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L`organizzazione della Difesa Civile (*)

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L`organizzazione della Difesa Civile (*)
L'organizzazione della Difesa Civile (*)
Francesco
R PALMERI
In Italia, il termine Difesa Civile, sconosciuto ai più, si ritiene in
generesinonimo di protezione civile.
In realtà, la Difesa Civile è parte integrante della Difesa "tout court"
di un Paese.Essa,concorre, unitamente con la Difesa Militare, alla Difesa Nazionale, perché si prefigge la sicurezzadello Stato. La Protezione
Civile, che è pur parte rilevante della Difesa Civile, ha un obiettivo più
limitato che è quello di assicurarespecificatamentel'incolumità dei cittadini e la salvaguardiadel loro patrimonio da qualunque evento calamito.so, incluso il conflitto bellico.
Ancorché di Difesa Civile in sensoproprio si cominci a parlare piuttosto recentemente (dalla seconda guerra mondiale), la sostanzadi tale
attività è stata storicamente posta in esseredi fatto da tutte le società statuali.
Mutuando un'efficace immagi!le cara al Gen.le Bernàrd, il guerriero
dell'antichità avevauno scudo, una corazzaed un elmo ed era armato di
spada.Lo scudo e la corazzarappresentanola protezione, la spadaè l'arma che gli consente di dissuaderee neutralizzare l'aggressore.L'uso dello
scudo e della spadadeve essereorganizzato dalla testa, che va ben protetta dall'elmo. L'insieme rappresentala Difesa.
Ciò che caratterizza quindi il concetto di difesa è la combinazione
armonica di misure passivee attive volte a fronteggiare un'aggressione.
(*) Intervento tenuto in occasione della Tavola Rotonda sul tema "I:otganizzazione della Difesa Civile del Paese
a fronte del terrotismo internazionale" (I.S.P.R.O.), IASD, Roma, 6 aprile 2004.
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INTERVENTI
Difesa Militare e Difesa Civile hanno sempre convissuto in modo
reciprocamente sinergico: tanto più sviluppata la Difesa Civile, tanto più
efficace la Difesa Militare.
Le fortificazioni, la logistica, l'uso di materiali sempre più resistenti,
l'invenzione della polvere da sparo ecc., sono stati determinanti per l'esito dei conflitti, dai primordi della storia, fino alla secondaGuerra Mon-
diale.
Ma è solo da quest'ultimo evento che si sviluppa una dottrina vera e
propria della Difesa Civile. E ciò non è casuale.Infatti, fino a quel conflitto, ferme restando le cennatesinergie tra Difesa Militare e Difesa Civile, la Guerra in sensostretto coinvolgeva direttamente solo i militari. È
chiaro che l'esito finale dello scontro si sarebbepoi comunque concretizzato in un danno supremo per la popolazione civile della Nazione soccombente, con occupazione del territorio, uccisioni, deportazioni, riduzione in schiavitù ecc..
Ma lo scontro fisico, ancorché mediato da armi di lunga gittata, era
fondamentalmente tra militari.
In occasionedella secondaGuerra Mondiale, lo sviluppo economico
industriale ed i progressidella ricerca scientifica, con il conseguente,prodigioso avanzamentodella tecnologia, anche militare (in particolare, l'aviazione), ampliano il terreno di battaglia all'intero territorio dei Paesiin
conflitto, coinvolgendo, alla stessaguisa dei militari, i rispettivi organi di
Governo, le popolaz~oni civili e le strutture socio-economiche dei paesi
belligeranti.
Si pone quindi, impellente, la necessitàdi difendere l'intera organizzazione sociale, proteggendo, non solo la popolazione (con la Protezione
Civile), ma anche il Sistema in quanto tale che, in una società evoIuta, è
molto più articolato e complessodi una societàprimitiva.
La definizione di Difesa Civile, in questa fasestorica è infatti: "l'at-:tività pubblica finalizzata alla pianificazione per l'impiego sistematico di
tutte le risorse civili di un Paesea sostegnodei militari in occasionedi
crisi che hanno come scenario di riferimento la guerri'.'
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Francesco R PALMERl
c..
Analogamente a ciò che avviene per la Protezione Civile, la pianificazione va realizzata "in tempo di pace", cioè anteriormente all'emergenza e postula necessariamenteun quadro normativo di riferimento che
regoli questa attività pubblica, stabilendo titolarità della funzione, poteri,
strutture, procedure e quant'altro. Analogamente alla Protezione Civile,
ci troviamo di fronte ad un sistema che vede coinvolte tutte le strutture
ed articolazioni pubbliche e private del Paesee che postula un coordinamento centralizzato, tanto più forte ed incisivo, in quanto, nella fattispecie, quello che è in gioco è l'interesse supremo della Nazione alla sopravvivenza a fronte di un attacco ostile (materia di evidente competenza
esclusivadello Stato).
Come detto, non v' è settore che non sia coinvolto in varia misura,
dall'agricoltura all'industria, alle fonti energetiche,alle telecomunicazioni, ai trasporti, alla sanità, esattamentecome per la Protezione Civile.
Chi ha vissuto l'esperienzadella secondaGuerra Mondiale, ricorderà
le requisizioni, la mobilitazione, i razionamenti, i rifugi per la popolazione, la riconversione dell'industria civile in industria bellica ecc. Come si
vede, è un mix di misure passive(protezione della popolazione) ed attive
(requisizioni, mobilitazione, riconversione industriale).
Si trattò peraltro, di un'attività realizzata per lo più in modo empirico, che non godeva ancora di una vera e propria impostazione sistematica.
Sistematicità si comincia a dare alla materia solo nel corso della
Guerra Fredda, in vista del temuto terzo conflitto .mondiale, che si preconizzavasinistrame~te come quello dell'olocausto nucleare.
Da una parte, si cercavadi proteggerequanta più popolazione possibile (almeno in altri Paesi,perché l'Italia di fatto fece poco o nulla per i
rifugi ,atomici), dall'altro, si teneva conto dell'accresciuta complessità
delle organizzazioni statuali che postulava tutta una seriedi misure di settore volte a garantire un minimo di funzionamento dell'intero sistema,
pur sotto lo stressd~lla guerra.
Il nostro Paese,che soffre di una idiosincrasia congenita per la pro-
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INTERVEN11
,
grammazione e la pianificazione, vi fu fortunatamente coinvolto dalla sua
appartenenza all'Alleanza Atlantica la quale, nel promuovere la Difesa
Civile, intendeva esaltarele capacità difensive dei Paesimembri, ciò che
contribuiva anche ad una forma di deterrenzanei confronti del potenziale aggressore.Quel poco di esperienzanella materia che esiste in Italia è
retaggio di quell'appartenenzae si concretizzò nella creazionedi una serie
di Commissioni Interministeriali per il coordinamento dei contributi di
settore, che costituirono l'interfaccia della omologa organizzazione di
Difesa Civile della Nato. L~ Commissione Interministeriale Tecnica per la
Difesa Civile, presieduta dal Ministero dell'Interno, ne rappresentòil vertice nazionale.
Ma che alla materia non sia stata mai prestataparticolare attenzione
dai nostri governanti lo si ricava dalla circostanzache non esistea tutt' oggi
nel nostro Paeseun quadro di normazioneprimaria di riferimento che regoli il settore. Del che non c'è da meravigliarsi,ove si consideri che alla definizione ed al disegno organizzativodi una ProtezioneCivile degna di tale
nome (la quale, ripeto, costituisceun "minus" rispetto alla Difesa Civile), si
è perVenuti in Italia, con incredibile ritardo rispetto ad altri Paesiavanzati,
solo nel 1992, a seguito di devastantieventi calamitosi e grazie alla caparbia ostinazione dell'On.le Giuseppe Zamberletti, il quale -e non è una
coincidenza -si fa promotore, con l'incontro di oggi, dell'avvio di una
discussioneseriaanche sul delicato tema della Difesa Civile.
A parte la legislazione fascista per l'emergenzaintrodotta alla vigilia
della secondaGuerra Mondiale (dichiarata di fatto incostituzionale dalla
nota Commissione Paladin) e la scarnaprevisione dell'art. 78 della Costituzione, che si limita a regolare la dichiarazione dello stato di guerra,
disponiamo oggi in Italia soltanto di un "Manuale per la Gestione delle
Crisi" approvato dal Presidentedel Consiglio dei Ministri nel 1994, e di
un "Sistema Precauzionale"approvato dal Ministro della Difesa nel 1998
(entrambi, diretta filiazione della nostra appartenenzaalla NATO).
Tutti gli avvenimenti connessialla sicurezzainternazionale verificatisi dopo la fine della Guerra Fredda (crisi del Golfo originata dall'invasio)
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Francesco1': PALMERl
,
.
o
ne irachena del Kuwait, Bosnia Erzegovina, Albania, Kossovo, Torri
Gemelle, Mganistan ecc) sono stati gestiti nel nostro Paesecon il ricorso
allo strumento del Decreto Leggeo di Ordinanze del Presidentedel Consiglio dei Ministri ed in assenzatotale di qualsiasi pianificazione, anche
finanziaria (con quale incidenza negativa per l'efficacia e l'economicità di
tali gestioni, lascio immaginare).
Da quanto sopra detto, ancorché in estremasintesi, discende che la
Difesa Civile è fondamentalmente influenzata da due fattori:
1. gli scenari internazionali, che concretizzano il tipo di minaccia alla
sicurezzadel Paese;
2. l'organizzazione statuale in sensoampio (regolamentazionedell'economia, assetto istituzionale, organizzazionedelle Forze Armate, partecipazione ad Organismi sopranazionali (U.E.) e internazionali (NATO).
SCENARIINTERNAZIONALI
Con la fine della Guerra Fredda, la massicciaminaccia da parte dell'Unione Sovietica è sostituita da rischi che discendono dalla circostanza
che lo scongelamento della situazione internazionale ha liberato nuove
forze che creano instabilità. Secondo il concetto strategico della NATO:
terrorismo internazionale (conflitti asimmetrici), guerre di religione,
guerre interetniche, interruzione del flusso di risorse strategiche,emigrazione di massa,flussi incontrollati di rifugiati etc..
L~ sicurezzanon sta più nel mantenimento dello "status quo", bensì
nella gestione del cambiamento.
Si profila la necessitàdi un approccio di difesa avanzata.Da qui le
Crises ResponseOperations (della NATO e della U.E.)
L'impegno che ne discende è duplice
'"
Sul piano interno:
,
Esigenzadi una accresciutaprotezionedclla popolazioneda atti di ter-
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INTERVENTI
rorismo internazionaleattuati anchecon armi di distruzionedi massa,garanzia della continuità dell'azionedi Governo (insegnamentodell'attaccodell'Il
settembre2001), tutela degli interessivitali dello Stato, risorsestrategiche.
Sulpiano internazionale:
Esso è ugualmente importante perché strumentale alla sicurezza
interna. Non si difende più il territorio, ma gli interessidella Nazione che I
possono ben trovarsi al di fuori del territorio.
Partecipazionealle operazioni di risposta alle Crisi (NATO e U.E.)
con componenti militari e civili (non basta realizzare forzosamente la
pace, ma occorre ricostruire una convivenza civile).
L'Occidente si è trovato impreparato:
Sulpiano militare:
Perchéc'era una difesa statica. Oggi si richiedono capacità di proiezione e speciali professionalità, come quella dei Carabinieri per operazioni di Polizia internazionale.
Sulpiano civile:
Perché i contributi degli esperti di settore (per elezioni, infrastrutture civili, sanità, polizia, giustizia ecc.) dovranno essereprestati all'estero.
Non è chi non veda l'enorme sforzo finanziario ed organizzativo che
comporterà la predisposizione di tali componenti civili del PeaceKeeping, tenuto inoltre conto del fabbisogno di missioni di pace ai quattro
a~goli della terra sollecitate dalle Nazioni Unite.
ORGANIZZAZIONE STATUALE
Nel caso dell'Italia, tale aspetto riveste un'importanza particolarissima. Ed invero il nostro Paesenon è stato solo influenzato dal fenomeno
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FnzncescoL' PALMERl
della globalizzazioneeconomica, ma anchedalla decisionedi procederead
una riforma dell'assetto istituzionale in sensofederalista.
Per il primo aspetto,quello del Governodell'economiala globalizzazioneha
significato "deregulation", privatizzazione, internazionalizzazione dell'economia. Diventa sempre più difficile per lo Stato (o meglio per gli Stati)
controllare ampi settori, pur di evidente importanza strategica, che sono
finiti nelle mani di azionisti sconosciuti, con delle "cupole" sopranazionali di "management" che si sottraggono a qualsiasiforma di controllo ed
i cui .interessifinanziari spessonon coincidono con quelli, più complessi,
perché di natura politico sociale, degli Stati nei cui ambiti territoriali esse
operano (si vedano le difficoltà incontrate dalla Magistratura inquirente
in occasionedi recenti scandali finanziari nella ricerca di filoni di attività
illecite ramificantesi in realtà statuali che spessocostituiscono solo la facciata di comodo di potentissime lobbies internazionali del crimine economico).
Quanto al fenomeno della privatizzazione, basti ,sottolineare la sua
rilev.anzaper quanto concerne settori strategici per la Difesa Civile quali,
ad esempio le telecomunicazioni, sottratti oggi alla diretta gestione dello
Stato.
Ad indicare la inderogabile necessitàper quest'ultimo di governare
questo processodi internazionalizzazionee privatizzazione dell'economia,
al fine di disporre degli strumenti necessaria fronteggiare sfide alla sua
stessasopravvivenza,giova qui attirare l'attenzione sul pesanteintervento
con cui il Primo Ministro francese Raffarin ha di recente impedito una
fusione tra una primaria industria farmaceutica ed una omologa azienda
svizzera, motivando esplicitamente la decisione con l'importanza del
ruolo strategico della detta impresa francese per l'interesse nazionale ai
fini della produzione di vaccini contro il bio-terrorismo (vaccini che noi
italiani abbiamo acquistato dai francesi, strapagandoli, alcuni mesi fa a
seguito dello shock dell'attacco terroristico agli Stati Uniti).
Va sottolineato al riguardo che tale politica "iene da sempre perse-
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INTERVENTI
guita sia in Francia, sia negli Stati Uniti sia -,-seppuremeno incisivaII1ente -in Gran Bretagna, a prescindereche alla direzione del Paesevi sia un
governo conservatoreo progressista.
.estesi
Il secondo4Spettoè quello dell'assettoistituzionale. Coerente con il dettato
costituzionale, l'Italia ha nel corso degli anni promosso un notevole
decentramento istituzionale che va assumendo ormai le connotazioni
dello stato federale. Se ciò è indubbiamente utile per la realizzazionedi
una democraziacompiuta, è anchevero che può comportare il rischio per
lo Stato di non esseresempre in grado di assicurareil necessariocoordinamento in occasione di crisi che attentano alla stessasicurezza della
naZione.
Al riguardo, credo che sia sufficiente fare solo riferimento alla modifica del Titolo V della Costituzione che ha comportato, tra l'altro, l'affidamento alle Regioni dell'intera responsabilità della Protezione Civile e
con essaquella della gran parte delle attività che concorrono a sostanziarne la funzione (esempio Sanità), senza garantire contestualmente al
Dipartimento della Protezione Civile incisivi poteri di coordinamento
anche alla miriade di altri Enti che curano servizi ed infrastrutture
fondamentali ai fini della tutela dell'incolumità dei cittadini.
Come è di già avvenuto per la Sanità, viene cosl a profilarsi il rischio
di tante protezioni civili, cosl disomogenee, da non esserein grado di
lavorare armonicamente, sia nella fase di prevenzione che in quella dell'intervento a seguito di eventi talmente destabilizzanti da concretizzare,
oltre che una fattispecie di Prote,zioneCivile, una vera e propria minaccia
per lo Stato.
È ben noto il dibattito che si è aperto, dopo 1'11 settembre2001, per
la messain sicurezzadei siti che in Italia ospitano materiale radioattivo.
Gli scenari ipotizzati dal Premier ~obel per la Fisica Rubbia nel caso di
fuoriuscita (anche come conseguenzadi atto terroristico) di materiale
radioattivo da un deposito del Vercellese,con conseguentecontaminazione, per un periodo di centinaia di migliaia di anni, delle falde acquifere
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Francesco
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dell'intero bacino del Po, cioè a dire del cuore dell'economia del Paese,
concretizzano nella realtà qualcosa che non può esseresemplicemente
configurato come un evento che richiede protezione delle popolazioni e
del patrimonio. Tali scenarimettono di fatto in pericolo la stessasopravvivenza dello Stato italiano e postulano un'organizzazionee pianificazione nazionale che non può ricondursi evidentemente alla mera sommatoria dei poteri, delle strutture e delle pianificazioni di Protezione Civile
delle venti Regioni italiane. Di certo, gli strumenti di coordinamento in
atto a disposizione del Capo del Dipartimento della Protezione Civile
risulterebbero del tutto inadeguati, se inadeguati si sono rivelati a fronte
di una semplice nevicata che ha di recente messo in ginocchio per due
giorni l'intero nord-Italia.
A prescindere dai terrificanti scenari indicati dal Prof. Rubbia, non
va dimenticato che, in alcuni Paesi dell'Europa centro orientale, sono
ancora in funzione centrali nucleari che appartengono alla stessatipologia di quella di Chernobyl. Essendola distanza media delle nostre coste
adriatiche più o meno di km. 150, la nube radioattiva che potrebbe scaturire da un grave incidente sarebbedestinata a produrre seri effetti sul
nostro territorio nazionale. Lo stessodicasi per le centrali francesi e svizzere a ridosso delle Alpi, ancorché di più moderna concezione.
Sempre in tema di organizzazionestatuale, estrema rilevanza per la
Difesa Civile ha sempre avuto l'organizzazione delle Forze Armate, la
Difesa Civile essendostata tradizionalmente imperniata sulla cooperazione civile-militare (COCIM).
L'abolizione del servizio di leva e la professionalizzazionedel servizio
militare si concretizzano in una drastica riduzione della presenzamilitare
sul territorio.
Al riguardo, per la Difesa Civile valgono evidentemente gli stessi
principi di basedella Protezione Civile, primo tra tutti quello della inderogabile necessitàdi disporre di forze dislocate sul territorio in grado di
rispondere con tempestività all'emergenza(la quale non può che colpire
il territorio in parte o nella sua interezza).
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~
INTERvENTI
E siccome non è realisticamentepensabileche basti il volontariato o
il servizio civile a colmare tale gravissimalacuna, non appare più procrastipabile l'iniziativa per la costituzione, come in altri Paesi,di una forza
territoriale del tipo della Riserva o Guardia Nazionale, che utilizzi la preziosa professionalità dei militari in congedo per rispondere alle esigenze
cui non può farsi fronte con le sole, classicherisorsedella Protezione Civile (Forze di Polizia e Vigili del Fuoco). Ciò postula un ruolo essenziale
dell'Amministrazione della Difesa, che non a caso sta già affrontando il
connessotema di interesseper la partecipazione del Paesealle operazioni
di polizia internazionale, e cioè il ricordato contributo di esperti civili che
deve coniugarsi armonicamente con le missioni militari.
CONCLUSIONI
Sulla basedi quanto fin qui detto ed alla luc~ degli scenari internazionali magistralmente delineatici dal Prof. Stefano Silvestri, si ritiene di
potere trarre le seguenti conclusioni.
L'esplosione del terrorismo internazionale ci ha fatto entrare in una
nuova fasedella storia dell'umanità. Con il confine tra pacee guerra divenuto indistinto e con l'avvio dei cosiddetti conflitti asimmetrici, anche il
confine tra nazionale e internazionale tende a scomparire.
A causa dell'attacco ,alle Torri Gemelle, gli Stati Uniti si sono visti
costretti, per la prima volta nella loro storia, a creare un Ministero per la
Difesa del fronte interno, con una incisiva riorganizzazione "ab imis" di
tutta la materia della sicurezza, nell'intento di realizzare un coordinamento più incisivo della costellazionedi agenzieoperanti in quello Stato.
federale.
Ciò richiama immediatamente quello che è il ruolo primario della
Difesa Civile; la quale, alla fine della Guerra Fredda, quando alcuni avevano pronosticato l'inizio di una fasedi pace diffusa, era stata considerata da molti poco meno che un relitto del passato.
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FrancescoE PALMERl
Se l'obiettivo della nuova Difesa Civile rimane quello di sempre, è
evidente però che gli strumenti con cui realizzarlo non possonoesseregli
stessidel passato,né potrà prescindersi dall'evoluzione del mondo.
Non si può certo lottare contro o abolire la globalizzazioneeconomica, come vorrebbero in modo velleitario certi movimenti che ripercorrono le strade dell'anarchia ottocentesca.
Né opporsi alle organizzazioni internazionali quali l'Unione Europea
o la NATO che soli ci permettono la sopravvivenzain un mondo non soltanto divenuto villaggio globale, ma che non è di certo più sicuro di quello della Guerra Fredda.
Neppure si può rinunziare al decentramento più spinto che per certo
responsabilizzamaggiormente la classe'di governo avvicinandola ai governati ed aumenta di conseguenzail tassodi democrazia.
Ma si può, anzi si deve, forgiare normativamente un sistema che tenuto conto dei nuovi rischi per lo Stato -operi un raccordo permanente in queste Società aperte, assicurandoi necessaristrumenti che permettaho, in occasionedi una crisi, di garantire che le varie articolazioni che
caratterizzano in modp pluralistico queste nuove società agiscano in
modo coordinato nell'interessesupremo del Paese.
Ciò non è certo realizza~ile nel corso di un'emergenzaa meno che,
in via preventiva, un opportuno meccanismo assicuri che l'organizzazione e le pianificazioni dei vari livelli di governo, pur concepite sulla base
di parametri locali, tengano altresl conto dei nuovi, più gravi rischi che
richiedono, per la severità e l'ampiezza del loro impatto, uno sforzo congiunto di tutta la Nazione, da perseguire non solo con il coordinamento
all'interno dello Stat~, ma anche al livello internazionale.
Non ci nascondiamo qui l'enorme difficoltà che presenta il varo di
una nuova normativa di Difesa Civile in grado di affrontare efficacemente le temibili sfide prima ricordate.
Sul piano del governo dell'economia, si griderà allo scandaloper quelle misure di garanzia (come quella ricordata del Primo Ministro francese
Raffarin) che sarannoconsideratecome un ritorno all'interventismo statale.
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INTERVENTI
Sul piano degli assetti istituzionali, c'è il' fondato timore che le
Regioni considerino una noI;rnativadi Difesa Civile che operi una "reductio ad unum' deIk predisposiziqni per l'emergenzacome un tentativo, da
parte dello Stato, di riprendersi: surrettiziamente, con una mano quello
che era stato concessocon l'altra.
La proposta per la creazionedi una Guardia Nazionale o Corpo equivalente sarà parimenti considerata pericolosa per la democrazia e quasi
una nuova "Gladio", con critiche simili a quelle mosse al Ministero dell'Interno che intende inserire il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nel
cosiddetto "comparto sicurezzà', giustamente considerato, nella presente
stagione come un "unicum" indivisibile.
Ma non ci sembrano tali timori e tali difficoltà sufficienti a giustificare da parte del Governo un' inerzia che condannerebbeil Paeseall'insicurezza.
Le difficoltà ricordate devono invece indicare la strada per pervenire
a tale normativa. Una strada che non può essereche quella del provvedimento "bipartisan", come avviene in tutti i Paesievoluti del mondo quando è in gioco la sicurezzadello Stato.
Inoltre, mentre riegli scenari della Guerra Fredda, considerataanche
la divisione del mondo in due blocchi ideologici e la particolare situazione dell'Italia, la Difesa Civile (quel pqco che si è fatto) era materia riservata, se non segreta,e cqstituiva esclusivoappannaggiodi poche strutture dell'Amministrazione centrale, la nuova Difesa Civile dovrà averesempre, tranne pochissime eccezioni, la caratteristica della trasparenza e
dovrà coinvolgere, prima ancora che l'organo centrale deputato al coordinamento, tutte le articolazioni pubbliche e private del Paese,"in primis" gli enti territoriali, perché doyranno essereloro a costituire gli elementi fondamentali di una rete di protezione della quale l'apparato centrale dello Stato dovrebbe solo potersi avvalere,sia nella fase di prevenzione per realizzarele pianificazioni, sia in quello dell'intervento, per gli
aspetti operativi.
Ciò comporta, preliminarmente e necessariamente,una diffusa e
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Francesco R PALMERl
paziente opera di divulgazione -a cominciare dai parlamentari -della
problematica della Difesa Civile quale oggi tentiamo di affrontare e, successivamente,un inevitabile pieno coinvolgimento delle singole Regioni e
della Conferenza Stato-Regioni man mano che -riconosciutasi l'esigenza
obiettiva di tale normativa -si procederà alla stesuradi un articolato. Il
quale ultimo non potrà prescinderedall'esamedell'unico riferimento normativo alla materia che è oggi quello contenuto nell'art. 14 del Decreto
Legislativo n. 300/99, il quale ha affidato al Ministero dell'Interno la
responsabilità della Difesa Civile, pure in assenzadi qualsiasi norma che
ne definisca natura ed obiettivi. In aderenzaa tale previsione normativa,
in occasione della riorganizzazione, nel 2001, degli Uffici Centrali di
quella Amministrazione, la Direzione Generale della Protezione Civile e
dei Servizi Antincendi ha assunto la nuova denominazione di Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del SoccorsoPubblico e della Difesa Civile.
Sempre in sintonia con la citata previsione normativa, la Direttiva Generale per l'attività amministrativa e per la gestione relativa agli anni in
corso, nell'orientare l'attività dell'Amministrazione verso l'obiettivo del
rafforzamento del sistema nazionale di sicurezza, ha individuato nel
potenziamento della Difesa Civile una delle chiavi di .volta del sistema.
Al riguardo, andrà doverosamentetenuto conto che tutti i Paesiche
alla fine della Guerra Fredda hanno riformato le loro predisposizioni per
la gestione delle emergenzehanno opportunamente concentrato in capo
ad una sola Amministrazione le competenze per il coordinamento sia
della Difesa Civile che della Protezione Civile, tenuto conto che le strutture delle quali essesi avvalgono coincidono in gran parte.
Tale orientamento è stato seguito anche dalla Francia, paeseil cui
assetto istituzional&più si avvicinava al nostro, la quale ha attribuito la
competenza per le due funzioni al Ministero dell'Interno.
La realizzazione, peraltro, nel nostro Paese,della riforma in senso
federale, ci distacca considerevolmente da quel tipo di organizzazionee
crea un ibrido che contribuisce ad accrescerele difficoltà di sistemazione
della materia.
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INTERVENTI
Infatti, mentte permangono in testa al Ministero dell'Interno, come
in Francia, le competenzeper l'ordine e la sicurezzapubblica, fondamentali per la lotta la terrorismo, nonché la direzione del Corpo Nazionale dei
Vigili del Fuoco, che costituisce da un punto di vista operativo, la colonna portante sia della Difesa che della Protezione Civile, quest'ultima,
come si è ripetutamente ricordato, è divenuta materia di competenza
regionale, pur sotto un coordinamento della Presidenzadel Consiglio dei
Ministri che sembra però difettare di più incisivi poteri di intervento,
anche surrogatorio, attesal'irrinunciabilità da parte deijo Stato a garantire comunque che detta.funzione sia esercitata.
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