Comments
Description
Transcript
Nessun limite
Pagamenti I 1.000 EURO NON N O S S O P E R A T S BA L’IMPOSIZIONE DI STRUMENTI TRACCIABILI PER TUTTI GLI ACQUISTI SUPERIORI A TALE CIFRA SERVE DAVVERO PER COMBATTERE L’EVASIONE FISCALE? ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA, ESPERTI E PERSINO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PENSANO DI NO. E INTANTO ALL’ESTERO… DI ANDREA TELARA 44 WWW.BUSINESSPEOPLE.IT LUGLIO 2014 l segno di una prima inversione di tendenza è arrivato il 9 aprile scorso dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Pubblicando l’ennesimo tweet, il premierrottamatore ha definito «macchinosa e poco utile» la legge sulla tracciabilità dei pagamenti, in vigore in Italia da oltre due anni. Si tratta, per chi non la conoscesse ancora, della norma approvata tra il 2011 e il 2012 dal governo Monti (con il Decreto Salva Italia) che vieta l’utilizzo del contante per tutte le transazioni in denaro di importo superiore a 999,99 euro. Per qualsiasi pagamento da mille euro in su, infatti, i cittadini italiani devono usare, volenti o nolenti, strumenti tracciabili come carte di credito, bancomat, bonifici o assegni. Acquisti di gioielli e di orologi, provviste di vestiti griffati o vacanze trascorse in qualche albergo di lusso: ecco alcune categorie di spese che, da oltre 24 mesi a questa parte, possono essere scovate più facilmente dal fisco, grazie alle norme sulla tracciabilità. L’obiettivo primario della stretta contro l’uso della moneta liquida, infatti, è proprio quello di aumentare la fedeltà fiscale dei nostri concittadini, anche di quelli che non ne vogliono proprio sapere di pagare tutte le tasse fino all’ultimo centesimo e che cercano regolarmente di occultare le somme incassate. Nell’arco di due anni, però, le norme sulla tracciabilità sono finite più volte sotto processo, bersagliate di critiche da molte associazioni di categoria, ma anche da diversi osservatori super partes, che ne hanno messo in dubbio l’efficacia nella lotta all’evasione. FUGA DI CLIENTI Tra gli oppositori della legge più combattivi c’è, per esempio, Giuseppe Aquilino, presidente di Federpreziosi, l’associazione di categoria delle imprese orafe, orologiaie, argentiere e gioielliere, che ha accolto con favore le parole di Renzi contro le regole troppo stringenti sulla tracciabilità. Da quando è entrato in vigore il Decreto Salva Italia, infatti, è iniziata una lunga sfilza di lamentele da parte dei venditori di beni di lusso di tutta la Penisola, costretti a chiedere l’utilizzo della credit card o degli assegni anche ai numerosi clienti che si sono presentati nei negozi con un malloppo di bigliettoni in tasca, per pagare con moneta sonante qualche prezioso acquistato. Per non parlare poi di quanto è accaduto e accade ancora nelle zone di confine vicine alla Svizzera o al Principato di Monaco, cioè a Paesi in cui i divieti all’uso del contante non sono neppure immaginabili: dalla Liguria di Ponente alla provincia di Como, la fuga di clienti al di là della frontiera è sotto gli occhi di tutti, almeno secondo alcuni commercianti che sostengono di aver subìto un vero e proprio crollo del fatturato. A prescindere dalle lamentele dei negozianti, però, a trascinare sul banco degli imputati le regole sulla tracciabilità sopra i mille euro sono anche le osservazioni di alcuni opinionisti autorevoli, che di lotta all’evasione e di economia sommersa s’intendono di sicuro. È il caso di Ranieri Razzante, fondatore e presidente dell’Aira (Associazione italiana responsabili antiriciclaggio), che ha più volte definito esagerata e poco utile la norma adottata due anni fa per combattere l’infedeltà fiscale. I riciclatori di denaro e i grandi evasori, ha sottolineato infatti, non usano abitualmente il contante per eseguire le loro operazioni illecite, ma cercano di occultare totalmente i propri redditi con spese fittizie o fatture false, spesso saldate con bonifici o con assegni non trasferibili, cioè con strumenti perfettamente tracciabili. Inoltre, il divieto di usare il denaro liquido è uno strumento poco efficace anche per scovare i piccoli evasori, cioè i professionisti, gli artigiani, o i commercianti che abitualmente non emettono le fatture o non battono gli scontrini sulle compravendite o le prestazioni di poche decine e centinaia di euro. Per queste categorie di operatori economici, infatti, i pagamenti in nero di piccolo importo sono rimasti tali, anche dopo l’entrata in vigore delle norme sulla tracciabilità, che impediscono l’utilizzo del denaro liquido soltanto sopra i mille euro. LE REGOLE OLTRECONFINE Non va dimenticato, infine, un altro particolare importante: le rego- 3 mila euro 15 mila euro In Francia, i pagamenti in contanti sono vietati al di sopra di questa cifra, tripla rispetto all’Italia A tanto ammonta all’incirca la somma pagabile in denaro liquido nei punti vendita del Regno Unito 2.500 euro Nessun limite Si tratta del tetto massimo fissato in Spagna per le singole transazioni con cartamoneta In Germania, si è preferito contrastare l’evasione con altri criteri, tant’è che nel Paese i pagamenti in contanti sono completamente liberi le introdotte due anni fa dal governo Monti hanno trasformato l’Italia nel Paese industrializzato che ha il divieto più severo contro l’uso della moneta liquida. In Germania, infatti, i pagamenti in contanti sono completamente liberi, mentre nel mondo anglosassone esistono dei limiti ben più alti del nostro: 10 mila dollari per ogni transazione negli Stati Uniti e 15 mila euro circa in Gran Bretagna. La Spagna ha adottato invece delle restrizioni abbastanza severe, fissando tuttavia un tetto massimo di 2.500 euro per le singole transazioni con cartamoneta, assai più alto di quello in vigore in Italia. Stesso discorso per la Francia, dove LA NORMA DEL GOVERNO MONTI HA RESO L’ITALIA IL PAESE INDUSTRIALIZZATO PIÙ SEVERO CONTRO L’USO DELLA MONETA LIQUIDA 45 WWW.BUSINESSPEOPLE.IT LUGLIO 2014 Pagamenti E SE PUNTASSIMO SULLE DETRAZIONI? IL PESO DELL’ECONOMIA IN NERO INTERVISTA AD ARMANDO BRANCHINI, VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE ALTAGAMMA LEGGE DANNOSA E INEFFICACE INTERVISTA A GIAMPIERO GUARNERIO, COMMERCIALISTA SOCIO DELLO STUDIO RÖDL & PARTNER 27% È la quota record di pil “sommerso” nel nostro Paese. Solo Russia e Brasile fanno peggio 22,5% Anche i cugini spagnoli lamentano un’alta incidenza di nero sui loro conti 9% La palma di nazione più virtuosa in ambito fiscale va assegnata, senz’ombra di dubbio, agli Stati Uniti d’America «È una norma dettata dall’ipocrisia, che contribuirà ben poco alla lotta contro l’evasione fiscale». Così Giampiero Guarnerio, partner di uno dei maggiori studi professionali al mondo, definisce la legge che vieta l’uso del contante nei pagamenti al di sopra dei mille euro. Dunque, la tracciabilità non serve a niente? Il problema non è la tracciabilità in sé, ma i vincoli troppo rigidi che sono stati inseriti nella legge italiana. Nella Penisola, il tetto massimo per l’uso del contante è stato posto a un livello bassissimo, che non ha eguali nei maggiori Paesi industrializzati, neppure in quelli in cui le transazioni elettroniche sono molto diffuse come gli Stati Uniti o la Gran Bretagna. Tuttavia, in Europa ci sono nazioni come Francia e Spagna che hanno dei limiti più vicini ai nostri... Sì, ma si tratta comunque di soglie ben più alte di quella in vigore in Italia. Senza dimenticare, poi, ciò che accade in molti altri Paesi europei, come la Germania, dove l’uso della moneta liquida non subisce alcuna limitazione. So che i concessionari di auto tedeschi preferiscono spesso essere pagati in contanti, per evitare il rischio di ritrovarsi tra le mani un assegno scoperto o di avere altri problemi simili. All’estero non c’è un’evasione così diffusa come in Italia... Verissimo. E sta proprio qui il nocciolo della questione: molte nazioni straniere non hanno certo molto da imparare dall’Italia nella lotta all’infedeltà fiscale. Eppure non hanno adottato una norma restrittiva come la nostra, che nasce anche per motivi ideologici e criminalizza i contribuenti, compresi quelli onesti, penalizzando il sistema economico nel suo insieme. Per quale ragione l’economia verrebbe penalizzata da un minor uso del contante? Forse molti consumatori non lo sanno, ma l’utilizzo dei terminali Pos per i pagamenti elettronici ha un costo notevole per gli esercenti, nell’ordine del 2-4% del valore di ogni transazione. Si tratta di una quantità ingente di risorse, che ogni anno viene sottratta al sistema economico e trasferita al sistema bancario. La moneta di carta, però, viene considerata da molti un mezzo di pagamento arcaico e obsoleto. Non è d’accordo? Ripeto: non sono affatto contrario a priori agli strumenti di pagamento tracciabili. È assurdo, però, volerli imporre con una legge coercitiva. Se il crescente utilizzo delle carte di credito o del bancomat viene considerato un auspicabile progresso nelle abitudini dei consumatori, allora dico una cosa: questo progresso deve nascere spontaneamente, da una libera scelta dei cittadini e non può essere imposto dall’alto. 16% I rigorosi tedeschi fanno molto meglio di noi, ma meno bene di francesi e inglesi 15% Ben 12 punti percentuali in meno rispetto all’Italia. Perdiamo miseramente contro la Francia... 12,5% Non se la cava male neanche il Regno Unito, che - rispetto all’Italia - ha un sommerso più che dimezzato i pagamenti in contanti sono vietati sopra i 3 mila euro. Eppure, quando si parla di lotta all’evasione, il nostro Paese sembra aver ben poco da insegnare agli stranieri. Per rendersene conto, basta dare un’occhiata ai dati sull’economia sommersa nelle prin- IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MATTEO RENZI HA DEFINITO LA NORMA SULLA TRACCIABILITÀ DEI PAGAMENTI «MACCHINOSA E POCO UTILE» 46 WWW.BUSINESSPEOPLE.IT LUGLIO 2014 cipali nazioni industrializzate, elaborati dal gruppo di ricerca internazionale Tax Justice Network. Secondo gli analisti di questa associazione, la quota di pil prodotta in nero in Italia si aggira attorno al livello record del 27%. Tra le grandi potenze globali, soltanto la Russia (43,8%) e il Brasile (39%) fanno peggio di noi, mentre le altre nazioni industrializzate ci seguono a distanza. In Spagna, il peso dell’economia in nero è al 22,5% del pil, in Germania al 16%, in Francia al 15%, in Gran Bretagna al 12,5% e negli Stati Uniti non arriva al 9%. Dunque, le stime degli analisti rive- Anche Armando Branchini boccia senza appello la norma che impone l’obbligo dei pagamenti tracciabili sopra la soglia dei mille euro. «Il sistema più efficace per combattere l’evasione», dice, «è instaurare un vero contrasto di interessi tra chi vende beni o servizi e chi li acquista, senza norme vessatorie come quella sul divieto dei contanti». Come si può creare questo contrasto d’interessi? Consentendo ai contribuenti privati di detrarre, nella dichiarazione dei redditi, un numero elevato di spese, come già avviene oggi per le ristrutturazioni edilizie. In questo modo, si scoraggerebbero i frequenti accordi sottobanco tra venditori e acquirenti a danno del fisco: chi accetta di pagare senza fattura, infatti, riceve di solito uno sconto sul prezzo della prestazione. Se invece la spesa sostenuta per l’acquisto potesse essere portata in detrazione, la convenienza di questi trucchetti verrebbe meno. Dunque, le norme sulla tracciabilità non servono... Servono soprattutto a penalizzare i contribuenti onesti. Gli operatori del settore del lusso ne sanno qualcosa, visto che sono tra i più danneggiati. Perché? Il tetto di mille euro è ben al di sotto del prezzo di molti beni preziosi o di marca. Soltanto acquistando una borsa per signora, per esempio, spesso si supera il limite. Perché non pagare allora con la carta di credito? In fondo non sarebbe un gran sacrificio... I motivi per cui un acquirente ha interesse a non voler fare un pagamento con strumenti tracciabili sono tantissimi, e spesso non c’entrano nulla con l’evasione fiscale. Faccio un esempio concreto: se un consumatore ha un conto cointestato con un coniuge o un familiare e vuole fare un regalo a un’amante oppure a un amico o a un conoscente, dovrà fare i salti mortali per non farsi scoprire, vista l’impossibilità di usare i contanti. Avere un amante segreto sarà pure un peccato, ma non è certamente un reato... Si può fare una stima del danno che il divieto dei contanti ha provocato ai venditori di beni di lusso? Dati precisi non ce ne sono ma, per avere un’idea, basta parlare con tanti operatori del settore o con qualche orefice e titolare di boutique di alta moda situata nelle regioni di confine o nel centro di Milano, dove la presenza di clientela straniera è elevatissima. Ci sono acquirenti esteri, in particolare i russi o quelli che provengono dal Medio Oriente, che sono molto affezionati all’uso della moneta liquida. Per fortuna, quando è stata introdotta la legge sulla tracciabilità sopra ai mille euro, siamo riusciti ad aprire un confronto con il governo e a strappare almeno la concessione di innalzare a 15 mila euro il limite per i pagamenti fatti da cittadini non residenti, purché il venditore faccia una fotocopia del passaporto del cliente e depositi poi il corrispettivo in banca, nel primo giorno feriale successivo. VA BENE IL DENARO ELETTRONICO, MA LO STATO SI FACCIA CARICO DEI COSTI INTERVISTA A SERGIO SIRABELLA, COMMERCIALISTA DELLO STUDIO LEGALE E TRIBUTARIO LEGALITAX La lotta all’uso del contante ha un fine di per sé condivisibile ma, nell’atteggiamento adottato dai governi italiani durante gli ultimi anni, c’è purtroppo un difetto di fondo: tutti i costi di questa migrazione verso il denaro elettronico sono stati posti ingiustamente a carico delle imprese e dei commercianti. È l’opinione di Sergio Sirabella riguardo alle norme sulla tracciabilità dei pagamenti. Dunque, le leggi sono giuste ma sono state applicate male... Direi che lo stato italiano non si è comportato come dovrebbe, nel senso che ha imposto un obbligo piuttosto oneroso a molti operatori economici, senza minimamente sostenerli. Non mi riferisco soltanto alle norme sulla tracciabilità sopra i mille euro, ma anche a quelle che, dal 30 giugno di quest’anno, impongono a commercianti e professionisti di accettare sempre i pagamenti con carte di credito e di debito o con strumenti elettronici. Perché si tratta di un obbligo oneroso ? Perché molti esercenti dovranno spendere soldi per dotarsi di un terminale Pos, che consente di gestire i pagamenti con bancomat e carte di credito. Anche lano una realtà indiscutibile: i Paesi in cui le regole sulla tracciabilità sono più severe, come appunto l’Italia o la Spagna, hanno paradossalmente un’incidenza più alta dell’evasione fiscale. Quelli che hanno invece minori vincoli all’uso del contan- per chi lo ha già installato, però, l’aumento degli incassi per via elettronica comporterà un costo non indifferente, visto che le banche trattengono per sé delle cospicue commissioni su ogni transazione, che sono tutte a carico del venditore. A rimetterci saranno soprattutto i piccoli operatori del commercio, dal bar al negozietto sotto casa, che ricavano dei margini di profitto assai ridotti sui beni e i servizi che vendono. Cosa dovrebbe fare lo Stato per aiutarli? Adoperarsi affinché le commissioni applicate sui pagamenti elettronici vengano eliminate del tutto o siano ridotte ai minimi termini e introdurre delle agevolazioni per chi deve installare un Pos nel proprio negozio. Per esempio, dei finanziamenti a condizioni di favore. In linea di principio, però, lei condivide l’idea di incentivare la tracciabilità dei pagamenti? Sì, penso che gli strumenti elettronici siano dei mezzi di pagamento più efficienti ed evoluti del contante. Credo tuttavia sia auspicabile un maggior utilizzo del bancomat più che delle carte di credito, le quali rischiano di spingere molti consumatori a un eccesso di spesa o di indebitamento. te, come la Germania o la Gran Bretagna, possono vantare una quota di economia sommersa ben inferiore alla nostra. Ecco, allora, che sorge spontaneo e immediato un interrogativo: ma serve davvero vietare l’uso dei contanti per le transazioni sopra i 47 mille euro? In molti sono pronti a rispondere in coro di no e sperano che il premier-rottamatore, dopo averne visto i deludenti risultati, sia pronto a rottamare anche le severissime, e probabilmente inutili, disposizioni P sulla tracciabilità. WWW.BUSINESSPEOPLE.IT LUGLIO 2014 © GettyImages (2), Thinkstock/arthour (1) Il gruppo di ricerca internazionale Tax Justice Network ha elaborato i dati del “sommerso” nelle nazioni industrializzate