curiosità, rarità
e simpatici oggetti. E alla fine ciò che
cercavano è stato trovato, condividendo
nel contempo un progetto a sostegno di
varie proposte.
Così 6.505 euro sono stati destinati ai
restauri della chiesa pievanale; 6.000 per
il “bonus bebè”, 2.500 per le missioni,
1.000 per l’acquisto di materiale didattico per la scuola primaria di S. Stefano;
altrettanti per la scuola dell’infanzia di
ME
ESS
SA D’IN
NIZ
ZIO
O
AN
NNO
O SC
COLA
ASTICO
O
Ci sono state due celebrazioni distinte: per i più piccoli (Scuola dell’Infanzia)
e per i più grandi (Scuola Media). Le
messe dei ragazzi sono più vive perché
sono fatte da loro, con canti e battimani
a scandire il ritmo, con la comprensione dei gesti e parole adatte all’età, con
preghiere fatte da loro…
«Ti ringraziamo per il pane
quotidiano, per questa scuola, i
compagni… Dopo un’estate di riposo
siamo pronti a impegnarci in un
nuovo percorso di studio, di crescita, di
Inizio di catechismo a Costalissoio: dai più grandi all’orsacchiotto ci sono tutti.
> CONTINUA A PAG. 6
La Conquista
6
DALLA QUINTA PAGINA
Campolongo. La distribuzione del ricavato è stata effettuata su indicazione
espressa direttamente dai volontari impegnati nel mercatino. A tutti loro, alla
Regola e alla famiglia Mario Pellizzaroli
per la disponibilità gratuita dei locali, a
chi ha donato gli oggetti e a chi li ha
acquistati va il grazie della parrocchia.
GR
RAZ
ZIE OLIVA
A…
E AUG
GUR
RI MARIU
UCC
CIA
A!
Oliva aveva iniziato il suo servizio il giorno della
beatificazione di Padre Pio e lo ha terminato la
vigilia della festa di S. Francesco.
Sabato 3 ottobre, al termine della
Santa Messa, la Comunità di Casada ha
voluto porgere il suo sentito ringraziamento a Oliva De Pol, che per più di
13 anni ha svolto l’incarico di sagrestana
nella chiesa di questa frazione. Il parroco, il presidente della Regola Tiziano
Comis e Pierluigi Comis Da Ronco, in
rappresentanza della Parrocchia, le hanno rivolto sentite parole di ringraziamento e le hanno consegnato un quadro
ligneo raffigurante un piccolo paese
adagiato su dolci pendii e circondato
da splendide vette dolomitiche, che ben
simboleggia il nostro paese. A nome di
tutta la Comunità di Casada giunga ad
Oliva, anche da queste pagine, la nostra
più sincera riconoscenza per quanto ha
fatto in tutti questi anni per la nostra
chiesa e per tutti noi. Un servizio importante, puntuale, svolto in silenzio e con
tanta disponibilità. La chiesa era sempre
preparata con cura ed attenzione, nei
momenti importanti dell’anno liturgico
poi ci metteva davvero l’anima perché
tutto risultasse perfetto, così come nelle
occasioni gioiose e tristi dove sentivamo
concretamente tutta la sua partecipazione. «Per tutto quello che hai fatto ti
ringraziamo di cuore, ma sicuramente
la riconoscenza più grande l’avrai da
Lui, per aver avuto amorevolmente cura
della sua casa e di noi tutti».
Maria Letizia
a comunità di Costalissoio era tutta
in festa sabato 17 ottobre. Prima
ci siamo ritrovati in chiesa per la
messa e poi sotto il tendone. Il gruppo
organizzatore ha servito un lauto pranzetto, allietato da musica e anche da un
intrattenimento in dialetto del Gruppo
Ladino di Costalta. Il discorsetto di Elvis,
fatto con semplicità e a braccio, rende
bene il significato della giornata.
Buon giorno a tutti e ben trovati; un
saluto ai presenti ed anche a coloro che
per svariati motivi non hanno potuto
esserci. Siamo giunti alla seconda edizione di questa festa alla quale abbiamo
voluto dare un nome e un cognome:
“Festa paesana con gli Anziani”.
Ebbene, una denominazione non
casuale ma che vuole mettere in evidenza un binomio importantissimo per
la nostra piccola comunità ovvero il legame indissolubile che esiste ed esisterà
sempre tra il paese (in senso lato…) e gli
anziani. Anziani che rappresentano la
vera ricchezza dell’attuale generazione,
un punto di riferimento, una garanzia
per le nuove famiglie che si formano,
molto spesso costrette al logorio dei moderni stili di vita e a lasciare a casa i
bambini per recarsi al lavoro.
E ancor più nei nostri piccoli paesi,
la figura dell’anziano assume un ruolo
di vitale importanza!
Badate bene, oggi la figura di una
persona che ha raggiunto una certa età
non è più associabile a quella di qualche
decennio fa; oggi, “l’anziano moderno” è una persona più che mai attiva
e, come dicevo poc’anzi, un punto di
riferimento per i più giovani… Hanno
il grande pregio di aiutarci a guardare
le vicende terrene con più saggezza e
soprattutto sono i custodi della memoria
collettiva.
Ciò che mi preme sottolineare poi, di
questa festa, è il fatto che non dobbiamo
assolutamente associarla ad un evento
commemorativo o straordinario per ricordare che esistono anche gli anziani!
No, non è questo lo spirito con il quale
l’abbiamo concepita! ….e si sbaglia chi
pensa il contrario! Questa è una festa
CON gli anziani e non PER gli anziani,
un momento di incontro e confronto di
una intera comunità che, per andare
avanti e stimolare la crescita e la vitalità
del paese, ha bisogno di restare unita e
di incontrarsi, anche sotto un tendone
in una giornata di festa per scambiarsi
idee, opinioni e dove le persone più anziane, grazie alla loro matura esperienza sono in grado di proporre ai giovani
consigli preziosi.
Non sono d’accordo, quindi (permettetemi di dirlo…), con coloro che
pur scherzosamente (…ma forse neanche troppo…) ricevendo l’invito hanno
risposto «…io non mi sento vecchio, per
cui non è la mia festa!»…
All’uscita dalla messa, c’è il sole e c’è tempo fin che si vuole di conversare in piazza.
La Conquista
Concludo ringraziando tutti voi che
con la vostra presenza dimostrate l’apprezzamento per questa iniziativa e noi,
naturalmente, ne siamo felici. Un grazie
al Gruppo Costalissoio che con orgoglio
rappresento ed in particolare a tutti
coloro che si sono adoperati in prima
persona per organizzare tutto questo;
un grazie alla Regola e all’Amm.ne
Comunale di S. Stefano, al nostro Parroco don Paolino, un grazie al Gruppo
di Costalta, sempre bravi e disponibili,
un grazie ai nostri giovani musicisti.
Un ringraziamento particolare vorrei rivolgere a due anziani, originari di
Costalissoio ma che da tempo, per motivi
di lavoro, non vivono più in paese: la
Signora Giovanna De Lenart ed il figlio Leo Polzotto che non avendo potuto
partecipare alla festa odierna per altri
impegni già presi, hanno voluto lasciare
un segno ai loro compaesani attraverso
una donazione in denaro che, secondo
la loro volontà, è stata convertita in una
serie di premi che saranno distribuiti
con una lotteria.
Colgo l’occasione, infine, per porgere
un caloroso saluto e fare un grosso in
bocca al lupo per una pronta guarigione a Gigetta che, purtroppo, nei giorni
scorsi è stata vittima di una caduta ed
oggi non ha potuto essere presente fra
noi.
Sperando che questa festa possa entrare nel cuore di noi tutti e diventare
una tradizione paesana da ripetere
ogni anno, auguro a tutti voi un buon
proseguimento nel segno della festa e del
divertimento… Grazie a tutti!
Elvis
Dal Popera all’Etna
Giovanni Arcangeli. Di Rimini ma
sua mamma è di S. Stefano: Franca Puliè. Architetto, sposato, quattro figli,
52 anni. Partito in mountain bike dal
rifugio Berti, in cinque settimane è arrivato al rifugio Sapienza sull’Etna, in
Sicilia. Questo percorso, con tappe per
incontrare persone e associazioni allo
scopo di sensibilizzare e raccogliere
fondi a favore di un ospedale in Zimbabwe, per la progettazione di un pozzo e di un impianto di potabilizzazione
dell’acqua nonché di un laboratorio
artigianale… Ha inteso rappresentare
il Comelico e dar testimonianza di quel
Veneto che a parole rifiuta i migranti –
ha detto – mentre sa che è una regione
con persone di cuore e molto generose.
7
La catena umana
M
olti dal Comelico hanno partecipato, domenica 13 settembre,
alla catena umana attorno alle
Tre Cime. L’iniziativa, che si ripete da
anni ed è nota ormai a livello mondiale, vuol smuovere le coscienze a favore
dei diritti umani. Piergiorgio Da Rold,
fondatore di Insieme si può, ha detto
nell’occasione: «Crediamo che rifugiati e
migranti abbiano diritto di cercare protezione e salvezza attraverso canali legali
e sicuri, senza dover rischiare la vita…
Le nostre mani, strette come quelle di un
genitore a un figlio, hanno accolto chi
fino ad oggi ha conosciuto mani violente, che abbracciano armi, che si colmano
di egoistica ricchezza…».
Il direttore generale di Ammnesty
International Italia ha auspicato che le
Tre Cime diventino impegno per le tre
“cime” che sono giustizia, libertà e pace.
L’abbraccio della catena ha voluto essere
un grande abbraccio ai diritti umani, caldo e solidale come quello che migliaia di
persone stanno dedicando ai richiedenti
asilo in cerca di protezione in Europa.
Claudia De Candido racconta…
D
omenica 13 settembre 2015 anche una piccola rappresentanza
di Campolongo, con qualche aggiunto, è salita per partecipare all’ “abbraccio alle tre cime di Lavaredo” una
manifestazione che ha voluto richiamare
l’attenzione di tutta l’opinione pubblica
sulla negazione ed il mancato rispetto dei
diritti umani in tanti stati del mondo.
Arrivati al rifugio Auronzo abbiamo
ascoltato gli interventi del rappresentante
di Amnesty International e di Piergiorgio
Da Rold per “Insieme si può”, persone che
hanno speso la loro vita per aiutare chi
invece vive da sempre nella marginalità,
soggetto a violazioni, soprusi e miserie
di ogni tipo. L’organizzazione prevedeva
poi la suddivisone in settori del percorso,
assegnando ad ognuno di essi il nome di
uno stato dove attualmente i diritti umani
non sono rispettati; noi abbiamo raggiunto
il settore 5 dell’Eritrea.
Lo sparpagliarsi delle migliaia di persone presenti ha permesso alle ore 12 di
formare una lunghissima catena umana
che è stata ripresa, vista e postata ovunque,
soprattutto nelle sedi istituzionali dove la
politica deve lavorare affinché qualcosa
migliori e ci sia una speranza per ogni
popolo. È stata fatta anche una raccolta
firme che verrà presentata ai governanti
perché facciano di più in questa direzione (la manifestazione è alla sua seconda
edizione, la prima si era svolta nel 2009).
Come gruppo abbiamo poi proseguito
e completato l’anello che gira intorno alle
tre Cime. Il sole non è quasi mai riuscito
a spazzare via la nebbia ed il freddo che
ci hanno accompagnato per tutto il resto
della giornata, quasi a significare come
si faccia ancora troppo poco per andare
verso un mondo più giusto… io l’ho interpretato così.
Tra di noi si è creato
un bel clima di condivisione ed abbiamo fatto
conoscere la zona a persone che ci salivano per
la prima volta. Durante
la camminata abbiamo
incontrato anche qualche
altra persona del Comelico
principalmente del gruppo
“Insieme si può”. (Le foto
sono di Lorenzo Casanova)
8
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La Conquista
si sono radunati a S. Stefano assieme
alle loro famiglie domenica 13 settembre. Si sono quindi recati al Cimitero
della Grande Guerra a deporre una
corona, nonché un mazzo di fiori sulla
tomba del capitano Fabio Brovedani,
comandante del Battaglione e deceduto
in servizio negli anni ’70.
La caserma Calbo è rimasta chiusa
dal 1997. Solo la palazzina degli Ufficiali resta oggi occupata dai Carabinieri. Si
parla di voler adibire il grande immobile a nuova sede dei Vigili del fuoco, una
volta che si trovassero i finanziamenti.
RICORDO DI MARCIN
NEL
Quando c’erano gli Alpini a S. Stefano e andavano di moda i distintivi.
Avendo nel territorio del Comune
di S. Stefano il Sacrario militare che raccoglie quasi mille Caduti della Grande
Guerra, ci si è sentiti in dovere – ha detto il vice sindaco Paolo Tonon – di fare
per loro una celebrazione solenne. La
cerimonia voluta dall’Amministrazione
comunale, dal Gruppo Alpini locale e
dalla Comunità Montana ha avuto luogo domenica 6 settembre.
La messa festiva è stata celebrata
in cimitero anziché in chiesa ed è stata
animata dal Coro Comelico. Invece la
fanfara degli Alpini ha accompagnato
il corteo per le vie del centro. Tra le autorità presenti c’era anche il sindaco di
Kartitsch, assieme a una rappresentanza
dell’Associazione Caduti sudtirolese.
Va dato merito al Gruppo Ana di S.
Stefano, in particolare, per la cura del
Cimitero militare e anche per il cartello allestito che illustra al visitatore gli
eventi del fronte del Comelico. L’iniziativa della celebrazione è, oltre che
un doveroso ricordo, anche un modo
per promuovere il turismo delle nostre
zone.
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Un numeroso numero di Alpini, ex
ospiti della locale caserma Carlo Calbo,
Nella nuova sala della Regola di
Casada è stata ricordata la tragedia
avvenuta tanti anni fa nelle miniere
del Belgio, a Marcinel, con molti morti italiani. A parlare il 25 agosto era
l’autrice del libro “Il cuore nel pozzo”, lei stessa figlia di un minatore ivi
emigrato. Il titolo (il cuore nel pozzo)
dice bene come fossero persone con un
cuore quelle mandate a mille metri di
profondità a scavare carbone, un cuore
che faceva questi sacrifici immani per
la famiglia e il paese lontano (l’Italia)…
dal 1956 in poi.
D’Andrea. A seguire, Valentina Comis
ha fatto da guida al monumento ai Caduti in piazza SS. Trinità, che è uno dei
più belli e significativi del Cadore con
i bassorilievi di Augusto Murer. Si riporta il comunicato stampa diffuso per
l’occasione…
I monumenti sono parte integrante
dei paesi cadorini, sono luoghi di ricordo delle sofferenze e delle difficoltà di chi
ha vissuto direttamente, in prima linea,
il periodo della Grande Guerra. Quanti
sguardi, pensieri e sospiri hanno lanciato
verso quelle pietre le madri, le mogli e i
famigliari; quante ricorrenze e quanti fiori
deposti per decenni. Poi via via l’oblio dei
parenti, lentamente scomparsi e della collettività ha relegato queste memorie a muti
e degradati testimoni della storia. Lo studio
di Emanuele D’Andrea “I monumenti urbani ai caduti cadorini” (Tipi Ed.), pubblicato dalla Magnifica Comunità di Cadore
nell’ambito del programma per le commemorazioni del Centenario della Grande
Guerra della Regione del Veneto, ha il preciso intento di rivitalizzare la conoscenza
di questi simboli di storia, spesso opere di
grandi artisti locali, e incentivarne il recupero e il restauro. Il volume, corredato da
molte foto d’epoca, aneddoti e curiosità, è
inoltre un prezioso strumento di studio per
le generazioni future.
QUALIFICA
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Marvin Alfarè ha conseguito la
qualifica di Autoriparatore dopo aver
frequentato l’apposito corso triennale
Enaip a Longarone.
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Nella sala della Regola di Costalissoio, sabato 26 settembre, è stato
presentato il volume “I monumenti urbani ai soldati cadorini” di Emanuela
L’Università Adulti Anziani sezione Comelico – Sappada, che si ritrova
sempre il mercoledì presso la Comunità Montana, ha presentato un programma molto vasto e intenso. Non
solo conferenze, ma gite socio-culturali, attualità, sport e medicina, laboratori e seminari, visita a musei, ecc.
La prolusione di apertura è stata tenuta dal presidente don Attilio Menia
Cadore che ha illustrato l’enciclica di
Papa Francesco “Laudato sii” in modo
acuto e incisivo.
Don Menia ha raggiunto il 50° di
sacerdozio ed è stato festeggiato dai
suoi compaesani a Danta l’estate scorsa.
La Conquista
I coscritti: quante sere passate a far fiori!
CALCIO A CIN
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«Vi presto il pullmino se andate a vincere!», si sono sentiti rispondere un
gruppo di ragazzi. Si sono classificati
secondi al torneo di Calcio a Cinque di
Forni di Sopra del 29-30 agosto. Sono
stati bravi! Sono tornati con questo
trofeo (altezza cm 90,5 sponsorizzato
da Joppi Abbigliamento). I nostri eroi
hanno ben figurato tra una quindicina di squadre. Erano Jacopo Solagna,
Alessandro Doriguzzi Sartor, i gemelli
Kevin e Mark, Mirko Bressan, Lorenzo
Zampol e Mario Colle.
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«Ragazzi, rimanete in questa terra!», ha detto don Luigi Ciotti a Pieve
di Cadore, suo paese d’origine, parlando in particolare a molti giovanissimi. «Il Cadore conta molto su di voi.
Conta molto anche perché restiate in
questi luoghi meravigliosi». Ha ricordato sua madre che quando vivevano
in una baracca, in un cantiere a Torino,
non avendo la luce elettrica leggeva libri a lume di candela. Per dire che la
cultura è importante, purché sia critica
e frutto di ricerca personale…
stre l’impegno è
stato massimo,
sicuramente
abbiamo commesso degli errori e di questo
ci scusiamo. Il
successo ottenuto lo dobbiamo a te che
hai contribuito,
ad un gruppo
organizzativo
affiatato e alla
disponibilità
dell’Amministrazione comunale.
Insomma, l’unione fa la forza e tutti
noi siamo stati l’esempio che il Comelico non è solo uno splendido territorio ma anche una splendida comunità… ».
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Venerdì 23 ottobre, un pubblico
numeroso e molto interessato ha seguito il dibattito sullo sfruttamento
idrico dei fiumi e dei torrenti. Progetti
e domande di centraline hanno preso d’assalto tutti i corsi d’acqua della
montagna a scopo – è stato detto –
esclusivamente speculativo. Pazienza
quando ad usufruirne sono i comuni
o le regole, ma sono arrivate società
da Trento e più lontano. Agli abitanti
solo il danno ambientale, ai pescasportivi un rigagnolo d’acqua, ai cittadini
la beffa di dover pagare in bolletta gli
incentivi dati dallo Stato ai proprietari
delle centraline… Ha ragione il sindaco Alessandra Buzzo a voler unire le
forze (popolazione e associazioni ambientaliste) per contrastare le conces-
9
sioni che la Regione distribuisce con
troppa facilità.
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Via libera dalla Regione alla variante urbanistica necessaria per il collegamento sciistico fra il Comelico e la
Pusteria. La Commissione ambientale
strategica (VAS) ha ritenuto l’intervento sostenibile e conforme. Ora l’iter
burocratico prosegue più speditamente. Pareri positivi erano già stati emessi da vari enti, tra i quali la Sovrintendenza ai Beni archeologici, quella ai
beni paesaggistici, Arpav, Centro valanghe, Forestale, Genio civile, tutti i
Comuni limitrofi e la Provincia. Il passo avanti è decisivo per la parte ancora
mancante del collegamento sciistico,
cioè la pista e l’impianto di risalita da
Valgrande a Cima dei Colesei e Passo
Montecroce e rientro. Si pensa come
possibile la data di dicembre 2017 perché il Giro delle Cime sia tutto sciabile.
L’Amico del Popolo
Gli abbonati sono in aumento nella nostra parrocchia. il settimanale
della Provincia riscuote consenso
perché si batte per i problemi della
montagna e anche per la cronaca locale, abbondante e qualificata. Sulle locandine pubblicitarie appare la
cincia allegra che, come si sa, è un
uccello che non emigra ma resta qui
anche d’inverno e lo slogan è contro
lo spopolamento: “Difendiamo la
vita in montagna”. Tra i periodici
del suo genere è anche il più a buon
prezzo: l’abbonamento annuale è di
48 euro, pur con molte pagine e grande varietà di argomenti.
VITA NELL
LE VIE
EDIZIONE
E 2015
5
Il gruppo organizzatore ha emanato questo comunicato ai collaboratori:
«Questa edizione è stata per noi un
grande successo in termini di presenze, ma soprattutto di soddisfazioni.
Per motivi organizzativi le serate sono
state ridotte a tre, è però indiscusso che
il livello di qualità degli eventi, partecipazione e affluenza sia stato migliore
di queste ultime edizioni. Da parte no-
Vita nelle Vie. Lo stand della Casa di Riposo Giovanni Paolo II.
10
La Conquista
A chi della Bibbia… ne sa poco o niente
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La Bibbia ebraica comprende tutti i
libri sacri fino a Gesù. Dai racconti della
creazione, che sono nelle prime pagine,
fino all’ultimo dei profeti… dopo del
quale ci sono i vangeli, si estende la
Bibbia ebraica che noi chiamiamo Antico Testamento (testamento qui vuol dire
alleanza o patto tra Dio e il suo popolo).
Noi cristiani teniamo come anche
nostri tutti i libri dell’Antico Testamento
e in più aggiungiamo quelli del Nuovo,
che sono i vangeli e gli scritti apostolici. Noi accogliamo nella nostra Bibbia
tutti i libri degli Ebrei e li leggiamo con
sincera venerazione, perché li consideriamo Parola di Dio tanto quanto i libri
del Nuovo Testamento.
Immaginiamo uno scaffale di libri,
molto lungo perché ne comprende oltre
una settantina: questa è la Bibbia che
vuol proprio dire “Biblioteca”. I nostri
fratelli ebrei usano i libri di questo scaffale solo fino a un certo punto e poi si
fermano: prendono i libri della Legge,
dei Profeti e dei Salmi e poi basta. Noi
cristiani teniamo l’intero scaffale, dall’inizio alla fine, e lo leggiamo nel suo
insieme senza scartare nessuno scritto. Questa è la Bibbia Cristiana, che
comprende tutti i libri biblici, mentre
la Bibbia Ebraica ne comprende solo
una parte, anche se è una parte molto
consistente quanto a numero di pagine.
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Se immaginiamo la sequenza dei libri biblici come un itinerario di montagna, vediamo un susseguirsi di cime di
una catena montuosa. Ci sono vette più
alte e più importanti, altre più famose
e frequentate e altre meno note e quasi
mai nominate.
L’itinerario ebraico parte subito dalle
cime più alte e poi va come in discesa.
La vetta più alta per gli Ebrei è la Torà,
che si traduce di solito “La Legge” ma
vuol dire “La Parola di Dio”. Si tratta dei
cinque libri del Pentateuco: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.
Gli altri scritti della Bibbia Ebraica
sono disposti in modo diverso dal nostro. Vengono prima i “Profeti anteriori”:
Giosuè, Giudici, Samuele e Re che noi
cristiani preferiamo chiamare “Libri storici”. Poi vengono i “Profeti posteriori” che
sono suddivisi in maggiori (Isaia, Geremia, Ezechiele) e dodici minori (Osea,
Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea,
Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria
e Malachia).
Nel resto della Bibbia Ebraica ci
sono gli “Scritti” (Salmi, Proverbi, Giob-
be), i cosiddetti “Rotoli” (Rut, Cantico
dei Cantici, Qohèlet, Lamentazioni,
Ester) e infine Daniele, Esdra e Neemia, Cronache.
I nostri fratelli ebrei partono in alto,
dalla Legge o Parola, e poi fanno una
lunga discesa. I Profeti si presentano
come commenti della Legge e gli Scritti
sono meditazioni sempre sulla Legge.
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Noi cristiani guardiamo l’intero scaffale dei libri dell’Antico e del Nuovo
Testamento, anche se scambiamo un
po’ l’ordine dato dagli Ebrei ai libri
dell’Antico. Se prendiamo in mano il
volume della Bibbia che abbiamo in
casa e lo sfogliamo, noi percorriamo una
lunga storia che inizia dalla creazione
del mondo e si prolunga fino ai libri
dei Maccabei. L’intenzione è ovvia: la
Bibbia intende creare un filo narrativo
fra creazione – caduta da una parte e il
Nuovo Testamento, cioè incarnazione –
redenzione dall’altra.
Per noi la storia è in salita verso la
cima e non in discesa. La venuta di Gesù
Cristo si trova alla fine del percorso.
Nella Bibbia Cristiana, quindi, l’apice
si trova alla fine e non all’inizio come
per gli Ebrei.
I “Libri Sapienziali” (Giobbe, Salmi,
Proverbi, Qohèlet, Cantico, Sapienza, Si-
Negli spazi parrocchiali continua la serie delle feste di compleanno autogestite. I genitori si prestano ad animarle con giochi.
La Conquista
racide) sono collocati dopo i libri storici.
In qualche modo permettono al lettore
una pausa meditativa prima di affrontare
i libri profetici.
Nella Bibbia Cristiana comprendiamo quattro profeti “Maggiori”: Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele. Ad essi si
aggiungono il libro delle Lamentazioni,
attribuito a Geremia, e il libro di Baruc,
il segretario di Geremia. Infine ci sono i
dodici profeti “Minori”, da Osea a Malachia, detti così non perché siano meno
importanti, ma perché i loro scritti sono
più brevi.
Nella Bibbia Cristiana, i profeti non
sono in primo luogo commentatori della
Legge come nella Bibbia Ebraica. Sono
piuttosto veggenti che annunciano la
venuta del Messia.
Ho
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ange
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o?!!
A volte qualcuno dice: «Ho la Bibbia,
ma non ho il Vangelo… ». Niente paura!
I vangeli ci sono all’interno della Bibbia.
Alla fine del Vecchio Testamento comincia il Nuovo e i Vangeli ci sono tutti lì.
Non c’è bisogno di cercare il piccolo
volume al quale, di solito, si ricorre per
comodità, perché è anche tascabile.
Nell’ultima parte del volume della
Bibbia c’è tutto quello che si riferisce a
Gesù. Ci sono tutti gli scritti degli Apostoli e degli Evangelista che lo riguardano.
Sono scritti molto brevi, a volte, ma
studiatissimi. Ci danno nel modo più
sicuro e completo il messaggio che sostiene la nostra fede in Gesù Cristo.
11
Preghiera
della Guardia di Finanza
Signore Dio, che hai voluto distinta in molti popoli la
famiglia umana, da te creata e redenta, guarda benigno a
noi che serviamo in armi l’Italia.
Aiutaci, o Signore, affinché, forti della fede in te,
affrontiamo fatiche e pericoli in generosa fraternità di
intenti, offrendo alla Patria la nostra pronta obbedienza e
il nostro sereno sacrificio.
Fa’ che sentiamo ogni giorno, nella voce del dovere che ci
guida, l’eco della tua voce: fa’ che le Fiamme Gialle d’Italia
siano d’esempio a tutti i cittadini nella fedeltà ai tuoi
comandamenti e alla tua Chiesa, nell’osservanza delle
patrie leggi e nella consapevole disciplina verso l’autorità
costituita.
Accogli nella tua pace i Caduti di tutte le guerre e dona il
premio a coloro che hanno speso la vita nell’adempimento
del dovere.
E concedi a noi e alle nostre famiglie la tua benedizione, la
protezione di Maria Santissima e del nostro Patrono San
Matteo, Amen.
Preghiera del Cacciatore
Sii lodato, Signore, per aver creato le montagne e il sole che
le illumina, l’acqua che le bagna, gli animali, le piante
e i fiori che le adornano: io ti ringrazio per avermi fatto
comprendere la bellezza di questa tua creazione.
Ti ringrazio ancora, mio Dio, che mi concedi di
giungere alle nevi immacolate, di cacciare il capriolo e
il cedrone nella foresta, il gallo, le bianche e il camoscio
fra rododendri e dirupi, di ammirare l’aquila reale
nell’azzurro senza confine.
Benedetto sia tu Signore, per la pace che mi dona l’immensa
solitudine fra i tuoi monti, le cui valli mi portano l’eco
sopita dell’armonia eterna del cielo: scrutandone l’altezza
senza limite ascolto la voce perduta dei miei cari e medito
l’abisso in cui mi trovo.
Perdona ora, mio Dio, se talvolta sacrifico alla mia passione
quelle tue creature: è il compimento di un rito che resta
nel primordiale istinto quando tu concedesti all’uomo la
padronanza sugli altri animali.
Il loro sangue mi fa tuttavia capire la tua generosità e la
mia miseria, mi propone il rispetto dei tuoi beni e i limiti
dei miei diritti.
Lodato e ringraziato tu sia perché dalle tue montagne
ritorno più buono, e quando, privo di forze ne serberò solo
il rimpianto, ti prego, Signore, di darmi rassegnazione e
pace.
Se un giorno poi, per triste ventura, dalla montagna più
non tornassi, io ti supplico, mio Dio, di accogliere benigno
in quell’ora l’anima mia piena di colpe ma a te più vicina.
Così sia!
12
La Conquista
Preghiera dell’Alpino (altra edizione)
Caro Amico Alpino, che sei andato avanti, noi piangiamo la tua
dipartita e ti ricordiamo con affetto e commozione, per quanto
in questa vita hai dato alla Patria, alla famiglia, a tutti noi.
Lassù tu ora hai ritrovato tanti vecchi amici alpini, che ti hanno
preceduto nell’ultima marcia, con i nostri gloriosi caduti.
Noi ti preghiamo, intercedi con loro presso l’Altissimo, presso
Maria Madre di Dio, San Maurizio nostro Patrono, perché gli
alpini sappiano restare sempre fedeli a quegli ideali di amor
patrio, di spirito di sacrificio, di concordia, solidarietà e
fratellanza, che hanno fatto grandi, nel tempo, il nostro Corpo e
la nostra Associazione. Così sia.
Preghiera del Carabiniere
Dolcissima e gloriosissima Madre di Dio e nostra, noi
Carabinieri d’Italia a te eleviamo reverente il pensiero, fiduciosa
la preghiera e fervido il cuore!
Tu, che le nostre Legioni invocano confortatrice e protettrice col
titolo di “Virgo fidelis”, tu accogli ogni proposito di bene e fanne
vigore e luce per la Patria nostra.
Tu accompagna la nostra vigilanza, tu consiglia il nostro dire,
tu anima la nostra azione, tu sostenta il nostro sacrificio, tu
infiamma la devozione nostra!
E da un capo all’altro d’Italia suscita in ognuno di noi
l’entusiasmo di testimoniare, con la fedeltà fino alla morte,
l’amore a Dio e ai fratelli italiani. E così sia!
Boscaioli in Val Visdende nel 1952 (in Val Montina, per la precisione). La valanga in quell’inverno aveva
fatto disastri, dice Oliva. La foto molto stropicciata era nel portafogli del marito, Eldo De Mario, che la
portava sempre con sé. Da sin.: Vito Comis, Oneglia (da S. Pietro che faceva da mangiare), Nenci (Gaudenzio) Comis, Berto (Vittorio) Doriguzzi, Luigi De Mario,Ugo Pradetto, Soravia… Vicino c’era una sorgente
d’acqua tanto buona, sotto malga Manzon, ma nella damigiana c’era vino, per il pasto!
Si è concllusoo unn cicclo
C
inque Comuni, cinque anni, cinque trittici, quindici pittori, quindici
opere.
Il trittico di pittura dolomitica denominato, nel variegato panorama del ladino
comeliano “Arco di San Marco”, cioè l’arcobaleno individuato è emblematicamente
beneaugurante per i pittori per la raffigurazione dei borghi e la trasposizione sulle
tele dei colori e delle luci del Comelico.
Direttore artistico unico il Maestro Vico
Calabrò con il compito di individuare e
scegliere annualmente i pittori.
Tutti i cinque Comuni sono stati partecipi, coinvolti nell’ospitalità degli artisti
e nel far conoscere loro gli aspetti del
territorio, le caratteristiche, gli angoli pittorici, tutte componenti capaci di ispirare
fantasia e estro artistico astratto o verista,
o impressionista dei pittori. E così vennero
raffigurati aspetti, angoli nascosti, mestieri,
borghi, Sopalù, torbiere, Visdende…
A metà luglio le tre opere, di grandi
dimensioni, nel corso di una cerimonia
ufficiale vennero scoperte al pubblico,
incorniciate in apposite strutture metalliche,
illuminate di notte, nei giardini municipali
di Santo Stefano e vi rimanevano per un
intero anno fino alla loro sostituzione con
le nuove opere.
Con il 2015 si è concluso il ciclo di
cinque anni a Valle di San Pietro di Cadore con i pittori Karl Brandstätter di Ebenthal
in Carinzia-Austria, Donatella Mangolini
di Porto Viro e Cinzia Boninsegna di Merano. Significativamente nel centenario
del Primo Conflitto Mondiale, per un futuro
auspicio di pace, i pittori scelti sono del
Veneto, dell’Alto Adige, dell’Austria.
Si farà ancora il trittico di Pittura Dolomitica? Non si sa.
Potrebbe essere trasformato, assumere
una nuova veste, suscitare nuovo interesse,
nuova vivacità, in un trittico del Comelico
fiorito. Il trittico appartiene al comprensorio del Comelico e la celebrazione di un
trittico fiorito rientra a pieno titolo nella
connotazione del Comelico conosciuto
quale zona che celebra la protezione dei
fiori di montagna particolarmente nel bosco e in quota.
Guido Buzzo
La Conquista
13
Capitello dei “Menadas”
Il capitello all’entrata di S. Stefano.
Interno del capitello.
Q
contro l’altro e in concentrazioni pericolose, ingannevoli soste e improvvise
partenze dei tronchi stessi, quindi in
situazione pericolosissima che costringeva i “menadas” ad avere attenzione,
con quattr’occhi, notevole sveltezza e
prontezza di riflessi. Ebbene il Buzzo Mucchian si trovò in un momento
di gravissimo pericolo e si rivolse alla
Madonna e per Suo intervento si salvò.
In ricordo del fatto prodigioso venne costruito un capitello in muratura,
imbiancato e molto semplice e vi venne
collocata una pregevole statua lignea
di una Madonna Addolorata. Questa
statua di un certo interesse artistico
fu rubata negli anni ’70. Ora nel ca-
uando non c’erano, come ora,
gli autotreni, i camion, per trasportare i tronchi provenienti
dai tagli dei boschi che venivano concentrati nei luoghi chiamati “stazi”, si
attendeva una piena del Piave (una
montana) per affidarli al fiume e farli
fluitare fino a Perarolo.
Nella seconda metà dell’Ottocento
durante una di queste operazioni chiamate “menade” un menadas di Santo
Stefano, un Buzzo Mucchian (probabilmente fratello di Matteo padre di
Concetta Mucchian che ha sempre curato il capitello) corse un serio pericolo
per la sua vita. Si era trovato in balia di
acque impetuose, tronchi sbattuti uno
Fusion
Fusion, mondializzazione, mix
di popoli, mix di etnie, mobilità di
persone verso i paesi del mondo.
Fusione di costumi, di modi di
vita e di tradizioni.
Mix di abbigliamento, di colori,
di alimentazione, di cibi multietnici.
Questo è il nuovo, inarrestabile
in continua evoluzione.
Da tenere presente nelle programmazioni da parte di tutti.
Guido Buzzo
pitello, al posto della statua, c’è un
quadro con la riproduzione a stampa
raffigurante sempre la Madonna Addolorata. Il capitello antico era stato
costruito in corrispondenza del punto
dove era avvenuto il fatto del fiume.
Emerge quindi che l’attuale capitello
non è quello originale: infatti è proprio
così. Il vecchio capitello venne demolito per far passare la nuova strada. Pare
sia stato costruito nello stesso periodo
e con lo stesso stile di quello esistente
in Via Dante, ma anche quest’ultimo è
stato rifatto.
Guido Buzzo
Quest’anno il capitello è stato restaurato per interessamento di molte
persone: Virgilia De Candido e il figlio
Walter, Bruno Baldissarutti che l’ha
ritinteggiato, Giuseppe Fontana che
ha aggiustato il cancello in ferro. Sul
pavimento c’è la data 1927, quando
fu ricostruito sulla nuova sede: Anno
Domini MCMXXVII, V dell’era fascista.
All’interno c’è l’immagine dell’Addolorata di Michelangelo assieme ad altri
oggetti di culto: molta fatica a ripulirli
dalle incrostazioni dovute alla polvere
della strada! Oggi il capitello dei menadas saluta i viaggiatori quando arrivano a S. Stefano in auto.
La Conquista
14
(5^ puntata)
Voglia di lavoro
col rischio di perderlo
Nell’anno 1966, nel mese di luglio,
la ditta chiudeva una settimana per ferie. Quella volta ho chiesto al padrone
se potevo fare due settimane perché
avevo dei lavori da fare a casa, in Italia.
Era una bugia. Non sono andato in
ferie, bensì a Winterthur sempre col
vecchio padrone.
Ho lavorato due settimane in
nero… sempre per guadagnare di
più e poter in futuro intraprendere
un’attività in proprio. Certo il rischio
era alto, perché se la polizia veniva
a saperlo, questa volta potevo essere
espulso dalla Svizzera.
Desiderio fin
dal tempo della scuola
Ogni tanto penso ai tempi quando
andavo a scuola…
Un giorno era l’ora di religione
con don Bortolot, parroco di S. Stefano. Non seguivo la lezione e magari
disturbavo i compagni. Il parroco si
accorse e io, per non prenderle, scappai fra i banchi. Nel rincorrermi, andò
a urtare contro lo spigolo di un banco.
Vidi i suoi occhi lacrimare e ne rimasi
anche molto dispiaciuto. Non presi le
botte ma fui sospeso due giorni dalla
scuola.
Quella sera non andai a casa, perché mio padre me le avrebbe date di
santa ragione, e così per paura saltai
anche la cena. Era gennaio e faceva
molto freddo. Andai a dormire nella
stalla, dove c’era la mucca e c’era un
po’ di caldo. Mi feci accompagnare
dal mio amico Alvio che abitava vicino. Siccome la porta si chiudeva col
catenaccio dall’esterno, mi feci rinchiudere.
La mia famiglia aveva una mucca.
Quella sera trovai in stalla anche un
asinello. Andai a dormire nella mangiatoia e mi sembrava di essere Gesù
bambino in mezzo al bue e all’asinello.
Dopo dieci minuti, sentii dei passi
sopra, nel fienile, e pensai che non
poteva essere che mio padre venuto
a cercarmi. Ascoltavo in silenzio quasi
trattenendo il fiato. Lo sentii scendere
e avvicinarsi alla porta della stalla.
Evidentemente vide che la porta era
chiusa dall’esterno e se n’era andato.
Trassi un sospiro di sollievo e mi addormentai.
L’asino svogliato
La mattina presto arrivò mio nonno
Beppo a governare la mucca. Quando
mi vide, mi domandò che cosa fosse
successo. Lui era un buono e mi voleva bene, non mi ha mai toccato con un
dito. Gli raccontai tutto. Lui mi diede
un po’ di latte appena munto.
Gli domandai da dove arrivava l’asinello. Mi disse che l’aveva avuto a
prestito da un amico di Campolongo
per trainare la slitta e portare letame
nei campi. Fu così che per due giorni
rimasi ad aiutarlo a fare questo lavoro.
L’asinello si fermava troppo spesso
e per ripartire bisognava dargli qualche bacchettata. Dissi: «Nonno, io ho
voglia di lavorare, ma questo asino
non ha voglia né di imparare e meno
ancora di lavorare!». Il nonno mi rispose: «Dai, che abbiamo ancora un
viaggio e poi lo riconsegno al suo
padrone!».
Tempo in Svizzera
agli sgoccioli
Era il 1966. Un bel giorno un amico,
Guido Venturini di Città di Castello,
col quale avevo lavorato insieme nella
ditta Strehler, mi ha detto che un suo
paesano voleva dar via la sua gelateria in Germania, che doveva rientrare
in Italia per assistere il padre malato
essendo figlio unico… Io ho preso la
notizia al volo. Con l’amico ho deciso
di fare un giro subito per vedere se
l’affare era fattibile.
«Io ero contraria!», precisa Antonietta, la moglie. Siamo partiti il sabato 1
agosto, ma il giorno prima era arrivata
a trovarci Rina, una cugina di Antoniet-
Primo impegno: papà e mamma col neonato Sergio
in Svizzera.
ta, con la notizia che aveva trovato per
noi un negozio a Courmaieur e che
l’affittavano. Tutto era successo perché
a novembre dell’anno prima eravamo
andati a nozze di sua sorella… Ricordo
che avevano appena aperto la galleria
del Monte Bianco e quindi si faceva
presto: eravamo partiti venerdì sera
e la domenica eravamo di ritorno. In
quei due giorni a Courmaieur avevo
avuto l’impressione che era una zona
ricca, mi pareva anche molto più della Svizzera, e per questo avevo detto
alla zia Olimpia che se avesse trovato
qualche occasione, sarei stato disposto
a andare lì.
Purtroppo ormai ero d’accordo con
l’amico di andare in Germania e sabato
mattina siamo partiti: 450 km circa.
Siamo rimasti sabato e domenica, per
aver modo di vedere quest’attività, e ci
siamo accordati che la prendevo… naturalmente senza chiedere alla moglie!
Gelatiere in Germania
Ho promesso al titolare della gelateria che il giorno dopo avrei dato le
dimissioni dal lavoro. Rientrato a casa,
la domenica sera, ho detto: «Domani
mi licenzio! E parto per la Germania».
C’erano in casa, quella sera, mia moglie, nostro figlio Sergio, mio cognato
Tullio e Apollonia coi figli piccoli.
Tutti sono rimasti molto sorpresi.
Ho visto gli occhi di Antonietta lacrimare e così pure quelli della cognata.
Mio cognato ha tenuto la testa bassa
e non ha fatto una parola.
Antonietta oggi conferma di aver
detto: «Io non ci vengo. Vai dove vuoi.
Io rimango qui». «Se vuoi venire, bene.
Se no io vado lo stesso!» - ho risposto.
Il giorno dopo mi sono licenziato. Ho
La Conquista
dovuto fare i quindici giorni, come da
contratto, e poi sono partito, solo, per
la Germania.
Imparare
un nuovo mestiere
L’accordo fatto col titolare della
gelateria era che sarei andato lì un
paio di mesi, per imparare perché non
sapevo far niente, né gelato né niente. Era agosto. La gelateria l’abbiamo
presa in novembre. Intanto Antonietta
ci aveva ripensato: «Essere all’estero
con un bambino di tre anni, che cosa
avrei fatto da sola? Mi sono licenziata
dando un mese. Mi sono staccata dalla
fabbrica, dove avevo sempre lavorato
e mi ero trovata molto bene, e ho
raggiunto il marito».
Così ci siamo trasferiti a Laufen
Ober Bayern, un paesino sul confine
con l’Austria alle porte di Salisburgo
[la zona dove è nato Papa Ratzinger] e
abbiamo iniziato la nuova avventura.
Sergio è rimasto in Svizzera con la
zia qualche mese e poi ci ha raggiunti
in Germania… se ne stava da solo,
su in appartamento, a giocare con le
macchinine mentre noi giù in bottega
si lavorava e non si aveva tempo di
badare a lui. Era bravo e si perdeva
via facilmente.
15
Cadorini a Milano
Siamo venuti
da lontano
per trovare
lavoro a Milano.
Quando il lavoro abbiam trovato
con tenacia e fatica
abbiam migliorato
il tenore della nostra vita.
In questa città
le radici abbiam piantato
sperando in un futuro
migliore del passato.
Ogni giorno
con premura e frenesia
a Milano
il tempo vola via.
Poco o niente
si può fare con tranquillità
perché ci siamo inseriti
nel vortice della città.
È una città
meravigliosa
anche se in autunno
è un po’ nebbiosa.
Il tempo libero
chi lo può trovare
anche con la nebbia
lo può sfruttare.
Lo può sfruttare
in tante maniere
perché ci sono
tante cose da vedere.
Il Duomo
che è il simbolo di Milano
con la Galleria, che è lì a due passi,
e lo può prendere per mano.
In fondo alla Galleria, vi è una piazza
che per andare alla Scala
molta gente illustre
di lì ci passa.
Dirimpetto che sta a guardare
vi è Palazzo Marino
che ospita chi
Milano deve amministrare.
Tantissime altre illustri opere
sarebbero da elencare
di questa città
che è tutta da scoprire ed amare.
Ed infine rivolgiamo
un pensiero alla Madonnina
che di tutti i Milanesi
è la Regina.
Milano, 5 dicembre 1991
Dino Zandonella
(continua)
Se l’anziano potesse e se il giovane
sapesse...
Silvano)
5 agosto: S. Gaetano da Tiene. San
Gaeton, la nodela z’man.
(Costalissoio)
O se fas canai, o se fas formai. (Lisa)
Allevare figli è, per la donna, un
impegno a tempo pieno.
Nebbia bassa, bon tempo lassa.
(Costalissoio)
Bruno nella gelateria in Germania: da muratore a
perfetto cameriere.
Can che la növe tocia l’aga, l dì dopo
torna l soroio.
(Costalissoio)
Pellegrini a Luggau, 21 giugno 2015. Il più anziano
(88 anni) e il più giovane (9 anni): solo un pochino
stanchi del lungo viaggio a piedi!
La Conquista
16
LA FAMIGLIA
meravigliosa idea di Dio
N
egli scorsi mesi, il Papa ha
costantemente richiamato la
nostra attenzione sulla famiglia, proiettandoci verso la XIV
Assemblea generale ordinaria del
Sinodo dei vescovi che si svolgerà a
Roma, dal 4 al 25 ottobre, sul tema:
«La vocazione e la missione della
famiglia nella Chiesa e nel mondo».
Fin dal dicembre 2014, quasi ogni
settimana, il Papa ha proposto una catechesi importante attorno alla famiglia
occupandosi di tutti i componenti: la
madre, il padre, i figli, i fratelli, i nonni,
i bambini, la fatica di Educare...
La cellula della nostra vita sociale
è davvero attaccata da ogni parte, è
fragile eppure, secondo il progetto
di Dio fin dal principio, è lo spazio
in cui l’uomo e la donna sono dal
principio, è lo spazio in cui l’uomo
e la donna sono l’uno all’altro aiuto,
visibilità dell’amore di Dio, «grande
sacramento» di Cristo e della Chiesa
(cf. Ef 5,32).
La Chiesa intende rinnovare il suo
impegno e farsi vicina alla famiglia,
sostenerne le fatiche e i valori, accompagnarla anche nella vita di ogni
giorno.
Vi è come una «piccola liturgia
familiare» che al di là delle paroleprogramma dettate dal Papa: permesso, scusa, grazie... fa parte della vita
quotidiana. Sono le attenzioni reciproche che cominciano dagli stessi
genitori, per esempio nel dirsi buongiorno al mattino, una preghiera di
lode insieme, un segno di croce prima
di uscire; la benedizione sulla fronte
dei figli lasciandoli a scuola; la liturgia
della mensa, della sera, delle feste e
della domenica, giorno luminoso e
diverso, in cui si va insieme all’assemblea della Chiesa, memori della
Parola del Signore nella Lettera agli
Ebrei: «Prestiamo attenzione gli uni
agli altri, per stimolarci a vicenda
nella carità e nelle opere buone. Non
disertiamo le nostre riunioni come
alcuni hanno l’abitudine di fare...» (cf.
Eb 10,24).
Vi sono poi gli eventi di famiglia:
compleanni, onomastici, le tappe sacramentali come il battesimo, la cresima, la prima Comunione, i sacramenti dei malati, il matrimonio; anche il
sacramento della riconciliazione che
dona tanta pace, aiuta a mettere ordine nella propria vita, a fare verità e
vivere nella verità e nell’amore come
garanzia di buoni rapporti e legami duraturi. Tanti altri momenti vanno
valorizzati come occasione per riavviare un dialogo, mostrare attenzione
alle persone, consolare…
di Cristina Cruciani
(Da “La vita in Cristo e nella Chiesa”,
agosto-settembre 2015)
La s.Messa nel loro anniversario di vent’anni di matrimonio: Giusy e Stefano
Zandonella Piton.
▶
50 anni di matrimonio di Elena Bergagnin e Bertino D’Ambros in primo piano
gli sposi in secondo i figli e sotto i nipoti in ottemperanza al dettato crescete e
moltiplicatevi. (foto Delfino)
La Conquista
17
Parroci nella Grande Guerra /7
Un chierico
in guerra
Don Alberto Chiarelli fu per molti
anni parroco a Danta: dal 1929 al 1975.
Nato ad Auronzo nel 1895, stava studiando in Seminario a Belluno quando
fu chiamato alle armi come tutti i giovani del suo tempo. I suoi ricordi di
guerra sono riprodotti in viva voce in
una registrazione, fatta dal nipote Marco Ciani, appena una settimana prima
che morisse, a 88 anni di età.
Alla leva avevano chiesto, a lui e
ai coscritti, che mestiere facessero e
risposero chi il falegname o qualcos’altro. Lui disse: «Faccio l’automobilista!»…
aveva infatti preso la patente di guida
un anno prima a Verona. Lo mandarono a Mantova e diventò autista di
ambulanze.
Dapprima fu inviato verso il Trentino dove arrivava qualche bombardamento tedesco, ma poi fu sul fronte
della Bainsizza. Disse che doveva attraversare l’Isonzo in modo precario,
su tavole magari, però non si trattava
di un fiume molto grande, a fare la
spola tra i monti Sabotino e Vodice,
al di là di Gorizia. Appena arrivato a
Zagora – Sagoviza, due villaggi completamente distrutti dai tedeschi, si riparò
nella galleria di difesa. C’erano i corpi
di due soldati morti sulle panche e li
spostarono uno un po’ da una parte e
uno un po’ dall’altra. Visto che la sabbia
era asciutta, era talmente stanco che si
addormentò lì per terra e dormì tutta
la notte.
Nella galleria di difesa del monte
Vodice i bombardamenti erano a volte terribili: «una tempesta di bombe…
ma non facevano niente perché si era
dentro la roccia!».
Quando andavano sull’altopiano
della Bainsizza a prendere i nostri feriti i tedeschi, a quattro chilometri di
distanza, di solito lasciavano fare. Ci
fu solo qualche fucilata e il Chiarelli si
riparò buttandosi sotto la macchina, poi
sempre in viaggio, giù verso Vodice, a
Zagora – Sagoviza.
In quel periodo si ammalò un po’
Don Alberto Chiarelli, classe 1895, reduce della
guerra, fu ordinato nel 1921 e fu parroco a Danta
dal 1929 al 1975.
per la fatica e lo stress. Colpito da intercolite fu portato giù dal Sabotino con
la sua stessa ambulanza e ricoverato in
una casetta che serviva da ospedaletto.
Lì trovò altri due soldati ammalati come
lui. Dovevano mangiare sempre di magro. Il dottore aveva loro prescritto un
brodino con un rosso d’uovo e basta.
Ma avevano una gran fame! Alberto
aveva dei soldi e procurò pane e formaggio, per mangiare di nascosto sotto
le coperte, ma guai se il tenente medico
si fosse accorto! Alla fine riconobbe i
benefici effetti della dieta da lui prescritta: «Avete visto?», ma appena se ne
fu andato si misero a ridere.
Un periodo
di convalescenza
Dopo una quindicina di giorni si fecero sentire le cannonate su Caporetto.
Il tenente disse che bisognava partire.
Nelle fermate del treno, a S. Giovanni al
Natisone e a Manzano, Alberto fu molto
contento di incontrare alcuni compagni
seminaristi che, come di solito toccava
ai chierici, erano a servizio di sanità.
Quindi su treno attrezzato fu condotto
verso le Marche, in una località a cinque chilometri da Loreto. Il chierico
Chiarelli ora si trovava molto distante
da casa sua, ma si consolava al pensiero
della Santa Casa conservata in quel santuario che, per altro, aveva già visitato.
Gli arrivò in quei giorni una cartolina di suo padre, ma non da Auronzo,
bensì da Magenta in provincia di Milano. Come mai? Dopo il 4 novembre
del ’17 erano sfollati, tutta la famiglia,
ed erano ospitati in quella località. Proprio in quei giorni diedero un mese di
convalescenza a lui e ai suoi compagni,
ma laggiù ancora nessuno sapeva che
il Veneto era stato tutto occupato dagli
austriaci e che la gente era scappata.
Per questo Alberto Chiarelli aveva anche pianto!
Si mise in viaggio dunque verso
Magenta. Arrivato alla stazione di Bologna, mentre stava aspettando, ebbe un
incontro inaspettato. Si sentì chiamare:
era il rettore del seminario di Feltre
mons. Giuseppe Biasia (1876-1934)
che era cappellano militare e fu molto
rincuorato da quell’incontro. Siccome i
soldati dovevano salire sui treni merci o
sui carri bestiame lui, che era graduato,
lo fece salire sul vagone viaggiatori fino
a Milano. Qui riprese il vagone merci
alla volta di Magenta e nel viaggio era
insieme a un soldato, buon ragazzo,
che all’arrivo lo ospitò la notte a casa
sua. Fece svegliare la famiglia e sua
mamma li accolse festosa, accese il fuoco e offrì loro caffelatte.
Il giorno dopo Alberto incontrò il
papà Bortolo, la mamma, i familiari e la
zia: «Tutti piangevano a rivedermi. Ero
come uno scheletro e papà in seguito
mi disse che pensava avessi dovuto
morire, ridotto così! Un po’ alla volta mi
sono tirato su. A Magenta ho mangiato
molto pane. Ho anche conosciuto il
prevosto, don Domenico, che in seguito
è diventato vescovo e con mio papà
hanno continuato a scriversi…».
Dalle ambulanze
ai camion
Il mese di licenza passò presto e
Alberto dovette tornare all’esercito. Da
Padova, il generale degli autisti lo man> CONTINUA A PAG. 18
La Conquista
18
DALLA PAGINA 17
dò a Tombolo (il paese vicino al monte
Grappa dove Giuseppe Sarto, il futuro
S. Pio X, era stato cappellano). Trovò
un tenente che lo conosceva già, da
quando all’inizio andava con l’ambulanza verso il Trentino, cioè verso Asiago.
Da allora l’autista Chiarelli cominciò a condurre un grosso camion, un
“18 BL”, e a fare viaggi anche lunghi.
Una volta andando su verso Marostica
dovette fermarsi a riparare il tubo della
benzina che spandeva: lo aggiustò con
nastro isolante, ma intanto perse di vista
i compagni del convoglio.
Invece di andare su verso Asiago
prese una stradella in discesa e stava
andando proprio in bocca al lupo: era
la prima linea. «Se i tedeschi mi avessero
scoperto – disse – mi avrebbero fatto
saltare in aria! Comunque la notte sono
montato sul cassone carico di bombe.
Avevo una pagnotta e formaggio, un
sacco a pelo e mi sono addormentato
svegliandomi solo la mattina… perché
sui camion non si avevano mica tutte le
comodità! Se ci fosse stata un’esplosione, non avrebbero più trovato neanche
le unghie!..».
A svegliarlo furono i suoi compagni. Lo avevano considerato disperso.
Una volta trovato, lo accompagnarono
a destinazione e quindi giù a Bassano.
Dopo qualche tempo a Mestre, fu di
nuovo sul Grappa per quindici giorni a
condurre munizioni su, fino alla galleria
“Vittorio Emaniele”. La strada era piena
di buche provocate dai bombardamenti.
A forza di manovre la frizione si bruciò
e dovette scendere piano piano.
«Mi dicevano: -Sta attento, che ti
bombardano! Infatti mi buttai sotto al
camion quando caddero due sdrapeln,
ma non fecero niente. Di solito stavo
seduto dove c’è il volante e aspettavo
che gli artiglieri scaricassero. Una volta
mandarono su al mio posto un compagno e una bomba gli portò via la testa,
mentre stava seduto al posto di guida:
era unico figlio di una vedova…».
un milanese coi baffetti che parlava
sconciamente. – Finiscila! gli ho detto.
Ci fu qualche spintone ed abbi la meglio. – Bravo! mi dissero i miei compagni. Sapevano che ero seminarista
e mi volevano bene». «Quando sarai
ordinato – dissero – verremo alla festa,
se sappiamo…». Erano da Rovigo, dalla
Bassa…
Dopo il congedo, il chierico Alberto Chiarelli si rimise a studiare. Tornò
in seminario a Belluno e nel 1921 fu
ordinato da mons. Cattarossi.
Tenente del 7°
è diventato salesiano
Germano Zandonella Gorgolon di
Dosoledo, classe 1897, ha fatto la Prima
Guerra arruolato nel 7° Alpini, Batt. Antelao, col grado di tenente. Si è distinto
in Val Calcino, tra il Monte Grappa e
il Monte Tomba, conseguendo anche
la medaglia d’argento al valor militare.
Questa la motivazione: «Comandante di
un plotone, sempre calmo e coraggioso, da una trincea battuta di fianco da
una mitragliatrice nemica metteva fuori
combattimento otto avversari addetti
all’arma stessa e costringeva il nemico
a desistere dal tentativo di procedere
a un nuovo appostamento. Respingeva
poi con pochi superstiti sette assalti avversari. Sopraffatto, ripiegava ordinatamente, sempre valorosamente combattendo». Monte Fontanel (Val Calcino),
12-13 dicembre 1917.
A guerra finita, dopo qualche anno,
Germano ha seguito la vocazione religiosa. È entrato tra i Salesiano ed è
stato ordinato prete nel 1925. Ha svolto
Il Dopoguerra
e la ricostruzione
L’euforia della vittoria, il ritorno dei
soldati dal fronte e delle famiglie sfollate in Italia, il Te Deum cantato nelle
chiese caratterizzarono la fine dell’anno
1918. Dopo tante sofferenze la guerra
era finita, ora però si doveva curare le
ferite e fare i conti con la nuova realtà.
I combattenti quando tornarono trovarono il paese da riparare. Fu intensa
l’attività in Comelico per la ricostruzione delle strade e dei ponti, delle case
bruciate in vicinanza dei baraccamenti
militari incendiati e per bombardamenti
austriaci, a Comelico Superiore e Cima
Sappada, e italiani a scopo distruttivo
nel momento della ritirata dal forte del
monte Tudaio.
Per la ricostruzione prese stanza a
S. Stefano un ufficio del Ministero delle
Terre Liberate. (FONTANA G., Notizie
storiche del Comelico e di Sappada).
La vita riprendeva, ma la situazione
non era per niente facile; c’era grande
povertà, il lavoro scarseggiava e presto
molti cercarono la via dell’emigrazione
che avevano battuto prima della guerra. La ripresa fu lenta e faticosa anche
perché non mancarono calamità come
l’epidemia “spagnola”. Agitatori politici approfittarono del malcontento dei
reduci che vedevano vanificati i loro
sacrifici.
Ricostruzione morale
«Sapevano
che ero seminarista»
«Ci fu un episodio tra commilitoni…
Eravamo a S. Biagio di Callalta. C’era
la missione di insegnante a Lanzo Torinese ed ha assunto anche importanti
incarichi all’interno della Congregazione. Tra l’altro è autore di varie pubblicazioni tra le quali uno studio su S.
Giovanni Crisostomo.
Don Germano Zandonella di Dosoledo, alpino durante la Grande Guerra e poi salesiano.
Finita la guerra, il vescovo Giosuè
Cattarossi si premurò subito di fare
visite pastorali a tutte le parrocchie, a
cominciare da quelle che erano state
maggiormente sconvolte dal conflitto.
La visita del vescovo doveva essere
preceduta da un triduo di predicazione, in forma di missione o di esercizi
spirituali, e in tal modo sarebbe stata
più fruttuosa.
La Conquista
I predicatori potevano essere nostrani, con scambi opportuni tra parroci vicini, altrimenti erano suggeriti i
Frati Minori di Feltre o i Padri Oblati
di Padova.
Le cresime negli anni della guerra
erano state rinviate, anche perché al
vescovo era impossibile raggiungere
tutte le parrocchie, ed erano ammessi
tutti quelli che avessero compiuto il
quinto anno di età.
I preti avevano bisogno pure loro di
fare gli annuali esercizi spirituali, ma i
seminari di Belluno e di Feltre erano
malridotti essendo stati usati come caserme dai tedeschi durante l’invasione.
Perciò furono invitati a recarsi a Padova
dove sarebbero stati ospitati presso la
Pensione Universitaria.
La guerra, come si è visto, aveva
chiamato alle armi anche i chierici (arruolati di solito come portaferiti e nei
reparti di sanità) e aveva disperso i giovani seminaristi, come il vescovo scrisse: «Lo spaventoso turbine della guerra
ha purtroppo travolto nei suoi vortici
qualche giovane speranza!». Era urgente
coltivare nuove vocazioni e intanto si
provvedeva al restauro dei seminari.
Il coraggio e la determinazione non
mancavano: «Dobbiamo a qualunque
costo superare questa critica situazione».
Preti cadorini
per il seminario
Il seminario di Belluno fu come
rifondato perché, prima della guerra,
era stato affidato a una congregazio-
ne esterna: gli Stimmatini. Nel 1920 il
vescovo Cattarossi si pose lui stesso
alla direzione e avviò l’opera con soli
diciassette chierici chiamando come
vicerettore don Mario Coletti di S. Vito
di Cadore, poi come insegnanti don Vittorio Coletti suo fratello, don Riccardo
Piazza e don Giuseppe Da Vià entrambi
di Domegge, mons. Gaetano Masi di
Vallesella e don Angelo Fiori ancora di
S. Vito. Altri insegnanti furono: uno di
Feltre, don Mario Zanin futuro vescovo
e nunzio apostolico, un agordino di Gosaldo, don Giovanni Juris… compagno
di cella a Baldenich per una notte di
don Luigi Fiori, e infine uno zoldano
don Angelo Santin.
La ripresa religiosa non era disgiunta dalle opere sociali e culturali. Occorreva riprendere le iniziative adatte
ai tempi moderni che avevano fornito
felici esperienze prima della guerra e
il vescovo ne fece un dovere preciso: «Non potrebbe rimanere tranquillo
quel Parroco che di tali opere si disinteressasse»… e cioè «diffondere la
buona stampa, fondare una biblioteca
circolante, raccogliere pochi giovinetti e
alcune persone adulte benpensanti, che
in nessuna parrocchia possono mancare, come primo nucleo per la istituzione
di un circolo giovanile, di un gruppo
parrocchiale dell’Unione Popolare, di
una sezione del Partito Popolare, di
una lega del lavoro, di una mutua, di
una cooperativa…».
Nella visita alle parrocchie il vescovo
parlava alla popolazione che accorreva
19
numerosa in chiesa, sia durante la messa al mattino sia durante l’esposizione
del Santissimo nel pomeriggio, salutava
le autorità comunali, incontrava i vari
gruppi del catechismo, la fabbriceria
della chiesa. Nei ritagli di tempo visionava i registri canonici mentre il cancelliere ispezionava minuziosamente la
sacrestia e le suppellettili sacre.
Ecco il suo ritratto (da TIEZZA N.,
Diocesi di Belluno e Feltre, pp 376 ss).:
«Il Cattarossi precedeva la schiera dei
suoi preti, dando l’esempio di un acceso zelo apostolico. Il suo lavoro
preferito era la predicazione: aveva il
dono di una parola semplice, che usciva dal cuore e trascinava l’ascoltatore.
Era instancabile: nelle visite pastorali
era pronto a parlare a tutti i numerosi
incontri della giornata; sul bollettino
diocesano si dichiarò disponibile a tutte le chiamate dei parroci in qualsiasi
circostanza…
Sempre aveva l’efficacia di un grande comunicatore, che sapeva farsi capire dai piccoli e far riflettere anche gli
intellettuali. Non trattava temi di alta
teologia; argomento preferito erano i
misteri della vita di Cristo, soprattutto
la sua passione.
L’occupazione principale e ininterrotta del suo episcopato fu la visita
pastorale. Protratta per alcuni giorni,
diventava una missione che arava a
fondo nell’anima del popolo. Furono
quattro le visite complete, con scadenza
regolare, dopo la guerra…»
(continua)
ANAGRAFE
HANNO CO
OMINCIATO A VIVER
RE
IN CRISTO
O COL BATTESIMO
• MIGLIACCIO VINCENZO di Giuseppe e Lisa Molin Pradel, nato a
Padova il 25 maggio 2015 e battezzato il 20 settembre 2015 a S. Stefano.
• KRATTER ALEXANDER di Silvano
e Chiara Buzzetto, nato a Tolmezzo
il 9 giugno 2015 e battezzato il 27
settembre 2015 a Sappada.
• ZANDONELLA GABRIEL di Andrea e Gloria Casanova, nato a Pieve di Cadore il 14 maggio 2015 e
battezzato il 10 ottobre 2015 a S.
Stefano.
• CASANOVA BORCA ALICE di Marco e Barbara Comis, nata a Belluno
l’1 gennaio 2015 e battezzata il 24
ottobre a Casada.
HANNO AT
TTINTO
ALLA SOR
RGENTE DELL’AMORE
E
CON IL MA
ATRIMONIO
• ZANELLA AGOSTINO e FONTANA CLAUDIA si sono sposati il 12
settembre 2015 in Val Visdende.
• LOPRIORE LUCA e KARIN CASANOVA CREPUZ si sono sposati il 19 settembre 2015 in Val
Visdende.
SONO RIS
SALITI ALLA SORGEN
NTE
DELLA VIT
TA
• D’AMBROS DINA di anni 88,
deceduta a Zurigo il 4 settembre
2015. Le sue ceneri ora riposano
nel nostro cimitero.
• FRANCI PAOLO di anni 60, deceduta il 23 settembre 2015. Abitava a
Bottrop in Germania con la famiglia.
• BERGAGNIN LIDIA ved. BROVEDANI di anni 85 (a giorni 86), mancata dopo breve malattia in ospedale
a Belluno il 29 ottobre 2025.
• FONTANA GUIDO di anni 84, è
deceduto il 2 novembre 2015 a Merano dove abitava con la famiglia.
Festa
del Rosario
Lunghe file di ombrelli.
Tutti i Coscritti portano il fazzolettone del 1997 e pure l’immagine
di Maria.
P
ia,
e gocc
Q u a l c hoi che sia?
che vu
er i Coscritti è un fatto grande. Il folto gruppo si è dato appuntamento la mattina, nei
primi banchi, per animare la Messa solenne
insieme alla Corale.
In piazza tutti facevano le meraviglie per gli
ornamenti, il grande arco, il fiume argenteo che cascava dall’alto verso una fontana posta al centro…
La preghiera che attraversasse le nubi (e possibilmente le spazzasse via) è stata esaudita in
pieno (con il sole) in un primo momento e poi
a metà (con qualche goccia) alla partenza, ma la
numerosa processione è partita con passo deciso
e ombrelli aperti.
Un rovescio più forte si è avuto verso la fine,
quando la processione rientrava… e questa volta
non si può dire «Beati gli ultimi»! Con qualche saccrr cio abbiamo impreziosito la preghiera per il
crifi
P
Paese.
Il tempo non prometteva niente di buono,
m siamo riusciti a rubargli
b g la festa lo stesso!
ma
era!
Sembra v
Il carro della vita va avanti.
Fly UP