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"Sono arrabbiato". Lettera aperta di don Zatti

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"Sono arrabbiato". Lettera aperta di don Zatti
"Sono arrabbiato".
Lettera aperta di don Zatti
dopo la morte di Mons. Padovese
La morte di Mons. Luigi Padovese lascia
dietro di sè tristezza, dolore ma anche
rabbia. Queste le parole di don Giuliano
Zatti del Servizio diocesano di Padova
per le relazioni cristiano-islamiche che
conosceva personalmente il vescovo
ucciso il 3 giugno 2010.
Scusate, ma a qualcuno stasera devo proprio dire quanto io sia arrabbiato!
Sono arrabbiato da quando, nelle prime ore del pomeriggio, mi è arrivata notizia dell'uccisione del vescovo Luigi
Padovese a Iskenderun. Sono arrabbiato perché non è possibile che si debba morire "stupidamente", dopo che si
passa una vita a tessere legami con le persone, le culture, le posizioni e le differenze.
Sono arrabbiato perché, soltanto 7 giorni fa, il vescovo Luigi mi raccontava la gioia per la possibilità di utilizzare
liberamente la chiesa di Tarso da parte dei pellegrini che vogliano andarvi (cosa mai riuscita prima, nemmeno con l'anno
paolino), così come mi raccontava che domani avrebbe raggiunto il Papa per la delicata visita a Cipro. Sono arrabbiato
al pensiero della delicatezza con cui ha accolto me e alcuni seminaristi di Padova tre anni fa a Iskenderun, dove gioiva di
poter incontrare cristiani, respirando un po' di aria serena (anche in quella occasione non ci nascose il disagio per la sua
situazione e la sua sicurezza).
Sono arrabbiato al pensiero che sia toccato a lui, dopo altri e dopo don Andrea Santoro (la sorella Maddalena mi sta
leggendo). Toccherà a qualcun altro, adesso? Cosa mi devo aspettare? E a cosa serve sapere se la cosa sia voluta,
sia accidentale, abbia un colore oppure un altro?
Sono arrabbiato se penso agli amici di Turchia che pure mi stanno leggendo e che sento ancora più soli, come se non
bastasse tutto il resto. Cosa dirvi? Vi si può soltanto abbracciare, uno ad uno, abbracciando con voi tutti coloro che non
conosco direttamente. Un abbraccio forte e affettuoso, un abbraccio ruvido e diretto, senza parole.
Sono arrabbiato perché tutto sembra accanirsi contro tutto e viene meno la voglia di sperare, di sorridere, di credere in
qualcosa.
Sono arrabbiato. E in questo momento non servono altre parole: ci sarà tempo per pronunciarle.
Voglio bere fino in fondo il fastidio di questa morte assurda, la morte di qualcuno che, stavolta,
conoscevo anch'io. Mi metto dietro, nella fila di quanti ancora oggi piangono una speranza
perduta, un volto venuto meno. Mi metto anch'io nella fila di quanti si lamentano e non vogliono
essere consolati ...
don Giuliano Zatti, Padova,
Servizio diocesano per le relazioni cristiano -islamiche
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