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Venne ucciso per sbaglio al posto di un malavitoso

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Venne ucciso per sbaglio al posto di un malavitoso
Gazzetta del Sud 8 Novembre 2006
Venne ucciso per sbaglio al posto di un malavitoso
Un tragico errore di .persona, compiuto da un., sicario a pagamento in una calda matta d'estate.
Il contesto? Una guerra di mafia scoppiata nel Paolano. Una guerra che dovrà ora essere
ricostruita dai magistrati della Corte di assise di Colza: Alla sbarra Gennaro Ditto, 30 anni,
originario di Seminara ma residente a Paola; presunto mandante; Michele Bloise, 31 anni, di
Firmo, che avrebbe partecipato all'organizzazione dell’agguato; Antonio Ditto e Carmela
Gioffrè, genitori di Gennaro Ditto che avrebbero, invece, tenuto i contatti tra quest'ultimo all'epoca detenuto nel carcere di Siano e i killer Maurizio Giordano, 35 anni, di Cosenza, oggi
pentito.
Tutta la vicenda giudiziaria ruota però intorno alla spericolata vita d'un assassino prezzolato.
Legato agli ambienti della criminalità del Paolano e della Sibaritide. Chi è? Un disoccupato di
Firmo, che sarà giudicato nei prossimi mesi con rito abbreviato:
«Non vivo per il rimorso... Era il mio primo omicidio Mi aveva no mostrato una vecchia foto e
poi quella mattina siamo partiti a colpo sicuro…»:.Adamo Bruno, 38 anni, è il killer déll'uomo
sbagliato. Il 21 luglio del 2004, a Paola, ha ammazzato con tre colpi di pistola calibro 9 sparati
alla testa, Antonio Maiorano; 46 anni, operaio idraulico forestale.
L'ha'scambiato per un "uomo di rispetto" 1ocale, Giuliano Serpa, che fino a pochi minuti prima
dell’agguato si trovava seduto davanti allo stadio di Paola, nello stesso punto dove poi è stato
eliminato l’ incolpevole operaio. Serpa leggeva un giornale finito, per un incrdibile scherzo del
destino, successivamente tra le mani di Maiorano. Adamo Bruno: arrivò sul posto in sellla a uno
scooter in compagnia di Pietro Sebastiano Vicchio, 26 anni, di Acquaformosa. Il "palo" l’aveva
informato che la vittima designata stava leggendo un quotidiano. Così, scese dal motociclo e
fece fuoco. Tre volte, senza tentennamenti. Commettendo un tragico errore di persona. «Dottore
non voglio niente... ne' sconti, ne' vantaggi, voglio solo liberarmi di questo peso»: l'assassino di
Maiorano, subito dopo l'arresto avvenuto un anno dopo, ha chiesto di parlare con i magistrati
della Dda di Catanzaro. E ha vuotato il sacco. Ha raccontato dei mesi trascorsi nel Paolano per
fare appostamenti e seguire le mosse dei "nemici" del gruppo Scofano-Martello. Con la pistola
in tasca, sempre pronto a colpire. Ha. riferito degli strumenti di morte e dell'esplosivo nascosti
in montagna e dell'uomo incaricato di tenere delle armi pure in un negozietto posto nel pieno
centro della cittadina tirrenica perchè, in caso di necessità, potessero essere velocemente
recuperate e utilizzate. Ha parlato senza remore Adamo Bruno, per scacciare il ricordo di quella
mattina terribile. La mattina in cui sbagliò clamorosamente bersaglio. L'autore del delitto ha
confessato di essere stato reclutato insieme al suo presunto complice con la prospettava di
ottenere un compenso di 30mila euro. Della somma pattuita fu pagata una prima tranche di
15mila euro, mentre altri 7mila euro vennero sequestrati dagli investigatorii dell’Arma al
"corriere" ched li stava ritirando. Grazie alle confessioni del killer pentito sono stati individuati
e sequestrati due fucili a canne mozze, una carabina Winchester, una pistola calibro 9x19, un
fucile mitragliatore kalashnikov, una mitraglietta Sten, oltre 1000 cartucce di vario calibro, 7
caricatori, 2 Kg di esplosivo e 8 candelotti di dinamite. L'operazione che ha portato all'arresto di
Bruno venne condotto dai carabinieri di Paola. L’inchiesta ha consentito di accertare che nel
penitenziario di Siano, i detenuti paolani e cosentini disponevano, fino al 2004, di telefonini
cellulari. Con i quali comunicavano stabilmente con "compari" e familiari. A svelare i
retroscena un collaboratore di giustizia cosentirio, Maurizio Giordano, 40 anni, ora sottoposto a
programma di protezione. Fu il quarantenne a convincere una donna che s'era innamorata di lui
a portare dietro le sbarre un apparecchio di telefonia mobile. E proprio utilizzando i telefonini
introdotti illegalmente nel penitenziario del capoluogo di regione venne organizzato l'agguato
costato la vita a Tonino Maiorano. Un crimine di cui ha parlato anche Domenico Scrugli, 38 anni, ex trafficante di droga cosentino che venne contattato da Giordano per trovare un ragazzo
esperto e veloce capace disbrigare un «lavoretto» a Paola. Scrugli l'ha confermato ai magistrati
della Direzione distrettuale antimafia nei mesi scorsi. Il ragazzo richiesto, però, non venne,
trovato e l’incombenza di premere il grilletto venne affidata ad Adamo Bruno. Che accettò di
sparare convinto così di poter così accrescere il proprio prestigio criminale e intascare, nel
contempo, una somma di denaro. Scrugli e Giordano dovranno ora deporre in aula. In
dibattimento, ieri, si sono costituiti parte civile i congiunti di Maiorano, la Regione Calabria e il
comune di Paola.
Arcangelo Badolati
EMEROTECA ASSOCIAZIONE MESSINESE ANTIUSURA ONLUS
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