Ci dovresti mettere Melilli, provincia di Siracusa, per 200 posti
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Ci dovresti mettere Melilli, provincia di Siracusa, per 200 posti
SETTIMANALE DI POLITICA E COSTUME Autorizzazione del tribunale di Siracusa n.2/2003 diretto da Salvo Benanti Flash FONDATO NEL 1988 Supplemento 258 al n° 35/2015 I FATTI ONLINE: www.ifattidelladomenica.it Lunedì 9 novembre migrantopolimigrantopolimigrantopoli Rivediamo tutte le cooperative Ci sono assurdità, persone che con una coop di servizi ausiliari gestisce un centro di accoglienza. Non ci sono spazi per le coop emergenti I centri di accoglienza di Siracusa restano un punto nero. Alcuni addetti ai lavori ci hanno fatto il punto con una scheda. Leggiamola insieme: Abbiamo lavorato nello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) a Siracusa e altrove. Allo Sprar di Siracusa la nostra decisione di andare via è stata dettata da un comportamento poco adatto al sociale di un collaboratore del posto, per giunta poco presente. Abbiamo mollato per questo e altri problemi, vedi i ruoli ricoperti da persone che non sono poi quelle che in realtà li rivestono. Lo Sprar Siracusa ad esempio funziona con coordinatore privo di laurea e operatori privi di attestato Osa. Sulle disfunzioni ci sono state anche relazioni scritte alla dottoressa Scoppola che si occupa di Sprar Sicilia. I migranti sono dei ragazzi, meglio uomini consapevoli, che, dopo la trafila burocratica, decidono di far parte o meno del progetto articolato sulla carta con l’alfabetizzazione e l’integrazione al lavoro. Questi ragazzi/uomini in ogni caso hanno sempre espresso il desiderio di andare via in altri paesi europei, dove hanno parenti e amici. Lo Sprar per funzionare bene deve rispettare i protocolli. Ho fatto sapere, ad esempio, che i ragazzi non hanno frequentato la scuola, almeno fino a quando ci siamo stati noi. Un vero peccato visto che fra di loro ci sono tanti talenti, un futuro stilista, un giocatore di calcio etc etc Ecco, i ragazzi si lamentano per le tante promesse fatte e poi non mantenute. Intervistateli, non sono cretini, sanno benissimo quali sono i loro diritti e anche i loro doveri. A nostro parere in generale occorre una formazione lavorativa, imparando un lavoro, dopo aver ottenuto la risposta della commissione territoriale, sono loro che decidono la loro vita. Per partecipare allo Sprar, da progetto ti si chiede un’ esperienza pluriennale e quindi noi, cooperative emergenti, rimaniamo sempre fuori. E’ un ciclo blindato dai soliti soggetti che non danno spazi anche, come ho detto prima, non rispettando le regole. Siamo stati incazzatissimi. A noi chiedono curriculum, certificato antimafia soprattutto nella prima accoglienza e poi ti ritrovi Buzzi/Carminati. Rivediamo tutte le cooperative. Ci sono assurdità, gente che con una cooperativa di servizi ausiliari gestisce centri di accoglienza. Scusate, chiediamo, ma per far questo non occorre una cooperativa sociale a tutti gli effetti? Ci dovresti mettere Melilli, provincia di Siracusa, per 200 posti Pubblichiamo uno stralcio dell’articolo di Stefano Filippi sul Giornale che riguarda uno dei centri di accoglienza per migranti nel Siracusano. Leggiamo: La palazzina è inconfondibile. Il colore, verdino. L'altezza, tre piani in una zona di bifamiliari basse. La recinzione di acciaio e cemento. Gruppi di ragazzi di colore che parlottano. Nel cortile interno staziona un'auto della Guardia di finanza, i militari stanno all'interno in un locale che fa da portineria. Dalle finestre penzola la biancheria, dal retro giungono le grida di chi gioca a pallone per ammazzare il tempo che non passa mai. Gli stranieri vanno e vengono, a poche decine di metri si può prendere il bus che porta nel centro di Siracusa. Giù, in fondo alla lunga discesa, le ciminiere del petrolchimico di Priolo, moribondo. E le coste dove sbarcano i disperati. È uno dei maggiori centri di accoglienza per immigrati della Sicilia orientale. La località si chiama Città Giardino, frazione di Melilli. Nel Siracusano gli sbarchi sono cominciati nell'estate 2013 e l'emergenza è esplosa con l'operazione Mare Nostrum che faceva base ad Augusta, lontana pochi chilometri. È allora che Buzzi e la sua cricca hanno fiutato l'affare, si sono accordati con chi aveva la disponibilità dell'immobile vuoto, la cooperativa La Zagara, e si sono offerti alla prefettura di Siracusa. La struttura era stata costruita nel 2009 per diventare una residenza sanitaria assistita (casa di riposo o per disabili), ma non aveva mai ottenuto le autorizzazioni sanitarie. Era lì, pronta alla bisogna. Il centro è stato inaugurato all'inizio del 2014, doveva ospitare soprattutto nuclei familiari di africani e siriani di passaggio ma per molti migranti i periodi di permanenza sono stati lunghissimi. A Città Giardino non hanno preso bene l'insediamento di una struttura del genere. Come dappertutto, ci sono stati malumori e proteste. La gente del posto si sente già vittima dell'inquinamento del polo chimico e poco protetta dalle forze dell'ordine in una zona priva di caserma dei carabinieri, commissariato di polizia e guardia medica. Ma Buzzi e i suoi sono andati dritti per la loro strada. Sul primo numero (maggio 2014) di «29 Giugno Magazine», organo ufficiale della coop che in copertina mette una foto di Buzzi accanto al ministro Giuliano Poletti, ex presidente nazionale di Legacoop, il centro di accoglienza è avvolto nell'incenso: 3.200 metri quadrati, ampi spazi aperti, 44 camere con bagno in cui sono state ospitate fino a 250 persone (6 per stanza). Una struttura giudicata dal prefetto siracusano Armando Gradone come «avanzata e moderna» quando andò a Città Giardino per tranquillizzare i residenti. La gestione è affidata alle consorziate Abc di Roma, coop sociale satellite della 29 Giugno, e Domus Felicitatis di Melilli, una srl che ha sede in via Brancati, cioè nel centro di accoglienza stesso. Buzzi voleva radicarsi nei territori dell'emergenza immigrati. Non ha lasciato nulla in mano ai siciliani. La coordinatrice degli interventi, l'assistente sociale Giuliana Garufi, è stata paracadutata da Roma dove gestiva il centro per minori non accompagnati della Abc in via del Frantoio. E poi la regìa complessiva dell'operazione era saldamente in mano al consorzio Eriches 29, uno dei bracci operativi della 29 Giugno, quello che voleva aggiudicarsi la gestione del Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Castelnuovo di Porto, poco fuori Roma. A Melilli Eriches 29 fornisce cibo, vestiti, controlli sanitari con un ambulatorio mobile di Emergency e supporto psicologico. Gli amministratori locali non hanno gradito che fossero calati i romani per aprire un centro di accoglienza, tuttavia il prefetto disse che si doveva dare corso a un'autorizzazione ministeriale. A Castelnuovo l'appalto è finito al Tar e poi a una cordata concorrente, ma per le coop di Mafia capitale tutto è filato liscio a Siracusa, dove c'è un business di prima mano, c'è il caos, l'emergenza da gestire ed enormi spazi da riempire con migliaia di disperati. Più sbarchi, più soldi. Il primo bando lanciato dalla prefettura nel novembre 2013 per convenzionare strutture di accoglienza non era stato assegnato, il secondo è del marzo 2014: stavolta la Eriches 29 si presenta e vince. Duecento posti (con punte di 250) per 30 euro al giorno fanno un affare da due milioni e mezzo di euro l'anno per il mondo di mezzo delle coop sociali di Buzzi. E soltanto a Melilli, che sarebbe diventata la testa di ponte siciliana di Mafia capitale. Ora anche questo appalto è sotto la lente della magistratura. Il fascicolo dell'inchiesta di Roma comprende intercettazioni telefoniche in cui Luca Odevaine, ora agli arresti per corruzione aggravata, ex vicecapo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni, spingeva per fare accreditare la struttura di Città Giardino. «Ci dovresti mettere... eh... Melilli, provincia di Siracusa, struttura per 200 posti... tra parentesi mettici, per cortesia... ex Rsa... poi Piazza Armerina»: così dettava Odevaine, al quale secondo l'accusa faceva capo il ramo immigrazione del sistema-Buzzi. E aggiungeva: «Se noi gli facciamo prendere... il... gli facciamo aprire i centri... insomma ci... ci coinvolgono nell'operazione...». L'appunto doveva poi essere girato al prefetto Rosetta Scotto Lavina, dal 15 settembre 2014 direttore centrale per le politiche dell'immigrazione e dell'asilo del ministero dell'Interno dopo essere stata direttore centrale dei servizi civili per l'immigrazione sempre al Viminale. Odevaine diceva che sarebbe stato sollecitato da alcuni imprenditori siciliani. Chi sono questi referenti siracusani degli uomini di Mafia capitale? Costruttori, immobiliaristi, operatori turistici? Esistono legami con il potere politico locale che ha espresso il sindaco renziano Giancarlo Garozzo? Per ora c'è soltanto una nota della prefettura di Siracusa la quale «non mancherà di assumere i provvedimenti che si renderanno necessari in sintonia con le misure che saranno disposte in sede giudiziaria in ordine alla gestione del consorzio di cooperative sociali Eriches 29». Stefano Filippi