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sulla “profezia dei tre giorni di buio - Amici della Croce

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sulla “profezia dei tre giorni di buio - Amici della Croce
BISMARK
E
SANTIPPE
SULLA “PROFEZIA DEI
TRE GIORNI DI BUIO”
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Autori:
Bismark e Santippe
Copyright:
Il presente documento può essere liberamente pubblicato, inoltrato, copiato, preso nelle sue
parti ed anche nell'interezza purché non venga modificato nei contenuti attribuendone la
paternità agli autori.
A questi ultimi non importa essere citati in relazione alla persona, del sito o del gruppo di
discussione, le loro intenzioni sono limitate ad esporre i risultati di una ricerca in merito
ad un preciso argomento fornendone una loro valutazione personale. Quindi, non desiderano che
quanto loro esprimono sia male interpretato oppure, più o meno consapevolmente, travisato.
Per informazioni e contatti, gli autori sono reperibili al seguente indirizzo e-mail:
[email protected]
Riguardo all'attribuire ad altri oppure acquisire per se la paternità di questo scritto in
modo dolosamente “illecito”; anche se gli autori hanno preso i dovuti accorgimenti per poter
dimostrare la propria paternità dello scritto, ritengono che ciò sia una questione di
coscienza a cui tutti dovremo rispondere il giorno in cui saremo faccia a faccia [cfr 1Cor 13,12].
Immagine in copertina:
Apertura del sesto sigillo, dall'Apocalisse di Giovanni nelle xilograife di Albrecht Dürer
(1471-1528)
Ringraziamenti particolari:
Il sito www.maranatha.it per la Bibbia in formato web
Il sito www.santiebeati.it per alcune informazioni agiografiche
Il sito www.vatican.va per alcune informazioni e testi utilizzati per la stesura del
presente documento
Il sito www.wikipedia.org per alcune informazioni utili
Si ringraziano inoltre tutti gli amici, fratelli e sorelle nella fede per l'appoggio,
sostegno ed incoraggiamento nello svolgimento di questo lavoro.
Finito di realizzare nel mese di Ottobre 2008
2
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
A chi cerca la Verità
3
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Chi teme il Signore non ha paura di nulla,
e non teme perché egli è la sua speranza.
[Sir 34,14]
SULLA “PROFEZIA DEI TRE GIORNI DI BUIO”
INTRODUZIONE
Se parliamo del nesso tra speranza e amore, bisogna alla fine toccare anche il tema della paura. […] Ora
l’amore non elimina la paura perché colui che cerca se stesso in questo modo non vuole affidarsi alla sua certezza, che è
« soltanto » e sempre dialogica. La paura dev’essere bandita in questo punto di partenza, indipendentemente dall’altro,
con ciò che sta a mia disposizione: con il mio proprio fare, la mia « opera ».
Questa ricerca di sicurezza si fonda sulla totale autoaffermazione dell’io che si nega al rischio di uscire da sé e
di affidarsi all’altro. Questa è addirittura la prova della mancanza di vero amore. Al contrario bisogna sottostare a una
forma di paura che non solo sia accordabile con l’amore, ma che necessariamente derivi da esso: la paura di offendere
l’amato, di distruggere per propria colpa le basi dell’amore. Liberalismo e illuminismo vogliono insinuarci un mondo
senza paura; promettono la totale messa da parte di ogni specie di paura. Essi vorrebbero eliminare ogni « non ancora »,
ogni dipendenza dall’altro e la sua interna tensione. Chi in tal modo « libera » l’uomo dalla paura, lo « libera » dalla
speranza e dall’amore.
« il timor di Dio è il principio della sapienza » (Prv 1,7 e passim) dice la Scrittura, e questa parola resta vera
anche oggi. […] L’educazione cristiana non può mirare a togliere dalle persone ogni specie di paura; sarebbe in
contraddizione verso ciò che noi siamo. Il suo compito deve essere quello di purificare la paura, di collocarla nel suo
giusto punto e di integrarla nella speranza e nell’amore, così da diventare una protezione e un aiuto per essi. Può così
crescere il vero coraggio, di cui l’uomo non avrebbe bisogno se non ci fosse ragione di aver paura. Quando si propone
di eliminare la paura totalmente e senza residuo, vengono negate le minacce contro la nostra salvezza e l’integrità del
nostro essere; la paura repressa, che non è più al suo giusto posto, ricompare in molti travestimenti di un’angoscia
fondamentale. […]
Chi ama Dio sa che esiste solo una reale minaccia per l’uomo, il pericolo di perdere Dio.1
Da qualche anno, particolarmente su internet, si parla di una presunta profezia
chiamata “I tre giorni di buio”. In linea di massima, stando a questa profezia,
dai contenuti piuttosto “preoccupanti”, dovrebbe accadere quanto segue:
• Ci saranno tre giorni e tre notti (pari a 72 ore) di buio totale sulla terra.
• Questo buio non permetterà di vedere nulla, neanche con l’ausilio di torce
elettriche o quant’altro possa illuminare;
• L’unica fonte di luce sarà possibile attraverso candele benedette, se accese
con fede e da persone di religione cattolica;
• Che bisogna essere rifugiati in casa;
• Che fuori dalle proprie abitazioni, o luoghi di rifugio ci sarà un vero e
proprio “finimondo” causato dall’ira del Signore che permetterà ai demoni
dell’inferno di “invadere” visibilmente la terra e di operare, più o meno,
indisturbati, soprattutto verso gli empi;
• Chiunque sarà fuori dalle abitazioni o rifugi, morirà.
• Morirà anche chi sarà barricato in casa e non avrà le candele benedette
accese.
Per via dei contenuti di questa profezia, è presente una vera e propria
“diatriba” tra siti a colpi di pagine web tra conferme e smentite. Nei forum, di
tanto in tanto, al solo suo accenno, si generano delle discussioni talmente
accese da assumere toni e modalità di vere e proprie liti.
Chi crede all’attendibilità di questa profezia, afferma che è stata annunciata
1
Tratto da Guardare Cristo, pagg. 66-68
4
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
attraverso rivelazioni fatte a santi, beati e venerabili fornendo citazioni.
Vengono aggiunte rivelazioni (o presunte tali) fatte a persone che non rientrano
nella cerchia dei santi, beati e venerabili, anche perché alcune di loro
risulterebbero essere ancora in vita.
Chi non crede alla veridicità di questa profezia si basa principalmente sul
fatto che non vengono fornite prove sufficientemente valide per attestarne
l’attendibilità; che vengono citati anche veggenti non riconosciuti dalla Santa
Romana Chiesa; che stando ad una dichiarazione fatta dai [presunti] veggenti di
Medjugorje, detta profezia è stata dichiarata come falsa e che ha lo scopo di
alimentare
una
sorta
di
“terrorismo
psico-religioso”
di
carattere
millenaristico.
Esponiamo la suddetta dichiarazione attraverso la citazione di un libro inerente
Medjugorje: “Naturalmente attorno ai segreti sono fiorite anche molte ipotesi. Una delle quali è stata
esplicitamente smentita da Ivan, quella relativa ai <<tre giorni di tenebre>> che sarebbero venuti sul mondo. Interrogato
ha risposto: <<La Madonna non ne ha mai parlato qui. Non è venuta per seminare il terrore. E’ venuta come Madre
della luce e della speranza. Non date ascolto ai profeti del male, perché essi non sono di Dio>>”2
Il motivo della nostra ricerca, a scopo di approfondimento personale, è dovuta
dal fatto che indubbiamente, vera o falsa che sia, la cosiddetta “profezia sui
tre giorni di buio”, per ognuno di noi, coinvolge la sfera di fede e di crescita
interiore, nel proprio rapporto con Dio e con gli altri. Non se ne parla tanto,
ma non se ne parla nemmeno poco. Oltretutto, come abbiamo detto sopra, c’è un
vero e proprio “scontro” di opinioni a riguardo.
Partendo dalla considerazione che, in merito all’autenticità della profezia, una
delle due “fazioni” doveva aver (necessariamente) ragione, il nostro obiettivo è
stato quello di cercare riferimenti che potevano essere considerati attendibili,
al fine di poter esprimere un nostro parere su di essa e, nel caso in cui fosse
risultato che la rivelazione, nella sua interezza o in alcune delle sue parti
fosse da ritenersi come attendibile, esaminarne i contenuti al fine di capire,
il più possibile, quanto il Signore vuole dirci attraverso di essa.
Quindi, per un accrescimento personale, per la precisa volontà di capire noi per
primi, ci siamo “incamminati” nella ricerca su quanto potevamo scoprire in
merito a questa rivelazione, o presunta tale.
Per lo svolgimento della ricerca, siamo andati a cercare la documentazione
inerente ai santi, beati, venerabili e servi di Dio citati dalla “parte” che
sostiene la veridicità della profezia. Non abbiamo voluto consultare nessun
documento o testo riguardante veggenti, o presunti tali, che sono esclusi
dall’elenco sopra indicato.
Questo non deve essere visto come una discriminazione, la scelta è dovuta per il
motivo che le persone elevate agli onori degli altari, oppure che stanno subendo
un processo canonico per la loro proclamazione al titolo di “santi”, sono,
indubbiamente, le fonti più attendibili a nostra portata di mano.
La ricerca, segue un percorso cronologico in base alla data di nascita delle
fonti.
Vi presentiamo i nostri risultati singolarmente con la relativa analisi
personale circa le loro rivelazioni.
Naturalmente il primo testo che siamo andati a prendere in esame è proprio la
Sacra Scrittura.
2
Mistero Medjugorje, pagina 175
5
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Le profezie
Essendo ritenuta, la “protagonista” della nostra ricerca, una profezia, il primo
passo che ci siamo proposti di fare è stato quella di comprendere al meglio il
significato di questa parola con tutto ciò che comporta e/o gli ruota intorno.
Quindi, la prima ricerca che abbiamo ritenuto opportuno effettuare, è stata
quella di esaminare il significato della parola “profezia” di cui esponiamo i
risultati in merito.
Una profezia è un'affermazione che preveda il futuro, in generale.
Tuttavia, c'è una differenza tra profezia e previsione: una previsione ha alla base un processo logico, mentre una
profezia non è legata al ragionamento, ma alla supposta chiaroveggenza di chi se ne fa portatore.
Le grandi religioni monoteiste (Islam, Cristianesimo, Ebraismo) danno una grande importanza alle profezie, in quanto
le ritengono indicatrici del disegno divino.
Caratteristica comune delle profezie è che, quelle che sopravvivono, sono state considerate tali solo dopo l'accadimento
dei fatti.
Il termine “profeta” deriva dal greco προφητής [profetès], e letteralmente vuol dire "colui che parla davanti", sia nel
senso di parlare pubblicamente (davanti ad ascoltatori), sia nel senso di parlare anticipatamente (di qualcosa che deve
ancora accadere).
Nel linguaggio corrente il profeta si confonde spesso con il veggente o l'indovino, e comunque con chiunque fornisca
informazioni su qualcosa che non è ancora successo, ma in senso proprio il profeta è una figura tipicamente religiosa,
più o meno istituzionalizzata in diverse fedi, all'interno delle quali parla a nome della divinità.
La Bibbia ebraica contiene 36 libri, dedicati ai profeti, i Neviìm. Costoro sono anche chiamati uomini di Dio, e fanno
conoscere al popolo la volontà di Dio. Tradizionalemnte si distinguono, fra i libri della bibbia, i "quattro profeti
maggiori" e "dodici profeti minori".
Nella Bibbia la funzione del profeta, più che di predire, è di ammonire il popolo di Israele che si è allontanato dal suo
Dio; più in generale, nella religione ebraica l'esperienza mistica sconfina spesso in fenomeni di profetismo.
Pur parlando entrambi di Dio, però, il profeta, a differenza del mistico, intende operare attivamente nella storia, e in
questo senso esercita o intende esercitare, come ben vide Max Weber, una funzione politica, a partire da sollecitazioni
etiche.
La Mistica tende a contrapporsi alla Scolastica, in quanto vuole avvicinare l'uomo a Dio, attraverso l'esercizio dei poteri
che a lui sono conferiti dalla grazia divina, e non per mezzo della speculazione filosofica.
Il fondatore della Mistica medievale è Bernardo di Chiaravalle3, il quale definisce le discussioni dei filosofi "loquacità
piena di vento"; molto meglio "conoscere Gesù e la sua croce".
La filosofia scolastica rappresenta la filosofia della religione cristiana medioevale del IX secolo. Ebbe una diffusione
tra il IX secolo fino al Rinascimento, distinguendosi in Alta Scolastica (dall'800 al 1200) in cui spicca Anselmo d'Aosta;
3
San Bernardo di Chiaravalle o San Bernardo abate è il nome con cui è noto Bernard de Clairvaux (1090 - 1153), fondatore della
celebre abbazia di Clairvaux (presso l'odierna Ville-sous-la-Ferté) in Francia, teologo e mistico. A ventidue anni si fa monaco, tirando
con sé una trentina di parenti. Il monastero è quello fondato da Roberto di Molesmes a Cîteaux (Cistercium in latino, da cui cistercensi).
A 25 anni lo mandano a fondarne un altro a Clairvaux, campagna disabitata, che diventa la Clara Vallis sua e dei monaci. È riservato,
quasi timido. Ma c’è il carattere. Papa e Chiesa sono le sue stelle fisse, ma tanti ecclesiastici gli vanno di traverso. È severo anche coi
monaci di Cluny, secondo lui troppo levigati, con chiese troppo adorne, "mentre il povero ha fame". Ai suoi cistercensi chiede meno
funzioni, meno letture e tanto lavoro. Scaglia sull’Europa incolta i suoi miti dissodatori, apostoli con la zappa, che mettono all’ordine la
terra e l’acqua, e con esse gli animali, cambiando con fatica e preghiera la storia europea. E lui, il capo, è chiamato spesso a missioni di
vertice, come quando percorre tutta l’Europa per farvi riconoscere il papa Innocenzo II (Gregorio Papareschi) insidiato dall’antipapa
Pietro de’ Pierleoni (Anacleto II). E lo scisma finisce, con l’aiuto del suo prestigio, del suo vigore persuasivo, ma soprattutto della sua
umiltà. Questo asceta, però, non sempre riesce ad apprezzare chi esplora altri percorsi di fede. Bernardo attacca duramente la dottrina
trinitaria di Gilberto Porretano, vescovo di Poitiers. E fa condannare l’insegnamento di Pietro Abelardo (docente di teologia e logica a
Parigi) che preannuncia Tommaso d’Aquino e Bonaventura. Nel 1145 sale al pontificato il suo discepolo Bernardo dei Paganelli
(Eugenio III), e lui gli manda un trattato buono per ogni papa, ma adattato per lui, con l’invito a non illudersi su chi ha intorno: "Puoi
mostrarmene uno che abbia salutato la tua elezione senza aver ricevuto denaro o senza la speranza di riceverne? E quanto più si sono
professati tuoi servitori, tanto più vogliono spadroneggiare". Eugenio III lo chiama poi a predicare la crociata (la seconda) in difesa del
regno cristiano di Gerusalemme. Ma l’impresa fallirà davanti a Damasco. Bernardo arriva in una città e le strade si riempiono di gente.
Ma, tornato in monastero, rieccolo obbediente alla regola come tutti: preghiera, digiuno, e tanto lavoro. Abbiamo di lui 331 sermoni, più
534 lettere, più i trattati famosi: su grazia e libero arbitrio, sul battesimo, sui doveri dei vescovi... E gli scritti, affettuosi su Maria madre di
Gesù, che egli chiama mediatrice di grazie (ma non riconosce la dottrina dell’Immacolata Concezione). Momenti amari negli ultimi anni:
difficoltà nell’Ordine, la diffusione di eresie e la sofferenza fisica. Muore per tumore allo stomaco. È seppellito nella chiesa del
monastero, ma con la Rivoluzione francese i resti andranno dispersi; tranne la testa, ora nella cattedrale di Troyes. Alessandro III lo
proclama santo nel 1174. Pio VIII, nel 1830, gli dà il titolo di Dottore della Chiesa.
6
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
il periodo d'oro, per tutto il 1200 grazie alla diffusione della teologia di San Tommaso e ad una lenta decadenza fino al
Rinascimento, dove spicca Guglielmo d'Ockham (vi è però un cambio di prospettiva tra i due filosofi).
La parola scolastica deriva dal latino "scholasticus", cioè un docente universitario che teneva lezioni basate sulla lettura
e discussione del testo.
Il carattere fondamentale della filosofia scolastica è l'uso della ragione al servizio della verità di fede.
Il compito dei filosofi era quello di contrastare le tesi eretiche e di convertire gli atei. Per fare ciò lo scolastico doveva
servirsi di concetti di sistemi filosofici anteriori, per giustificare l'uso del dogma e della fede non potevano essere in
contrasto con la ragione.
La filosofia scolastica aveva quindi come limite e ambito esclusivo dei suoi studi il dogma religioso cristiano e la
sottomissione alle auctoritas, che erano rappresentate dagli scritti dei Padri della Chiesa (filosofia Patristica), dai testi
sacri e da scritti della tradizione cristiana. Le auctoritates erano, in sostanza, la decisione di affidarsi ad una voce
ufficiale e decisa dai concili, per cui esisteva l'auctoritas in campo medico (Galeno), quella in campo metafisico
(Aristotele) e quella in campo astronomico (Tolomeo).
Per l'abitudine di affidarsi a un sistema già collaudato per giustificare le proprie tesi, ogni filosofia, anche moderna o
contemporanea, che utilizzi e si appoggi su una teoria filosofica già esistente, viene definita scolastica.
Dallo studio dei testi greci nasce il problema degli universali (cioè del logos, della forma) che viene sviluppato in modi
differenti per tutta la scolastica.
forma ante rem: la forma nasce prima delle cose (materia) come secondo Platone e Sant'Agostino;
forma in re: la forma non ha senso senza la materia come secondo Aristotele;
forma post rem: forma>nome>convenzione che adottiamo dall'analisi delle caratteristiche di una serie.
Un altro tema che emerge nello studio dei testi greci e persiste per tutta la scolastica è il problema del rapporto tra
ragione e fede.
La scolastica si sviluppa nelle varie scholae europee e quindi in diverse realtà, è quindi inevitabile che in ogni schola,
avendo differenti esigenze e finalità, i pensieri e i metodi acquistassero caratteristiche diverse. Vi erano quindi scholae
più vive e attive dove spesso si accendevano contrasti tra gli intellettuali più conservatori e i maestri d'arte, i più
innovativi.4
Da quanto appena riportato, emerge che la profezia sui “tre giorni di buio”
rientra nella categoria della mistica.
Prima di procedere, è bene riesaminare questa parola per sapere cosa ci dice in
proposito la Santa Romana Chiesa: “Il progresso spirituale tende all'unione sempre più intima con
Cristo. Questa unione si chiama “mistica”, perché partecipa al mistero di Cristo mediante i sacramenti - “i santi misteri”
- e, in lui, al mistero della Santissima Trinità. Dio ci chiama tutti a questa intima unione con lui, anche se soltanto ad
alcuni sono concesse grazie speciali o segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo di rendere manifesto il dono
gratuito fatto a tutti.”5
Occorre innanzitutto richiamare la grande distinzione fra Rivelazione pubblica e rivelazioni private. Il termine "rivelazione pubblica" designa l'azione rivelativa di Dio destinata a tutta quanta l'umanità, che ha trovato la sua espressione
letteraria nella Bibbia.
Il fatto che, con Cristo e la testimonianza a lui resa nei libri del Nuovo Testamento, l'unica rivelazione di Dio rivolta a
tutti i popoli è conclusa, vincola la Chiesa all'evento unico della storia sacra e alla parola della Bibbia, che garantisce e
interpreta questo evento, ma non significa tuttavia che la Chiesa ora potrebbe guardare solo al passato e sarebbe così
condannata ad una sterile ripetizione. Il Signore Gesù Cristo congedandosi dai discepoli disse loro: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé... Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà"
(Giov 16,12ss). Da una parte lo Spirito fa da guida e così dischiude una conoscenza, per portare il peso della quale prima mancava il presupposto - è questa l'ampiezza e la profondità mai conclusa della fede cristiana. Dall'altra parte questo
guidare è un "prendere" dal tesoro di Gesù Cristo stesso, la cui profondità inesauribile si manifesta in questa conduzione
da parte dello Spirito.
In questo contesto diviene ora possibile intendere correttamente il concetto di "rivelazione privata", che si riferisce a
tutte le visioni e rivelazioni che si verificano dopo la conclusione del Nuovo Testamento; quindi è la categoria, all'interno della quale dobbiamo collocare anche il messaggio di Fatima. L'autorità delle rivelazioni private è essenzialmente diversa dall'unica rivelazione pubblica: questa esige la nostra fede. La rivelazione privata è piuttosto un aiuto per questa
fede, e si manifesta come credibile proprio perché mi rimanda all'unica rivelazione pubblica. Il criterio per la verità ed il
valore di una rivelazione privata è pertanto il suo orientamento a Cristo stesso.
4
5
fonte: www.wikipedia.org
C.C.C. 2014
7
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Come si possono intendere in modo corretto - ci chiediamo ora - le rivelazioni private a partire dalla Sacra Scrittura?
San Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi dice: "Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate
ogni cosa, tenete ciò che è buono" (5,19ss). In ogni tempo è dato alla Chiesa il carisma della profezia, che deve essere
esaminato, ma anche non può essere disprezzato. Al riguardo occorre tener presente che la profezia in senso biblico non
significa predire il futuro, ma spiegare la volontà di Dio per il presente, e quindi anche indicare la retta via verso il futuro. In questo senso si può collegare il carisma della profezia con la categoria dei "segni del tempo". Nelle rivelazioni
private riconosciute dalla Chiesa - quindi anche in Fatima - si tratta di questo: aiutarci a comprendere i segni del tempo
ed a trovare per essi la giusta risposta nella fede.
Una volta determinato il luogo teologico delle rivelazioni private, dobbiamo cercare di chiarire un poco il loro carattere
antropologico. L'antropologia teologica distingue in questo ambito tre forme di percezione o "visione": la visione con i
sensi, la percezione interiore e la visione spirituale. È chiaro che nelle visioni di Lourdes, Fatima, ecc. non si tratta della
normale percezione esterna dei sensi. Così pure è evidente che non si tratta di una "visione" intellettuale senza immagini, come essa si trova negli alti gradi della mistica. Quindi si tratta della categoria di mezzo, la percezione interiore, che
certamente ha per il veggente una forza di presenza, che per lui equivale alla manifestazione esterna sensibile. Vedere
interiormente non significa che si tratta di fantasia, o solo di un'espressione dell'immaginazione soggettiva. Piuttosto significa che l'anima viene sfiorata dal tocco di qualcosa di reale anche se sovrasensibile e viene resa capace di vedere il
non sensibile, il non visibile ai sensi - una visione con i "sensi interni". Si tratta di veri "oggetti", che toccano l'anima,
sebbene essi non appartengano al nostro abituale mondo sensibile.
La "visione interiore" non è dunque fantasia, ma nondimeno comporta delle limitazioni. Già nella visione esteriore è
sempre coinvolto anche il fattore soggettivo: non vediamo l'oggetto puro, ma esso giunge a noi attraverso il filtro dei
nostri sensi, che devono compiere un processo di traduzione. Ciò è ancora più evidente nella visione interiore, sopratutto allorché si tratta di realtà, che oltrepassano in se stesse il nostro orizzonte. Il soggetto, il veggente, è coinvolto in
modo ancora più forte. Egli vede con le sue possibilità concrete, con le modalità a lui accessibili di rappresentazione e
di conoscenza. Le immagini sono per così dire una sintesi dell'impulso proveniente dall'alto e delle possibilità per questo disponibili del soggetto che percepisce, cioè dei bambini. Per questo motivo il linguaggio immaginifico di queste visioni è un linguaggio simbolico. Il Cardinal Sodano dice al riguardo: "...non descrivono in senso fotografico i dettagli
degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una
successione e in una durata non precisate". Questo addensamento di tempi e spazi in un'unica immagine è tipica per tali
visioni, che per lo più possono essere decifrate solo a posteriori. Non ogni elemento visivo deve al riguardo avere un
concreto senso storico. Conta la visione come insieme, e a partire dall'insieme delle immagini devono essere compresi i
particolari. Che cosa è il centro di un'immagine, si svela ultimamente a partire da ciò che è il centro della "profezia" cristiana in assoluto: il centro è là dove la visione diviene appello e guida verso la volontà di Dio.6
In comunione con la Santa Romana Chiesa, concludiamo questa parentesi sul
significato della mistica riportando quanto scritto nel Catechismo della Chiesa
Cattolica: ““Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei
profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1,1-2). Cristo, il Figlio di Dio fatto
uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella. San
Giovanni della Croce, sulle orme di tanti altri, esprime ciò in maniera luminosa, commentando Eb 1,1-2 : Dal momento
in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola
Parola e non ha più nulla da dire. . . Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, l'ha detto tutto nel suo
Figlio, donandoci questo tutto che è il suo Figlio. Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o
rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in
Cristo e va cercando cose diverse e novità [San Giovanni della Croce, Salita al monte Carmelo, 2, 22, cf Liturgia delle
Ore, I, Ufficio delle letture del lunedì della seconda settimana di Avvento].
“L'Economia cristiana, in quanto è Alleanza Nuova e definitiva, non passerà mai e non è da aspettarsi alcuna nuova
Rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei
Verbum, 4]. Tuttavia, anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede
cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli.
Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate “private”, alcune delle quali sono state riconosciute dall'autorità
della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di “migliorare” o di
“completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca
storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni
costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa.
La fede cristiana non può accettare “rivelazioni” che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è
il compimento. È il caso di alcune Religioni non cristiane ed anche di alcune recenti sette che si fondano su tali
6
INTERVENTO DEL CARD. JOSEPH RATZINGER alla CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO "IL
MESSAGGIO DI FATIMA", 26.06.2000 (fonte: www.vatican.va)
8
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
“rivelazioni”.”7
C’è ancora da spendere qualche parola relativa alle rivelazioni mistiche. Queste
sono da riassumersi in tre modalità: Attraverso i sogni, come quello di
Giacobbe8 o di San Giuseppe, lo sposo della Vergine Maria 9; di voci, come quella
che parlava al piccolo Samuele10, la chiamata alla vocazione di San Paolo11;
apparizioni fisiche, come quella di Gesù a Maria di Magdala12, agli Apostoli13,
ai discepoli di Emmaus14.
Quelle sopra riportate, sono solo alcune citazioni bibliche, tanto per rendere
l’idea. Poi, sempre attraverso la Bibbia e le apparizioni riconosciute dalla
Chiesa, ci sarebbe da segnalare anche eventi, cosidetti, “miracolosi”, legati a
guarigioni, fenomeni fisici anche livello “cosmico”, ecc.
Ma quest’ultimo aspetto, non verrà trattato in questa parte perché lo scopo è
quello di comprendere al meglio il significato della parola “profezia” e tutto
ciò che gli è annesso.
7
C.C.C 65-67
Gn 28,10-15
9
Mt 1,20-21
10
Sam 3,3-14
11
At 9,3-5
12
Gv 20,14-17
13
Gv 21, 4-22
14
Lc 24,13-32
8
9
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
La “profezia sui tre giorni di buio”
Arriviamo dunque ad affrontare in modo più dettagliato quanto ci risulta da
quella che viene indicata come la “profezia sui tre giorni di buio”, oggetto del
presente documento.
Abbiamo già presentato, in linea di massima i punti salienti di questa profezia
che riproponiamo per i fini e gli scopi della nostra ricerca in merito, cioè:
prendere conoscenza delle sue parti, verificare se i santi e beati citati hanno
effettivamente profetato gli eventi in essa descritti, cercare i riscontri
biblici. Infine, nella terza parte della nostra ricerca, le nostre valutazioni
personali espresse in termini di fede ed in base a quanto risultante dalla
nostra indagine personale.
Come già detto, prenderemo in esame solo quanto attribuito a santi, beati e
chiunque altro per cui la Santa Romana Chiesa ha avviato il processo di
beatificazione.
Ecco, in sintesi, quanto viene divulgato da chi sostiene la veridicità di questa
profezia:
Santa Jeanne Le Royer – Suor della Natività
Più che dei “tre giorni di buio”, questa santa sembra parlare dell’avvento e del
regno dell’anticristo. Tuttavia, viene riportato che questa profetizzò che dopo
l’ascesa in cielo dei due profeti indicati come Enoch ed Elia, sulla terra ci
saranno terribili catastrofi e che tale sconvolgimento cosmico culminerà con una
grande oscurità che prevarrà su tutto il pianeta.
Beata Anna Maria Taigi
Di questa mistica viene riportato che essa profetizzò i tre giorni di buio
affermando che il Signore manderà due castighi: uno sotto forma di guerre,
l’altro (quello che è oggetto delle nostre ricerche) come tre giorni e tre notti
di buio totale su tutta la terra. Buio che non consentirà di vedere nulla,
nemmeno con l’ausilio di luci artificiali; che l’unico modo di ottenere
illuminazione sarà attraverso delle candele benedette; che l’aria, durante il
perdurare dell’oscurità, sarà nociva; che in questi tre giorni e tre notti, i
demoni infesteranno la terra e apparendo sotto ogni specie di forme terribili
per chi se le trova davanti; che solo chi resterà in casa a pregare con fede,
invocando la Misericordia, si salverà; se qualcuno non è credente o non è
fedele, si potrà salvare solo se si convertirà e si metterà a pregare anch’esso
con fede implorando il Signore di salvarlo.
Beata Elisabetta Canori Mora
Viene riportato che essa, attraverso una visione, vide il cielo oscurarsi e che,
insieme alla terra, tutto verrà sconvolto con terremoti e fulmini che facevano
stragi. In questo modo verranno separati i buoni dai cattivi. Chi non credeva si
convertiva, che gli ordini religiosi riacquistavano la piena osservanza delle
regole secondo la santa volontà di Dio, che la Chiesa riprendeva il suo
splendore nella santità divina; che dopo il castigo, nel mondo regnava la Santa
Pace del Signore.
I contenuti della profezia attribuita a questa beata corrispondono a quelli
imputati anche alla beata Anna Maria Taigi.
San Gaspare del Bufalo
Di questo santo del XIX secolo, fondatore dei “Padri del Preziosissimo Sangue”,
viene attribuita questa rivelazione: Ci saranno tre giorni e tre notti di buio
totale, molto angosciosi e terribili; saranno uccisi tutti gli impenitenti ed i
10
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
nemici della Chiesa; che chi sopravvivrà, al termine del castigo, si troverà
davanti
tanta
desolazione
e
cadaveri
da
ritenere
di
essere
l’unico
sopravvissuto.
Beata Maria di Gesù Crocifisso – “la piccola araba”
A questa mistica viene attribuita una rivelazione molto simile a quella espressa
da San Gaspare del Bufalo. C’è da specificare che essa “quantifica” il numero
dei sopravvissuti al castigo: un quarto del genere umano.
Venerabile Elena Aiello
Gli viene attribuita una profezia dai contenuti molto simili a quelli di San
Gaspare del Bufalo.
Santa Faustina Kowalska
Gli viene attribuita la profezia nella quale afferma che si spegnerà ogni luce
nel cielo e sulla terra piomberà l’oscurità. In cielo apparirà la croce di
Cristo dai cui fori uscirà l’unica luce visibile e che illuminerà per un certo
tempo il mondo.
*****.*****
Come abbiamo precisato, per ogni citazione, quanto sopra è
riassuntiva circa quello che viene pubblicato nei siti che
“profezia”.
una sintesi
avallano la
Un particolare che è emerso sin da subito è il fatto che, salvo S. Jean Le
Royer, tutti i mistici risultano appartenenti ai secoli XIX e XX.
11
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Riscontri biblici sulla presunta
“Profezia dei Tre giorni di buio”
I testi cristiani primitivi concordano sullo scenario relativo alla fine del mondo. Una terra e dei cieli nuovi
accoglieranno i giusti, ma solo dopo che saranno stati giudicati tutti, i vivi e i morti. La resurrezione della carne, che in
certo qual modo eleva la storia del mondo creato in seno ai cieli nuovi, alla nuova Gerusalemme, corrisponde in modo
drammatico agli eventi ultimi della storia della creazione. Tali eventi vengono descritti in termini di sconvolgimenti
cosmici, ma anche di guerre tra uomini e, infine, di espansione del male sino all’interno delle comunità. I falsi profeti si
moltiplicheranno, appariranno falsi messia (anticristo) dotati del potere di confondere gli stessi fedeli. Esisterà ancora la
fede15? La caduta del Tempio fa parte di siffatte visioni. Può anche farne parte, al contrario, la speranza che, superate le
ultime crisi, il resto d’Israele unisca il proprio destino a quello delle Chiese, come si può leggere in particolare nella
lettera di Paolo ai Romani (11,25-36).16
Seguendo un certo percorso cronologico precedente il periodo indicato dalla
presunta profezia, in Mt 24:21, Gesù ci annunzia una grande tribolazione.
Il riscontro sul VT lo si può trovare sul libro del profeta Daniele: "Vi sarà un
tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo"17
Nell'Apocalisse di Giovanni, quando il veggente chiede chi erano quella
moltitudine di genti di ogni lingua, razza e nazione, che stavano davanti al
trono ed all'Agnello in candite vesti18, gli viene risposto: "<<Essi sono coloro che sono
passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue
dell'Agnello>>"19
Sempre nell'Apocalisse di Giovanni, l'annuncio della persecuzione trova
corrispondenza anche nel capitolo 20: "Vidi anche le anime dei decapitati a causa della
testimonianza di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non ne avevano
ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano"20
Naturalmente per martiri, come si legge, s'intende quelli fedeli a Cristo e
tutti quelli che in passato, presente e futuro, hanno reso, rendono e renderanno
testimonianza senza rinnegare la loro fede in Dio.
Fin qui, sembra chiaro che si sta parlando del tempo dell’anticristo che abbiamo
già trattato in un nostro precedente scritto.
Tornando al Vangelo di Matteo, in 24:29 troviamo: " Subito dopo la tribolazione di quei giorni,
il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno
sconvolte"21.
Gesù dice "Subito dopo la tribolazione di quei giorni", quindi la tribolazione e lo
sconvolgimento cosmico sono due avvenimenti distinti che si susseguono.
Ora abbiamo quasi finalmente raggiunto il tema particolare a cui stiamo
prestando attenzione: L'oscurità e lo sconvolgimento della terra e degli astri.
Anche in quest'annuncio di Gesù c'è un preciso riscontro sul VT attraverso i
profeti:
Uno è Amos: "In quel giorno - oracolo del Signore Dio - farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la terra
<<Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?>>; la frase di Gesù, secondo Luca 18,8, non è riportata in questa
forma negli altri vangeli. Secondo Matteo 24,12 dilagherà l’iniquità e l’amore si spegnerà. Questo è anche il tema soggiacente ai
discorsi escatologici dei sinottici (Marco 13 e paralleli) senza che allora il ritorno di Cristo, al termine di questa apostasia, venga evocato
come avvio di un trionfo terreno, come si può al contrario dedurre nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi 2,1-12, in cui pare che il male
tocchi la comunità soltanto dall’esterno. (fonte: nota a piè pagina del Manuale di Teologia 2)
16
MANUALE DI TEOLOGIA 2, pag. 104
17
Dn 12,1
18
Ap 7,9
19
Ap 7,14
20
Ap 20,4
21
Mt 24,29
15
12
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
in pieno giorno!"22
L'altro è Isaia, il quale ne parla per ben due volte: "Ecco, il giorno del Signore arriva
implacabile, con sdegno, ira e furore, per fare della terra un deserto, per sterminare i peccatori. Poiché le stelle
del cielo e la costellazione di Orione non daranno più la loro luce; il sole si oscurerà al suo sorgere e la luna non
diffonderà la sua luce. Io punirò il mondo per il male, gli empi per la loro iniquità; farò cessare la superbia dei
protervi e umilierò l'orgoglio dei tiranni. Renderò l'uomo più raro dell'oro e i mortali più rari dell'oro di Ofir. Allora
farò tremare i cieli e la terra si scuoterà dalle fondamenta per lo sdegno del Signore degli eserciti, nel giorno della
sua ira ardente."23
"Tutta la milizia celeste si dissolve, i cieli si arrotolano come un libro, tutti i loro astri cadono come cade il
pampino della vite, come le foglie avvizzite del fico."24
Il secondo versetto d'Isaia che abbiamo citato 25 trova una sua corrispondenza
nell'Apocalisse di Giovanni: "Quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, vidi che vi fu un violento
terremoto. Il sole divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta simile al sangue, le stelle del cielo si
abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi. Il cielo si
ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto. Allora i re della terra e
i grandi, i capitani, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le
rupi dei monti; e dicevano ai monti e alle rupi: Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul
trono e dall'ira dell'Agnello, perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi vi può resistere?"26
Ed ancora con il settimo flagello: "Il settimo [ndr Angelo] versò la sua coppa nell'aria e uscì
dal tempio, dalla parte del trono, una voce potente che diceva: <<E' fatto!>>. Ne seguirono folgori, clamori e tuoni,
accompagnati da un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l'uguale da quando gli uomini vivono sopra la terra.
La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per
darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. E grandine
enorme del peso di mezzo quintale scrosciò dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del
flagello della grandine, poiché era davvero un grande flagello."27
Inevitabile notare che l'elemento "buio" è ricorrente; ma non è tutto: " E' vicino il
gran giorno del Signore, è vicino e avanza a grandi passi. Una voce: Amaro è il giorno del Signore! anche un prode lo
grida. «Giorno d'ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebre
e di caligine, giorno di nubi e di oscurità, giorno di squilli di tromba e d'allarme sulle fortezze e sulle torri d'angolo.
Metterò gli uomini in angoscia e cammineranno come ciechi, perché han peccato contro il Signore; il loro sangue
sarà sparso come polvere e le loro viscere come escrementi. Neppure il loro argento, neppure il loro oro potranno
salvarli». Nel giorno dell'ira del Signore e al fuoco della sua gelosia tutta la terra sarà consumata, poiché farà
improvvisa distruzione di tutti gli abitanti della terra."28
Prima di proseguire, vogliamo far presente che tutto ciò non deve,
necessariamente, essere preso o visto con angoscia. Stiamo parlando del tempo
della fine, del tempo in cui il Signore verrà a separare le pecore dai capri 29.
Infatti, oltre all'annuncio della terribile punizione, c'è anche l'invito alla
conversione con la promessa di salvezza: "Radunatevi, raccoglietevi, o gente spudorata, prima di
essere travolti come pula che scompare in un giorno; prima che piombi su di voi la collera furiosa del Signore.
Cercate il Signore voi tutti, umili della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l'umiltà, per
trovarvi al riparo nel giorno dell'ira del Signore."30
Un altro riferimento di rassicurazione verso i fedeli e di condanna per chi
sceglie nella caparbietà del proprio cuore, lo troviamo anche nei seguenti
versetti:
Am 8,9
Is 13,9-13
24
Is 34,4
25
34,4
26
Ap 6,12-17
27
Ap 16,17-21
28
Sof 1,14-18
29
cfr Mt 25,31-33
30
Sof 2,1-3
22
23
13
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
"Davanti al suo sdegno chi può resistere e affrontare il furore della sua ira? La sua collera si spande come il fuoco
e alla sua presenza le rupi si spezzano. Buono è il Signore, un asilo sicuro nel giorno dell'angoscia: conosce quelli che
confidano in lui quando l'inondazione avanza. Stermina chi insorge contro di lui e i suoi nemici insegue nelle
tenebre."31
In merito alla “profezia sui tre giorni di buio” in se, riteniamo di non avere
sufficenti elementi per poter esprimere un parere in merito, però riteniamo di
aver trovato alcune concordanze bibliche.
La prima volta in cui si è verificato un evento molto simile, viene narrato nel
libro dell'Esodo; precisamente, la nona piaga d'Egitto: "Poi il Signore disse a Mosè:
“Stendi la mano verso il cielo: verranno tenebre sul paese di Egitto, tali che si potranno palpare!”. Mosè stese la
mano verso il cielo: vennero dense tenebre su tutto il paese d'Egitto, per tre giorni. Non si vedevano più l'un l'altro
e per tre giorni nessuno si potè muovere dal suo posto. Ma per tutti gli Israeliti vi era luce là dove abitavano."32
Il riferimento al Libro dell’Esodo, sembrerebbe un appoggio un pochino scarno,
ma dal Libro della Sapienza troviamo ulteriori informazioni delucidatorie: "I tuoi
giudizi sono grandi e difficili da spiegare, per questo le anime grossolane furono tratte in errore. Gli iniqui
credendo di dominare il popolo santo, incatenati nelle tenebre e prigionieri di una lunga notte, chiusi nelle case,
giacevano esclusi dalla provvidenza eterna. Credendo di restar nascosti con i loro peccati segreti, sotto il velo
opaco dell'oblio, furono dispersi, colpiti da spavento terribile e tutti agitati da fantasmi. Neppure il nascondiglio in
cui si trovavano li preservò dal timore, ma suoni spaventosi rimbombavano intorno a loro, fantasmi lugubri dai volti
tristi apparivano. Nessun fuoco, per quanto intenso riusciva a far luce, neppure le luci splendenti degli astri
riuscivano a rischiarare quella cupa notte. Appariva loro solo una massa di fuoco, improvvisa, spaventosa; atterriti
da quella fugace visione, credevano ancora peggiori le cose viste. Fallivano i ritrovati della magia, e la loro
baldanzosa pretesa di sapienza. Promettevano di cacciare timori e inquietudini dall'anima malata, e cadevano malati
per uno spavento ridicolo. Anche se nulla di spaventoso li atterriva, spaventati al passare delle bestiole e ai sibili
dei rettili, morivano di tremore, rifiutando persino di guardare l'aria, a cui nessuno può sottrarsi. La malvagità
condannata dalla propria testimonianza è qualcosa di vile e oppressa dalla coscienza presume sempre il peggio. Il
timore infatti non è altro che rinunzia agli aiuti della ragione; quanto meno nell'intimo ci si aspetta da essi, tanto
più grave si stima l'ignoranza della causa che produce il tormento. Ma essi durante tale notte davvero impotente,
uscita dai recessi impenetrabili degli inferi senza potere, intorpiditi da un medesimo sonno, ora erano agitati da
fantasmi mostruosi, ora paralizzati per l'abbattimento dell'anima; poiché un terrore improvviso e inaspettato si
era riversato su di loro. Così chiunque, cadendo là dove si trovava, era custodito chiuso in un carcere senza
serrami, fosse un agricoltore o un pastore o un operaio impegnato in lavori in luoghi solitari, sorpreso cadeva sotto
la necessità ineluttabile, perché tutti eran legati dalla stessa catena di tenebre. Il sibilare del vento, il canto
melodioso di uccelli tra folti rami, il mormorio di impetuosa acqua corrente, il cupo fragore di rocce cadenti, la
corsa invisibile di animali imbizzarriti, le urla di crudelissime belve ruggenti, l'eco ripercossa delle cavità dei monti,
tutto li paralizzava e li riempiva di terrore. Tutto il mondo era illuminato di luce splendente ed ognuno era dedito ai
suoi lavori senza impedimento. Soltanto su di essi si stendeva una notte profonda, immagine della tenebra che li
avrebbe avvolti; ma erano a se stessi più gravosi della tenebra."33
Quindi troviamo delle tenebre uscite dagli inferi 34, oltretutto ci sono alcuni
dettagli molto importanti:
•
Fantasmi che apparivano35
•
Il fuoco, che era utilizzato per illuminare, non riusciva ad emettere
luce36
Na 1,6-8
Es 10,21-23
Sap 17,20
34
v 13
35
vv 3 e 4
36
v5
31
32
33
14
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
•
Neanche gli astri del cielo, quindi neanche il sole e la luna, riuscivano
a rendere più chiara quella notte37
•
Inutili i tentativi di contrastarla [la notte] con la magia38
•
Un terrore improvviso (non provocato dalla semplice condizione di oscurità
tale da rendere ciechi) si era impadronito di loro abbattendogli addirittura l'anima39
Nell'Apocalisse di Giovanni c'è un particolare che richiama a Sap 17,13: " Il quinto
angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell'Abisso; egli
aprì il pozzo dell'Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e
l'atmosfera."40
Dunque: Leggiamo "astro" che potrebbe far pensare ad una qualche stella o
qualcosa proveniente dal cosmo. Ma la frase dice che quando l'angelo suonò la
tromba, il veggente vede un astro caduto dal cielo. Quindi non lo vede cadere,
l'azione (di caduta) è già avvenuta. Ma cos'è, o meglio, chi è quest'astro?
Forse la risposta ce la da il profeta Isaia: "Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio
dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli?"41
Ed ancora: "E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso!"42
Infatti, a quest'astro gli fu data la chiave dell'abisso da cui esce un fumo che
ricopre la terra oscurando anche il sole.
Il fumo che può fuoriuscire da un posto del genere, di certo non si limita ad
impedire la luce e la vista, gli effetti li notiamo chiaramente in Sap 17.
Presumendo che la nostra analisi sulle Scritture sia corretta, possiamo solo
dire che quello che abbiamo presentato è quanto riscontrato sulla Bibbia.
Lasciamo agli esperti le dovute "misurazioni" del caso.
Portando a conclusione quest'analisi, vogliamo mostrare un'ultima cosa che può,
in un certo qual modo, rassicurare gli animi.
Alle cavallette che usciranno dal fumo infernale, gli è dato l'ordine di
tormentare (quindi non uccidere) solo gli uomini che non hanno il sigillo di Dio
sulla fronte43. Quindi, chi ha il sigillo è esonerato dalla piaga.
Questo sigillo viene presentato nel capitolo 7 dell'Apocalisse di Giovanni: "Vidi
poi un altro angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai
quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: <<Non devastate né la terra, né il mare, né le
piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi>>"44
La contrapposizione al sigillo di Dio, lo troviamo nel capitolo 13: "Faceva sì che
tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che
nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo
nome"45
Possedere questo marchio è motivo di condanna, infatti leggiamo che alla prima
v5
v7
39
v 14
40
Ap 9,1-2
41
Is 14,12
42
Is 14,15
43
Ap 9,4
44
Ap 7,2-3
45
Ap 13,16-17
37
38
15
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
resurrezione, parteciperanno coloro che non lo possederanno: " e quanti non avevano
adorato la bestia e la sua statua e non ne avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano"46
Quindi, se possedere il marchio è motivo di condanna e di sofferenza47; avere il
sigillo (di Dio) sulla fronte è motivo di salvezza e di risparmio del castigo.
Lo vediamo più chiaramente dalla visione del profeta Ezechiele: "Allora una voce
potente gridò ai miei orecchi: «Avvicinatevi, voi che dovete punire la città, ognuno con lo strumento di sterminio in
mano». Ecco sei uomini giungere dalla direzione della porta superiore che guarda a settentrione, ciascuno con lo
strumento di sterminio in mano. In mezzo a loro c'era un altro uomo, vestito di lino, con una borsa da scriba al
fianco. Appena giunti, si fermarono accanto all'altare di bronzo. La gloria del Dio di Israele, dal cherubino sul quale
si posava si alzò verso la soglia del tempio e chiamò l'uomo vestito di lino che aveva al fianco la borsa da scriba. Il
Signore gli disse: «Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che
sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono». Agli altri disse, in modo che io sentissi: «Seguitelo
attraverso la città e colpite! Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia. Vecchi, giovani, ragazze,
bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio: solo non toccate chi abbia il tau in fronte; cominciate dal mio
santuario!». Incominciarono dagli anziani che erano davanti al tempio. Disse loro: «Profanate pure il santuario,
riempite di cadaveri i cortili. Uscite!». Quelli uscirono e fecero strage nella città"48
Anche qui, come vediamo, vengono colpiti tutti tranne quelli a cui è stato posto
il segno di Dio sulla fronte.
Per chi non lo sapesse, nell'alfabeto antico, il "tao" aveva la forma di una
croce.
Arrivati a questo punto, possiamo dire che qualcosa di simile con quanto detto
dalla “profezia” dei tre giorni di buio, ha un certo riscontro biblico.
Sembra chiaro che è successo… ma potrebbe riaccadere di nuovo?
Il re Salomone, nel suo Qoèlet scrisse che “Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà;
49
non c'è niente di nuovo sotto il sole. C'è forse qualcosa di cui si possa dire: «Guarda, questa è una novità»? ” : ma
è anche vero che al Signore tuo Dio appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e quanto essa contiene .50
Quindi, stando all’analisi della “profezia” attraverso la Sacra Scrittura, non
si può sapere se, qualora la profezia fosse vera, ciò riaccadrà in quanto ciò è
nelle mani del Signore. Non che, con ciò, vogliamo dire che Dio cambi idea più o
meno facilmente, ma semplicemente che potrebbe scegliere modi più mitigati per
richiamare a Se le anime sperdute e compiere la Sua giustizia alla fine dei
tempi.
Ap 20,4
vedi Ap 9,5
48
Ez 9,1-7
49
Qlt 1,9-10
50
Dt 10,14
46
47
16
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Santa Jeanne Le Royer - Suor della Natività
Dalla ricerca dei testi, risulta che questi si trovino a Padova, Torino e
Faenza.
Non essendo stato possibile esaminarli, vi riportiamo i dati per un loro
reperimento (per chi li volesse consultare):
VITA E RIVELAZIONI DI GIOVANNA LE ROYER POI SUOR DELLA NATITIVA’, CLARISSA
CONVERSA NELLE URBANISTE DI FOUGERES DETTATE DA LEI STESSA, RACCOLTE DAL SUO
CONFESSORE; tradotte e ordinate in cinque libri – Tipografia Bertola, Piacenza
1875
Sita nella BIBLIOTECA S. ANTONIO DOTTORE - Padova
DELLE COSE DIVINE E SPECIALMENTE DEGLI ULTIMI TEMPI DEL MONDO: Ammonimenti di
Giovanna Le Royer, poscia suora della Natività, clarissa conversa delle
Urbaniste ossia conventuali di Fougeres; prima traduzione dal francese –
Minelli, Rovigo 1852
Sita nella BIBLIOTECA S. ANTONIO DOTTORE – Padova; e nella BIBLIOTECA COMUNALE
MANFREDIANA, Faenza (RA)
GESU’ CRISTO E LA CHIESA: saggio di rivelazioni dettate da Suor della Natività –
Tip. e libr. Dell’Orat. di S. Franc. di Sales, Torino 1873
Sita nella BIBLIOTECA PROVINCIALE DEI FRATI MINORI CAPPUCCINI, Torino; e nella
BIBLIOTECA DELL’ISTITUTO INTERNAZIONALE DON BOSCO, Torino.
17
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Beata Anna Maria Taigi
E’ risultato che la Taigi, di suo pugno non abbia scritto nulla: “Non imparerà mai a
scrivere; non lascerà testimonianze di se, di suo proprio pugno; ma scriveranno per lei testimonianze sicure e
giornaliere, Monsignor Natali, che le vivrà fianco a fianco per tutta la vita, il suo confessore Filippo Luigi 51 e una
deposizione di più e mille pagine, un cardinale suo segretario: il Cardinale Pedicini.”52
Nella nostra ricerca sono stati, perlopiù, trovati testi biografici del
Cardinale Carlo Maria Salotti (Postulatore della causa di beatificazione) che da
molto risalto alla sposa, madre e devota Anna Maria Taigi.
Tuttavia, Ecco quanto il Natali [ndr. Don Raffaele Natali] ci riferisce
testualmente in una sua deposizione giurata: <<Fin dai tempi della S. M. di Pio Papa VII, cioè
nell’anno 1818, la Serva di Dio mi descrisse la rivoluzione di Roma e tutto ciò che è accaduto, e me ne parlò in seguito
più volte, anzi più spaventosamente, dicendomi che essa era stata mitigata per le preghiere di tante anime care a Dio, le
quali si erano a lui offerte in soddisfazione della Divina Giustizia, ma che l’iniquità sarebbe andata in trionfo, che molti
creduti buoni si sarebbero levata la maschera, che voleva il Signore scoprire la zizzania perché in seguito avrebbe
saputo che esso che farne, e che le cose si sarebbero in modo ridotte che l’uomo non sarebbe più stato capace di
ordinarle, ma che il suo braccio onnipotente avrebbe tutto rimediato. Mi disse che il flagello della terra era stato
mitigato, non così quello del cielo che era orribile, spaventoso ed universale, che non l’aveva il Signore comunicato ad
anima a lui più cara di questa terra, che sarebbe venuto all’impensata, che gli empi sarebbero stati distrutti, che prima di
detto flagello tutte quelle anime che nella sua epoca erano in credito di santità dovevano essere tutte sepolte; che più
milioni di uomini dovevano morire per mano di ferro, parte nelle guerre, parte nei litigi, parte proditoriamente, ed altri
milioni di morti improvvise (s’intende, per tutto il mondo): che nazioni intiere sarebbero indi venute all’unità della
Chiesa cattolica, molti Turchi, Gentili ed Ebrei si sarebbero convertiti, i quali sarebbero stati di confusione ai rimasti
cristiani nell’ammirare il fervore e l’esattezza della loro vita. In una parola mi disse che il Signore voleva purgare il
mondo e la sua Chiesa, per la quale preparava un nuovo piantato di anime che, sconosciute, sarebbero comparse ad
opere grandi ed a miracoli sorprendenti. Mi disse che sfogato che avrebbe la terra con guerre, rivoluzioni ed altre
calamità, avrebbe cominciato dal cielo, ed avrebbe avuto fine il detto flagello con un trambusto generale di meteore le
più spaventose e con grande mortalità. Mi disse la detta Serva di Dio più volte, che il Signore le fece vedere nel
misterioso sole il trionfo ed il gaudio universale della novella Chiesa così grande e soprendente, che non poteva
spiegare. Siccome però il flagello proveniente dalla terra fu mitigato per le preghiere di tante anime a Dio care,
speriamo che anche quello del cielo venga mitigato, e che il Signore voglia trionfare più nella sua misericordia che nella
sua giustizia>>.53
Stando al testo sopra-riportato, la Beata Anna Maria Taigi ha parlato di un
castigo celeste da individuarsi come una pioggia di meteore che, indubbiamente,
porteranno terrore e morte, ma non sembra aver fatto minimamente riferimento
alle tenebre indicate nella profezia. Non sembra nemmeno aver fatto riferimento
a candele benedette ed alle modalità di comportamento durante i momenti di detto
flagello.
C’è, comunque, da dire che la profezia della Taigi, umanamente parlando, è
tutt’altro che allegra. Riguardo alle morti per causa delle guerre, beh, è
sufficiente pensare ai conflitti che si sono particolarmente scatenati nel corso
del XX° secolo. Due guerre mondiali ed altre localizzate che hanno provocato la
morte dalle centinaia di migliaia fino a cifre di diversi milioni di persone.
Tornando all’unico elemento profetico “straordinario”, quello in merito alla
pioggia di meteore, trova il suo riscontro con l’apertura del settimo sigillo
nell’Apocalisse di Giovanni.
Non riteniamo che ci sia molto da dire in proposito. Si tratta di un flagello
ben descritto dalla Taigi e, come fenomeno cosmico, trova conferme anche di tipo
scientifico.
Le meteore s’incrociano con il pianeta terra, basti pensare alle notti del mese
Padre Filippo Luigi, Gesuita
Anna Maria Taigi (di Antonietta Fallacara), pagg. 12-13
53
Anna Maria Taigi, madre di famiglia, pagg. 281-282
51
52
18
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
di Agosto; alcune non oltrepassano gli strati più alti dell’atmosfera
sbriciolandosi prima od appena dopo, altre raggiungono il suolo e possono
provocare danni (fortunatamente di rado) più o meno consistenti. Altre ancora,
pur non raggiungendo il suolo, possono fare ugualmente danni. Fortunatamente,
quest’ultime sono talmente rare che se ne registra solo una, caduta agli inizi
del XX secolo in Siberia. Esplodono in aria con aspetto e danni simili a quelli
di una testata termonucleare.
Le testimonianze dell’epoca parlano di un assordante boato con un fuoco dal
cielo (che investì anche il suolo) e di un vento fortissimo che spazzò via tutto
nel raggio di centinaia di chilometri quadrati dal punto “d’impatto”.
In base a delle ricerche archeologiche, la scienza dedicata all’argomento,
sospetta che una simile cadde in prossimità delle città di Sodoma e Gomorra con
gli effetti narrati nel libro della Genesi.
“Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar, quand'ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e
sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti
delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale. Abramo
andò di buon mattino al luogo dove si era fermato davanti al Signore; contemplò dall'alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace.”54
Resta inteso che tutto è legato ai materiali che compongono il masso della
meteora e dalle sue dimensioni (nonché l’angolo di caduta, ecc. ecc.).
Solitamente non sono altro che “sassi”, il fatto che bruciano è dovuto
innanzitutto dall’attrito con l’aria provocato dalla velocità di caduta, il
materiale che la compone può fare il resto.
Resta tuttavia il fatto che il Signore, essendo il Creatore dell’intero
universo, può disporne come meglio ritiene delle cose che lo compongono. E se la
beata Anna Maria Taigi ha profetizzato l’eventualità che il Signore utilizzi
questo fenomeno cosmico per richiamarci a Se, nulla può escludere che l’evento
sia possibile.
54
Gen 19, 23-28
19
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Elisabetta Canori Mora
Oltre alla forte testimonianza di vita familiare, il Signore, attraverso
l’esperienza spirituale e mistica della beata, ha voluto darci un chiaro ed
amorevole messaggio circa il farsi trovare da chiunque lo cerca con il cuore ed
animo sincero rispondendo alla grazia delle Sue chiamate ed inviti.
Anche se non è il “tema” principale del diario, diverse volte viene posta in
evidenza la questione relativa alla Giustizia divina.
Abbiamo
voluto
presentare
all’attenzione
quelli
da
noi
ritenuti
più
significativi ai fini della nostra ricerca.
Teniamo precisare che, per ogni esperienza mistica della beata, non si è voluto
estrapolare le parti strettamente riconducibili alla “profezia sui tre giorni di
buio”, ma di esporre per intero quanto la beata racconta attraverso il suo
diario. Questo, per dare un senso di completezza alla ricerca ed una migliore
esposizione dei contesti circa le rivelazioni ricevute dalla beata.
10555 – Il 25 dicembre 1813. In questa santa notte mi portai alla chiesa, mi posi in ginocchio, e al momento fui
sorpresa da intimo raccoglimento: il mio Signore mi donò una particolare cognizione di me stessa. Quanto si umiliò,
quanto si annientò la povera anima mia! Qual fosse il dolore di avere offeso il mio Signore non posso spiegarlo.
Quante lacrime di contrizione! Mi pareva di morire dal dolore. Ecco in lontananza vedo tre messaggeri celesti che
verso di me si approssimavano, mi invitavano di andare con loro. A questo invito la povera anima mia sentiva sommo
timore.
E come è possibile che possa tanto inoltrarmi, mentre, sono la creatura più vile della terra? Ma questi rinnovano
l’invito; una forza superiore mi obbliga di andare con loro.
Ecco apparire una luce che ci precede e ci conduce al presepio. Vedo questo luogo d’immensa luce ripieno; vedo
vago e leggiadro Bambino: in povera culla giaceva, accanto alla sua santissima Madre. Lo splendore del suo volto
riempiva il mio cuore di mille affetti. Riconoscendomi affatto indegna, non ardivo di entrare, ma mi trattenevo
fuori di questo luogo e domandavo perdono, pietà, misericordia. Ma questo divin Bambinello con la sua preziosa
manina mi chiamava dolcemente: i suoi replicanti inviti mi hanno obbligato non solo ad entrare ma ad avvicinarmi a
lui. Molte erano le anime che gli facevan corona in quel sacro luogo. Somma confusione provai mentre, ai replicanti
inviti di quel divino Infante, dovetti tanto inoltrarmi fino ad avvicinarmi alla sacra culla. Eppure molto inferiore era
la povera anima mia in paragone a queste anime belle, che si trattenevano all’adorazione di questo divino Infante.
Ma qual caso strano sono io per raccontare, il solo pensarlo mi fa orrore! Mi avvicino dunque alla sacra culla e, con
sommo mio stupore, la vedo tutta piena di sangue. Do in dirotto pianto, per vedere il mio caro Gesù appena nato
tutto intriso nel proprio sangue.
Ah, Gesù mio, e chi vi ha ridotto in questo stato? Le offese dei suoi nemici, gli oltraggi dei suoi ministri gli
cagionavano questo affronto, appena nato. Sono stata sorpresa da sommo dolore e procuravo di offrire i meriti di
tutti i santi, particolarmente di Maria Vergine Santissima, sua cara Madre.
Ecco vedo apparire tre messaggeri celesti con tre vasi bellissimi: li presentano a Maria Santissima. Questa divina
Madre prende tutto il prezioso sangue e con somma riverenza lo pone nei tre vasi; la divina Signora si pone in atto
supplichevole verso il suo santissimo Figliolo. Restò sopito il mio spirito alla preghiera della Madre santissima verso
il suo santissimo Figliolo.
In questo tempo per parte di intelligenza conobbi qual fosse la cagione di tanto spargimento di sangue di questo
divino Infante, appena nato. Meglio sarebbe occultarlo che manifestarlo! La cattiva condotta di tanti sacerdoti
secolari e regolari, di tante religiose che non si comportano secondo il loro stato; la cattiva educazione che si dà ai
figli dai padri e madri, come ancora da quelli a cui spetta simile obbligazione. Queste sono le persone che per parte
del loro buon esempio devono aumentare nel cuore degli altri lo Spirito del Signore. Questi, invece, appena nato nel
cuore dei suddetti, viene da questi perseguitato a morte con la loro cattiva condotta e cattive massime. Mi fu
manifestato chi erano i tre messaggeri celesti, e a quale oggetto in questo luogo fossero portati. Questi sono tre
angeli di altro grado, zelatori della divina giustizia, da questa commessi per vendicare il suo giustissimo sdegno,
provocato da tante indegnazione e peccati. Erano questi tutto sdegno contro il mondo ingrato, volevano spandere
sopra la terra il prezioso sangue, che rispettosi tenevano nelle loro mani in quei vasi suddetti.
55
Parte II: Le nozze mistiche, pagg.158 -160
20
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Guai a noi! Sarebbe restato al momento subissato il mondo tutto! S’interpose la Vergine Santissima: << Ah, non si
eseguisca, o mio diletto Figlio, il tremendo decreto! >>. Ciò detto, si genuflette sollecitamente ai piedi del suo
santissimo Figliolo e ci ottiene la grazia. Il divino Infante alza la mano santissima, autorevole e imperiosa:
<<Fermate, fermate!>>. Per ben due volte così disse. I messaggeri celesti dimisero il loro sdegno, e umili e rispettosi
si prostrarono ai piedi suoi santissimi. Per ordine di Gesù Bambino consegnarono i tre vasi nelle mani di Maria
santissima. Appariscono altre tre messaggeri celesti: erano questi commessi dalla divina misericordia. Giulivi e
contenti si presentano pieni di sottomissione, prendono dalle mani della Madre santissima i suddetti vasi e,
cantando inni di lode a questo divino attributo disparvero.
17156 – Il 15 agosto 1814 mi portai alla missione in piazza Barberini. Ad un tratto il mio spirito restò sopito, e mi fu
manifestato il frutto che si sarebbe ricavato da quelle sante missioni. Da varie persone vedevo deplorare il
peccato; altri, convinti della ragione, si convertivano; ma guai a quelli che, duri di cuore, non daranno ascolto alla
chiamata che Dio fa per la valevole mediazione di Maria Santissima! Guai, guai dico, giacchè poco e niente posso
ridire di tutto quello che vidi. Tanto fu il terrore e lo spavento che ebbi, che credetti di morire!
Il tutto mi fu dimostrato con molta rapidità. Vedevo dunque il mondo tutto in scompiglio; non solo gli uomini tutti,
ma anche le bestie stesse erano ripiene di orrore. Vedevo quattro angeli che rapidamente scorrevano le contrade
con le spade sfoderate e intrise di vivo sangue, per ordine di Dio tutti gli empi restavano morti. Oh quanto poco
numero di viventi restavano sopra la terra! Sono restata così stordita per l’orrore e la pena, che mi ha causato un
grave dolore di testa.
Padre mio57, Dio è molto sdegnato con gli uomini, e molti non lo credono. Raccomandiamoci caldamente alla gran
Madre di Dio, perché si degni di placare lo sdegno di Dio.
22458 – Il 26 gennaio 1815 nella santa comunione dai santi angeli, che sono soliti favorirmi, fui condotta in luogo
sotterraneo, dove per mezzo di torce accese, che portavano nelle loro mani, potei scolpire l’occulta persecuzione
che si fa a Dio da tanti ecclesiastici che sotto manto di bene perseguitano Gesù crocifisso e il suo santo Evangelo.
Li vedevo dunque come lupi arrabbiati, che macchinavano di balzare il capo della Chiesa dal suo trono, cercavano in
ogni modo di atterrare la Chiesa cattolica; ma come piacque a Dio, per la valevole intercessione del patriarca
sant’Ignazio59, vedevo dalla nobilissima Compagnia di Gesù sorgere un gran personaggio, ricco di virtù e di dottrina,
molto insigne, dotato di celeste eloquenza, che sosteneva le ragioni della Chiesa cattolica, unitamente agli altri suoi
compagni, molti dei quali davano il sangue per Gesù Cristo.
A queste cognizioni la povera anima mia porgeva infuocate preghiere all’Altissimo, perché si fosse degnato di
liberare la nostra Madre, la santa Chiesa, da persecuzione tanto funesta. Quando in un baleno sono stata
trasportata a vedere il crudo scempio che è per fare la giustizia di Dio di questi miseri; con sommo mio terrore
vedevo da ogni intorno baleare i fulmini dell’irritata giustizia.
Intanto vedevo rovinare i palazzi, le città, le intere province, tutto il mondo era in scompiglio; non altro si udiva
che flebili voci che imploravano la misericordia: il numero dei morti era incalcolabile. Fu tale e tanto lo spavento e il
timore, che perdetti ogni uso di ragione e, annientata in me stessa, credetti di restare estinta. Per grande orrore
che ebbe il mio spirito restò tutto il giorno affatto stordito dallo spavento, il corpo restò gelato come un marmo,
quasi privo di ogni sensazione.
Raccomandiamoci caldamente al Signore, acciò si degni placare la sua divina giustizia, per i meriti di Maria
santissima, Vergine e Madre.
23760 – Dal 20 febbraio fino al 20 marzo 1815 il mio spirito si è impegnato in piangere i propri peccati. In questo
tempo però il Signore si è degnato di favorire il mio povero spirito per ben tre volte, col sollevarlo ad una
particolare unione. Particolarmente il giorno 9 marzo mi seguì un certo fatto, che io non so ridire, per essere cosa
intellettuale; ma non per mancare all’obbedienza, procurerò di spiegare alla meglio la cognizione che ebbe il mio
intelletto.
Mi si mostrò Dio sotto la figura di un forte guerriero armato, e con la sua spada vendicatrice era sul momento di
vendicare i gravi torti che riceve dai suoi. E, ridendo ed esultando, m’invitava ad esultare con lui; ma la povera
anima mia era sopraffatta da mestizia così profonda, che invece di esultare piangeva amaramente, perché
Parte II: Le nozze Mistiche, pag. 215
Si riferisce al suo confessore (Padre Ferdinando di San Luigi), il quale gli aveva ordinato di riportare minuziosamente tutto quello che
le accadeva nella vita e nelle estasi con le relative visioni e rivelazioni. Più volte è stata rimproverata ed addirittura “punita” perché,
perlopiù per pudore spirituale e modestia, ometteva delle cose.
58
Parte II: Le nozze Mistiche, pagg 257-258
59
Sant’Ignazio da Lojola, fondatore dell’ordine Gesuita
60
Parte II: Le nozze Mistiche, pagg 269-270
56
57
21
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
conosceva chiaramente quale strage sarebbe Dio per fare con la sua spada vendicatrice.
A questa cognizione tanto lacrimevole ed afflittiva procuravo per quanto potevo di resistere a Dio, non con il
fatto né con le parole, ma mostrandogli il mio gran dispiacere e la mia grande pena. Il buon Dio tornava di bel nuovo
ad invitarmi ad esultare con lui, non solo m’invitava ad esultare con lui, ma per mezzo di particolare illustrazione mi
dava a conoscere quanto retto e giusto fosse il suo operare.
Io, a questa cognizione, piena di umiltà, confessavo questa gran verità, che Dio è giusto e retto in tutte le sue
opere; ma il mio cuore, ciò nonostante non poteva esultare, anzi per quanto potevo mi opponevo e facevo a Dio
resistenza. Nel tempo stesso che confessavo con ogni sincerità che la creatura non può né deve opporsi al suo
Creatore, mostravo al mio buon Dio la grave mia pena. Gli dicevo piena di santo affetto: <<Ah, potessi con il mio
sangue risparmiare al mondo il tremendo castigo, ho quanto volentieri lo spargerei! Mio Dio, ti muova a compassione
la pena mia>>.
A questa preghiera tornava il buon Dio a persuadermi. In questo contrasto si è trattenuto il mio spirito dal 9 fino
al 24 marzo, giorno di venerdì santo. Nell’assistere alla devozione delle tre ore dell’agonia di nostro Signore Gesù
Cristo, tanto si era internato lo spirito nella considerazione di questo doloroso mistero, che quattro ore continue
stetti in ginocchio, dimentica affatto di me, solo intenta a compassionare il mio Signore e piangere la mia
ingratitudine, che fu cagione di tanto scempio. Con abbondanti lacrime gli domandavo perdono e, afflitta fino
all’ultimo segno, desideravo morire in croce con lui.
Dopo aver passato circa tre ore in questa considerazione, tutto ad un tratto il Signore fece passare il mio spirito
a cognizioni tutte opposte. Di nuovo mi diede a conoscere come al sua divina giustizia a mano armata vendicherà
severamente i gravissimi oltraggi che tuttora riceve dai suoi. Prendendo alta compiacenza nella sua sovrana
giustizia, mi dava a conoscere come avrebbe trionfato, mostrandomi il crudo scempio che è per fare dei viventi.
Che spavento, che terrore ebbe mai il mio spirito! Cosa più funesta non si dà! Raccomandiamoci caldamente al
Signore, perché si degni di mitigare il suo rigore.
Tornò di bel nuovo ad invitare la povera anima mia ad esultare con lui; ma il mio spirito, sentendo una viva
compassione fraterna, non poteva prendere compiacienza nella giustizia, anzi procuravo quanto potevo di oppormi.
Il Signore cercava, per mezzo di interne illustrazioni, di persuadermi e, per tenermi contenta, mi fece vedere
come salverebbe tutte quelle anime che mi fanno del bene, e tutte quelle che sono a me in spirito unite, ponendo
sopra queste un segno che le renderebbe sicure. Nonostante tutte queste finezze, io mi opponevo ai suoi voleri col
mostragli la mia pena. Questo contrasto apportava al mio spirito molta angustia e gravissima afflizione.
23861 – Dicevo al mio padre la grave afflizione in cui gemeva il mio spirito, ma non avevo coraggio di manifestare la
causa. Finalmente il 25 marzo 1815, sabato santo, manifestai al mio parer la causa della mia afflizione. Il suddetto
mi disse che non dovevo oppormi a Dio; ma a costo di ogni mai pena, dovevo compiacermi nella sua divina volontà,
benchè dovesse perire tutto il mondo. Non solo mi consigliò, ma mi comandò di fare una preghiera tutta conforme
alla divina volontà.
La mattina di Pasqua, nella prima orazione, che sono solita fare subito levata, feci al suddetta orazione con molto
raccoglimento e sincerità di affetto. Molto gradì il buon Dio l’orazione, che la chiamò orazione degna di lui. A
questo elogio il mio spirito si umiliò profondamente e, presentando al mio Signore il padre mio, lo significavo autore
della orazione da lui tanto gradita, e chiedendo a Dio grazia per lui con tutto l’impegno dell’anima mia, mi fu ingiunto
di dirgli, per sua consolazione, che il suo nome era scritto nel libro della vita.
La mattina nella santa comunione, il Signore mi degnò di particolar favore. All’ora della messa cantata mi portai in
Sant’Andrea delle Fratte62. Nell’assistere alla messa cantata si sopì il mio spirito, e improvvisamente mi parve di
essere trasportata sopra un altissimo monte, dove vidi il buon Dio tutto ammantato di luce. Compiacendosi nella sua
giustizia, con la sua mano onnipotente scagliò nel nostro mondo tre pietre, in tre diverse parti della terra; poi il
cielo si ammontò di caliginose nubi e il nostro mondo le vedevo gemere sotto il peso di spietate afflizioni. Il mio
spirito, a cognizioni tanto lacrimevoli, non si opponeva più al suon buon Dio con mostragli la sua pena, ma come da
nuovo spirito rivestito, sperimentavo nel mio cuore una umile soggezione alle divine disposizioni e, annientata in me
stessa, lodavo e benedicevo Dio senza più soffrire la minima pena, benchè conoscessi quale sterminio Dio sia per
fare dei viventi. Raccomandiamoci al Signore, acciò si degni di mitigare la sua giustizia; molto si può ottenere con le
preghiere.
25763 – Il 7 giugno 1815, giorno del ritorno del nostro Santo Padre in Roma, tutta la città era in grande allegria e il
mio spirito era in grande malinconia. Mi furono mostrate le gravi afflizioni che dovrà patire la nostra Madre, la
Parte II: Le nozze Mistiche, pagg 238-239
Si tratta di una chiesa sita vicino Piazza di Spagna dove la Santa Vergine comparve all’ebreo Ratisbone convertendolo. L’apparizione
della Madonna è praticamente simile a quella della diffusissima Medaglietta Miracolosa.
63
Parte II: Le nozze Mistiche, pagg 285-286
61
62
22
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
santa Chiesa, da quelli che sotto nome di bene e di vantaggio cercano di rovinarla, per esser questi lupi rapaci che,
sotto il manto di agnelli, cercano la sua totale distruzione. Questi, sebbene non lo compariscono, sono acerrimi
persecutori di Gesù crocifisso e della sua sposa, la santa Chiesa.
Mi pareva dunque di vedere tutto il mondo in scompiglio, particolarmente la città di Roma. Conoscevo la verità
delle false opinioni, che si nascondono sotto il manto della vera religione cattolica. Conoscevo la diversità dei
partiti, i quali cospiravano gli uni contro gli altri; questi miseri si laceravano nella fama, si vituperavano nell’onore, si
ammazzavano senza pietà.
Cosa dirò poi del sacro collegio? Questi per le varie opinioni erano chi dispersi, chi distrutti, chi spietatamente
uccisi. In simile guisa e anche peggio era trattato il clero secolare e la nobiltà. Il clero regolare poi non soffriva la
totale dispersione, ma era decimato di numero. Molti e senza numero erano gli uomini di ogni condizione che
perivano nella strage, ma non tutti erano riprovati. Molti erano uomini di buoni costumi, e molti altri di santa vita. Il
mondo era in gravissima desolazione; il piccolo gregge di Gesù Cristo porgeva infuocate preghiere all’Altissimo,
acciò si fosse degnato di sospendere tanta strage e tanta rovina. Ai voti di questo piccolo numero cessava la strage
per parte degli uomini e cominciava quella per parte di Dio.
Il cielo si ammantò di nera caligine, scoppiando i fulmini più tremendi, dove incenerivano, dove bruciavano: la
terra, non meno che il cielo, era sconvolta. I terremoti più orribili, le voragini più rovinose facevano le ultime stragi
sopra la terra. In questa guisa furono separati i buoni cattolici dai falsi cristiani. Molti di quelli che negavano Dio lo
confessavano e lo riconoscevano per quel Dio che egli è. Tutti lo stimavano, lo adoravano, lo amavano. Tutti
osservavano la sua santa legge. Tutti i religiosi e religiose si sistemavano nella vera osservanza delle loro regole. Il
clero secolare era l’edificazione della santa Chiesa. Nelle religioni fiorivano uomini di molta santità e dottrina, e di
vita austera. Tutto il mondo era in pace. Scritto per obbedienza.
39064 – Il dì 24 dicembre 1816, […]65
Quando l’anima mia si compiaceva infinitamente in Dio e prendeva altissima compiacenza nell’infinito suo essere,
quando ero già immersa in questa infinita magnificenza, il mio Dio mi obbligò ad abbassare lo sguardo, e mirare
questo mondo sensibile, e mi diede a vedere le grandissime iniquità che in questo si commettono.
Che indignazione, che iniquità! Mio Dio, datemi grazia voi per poterlo manifestare, mentre al solo pensarlo io
raccapriccio, e si riempie di confusione ed orrore il mio spirito. Abbasso dunque lo sguardo e vedo Maria santissima
con il suo santissimo Figliolo tra le sue braccia santissime, la vedo mesta e dolente. La usa mestizia destò nel mio
cuore viva compassione e ardente amore, e mossa da cordiale affetto, domando a lei la cagione del suo dolore,
offrendomi, benché indegna peccatrice, ad ogni sorta di patimenti, per così dare qualche conforto all’affannato suo
cuore.
La pietosa Madre gradì la povera, ma sincera mia offerta, mentre in quel momento mi sarei data in mano ai più
spietati carnefici, acciò avessero fatto di me il più crudele scempio, per così dare qualche conforto alla mia
amabilissima madre Maria. La divina Madre a me rivolta, così mi dice: <<Mira, o figlia, mira la grande empietà!>>.
A queste parole vedo che arditamente tentano i nostri apostati di strapparle arditamente e temerariamente il
suo santissimo Figliolo dal suo purissimo seno, dalle sue santissime braccia. A questo grande attentato la divina
Madre non più chiedeva misericordia per il mondo, ma giustizia chiedeva all’eterno divin Padre; il quale, rivestito
della sua inesorabile giustizia e pieno di sdegno, si rivolse verso il mondo. In quel momento si sconvolse tutta la
natura, e il mondo perdette il suo giusto ordine, e si formò sulla terra la più grande infelicità che mai possa dirsi né
immaginarsi. Cosa così lacrimevole e affittiva che renderà il mondo all’ultima desolazione. Non posso dir di più.
Preghiamo il Signore caldamente, acciò si degni mitigare verso di noi il suo giustissimo sdegno. Quale timore, quale
spavento mi apportò simile vista non ho termini di poterlo spiegare.
41166 - Il dì 15 novembre 1818 fu il mio povero spirito nelle orazioni favorito dal Signore con particolare grazia.
Fui sopraffatta da interno riposo, la povera anima mia godeva nel riposo la dolce presenza del suo diletto Signore,
che, per mezzo di intellettuali illustrazioni, mi dava particolari cognizioni riguardanti i suoi giustissimi giudizi.
Se ne stava la povera anima mia tutta profondata in se stessa, e, piena di santo timore, andava piena di
ammirazione penetrando i divini giudizi di Dio, imperscrutabili. Ero tutta penetrata da profondo rispetto e da
interna venerazione; era sopraffatto il mio cuore da santo timore, e piena di riverenza, adoravo profondamente gli
eterni divini giudizi di Dio, che per pura sua bontà mi faceva comprendere con somma chiarezza.
L’anima, a questa cognizione, si compiaceva nel suo amorosissimo Dio, trovando i suoi divini giudizi tutti santi,
tutti retti, tutti giusti.
Parte II: Le nozze Mistiche, pagg. 409-412
Ndr. Non è stata riportata una lunga parte non rilevante all’argomento del presente testo.
66
Parte II: Le nozze Mistiche, pagg. 428-430
64
65
23
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Oh come l’anima si liquefaceva di compiacenza, di gaudio, di amore, nella cognizione delle perfezioni dell’unico suo
diletto; ma quando mi deliziavo in questo sommo bene, che io non so e non posso esprimere, fui sopraffatta da
nuova illustrazione, e tutto ad un tratto mi fu mostrato il mondo. Questo lo vedevo tutto in rivolta, senza ordine,
senza giustizia, i sette vizi capitali si portavano in trionfo, e per tutto vedevo che regnava l’ingiustizia, la frode, il
libertinaggio e ogni sorta di iniquità. Il popolo mal costumato, senza fede, senza carità, ma tutti immersi nelle
crapule e nelle perverse massime della moderna filosofia.
Mio Dio! Qual pena provava il povero mio spirito nel vedere che tutti quei popoli avevano la fisionomia più da
bestie che uomini.
Oh che orrore il mo spirito ne aveva di tutti questi uomini così sformati per il vizio!
Io mi vedevo in una grande altura, come separata da questo luogo tanto miserabile, e per mezzo di una luce, che
rifletteva in quel cupo basso del mondo, vedevo tutte le sopraddette iniquità e per mezzo della grazia infusami,
conoscevo di questi miseri la loro profonda malizia.
Oh quanto si affliggeva il mio povero cuore, quante lacrime versavo nel vedere tante iniquità!
Ma ecco che in un momento il mondo cambiava scena. Ecco lo sdegno di Dio, che ad un tratto circondava tutto il
mondo, facendo provare a quei mal costumati popoli il rigore della sua giustissima e rettissima giustizia.
Il povero mio spirito, nel vedere lo sdegno di Dio sopra quei miseri, pieno di terrore e di spavento gemeva, e con
abbondanti lacrime deplorava la loro misera sorte, e, riconcentrata tutta in me stessa, mi umiliavo profondamente,
e incessantemente lodavo e benedicevo l’infinita bontà di Dio in avermi sottratta da sì tremenda rovina,
riconoscendomi per i miei peccati meritevole di ogni castigo.
Ma di nuovo tornai a riabbassare lo sguardo nel mondo, e vedo i grandi travagli che da ogni lato lo circondavano.
Tutte le cose sensibili che appaiono sopra la terra le vedevo senza ordine, senza armonia, ma tutto era in rivolta,
tutto era confuso. L’ordine della natura era tutto sconvolto. Il solo mirre la terra dimostrava lo sdegno di Dio. In
un momento tutto il mondo era in una grandissima desolazione.
Oh quante grida, quante lacrime e quanti sospiri flebili voci si sentivano risuonare in quel teatro di mestizia.
Vedevo poi in mezzo a tanta iniqua gente, un demonio tanto brutto che scorreva il mondo con tanta superbia ed
alterigia. Costui teneva gli uomini in una penosa schiavitù, con orgoglioso impero voleva che tutti gli uomini fossero
a lui soggetti, rinunziando la fede di Gesù Cristo, con l’inosservanza dei suoi santi comandamenti, dandosi in preda
al libertinaggio e alle perverse massime del mondo, adottando la vana e falsa filosofia dei nostri moderni e falsi
cristiani.
Oh, miseria grande, veramente da deplorarsi con infinite lacrime!
Vedere che dietro a queste false massime correvano pazzamente ogni sorta di persone, di ogni ceto, di ogni età,
non solo secolari, ma ancora ecclesiastici di ogni dignità, tanto secolare che regolare.
In questo stato così deplorevole il mio povero spirito amaramente piangeva, e tutto si conturbava nel vedere tanto
oltraggiato un Dio che è la stessa bontà, che merita di essere amato, vederlo tradito e oltraggiato; era tanto
grande la pena mia che credevo veramente di morire in quel momento di un colpo mortale, tanto era grande
l’afflizione del mio povero spirito, nel vedere tanto offeso il mio amorosissimo Dio.
Oh cosa non avrei fatto, cosa non avrei patito per compensare le gravi ingiurie che questi finti cristiani facevano
all’eterno Dio! In questo stato di cose, la povera anima mia si offrì a patire ogni qualunque pena, ogni qualunque
travaglio, ogni qualunque strapazzo diabolico. Unii questa povera anima mia offerta all’eterno divin Padre, unendo il
mio sacrificio a quello del suo santissimo Figliolo, e lo pregai che, per gli infiniti meriti di Gesù Cristo, si degnasse
ricevere il povero mio sacrificio, promettendo di darmi ad esercitare con più rigore ed asprezza la penitenza, il
digiuno, l’orazione, le vigilie, come, con la grazia di Dio, puntualmente eseguii, con il permesso del mio lodato padre
spirituale.
41267 – L’eterno Dio si degnò, per sua infinita bontà, di accettare la povera mia offerta. Mi diedi dunque a
mortificare il mio corpo con rigoroso digiuno, non prendendo cibo che ogni quarantotto ore, e questo era un poco di
pano con olio e aceto, oppure una chicchera di cioccolata. In questa guisa passai il mese di novembre e dicembre,
come già dissi sopra, nel 1818.
Mi pareva dunque che, attesa la mia povera offerta, che unito avevo agli infiniti meriti di Gesù Cristo, l’eterno
Dio mi dava il permesso, mediante la sua onnipotenza, di legare di propria mano quel demonio pervertitore di tante
anime, che aveva sedotto con la sua profonda malizia, facendogli adottare le perverse massime del mondo libertino,
macchiandoli, contaminandoli con la falsa filosofia. Sì, aiutata dal braccio onnipotente di Dio, mi pareva di propria
mano di ricondurlo nel cupo abisso dell’inferno. Nella grande impresa di incatenare il suddetto mostro del cupo
abisso dell’inferno, erano in mio aiuto due padri trinitari; questi mi davano di mano e mi aiutavano a rilegare questo
terribile demonio, questo spietato mostro, e ricondurlo con somma fatica nel cupo abisso dell’inferno.
67
Parte II: Le nozze Mistiche, pagg 430-431
24
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Fatta la suddetta operazione, per mezzo dell’onnipotenza di Dio, che mi dava tanto forza e autorità di tutto
operare per la maggior gloria sua, mentre i miei pensieri, le mie operazioni, le mie fatiche, le mie premure non ad
altro fine erano dirette che alla maggior gloria dell’immenso, dell’eterno, dell’incomprensibile mio Dio, sommo mio
bene, che mi protesto di amare infinitamente, con tutto il mio povero cuore, e per l’amore che gli porto sono pronta
ogni momento a dare il sangue e al vita in mano dei più spietati tormenti, e se milioni di vite avessi, tutte le
sacrificherei per la sua gloria.
Fatta dunque la suddetta operazione, mi parve che tutto il mondo respirasse in pace, e per mezzo di uomini dotti
e santi si ristabilisse il giusto ordine sopra la terra, con somma gloria di Dio, ed onore della nostra santa Chiesa
cattolica. Mi pareva che cessassero i peccati e si faceva vera penitenza dappertutto, mi pareva che regnasse la
pace, la giustizia; la fede di Gesù Cristo trionfava dappertutto e rendeva gli uomini seguaci del santo Evangelo.
41368 – Il mese di ottobre del 1818 […]69
Molto gradì il Signore per sua bontà e misericordia la mia intrapresa penitenza, che si degnava nelle orazioni di
favorirmi con i suoi distinti favori. Con molta frequenza sollevava il mio povero spirito, e si degnava manifestargli
cose molto grandi, riguardanti il suo infinito amore. Varie volte mi ha mostrato la sua divina giustizia, sdegnata
contro di noi, poveri peccatori, e il tremendo castigo che voleva mandare sulla terra, per i gravi peccati che si
commettono. Io dallo spavento mi pareva di morire, e incessantemente mi raccomandavo e, offrendo i meriti infiniti
di Gesù Cristo all’eterno divin Padre, mi pareva di ottenere la grazia di dilazionare il tempo, per non vedere tante
anime piombare all’inferno.
[…]70
45171 – Il giorno di san Giuseppe, il 19 marzo 1820, dopo al santa comunione, che ricevetti nella mia cappella dalle
mani del mio padre spirituale, che celebrò la santa messa, fu sopraffatto il mio spirito da uno straordinario favore.
Dio mi trasse dai propri sensi lo spirito, fui alienata dai sensi e il mio corpo restò qual cadavere immobile, senza
quasi respirare e senza che i polsi dessero segni di vita. Questo seguì per lo spazio di circa nove ore. Dopo il
suddetto tempo rinvenni un poco e per buoni tre giorni il mio spirito restò sopito, senza disgiungere le cose
sensibili della terra.
In questo tempo fu al mio spirito, per mezzo di intellettuale cognizione, mostrato il grande castigo che Dio è per
mandare sopra la terra, per le grandi iniquità che si commetto dalla maggior parte degli uomini.
Oh quale spavento, oh quale orrore ne ebbe il mio povero spirito! Mi fu mostrato il braccio onnipotente di Dio che
armato stava di forte e pesante flagello, per momentaneamente scaricarlo sopra di noi, miseri mortali. In questa
affittiva situazione vedevo l’umanità santissima di Gesù Cristo, che impediva al suo divino Padre di scaricare il
funestassimo colpo, dove quasi tutti gli uomini sarebbero periti sotto sì spietato flagello.
La povera anima mia, per il grande spavento di vedere lo sdegno di Dio, piena di santo timore, era tutta
profondata in me stessa ed umiliata fino all’intimo del mio nulla, dal profondo del quale, con abbondanti lacrime ed
infuocati sospiri chiedevo misericordia, offrendo di tutto cuore il sangue preziosissimo di Gesù e gli infiniti suoi
meriti all’eterno divin Padre, acciò si degnasse di placare il suo giustissimo sdegno, irritato conto di noi, infelici
peccatori.
45272 – Fatta la preghiera, mi pareva che Dio sdegnasse di riceverla, ma preso dal giusto suo furore, veniva alla
determinazione di castigare il mondo, ed in quel momento subissarlo. Sopraffatto il povero mio spirito dalla carità
fraterna, per non vedere perire tante anime, che eternamente si sarebbero dannate, con santa fiducia e filiale
confidenza, io dicevo: <<Ah, mio Dio, mai e poi mai acconsentirò che questo segua! Voi mi avete, per vostra infinita
bontà, ricevuto qual vittima di riconciliazione; ah, mio Dio, non sdegnate il povero mio sacrificio che vi fece il vostro
santissimo Figliolo sopra l’albero della croce. Si, mio Dio, in unione del suo ricevete il mio, che di tutto cuore torno
ad offrirvi per l’esaltazione della santa Chiesa cattolica e per salvare tutto il mondo. Mio Dio, voglio tutti salvi e lo
chiedo in nome del vostro santissimo Figliolo. Volgete verso di me il forte castigo, annientatemi, fate di me ciò che
vi piace, ma salvate i poveri peccatori, salvate la Chiesa!>>.
La povera mia preghiera fu avvalorata dal grande amore che Dio porta a tutto il genere umano. L’umanità
santissima di Gesù Cristo mi diede tanto valore, tanto coraggio,, tanta fu la santa confidenza che, animata dalla
cognizione dell’amore infinito che Dio porta a noi, miseri mortali, m’inoltrai dunque con timore e tremore, perché la
maestà di Dio m’infondeva sommo timore e sommo rispetto. Tremavo da capo a piedi alla sua divina presenza, ma ciò
Parte II: Le nozze Mistiche, pagg.431-433
Ndr. Non è stata riportata una lunga parte non rilevante all’argomento del presente testo.
70
idem
71
Parte III: Alla maggior gloria di Dio, pagg. 484-485
72
Parte III: Alla maggior gloria di Dio, pagg. 485-487
68
69
25
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
nonostante la filiale confidenza che mi diede l’infinito suo amore mi diede coraggio di sostenere il suo braccio
onnipotente, e così fu sospeso il colpo formidabile della divina giustizia, che voleva scagliare in quel momento il
forte suo braccio vendicatore, che per le nostre grandi iniquità e gravi peccati tiene armato il suo forte braccio di
terribile flagello, che al solo vederlo mi fece tanto terrore, che per lo spavento mi sarei nascosta nel cupo più
profondo della terra.
A questa vista così spaventevole caddi in un deliquio mortale e stetti molte ore come morta affatto, senza quasi
più respirare e senza pulsazione, di maniera che non davo più segni di vita, ma in questo tempo il mio spirito operava
con grande agilità ed attività. A fatto così terribile e spaventoso, piena di timore e di lacrime volgevo lo sguardo
verso l’umanità santissima di Gesù Cristo, facevo una fervida preghiera in vantaggio di tutti i poveri peccatori, nel
numero dei quali ben conoscevo di avere io il primo posto.
Dicevo: <<Gesù mio, difendete voi la nostra causa. Degnatevi di offrire il vostro preziosissimo sangue, placate lo
sdegno del vostro divin Padre. Gesù mio, pregate, pregate per noi, poveri peccatori!>>. Queste ed altre parole
dicevo con tutto l’affetto del cuore e con tanto fervore che impietosiva il cuore di Dio, mentre io ero risoluta di
andare all’inferno per impedire lo sdegno di Dio, giustamente irritato contro tanti ostinati peccatori. Io, benché
indegna peccatrice, mi caricavo di ogni patimento, eziandio ancora dell’inferno, per liberare tante anime dal
meritato castigo.
Fatta la forte preghiera, Dio, per la sua infinita bontà, si degnò di esaudirmi, e mi permise di avvicinarmi alla
tremenda sua maestà, e sostenere il forte suo braccio armato, acciò non scaricasse il colpo terribile del suo giusto
furore. E così per quel momento fu sospesa la giustizia di Dio, ma non placata; mentre, per tante iniquità che si
commettono, Dio ha stabilito di mandare un terribile castigo sopra la terra, per così lavare tante sozzure ed
iniquità che si commettono. La preghiera delle anime che il Signore si degna per sua bontà chiamarle con il nome di
sue predilette, queste con le loro preghiere vanno temporeggiando il tempo.
Ma pur verrà questo tempo terribile e tremendo, Dio chiuderà le sue orecchie e non ascolterà preghiera alcuna,
ma portato dallo zelo di vendicare i torti gravissimi che riceve la sua divina giustizia, che armata mano tutti
severamente punirà, senza che alcuno possa resistere né sfuggire dalla sua mano vendicatrice. Raccomandiamoci
caldamente al Signore acciò si degni usarci misericordia.
Pregando un giorno, dopo passata la festa di Pentecoste del medesimo anno 1820, per molte persone facoltose
che desideravano sapere quale regolamento potevano prendere nelle presenti circostanze per salvare le loro
persone e la loro roba, mentre per tutto il mondo si sentivano delle insurrezioni dei popoli, che facevano temere
qualche rivolta nella nostra città di Roma, ad imitazione delle altre nazioni, segnatamente nella Spagna. Da
miserabile peccatrice come sono, con tutto l’impegno feci la preghiera al Signore, acciò si degnasse darmi lume per
consigliare le suddette persone, benché io non le conoscessi, ma solo a me raccomandate da un mio grande
benefattore.
Ecco il sentimento che ebbe l’anima nella santa orazione, quando si trovava nel profondo della quiete e tutta
assorta in Dio: non vi sarà precauzione che sia sufficiente per salvare la roba e le persone, perché la grande opera
che è per fare il Signore non c’è chi possa resistere e salvarsi; sicchè si renderà vana ogni prevenzione, ogni
cautela. Quello che si deve fare è ricorrere all’Altissimo, acciò si degni per la sua infinita misericordia annoverarci
nel numero di quelli che ha prescelti, i quali saranno annoverati sotto questo glorioso stendardo tutti quelli che
conserveranno la fede di Gesù Cristo nel loro cuore, e che manterranno la buona coscienza, senza contaminarla
nelle false massime presenti, che ne è pieno tutto il mondo.
45473 – Il fatto che sono per raccontare mi seguì il giorno della festa del gran principe degli apostoli, il glorioso
san Pietro, 29 giugno 1820. fui alienata dei propri sensi. Proseguendo a pregare il giorno del gran principe san
Pietro del 1820, pregando per i bisogni della santa Chiesa cattolica, trovandomi di pregare per la conversione dei
peccatori, fratelli miei, nel numero dei quali io occupo il primo luogo, si trovava il mio povero spirito sollevato per
mezzo di particolare favore di Dio ad un rapimento celeste, e mi trovavo propriamente vicina a Dio medesimo. Per
mezzo di una luce inaccessibile ero unita intimamente in Dio in guisa tale che più mi distinguevo, ma tutta ero
trasformata in quella divina luce. Ricevetti la dolce impressione della divina carità. Oh qual giubilo, oh qual contento
di paradiso resò nel povero mio cuore! Quando ero in mezzo a questa dolcezza e il mio spirito era circondato da una
perfetta quiete, mi parve di vedere aprirsi il cielo, e scendere dall’altro con grande maestà, corteggiato da molti
santi angeli, che cantavano inni di gloria, il grandissimo principe degli apostoli san Pietro, vestito degli abiti
pontificali; portava nelle mani il pastorale, con il quale segnava sopra la terra una vastissima croce, i santi angeli gli
facevano intorno corona, cantavano con sommo rispetto e venerazione, in lode del santo apostolo: << Constitues eos
73
Parte III: Alla maggior gloria di Dio, pagg. 489-491
26
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
principes super omnem terram>>, con quello che segue in appresso74.
Appuntava il suo misterioso pastorale sopra i quattro lati della suddetta croce segnata, e al momento vedevo
apparire quattro verdeggianti alberi, ricoperti di fiori e frutti preziosissimi. I misteriosi alberi erano in forma di
croce, erano circondati da una luce risplendentissima. Fatta che ebbe questa operazione, andò ad aprire tutte le
porte dei monasteri delle monache e dei religiosi. Con interno sentimento distinguevo che il santo apostolo aveva
eretto quei quattro misteriosi alberi per dare un luogo di rifugio al piccolo gregge di Gesù Cristo, per liberare i
buoni cristiani dal tremendo castigo, che metterà a soqquadro tutto il mondo. Tutti i buoni cristiani, che avranno
conservato lo spirito del loro santo istituto saranno tutti sotto questi misteriosi alberi rifugiati e liberi dal
tremendo castigo. Così dico di tanti buoni ecclesiastici secolari ed altro ceto di persone, che avranno conservato la
fede nel loro cuore, questi saranno tutti salvi. Ma guai a quei religiosi e religiose inosservanti, che disprezzarono le
sante regole, guai, guai, perché tutti periranno sotto il terribile flagello. Così dico di tutti i cattivi ecclesiastici
secolari ed ogni altro ceto di persone, di ogni stato, di ogni condizione, che si danno in preda al libertinaggio e
vanno dietro alle false massime della riprovata filosofia presente. Questi sono contro le massime del santo
evangelo, negando la fede di Gesù Cristo; questi infelici tutti periranno sotto il peso del braccio sterminatore della
divina giustizia di Dio, alla quale nessuno potrà resistere.
Rifugiati che erano tutti i buoni cristiani sotto i misteriosi alberi, che li vedevo sotto la forma di belle pecorelle,
sotto la custodia del loro pastore san Pietro, al quale tutte prestavano umile soggezione e rispettosa obbedienza,
questa simbolica comparsa significa il popolo cristiano, che milita sotto il glorioso stendardo della croce, il quale
sarà immune dal tremendo castigo, che Dio è per mandare sulla terra, per i tanti peccati che si commettono dalla
maggior parte del cristianesimo.
45575 – Fatta dunque dal santo apostolo la suddetta operazione di assicurare sotto i misteriosi alberi il piccolo
gregge di Gesù Cristo, il santo apostolo risalì al cielo, accompagnato dai santi angeli che con lui erano discesi.
Risaliti che furono al cielo, il cielo si ammantò di tenebroso azzurro, che il solo mirarlo faceva terrore, un
caliginoso vento con l’impetuoso e tetro suo fischio urlando nell’aria qual fiero leone col suo fiero ruggito l’orrido
suo eco per tutta la terra faceva risuonare.
Il terrore, lo spavento porrà tutti gli uomini e tutti gli animali in sommo spavento, tutto il mondo sarà in rivolta e
si uccideranno gli uni con gli altri, si trucideranno tra loro senza pietà.
Nel tempo della sanguinosa pugna la mano vendicatrice di Dio sarà sopra questi infelici, e con la sua onnipotenza
punirà il loro orgoglio e la loro temerarietà e sfacciata baldanza; si servirà Dio della podestà delle tenebre per
sterminare questi settari, uomini iniqui e scellerati, che pretendono di atterrare, di sradicare dalle sue profonde
radici, di buttar giù dai suoi più profondi fondamenti la nostra santa madre Chiesa cattolica.
Questi uomini indegni pretendono di balzare Dio dal suo augustissimo trono, per mezzo della loro perversa
malizia. Dio si riderà di loro e della loro malizia, e con un solo cenno della sua destra mano onnipotente punirà questi
iniqui, permettendo alla podestà delle tenebre di sortire dall’inferno; e queste grandi legioni di demoni scorreranno
per tutto il mondo; e per mezzo di grandi rovine eseguiranno gli ordini della divina giustizia, a cui questi maligni
spiriti sono soggetti, sicché né più né meno di quanto lo permetterà Dio potranno danneggiare gli uomini e le loro
sostanze, le loro famiglie, i loro poderi, villaggi, città, case e palazzi, e ogni altra cosa che sussisterà sopra la terra.
Comanderà Dio imperiosamente alla podestà delle tenebre che facciano crudo scempio di tutti i suoi ribelli, che
temerariamente ardirono di offenderlo con tanto ardire e baldanza. Permetterà Dio che siano castigati questi
uomini iniqui dalla crudeltà dei fieri demoni, perché volontariamente alla podestà del demonio si assoggettarono, e
con loro si confederarono a danneggiare la santa Chiesa cattolica. Permetterà Dio che da questi maligni spiriti siano
puniti, per mezzo di morte cruda e spietata. E perché il povero mio spirito bene apprendesse questo sentimento
della giustizia divina, mi fu mostrato l’orrido carcere infernale. Vedevo aprirsi dal profondo cupo della terra una
tenebrosa e spaventevole caverna, piena di fuoco, dove vedevo sortire tanti demoni, i quali, presa chi una figura e
chi un’altra, chi da bestia, chi umana, venivano tutti ad infestare il mondo e fare dappertutto stragi e rovine.
Ma buon per i veri e buoni cristiani, mentre in loro favore avranno il valevole patrocinio dei gloriosi santi apostoli
san Pietro e san Paolo. Questi vigileranno alla loro cura e custodia, acciò quei maligni spiriti non possano nuocere né
alla loro robba né le loro persone; ma questi buoni cristiani saranno preservati ed immuni dalle spietate rovine che
faranno questi maligni spiriti, con il permesso di Dio e non altrimenti, mentre questo immenso Dio è l’assoluto
padrone del cielo e della terra e dell’inferno, la cui tenebrosa podestà non può farci alcun danno senza il suo divino
permesso, senza la sua volontà.
Permetterà Dio a questi maligni spiriti di fare molte rovine sulla terra, devasteranno tutti quei luoghi dove Dio è
stato ed è oltraggiato, profanato, idolatrato e sacrilegamente trattato: tutti questi luoghi saranno demoliti,
74
75
<<Memores erunt nominis tui Domine>>. Breviario romano, antifona della solennità dei santi Pietro e Paolo.
Parte III: Alla maggior gloria di Dio, pagg. 491-492
27
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
rovinati, e perderanno ogni loro vestigio.
45676 – Fatta la suddetta operazione, puniti gli empi con morte crudele, demoliti questi indegni luoghi, vidi ad un
tratto rasserenare il cielo, ed immantinente dall’altezza di esso vidi scendere sulla terra un maestoso trono, dove
vedevo il santo apostolo san Pietro maestosamente vestito degli abiti pontificali, corteggiato da immenso numero di
angeli, i quali facevano d’intorno corona, e cantando inni di gloria in lode del santo, ossequiandolo qual principe della
terra. In questo tempo vidi nuovamente aprire il cielo e scendere con gran pompa e maestà il glorioso san Paolo, che
con autorevole podestà di Dio, in un baleno scorreva tutto il mondo, e incatenava tutti quei maligni spiriti infernali,
e li conduceva avanti al santo apostolo, il quale con il suo autorevole comando li tornò a confinare nelle tenebrose
caverne, donde ne erano usciti. Al comando del santo apostolo san Pietro tutti tornarono nel baratro dell’inferno.
Al momento si vide sulla terra apparire un bello splendore, che annunziava la riconciliazione di Dio con gli uomini;
dai santi angeli fu condotto il piccolo gregge di Gesù Cristo avanti al trono del gran principe san Pietro. Questo
gregge era quel suddetto gregge di buoni cristiani, che in tempo del tremendo castigo sarà rifugiato sotto i
misteriosi alberi anzidetti, significati quali gloriosi stendardi della croce, insegna misteriosa della nostra santa
religione cattolica. I misteriosi frutti dei suddetti alberi sono i meriti infiniti di Gesù crocifisso, che per amore del
genere umano volle essere appeso sopra l’albero della croce.
Presentato che fu dai santi angeli il piccolo numero dei cristiani avanti al trono del gran principe degli apostoli
san Pietro, tutti quei buoni cristiani gli fecero profonda riverenza, e benedicendo Dio fecero i loro più umili
ringraziamenti a Dio ed al santo apostolo, per aver retto e sostenuto la Chiesa di Gesù Cristo e il cristianesimo,
acciò non andasse errato nelle false massime del mondo. Il santo scelse il nuovo pontefice, fu riordinata tutta la
Chiesa secondo i veri dettami del santo Evangelo, si ristabilirono gli ordini religiosi, e tutte le case dei cristiani
divennero tante case religiose, tanto era il fervore, lo zelo della gloria di Dio, che tutto era ordinato all’amore di
Dio e del prossimo. In questa maniera si formò in un momento il trionfo, la gloria, l’onore della Chiesa cattolica: da
tutti era acclamata, da tutti stimata, da tutti venerata, tutti si diedero alla sequela di essa, riconoscendo tutti il
vicario di Cristo, il sommo pontefice.
46377 – Racconto come nello scorso mese di dicembre 1820, il dì 8, giorno della Immacolata Concezione di Maria
santissima, per mezzo di una illustrazione divina, il Signore mi manifestò l’irritato suo sdegno giustissimo contro
tutto il genere umano, facendomi conoscere l’empietà, l’indegnazione, le enormi ingratitudini che si commettono
dagli uomini contro la sua divina legge ed il suo santo Evangelo, da ogni sorta di persone, tanto ecclesiastiche che
secolari.
Si degnò il Signore di inoltrarmi fino negli ampi spazi della sua divinità, dove mi diede a vedere ed a conoscere le
infinite sue misericordie e l’eterno suo amore. Qual meraviglia e qual rapimento di spirito recasse alla povera anima
l’eterna magnificenza del mio eterno Dio, non mi è al certo possibile il poterlo spiegare, mentre era tanta la
grandezza della cognizione, che restai rapita nel penetrare tanta magnificenza, che il povero mio intelletto non
poteva arrivare a comprenderlo, ne poteva penetrare simile grandezza.
Dopo aver goduto questo gran bene inenarrabile ed incomprensibile, Dio mi fece conoscere quanto sia
disprezzato dagli uomini questo suo grande amore, mi diede a vedere gli oltraggi sacrileghi che si commettono; in
una parola, in un tratto vidi tutte le iniquità che inondano la terra e tutte le abominazioni che si commettono dai
libertini e le forti manovre che si fanno dai nemici della nostra santa religione cattolica, che cercano tutte le
maniere di poterla del tutto distruggere.
<<Mira, o figlia>>, mi diceva l’eterno Dio, <<qual contrapposto di iniquità è mai questo che si fa all’eterno mio
amore. La mia giustizia è ormai stanca di sostenere il grave peso di queste grandi enormità. L’eterno mio Padre più
non vuole accettare i sacrifici della anime sue dilette, che quali vittime si offrono con rigide penitenze, per
sostenere l’irritato suo sdegno. Queste, unitie ai miei meriti, cercano di placare la sua giustizia, ma già non più
ascolta ne preghiere né vittime. E’ già determinato il terribile decreto di castigare e punire con tutta severità
l’iniquità degli uomini con terribile castigo. Il decreto è stabile, permanente ed irrevocabile. Figlia, non mi pregare,
mentre la preghiera su di ciò che io sdegno>>.
Ed intanto, facendomi dimostrazione della sua inesorabile giustizia, mi levò la libertà e la volontà di pregare per
questa grande causa.
Oh quale afflizione mi recasse e qual timore mi rendesse il vedere lo sdegno di Dio non posso con parole
esprimerlo, il vedere l’iniquità degli uomini e la loro ingratitudine verso il bene sommo di un Dio amante. A confronto
così dissonante fui sopraffatta da un deliquio mortale, che mi ridusse ad agonizzare per molte ore; tornata nei
propri sensi, piena di spavento e di terrore, per aver veduto Dio sdegnato giustamente contro di noi, senza poterlo
76
77
Parte III: Alla maggior gloria di Dio, pagg. 492-493
Parte III: Alla maggior gloria di Dio, pagg. 502-503
28
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
placare, restò la povera anima mia nel pianto e nell’afflizione.
57278 – Il mese di agosto 1822 poco e niente posso dire per aver trascurato lo scrivere a motivo di dovere
assistere ad una malattia di febbre perniciosa di una mia figlia. Coma ancora devo attribuirlo alla mia poca diligenza
e ripugnanza che soffro nello scrivere, che mi servo di ogni leggera scusa per non farlo. E il mio padre spirituale ha
la sofferenza di tempo in tempo di precettivamente comandarmi di scrivere sotto pena di castigo. Questa mia
confessione valga per conoscere la mia iniquità e la mia cattiveria.
Varie cose seguirono nel mio spirito in questo mese di agosto, ma un solo fatto al vivo mi restò impresso per il
grande timore che mi cagionò. Il giorno 29 agosto 1822, Decollazione di san Giovanni Battista, mi trovato in una
chiesa orando e il mio spirito era tutto raccolto in Dio. Godevo una perfetta pace, quando ad un tratto mi si diede a
vedere lo sdegno del Signore e l’inesorabile sua giustizia, che voleva punire tutto il mondo. Oh Dio, qual pena fu
questa per me! Dal grande timore credetti di morire. Dallo spavento mi venne una grande febbre e restò
cagionevole il mio corpo per vari giorni.
Nel balenare lo sdegno di Dio, nello scoppio del suo furore giustissimo vidi tre angeli a cavallo in abito militare
con l’elmo in testa, con spada in mano, vestiti del furore di Dio. Erano questi sopra un altissimo monte, già
determinati di dare il corso ai loro cavalli. Erano già sul punto di dare il grande assalto, di fare con le loro spade
l’ultimo scempio al mondo con uccidere e fare in pezzi tutti quelli che disonorano Dio con tanta malvagità, con
incendiare le città [e] i villaggi per le tante indegnazioni e dissolutezze e sozzure che inondano la terra col
maledetto peccato dell’impurità, col punire severamente tutti quelli che sono ribelli delle divine leggi e spargono
false massime della filosofia moderna.
Quanto tutto era determinato dalla divina giustizia ed erano questi tre principi della milizia celeste per eseguire
l’ordine della divina giustizia, frettolosa e piena di compassione vidi venire sopra quel monte Maria santissima in
compagnia del suo purissimo sposo Giuseppe, per riparare il grande castigo che era imminente per piombare sopra
la terra. Posero questi santi sposi un forte riparo avanti ai tre cavalli e imposero, a nome di Dio, ai tre guerrieri
che sospendessero il loro corso.
Come si è potuto leggere nel suo diario, la beata Elisabetta Canori Mora, non fa
accenni circa il tapparsi in casa, di accendere candele benedette, il tempo di
durata del flagello, ecc.
Tuttavia, stando alle sue esperienze mistiche del 07/06/181579 e del
29/06/182080, fa riferimento al buio. Nella seconda, parla anche di demoni che,
su concessione divina e nella misura e limiti impostogli da Dio, infesteranno la
terra compiendo stragi e rovine.
Cercando di comprendere il messaggio che il Signore, tramite la beata, vuole
farci arrivare, possiamo dire che nel suo complesso, il tutto ci riporta ad una
corrispondenza biblica tratta dalle parole contenute nel libro di Geremia: “Disse
il Signore: «Và nell'atrio del tempio del Signore e riferisci a tutte le città di Giuda che vengono per adorare nel
tempio del Signore tutte le parole che ti ho comandato di annunziare loro; non tralasciare neppure una parola.
Forse ti ascolteranno e ognuno abbandonerà la propria condotta perversa; in tal caso disdirò tutto il male che
pensavo di fare loro a causa della malvagità delle loro azioni.[…]».”81
E’ vero, vediamo un Dio “giustiziere”, sdegnato di tanti peccati, del rifiuto
del Suo amore, del Suo Figlio, del sacrificio da Lui sofferto nella Passione per
noi e per la nostra salvezza.
Ma, come si evince dal diario e dai versetti biblici sopra citati, Dio non vuole
punire l’uomo. Lo ama a tal punto da aver dato Suo Figlio per la nostra
salvezza.82
Dagli scritti della beata risalta questa considerazione dal fatto che più volte
Egli ha fermato la mano della Sua Giustizia attraverso l’intercessione della
stessa beata, della Santissima Vergine e del suo castissimo sposo, San Giuseppe.
Parte III: Alla maggior gloria di Dio, pagg. 630-631
Vedi n. 257
80
Vedi n. 455
81
Ger 26,1-3
82
Cfr Gv 3,16
78
79
29
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
E’ fuori dubbio che se, nel contesto della “profezia dei tre giorni di buio”,
vengono presentate solo le parti inerenti al flagello divino, si perde il
messaggio d’amore che Dio racchiude in esso.
Ripetiamo: E’ vero, si parla di buio, di demoni, di terremoti, di fulmini, di
stragi…
Ma si parla anche di Misericordia che frena la Giustizia attraverso il richiamo
e l’appello degli infiniti meriti di Gesù il Cristo per mezzo della Sua
Passione.
Tutto ciò va preso e tenuto in considerazione insieme. Non si può parlare di
Giustizia senza tenere conto della Misericordia. Altrimenti la venuta, le
parole, le opere e la Passione di Cristo non avrebbero più senso.
C’è un’altra considerazione da fare: La Misericordia tiene a freno la Giustizia,
ma ad un certo punto, quest’ultima verrà comunque messa in atto. Ciò è dato
dalle visioni del 19/03/182083, dove la beata riporta la seguente frase: “E così per
quel momento fu sospesa la giustizia di Dio, ma non placata; mentre, per tante iniquità che si commettono, Dio ha
stabilito di mandare un terribile castigo sopra la terra, per così lavare tante sozzure ed iniquità che si
commettono. La preghiera delle anime che il Signore si degna per sua bontà chiamarle con il nome di sue predilette,
queste con le loro preghiere vanno temporeggiando il tempo. Ma pur verrà questo tempo terribile e tremendo, Dio
chiuderà le sue orecchie e non ascolterà preghiera alcuna, ma portato dallo zelo di vendicare i torti gravissimi che
riceve la sua divina giustizia, che armata mano tutti severamente punirà, senza che alcuno possa resistere né
sfuggire dalla sua mano vendicatrice. Raccomandiamoci caldamente al Signore acciò si degni usarci misericordia. ”;
e dalla rivelazione dell’08/12/182084, quando Dio disse alla beata: “E’ già
determinato il terribile decreto di castigare e punire con tutta severità l’iniquità degli uomini con terribile castigo.
Il decreto è stabile, permanente ed irrevocabile. Figlia, non mi pregare, mentre la preghiera su di ciò che io
sdegno”.
Dunque, come si direbbe, è solo questione di tempo. Tuttavia, tornando alla
rivelazione del 19/03/1820, come si vede dall’ultima affermazione della beata,
malgrado la certezza del flagello, ci esorta nel raccomandarci al Signore
affinchè ci usi Misericordia. Quindi, è sempre lasciata aperta la porta alla
Speranza di salvezza. Non sembra essere nella volontà di Dio lasciarci
nell’angoscia fissando le nostre attenzioni solamente sul flagello in se.
In merito alle rivelazioni dal 20 febbraio al 20 marzo 1815 85, quelle in cui Dio
apparve alla beata sotto la figura di un guerriero armato pronto a punire il
mondo, esortando la beata ad unirsi alla sua esultanza vendicatrice, è davvero
sorprendente la risposta ed il comando del padre spirituale della Canori Mora:
“Il suddetto mi disse che non dovevo oppormi a Dio; ma a costo di ogni mia pena, dovevo compiacermi nella sua
divina volontà, benchè dovesse perire tutto il mondo. Non solo mi consigliò, ma mi comandò di fare una preghiera
tutta conforme alla divina volontà.”86.
E’ spontaneo domandarsi con quale spirito e tranquillità il buon sacerdote
rispose in quel modo alla beata. In ogni caso è palese che egli ritenesse le
rivelazioni della Canori Mora come veritiere, quindi nel comandarle di non
opporsi alla divina volontà era consapevole delle conseguenze che ne sarebbero
derivate.
Sicuramente non era a conoscenza dell’entità e misura della volontà di Dio
nell’esercitare la Sua Giustizia, però aveva indubbiamente dedotto che erano, in
un certo senso, nefaste per il mondo.
La sua risposta riporta alla memoria una frase che Gesù stesso c’insegnò: “ Sia
fatta la Tua volontà”87
“La tua volontà sia fatta sulla terra come in cielo. Nulla certamente sfugge alle disposizioni della divina Provvidenza
che ha tutto previsto e tutto disposto ancor prima che qualcosa accada. Nessun ostacolo può deviarla dal fine che si è
Vedi n. 452
Vedi n. 463
85
Vedi n. 237
86
Vedi n. 238
87
Mt 6,10
83
84
30
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
prefisso; e perciò, quando chiediamo a Dio che si compia la sua volontà non temiamo - dice Tertulliano - che qualcuno
possa efficacemente opporsi all'attuazione dei suoi disegni, ma acconsentiamo umilmente a tutto quanto gli è piaciuto di
ordinare a nostro riguardo e ci dichiariamo disposti a compiere sempre e in ogni cosa la sua santissima volontà, a noi
nota nei comandamenti, con la stessa prontezza, amore e costanza con cui gli Angeli e i Santi obbediscono in cielo.”88
Quante volte, recitando il Pater, meditiamo sopra quest’affermazione alla
volontà divina.
Se osserviamo la risposta del sacerdote alla luce della frase evangelica,
allora, le sue parole e comando non ci sorprendono più. “Del Signore è la terra e quanto
contiene, l’universo e i suoi abitanti ”89; ed ancora: “Vi castiga per le vostre ingiustizie, ma userà
misericordia a voi tutti”90
Nelle parole del Sacerdote si racchiudono anche i versetti appena citati.
Ammissione che il Signore è l’unico e solo sovrano, anche delle nostre stesse
vite. Presa coscienza dei meritati castighi dovuti dai nostri peccati con
appello fiducioso alla Sua Misericordia.
Perché si è voluto porre l’accento sulla frase di Padre Ferdinando? Perché come
è stato riscontrato, il (oppure un) tremendo castigo verrà attuato dalla divina
Giustizia.
Ma se, come abbiamo già detto, vediamo solo il flagello in se, oltre alla
preoccupazione ed alla inevitabile afflizione nel vedersi oggetto e causa della
punizione divina, si corre il rischio di perdere la Speranza a causa della poca
conoscenza circa la Misericordia e la nostra Fede in essa.
Un’ultima cosa a riguardo: La beata, in quest’occasione ci lascia una
importantissima esortazione: “Raccomandiamoci al Signore, acciò si degni di mitigare la sua giustizia;
molto si può ottenere con le preghiere”91
SAR 39
Sal 23(24),1
90
Tb 13,5
91
Vedi n. 238
88
89
31
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Elisabetta Canori Mora
(Riscontri biblici)
Il primo riscontro biblico che vogliamo porre in evidenza è quello relativo alle
esperienze mistiche che vanno dal 20 febbraio fino al 20 marzo 181592.
Il Signore Dio che si presenta sotto la figura di un guerriero armato, a nostra
conoscenza è una visione piuttosto inusuale.
Eppure, sul libro della Sapienza, sta scritto: “Egli prenderà per armatura il suo zelo, e
armerà il creato per castigare i nemici; indosserà la giustiza come corazza e si metterà come elmo un giudizio
infallibile; prenderà come scudo una santità inespugnabile; affilerà la sua collera inesorabile come spada e il mondo
combatterà con lui contro gli insensati”93.
Se uniamo l’esperienza mistica del 25/12/1813, con il messaggio che ne abbiamo
tratto, presentandolo con la citazione del libro di Geremia, e poniamo a mò di
conclusione le esperienze mistiche indicate (con i versetti del libro della
Sapienza), otteniamo il seguente quadro:
• Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze.94
• Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l’iniquità non sarà più causa della vostra rovina. Liberate•
vi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo.95
Forse per la tua pietà ti punisce e ti convoca in giudizio? O non piuttosto per la tua grande malvagità e per le
tue iniquità senza limite?96
Sopraggiunge il tuo destino, o abitante del paese: arriva il tempo, è prossimo il giorno terribile e non di
tripudio sui monti. Ora, fra breve, rovescerò il mio furore su di te e su di te darò sfogo alla mia ira. Ti
giudicherò secondo le tue opere e ti domanderò conto di tutte le tue nefandezze. Né s'impietosirà il mio
occhio e non avrò compassione, ma ti terrò responsabile della tua condotta e saranno palesi in mezzo a te le
tue nefandezze: saprete allora che sono io, il Signore, colui che colpisce. Ecco il giorno, eccolo che arriva. E'
giunta la tua sorte. L'ingiustizia fiorisce, germoglia l'orgoglio e la violenza si leva a scettro d'iniquità. E' giunto
il tempo, è vicino il giorno: chi ha comprato non si allieti, chi ha venduto non rimpianga; perché l'ira pende su
tutti! Chi ha venduto non tornerà in possesso di ciò che ha venduto anche se rimarrà in vita, perché la condanna
contro il loro fasto non sarà revocata e nessuno nella sua perversità potrà preservare la sua esistenza.97
Quindi, abbiamo Dio-Amore che, giustamente, esige di essere ricambiato con il
cuore di questo Suo Amore.
In virtù di questo Amore ci esorta ad amarlo.
Quando la misura dei peccati e dell’ingratitudine dell’uomo sarà colma, dopo
tanti inviti ed esortazioni, scatenerà la Sua ira su chi non avrà voluto
accogliere la grazia della conversione.
Poniamo una particolare attenzione all’ultimo versetto citato: “Chi ha venduto non
tornerà in possesso di ciò che ha venduto anche se rimarrà in vita”. Ciò può significare che,
malgrado l’ira del Signore, c’è sempre tempo e modo per salvarsi. Infatti,
sempre attraverso il profeta Ezechiele: “Io non godo della morte di chi muore. Parola del Signore
Dio: Convertitevi e vivrete”98. A maggior ragione conclude il versetto sopra indicato
ricordando che “nessuno nella sua perversità potrà preservare la sua esistenza”.
Anche nella visione del 15/08/181499 troviamo un chiaro richiamo alla
conversione: “Da varie persone vedevo deplorare il peccato; altri, convinti della ragione, si convertivano; ma
guai a quelli che, duri di cuore, non daranno ascolto alla chiamata che Dio fa per la valevole mediazione di Maria
Santissima!”.
Vedi . 237
Sap 5,17-20
94
Dt 6,5
95
Ez 18,30-31
96
Gb 22,4-5
97
Ez 7,7-13
98
Ez 18,32
99
Vedi n. 171
92
93
32
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Nella visione del 07/06/1815100, sembra che le conversioni
durante il flagello punitivo nei confronti degli empi.
avvengano
anche
Quel guai ai duri di cuore che rifiuteranno i richiami, in contrapposizione a
chi si pentirà e si convertirà è rappresentato in modo evidente nella visione
del 15/11/1818101.
Quindi, come abbiamo riscontrato sin dall’inizio del nostro esame circa i
contenuti del diario, Dio non vuole punire l’uomo.
La punizione, se proprio vogliamo definirla tale, avviene dopo molti richiami ed
inviti alla conversione. Comunque il flagello, da come s’intende, non colpisce
il peccatore in quanto tale, ma solo e chi non vuole ravvedersi nella caparbietà
del proprio cuore.
Veniamo ora a riscontrare biblicamente
riscontro con la “profezia” in questione:
le
rivelazioni
che
hanno
specifico
La visione del 15/08/1814102 richiama moltissimo la visione del profeta
Ezechiele103. Ma anche qui e chiaro che solo gli empi ed i peccatori incalliti
subiscono l’attuarsi della Giustizia divina.
Le due visioni del 07/06/1815104 e del 26/06/1820105 sono quelle da cui vengono
estrapolate le prove destinate a confermare la validità della “profezia sui tre
giorni di buio”.
Riprendiamole nei vari punti caratteristici con i dovuti riscontri biblici:
• 07/06/1815: Il cielo si ammantò di nera caligine, scoppiando i fulmini più tremendi, dove incenerivano, dove
•
bruciavano: la terra, non meno che il cielo, era sconvolta.
29/06/1820: il cielo si ammantò di tenebroso azzurro, che il solo mirarlo faceva terrore, un caliginoso vento con l’impetuoso e tetro suo fischio urlando nell’aria qual fiero leone col suo fiero ruggito l’orrido suo eco per
tutta la terra faceva risuonare.
Queste due visioni possono trovano un certo riscontro con i seguenti passi del
VT:
• E' vicino il gran giorno del Signore, è vicino e avanza a grandi passi. Una voce: Amaro è il giorno del Signore! an-
•
•
•
•
•
che un prode lo grida. «Giorno d'ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebre e di caligine, giorno di nubi e di oscurità, giorno di squilli di tromba e d'allarme sulle fortezze e sulle torri d'angolo. Metterò gli uomini in angoscia e cammineranno come ciechi, perchè han peccato
contro il Signore106
Guardai la terra ed ecco solitudine e vuoto, i cieli, e non v'era luce. Guardai i monti ed ecco tremavano e tutti i
colli ondeggiavano. Guardai ed ecco non c'era nessuno e tutti gli uccelli dell'aria erano volati via. Guardai ed
ecco la terra fertile era un deserto e tutte le sue città erano state distrutte dal Signore e dalla sua ira ar dente. Poiché dice il Signore: «Devastato sarà tutto il paese; io compirò uno sterminio. Pertanto la terra sarà
in lutto e i cieli lassù si oscureranno, perché io l'ho detto e non me ne pento, l'ho stabilito e non ritratterò».107
In quel giorno - oracolo del Signore Dio - farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la terra in pieno giorno!108
Il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, grande e terribile.109
Il sole e la luna si oscurano e le stelle perdono lo splendore.110
Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile, con sdegno, ira e furore, per fare della terra un deserto, per
sterminare i peccatori. Poiché le stelle del cielo e la costellazione di Orione non daranno più la loro luce; il sole
Vedi n. 257
Vedi n. 411
102
Vedi n. 171
103
Vedi Ez 9,1-10
104
Vedi n. 257
105
Vedi n. 455
106
Sof 1,14-17
107
Ger 4,23-28
108
Am 8,9
109
Gl 3,4
110
Gl 4,15
100
101
33
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
si oscurerà al suo sorgere e la luna non diffonderà la sua luce. Io punirò il mondo per il male, gli empi per la loro
iniquità;
farò
cessare
la
superbia
dei
protervi
e umilierò l'orgoglio dei tiranni.111
Ci sono poi i riferimenti anche sul NT:
•
Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno
dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo
con grande potenza e gloria.112
•
In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si
metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.113
•
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del
mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla ter ra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.114
•
Quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, vidi che vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come sacco di
crine, la luna diventò tutta simile al sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un
fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi. Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e
tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto. Allora i re della terra e i grandi, i capitani, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti; e dicevano ai
monti e alle rupi: Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello, perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi vi può resistere?115
Veniamo ora alla questione relativa ai demoni. Nel diario della beata, questa
particolarità, nelle sue esperienze mistiche, compare solo una volta, nella
visione del 29/06/1820116:
“[…]si servirà Dio della podestà delle tenebre per sterminare questi settari, uomini iniqui e scellerati[…]e con un
solo cenno della sua destra mano onnipotente punirà questi iniqui, permettendo alla podestà delle tenebre di
sortire dall’inferno; e queste grandi legioni di demoni scorreranno per tutto il mondo; e per mezzo di grandi rovine
eseguiranno gli ordini della divina giustizia, a cui questi maligni spiriti sono soggetti, sicché né più né meno di quanto
lo permetterà Dio potranno danneggiare gli uomini e le loro sostanze, le loro famiglie, i loro poderi, villaggi, città,
case e palazzi, e ogni altra cosa che sussisterà sopra la terra. Comanderà Dio imperiosamente alla podestà delle
tenebre che facciano crudo scempio di tutti i suoi ribelli, che temerariamente ardirono di offenderlo con tanto
ardire e baldanza. Permetterà Dio che siano castigati questi uomini iniqui dalla crudeltà dei fieri demoni, perché
volontariamente alla podestà del demonio si assoggettarono, e con loro si confederarono a danneggiare la santa
Chiesa cattolica. Permetterà Dio che da questi maligni spiriti siano puniti, per mezzo di morte cruda e spietata. E
perché il povero mio spirito bene apprendesse questo sentimento della giustizia divina, mi fu mostrato l’orrido
carcere infernale. Vedevo aprirsi dal profondo cupo della terra una tenebrosa e spaventevole caverna, piena di
fuoco, dove vedevo sortire tanti demoni, i quali, presa chi una figura e chi un’altra, chi da bestia, chi umana,
venivano tutti ad infestare il mondo e fare dappertutto stragi e rovine. […] Permetterà Dio a questi maligni spiriti
di fare molte rovine sulla terra, devasteranno tutti quei luoghi dove Dio è stato ed è oltraggiato, profanato,
idolatrato e sacrilegamente trattato: tutti questi luoghi saranno demoliti, rovinati, e perderanno ogni loro
vestigio.”
Quest’aspetto della “profezia” è indubbiamente il più controverso, anche della
caratteristica relativa al buio.
Is 13,9-10
Mt 24,29-30
Mc 13,24-25
114
Lc 21,25-26
115
Ap 6,12-17
116
Vedi n. 455
111
112
113
34
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Dio che permette, anzi “usa”, i demoni per punire, distruggere, uccidere…
Sulle prime, sembrerebbe che nella Sacra Scrittura non ci siano riscontri
diretti in merito. Nemmeno nella nona piaga d’egitto ci sono demoni che
distruggono ed uccidono. C’è il buio, c’è l’angoscia, ecc. ma demoni che portano
morte e distruzione non se ne intravede il riferimento.
Tuttavia, nel libro di Giobbe, il Signore “usa” satana in persona per mettere
alla prova il suo servo e testare la sua fedeltà 117. In effetti, Giobbe, in un
solo giorno perde tutti i suoi armenti e tutti i suoi figli 118; mantenendo la sua
fedeltà al Signore119, quest’ultimo permette al demonio di colpirlo direttamente
di persona procurandogli una grave malattia della pelle120.
Nel libro di Tobia abbiamo un demonio che uccideva tutti i mariti di Sara il
giorno stesso delle nozze121.
Infine, negli Atti, troviamo il tentativo di esorcizzare un indemoniato da parte
dei figli di Sceva122. Bisogna riconoscere che in quest’ultimo riferimento,
l’azione diretta non proviene dal demonio ma dal posseduto. Tuttavia questi è
spinto dal demonio a lanciarsi contro i falsi esorcisti picchiandoli
selvaggiamente.
Dai riferimenti biblici appena indicati, possiamo dire che anche quest’aspetto
della “profezia” trova un certo suo riscontro.
Nel libro di Giobbe, Dio permette al demonio di “rovinare” patrimonialmente il
Suo servo fedele; di far uccidere i suoi servi e i suoi stessi figli.
E’ vero che l’azione del demonio qui si vede indiretta, i servi vengono uccisi
dai banditi che rubano gli armenti; i figli restano uccisi dal crollo della
tenda a causa di un forte vento. Però ciò è dovuto dall’autorizzazione ad
intervenire da parte di Dio al demonio.
Nel libro di Tobia, invece, l’azione demoniaca è diretta. Non viene detto come,
la Scrittura riporta solamente che il cattivo demonio, glieli aveva uccisi123.
L’ultimo riferimento, riporta un’azione demoniaca semi-diretta. Fisicamente è il
posseduto che si scaglia sui falsi esorcisti; ma direttamente, questi, è sotto
l’influenza e la “guida” del demonio che lo possiede. Questa scena degli Atti
lascia chiaramente intendere che i sette figli di Sceva sono stati letteralmente
puniti per aver abusato di un ministero che non gli era stato conferito.
Infatti, prima di scagliarsi contro di loro gli sono state rivolte le seguenti
parole: “«Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?»”124.
Infine riportiamo all’attenzione il capitolo 9 del libro dell’Apocalisse di
Giovanni: La stella caduta dal cielo a cui gli fu data la chiave del pozzo dell’Abisso. Dal
pozzo dell’Abisso uscirà un fumo che oscurerà il sole e l’atmosfera. Dal fumo
usciranno le cavallette che tormenteranno gli uomini, senza però ucciderli. Il
re delle cavallette è l’angelo dell’Abisso.
I demoni, benchè privi della Grazia divina, mantengono sempre la loro natura
angelica. Quindi, per “angelo dell’Abisso” il riferimento a santana è chiaro e
preciso.
Ora se l’angelo dell’Abisso è il loro re, se le cavallette escono dal fumo che
proviene dall’Abisso, è chiaro che le cavallette sono praticamente dei demoni.
Quindi Dio, usa quest’ultimi per tormentare gli uomini nella forma e misura da
lui stabilita.
Ma chi potevano colpire le cavallette? Soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla
fronte. Quindi tutti quelli che hanno accettato su di loro il dominio della
bestia. Infatti le tenebre sopraggiungeranno proprio durante il periodo in cui
questa eserciterà sulla terra il suo potere: “ Il quinto versò la sua coppa sul trono della bestia
Gb 1,6-12
Gb 1,13-18
119
Gb 1,20-22
120
Gb 2,1-7
121
Tb 3,8
122
At 19,13-16
123
Tb 3,8
124
At 19,15
117
118
35
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
e il suo regno fu avvolto dalle tenebre.”125
Fin qui, abbiamo effettuato, riteniamo con successo, i dovuti risconti ed
analisi, circa i contenuti delle visioni della beata Elisabetta Canori Mora, in
merito alla questione dei demoni che infesteranno la terra.
Sempre nella visione del 29/06/1820, la beata riporta di aver visto San Pietro,
tracciare sulla terra una croce con il suo (presumiamo) bastone pastorale. Dai
quattro punti cardinali della Croce tracciata dal santo, spuntare quattro alberi
sotto i quali le anime elette vi si rifugeranno, mentre su quest’ultima
imperverserà il flagello divino del buio e dei demoni. Infatti, gli iniqui credendo di
dominare il popolo santo, incatenati nelle tenebre e prigionieri di una lunga notte, chiusi nelle case, giacevano
esclusi dalla provvidenza eterna.126
Come abbiamo già visto nel capitolo dei riscontri biblici riferiti ai contenuti
della profezia, dalla stessa visione risulta che Chiunque adora la bestia e la sua statua e ne
riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà il vino dell'ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira e
sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello127. Mentre per gli altri,
come abbiamo visto sopra, saranno preservati perché possiederanno il sigillo di
Dio sulla fronte. Tutto ciò riporta anche ai flagelli d’Egitto, detti flagelli
colpivano sempre e solo gli egizi, mai gli ebrei, e nemmeno gli stranieri nella
loro terra e le altre nazioni.
Quindi, arrivati a questo punto, riteniamo di aver effettuato tutti i dovuti
riscontri biblici con le visioni della beata Elisabetta Canori Mora in merito
alla “profezia dei tre giorni di buio”.
Ap 16,10
Sap 17,2
127
Ap 14,9-10
125
126
36
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
San Gaspare del Bufalo
Dai testi trovati, relativi
deposizioni di San Vincenzo
riscontrato nulla che possa
“profezia sui tre giorni di
al Processo di Canonizzazione, redatti in base alle
Pallotti e Don Biagio Valentini, non è stato
essere utile per la nostra ricerca in merito alla
buio”.
37
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Beata Maria di Gesù Crocifisso (Maria Baouardy)
Dai testi trovati ed esaminati, di Nicola Gori e del Rev. P. Pierre Estrate, non
è stato riscontrato nulla che possa essere utile per la nostra ricerca in merito
alla “profezia sui tre giorni di buio”.
38
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Venerabile Elena Aiello
Eccetto per un solo testo, non ci è stato possibile reperirne ulteriori nelle
Biblioteche pubbliche e/o nelle librerie.
Da una ricerca, risulta che i testi in questione sono disponibili tramite le
Suore Minime della Passione di N.S.G.C., a Cosenza.
Nel testo consultato, di carattere esortativo nella fede basandolo sulla
biografia della venerabile, l’autore riporta degli stralci circa quanto riferito
da questa.
La maggior parte di queste citazioni, almeno quelle che interessano ai fini del
presente documento, sono perlopiù ammonizioni con le relative richieste, divine,
di conversione per evitare il castigo.
Detto flagello viene più volte annunciato come tremendo, terribile per i
peccatori impenitenti, i malvagi...
Si parla di guerre, carneficine, della Russia (non si capisce se l’attuale
Federazione Russa o l’ex U.R.S.S.), di una “rivoluzione anticristiana”…
Del flagello in se, viene riportato che solo una terza parte dell’umanità si
salverà perché sarà quella rimasta fedele a Dio attraverso la Sua Chiesa; che le
tenebre copriranno la terra a causa del dominio di satana128; che al momento del
castigo il cielo si tingerà di rosso, la tempesta sarà di fuoco e si scatenerà
per tutto il mondo.
Va fatto presente, che le suddette citazioni sono espresse in modo molto
frammentato. Sembra che nelle intenzioni dell’autore ci fosse la volontà di
esporle in modo da formare un intero discorso lineare. Ma hai fini della nostra
ricerca il testo e le citazioni non consentono un’adeguata analisi.
In merito alla “profezia” in esame, nel testo dello Speziale, riferito alla
venerabile Suor Elena Aiello, viene descritta in modo piuttosto chiaro. Ve lo
riportiamo così come è descritto sul libro:
“[…] Comparirà nel cielo una nube che si ingrandirà e annegherà popoli e nazioni. Una nube rossa come il fuoco
attraverserà il cielo… tutto questo durerà tre giorni e tre notti, durante questi tre giorni bisogna rimanere in casa… i
cadaveri copriranno tutta la terra… - La Madonna ha spiegato, dice Suor Elena, il flagello che verrà per punire i
malvagi con queste espressioni: - Verrà di mattina e sarà preceduto da un terribile uragano di vento che sconvolgerà
tutto. Poi in una nube apparirà nel cielo Gesù Cristo stesso e si udrà un grido di giustizia in tutta la terra… tutti
incominceranno ad impallidire ed a tremare per lo spavento. In seguito a questo grido spaventoso una densa tenebra
avvolgerà tutta la terra e si scatenerà una tremenda procella di fuoco, che incenerirà tutti i cattivi ed i malvagi. Vedrete
cadere a brandelli fumanti le carni dei corpi degli empi. Si cercheranno le caverne per sottrarsi, ma sarà invano! Per lo
spavento morirebbero anche i buoni, ma la Madonna ha detto che Lei apparirà sulla terra e salverà dal flagello tutti i
buoni e particolarmente quelli che reciteranno la corona del suo Santo Rosario! […]”129
Dalla bibliografia del testo, è possibile capire che l’autore ha avuto modo di
prendere in esame documenti e testi che possiamo considerare attendibili.
Comunque, un conto è attingere dai testi in stampa di biografie scritte da
persone che hanno conosciuto i soggetti in esame (oppure ne hanno curato la
canonizzazione), dalla stampa dei diari, ecc.; un conto è prendere in
considerazione informazioni che, per quanto correttamente riportate, non sono di
“prima mano”, oltretutto frammentarie ed inserite in un discorso e contesto
diverso da quello che stiamo realizzando con questa nostra ricerca.
Volendo prendere in considerazione quanto riportatoci dallo Speziale ai fini
Pag. 51 – Tuttavia, si fa presente che non abbiamo compreso se si tratta di una affermazione circa una condizione fisica della terra
oppure di un riferimento allegorico.
129
Pagg. 53 e 54
128
39
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
della nostra ricerca, ci mancano delle parti relative a quanto rivelato che
potrebbero darci ulteriori elementi in merito.
E’ l’unica volta che c’imbattiamo nel riscontro circa la durata della “profezia”
(tre giorni e tre notti); non si parla di buio ma di vento ed uragano, di una
nube rossa e di fuoco inceneritore di tutti i peccatori impenitenti, i cattivi
ed i malvagi; si parla dello stare rintanati in casa ma non delle candele
benedette, ma allo stesso tempo, se non si è dei buoni, a nulla vale cercare
rifugio; non ci sono riferimenti relativi a demoni e sconvolgimenti cosmici.
Non ci sentiamo di procedere oltre per mancanza di elementi.
40
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Santa Maria Faustina Kowalska
Esaminando il diario di questa santa, abbiamo trovato un riferimento al buio:
<<Scrivi questo: prima di venire come Giudice giusto, vengo come Re di Misericordia. Prima che giunga il
giorno della giustizia, sarà dato agli uomini questo segno in cielo: si spegnerà ogni luce in cielo e ci sarà una
grande oscurità su tutta la terra. Allora apparirà in cielo il segno della Croce e dai fori, dove furono
inchiodati i piedi e le mani del Salvatore, usciranno grandi luci che per qualche tempo illumineranno la terra.
Ciò avverrà poco prima dell’ultimo giorno>>.130
Nell’opera scritta, il testo riportato si presenta così, senza nessun preambolo
prima e spiegazione dopo.
Nella frase di Gesù, non vi sono riferimenti che indicano i giorni di durata
dell' evento, non si riscontra nemmeno l’accenno a demoni, candele benedette,
ecc.
L’unico elemento concordante è che ci sarà, su tutta la terra un’oscurità
avvolgente, che non ci saranno luci degli astri e nemmeno quelle artificiali.
L’unica fonte d’illuminazione proverrà dai fori della Croce che apparirà in
Cielo. Tutto accadrà poco prima del giorno del Giudizio.
Sembra chiaro, fin qui, che si tratterà di un ultimo richiamo alla conversione.
Nulla di angosciante e/o terribile.
Una spiegazione più esauriente la possiamo trovare nelle parole della stessa
santa: Verrà un momento, nel quale quest’opera (ndr. quella della Divina Misericordia), che
pure Dio raccomanda tanto, sembrerà in completo sfacelo ed all’improvviso seguirà l’azione di Dio con grande
energia, la quale darà testimonianza alla verità. Essa, l’opera, sarà un nuovo splendore per la Chiesa, sebbene
esistesse già da molto tempo in essa. Che Dio sia infinitamente misericordioso, nessuno può negarlo. Egli desidera
che questo lo sappiamo tutti, prima che torni come Giudice; vuole che le anime lo conoscano prima come Re di
misericordia. Quando si verificherà questo trionfo, noi saremo già nella nuova vita, dove non ci sono sofferenze. Ma
prima la tua anima sarà saziata d’amarezze al vedere la distruzione dei tuoi sforzi. Questa distruzione però sarà
soltanto apparente, poiché Iddio non cambia quello che ha stabilito una volta. Ma anche se la distruzione sarà
apparente, le sofferenze invece saranno reali. Quando ciò avverrà non lo so; quanto durerà non lo so. Ma Dio ha
promesso una grande grazia specialmente a te e a tutti <<quelli che proclameranno la Mia grande Misericordia.
Io stesso li difenderò nell’ora della morte, come Mia gloria ed anche se i peccati delle anime fossero neri
come al notte, quando un peccatore si rivolge alla Mia Misericordia, Mi rende la gloria più grande ed è un
santo nella Mia Passione. Quando un’anima esalta la Mia bontà, allora satana ne trema e fugge nel profondo
dell’inferno>>.131
C’e da fare presente che le parole di santa Faustina sono, perlopiù, riferite
all’opera della Divina Misericordia e dei suoi promotori. Tuttavia, si evidenzia
il desiderio del Signore di chiamare alla salvezza tutti gli uomini prima del
Giudizio Universale.
Dal Diario viene riportato anche un appello alla conversione fatto dalla Santa
Vergine: Il 25 marzo (ndr. 1936). La mattina, durante la meditazione, mi investì la presenza di Dio in
maniera particolare, mentre riflettevo sulla grandezza incommensurabile di Dio e nello stesso tempo sul Suo
abbassarsi fino ad una creatura. Ad un tratto vidi la Madonna che mi disse: <<Oh, quanto è cara a Dio l’anima
che segue fedelmente l’ispirazione della Sua grazia! Io ho dato al mondo il Salvatore e tu devi parlare al
mondo della Sua grande Misericordia e preparare il mondo alla Sua seconda venuta. Egli verrà non come
Salvatore misericordioso, ma come Giudice Giusto. Oh, quel giorno sarà tremendo! È stato stabilito il giorno
della giustizia, il giorno dell’ira di Dio davanti al quale tremano gli angeli. Parla alle anime di questa grande
misericordia, fino a quando dura il tempo della pietà. Se tu ora taci, in quel giorno tremendo dovrai
130
131
I° quaderno, 83 – pag 101
I° quaderno, 378 - pag 278
41
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
rispondere di un gran numero di anime. Non aver paura di nulla; sii fedele fino alla fine. Io ti accompagno
con la mia tenerezza>>.132
Come si può notare dalle parole della Madonna, il Signore chiama alla
conversione invitandoci ad invocare la Sua Misericordia. Inoltre viene ribadito
che alla Sua seconda venuta, Egli verrà come Giudice giusto. Oltretutto, quel
giorno (quello della sua venuta), sarà tutt’altro che “allegro”. Del resto, dopo
tanti appelli alla conversione, con addirittura un’ultimo segno prodigioso, quel
giorno, gli unici che avranno poco da rallegrarsi saranno solo chi avrà scelto
di perseverare con una condotta iniqua ed ostile alla grazia dei continui
richiami.
Infatti, circa gli appelli e gli inviti alla conversione in previsione di quel
giorno, santa Faustina ci riporta delle parole dettele da Gesù con un suo breve
commento in appendice: <<Oh! Che grandi grazie concederò alle anime che reciteranno questa
coroncina: le viscere della Mia Misericordia s’inteneriscono per coloro che recitano la coroncina. Scrivi queste
parole, figlia Mia, parla al mondo della Mia Misericordia. Che conosca tutta l’umanità la Mia insondabile
Misericordia. Questo è un segno per gli ultimi tempi, dopo i quali arriverà il giorno della giustizia. Fintanto
che c’è tempo ricorrano alla sorgente della Mia Misericordia, approfittino del Sangue e Acqua scaturiti per
loro>>. O anime umane, dove troverete riparo nel giorno dell’ira di Dio? Accorrete ora alla sorgente della
Misericordia di Dio. Ho, che gran numero di anime vedo! Vedo che hanno adorato la misericordia di Dio e
canteranno nell’eternità l’inno della gloria.133
Un particolare degno di nota è l’osservare che Gesù dichiara l’opera della
Divina Misericordia come uno dei segni degli ultimi tempi, prima ed a
preannuncio del suo glorioso ritorno, come Giudice.
Riportiamo un’ultima parte significativa del diario: 9.II.1937. Ultimi giorni di carnevale. In
questi ultimi due giorni di carnevale ho conosciuto un’enorme quantità di pene e di peccati. In un attimo il Signore
mi ha fatto conoscere i peccati commessi nel mondo intero in questo giorno. Sono svenuta per lo spavento e,
nonostante che io conosca l’abisso della Divina Misericordia, mi sono stupita che Iddio tenga in vita l’umanità . Ed il
Signore mi ha fatto conoscere chi è che sostiene l’esistenza dell’umanità: sono le anime elette. Quando il numero
degli eletti sarà terminato, il mondo cesserà di esistere.134
Sul Diario è riportato più volte che le “anime elette” sono principalmente i
consacrati e le consacrate in generale, ma anche le tante anime laiche fedeli ed
osservanti della Volontà di Dio. Veramente beate e dobbiamo rendere grazie a
queste persone che hanno corrisposto alla grazia in modo veramente speciale.
Tornando a riflettere sullo scritto, si riscontra quanto l’umanità “provoca” lo
sdegno del Signore. Infatti, Questi, conforme alla Sua Volontà, è in attesa che
si compia il numero degli eletti, poi provvederà con il Suo intervento diretto
sul mondo e sull’umanità.
Ricapitolando, dal Diario otteniamo i seguenti “dati”:
 Poco prima del giorno del giudizio ci sarà un periodo di oscurità su tutta
la terra; l’unica luce proverrà da una Croce nel cielo.
 Non si conosce quando avverrà e quanto durerà
 L’opera della Divina Misericordia è uno dei segni degli ultimi tempi che
il Signore usa per chiamare gli uomini a Se. Il segno prodigioso sarà
un’ultimo appello alla conversione.
 Che, per i peccati che ogni giorno vengono commessi sulla terra, lo sdegno
di Dio è al culmine e che la Sua mano è ancora trattenuta da tante anime
elette che intercedono per l’umanità.
 Quando il numero di questi eletti avrà raggiunto quello designato dal Signore, Egli interverrà direttamente ed in maniera sicuramente inequivocabile.
II° quaderno, 635 – pagg 410-411
II° quaderno, 848 – pag 505
134
II° quaderno, 926 – pagg 541-542
132
133
42
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
In conclusione di questa analisi su quanto ha riportato Suor Faustina Kowalska,
vogliamo portare alla vostra attenzione anche una citazione proveniente da
un’opera di San Luigi-Maria Grignon, L’Amore della Eterna Sapienza: Nel gran giorno
del giudizio, cesseranno tutte le reliquie dei santi, anche di quelli maggiormente degni di onore, ma non quelle della
croce. La Sapienza comanderà ai primi serafini e cherubini di andare per il mondo a radunare i pezzi della vera
croce. Per la sua onnipotenza d'amore, questi saranno riuniti così perfettamente da formare una sola croce: quella
su cui egli stesso morì. E farà portare in trionfo quella croce dagli angeli che canteranno inni di gioia; si farà
precedere dalla croce, innalzata sulla nube più lucente e, con essa e per mezzo di essa, giudicherà il mondo 135.
Allora, quale sarà la gioia degli amici della croce136 nel vederla e quale la disperazione dei nemici! Non potendone
sopportare la vista brillante e folgorante, grideranno alle montagne di cadere su di essi e all'inferno di
inghiottirli!137
Il santo, parla della Croce come il mezzo con cui Gesù, il Cristo, giudicherà il
mondo. Ritornando alla Croce nel cielo menzionata nel diario di Santa Faustina
Kowalska, quanto detto dal Montfort avrebbe un certo riscontro in quanto, come
abbiamo detto, quel segno nel cielo potrebbe essere un ultimo invito alla
conversione. E’ indubbio che chi si rimetterà nel riconoscere il Cristo come il
solo ed unico salvatore, appellandosi alla Sua Misericordia otterrà la salvezza,
gli altri, per loro precisa scelta… no.
Quindi, questo potrebbe stare ad indicare che il giudizio avviene in questi
termini.
Cf Breviaro romano, 14 Settembre, ora Nona: «II segno della croce apparirà nel cielo quando il Signore tornerà per giudicare».
Si veda la lettera circolare del Montfort agli Amici della croce.
137
AES XIV,II,172
135
136
43
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Santa Maria Faustina Kowalska
(riscontri biblici)
Esaminato il diario della Kowalska, estrapolato i “dati” da noi ritenuti
rilevanti ai fini della ricerca, procediamo con la loro analisi per mezzo della
Sacra Scrittura.
Nella ricapitolazione dei dati è stato detto che, poco prima del giorno del
giudizio, ci sarà un periodo di oscurità su tutta la terra, l’unica luce
proverrà da una Croce nel cielo.
Riguardo al Giorno del Giudizio, questo è teologicamente risaputo, resta la
questione del buio e della luce che proviene dalla Croce.
Affrontiamo per prima il buio. Riportiamo una parte del capitolo 17 del Vangelo
secondo Luca:
“[22]Disse ancora ai discepoli: «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio
dell'uomo, ma non lo vedrete. [23]Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. [24]Perché come il
lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. [25]Ma prima è
necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione. [26]Come avvenne al tempo di Noè, così
sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: [27]mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui
Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. [28]Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano,
bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; [29]ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco
e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. [30]Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà. [31]In quel giorno,
chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non
torni indietro. [32]Ricordatevi della moglie di Lot. [33]Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la
perde la salverà. [34]Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato;
[35]
due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata». [36]. [37]Allora i discepoli
gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi»”.
Gesù ci avverte che il giorno del suo glorioso ritorno, Egli sarà tangibilmente
ed inequivocabilmente visibile a tutti su tutta la terra138. C’informa anche che
Egli tornerà all’improvviso senza essere preannunciato139. Va aggiunto in
proposito che il Signore Gesù, più volte ha ribadito questo attraverso le
parabole. L’unico “metro” per capire il tempo del suo ritorno sono i cosiddetti
“segni dei tempi”.
Tornando alla nostra analisi, Gesù parla di “giorno”140 e di “giorni”141, ma anche
e di “notte”142.
Esaminando il testo, non possiamo fare a meno di ritenere che Egli si riferisce
al “giorno” (e/o giorni) come “calendario” (per intenderci); come “notte” intesa
come “ora” oppure condizione “astrale”, nel senso che manca la luce solare
oppure lunare/stellare (in termini di metrica oraria, o è giorno oppure è
notte).
Per cercare di comprendere al meglio (il messaggio, ovviamente, non di certo la
data e l’ora), prendiamo in esame anche una parte del Vangelo secondo Matteo, il
capitolo 24 per l’esattezza:
“[36]Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il
Padre. [37]Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. [38]Infatti, come nei giorni che
precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, [39]e
non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.
[40]
Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. [41]Due donne macineranno alla mola: una
vv. 22-24
vv. 26-30
140
vv. 24;27;29;30;31
141
v. 26
142
v. 34
138
139
44
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
sarà presa e l'altra lasciata. [42]Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
[43]
Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si
lascerebbe scassinare la casa. [44]Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio
dell'uomo verrà.”
Vi è una indiscutibile sinotticità con il Vangelo secondo Luca, anche se il
testo tende a dare un messaggio più marcato in merito alla “data” e l’“ora” del
ritorno del Signore.
Tutto ciò che ci è dato di sapere è che giungerà all’improvviso quando meno ce
lo aspettiamo e compiamo le nostre azioni quotidiane: uomini che lavorano nei
campi, donne che macinano, persone che dormono… sono azioni che vengono
solitamente svolte nell’arco delle 24 ore secondo il fuso orario del luogo in
cui ci si trova. Mentre da una parte del mondo ci si sveglia per il mattino, in
un’altra si va a dormire perché è tarda sera.
Fin qui, si può dire che si è compreso il senso della parola “giorno”.
Tuttavia, se il Signore ci avvisa che “ Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa,
neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.”, perché dice anche “in quella notte”?
Tutto ciò che possiamo supporre è che, indipendentemente dalla metrica circa la
data ed ora, tutto avverrà durante una condizione, in termini di illuminazione
naturale, “notturna”.
Per concludere questo punto circa il buio, va ricordato che Gesù ha detto a
Santa Maria Faustina Kowalska che “si spegnerà ogni luce in cielo e ci sarà una grande oscurità su
tutta la terra”, lasciandoci presumere che non ci potrà essere luce nemmeno
attraverso mezzi artificiali.
Ovviamente, ricordiamo che si parla sempre e solo per ipotesi basate sugli
elementi trovati e riscontrati.
Andando avanti con la nostra analisi, il Signore, oltre a parlare di “buio” od
“oscurità”, parla anche della Croce che apparirà nel cielo. Nel capitolo 24 del
Vangelo secondo Matteo troviamo quello che si può ritenere il giusto riscontro
biblico:
“[29]Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno
dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. [30]Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora
si batteranno il petto tutte le tribù della terra , e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con
grande potenza e gloria. [31]Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai
quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.”
Dunque, non solo viene specificato che il sole, la luna e le stelle non daranno
più luce, ma anche che “comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo”. Questo segno nel
cielo, stando a quanto ci è riportato da santa Faustina, è un ultimo appello
alla conversione; infatti nel Vangelo il Signore, citando il profeta dice che
alla vista del segno si batteranno il petto tutte le tribù della terra. E’ indubbio che la
Misericordia di Dio verso l’uomo è infinita, è questo lo dice Gesù stesso più
volte a santa Faustina, ma c’è una parte del Vecchio Testamento che è molto
eloquente in proposito: “Forse che io ho piacere della morte del malvagio - dice il Signore Dio - o non
piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?”143
“Io non godo della morte di chi muore. Parola del Signore Dio. Convertitevi e vivrete”.144
Sono parole che il Signore ci comunica attraverso il profeta Ezechiele. Una
“dichiarazione d’amore” verso l’uomo da parte di Dio stesso. “ Dio infatti ha tanto amato
il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha
mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non
è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di
Dio.”145
Nel Vangelo ci sono parole di salvezza e di vita eterna per chi crede in Gesù il
Cristo Figlio unigenito, ma anche di condanna per chi si ostina a non voler
credere.
Ez 18,23
Ez. 18,32
145
Gv 3,16-18
143
144
45
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Sono bellissime le parole di san Pietro (primo Papa) quando scrive: “voi lo amate,
pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui.”146
Non si può negare che c’è chi, per credere deve avere delle prove da lui
ritenute tangibili, come l’Apostolo Tommaso che nel sentire gli altri Apostoli
disse: “«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia
mano nel suo costato, non crederò»”147.
Il Signore, gli rimprovererà questa “rigidità” all’ascolto dicendo a lui ed
esortando tutti noi: “«Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto
crederanno!»”148. Va fatto presente che, seppur rimproverando, Gesù non condanna chi
cerca “le prove” per credere.
Quindi, il Signore nella sua infinita comprensione circa i nostri limiti, ci
manda un segno tangibile per provare, agli increduli, che egli è presente nel
mondo e nella storia esortando alla fede ed alla conversione.
E’ scontato, che chi, nonostante tutto, non vuole credere e quindi convertirsi,
si condanna da solo…
Ricapitolando su quello che il Signore ci ha fatto sapere per opera di santa
Faustina Kowalska, Dio non è indifferente circa i peccati, le iniquità ed i
delitti che avvengono quotidianamente nel mondo, ed il Suo intervento, nella Sua
Giustizia è sempre pronto per essere messo in atto.
Riguardo alle punizioni divine, c’è da fare presente quanto ci comunica in
proposito il Signore: “Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste
disgrazie e di considerare che i castighi non vengono per la distruzione ma per la correzione del nostro popolo. E
veramene il fatto che agli empi è data libertà per poco tempo, e subito incappano nei castighi, è segno di grande
benevolenza. Poiché il Signore non si propone di agire con noi come fa con gli altri popoli, attendendo
pazientemente il tempo di punirli, quando siano giunti al colmo dei loro peccati; e questo per non dovere alla fine
punirci quando fossimo giunti all'estremo delle nostre colpe. Perciò egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma,
correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo. Questo sia detto come verità da ricordare.”149
Riguardo al Suo intervento trattenuto dalle anime elette che pregano per tutti
noi, si può riportare la bellissima intercessione di Abramo quando il Signore
decise di distruggere Sodoma: “Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo
stava ancora davanti al Signore. Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con
l'empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per
riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lungi da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia
trattato come l'empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il
Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la
città». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere... Forse ai
cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la
distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno
quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo
ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come
ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei
venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci».
Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se
ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.”150
Questo dialogo tra Abramo e Dio è indubbiamente una delle più belle parti del
VT.
In questo “mercanteggiare” la salvezza di una intera città, che
ha talmente
peccato da suscitare lo sdegno e la punizione divina, in base al numero di anime
giuste presenti in essa, si denota quanto la Giustizia di Dio sia largamente
trattenuta dalla Misericordia. Questo è dimostrato dalla risposta del Signore
1Pt 1,8
Gv 20,25
148
Gv 20,29
149
2Mac 6,12-17
150
Gn 18,22-33
146
147
46
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
ogni volta che Abramo gli enumerava l’ipotetica quantità di giusti presenti
nella città: “per riguardo a loro perdonerò a tutta la città”.
Un’intera città, composta da miglia di persone, poteva salvarsi in virtù della
Misericordia, per riguardo a pochi giusti.
47
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Le nostre opinioni in merito e conclusione
In base ai risultati della nostra ricerca, siamo arrivati alla conclusione che
l’affermare l’esistenza della cosiddetta “profezia sui tre giorni di buio” non è
del tutto esatto.
E’ vero che sono stati trovati degli inequivocabili riscontri, ma questi non ci
sono sembrati relazionabili tra loro come se formassero un’unica e ben precisa
rivelazione privata.
Parrebbe essere più esatto dire che esistono delle rivelazioni private, fatte a
persone che per la Santa Romana Chiesa sono d’indubbia fede, moralità e
testimonianza; che da tale testimonianza la Chiesa accetta le loro dichiarazioni
nelle quali affermano di aver ricevuto delle rivelazioni divine relative alla
fine dei tempi.
Che queste rivelazioni coincidono con quanto dettoci da Gesù, seppur brevemente,
in Mt 24 e con alcuni capitoli e versetti dell’Apocalisse di san Giovanni.
Questo, almeno per i soli riscontri sul Nuovo Testamento.
Riguardo alle ricerche, la nostra verifica è stata effettuata presso biblioteche
pubbliche e tramite l’acquisto di alcuni testi. Il fatto di non aver trovato dei
riscontri circa alcune presunte rivelazioni, per noi, non stabilisce che queste
non siano state pronunciate.
Per quanto riguarda Santa Faustina Kowalska e la Beata Elisabetta Canori Mora,
la ricerca ed il reperimento delle informazioni è stato semplificato dai diari
autobiografici che le stesse hanno redatto.
Ma per le altre figure religiose, la cosa non è stata così semplice. Prendiamo
ad esempio quanto attribuito alla Beata Anna Maria Taigi: come si può notare
dalla bibliografia, abbiamo consultato diversi testi, eppure solo in uno di essi
c’è uno sporadico accenno circa le rivelazioni, relative alla “profezia” in
questione, che la Beata avrebbe ricevuto.
Anche per la Beata Maria di Gesù Crocifisso si è verificata una situazione
analoga; tutto ciò che avveniva e che essa rivelava, veniva accuratamente
trascritto dalle consorelle che erano sempre presenti proprio per annotare tutto
quelle che veniva fatto e detto dalla Beata.
Delle due Beate appena citate e delle altre figure religiose, alla nostra
ricerca non ci è giunto altro che pochi testi dove, naturalmente, si mette in
evidenza la persona credente e di fede in Dio. Se queste hanno poi ricevuto
delle rivelazioni private, vengono perlopiù riportate quelle d’immediato
ammonimento e sollecito alla conversione, oppure di speranza ed fiducia nel
Signore.
Come risulta evidente dalla bibliografia, non abbiamo attinto a testi in
originale e/o dalla specifica documentazione che ha determinato i processi di
canonizzazione.
Forse, e dobbiamo ripetere il “forse” perché dovuto, elementi più concreti e
chiarificatori
potrebbero
essere
riportati
proprio
nell’autorevole
documentazione appena citata… che a noi non è stato dato di poter consultare.
Ad ogni modo, per quel che riguarda la nostra posizione in merito circa la
cosiddetta “profezia sui tre giorni di buio”, quello che abbiamo esposto lo
riteniamo per noi sufficiente per avere un’idea in proposito, ed è quella che
abbiamo indicato all’inizio di questo capitolo.
I particolari della cosiddetta “profezia sui tre giorni di buio”, con o senza
riscontro positivo, non sembrano dirci di più di quanto Gesù stesso ci ha detto
ed è riportato nei quattro Vangeli canonici. In particolare ci porta
all’attenzione e riflessione sulle varie parabole che non fanno altro che
48
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
ripeterci di essere sempre pronti perché non sappiamo ne il giorno e né l’ora.
Per quel che ci riguarda, riteniamo di aver seguito il consiglio dell’Apostolo
Paolo “Non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.” [1Ts 5,20-21].
Non abbiamo ritenuto opportuno disprezzare senza prima aver esaminato, abbiamo
preso e tenuto ciò che ci è sembrato buono, ma questo non ci è stato dato dai
contenuti particolari della presunta “profezia”… è stato più quello che abbiamo
letto in generale nell’effettuare la ricerca.
Vogliamo concludere con una simpatica “perla di saggezza” infantile che ci ha
fatto riflettere su quanto, spesso, ci si concentri sui “dettagli”, perdendo di
vista l’essenziale nell’Escatologia Cristiana.
***** - . - *****
Io preferisco la fine del mondo, perché non ho paura, in quanto che sarò già
morto da un secolo.
Dio separerà le capre dai pastori, uno a destra e uno a sinistra, al
centro quelli che andranno in Purgatorio.
Saranno più di mille miliardi, più dei cinesi, fra capre, pastori e
mucche. Ma Dio avrà tre porte. Una grandissima (che è l’Inferno), una media
(che è il Purgatorio) e una strettissima (che è il Paradiso). Poi Dio dirà: «Fate
silenzio tutti!» e poi li dividerà. A uno qua a un altro là. Qualcuno che vuole
fare il furbo mettersi di qua, ma Dio lo vede. Le capre diranno che non hanno
fatto niente di male, ma mentiscono. Il mondo scoppierà, le stelle
scoppieranno, il cielo scoppierà. Arzano si farà in mille pezzi. Il sindaco di
Arzano e l’assessore andranno in mezzo alle capre. Ci sarà una confusione
terribile, Marte scoppierà, le anime andranno e torneranno dalla terra per
prendere il corpo, il sindaco di Arzano e l’assessore andranno in mezzo alle
capre. I buoni rideranno e i cattivi piangeranno, quelli del purgatorio un po
ridono e un po piangono. I bambini del Limbo diventeranno farfalle.
Io speriamo che me la cavo.151
“In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò
chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.”152
Ave Maria... e coraggio!
Bismark e Santippe
151
152
Io speriamo che me la cavo, pagg. 23-24
Mt 18,3-4
49
SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
Biografie delle fonti
Santa Jeanne Le Royer - Suor della Natività
Jeanne Le Royer nacque in Bretagna, Francia, il 24 febbraio del 1731. Venne
ammessa come domestica nel convento di Santa Clara a Fougères, dove nel 1755
divenne suora nell'ordine delle Clarisse Urbaniste, prese il nome religioso di
"Suor della Natività". Ebbe numerose visioni profetiche e rivelazioni celesti.
Poiché non sapeva scrivere, dettò le sue rivelazioni al suo padre spirituale. Ma
qualche tempo dopo, assalita dagli scrupoli, distrusse le prime copie gettandole
nel fuoco. Trent'anni più tardi, nel 1790, il suo nuovo direttore spirituale,
l'abate Genet, trascrisse nuovamente le rivelazioni. Nelle prime rivelazioni
andate distrutte tra l'altro erano descritti in grande dettaglio i terribili
avvenimenti della Rivoluzione Francese. Padre Genet aveva già scritto quattro
libri quando improvvisamente dovette interrompere il lavoro a causa delle
persecuzioni contro la Chiesa intentate dai rivoluzionari. Suor Jeanne Le Royer
morì nel 1798. Le rivelazioni di Suor della Natività vennero raccolte in tre
volumi e pubblicate nel 1817.
Beata Anna Maria Taigi
Sposa esemplare e devota della Santissima Trinità. Sono le
due caratteristiche di Anna Maria Taigi, nata Anna Maria
Riannetti a Siena nel 1769 e vissuta a Roma dall'età di sei
anni alla morte, avvenuta nel 1837. Per aiutare i genitori
bisognosi si dedicò a diversi lavori. Ancor giovane si sposò
con Domenico Taigi, uomo dal carattere molto difficile.
Mandò avanti la casa, dando un'educazione cristiana ai
figli. La coppia ne ebbe sette (tre morirono, però, in
tenera età). E non si dimenticava dei poveri. Tanto che un
mistico fiammingo disse di lei che non disdegnava di
lasciare le visioni ultraterrene per scaldare la minestra a
un malato. Nel 1808 abbracciò l'Ordine secolare trinitario.
Tra i doni miracolosi che ebbe c'era un sole luminoso che
per 47 anni le brillò davanti agli occhi. Vi vedeva quanto accadeva nel mondo e
la situazione in cui si trovavano le anime di vivi e morti. Anna Maria è stata
beatificata nel 1920 e il suo corpo riposa in una cappella della chiesa romana
di San Crisogono.
Beata Elisabetta Canori Mora
Elisabetta Canori Mora nasce a Roma il 21 novembre 1774 da
Tommaso e Teresa Primoli. La sua è una famiglia benestante,
profondamente cristiana e attenta all'educazione dei figli. Il
10 gennaio 1796 nella chiesa di Santa Maria in Campo Corleo,
si celebra il matrimonio con Cristoforo Mora, ottimo giovane,
colto, educato, religioso, ben avviato nella carriera di
avvocato. Il matrimonio è una scelta maturata attentamente ma,
dopo alcuni mesi, la fragilità psicologica di Cristoforo Mora
compromette tutto. Allettato da una donna di modeste
condizioni, tradisce la moglie e si estranea dalla famiglia,
riducendola sul lastrico. Elisabetta alle violenze fisiche e
psicologiche del marito risponde con una totale fedeltà.
Costretta a guadagnarsi da vivere col lavoro delle proprie mani, segue con la
massima attenzione le figlie e la cura quotidiana della casa, dedicando nello
stesso tempo molto spazio alla preghiera, al servizio dei poveri e
all'assistenza degli ammalati. Muore il 5 febbraio 1825. È sepolta nella Chiesa
di San Carlino. Subito dopo la sua morte, il marito si converte, entra
nell'Ordine secolare dei Trinitari e diviene, poi, frate Minore Conventuale e
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SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
sacerdote, come gli aveva predetto la consorte. Elisabetta Canori Mora viene
beatificata il 24 aprile 1994 - Anno Internazionale della Famiglia.
San Gaspare del Bufalo
Nato a Roma il 6 gennaio 1786 fin da piccolissimo fu dedito
alla preghiera e alla penitenza. Suo padre era cuoco del
principe Altieri, sua madre si occupava della famiglia e gli
assicurò una buona educazione cristiana. Ordinato sacerdote
il 31 luglio 1808 si specializzò nell'evangelizzazione dei
«barozzari», carrettieri e contadini della campagna romana.
Condannato all'esilio per aver rifiutato il giuramento di
fedeltà a Napoleone, passò quattro anni in carcere tra
Bologna, Imola e la Corsica. Tornato a Roma, dopo la caduta
dell'imperatore francese Papa Pio VII gli affidò l'incarico
di girare l'Italia predicando e dedicandosi soprattutto alle
missioni popolari. Devotissimo al Prezioso sangue di Gesù, il
15 agosto 1815 fondò la Congregazione dei missionari del preziosissimo sangue.
Gli
appartenenti
a
quest'ordine
si
dedicano
alla
predicazione
e
all'insegnamento. Nel 1834, insieme a Maria de Mattia diede vita al ramo
femminile della Congregazione: «Le suore dell'adorazione del preziosissimo
sangue». Morì a Roma il 28 dicembre 1837. È stato canonizzato da Pio XII il 12
giugno 1954.
Beata Maria di Gesù Crocifisso – “la piccola araba”
Mariam Baouardy nacque ad Abellin in Galilea il 5 gennaio
1846, da genitori molto poveri ma altrettanto onesti e pii
cristiani greco-cattolici. Rimasta orfana di entrambi i
genitori a soli tre anni di età insieme al fratello Paolo,
venne affidata ad uno zio paterno, che alcuni anni dopo si
trasferì ad Alessandria d'Egitto. Non ricevette alcuna
istruzione scolastica: era analfabeta. A tredici anni, per il
desiderio di appartenere solo a Dio, rifiuta con fortezza il
matrimonio che, secondo le consuetudini orientali, le aveva
preparato lo zio. Seguirono alcuni anni durante i quali lavora
come
domestica
ad
Alessandria,
Gerusalemme,
Beirut
e
Marsiglia. Qui all'inizio della Quaresima del 1865, entrò
dalle Suore della Compassione, ma ammalatasi dovette lasciare dopo due mesi. Fu
poi accolta nell'Istituto delle Suore di San Giuseppe dell'Apparizione, ma dopo
due anni di postulandato ne fu dimessa, essendo stata giudicata più adatta per
la vita claustrale. Fu così che il 14 giugno 1867 arrivò al Carmelo di Pau. Il
21 agosto 1870, ancora novizia, partì per l'India per la fondazione di un
Carmelo a Mangalore. Il 21 novembre 1871 fece la sua professione religiosa. Un
anno dopo fu rimandata a Pau, da dove partì con altre religiose nell'agosto 1875
per Betlemme, per la fondazione del primo Carmelo in terra di Palestina. Morì il
26 agosto 1878 a Betlemme a causa di una cancrena contratta in seguito ad una
frattura prodotta da una caduta. Fu beatificata da Giovanni Paolo II il 13
novembre 1983.
Venerabile Elena Aiello
Nata a Montalto Uffugo, nel Cosentino, il 10 aprile 1895,
Elena Emilia Aiello, cresce in un ambiente familiare
esemplarmente cristiano. I suoi genitori, Pasquale e Teresa
gestivano una sartoria ed erano buoni e onesti, sempre
disponibili ad aiutare gli otto figli.
Buona e sveglia, a 4 anni ripeteva le formule del Catechismo
e viene mandata presso le Suore del Preziosissimo Sangue per
frequentare la scuola e seguire i corsi di Catechismo.
Apprendeva con gioia la Parola di Dio tanto che le Suore,
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SUI “TRE GIORNI DI BUIO”
quando aveva 8 anni la facevano insegnare la Dottrina ai più piccoli.
Dopo la morte della mamma avvenuta nel 1905, Elena si adopera in famiglia come
può, aiuta il papà nella sartoria, compie i lavori domestici e inoltre soccorre
i poveri e gli ammalati.
Vuole diventare Religiosa e amare Dio nella sofferenza. Sceglie l'Istituto delle
Suore Del Preziosissimo Sangue, ma cade ammalata grave, subisce dolorose
operazioni senza anestesia che sopporta con fede eroica, viene espulsa dalla
congregazione e rimandata a morire a casa, ma è miracolata, e Gesù le dice che
sarebbe guarita, ma il venerdì santo di ogni anno avrebbe sofferto le pene della
croce. E' stato così ogni anno. Elena sudava Sangue e sul suo corpo si formavano
le stigmate che il sabato santo scomparivano miracolosamente.
Un'amica, Luigia Mazza, detta Gigia, era anch'essa desiderosa di farsi
religiosa, e si consiglia con Elena. Le due si trasferiscono a Cosenza e fondano
l'Istituto delle Suore Minime della Passione di N. S. Gesù Cristo.
Suor Elena sceglie per sè e le sue figlie come modello di vita la Passione di
Gesù e il primato della carità testimoniato da S. Francesco da Paola.
Umiltà, carità e sacrificio sono le basi su cui Madre Elena edifica la sua
famiglia religiosa che, si inserisce nella missione della Chiesa per risanare il
tessuto sociale del suo tempo e soccorrere i fratelli più deboli e disagiati, in
modo specifico l'infanzia bisognosa.
Infatti Madre Elena, istituisce per gli orfani alcuni istituti e, apre un
Istituto Magistrale per garantire un futuro alle ragazze che devono abbandonare
l'orfanotrofio.
Recatasi a Roma per l'apertura di una nuova casa, in via Dei Baldassini, vi
muore il 19 giugno 1961.
Strepitosi miracoli e conversioni si verificano a partire dal giorno dopo la sua
morte fino ad oggi. Madre Elena riposa nella Cappella di Casa Madre, a Cosenza.
Giovanni Paolo II l'ha dichiarata Venerabile il 22 gennaio 1991.
Santa Faustina Kowalska
Nata in un villaggio polacco e battezzata col nome di Elena, è
la terza dei 10 figli di Marianna e Stanislao Kowalski. Che
sono contadini poveri, nella Polonia divisa tra gli imperi
russo, tedesco e austriaco. Pensava di farsi suora già da
piccola, ma realizza il progetto solo nell’agosto 1925: a
Varsavia.
Entra
nella
comunità
della
Vergine
della
Misericordia, prendendo i nomi di Maria Faustina. E fa la
cuoca, la giardiniera, la portinaia, passando poi per varie
case della Congregazione (tra cui, quelle di Varsavia, Vilnius
e Cracovia). Ma al tempo stesso è destinataria di visioni e
rivelazioni che i suoi confessori le suggeriscono di annotare
in un diario. Lei scrive che alla perfezione si arriva
attraverso l’unione intima dell’anima con Dio, non per mezzo di “grazie,
rivelazioni, estasi”. Queste sono piuttosto veicoli dell’invito divino a lei,
perché richiami l’attenzione su ciò che è stato già detto, ossia sui testi della
Scrittura che parlano della misericordia divina e poi perché stimoli fra i
credenti la fiducia nel Signore (espressa con la formula: Gesù, confido in te) e
la volontà di farsi personalmente misericordiosi. Muore a 33 anni in Cracovia.
Proclamata santa nel 2000 da Giovanni Paolo II.
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Bibliografia
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Beatificazione e canonizzazione di San Gaspare del Bufalo, fondatore dei
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Io speriamo che me la cavo – sessanta temi di bambini napoletani, a cura
di Marcello D’Orta, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1990
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