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indagine ambientale sul contenuto di ione ammonio
Provincia di Piacenza INDAGINE AMBIENTALE SUL CONTENUTO DI IONE AMMONIO DELLE ACQUE SOTTERRANEE NEI COMUNI DI SAN PIETRO IN CERRO E CORTEMAGGIORE (PROVINCIA DI PIACENZA) RISULTATI CAMPAGNA 2005-2006 novembre 2006 ARPA - Sezione di Piacenza, Servizio Sistemi Ambientali, Ecosistema Bacini Idrografici Via XXI Aprile n°48, 29100 Piacenza; tel. 0523/489651, fax 0523/482480 e-mail: [email protected] A cura di: ARPA Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente Sezione Provinciale di Piacenza Responsabile di Progetto: Dott.ssa Elisabetta Russo – Responsabile Ecosistema Bacini Idrografici – Servizio Sistemi Ambientali – ARPA Sezione Provinciale di Piacenza Dott.ssa Lia Barazzoni – Servizio Sistemi Ambientali – ARPA Sezione Provinciale di Piacenza Dott. Geol. Andrea Dadomo – Borsista Area Analitica Eccellenza “Isotopia e Radioattività Ambientale” – Dipartimento Tecnico – ARPA Sezione Provinciale di Piacenza Dott. Marco d’Antona – Master in difesa e manutenzione del territorio - A.A. 2004/2005 – Università di Padova Ecosistema Bacini Idrografici – Servizio Sistemi Ambientali – ARPA Sezione Provinciale di Piacenza Area Analitica Eccellenza “Isotopia e Radioattività Ambientale” – Dipartimento Tecnico – ARPA Sezione Provinciale di Piacenza Area Analitica Ambientale – Dipartimento Tecnico – ARPA Sezione Provinciale di Piacenza Mariano Barchielli, Marco Dadomo – Servizio Territoriale/Distretto di Fiorenzuola d’Arda ARPA Sezione Provinciale di Piacenza Vittorio Antonini – Staff Informatico - ARPA Sezione Provinciale di Piacenza Dott.ssa Laura Piro – Co.Co.Pro. ARPA Sezione Provinciale di Piacenza Dott. Ing. Francesco Fidone – Stagista ARPA Sezione Provinciale di Piacenza Si ringraziano per la collaborazione: Dott. Adriano Fava - Eccellenza Acque Interne - ARPA Sezione Provinciale di Reggio-Emilia Dott. Geol. Giovanni Martinelli - ARPA Sezione Provinciale di Reggio-Emilia Dott. Geol. Marco Marcaccio – Eccellenza Acque Interne/Acque Sotterranee - ARPA EmiliaRomagna Eccellenza Ecosistemi Idrici Interni – Arpa Sezione Provinciale di Reggio-Emilia Ecosistema Idrico – Servizio Sistemi Ambientali - Arpa Sezione Provinciale di Modena Si ringraziano per i dati e le informazioni fornite: Dott.ssa Paola Anaclerio – Servizio Agricoltura – Provincia di Piacenza Geom. Gian Luigi Corsi - Servizio Tecnico di Bacino Trebbia-Taro, Sede di Piacenza Il presente lavoro è stato oggetto della Tesi di Master in Difesa e Manutenzione del Territorio dell’Università degli Studi di Padova - Facoltà di Agraria, Anno Accademico 2004-2005, “Indagine isotopica sull’origine dell’ammoniaca presente in acquiferi della Piana Alluvionale Padana (Provincia di Piacenza)”, del dott. Marco d’Antona; Tutor universitario: prof. Marco Borga, Tutor aziendale: dott. Roberto Sogni (Eccellenza Isotopia e Radioattività Ambientale, Arpa Sezione Provinciale di Piacenza). INDICE PREMESSA ...................................................................................................1 IL PROGETTO DI ANALISI AMBIENTALE SUL LIVELLO DI INQUINAMENTO DI ACQUE SOTTERRANEE NEI COMUNI DI SAN PIETRO IN CERRO E CORTEMAGGIORE (PIACENZA) .................................................................................................1 1 IL PROGETTO .......................................................................................1 1.1 AQUANET: I RISULTATI DEL PROGETTO INTERREG ..................................................... 1 1.1.1 I nitrati .................................................................................................... 1 1.1.2 La Vulnerabilità......................................................................................... 3 1.1.3 Gli Allevamenti ......................................................................................... 3 1.1.4 I Modelli di diffusione – IPNOA .................................................................... 6 1.1.5 I Modelli di Trasporto - CRITERIA ................................................................ 6 1.1.6 Idrologia Isotopica .................................................................................... 9 1.2 IL CICLO DELL’AZOTO ................................................................................... 11 1.3 FERTILIZZAZIONE AZOTATA: DATI DI UTILIzzo ...................................................... 14 1.4 INQUADRAMENTO DELL’AREA DI STUDIO .............................................................. 19 1.4.1 Contesto territoriale................................................................................. 19 1.4.2 Il complesso idrogeologico della pianura alluvionale e deltizia padana ............. 22 1.4.3 Generalità sull’utilizzo dell’Idrologia isotopica nelle analisi ambientali .............. 27 2 3 IL MONITORAGGIO ............................................................................. 31 2.1 PIANO DI CAMPIONAMENTO ............................................................................. 31 2.2 CARATTERISTICHE E TIPOLOGIA CAMPIONI ........................................................... 34 MATERIALI E METODI .......................................................................... 37 3.1 ANALISI CHIMICO-FISICHE ............................................................................. 37 3.1.1 Spettro di base ....................................................................................... 37 3.2 ANALISI ISOTOPICHE .................................................................................... 37 3.2.1 Metodo con resine a scambio ionico ........................................................... 37 3.2.2 Metodo sperimentale testato da Arpa Piacenza ............................................ 38 4 5 6 RISULTATI ......................................................................................... 43 4.1 RISULTATI ANALISI CHIMICO-FISICHE ................................................................. 43 4.2 RISULTATI ISOTOPICI E COMMENTI .................................................................... 48 CONCLUSIONI.................................................................................... 51 BIBLIOGRAFIA-SITOGRAFIA ................................................................. 53 PREMESSA IL PROGETTO DI ANALISI AMBIENTALE SUL LIVELLO DI INQUINAMENTO DI ACQUE SOTTERRANEE NEI COMUNI DI SAN PIETRO IN CERRO E CORTEMAGGIORE (PIACENZA) 1 IL PROGETTO Nel dicembre 2004 veniva stipulata una convenzione fra AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE di PIACENZA e ARPA SEZIONE di PIACENZA per la realizzazione di un servizio di analisi ambientale sulle acque sotterranee nei Comuni di San Pietro in Cerro e Cortemaggiore. L’interesse della Provincia per questa zona particolare del territorio provinciale era determinato dai risultati emersi da “AQUANET”, un progetto europeo Interreg III B Medocc sulla contaminazione da nitrati delle acque sotterranee, appena concluso. Il progetto, nato per i nitrati, aveva evidenziato una zona della provincia dove, nonostante l’uso del territorio a zootecnia intensiva e quindi a rischio di contaminazione da nitrati, tale inquinante veniva sempre rinvenuto sotto il limite di rilevabilità strumentale. La zona comprende la parte nord-orientale della provincia, che insiste sui Comuni della Bassa Pianura a confine con la provincia di Parma (Caorso, Monticelli d’Ongina, Castelvetro Piacentino, Villanova sull’Arda, San Pietro in Cerro, Cortemaggiore, Besenzone, CadeoRoveleto). Frequenti sversamenti abusivi di liquame zootecnico nelle acque superficiali di questa porzione di territorio (Cavo Fontana, Torrente Arda, Canale Allacciante Acque Alte) avevano inoltre preoccupato ulteriormente la popolazione e le Amministrazioni ed indotto la Provincia ad avviare uno studio di approfondimento sullo stato di effettiva compromissione dell’acquifero sotterraneo. 1.1 1.1.1 AQUANET: I RISULTATI DEL PROGETTO INTERREG I nitrati Aquanet, progetto realizzato fra il 2001 e il 2004, aveva evidenziato come nel territorio provinciale esistessero 4 zone critiche per la presenza di nitrati nelle acque sotterranee, situate rispettivamente 1) a ovest del Torrente Tidone; 2) nella zona di deflusso dell’interconoide Trebbia-Nure, a ridosso di Piacenza; 3) nell’area di conoide distale del Torrente Nure; 4) nella zona apicale della conoide del Torrente Arda, come mostrato in figura 1.1 (principali acquiferi della provincia) e figura 1.2 (distribuzione areale dei nitrati nell’acquifero sotterraneo, anni 2004-2005). Figura 1.1 – Estensione dei principali acquiferi e reticolo idrografico provinciale. 1 Figura 1.2 – Localizzazione delle 4 zone critiche sul territorio provinciale, per la presenza di nitrati nell’acquifero sotterraneo: elaborazione 2004 e 2005. *Le zone “interconoide Trebbia-Nure” e “conoide distale Torrente Nure” si congiungono. 2 1.1.2 La Vulnerabilità Le zone di interconoide Trebbia-Nure (Piacenza) e conoide-Arda, ad alta concentrazione di nitrati, corrispondono alle aree classificate con vulnerabilità intrinseca Alta ed Elevata, come si vede nella figura 1.3, e quindi compatibili con la presenza di inquinanti nell’acquifero sotterraneo per caratteristiche intrinseche di permeabilità del territorio; la zona a ovest del Tidone invece mostra vulnerabilità Media, meno coerente con la presenza del nitrato ad alta concentrazione, ma compatibile con la distribuzione della zootecnia sul territorio. Figura 1.3 – Vulnerabilità intrinseca. * Elaborazione Provincia di Piacenza (Servizio Pianificazione Territoriale), anno 2000. 1.1.3 Gli Allevamenti La figura 1.4 mostra infatti la localizzazione degli allevamenti suini, bovini e aviequini sul territorio provinciale e le aree autorizzate allo spandimento liquami ai sensi della L.R. 50/95. Si può notare come tali attività siano concentrate solo in alcune parti del territorio; considerando in particolare la zona nord-orientale della provincia, i comuni in cui sono più 3 concentrati soprattutto allevamenti bovini e spandimento di liquami sono Caorso, Monticelli d’Ongina, Castelvetro Piacentino, Villanova sull’Arda, San Pietro in Cerro, Cortemaggiore, Besenzone, Cadeo, Fiorenzuola d’Arda, Carpaneto Piacentino, Castell’Arquato e Alseno. Figura 1.4 – Nell’ordine da sinistra allevamenti suini, bovini, aviequini e zone autorizzate allo spandimento liquami; i comuni evidenziati in rosso sono quelli ad alta densità di allevamenti bovini e zone di spandimento liquami. * Dati Provincia di Piacenza (Servizio Agricoltura), aggiornamento marzo 2006. Durante le campagne di monitoraggio condotte nell’ambito del progetto AQUANET è sempre risultato che nelle zone dove sono localizzate attività agro-zootecniche e la vulnerabilità intrinseca è Alta o Elevata, la concentrazione di nitrati nelle acque sotterranee sottese raggiunge e a volte supera la soglia di 50 mg/l, concentrazione limite per la potabilità, a conferma del fatto che il nitrato utilizzato in superficie percola in profondità e contamina l’acquifero sotterraneo: le due condizioni (uso del suolo e vulnerabilità) si devono verificare contemporaneamente per avere alte concentrazioni di nitrato nelle acque sotterranee, come nel caso del Comune di Alseno, indicato dalla freccia viola, dove la concentrazione di nitrati è compresa fra i 50 e i 60 mg/l (fig. 1.5). 4 Figura 1.5 - Zona Nord-Orientale della provincia: a sinistra aree a isoconcentrazione di nitrati (mg/l-aprile 2004); a destra classi di vulnerabilità; in evidenza i confini dei comuni: in verde quelli in zona vulnerabile e alta concentrazione di nitrati; in rosso quelli a bassa concentrazione di nitrati ed in zone non vulnerabili e vulnerabili (piana alluvionale del Po). NO3 mg/l 5 1.1.4 I Modelli di diffusione – IPNOA Inoltre, nell’ambito del progetto AQUANET l’applicazione di modelli matematici previsionali di diffusione dei nitrati (IPNOA) aveva prodotto mappe di rischio potenziale di contaminazione dell’acquifero sotterraneo da nitrati di orgine agricola, dalle quali emergeva che la parte Nord-Orientale della provincia era soggetta ad alto rischio di contaminazione da nitrati, ma i dati del monitoraggio indicavano valori sempre al di sotto del limite di rilevabilità (fig. 1.6). Figura 1.6 – Mappa di rischio potenziale di contaminazione delle acque sotterranee da nitrati di origine agricola (metodologia IPNOA); scala modificata. 1.1.5 I Modelli di Trasporto - CRITERIA Con CRITERIA (modello matematico realizzato da ARPA Emilia-Romagna, Servizio IdroMeteorologico) è stato simulato il trasporto dell’azoto derivato dall’attività agricola nelle acque di percolazione della provincia, partendo dalle pratiche di irrigazione, studiando il drenaggio e la lisciviazione indotti; i risultati ottenuti considerando il periodo 1980-2005, ipotizzando 4 diverse rotazioni colturali, caratteristiche dell’area considerata sulla base dei dati del censimento dell’agricoltura 2000, hanno mostrato che l’irrigazione, praticata ordinariamente nel periodo estivo per ricostituire parte delle riserve idriche del terreno, incrementa il rischio di dilavamento a seguito di eventuali precipitazioni successive, soprattutto nel periodo autunno-invernale per effetto di una maggior umidità del suolo al termine della stagione estiva. La lisciviazione, similmente al drenaggio, è stata determinata considerando i quantitativi di azoto trasportati al di sotto dello strato potenzialmente radicabile, definito come lo strato di terreno che si trova ad una profondità superiore a 2 m. Il modello Criteria stima una percolazione media di azoto (nitrico + ammoniacale) compresa tra 20 e 90 kg/ha, con una classe prevalente compresa tra 20 e 30 kg/ha (fig. 1.7- lisciviazione-kg/ha, aree blu e verdi); la frazione di gran lunga prevalente è costituita dall’azoto nitrico (circa 20 volte superiore all’azoto ammoniacale), fatta eccezione per la pianura nord-orientale, dove il rapporto tra le due frazioni si riduce considerevolmente a 6 favore dell’ammonio. La distribuzione delle concentrazioni mostra invece una maggiore variabilità, con valori prevalentemente compresi tra 10 e 60 mg/l (aree verdi, gialle e arancio in figura); vaste zone della pianura settentrionale presentano valori compresi tra 40 e 60 mg/l, con picchi di 90–100 mg/l, in ottimo accordo con i dati ottenuti dalle altre elaborazioni e sovrapponibili alle zone ad alta vulnerabilità, dove sono stati effettivamente trovati i nitrati col monitoraggio di campo. 7 Figura 1.7 – CRITERIA: da sinistra, rispettivamente, mappe di irrigazione, drenaggio (sopra), e lisciviazione (kg/ha e mg/l-sotto), medie annue. Criteria Criteria Confini Confini Drenaggio annuale medio (mm) 1987-2000 531.00 - 590.00 472.00 - 531.00 413.00 - 472.00 354.00 - 413.00 295.00 - 354.00 236.00 - 295.00 177.00 - 236.00 118.00 - 177.00 59.00 - 118.00 0.00 - 59.00 Irrigazione annuale media (mm) 236.00 - 260.00 212.00 - 236.00 188.00 - 212.00 164.00 - 188.00 140.00 - 164.00 116.00 - 140.00 92.00 - 116.00 68.00 - 92.00 44.00 - 68.00 20.00 - 44.00 Criteria Criteria Confini Confini Conc. NTOT nel flusso drenante (mg/l) 90.00 - 100.00 80.00 - 90.00 70.00 - 80.00 60.00 - 70.00 50.00 - 60.00 40.00 - 50.00 30.00 - 40.00 20.00 - 30.00 10.00 - 20.00 0.00 - 10.00 Lisciavizione media annua N_TOT (Kg/ha) 216.00 - 240.00 192.00 - 216.00 168.00 - 192.00 144.00 - 168.00 120.00 - 144.00 96.00 - 120.00 72.00 - 96.00 48.00 - 72.00 24.00 - 48.00 0.00 - 24.00 8 1.1.6 Idrologia Isotopica Le indagini di Idrologia Isotopica, condotte sempre nell’ambito del progetto AQUANET, avevano anch’esse evidenziato una particolarità proprio nella parte Nord-Orientale del territorio: nonostante una naturale protezione dell’acquifero, la parte orientale della provincia risultava soggetta a rischio di inquinamento da prodotti azotati provenienti dall’agricoltura e dalla zootecnia; ricordiamo che valori di δ15N compresi fra +5 e +20 distinguono un azoto di origine organica (reflui civili e zootecnici, linea rossa in fig. 1.7) da un azoto di origine inorganica, caratterizzato da valori di δ15N compresi fra -5 e +5 (fertilizzanti sintetici, linea verde). Figura 1.7 - Semplificazione dei campi di variazione dell’Azoto-15 nei composti naturali d’interesse (nitrati) del Progetto AQUANET. δ -10 -5 0 15 N (vs AIR) 5 10 15 20 25 In particolare lo studio della distribuzione geostatistica del δ15N-NO3 (fig. 1.8) aveva permesso di suddividere la provincia di Piacenza in tre settori distinti, in buon accordo anche con l’uso reale del suolo (Provincia di Piacenza, 2000). Figura 1.8 - Distribuzione geostatistica 2003 del rapporto δ15N/14N nel nitrato: la linea tratteggiata blu separa il territorio in tre zone distinte (Val Tidone, interconoide e conoidi Trebbia-Nure, Val D’Arda). ? δ15N δ15N 9 • Il settore ovest, caratterizzato da valori di δ15N-NO3 >6‰, testimoniava un inquinamento di origine organica, probabilmente riconducibile a scarichi domestici e di industrie di trasformazione agroalimentari. • La zona centrale, intensamente utilizzata per la coltura del pomodoro e del mais, mostrava valori di δ15N-NO3 <6‰, in accordo con l’uso intensivo di fertilizzanti chimici. • Il settore est, ricco di allevamenti, presentava valori di δ15N-NO3 >6‰. Il valore del segnale isotopico testimonia in questo caso un elevato spargimento di liquami, connesso alla forte pressione delle attività zootecniche presenti nella zona. Occorre però evidenziare che il settore Nord-Orientale della provincia (contrassegnata in figura 1.8 dal punto interrogativo rosso) non presenta alte concentrazioni di nitrati nelle acque sotterranee, come supportato dai dati del monitoraggio pluridecennale. Tuttavia stime del rischio potenziale IPNOA (Alto, Elevato e/o Estremamente Elevato) e della lisciviazione stimata da CRITERIA, realizzate per l'area di studio, nonché l'effetto dell'uso del suolo (a zootecnia intensiva, con ricorso a fertilizzazione organica con liquame), porterebbero invece a pensare come possibile la presenza dei nitrati. Da qui il dubbio che una forma azotata diversa dal nitrato, ma pur sempre proveniente dalla fertilizzazione del terreno agricolo, sicuramente praticata in superficie, potesse in qualche modo contaminare le acque sotterranee; una forma di azoto allo stato ridotto e non ossidato (come si trova nello ione nitrico), come, ad esempio, lo ione ammonio. Le condizioni redox poco o decisamente riducenti (Dadomo et al., 2005), tipicamente registrate nelle acque del settore nord-orientale della provincia, risultano essere compatibili con questa ipotesi. Tale situazione potrebbe quindi spiegare come la trasformazione di azoto nitrico in ammonico abbia portato ad un valore “mascherato” di δ15N nello studio eseguito precedentemente (AQUANET, 2004). Proprio per verificare questa ipotesi è stato effettuato il presente studio, considerando un sito-campione nell'areale caratterizzato da zootecnia elevata, basse concentrazioni di nitrato, condizioni redox riducenti e alte concentrazioni di ammoniaca, ricompreso fra il territorio dei Comuni di San Pietro in Cerro e Cortemaggiore, insistenti nel bacino idrografico del Cavo Fontana (in azzurro nella fig. 1.9, confini comunali evidenziati in rosso, reticolo idrografico in blu). In particolare, l’analisi isotopica dell’azoto ammoniacale può fornire importanti informazioni sulla natura/origine (geologica o organica) dell’ammoniaca presente nelle acque dei pozzi di questa zona, e quindi eventualmente escludere la possibilità di contaminazione da liquami delle acque. Figura 1.9 - Il territorio del Bacino del Cavo Fontana (a sinistra); a destra gli acquiferi ricadenti nel territorio dei Comuni di S. Pietro in Cerro e Cortemaggiore (confini in rosso): come si può notare, i comuni sono ricompresi completamente nella Piana Alluvionale Padana (campitura verde chiaro). 10 1.2 IL CICLO DELL’AZOTO Il ciclo dell'azoto è un ciclo biogeochimico in quanto l'azoto si muove principalmente tra l'atmosfera, il terreno e gli esseri viventi. Questo ciclo viene definito gassoso poiché il pool di riserva, cioè il serbatoio di questo elemento chimico, è appunto l'atmosfera, dove l'azoto occupa circa il 78% del volume totale. La sua importanza per gli organismi viventi è legata alla necessità di assimilare azoto per la formazione di composti organici vitali, quali le proteine e gli acidi nucleici, ma, ad eccezione di particolari batteri, l'azoto atmosferico non può essere direttamente assorbito dagli organismi e ciò rappresenta spesso un fattore limitante per lo sviluppo forestale. Le piante, però, possono assimilare l'azoto tramite l'assorbimento di alcuni composti azotati (nitriti, nitrati e sali d'ammonio) che, disciolti nell'acqua, giungono fino alle loro radici. Una volta organicato nella fitomassa, l'azoto viene quindi trasferito agli animali, mediante la catena alimentare. La decomposizione dei resti organici restituisce al terreno l'elemento, che può ritornare nell'atmosfera grazie all'azione di alcuni batteri specializzati (fig. 1.10). Figura 1.10 - Il ciclo dell’azoto. Questo ciclo risulta complesso proprio perché l'atomo di azoto può entrare a far parte di un elevato numero di molecole: azoto molecolare, ammoniaca e sali d'ammonio, nitriti, nitrati ed azoto organico. I processi chimici coinvolti per la loro formazione possono essere suddivisi in quattro tipi: azotofissazione, ammonificazione, nitrificazione e denitrificazione. Dall'atmosfera al terreno (N2ÆNH3) L'azotofissazione è un processo riduttivo con cui l'azoto molecolare (N2) presente nell'atmosfera viene trasformato in ammoniaca (NH3). Questa trasformazione può avvenire sia industrialmente, sia naturalmente. Il 90% della quantità fissata naturalmente viene prodotto dall'attività di batteri liberi nel terreno o viventi in simbiosi mutualistica con le radici di alcune piante, come le leguminose, l'ontano ed alcune felci. Dal punto di vista agricolo, la fissazione biologica è una fonte d'azoto molto importante per l'arricchimento del terreno, perché il solo uso dei fertilizzanti chimici non potrebbe soddisfare la sua richiesta su scala mondiale. Una pratica agricola che sfrutta questa simbiosi per la fertilizzazione del terreno è il sovescio con le leguminose. 11 Il rimanente 10% dell'azoto fissato proviene, invece, dall'azione dei fulmini durante i temporali, che ossidano l'azoto gassoso formando nitrati, i quali raggiungono direttamente il suolo tramite l'acqua contenuta nelle precipitazioni. Nel terreno Decomposizione (NorganicoÆNH3/NH4+) Un'altra fonte di ammoniaca per il suolo deriva dalla decomposizione dell'azoto organico, come gli amminoacidi presenti nei prodotti di rifiuto e nella sostanza organica in putrefazione. Questo processo è detto ammonificazione o mineralizzazione ed è attuato da particolari batteri e funghi che, degradando l'azoto amminico, liberano l'ammoniaca nel terreno, dove può reagire con diversi composti per formare dei sali d'ammonio organic-N ---> NH4+ Ossidazione (NH3ÆNO2-, NO3-) I vegetali possono assorbire e metabolizzare l'azoto solo sotto forma di nitrati; urea e acido urico liberano nel suolo ammoniaca (o sali d'ammonio derivati), le cui molecole che provengono anche dalla decomposizione dell'azoto organico, o dalla degradazione di proteine, possono subire ossidazione da parte di batteri liberi, con un processo chiamato nitrificazione, in cui si distinguono i batteri nitrificatori (Nitrosomonas), che trasformano l'ammoniaca in nitriti (NO2-): NH4+ + H2O ---> NH2OH + 2[H] + H+ NH2OH + O2 ---> NO2- + [H] + H+ ed i batteri nitratatori (Nitrobacter), che, a loro volta, ossidano i nitriti a N03-: NO2- + H2O ---> NO3- + 2[H] La catena alimentare (NH4, NO3ÆNorganico, N2) Gran parte dell'azoto presente nel terreno come ioni ammonio o nitrato entra nella biosfera, dove viene organicato (cioè inserito in molecole organiche) e si muove in un piccolo ciclo formato da piante, animali e batteri (ciclo biologico dell'azoto). Una parte dell'azoto nitrico viene trasformato, ad opera di batteri denitrificanti specializzati, in azoto molecolare che ritorna all'atmosfera, producendo ossidi di azoto come specie intermedie (NO, N2O). L’utilizzo dei differenti ossidi come accettori di elettroni da parte di Pseudomonas, Micrococcus, Achromobacter, Thiobacillus dipende dalle condizioni redox; in genere avviene nell’ordine: O2, NO3-, SO4--. La riduzione del nitrato da parte dei batteri è la causa maggiore di denitrificazione all’interno del suolo: 4NO3- + 5C + 2H2O --> 2N2 + 4HCO3- + CO2 14NO3- + 5FeS2 + 4H+ >>>> 7N2 + 10SO4-- + 5Fe2+ + 2H2O Una certa quantità di nitrati viene perduta per migrazione dalle zone terrestri verso i sedimenti oceanici profondi (azoto nei sedimenti), entrando così in cicli geochimici di lunga durata: dai sedimenti l'azoto può ritornare disponibile attraverso le eruzioni vulcaniche (azoto "juvenile"). D'altra parte vi è un minimo, ma continuo rifornimento di azoto al ciclo della biosfera per alterazione delle rocce ignee della litosfera. Attraverso la catena alimentare, l'azoto giunge alle piante, quindi agli erbivori, da questi ai carnivori di dimensioni sempre crescenti. Dagli esseri viventi, torna al terreno tramite l'azione dei batteri decompositori ed infine riassorbito dalle piante. 12 Interventi antropici Al di fuori dei cicli naturali, l’azoto viene immesso nell’ambiente artificialmente dall’uomo, perturbando gli equilibri degli ecosistemi naturali nell’atmosfera, nel terreno, nelle acque. Nel caso di acque superficiali l’eccesso di azoto è spesso accompagnato a sovraproduzione di organismi algali (eutrofizzazione), che determinano una diminuzione dell’ossigeno disciolto nelle acque. Queste aree anossiche, spesso chiamate “dead zones”, hanno un effetto negativo sull’intero ecosistema acquatico, colpendo in particolare la fauna ittica (fig. 1.11). Figura 1.11 – Ciclo dell‘azoto agricolo e sua compartimentazione nelle matrici ambientali. Nell’ambiente, in corrispondenza di zone ad intensa fertilizzazione azotata organica e inorganica, si verificano condizioni di lisciviazione di nitrati negli acquiferi sotterranei, se non protetti (fig. 1.12). Figura 1.12 – Ripartizione dell’azoto nell’ambiente e sua lisciviazione nelle acque sotterranee (groundwater). 13 1.3 FERTILIZZAZIONE AZOTATA: DATI DI UTILIzzo Sebbene l’azoto sia un elemento essenziale per lo sviluppo degli organismi vegetali, può essere anche una fonte di inquinamento ambientale. La carenza o l’eccesso di azoto, infatti, influenzano gli ecosistemi, a livello globale, più di ogni altro elemento essenziale. L’utilizzo, talora indiscriminato, dell’azoto come fertilizzante comporta ulteriori problemi nell’ambiente: nella figura 1.13, dove è rappresentata la variazione del carico di azoto zootecnico in Emilia-Romagna dal 1970 al 2000, si può notare come il Comune di Cortemaggiore sia l’unico in provincia di Piacenza caratterizzato da un aumento >25% (colorato in rosso), nonostante le province di Parma, Reggio e Modena mostrino ampie zone di incremento. Figura 1.13 – Variazione del carico di azoto di origine zootecnica: confronto dati censimenti 2000/1970. La distribuzione della SAU (Superficie Agricola Utilizzabile) nelle province dell’EmiliaRomagna mostra Piacenza in una posizione notevole, con un’estensione di 125.588 ha, confermando la vocazione agricola del territorio (fig. 1.14). Figura 1.14 – SAU Regione Emilia-Romagna, dati V° Censimento dell’Agricoltura. 97.370,12 SAU ha 29.252,01 125.588,86 117.245,53 134.124,89 107.429,45 179.173,41 137.046,86 187.056,79 Piacenza Parma Reggio nell'Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forli'-Cesena Rimini Alla pratica di coltivazioni intensive è spesso associato l’utilizzo di fertilizzanti azotati inorganici, che vede Piacenza al 5° posto come utilizzo in regione dopo Ravenna, Ferrara, Bologna e Modena, ma prima di Parma e Reggio Emilia, dove la concimazione organica prevale su quella inorganica, anche per i disciplinari di produzione del Parmigiano-Reggiano, che ne prevedono l’uso esclusivo (fig. 1.15). Anche il trend dal 2003 al 2005 vede una leggera diminuzione, proprio sui nitrati, che continuano però ad essere il fertilizzante più utilizzato in provincia di Piacenza, con il 50% sul totale (vedi elaborazione dati ISTAT anno 2005). Se consideriamo la SAU nel territorio della provincia (Tabella 1.1 - Dati V° Censimento Agricoltura, anno 2000), ricaviamo un apporto medio di azoto inorganico totale pari a 198 kg/ha/anno, con 101 kg/ha/anno di nitrati, quantitativo che pone Piacenza al 3° posto fra le province della regione, dopo Ravenna e Bologna. 14 E’ doveroso tuttavia sottolineare che i dati di fertilizzazione azotata di sintesi riportati rappresentano sempre “stime congiunturali”, e non dati misurati, ma ricavati da informazioni indirette e incroci ad esempio da dati-PAC, vendite di prodotti finiti, stime di coltivazioni praticate, ottenute da uso reale del suolo (metodologia del telerilevamento di foto satellitari Quick Bird, fig. 1.16), secondo le dosi consigliate di concimazione tradizionale; per la fertlizzazione organica con reflui zootecnici, il grado di incertezza aumenta a tal punto da non permettere di dimensionare e valutare il fenomeno. 15 Figura 1.15 – Fertilizzanti azotati: dati ISTAT* 2003 2004 2005 Piacenza: fertilizzanti azotati per tipologia trend 2003/2004/2005 600.000 300000 500.000 250000 400.000 200000 Azoto (Q) azoto (Q) RER: fertilizzanti azotati totali trend 2003/2004/2005 300.000 200.000 2003 2004 2005 150000 100000 50000 100.000 Fertilizzanti azotati - qtà x tipologia - dati ISTAT 2005 Totale Altri Urea NH4 Solfato Tipologia Fertilizzanti azotati - % x tipologia - dati ISTAT 2005 100% 38.925 qli Altri 500000 nitrati Rimini Calciocianamide Province Forli'-Cesena Ravenna Ferrara Bologna Modena Reggio Emilia Piacenza Parma 0 0 Altri 80% 79.726 qli 400000 38.925 200000 NH4 solfato 79.726 3.934 100000 Urea 60% Azoto (%) 300000 3.934 qli 40% NH4 solfato 126.286 qli 20% Nitrati Nitrati 126.286 16 Rimini Ravenna Forli'-Cesena Province ER Ferrara Bologna Modena Reggio nell'Emilia C alcioc ianami de Parma Piacenza Rimini Ravenna Forli'-Cesena Province ER Ferrara Bologna Modena Reggio nell'Emilia 0% Parma 0 Piacenza Azoto (quintali) Urea C alcio cianam ide Tabella 1.1 - Elaborazione dati ISTAT – V° censimento generale dell’agricoltura 2000: SAU in ettari, fertilizzanti azotati inorganici per tipologia (q), quantitativi per ettaro di SAU per provincia; dati ordinati per quantitativo di nitrati per ettaro di SAU. Provincia Ravenna Bologna Piacenza Ferrara Modena Forli'-Cesena Rimini Reggio Emilia Parma EmiliaRomagna SAU (ha) Nitrati (q) Nitrati /SAU NH4 Solfato (q) NH4 Solfato /SAU Urea (q) Urea/ SAU Calciocian amide (q) Calciocian amide/SA U Altri (q) Altri/ SAU Totale azotati (q) Totale azotati/ SAU 117.245,53 187.056,79 125.588,86 179.173,41 137.046,86 97.370,12 29.252,01 107.429,45 134.124,89 300.378 191.120 126.286 148.302 98.213 60.420 11.038 29.148 33.056 2,56 1,02 1,01 0,83 0,72 0,62 0,38 0,27 0,25 25.453 44.493 3.934 31.878 58.731 2.400 1.088 1.186 325 0,22 0,24 0,03 0,18 0,43 0,02 0,04 0,01 0,00 177.779 176.386 79.726 287.001 97.350 19.041 3.752 47.805 30.068 1,52 0,94 0,63 1,60 0,71 0,20 0,13 0,44 0,22 2.313 785 28 705 1.219 92 539 67 328 0,02 0,00 0,00 0,00 0,01 0,00 0,02 0,00 0,00 49.852 55.822 38.925 38.399 8.475 4.513 15 8.417 40.368 0,43 0,30 0,31 0,21 0,06 0,05 0,00 0,08 0,30 555.775 468.606 248.899 506.285 263.988 86.466 16.432 86.623 104.145 4,74 2,51 1,98 2,83 1,93 0,89 0,56 0,81 0,78 1.114.287,92 997.961 0,90 169.488 0,15 918.908 0,82 6.076 0,01 244.786 0,22 2.337.219 2,10 17 Figura 1.16 – Immagine URS 2004, elaborazione da immagine satellitare Quick Bird, Provincia di Piacenza. Nell’ordine, da sinistra: seminativi, vite (fucsia), bosco, ghiaie, non vegetato (grigio scuro), acqua (blu), pioppo, pomodoro (rosso), erba medica, soia, mais, bietola, grano e orzo, cespugli, non classificato (bianco). 18