Acqua: risorsa sostenibile - TESSI – Teaching Sustainability across
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TESSI — Acqua: risorsa sostenibile TESSI — Acqua: risorsa sostenibile TESSI - Teaching Sustainability across Slovenia and Italy Partner del progetto: Consorzio per l’AREA di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste – AREA Science Park Università degli Studi di Ferrara Laboratorio dell’Immaginario Scientifico Università di Nova Gorica Slovenski E-forum 2 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Indice Capitolo 1: L’acqua in un mondo sostenibile ································ pag. 5 Capitolo 2: La riduzione della disponibilità d’acqua dolce nel mondo · pag. 10 Capitolo 3: Chimica e Fisica dell’acqua ······································· pag. 15 Capitolo 4: La vita nell’acqua ·················································· pag. 29 Capitolo 5: Qualità dell’acqua ··················································· pag. 40 Capitolo 6: Il ciclo urbano dell’acqua ········································· pag. 48 Capitolo 7: Potabilizzazione e acquedotti ··································· pag. 59 Capitolo 8: Fognature e trattamento dei reflui ····························· pag. 71 Capitolo 9: L’acqua virtuale e le impronte ·································· pag. 83 Capitolo 10: Azioni per un buon uso dell’acqua ···························· pag. 92 Lista figure ·········································································· pag. 98 Legenda Punti chiave Definizione Caso studio Esercizio Nota Riferimenti Web links 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Colophon EDITORE: Consorzio per l’AREA di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste AUTORE: Università degli Studi di Ferrara CURATORE EDITORIALE: Francesco Dondi COMITATO EDITORIALE: Stefano Alvisi, Francesco Dondi, Marco Franchini, Michele Mistri, Luisa Pasti, Silvia Riberti, Carmela Vaccaro, Paola Verlicchi AUTORI: Capitolo 1: Francesco Dondi, Silvia Riberti Capitolo 2: Francesco Dondi, Luisa Pasti, Carmela Vaccaro Capitolo 3: Francesco Dondi, Luisa Pasti Capitolo 4: Michele Mistri Capitolo 5: Michele Mistri Capitolo 6: Stefano Alvisi, Marco Franchini, Paola Verlicchi Capitolo 7: Stefano Alvisi, Marco Franchini, Paola Verlicchi Capitolo 8: Stefano Alvisi, Marco Franchini, Paola Verlicchi Capitolo 9: Francesco Dondi, Silvia Riberti Capitolo 10: Stefano Alvisi, Marco Franchini, Paola Verlicchi EDITING: Bordercross, Consorzio per l’AREA di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste ATTRIBUZIONE DELLE FOTO: la lista completa si trova a pagina 98. GRAFICA E ANTEPRIMA DI STAMPA: Bordercross EDIZIONE: 2.0 LUOGO E DATA: Trieste, aprile 2015 Ringraziamenti: Si ringrazia il Prof.dr.ir. Arjen Y. Hoekstra per il permesso all’uso del materiale fotografico reperibile al sito www.waterfootprint.org/?page=files/home La presente pubblicazione è reperibile www.tessischool.eu/materiali-didattici; in formato elettronico all’indirizzo Pubblicazione finanziata nell'ambito del Programma per la Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013, dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali. Projekt sofinanciran v okviru Programa čezmejnega sodelovanja Slovenija-Italija 2007-2013 iz sredstev Evropskega sklada za regionalni razvoj in nacionalnih sredstev. Il contenuto della presente pubblicazione non rispecchia necessariamente le posizioni ufficiali dell’Unione europea. La responsabilità del contenuto della presente pubblicazione appartiene all'autore Francesco Dondi e, per i capitoli specifici, agli autori sopra riportati. 4 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile CAPITOLO 1 – L’acqua in un mondo sostenibile Punti chiave: Cosa si intende per Sostenibilità, Mondo Sostenibile e i principi che lo reggono; L’acqua, bene limitato, ed il suo uso sostenibile. Apriamo il rubinetto e l’acqua scorre, un bene così normale che ci sembra non debba mancare mai, come la terra su cui poggiamo i piedi o l’aria che respiriamo. I giornali, i mezzi di comunicazione ci dicono però che dobbiamo preoccuparci: d’estate i fiumi vanno in secca, vediamo immagini terrificanti da regioni lontane aride e senz’acqua, sappiamo che molti uomini nel mondo soffrono la sete...L’acqua di cui dovremmo godere molto spesso è terribilmente inquinata. Si dice che questa situazione non è “sostenibile”. Entro il 2015 i governi membri dell’ONU si sono impegnati per raggiungere gli 8 “Obiettivi di Sviluppo del Millennio”; questo programma prevede, tra i punti salienti, che venga dimezzata la percentuale di popolazione mondiale che non ha accesso all’acqua potabile. Figura 1 – Tratto da TUNZA 6.3 ISSN 1727-8902 Figura 2 – Tratto da TUNZA 6.3 ISSN 1727-8902 La Sostenibilità Ma che cosa vuol dire? E’ un concetto antico come l’uomo, che deve essere applicato e sempre riadattato. Leggete questo dialogo di Platone (La Repubblica II, 369c-373d) tra Socrate e i suoi allievi, tra cui un certo Glaucone. Ne presentiamo un estratto: i due discutono su come si costruisce una città partendo da zero: hanno così scoperto il concetto di Città Sostenibile! Socrate: Allora, costruiamo teoricamente una città, sin dalle fondamenta. La creerà, a quanto pare il nostro bisogno. (…) Glaucone: Socrate, se fondassi una città di porci, li pasceremo con un cibo diverso da questo? Figura 3 - http://it.wikipedia.org/wiki/File:Platon-2.jpg 5 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Socrate: A quanto pare non stiamo cercando l’origine di una semplice città, bensì di una città che vive nel lusso. E forse non è un male, poiché esaminandone anche una di questo genere, potremo vedere come negli stati nascono la giustizia e l’ingiustizia. Glaucone: A quanto pare non si accontenteranno (…) di questo tenore di vita... ma aggiungeranno altre suppellettili (…) profumi, etere, (…) bisogna possedere oro, avorio… Perciò si deve nuovamente ingrandire la città (…). E il territorio che bastava prima diventerà piccolo. Dobbiamo pertanto ritagliarci una fetta del paese confinante, se vogliamo avere terra sufficiente. Socrate: E poi, faremo la guerra, Glaucone? O come andrà a finire? Le cose necessarie al vivere civile sono molte: sia quelle necessarie che quelle superflue, hanno bisogno di molta acqua. Ma l’acqua, come lo spazio, è una risorsa limitata: se si esagera troppo con le pretese, l’acqua (e lo spazio) diventa insufficiente e si entra in conflitto con i vicini. E’ appunto il caso della Città dei Porci, che con tutte le sue innumerevoli, talvolta superflue, esigenze deve ricorrere alle risorse altrui. In poche parole lo stile di vita non è più “sostenibile”. Mentre gli antichi pensavano solo alla loro città, per noi non è più così. La conquista spaziale ci fa vedere ogni giorno la Terra come una favolosa palla blu e questa è, quindi, la “nostra città”. La nostra vita materiale dipende da attività stanziate in tutto il mondo (vedi Cap. 9) e quindi dobbiamo pensare alla Terra come a una TerraPatria. Come gli antichi e i nostri antenati avevano il sentimento della cittadinanza, anche noi dobbiamo sentirci cittadini del “mondo” ed avere il senso di “cittadinanza” che, come dice E. Morin, si traduce in questi sentimenti: orgoglio, senso di appartenenza, difesa della patria, solidarietà e fratellanza. (E. Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Figura 4 - http://it.wikipedia.org/wiki/ cap.4). File:The_Earth_seen_from_Apollo_17.jpg L’Acqua: Siamo a secco? L’acqua disponibile per gli usi effettivi – quella che si rinnova ogni anno nei cicli naturali - è solo una parte limitatissima di tutta l’acqua esistente sulla terra (vedi cap.2). Dobbiamo pensare che l’acqua disponibile sulla Terra è come “Scorta di Bordo”, un po’ come l’acqua nelle astronavi, che deve essere usata con oculatezza e sempre dovrebbe essere restituita intatta all’ambiente: altrimenti le generazioni future erediteranno un ambiente sempre più compromesso. Figura 5 La “Sostenibilità” è un concetto che http://gmfrank88.altervista.org/tos.html 6 - Capitolo 1 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile riguarda molti aspetti della vita: oltre agli aspetti ambientali ed economici, occorre considerare anche quello sociale. Per spiegare questa complessità la “Sostenibilità” viene rappresentata con diagrammi come quello qui a fianco. Vedi anche “sviluppo sostenibile”, Wiki. I principi di Responsabilità, Sostenibilità e Precauzione I vari organismi internazionali (p.es. ONU Figura 6 e UNESCO) ed i pensatori (p.es. Hans http://gmfrank88.altervista.org/tos.html Jonas, Edgar Morin, Lester Pearson) per far fronte alle sfide poste dall’aumento della popolazione, dall’inquinamento, dal cattivo uso delle risorse hanno formulato i tre principi fondamentali della Responsabilità, dello Sviluppo Sostenibile e della Precauzione, che dovrebbero essere la guida dei nostri comportamenti individuali e collettivi, del rapporto tra i popoli e tra la presente e le future generazioni. Definizione: Principio di Responsabilità: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra”. (Hans Jonas, Principio Responsabilità, vedi bibliografia in “Riferimenti”) Definizione: “lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. (Rapporto Brundtland, vedi “Web links”) Definizione: Principio di precauzione: “Al fine di proteggere l'ambiente, un approccio cautelativo dovrebbe essere ampiamente utilizzato dagli Stati in funzione delle proprie capacità. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l'assenza di una piena certezza scientifica non deve costituire un motivo per differire l'adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il degrado ambientale”. (Dichiarazione di Rio, Principio 15, vedi “Web links”) L’Acqua: una risorsa in pericolo Sono oramai molti i casi di disastri ambientali che hanno comportato la perdita di interi ecosistemi o la contaminazione di interi corsi di fiumi: Il lago d’Aral si è trasformato in pozze d’acqua ipersalata, a causa di una cattiva programmazione Figura 7 - http://www.waterfootprint.org/downloads/ delle colture di cotone nella zona, WaterFootprint-Presentation-General.ppt 7 - Capitolo 1 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile all’epoca dell’Unione Sovietica. Vedi lago d’Aral, Wiki. Un secondo esempio è l’incidente dello sversamento di fanghi rossi: la diga di un serbatoio contenente fango rosso di una fabbrica di allumina nei pressi di Ajka, in Ungheria, si è spezzata il 5 ottobre 2010. Per approfondire: incidente fabbrica alluminio Ajka, Wiki. Figura 8 - http://it.wikipedia.org/wiki/File:%C3%89p%C3%BCl_az_% C3%BAj_g%C3%A1t_a_v%C3%B6r%C3%B6siszap_ellen.jpg Esercizio: esamina i casi dell’incidente dei fanghi rossi e la desertificazione del lago d’Aral e identifica quali principi dei tre principi sopra esposti non sono stati rispettati. L’acqua: una risorsa non equamente distribuita Le nostre regioni (Emilia Romagna, Nord-Est Italia, Slovenia) sono fortunate perché dispongono di acqua abbondante, con tutti i confort possibili (docce, acqua per uso domestico quali le lavatrici o la preparazione del cibo, irrigazione agricola, scarichi fognari, panorami splendidi...) anche se talvolta – basta un’estate secca – veniamo a trovarci in condizioni critiche. Molti nel mondo non hanno tutto ciò di cui noi usufruiamo: circa 1,2 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua sicura (vedi capp. 5, 7) e quelli che non dispongono di acqua per i servizi idrici di base (acqua per gli scarichi fognari) sono ben 2,4 miliardi, su una popolazione totale che sta superando i 7 miliardi. 450 milioni di persone si trovano in una situazione di difficile “approvvigionamento idrico”, definito dall’OMS come “l’accesso a meno di 15 minuti di cammino per avere almeno venti litri di acqua senza agenti patogeni e chimici che possano danneggiare la salute” (Pozzati, Palmeri, p. 150). Nota: Un pianeta, come del resto un paese, non può sopravvivere per metà schiavo e per metà libero, per metà oppresso dalla miseria e per metà godendo di consumi pressoché illimitati. Né la nostra ecologia né la nostra moralità Possono sopportare un tale contrasto. (Lester Pearson, 1969) (Vedi cap.2) http://www.educazionesostenibile.it/portale/images/stories/eco/ eco_dic_2011.pdf Web Links http://upload.wikimedia.org/wikisource/en/d/d7/Our-common-future.pdf http://ebookbrowse.com/dichiarazione-di-rio-pdf-d43505218 8 - Capitolo 1 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Riferimenti Bologna G., Manuale della Sostenibilità, Edizioni Ambiente, 2008. Jonas H., Il principio responsabilità, Einaudi, 1990. Laureano P., Atlante d’acqua, Bollati Boringhieri, 2001. Morin E., I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina, 2001. Pozzati P., Palmeri F., Verso la cultura della Responsabilità, Edizioni Ambiente, 2007. 9 - Capitolo 1 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile CAPITOLO 2 - La riduzione della disponibilità di acqua dolce nel mondo Punti chiave Il patrimonio idrico della Terra e il consumo d’acqua dolce globale; Il diritto all’acqua, bene comune e mondiale. La crescita demografica, i bisogni differenziati ma crescenti dei paesi in via di sviluppo e dei paesi industrializzati, i fattori climatici di rischio (…) accentuano ancor più il carattere vitale dell’acqua che è divenuta un obiettivo economico e dunque un obiettivo politico nazionale e internazionale (Jacques Sironneau, 1995) (P.Pozzati e F.Palmeri, pag. Rif. Cap. 1) Il patrimonio idrico della Terra Il nostro pianeta è coperto d’acqua per il 71%, questo significa che il patrimonio idrico terrestre è enorme. Definizione: Idrosfera indica il complesso delle acque nei suoi stati (solido, liquido e gassoso) che si trovano sulla Terra (mari ed oceani, laghi, fiumi, acque sotterranee, ghiacciai nonché l’acqua che si trova in atmosfera). E’ stimata in 1,4 miliardi di km3. In realtà solo una minima parte di questa immensa quantità d’acqua è “idonea” agli usi antropici: si tratta dell’acqua dolce, che rappresenta solo il 2,5% del totale (circa 35 milioni di km3); il restante 97,5% è costituito da acque salate (circa 1,35 miliardi di km3), che allo stato naturale non possono essere impiegate né per uso potabile o domestico, né per uso agricolo o industriale. Figura 1 – http://www.unep.org/dewa/vitalwater/article5.html 10 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Inoltre, non tutta l’acqua dolce disponibile sul pianeta è accessibile all’uomo: la maggior parte (circa 24 milioni di km3) è in forma solida nei ghiacciai permanenti dell’Antartide e della Groenlandia; un’altra quota non indifferente (circa 10 milioni di km3) è racchiusa nel sottosuolo a profondità non sempre raggiungibili, mentre la quota di acque dolci superficiali (laghi, fiumi e zone umide) utili all’uso antropico, è di appena 100mila km3, distribuita in modo diseguale sul pianeta: per questo esistono zone aride e desertiche. La quota facilmente accessibile e anche annualmente rinnovabile è stimata in soli 12500 km3. “In proporzione, se mettessimo in un contenitore da cinque litri l’intera acqua del globo, quella bevibile, non salata sarebbe soltanto un cucchiaio. Se togliessimo quella contenuta nei ghiacciai, la proporzione di acqua dolce si ridurrebbe a una sola goccia” (Laureano, p.17, rif. cap. 1). Dov’è l’acqua e come funziona L’acqua presente sulla Terra si può trovare nei tre suoi stati: solido, nei ghiacciai e nelle calotte polari, oppure neve o grandine; liquido, nei mari, laghi, fiumi e nelle precipitazioni piovose; gassoso, come nelle nuvole, nell’umidità dell’aria, nelle emissioni di vulcani. Figura 2 - Il ciclo idrogeologico dell’acqua – Tratto da TUNZA 6.3 ISSN 1727-8902 Evaporazione: processo che trasforma l’acqua da liquida a gassosa, grazie all’energia solare. L’acqua, sotto forma di vapore, entra nell’atmosfera evaporando non solo da oceani, laghi e fiumi ma anche tramite l’evapotraspirazione dalle piante e dal terreno. Condensazione: l’aria carica di vapore acqueo, salendo di altitudine, raffredda. Dal momento che l’aria fredda può contenere meno vapore acqueo di quella calda, allora l’umidità condensa, dando forma alle nuvole, costituite da minutissime particelle d’acqua e ghiaccio sospese nell’atmosfera. Precipitazione: le precipitazioni (ad es. pioggia, grandine, neve) si formano quando l’aria è satura di umidità e la temperatura è sufficientemente bassa perché il vapore acqueo condensi. A partire dalle nuvole, quindi, si formano le varie precipitazioni, 11 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile che riportano l’acqua sulla Terra, negli oceani e a imbibire i terreni. Infiltrazione: grazie alla forza di gravità e alla capillarità, l’acqua presente sulla superficie del suolo penetra al suo interno, andando ad alimentare le falde acquifere. Deflusso: quando il suolo non è più in grado di assorbire acqua (perché già saturo, oppure ghiacciato, o deteriorato dalla deforestazione), questa scorre sulla superficie terrestre, formando flussi che alimentano fiumi ed oceani. Tutti questi processi sono il risultato delle proprietà chimiche e fisiche assolutamente uniche possedute dall’acqua (vedi cap 3). Falde acquifere: l’acqua infiltratasi nel terreno si accumula quando giunge ad uno strato argilloso impermeabile. Si distinguono diversi tipi di falda, come quella freatica (la più accessibile, dalla quale l’uomo può trarre acqua per impieghi vari) oppure quella di natura fossile, costituita da acqua accumulata in milioni di anni e che ha un ciclo di rinnovamento di migliaia di anni. Proprio in considerazione di questi tempi lunghissimi, le falde fossili sono da considerarsi riserve idriche solo parzialmente rinnovabili: per questo l’uomo non può permettersi di sfruttarle in modo indiscriminato. Alla luce di quanto appena detto, è utile considerare i diversi tempi di rinnovamento dei vari depositi idrici dai quali attinge l’uomo: Figura 3 – http://www.unep.org/dewa/vitalwater/article26.html Consumi d’acqua: situazione diseguale (P.Pozzati e F. Palmeri, cap. 5, rif. cap. 1). Circa cento litri al giorno: questa è la quantità d’acqua utile per soddisfare non solo i bisogni alimentari (che sono solo 4 litri, per bere e preparare i cibi) ma anche quelli igienici e domestici di una persona. Tuttavia questo dato può cambiare notevolmente da paese a paese. Ad esempio, in una nazione mediamente sviluppata il fabbisogno idrico pro capite giornaliero si aggira sui 4000/5000 litri, cifra enorme che comprende, oltre all’acqua consumata per la stretta sopravvivenza, anche l’acqua necessaria per produrre i beni di consumo (abbigliamento, alimenti, oggetti di vario tipo) e nei servizi (vedi Cap. 9). Il consumo di acqua dolce dipende quindi in massima parte dal tipo di stile di vita e dal sistema economico e produttivo (agricoltura e industria) di una nazione. 12 - Capitolo 2 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Figura 4 – Tratto da Pozzati, Palmeri, “Verso la cultura della responsabilità” Tra il 1700 e il 2000, a fronte di una popolazione mondiale incrementata di 9 volte, si calcola che il prelievo globale d’acqua dolce sia aumentato invece di 35 volte, evidenziando come, sullo sfruttamento delle risorse idriche, incida non solo l’aumento della popolazione ma anche lo sviluppo industriale. Si prevede che il prelievo mondiale d’acqua dolce possa incrementare ulteriormente nei prossimi anni, vedi il grafico di fig. 4, dove per “prelievi” si intende la quantità di acqua prelevata e restituita subito al ciclo idrologico e quindi ancora (in parte) localmente disponibile, USA 4531 L al mentre per “uso” si intende giorno procapite l’acqua prelevata che, in seguito al Uso domestico: suo utilizzo, non è più disponibile 575L al ciclo idrologico (es. Agricoltura:1868 L Industria:2084 L evaporazione, assorbimento da parte delle culture agricole, vedi Cap. 9). Dal grafico si comprende che la situazione mondiale è ITALIA 2101 L al a sso lu ta me nte pre occ up an te giorno procapite Uso domestipoiché prelievi ed usi si avvicinano co:380L ad una soglia critica (percentuale Agricoltura:947 L elevata di volume accessibile). Industria:769 L Questo andrà ad aggravare le disuguaglianze già esistenti tra paese CONGO 35 L al e paese (vedi fig.5), in termini di giorno procapite consumi e di disponibilità idrica, con Uso domestico:24 L un incremento del numero di nazioni Agricoltura: 2,7 L soggette a crisi idrica (sotto i 2700 L/ Industria: 8,2 L per persona/giorno) e penuria idrica Figura 5 – Diversi consumi d’acqua procapite (per persona) al (sotto i 1350 L/ per persona/giorno). giorno. Dati tratti da: Black M., King J., The Atlas of Water (USA, ITALIA) e Slovenian Environment Agency, Water reimbursements for year 2004, Ljubljana 2005 (SLOVENIA) Diritto all’acqua Il Manifesto mondiale dell'acqua è stato redatto nel 1998 a Lisbona, dal Comitato internazionale per il contratto mondiale sull'acqua, creato da Riccardo Petrella e presieduto da Mario Soares. Questo manifesto si basa su un principio fondatore estremamente semplice: l’acqua è un bene vitale patrimoniale comune mondiale. Utili conversioni 1 metro cubo = 1000 litri 1 chilometro cubo = 1 miliardo di metri cubi = 1.000.000.000.000 litri 13 - Capitolo 2 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Esercizi: Quanti litri ci stanno nella tua vasca da bagno e quante persone potrebbero dissetarsi ogni giorno? Quanta acqua dolce è disponibile per uso umano, rispetto al patrimonio idrico mondiale? 1) 0.035% - 2) 2.5% - 3) 25% Documentati sulle principali finalità del “Manifesto dell’acqua”: http://www.amicidelmondo.it/?page=2002_manifesto_acqua Riferimenti Black M., King J., The Atlas of Water, Earthscan, 2009. Laureano, P., Atlante d’acqua, Bollati Boringhieri, 2001. Riccardo Petrella, Il manifesto dell’acqua, Edizioni Gruppo Abele, 2001. Pozzati, P., Palmeri, F., Verso la cultura della Responsabilità, Edizioni Ambiente, 2007. Gleick Peter H., Water in crisis. A guide to the World’s fresh water resources, Oxford University Press, 1993. 14 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile CAPITOLO 3 - Chimica e Fisica dell’acqua Punti chiave: Le proprietà chimiche e fisiche dell’acqua; L’importanza dell’acqua per l’ambiente e per l’umanità, per diventare “passeggeri” saggi e sapienti su questo nostro pianeta. L’acqua è ‘l vetturale della natura: questa trasmuta il terreno… (Leonardo, Codice Trivulziano, K1, f, 2r). L’acqua è l’elemento più diffuso del pianeta e certamente il più inconsueto. Ha un aspetto multiforme: liquido, solido e gassoso. Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, essa alimenta i fiumi, permea l’atmosfera, ricade sulla terra sotto forma di pioggia, condensa in brina e rugiada, precipita in duri grani di grandine, assume l’aspetto impalpabile e cristallino della neve, modella le rocce. Essa determina il tempo atmosferico così come lo percepiamo ed agisce da termoregolatore generale. Di acqua hanno bisogno tutti gli esseri viventi: il corpo umano Figura 1- Leonardo http://it.wikipedia.org/ è per il 65% wiki/File:Leonardo_self.jpg composto di acqua (Laureano, pag. 15, rif. Cap. 1). “Ma non siamo dei guidatori su questo pianeta. Siamo passeggeri”. (Allan, 2011, pag. 12). E’ quindi una buona idea quella di non pretendere di dare insegnamenti al guidatore o peggio ancora, di strattonarlo di qua e di là. Occorre capire come funziona questa meravigliosa macchina che è la Terra per adeguare, sulla base di queste conoscenze, i nostri comportamenti. Per essere buoni “passeggeri” dobbiamo scegliere comportamenti virtuosi, evitare quelli negativi o, più semplicemente, Figura 2 - Nuvola http://it.wikipedia.org/wiki/ File:Nuvola503.jpg Figura 3 – Pioggia http://it.wikipedia.org/wiki/ File:22_Regen_ubt.jpeg 15 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile adattare i nostri comportamenti a situazioni ambientali sfavorevoli. Abbiamo presentato nel primo capitolo l’immagine dell’astronave Terra. Sulla raccolta, la conservazione e la distribuzione dell’acqua si sono basate nella storia sia la riuscita che la caduta di possenti “civiltà idrauliche”, come quelle antiche dell’ Egitto, della Mesopotamia o Maya, dove il controllo delle acque avveniva su vasta scala (Laureano, p. 228) ma anche la creazione o la distruzione di più piccole comunità locali come le oasi o gli insediamenti rurali ed urbani nell’area mediterranea. Tutte le soluzioni tecniche volte alla conservazione di questa preziosa risorsa si basano sulle sue stesse proprietà. Anche le scelte sbagliate dipendono da un cattivo utilizzo delle proprietà dell’acqua, determinando conseguenze catastrofiche come l’inquinamento o la desertificazione. L’acqua, una molecola inconsueta La molecola dell’acqua ha una configurazione geometrica triangolare: l'atomo di ossigeno è al vertice e i due atomi di idrogeno si trovano alle due estremità; l’angolo formato è di 104,5º. Grazie a questa geometria, ossigeno e idrogeno possiedono cariche separate e la diversa elettronegatività crea un momento di dipolo: la molecola dell’acqua è quindi polare. Proprio questa caratteristica fa sì che più molecole d’acqua si leghino tra di loro attraverso legami ad idrogeno, che spiegano molte delle peculiari proprietà chimico-fisiche dell’acqua. Figura 4- Molecola dell'acqua http:// Nonostante sia una molecola abbastanza piccola, www.whatischemistry.unina.it/it/ se paragonata hphil.html ad esempio a una molecola simile quale l’acido solfidrico, H2S, oppure alle molecole di ossigeno, di azoto o di Metano, essa si trova, nelle nostre condizioni di temperatura e pressione, allo stato liquido. Tuttavia essa è anche dotata di una sufficiente volatilità potendo quindi evaporare, ma anche condensarsi pura allo stato liquido. L’acqua ha una massa molecolare (u) di 18,0153 g/mol, una temperatura di ebollizione di 100,00 °C (373,15 K) e un calore di evaporazione di 40,7 kJ/mol. L’ossigeno invece ha una massa molecolare più grande (u = 32 g/mol), ma ha una Figura 5 - Legami ad idrogeno http:// temperatura di ebollizione di -182, 97°C (90,18 it.wikipedia.org/wiki/ File:Legami_a_idrogeno_3D.png 16 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile K) e un calore di evaporazione di 3,4099 kJ/mol, assai più piccolo. Esercizio: ricerca massa molecolare, punto di ebollizione e calore di evaporazione del metano, dell’ammoniaca e della molecola azoto, confrontandoli con quelli dell’acqua, per stimare quanto sia importante il legame ad idrogeno e la presenza dei dipoli, al fine di mantenere l’acqua liquida a temperature normali ed anche per la termoregolazione del nostro clima. Ad ogni valore di temperatura l’acqua è in equilibrio col suo vapore (espresso sia come pressione parziale dell’acqua allo stato di vapore, p H2O rispetto a quella totale dell’ambiente, ptot, oppure come percentuale di peso di acqua (w) per volume d’aria,w/v% =w/v(ml)x100)). Definizione: L'umidità relativa (o UR) è un indice della quantità di vapore contenuto in una miscela gas-vapore. È definita come il rapporto della pressione parziale del vapore contenuta nel miscuglio (per esempio quello di vapore acqueo nell'aria umida) rispetto alla pressione di saturazione del vapore alla temperatura della miscela. (fonte Wikipedia) La formula dell’umidità relativa percentuale è la seguente: UR% pH 2O p H 2 O , saturo 100 Supponendo un’umidità relativa al 50%, è possibile ricavare la pressione parziale dell’acqua, a condizione di sapere la temperatura. A 25°C, ad esempio, consultando la tabella dei valori della tensione di vapore dell’acqua alle varie temperature (Vapour_pressure_of_water, Wiki), abbiamo una pressione di vapor saturo di 24 pH O mmHg, da cui si può ricavare la pressione effettiva dell’acqua nell’ambiente ( 2 = 12 mmHg). Da questo valore si può anche ricavare la quantità di acqua in grammi o litri contenuti in un volume V, applicando la legge generale dei gas (che va bene per questi conti un po’ approssimati): pV nRT , in cui: p è il valore della pressione del gas in atmosfere (= atm= pressione in mmHg/760); V è il volume occupato dal vapore in litri; n sono le moli (mol) del gas considerato (acqua, in questo caso); R è la costante universale dei gas, il cui valore varia in funzione delle unità di misura adottate per esprimere le altre grandezze nell'equazione; T è la temperatura assoluta del gas, espressa in Kelvin (273 +t°C). Il valore di R nel Sistema internazionale è: R 0,0821 L atm/(mol K) Ad esempio, per calcolare quant’acqua è contenuta in una stanza di 4x4x2 m 3 =32000 litri, sempre al 50% di UR (tasso di umidità ottimale) e 25°C, abbiamo i seguenti calcoli: 17 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile n pV (12 / 760) 32000 20.7 moli di acqua RT 0.0821 (273 25) Peso di acqua nella stanza = 20.7 moli 18 g/moli 372 grammi Esercizio: se riuscissimo a captare tutta l’umidità contenuta nel volume d’aria della stanza, di quante stanze di “aria umida” (UR 50%) avremmo bisogno per i bisogni alimentari di una persona? (vedi cap 2) Non solo la tensione di vapore dell’acqua dipende dalla temperatura, ma per passare dallo stato liquido a quello gassoso richiede calore: ne abbiamo esperienza scaldando una pentola d’acqua. Il processo inverso libera calore che deve essere smaltito: ne Figura 6 - condizionatore http://it.wikipedia.org/wiki/ abbiamo esperienza osservando il File:Klimatyzator_jedn_wewn_beax.jpg funzionamento di un condizionatore d’aria che raffredda l’aria e condensa nello stesso tempo l’acqua che viene espulsa in grande quantità all’esterno. Rugiada ed Oasi Una manifestazione del ciclo di condensazione-evaporazione dell’acqua è il fenomeno della formazione della rugiada (o della brina) che appare al mattino dopo una notte con uno scarto di Figura 7- Rugiada su fiore di ibisco http:// it.wikipedia.org/wiki/File:Hibiscus_petal.jpg temperatura significativo tra giorno e notte. Questo fenomeno, bello da vedersi ma tutto sommato per noi insignificante, è invece alla base di sistemi antichissimi di captazione dell’umidità nei deserti come le “foggare” (o qanat) di superficie (Laureano, 2001, p.137, rif. Cap. 1) importanti per la formazione ed il mantenimento delle oasi. Su altri tipi di qanat vedi al cap. 6 o documentati alla voce “qanat”, su Wikipedia. 18 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Esercizio Osserva al mattino la formazione della rugiada e, con un termometro di massima e di minima, verifica le temperature della sera e della notte. Figura 8 - Un'oasi in Libia http://it.wikipedia.org/ wiki/File:Alfejej_-_Oase_Gabrun,_See,_von_ Palmen_ums%C3%A4umt.jpg Partendo proprio da questa prima acqua accumulata, le palme nel deserto possono crescere e svilupparsi, ed a loro volta conservano sotto di esse un microclima utile per la crescita delle piante da frutto più piccole, le quali a loro volta consentono la coltura degli ortaggi e cereali. In determinate condizioni, durante la notte nel deserto si possono ottenere da un metro quadrato ben quattro litri d’acqua: la quantità necessaria giornaliera per dissetare una persona. Il Deserto é diventato così Oasi per l’uomo, luogo di delizie e tanto desiderato. Definizione: In geografia, un'oasi è un'area di vegetazione isolata in un deserto, che di solito circonda una sorgente o una simile fonte d'acqua naturale. (“Oasi”, da Wikipedia) L’oasi può essere non solo un’entità complessa specifica, ma può diventare un concetto teorico e un modello: da una sola proprietà dell’acqua – evaporazione e condensazione - unendo saperi complessi appartenenti a diverse aree quali la silvicoltura e l’organizzazione urbana, si costruisce un habitat in condizioni sfavorevoli (Laureano, 2001, rif. Cap. 1). Questo dell’oasi” forse sarebbe un esempio delle buone idee necessarie per combattere la desertificazione che comincia ad affliggere anche le nostre zone (vedi capp. 8, 10). Abbiamo in fondo preso in considerazione solo una delle proprietà dell’acqua. Chissà quali altre possibilità ci potrà dare l’acqua! LE STRAORDINARIE CAPACITÀ SOLVENTI DELL’ACQUA Dipolo e Legame Idrogeno Grazie alle sue proprietà di possedere un momento di dipolo, l’acqua può sciogliere sali, come il cloruro di sodio. Grazie alla sua capacità di formare legami idrogeno può sciogliere molecole neutre, come lo zucchero o le proteine. 19 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Figura 9 - Na+H20 http:// it.wikipedia.org/wiki/File:Na%2BH2O.svg Figura 10 - La figura a tratto continuo è una molecola di zuccherohttp://www.scuolamediacoletti.org/les/molecole.htm L’acqua ha quindi straordinarie proprietà solventi contenendo sempre, mescolate ad essa, altre sostanze. Eppure l’acqua è simbolo della purezza: appunto per le sue proprietà di evaporare e di condensare incessantemente si rinnova e si ritrova pura. La possibilità di formare un legame idrogeno conferisce all’acqua la così detta proprietà anfiprotica, potendo dissociarsi in una particella OH ― e formare una particella H 3 O + . 2H2O → H3O+ + OH― Le caratteristiche acido/base dell’acqua sono espresse dal suo pH, che è uguale a ―log10 della concentrazione di H3O+. Se il pH è neutro il suo valore è 7 e quindi H3O+ = 10―7. Se nell’acqua (ad esempio piovana, in talune Figura 11- Effetti delle piogge acide condizioni) prevalgono gli ioni H3O+ si hanno le http://it.wikipedia.org/wiki/ piogge acide: questo fenomeno, molto grave nel File:Waldschaeden_Erzgebirge_3.jpg passato, era dovuto all’inquinamento determinato dall’uso di combustibili contenente zolfo. Definizione: La pioggia con un pH inferiore a 5,6 è considerata pioggia acida (da “Pioggia”, Wikipedia). Interagendo con la microflora vegetale e batterica si arricchisce in CO2, diviene aggressiva nei confronti del substrato calcareo e va ad incrementare il fenomeno carsico. (http:// it.goldenmap.com/Precipitazione_(meteorologia) ) L’acqua quindi è un solvente pressoché universale, potendo sciogliere o far 20 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile precipitare solidi come nel caso dei fenomeni carsici o ospitare un gran numero di reazioni necessarie allo sviluppo della vita. L’acqua di rubinetto e di bottiglia Acqua di rubinetto: l’acqua che esce dai nostri rubinetti è detta “potabile” (vedi cap. 7), ovvero resa sicura per la nostra salute grazie a tecniche che assicurano una bassa concentrazione di microorganismi in essa (vedi capp. 4-5); tale acqua viene inoltre sottoposta a controlli sistematici dalle autorità sanitarie. Nell’acqua di Figura 12- Etichetta acqua di rubinetto. http://www.comune.nova rubinetto t r o v i a m o milanese.mb.it/Comunicazioni/L-etichetta-dell-acqua-del-rubinetto disciolte diverse sostanze, il cui livello di concentrazione è regolamentato dalla legge. Acqua minerale naturale: con questa dicitura si indica l'acqua che risponde ai criteri di legge stabiliti dal D.L. 25/1/1992 n.105 (modificato dal D.Lgs 339/99 in attuazione della Direttiva 96/70/CE): "Sono considerate acque minerali naturali le acque che, avendo origine da una falda o giacimento sotterraneo, provengono da una o più sorgenti naturali o perforate e che hanno caratteristiche igieniche particolari e proprietà favorevoli alla salute". Definizione: Il residuo fisso è un parametro utilizzato per classificare le acque minerali e le acque potabili in generale. Solitamente espresso in mg/L, indica la quantità di sostanza solida perfettamente secca che rimane dopo aver fatto evaporare in una capsula di platino, previamente tarata, una quantità nota di acqua precedentemente filtrata e successivamente portata alla temperatura di 180°C. (da “Residuo fisso”, Wikipedia). Le acque minerali devono avere un’etichetta che indichi un certo numero di parametri chimici e fisici. In base al loro residuo fisso, tra le acque minerali in commercio possiamo distinguere tra: acque minimamente mineralizzate: il residuo fisso è inferiore a 50 mg/L. acque oligominerali (o leggermente mineralizzate): il residuo fisso è compreso 21 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile tra 50 e 500 mg/L. acque ricche di sali minerali: il residuo fisso è superiore a 1500 mg/L (vedi “Acqua minerale”, Wiki). Figura 13 - Etichetta di un’acqua oligominerale (fonte: Università degli Studi di Ferrara) Definizione: Per durezza dell'acqua si intende un valore che esprime il contenuto di ioni di calcio e magnesio (provenienti dalla presenza di sali solubili nell'acqua) oltre che di eventuali metalli pesanti presenti nell'acqua. Un’acqua dura influisce negativamente sui processi di lavaggio: infatti le molecole che costituiscono il detergente si combinano con gli ioni calcio, formando composti insolubili che, oltre a far aumentare il quantitativo di detergente necessario, si depositano nelle fibre dei tessuti facendole infeltrire. (“Durezza dell’acqua”, da Wikipedia). L’ACQUA ALLE INTERFASI Una proprietà fisica importante: la tensione superficiale L’esistenza del legame idrogeno sopra descritto è all’origine di una rilevante proprietà dell’acqua: quella di possedere una forte tensione superficiale. Si tratta, in buona sostanza, di una forza di coesione; grazie a questa si formano le gocce della pioggia, oppure alcuni tipi di insetti riescono a camminare sull’acqua. Per poter formare bolle occorre diminuire la tensione superficiale dell’acqua pura, aggiungendovi il sapone, che ha la proprietà di abbassare la tensione superficiale: diversamente, le bolle scoppierebbero immediatamente. Figura 14- Insetto sull'acqua http://it.wikipedia.org/ wiki/File:Wasserl%C3%A4ufer_bei_der_Paarung_crop.jpg 22 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Adesione e coesione: il fenomeno della capillarità L’acqua può aderire a superfici se può esercitare forze di attrazione ad esempio basate sul dipolo, oppure sul legame idrogeno. Si può osservare questo fenomeno guardando con una lente di ingrandimento i bordi di una superficie d’acqua in Figura 16 - Capillari di un bicchiere: si osserverà Figura 15 - Goccia di rugiada http://it. che l’acqua quasi si vetro http://en. wiki wikipedia.org/ wiki/File:Dew_2.jpg pedia.org/wiki/File: arrampica sulla parete del CapillaryAction.svg vetro. In capillari di vetro di diverso diametro, l’acqua si innalza formando un menisco concavo. Su superfici diverse, ad esempio le foglie, l’adesione è più piccola della coesione e l’acqua non bagna ma scorre su di esse come gocce, come nell’esempio della figura 15. La Pressione Osmotica: Il turgore delle piante e l’osmosi inversa Possiamo capire la pressione osmotica semplicemente immergendo due foglie di insalata un po’ appassite in due bicchieri, uno con acqua pura (basta quella di rubinetto) e l’altro con acqua e sale. Nel primo bicchiere la foglia si inturgidisce. Nel secondo appassisce ulteriormente. La ragione sta nel fatto che le cellule all’interno della foglia contengono acqua con sali e la loro parete è semipermeabile: lascia passare da una parte all’altra solo l’acqua. In particolare il movimento dell’acqua va nel comparto dove la concentrazione dei sali è maggiore, diluendoli. Questo flusso spiega l’esistenza di una pressione osmotica esercitata dalla soluzione interna alle cellule. Succede quindi che l’acqua è attirata all’interno delle cellule della foglia solo nel caso del bicchiere con acqua pura. La cellula si “gonfia”, un po’ come un pallone: il flusso d’acqua che va a diluire il contenuto salino si interrompe fino a bilanciare appunto la pressione osmotica. Figura 17 – La pressione osmotica (fonte: Università degli Studi di Ferrara) 23 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile L’osmosi inversa si ottiene come nel terzo passaggio dell’esempio sovrastante, applicando una forza sulle superfici (pressione). Tale importante processo è alla base degli impianti di desalinizzazione di acqua di mare, per ottenere acqua potabile. L’acqua nel suolo Abbiamo tutti l’esperienza della terra umida al tatto: il suolo è infatti composto da materiali di vario tipo e dimensione, in grado di assorbire l’acqua. Un suolo può essere visto schematicamente come quello rappresentato nella figura 18. S: particella non colloidale A: colloide minerale H: colloide organico l:acqua assorbita C: acqua capillare m: macroporo Colloide: particella di dimensione compresa tra un millesimo ed un milionesimo di millimetro. Figura 18 – Rappresentazione del suolo, Università degli Studi di Ferrara Lo scambio tra fasi: adsorbimento su solidi Le specie chimiche sciolte nell’acqua possono essere scambiate con altre fasi insolubili quali i gas (l’aria) i liquidi immiscibili ed i solidi. Grazie a questo ultimo processo chimicofisico è possibile depurare l’acqua (vedi cap. 5-8). Lo scambio di specie tra acqua e solidi avviene attraverso un numero elevato di meccanismi (detti modi) in dipendenza della natura dei solidi Figura 19 - Carboni attivi http://it.wikipedia.org/ wiki/File:Activated_Carbon.jpg (natura chimica e fisica della superficie) e delle specie scambiate (vedi wiki: scambio ionico, adsorbimento, assorbimento, esclusione sterica). Particolarmente importanti sono i carboni attivi (si ottengono scaldando in opportune condizioni di temperatura e di atmosfera controllata una grande varietà di materiali legnosi, compresi i gusci delle noci). Essi sono materiali di tipo carbonioso altamente porosi (pori dell’ordine dei nanometri, 10 9 m) con anche tracce di specie chimiche presenti nel materiale originale. Hanno 24 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile un’area superficiale altissima (fino a c.a. 2000 metri quadrati per grammo!): per saperne di più, vedi “Carbone attivo”, Wiki. Sentirai parlare ancora nel proseguo di questi materiali e del loro impiego (cap. 5, 7, 8). Colloidi in sospensione: la flocculazione L’acqua può inoltre tenere in sospensione materiale colloidale disperso. Si tratta in questo caso di svariati tipi di sostanze, delle dimensioni inferiori al millesimo di millimetro. In questo caso la proprietà di rimanere in soluzione è determinata dal fatto che la naturale energia dovuta all’agitazione termica (posseduta in modo eguale da tutte le sostanze, molecole, frammenti di solido, macrostrutture molecolari più o meno ramificate, dalle goccioline di grassi contenuti, ad esempio nel latte) prevale sulla forza gravitazionale della particella dispersa, che è invece proporzionale alla massa e quindi alle dimensioni. Per tenere le particelle colloidali in soluzione gioca un ruolo assai importante il fatto che non ci siano troppi Figura 20 - Carboni attivi, http:// sali in soluzione. Molti sali, o sali con ioni di carica it.wikipedia.org/wiki/ elevata (es. alluminio trivalente) neutralizzano da File:Milk_glass.jpg vicino le cariche presenti sulla superficie del colloide, permettendo alle particelle di colloide di avvicinarsi l’un l’altra e di legarsi l’un l’altra: le particelle in questo modo si ingrossano. Si dice che “flocculano” (formano dei fiocchi): la forza di gravità ha prevalso sull’agitazione termica, i colloidi precipitano o galleggiano a seconda che la loro densità sia maggiore o minore di quella del liquido. Questo processo è assai importante nella potabilizzazione dell’acqua (vedi cap.6, 7 e 8 e per approfondimento: “Flocculazione”, wiki). Una pompa potente e silenziosa L’acqua ha un peso: lo sperimentiamo quando dobbiamo spostare un secchio d’acqua, oppure osservando la campagna che per essere irrigata necessita di pompe che distribuiscano l’acqua (vedi cap. 7). L’acqua trattenuta in un terreno, in virtù delle proprietà di capillarità e di pressione osmotica suddette, possiede una “energia potenziale”, un po’ come l’acqua di una cascata che cade a valle se il dislivello è mantenuto. Si tratta, in questo caso, del suo “potenziale idrico”. Se assorbita dalle radici di una pianta, l’acqua si muove verticalmente verso l’alto. In Figura 21 - http://www.freepik.com 25 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile natura ci sono pompe grandi e assai potenti, distribuite da Madre Natura tutte attorno a noi: sono gli alberi. Una quercia libera nella buona stagione 100 tonnellate di acqua, che rappresentano 225 volte il proprio peso (Laureano 2001, p. 238, rif. Cap. 1). L’acqua necessaria per far funzionare le nostre pompe deve avere dei requisiti. La migliore è quella piovana per via della bassa salinità, necessaria per far funzionare la pompa della pressione osmotica. E’ ipotesi assai fondata che anche il declino di una “società idraulica” come quella mesopotamica sia stato determinato dal rilascio di sali da parte di acque di irrigazione senza drenaggio, che ha condotto progressivamente ad un accumulo di sali ed alla sterilizzazione dei terreni (Laureano, 2001, p. 233, rif. Cap. 1). Il processo è purtroppo attualissimo nei fenomeni di desertificazione che interessano anche i nostri territori: ecco perché sarebbe opportuno raccogliere e ben utilizzare l’acqua piovana (cap 8) e non lasciarla semplicemente andare nelle fogne. Caso studio: gazzelle e zeoliti “Le zeoliti sono una famiglia di minerali con una struttura cristallina regolare e microporosa caratterizzati da una enorme quantità di volumi vuoti interni ai cristalli. La parola zeolite (pietra che bolle) fu coniata da uno studioso che osservò il liberarsi di vapore acqueo (dovuto all'acqua intrappolata nelle cavità) scaldando uno di questi Figura 22 - http://commons.wikimedia.org/wiki/ minerali” (“Zeolite”, da Wikipedia). Le zeoliti sono molto importanti nel deserto, dal momento che si imbibiscono della cosiddetta “acqua occulta” (quantità d’acqua prodotta mediante condensazione in superficie) e permettono di sopravvivere alle gazzelle che si dissetano leccando queste pietre (Laureano, p. 137). Esiste una particolare specie di gazzella (la gazzella dorcas, o “gazzella del deserto”) che si è adattata agli ambienti particolarmente aridi: è in grado di sopravvivere senza mai bere, ricavando i liquidi necessari alla sua sopravvivenza dalle piante di cui si nutre. Caso studio: il mercurio di Idrija Il fiume Idra, in sloveno Idrija, è l’affluente principale del fiume Isonzo e drena i terreni mercurifici presso Idrija (Slovenia), dove è stata attiva per più di 500 anni una miniera di mercurio (essenzialmente cinabro HgS). 26 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Il Golfo di Trieste è l’accettore finale delle portate solide e liquidi del fiume Isonzo: si deve a questo una pericolosa concentrazione di mercurio nettamente superiore alla media, nella parte settentrionale del Golfo. Figura 23 - Fiume Idria http://it.wikipedia.org/ Questo tipo di contaminazione da mercurio è estesa anche alle lagune di Marano e di Grado, che sono state oggetto degli apporti del complesso industriale di Torviscosa (apporto inquinante di c.a. 20 - 6 kg di mercurio/giorno ad iniziare dal 1949 e terminato nel 1984). http://www.arpa.fvg.it/fileadmin/ I n fo rma zi one /Pubb lica zi oni /RSA_ 2012/08_Il_mercurio_nelle_acque_ marino-costiere_e_di_transizione.pdf Figura 24 - Veduta di Torviscosa http://it.wikipedia.org/wiki/ Ovviare all’inquinamento da mercurio nell’alto Adriatico ed alla contaminazione dei prodotti ittici Le coste dell’alto Adriatico risultano quindi inquinate da mercurio. Le autorità preposte hanno condotto seri studi sul tale problema, utilizzando anche dati ottenuti da studi indipendenti (ARPA FVG). Sulla base dei valori settimanali massimi stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’ingestione di componenti tossici contenenti mercurio, le autorità preposte hanno emesso delle linee guida per un consumo responsabile e sicuro dei prodotti ittici per le varie fasce di popolazione: questi suggerimenti devono essere tenuti presenti per un comportamento responsabile non a rischio. Figura 25 – Quantità espressa in grammi http://www.arpa.fvg.it/fileadmin/Informazione/Pubblicazioni/ RSA_2012/08_Il_mercurio_nelle_acque_marino-costiere_e_di_transizione.pdf 27 - Capitolo 3 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Esercizi Elenca attraverso quanti modi l’acqua può portare in soluzione delle specie chimiche o delle particelle. Spiega, in termini di proprietà dell’acqua, perché non si devono gettare nell’ambiente i seguenti materiali: Pile, Oli Usati, anche quelli alimentari. Riferimenti Allan, Tony, (2011) Virtual Water: Tackling the Threat to Our Planet's Most Precious Resource, Tauris I B. ARPA FVG: Il mercurio nelle acque marino-costiere costiere e di transizione. Laureano, P., Atlante d’acqua, Bollati Boringhieri, 2001. Web links http://www.arpa.fvg.it/fileadmin/Informazione/Pubblicazioni/ RSA_2012/08_Il_mercurio_nelle_acque_marino-costiere_e_di_transizione.pdf http://www.unep.or.jp/Ietc/Publications/TechPublications/TechPub-15/ intro3.asp http://ga.water.usgs.gov/edu/watercycleitalian.html 28 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile CAPITOLO 4 – La vita nell'acqua Punti chiave Quali forme viventi possiamo trovare in un corso d'acqua? Comprendere il concetto di "acqua sana". Se preleviamo una goccia d'acqua da uno stagno (o dal sottovaso dei fiori) e la osserviamo al microscopio, noteremo organismi trasparenti di varie forme e dimensioni. Se ora ampliamo il nostro orizzonte di osservazione dalla goccia all'intero stagno, al lago o al fiume, le forme di vita si fanno più complesse e accanto agli organismi macroscopici (pesci, anfibi, rettili), si incontrano forme di dimensioni maggiori e più organizzate. Gli esseri viventi vengono raggruppati in cinque Regni: Monera, Protoctista, Fungi, Plantae, Animalia. Monera. Appartengono a questo regno i Batteri, caratterizzati dall'assenza di membrana sugli organelli cellulari. Sono procarioti, ovvero privi di nucleo, ed il loro patrimonio genetico è scritto su filamenti di DNA libero nel citoplasma cellulare Gli Archeobatteri sopravvivono esclusivamente in ambienti estremi (acque ipersaline, sorgenti termali); gli Eubatteri, invece, si trovano ovunque. Tra gli Eubatteri ricordiamo i Cianobatteri (chiamati anche alghe azzurre) che, in condizioni particolarmente favorevoli (fine dell'estate) possono raggiungere concentrazioni elevate, causando caratteristiche "fioriture" rossastre. Detergenti e fertilizzanti tendono ad aumentare la concentrazione dell'azoto e del fosforo, che in cascata inducono la proliferazione di Cianobatteri talvolta dannosi. Molti cianobatteri d’acqua dolce producono una grande varietà di cianotossine, classificate in categorie che rispecchiano gli effetti osservati a carico degli organi e dei tessuti colpiti: epatotossine (oltre 80 varianti di microcistine), neurotossine (anatossina-a, omoanatossina-a, 20 varianti di saxitossine), citotossine (cilindrospermopsina), tossine gastrointestinali prodotte da cianobatteri marini (aplisiatossina, debromoapsiatossina, lingbiatossina). Figura 1 - Archeobatteri http://it.wikipedia.org/wiki/File:Halobacteria.jpg Figura 2 - Eubatteri http://it.wikipedia.org/wiki/File:Nostoc.jpg Protoctista. Comprendono organismi unicellulari con cellule eucariote in cui i filamenti di DNA sono avvolti da membrane. Questo regno comprende le Alghe unicellulari, con le divisioni Chlorophyta, Rhodophyta e Phaeophyta. Mentre le alghe pluricellulari costituiscono parte importante della flora bentonica, le specie unicellulari rappresentano una frazione considerevole del fitoplancton. I Fitoflagellati 29 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile sono Protisti autotrofi occasionali (Chrysophyta, Euglenophyta, Pyrrophyta e Bacillariophyta). I Protozoi sono Protisti esclusivamente eterotrofi e comprendono diverse classi (Zoomastigophora, Rhizopoda, Actinopoda, Cnidosporidea, Ciliata, Suctoria). L’acqua potabile gioca un ruolo importante nella diffusione di tre protozoi patogeni intestinali per l’uomo: Giardia intestinalis, Cryptosporidium parvum, Entamoeba histolytica. Altri protozoi patogeni, come Naegleria fowleri e Acanthamoeba spp. sono meno diffusi e vengono trasmessi per contatto con acqua usata per scopi ricreazionali o per inalazione. Figura 3 - Chlorophyta www.epa.gov/glnpo/image/viz_nat6.html Figura 4 - Rhodophyta http://eol.org/pages/914451 Figura 5 - Phaeophyta http://www.ravenna24ore.it Esercizio: Preleva una goccia d'acqua da un sottovaso e osserva al microscopio ottico le forme viventi presenti. Riesci a riconoscerne qualcuna? Figura 6 - Zoomastigophora www.proprofs.com/flashcards/tableview.php?title=zoology-lab-practical-1 Figura 7 - Rhizopoda http://comenius.susqu.edu/biol/202/amoebozoae/rhizopoda/default.htm Figura 8 - Ciliata http://www.marinespecies.org/photogallery.php?album=769&pic=11408 Fungi. I Funghi sono esclusivamente eterotrofi. La maggior parte delle specie è saprofita (alcune parassita), concorrono alla decomposizione della sostanza organica. Le specie d’acqua dolce sono poche. I funghi pluricellulari crescono formando ife, sottili filamenti lunghi e ramificati liberi di fluttuare nelle acque. L’insieme delle ife intrecciate prende il nome di micelio. Nelle acque dolci troviamo principalmente i Ficomiceti. Tra di essi ricordiamo Saprolegnia, un parassita dei pesci. Figura 9 - ife di Saprolegnia www.fishparasite.fs.a.u-tokyo.ac.jp Figura 10 - Rhizopoda http://www.acquaportal.it/articoli/dolce/malattiealghe/malattie/FUNGHI.asp 30 - Capitolo 4 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Plantae. Le caratteristiche fondamentali degli organismi appartenenti al regno delle Piante sono: (i) organismi pluricellulari, (ii) cellule eucariote provviste di parete di cellulosa esterna alla membrana cellulare, (iii) organismi fotosintetici con presenza di cloroplasti, (iv) capacità di accumulare carboidrati di riserva sotto forma di amido o di saccarosio. Le idrofite sono totalmente acquatiche, con fusti e foglie sommersi o galleggianti. Le elofite vivono sulle sponde, dove l’acqua è bassa. I fiori, sono in genere in entrambe aerei e la fecondazione avviene ad opera del vento (anemofila) o degli insetti (entomofila). Nota: Le piante acquatiche si dividono in base ai tipi di zone umide in cui sono presenti. La vegetazione delle acque sorgive richiede acque limpide e con regime idrico costante. Si trovano presso risorgive, ai margini di alvei fluviali, lungo i fontanili dove la corrente è più debole. Possiamo trovare Veronica anagallis-aquatica (beccalunga grossa) interamente sommersa sul bordo delle acque correnti, Apium nodiflorum (sedano d’acqua) che può formare estese isole di vegetazione, Nasturtium officinale (crescione) comune e diffuso sui bordi di rogge. Figura 11 - Veronica http://luirig.altervista.org/schedenam/fnam.php?taxon=Veronica+anagallis-aquatica Figura 12 - Apium http://amicideifunghiedellanatura.blogspot.it/2010/06/apium-nodiflorum-l.html Figura 13 - Nasturtium http://www.missouriplants.com/Whitealt/Nasturtium_officinale_page.html La vegetazione d’acqua corrente è caratterizzata da piante munite di un apparato radicale la cui funzione è principalmente di ancoraggio al fondo. Nei corsi d’acqua con corrente veloce le idrofite possono essere del tutto assenti. Fra le specie d’acqua corrente troviamo Ranunculus fluitans (ranuncolo) che forma isole verdi sul fondo di acque limpide e fresche, Potamogeton crispus (lattuga ranina) in grossi cespi sommersi di colore glauco, Vallisneria spiralis (lima), dalle foglie nastriformi. Alcune piante acquatiche sono di specie alloctona invasiva che prolifera velocemente e può minacciare la flora autoctona. Figura 14 - Ranunculus http://www.schule-bw.de/unterricht/faecher/biologie/projekt/nat/ffh_3260.html Figura 15 - Potamogeton http://www.honeysomeaquaticnursery.co.uk Figura 16 - Vallisneria http://www.honeysomeaquaticnursery.co.uk; http://www.chesapeake.org/ OldStac/SAVEcologyWorkshop.html 31 - Capitolo 4 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Per la vegetazione delle acque ferme il fattore limitante principale è la trasparenza. L’apparato radicale è ridotto rispetto alle piante di acque correnti. Comuni sono Myriophyllum spicatum (millefoglio d’acqua comune) adattato agli ambienti eutrofici (ricchi di sostanze nutritive e fitoplancton) e torbidi, Nymphoides peltata (limnantemio) con fiori gialli emergenti, Trapa natans (castagna d’acqua), con frutto legnoso munito di punte molto acuminate, e le lenticchie d’acqua (Lemnaceae), indicatrici di carico organico. Figura 17 - Myriophyllum http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Myriophyllum_spicatum_190812.JPG Figura 18 - Nymphoides http://www.missouribotanicalgarden.org Figura 19 - Lemnaceae www.aquapage.eu La vegetazione di bordura prossimale si trova dove l’acqua è poco profonda, vicina alle rive. La vegetazione di bordura forma rifugi per molti animali, soprattutto Uccelli. Specie comuni sono Phragmites australis (cannuccia di palude) e Typha latifolia (mazzasorda). La vegetazione riparia è costituita soprattutto da angiosperme (alberi e arbusti) adattate a terreni ben drenati (materiali alluvionali), o materiali più fini (pelitici) lungo le rive dei fiumi e delle acque stagnanti di pianura. Le due famiglie principali sono le Betulaceae (betulla ed ontano nero) e le Salicaceae (varie specie di salici e pioppi). Figura 20 - Phragmites http://lh5.ggpht.com/luirig/R5yHnpTehmI/AAAAAAAAMpo/1bGQqyU1XDU/s800/ phragmites_australis_23.jpg Figura 21 - Typha http://en.wikipedia.org/wiki/File:Typha_latifolia_02_bgiu.jpg Figura 22 - Ontano nero http://www.vivaiociampi.it/visualizza_prodotto.php?id=15 Esercizio: Se la tua città è attraversata da un corso d'acqua (fiume o canale che sia), recati sulla sponda e descrivi il tipo di vegetazione presente. Le rive sono vegetate o no? Se si, sono più comuni le piante ad alto fusto o i cespugli e gli arbusti? Le rive sono naturali o cementificate? Animalia. Gli appartenenti al Regno animale hanno le seguenti caratteristiche comuni, che li differenziano dagli altri gruppi sistematici: (i) sono eucarioti, eterotrofi e pluricellulari, (ii) hanno corpo con una forma propria, costituito da molti tipi di cellule, 32 - Capitolo 4 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile differenziate in funzione del compito che svolgono ed organizzate in tessuti, organi e apparati, (iii) hanno sistemi muscolari e nervosi ben organizzati e in grado di rispondere agli stimoli, (iv) sono diploidi per tutto il loro ciclo vitale (ad eccezione per i gameti che sono aploidi), (v) la riproduzione è di tipo sessuale (anche se permangono, nei gruppi più primitivi, fasi di riproduzione asessuata) ed avviene a seguito dell’incontro di gameti femminili (uova), grandi e statiche, con piccoli spermatozoi che si muovono attivamente per la presenza del flagello. Il regno animale si divide in due grandi gruppi: Invertebrati, privi di uno scheletro interno (endoscheletro) e Vertebrati, al quale si riferiscono tutti gli altri. A questo secondo gruppo appartengono le cinque classi dei Pesci, Anfibi, Rettili, Uccelli e Mammiferi (non trattati nel capitolo). Tra gli Invertebrata di acque dolci, i Rotifera sono relativamente comuni: Collotheca ornata cornuta, in acque stagnanti e pozzanghere, Philodina roseola in stagni e fra i muschi, Gastropus stylifer, zooplanctonte di stagni e laghi, Pedalia mira, zooplanctonte di stagni e laghi. I Nematoda sono organismi filiformi rivestiti da una resistente cuticola; annoverano numerose specie, molte delle quali parassite. Monhystera similis è abbondante sui fondali di diversi ambienti acquatici. Figura 23 - Collotheca http://eol.org/pages/67359/overview Figura 24 - Philodina http://eol.org/pages/43499/overview Figura 25 - Monhystera http://eol.org/pages/50443/overview Gli Annelida sono allungati e cilindrici, di palese aspetto vermiforme, con corpo diviso in segmenti successivi (metameri) separati da setti. Nelle acque dolci troviamo: (i) Oligocheti, a simmetria evidente ma con poche setole e privi di parapodi, principalmente detritivori (esempio Stylaria lacustris in acque stagnanti); (ii) Irudinei (sanguisughe) con corpo a numero di segmenti costante, senza setole, l'estremità anteriore con ventosa boccale e quella posteriore con ventosa discoidale, ectoparassiti di vertebrati. Figura 26 - Stylaria lacustris http://eol.org/pages/620607/overview Figura 27 - Acantobdellide (sanguisughe) http://eol.org/pages/38/overview I Mollusca sono essenzialmente animali acquatici, prevalentemente marini. Anche le forme terrestri colonizzano ambienti molto umidi per evitare l’essicamento. In acque dolci troviamo le classi Gasteropoda e Lamellibranchia. Tra i Gasteropodi nelle acque 33 - Capitolo 4 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile dolci sono presenti due sottoclassi: Prosobranchi (forme primitive) e Polmonati (quasi sempre privi di branchie e con cavità palleale trasformata in una sorta di polmone riccamente vascolarizzato). Fra i Prosobranchi citiamo i generi Viviparus, in acque stagnanti o con debole corrente, erbivoro; Bithynia in acque stagnanti o con debole corrente; Sadleriana nelle risorgive di pianura. Fra i Polmonati: Ancylus in acque correnti ben ossigenate, aderisce ai ciottoli e si nutre di microalghe; Lymnaea, che predilige le acque stagnanti; Planorbis, con conchiglia schiacciata e discoidale. Figura 28 - Viviparus http://eol.org/data_objects/2004929 Figura 29 - Bithynia http://eol.org/pages/62757/overview Figura 30 - Sadleriana http://de.wikipedia.org/wiki/Datei:Sadleriana_fluminensis_A_MRKVICKA.JPG Figura 31 - Lymnaea http://eol.org/pages/58089/overview I Lamellibranchi hanno conchiglia formata da due valve (bivalvi). I generi presenti nelle acque dolci sono Unio, con conchiglia grande, nei fondali di acque stagnanti e di grandi fiumi a lento corso, e Anodonta, con conchiglia grande e polimorfa; Dreissena, che si fissa su substrati duri in laghi e fiumi a lento corso, Pisidium, nei corsi d’acqua anche montani. Figura 32 - Unio http://eol.org/pages/2979542/overview Figura 33 - Anodonta http://eol.org/pages/57656/overview Figura 34 - Dreissena http://eol.org/pages/493165/overview Figura 35 - Pisidium http://eol.org/pages/50249/overview Su oltre 1.200.000 specie animali descritte, 1.000.000 sono Arthropoda. Le due classi più rappresentate sono Crustacea (Crostacei) ed Insecta (Insetti). I Crostacei costituiscono un gruppo di circa 27.000 specie, largamente diffuse, legate all’ambiente acquatico. Tra i crostacei di acque dolci sono comuni (1) i Cladoceri (pulci d’acqua), in acque basse stagnanti, ricche di vegetazione; (2) gli Anfipodi, con corpo appiattito lateralmente (es Gammarus), brucatori e onnivori, prediligono le acque con debole corrente e abbondante vegetazione; (3) gli Isopodi, con corpo appiattito dorso-ventralmente, es Asellus, detritivoro, resistente all’inquinamento, tipico delle acque stagnanti; (4) i Decapodi (granchi e gamberi), con carapace ben sviluppato. Austropotamobius pallipes è l’unica specie di gambero italiana, sensibile all’inquinamento, vive in acque limpide e correnti; Potamon fluviatile è l’unico granchio delle acque dolci italiane, scava tane lungo le rive dei fiumi a lento corso e 34 - Capitolo 4 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile di acque stagnanti, piuttosto raro. Figura 36 - Gammarus pulex http://eol.org/pages/344717/overview Figura 37 - Austropotamobius pallipes http://eol.org/pages/2991198/overview Figura 38 - Potamonidae http://eol.org/pages/7196/overview Figura 39 - Asellus aquaticus http://eol.org/pages/343656/overview Della classe Insecta numerose specie vivono in acque dolci, almeno in uno stadio del loro ciclo. Tra gli Insetti, (1) gli Efemerotteri devono la loro denominazione al nome volgare (effimere) che indica la brevità della vita immaginale che, per certe specie, dura poche ore. Le ninfe (prevalentemente predatrici) sono presenti in quasi tutti gli ambienti acquatici sviluppando adattamenti morfologici in funzione della velocità della corrente. (2) Gli Odonati sono così denominati perché muniti di robuste mandibole dentate. Gli adulti sono le libellule, predatrici al volo di altri insetti. Le larve sono acquatiche, predatrici (catturano larve, girini e piccoli pesci). (3) I Plecotteri hanno larve acquatiche simili all’adulto. Anche se alcune specie hanno una certa tolleranza per l’inquinamento (Leuctra, Caenis), in genere sono sensibili alla qualità dell’acqua; le larve sono stenoterme fredde ed esigono acque ben ossigenate; sono frequenti in correnti meno forti (sotto le pietre e presso le rive) dei torrenti montani. (4) Gli Eterotteri vivono nell’acqua tutto il ciclo vitale; le uova sono incollate su piante, detriti e massi, con una incubazione di durata assai variabile (1270 giorni). (5) I Tricotteri hanno larve e pupe acquatiche. Le larve secernono una sostanza adesiva che permette di costruire astucci cementando granuli di sabbia o frammenti vegetali. Figura 40 - larve di Efemerotteri http://www.itisacqui.it/sitob/acqua_web_new Figura 41 - Odonati www.glerl.noaa.gov Figura 42 - Plecotteri www.ups.provincia.so.it (6) I Ditteri hanno fasi aeree degli adulti. Le larve colonizzano molti ambienti grazie anche alle diverse modalità di respirazione. Esistono forme adattate a condizioni di povertà di ossigeno; alcuni Chironomidi possiedono una gran quantità di un tipo di emoglobina che talora conferisce loro una colorazione rossastra (Chironomus, indicatore di elevato carico organico). Comprendono numerose famiglie e generi; citiamo, quali esempi: Culex pipiens, la comune zanzara, la cui larva vive sotto la superficie dell’acqua),i Simuliidae che si agganciano al substrato con uncini posti 35 - Capitolo 4 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile presso il disco posteriore, e il resto del corpo è libero per raccogliere detriti organici grazie a ventagli mandibolari, i Chironomidae adattati ad acque scarsamente ossigenate, come sui fondali di acque stagnanti ed eutrofizzate. (7) I Coleotteri sono presenti nelle acque come larve e come adulti. Vivono in immersione in acque ferme o a lento corso, a bassa profondità, con ricca vegetazione (ad eccezione dei Gyrinidae, che compiono turbinosi movimenti circolari sulla superficie dell’acqua). Dytiscus è un predatore capace di lunghe immersioni grazie alle bolle d’aria che trattiene sotto le elitre e che rinnova in superficie con la parte posteriore dell’addome; si nutre di piccoli pesci, girini e altri invertebrati. Figura 43 - larve di Ditteri (Culex) http://en.wikipedia.org/wiki/File:Culex_sp_larvae.png Figura 44 - larve di Ditteri (Chironomidae) http://www.whalesongs.org/dominica/field/17/images/ chironomidge.jpg Figura 45 - Dytiscus http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Dytiscus.marginalis.larva.jpg Nota: come vedrai nel capitolo successivo, la tipologia e l'abbondanza degli organismi invertebrati che potrai trovare in corpo idrico dipende fortemente anche dal livello di inquinamento cui il corpo è soggetto. Esercizio: Taglia a listelle circa 5 grammi di foglie lasciate essiccare per una settimana ed introducile in una rete di nylon (possibilmente a luce 0,5x0,5 cm). Lega la rete alle estremità, aggiungi un piccolo peso affinchè stia immerso e ancora in acqua il tuo "pacco fogliare" fissandolo con una cimetta alla riva. Dopo una settimana recuperalo, portalo in laboratorio, aprilo in una bacinella e recupera tutti gli organismi che lo hanno colonizzato. Possibilmente con l'ausilio di un microscopio binoculare (o una lente di ingrandimento). Quante forme viventi di invertebrati noti? Riesci, aiutandoti con i link sottostanti, a classificarle? Web Links http://www.lifeinfreshwater.org.uk/ http://environment.nationalgeographic.com/environment/photos/ freshwater-insects/ http://www.arpa.vda.it/allegati/IFFallegato3_2646.pdf 36 - Capitolo 4 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile http://www.biology.clc.uc.edu/courses/bio106/protista.htm http://www.aquaplant.tamu.edu/plant-identification/ Riferimenti Fitter R., Manuel R., La vita nelle acque dolci. Una guida alla fauna e alla flora delle acque interne europee. Franco Muzzio Editore, 480 pp. 37 - Capitolo 4 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Glossario ai Cap. 4 e 5 ABIOTICO. Insieme di fattori fisici e chimici dell’ambiente ed in grado di influire sugli organismi AEROBI. Organismi in grado di demolire sostanza organica con processi che utilizzano l’ossigeno come ossidante. ALGHE. Organismi unicellulari o riuniti in colonie, capaci di fotosintesi (principali costituenti del fitoplancton). ANAEROBI. Organismi in grado di demolire sostanza organica con processi che utilizzano sostanze ossidanti diverse dall’ossigeno. AUTOTROFI (produttori). Organismi in grado di effettuare il processo di fotosintesi (idrofite e alghe) o di chemiosintesi (batteri). AUTOTROFIA. Sistema anabolico degli organismi autotrofi. Termine usato anche per descrivere l’intensità della produzione totale della sostanza organica in un ambiente. BENTHOS. Organismi attaccati o posati sul fondo o fra i sedimenti. Vi sono organismi sessili (fissati ad un sostegno), mobili sia sul piano orizzontale, sia su quello verticale (scavatori). ELOFITE. Piante acquatiche della fascia riparia umida prossima alla riva. ETEROTROFI (consumatori). Organismi che utilizzano sostanza organica già sintetizzata assumendo il materiale (o residui) prodotto dagli autotrofi. EUTROFIA (grado di trofia). Grande disponibilità di nutrienti in un determinato ambiente per gli organismi autotrofi (elevata produttività primaria). EUTROFIZZAZIONE. Insieme di processi sia naturali, sia legati alle attività umane, che concorrono all’arricchimento della disponibilità di nutrienti in un ambiente. FILTRATORE. Organismo che si nutre di particelle organiche e/o di microrganismi attraverso meccanismi di filtrazione dell’acqua. FITOBENTHOS. Vegetali (idrofite, alghe) che vivono in stretto contatto con il fondo. FITOPLANCTON. Plancton vegetale; vive nella zona fotica delle acque stagnanti e dei mari caratterizzandone in modo importante la produttività. FOTOSINTESI. Produzione di sostanza organica a partire da acqua, anidride carbonica e composti minerali semplici utilizzando, come fonte di energia, la luce. È un processo sviluppato dalle cianoficee, dalle alghe e dai vegetali veri e propri. IDROFILO. Organismo che predilige le zone umide. IDROFITE. Piante superiori, organizzate in tessuti ed organi, che vivono parzialmente o totalmente in acqua; la dipendenza dal mezzo acqueo permette inoltre ulteriori raggruppamenti. LENTICO. Aggettivo per definire un ambiente o una comunità biotica delle zone umide ad acque stagnanti o debolmente correnti. LOTICO. Aggettivo per definire un ambiente o una comunità biotica delle 38 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile zone umide ad acque correnti. MACROINVERTEBRATI. Organismi invertebrati con lunghezza superiore al mezzo millimetro. OLIGOTROFIA (grado di trofia). Scarsa disponibilità di nutrienti in un determinato ambiente per gli organismi autotrofi (scarsa produttività primaria). OLIGOSAPROBI. Organismi (vegetali e animali) viventi entro un ambiente caratterizzato da modeste quantità di sostanze organiche in putrefazione. ONNIVORO. Che si nutre sia di vegetali, sia di animali; consumatore che occupa diversi livelli della catena alimentare. PLANCTON. Organismi che vivono sospesi nelle acque stagnanti, incapaci di compiere veri e propri spostamenti autonomi. Quelli zooplanctonici possono effettuare movimenti che favoriscono il mantenimento della posizione verticale (profondità), ma il plancton in generale è incapace di muoversi contro una corrente apprezzabile. SAPROBI (saprofaghi). Organismi (vegetali e animali) viventi entro un ambiente caratterizzato da sostanze organiche in putrefazione. ZOOPLANCTOFAGO. Predatore dello zooplancton. ZOOPLANCTON. Plancton animale; vive nelle acque stagnanti e marine (prevalentemente Protozoi e Crostacei). 39 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile CAPITOLO 5 – Qualità dell'acqua Punti chiave Come visto nel Cap. 4, numerosi organismi patogeni possono essere presenti nell'acqua (principalmente batteri e protozoi parassiti) che ne pregiudicano la qualità; L’inquinamento (o polluzione, dal latino “polluere” = deteriorare) è una “alterazione non desiderabile” o una “modificazione sfavorevole” delle caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche dell’aria, dell’acqua, della terra che può essere pericolosa (o lo diventerà) per la vita umana o per le altre specie (vegetali e animali) o che può ridurre (o ridurrà) la qualità e/o la quantità delle risorse naturali disponibili); Gli ecosistemi acquatici naturali hanno un elevato potere di autodepurazione; Un ecosistema acquatico non inquinato è caratterizzato da acque molto spesso adatte per la maggior parte degli usi antropici; Il termine “qualità dell'acqua” è soggetto a valutazioni che dipendono dalle destinazioni d'uso dell’acqua. Nota: La valutazione dello stato di qualità di un corpo idrico superficiale è tanto più affidabile quanto maggiore è il numero di parametri utilizzati. Figura 1- Diagramma concettuale dell'inquinamento delle acque (www.cmapspublic.ihmc.us) 40 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Esercizio: Elenca una serie di destinazioni d'uso dell'acqua. Per ciascuna di esse fai una lista delle potenziali “alterazioni non desiderabili” cui l'acqua destinata a tale uso può andar soggetta. Confronta le tue idee con quanto riportato al sito: http://en.wikipedia.org/wiki/Water_resources. Nota: Qualità delle acque naturali. La Direttiva Europea sulle Acque (2000/60/EC), Water Framework Directive (WFD), stabilisce un quadro per la protezione e il miglioramento della qualità delle acque superficiali (fluviali, lacustri, marino-costiere e di transizione) e sotterranee. Scopo della WFD è quindi il coordinamento delle legislazioni locali in merito alle acque, in modo che tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea abbiano una linea comune nella salvaguardia e gestione dei corpi d’acqua. Tra le principali innovazioni apportate dalla WFD vi è certamente l'enfasi data alla componente biologica degli ecosistemi acquatici (gli elementi biologici di qualità, EBQ). Figura 2 - Diagramma di flusso temporale per l'applicazione della Direttiva 2000/60/EC (http://ec.europa.eu/environment/water/water-framework/index_en.html) Esercizio: Visita il sito http://ec.europa.eu/environment/water/waterframework/ per saperne di più sulla WFD. 41 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Autodepurazione dei corpi idrici naturali Il potere autodepurante del fiume è il meccanismo attraverso cui micro e macro organismi (vedi Cap. 7) demoliscono i rifiuti organici di origine naturale o antropica immessi nelle acque. Ciascun organismo del sistema fluviale ha una specifica funzione contribuendo al meccanismo di autodepurazione del fiume. I tre sistemi depuranti degli ecosistemi fluviali Comunità microscopica Batteri, funghi, protozoi, nematodi, etc. Formano il I° sistema depurante peryphyton, la pellicola scivolosa che riveste i ciottoli Macroinvertebrati II° sistema depurante Crostacei, molluschi, anellidi, larve di insetti Vertebrati III° sistema depurante Anfibi, pesci, uccelli, rettili e mammiferi La sostanza organica immessa nel corso d’acqua subisce una prima decomposizione da parte del periphyton (batteri, funghi, protozoi). Il secondo sistema depurante è costituito dai macroinvertebrati, che agiscono: 1) nutrendosi di batteri (contribuendo a "ringiovanirne" le popolazioni); 2) sminuzzano la sostanza organica grossolana in particelle minute (aumentandone la superficie e favorendo l’attacco da parte dei batteri). Il terzo sistema depurante è costituito dai vertebrati acquatici e terrestri che si nutrono dei macroinvertebrati. Figura 3, 4, 5 - Macroinvertebrati: larve di Tricotteri, Odonati, Efemerotteri http://www.valdarnoscuola.net/val/rignamat/arno/pagineglossario 42 - Capitolo 5 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile In condizioni di naturalità un fiume può essere considerato una successione di ecosistemi che sfumano gradualmente l’uno nell’altro e sono interconnessi con gli ecosistemi terrestri circostanti. Da queste evidenti interazioni tra le componenti del fiume è nato il “River Continuum Concept”, una visione unificante dell’ecologia fluviale che richiama l’attenzione sulla stretta dipendenza della struttura e delle funzioni delle comunità biologiche dalle condizioni geomorfologiche ed idrauliche del sistema fisico (Vannote et al., 1980) Figura 6 - Schema del River Continuum Concept http://yorkshiredalesriverstrust.blogspot.it /2011/02/ ecology-of-river-changes-as-you-move.html Esercizio: Visita il sito http://www.fao.org/docrep/003/T0537E/ T0537E03.htm per saperne di più sul river continuum concept. Il metabolismo fluviale dalla sorgente alla foce del corso d’acqua varia in funzione della quantità di detrito vegetale e degli organismi fotosintetici. Nei corsi d’acqua montani il metabolismo fluviale è eterotrofico: la vegetazione riparia fornisce una grande quantità di detrito organico (detto CPOM) sostenendo gli organismi trituratori e collettori, inoltre l’ombreggiamento riduce lo sviluppo dei produttori fotosintetici (alghe, muschi, idrofite vascolari) a scapito dei pascolatori. Procedendo verso valle, nei fiumi di media grandezza la diminuzione dell’ombreggiamento e l’aumento della temperatura, permette lo sviluppo degli organismi fotosintetici e causa il passaggio dal metabolismo eterotrofico a quello autotrofico: aumentano i pascolatori a scapito dei trituratori mentre i collettori sfruttano il particolato organico fine (detto FPOM) prodotto dai trituratori nei rami montani. Ancora più a valle, nei grandi fiumi meandriformi di pianura, l’ombreggiamento è trascurabile ma la torbidità dell’acqua limita i processi fotosintetici; in queste condizioni il metabolismo fluviale ritorna eterotrofico con il dominio dei collettori che si cibano della grande quantità di materia organica particolata fine proveniente dai tratti superiori. 43 - Capitolo 5 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Definizione: categorie trofiche degli organismi bentonici fluviali Frammentatori: sono detritivori che si nutrono di depositi di materiale organico grossolano, ad esempio le foglie degli alberi cadute nell'acqua. Collettori: si nutrono di particelle minute di sostanza organica, di diametro < 2 mm. Raccoglitori: raccolgono la sostanza organica dal sedimento. Filtratori: trattengono con un apparato boccale appositamente conformato le minuscole particelle di cibo e i batteri veicolati dalla corrente. Pascolatori e raschiatori: hanno appendici boccali idonee a raccogliere o raschiare le patine algali o il materiale organico attaccato al substrato. Predatori: sono carnivori, predatori di altri invertebrati d'acqua dolce oppure parassiti di vertebrati di dimensioni superiori. Figure 7, 8, 9 - Tratti di fiume a diverso metabolismo, da monte a valle: eterotrofico (torrente montano), autotrofico (acqua limpida, ridotto ombreggiamento), di nuovo eterotrofico (acqua torbida). www.trivero-italy.com / http://www.atlanteparchi.it/parco.regionale.fiume.taro/index.html / http://www.estense.com/?p=115494 Nota: Il metabolismo fluviale e le stesse comunità biologiche sono influenzate dalle condizioni locali, ma anche dai processi che avvengono nei tratti a monte. Da qui l’esigenza di non interrompere la continuità e il dinamismo nelle dimensioni del fiume, poiché qualsiasi alterazione all’interno del sistema (ad esempio sbarramenti, dighe, interruzioni) ha effetti diretti sugli ecosistemi a valle. Il Saprobiensystem (Kolkwitz & Marson 1902) è l'antesignano dei sistemi di bioindicazione fluviale. E' basato sulle modificazioni nella composizione delle comunità biologiche in relazione ai processi di autodepurazione che si verificano lungo il profilo di un corso idrico a valle di uno scarico organico. Il sistema prevede un classificazione del corso d’acqua in quattro zone: (i) polisaprobica (elevato inquinamento organico); (ii) α-mesosaprobica (forte inquinamento organico); (iii) βmesosaprobica (modesto carico organico); (iv) oligosaprobica (quasi totale assenza del carico organico). Il sistema, successivamente rivisto e modificato, concettualmente e didatticamente è ancora di grande validità. Il Saprobiensystem si basava su un elenco di organismi acquatici bentonici indicatori, la cui "valenza saprobica" era la misura della sua capacità indicatrice. I concetti del Saprobiensystem vengono ripresi dagli 44 - Capitolo 5 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile indicatori successivamente sviluppati, il principale dei quali è il cosiddetto IBE (Indice Biotico Esteso). Figura 10 - Esempio di tabella IBE (fonte: ARPA Piemonte) Esercizio: Visita il sito web http://www.labtercrea.it/protibe.htm per il protocollo dettagliato dell'attrezzatura necessaria al campionamento della fauna, e le procedure per il calcolo dell'IBE. Organizza una uscita di classe per effettuare il campionamento di un sito acquatico, in laboratorio fate la cernita degli organismi raccolti (vedi il Capitolo 7) e calcolate l'IBE della vostra stazione. Definizione: Acqua potabile. "Le acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori", ma anche "Le acque utilizzate in un'impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l'immissione sul mercato di prodotti o di sostanze destinate al consumo umano". Nota: Qualità delle acque potabili. La Direttiva Europea 98/83/CE disciplina il campo delle acque potabili definendo i parametri analitici ai quali un'acqua deve confrontarsi per potere essere definita potabile. Ovviamente la qualità dell'acqua potabile è differente dalla qualità dell'acqua dei corpi idrici naturali (nessuno di noi si sognerebbe di bere l'acqua di un canale, anche se classificato di qualità ecologica elevata). Oltre ad una serie di parametri fisicochimici, è necessario che l'acqua potabile sia salubre anche dal punto di vista microbiologico. Per rispettare i requisiti microbiologici stabiliti dalla normativa, l'acqua potabile non deve contenere microrganismi patogeni che possono rappresentare un rischio per la salute dei consumatori. Batteri quali Escherichia coli e gli Enterococchi, diretti indicatori di contaminazione fecale, devono essere necessariamente assenti, così come Clostridium perfringens ed i Coliformi. 45 - Capitolo 5 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Esercizio: Puoi trovare la normativa europea sulla qualità delle acque potabili al sito http://www.lenntech.it/applicazioni/potabile/standard/ standard-acqua-potabile.htm, con gli standard di qualità previsti. Nota: Tra il 1990 ed il 2010 sono oltre 2 miliardi le persone che hanno avuto accesso a risorse idriche sottoposte a controlli della qualità dell'acqua. Tuttavia, ogni anno 5 milioni di persone muoiono a causa di malattie portate dall'acqua. Sono 5, fondamentalmente, le malattie di origine idrica: (i) malattie trasmesse dall’acqua (colera, tifo, dissenteria, epatite, gastroenterite); (ii) infezioni della pelle e degli occhi dovute all’acqua (tracomi, lebbra, congiuntiviti, ulcere); (iii) parassitosi legate all’acqua; (iv) malattie dovute ad insetti vettori, per esempio mosche e zanzare; (v) malattie dovute a mancanza d’igiene. Nell’Africa Subsahariana più del 40% della popolazione non ha accesso ad acqua pulita. Il 37% delle persone che nel mondo non hanno accesso ad acqua pulita vive nell’ Africa Subsahariana (vedi Cap. 1 e 2). Nell’Africa rurale in media ogni famiglia spende il 26% del proprio tempo per andare a prendere acqua, un compito che tocca quasi sempre alle donne. In media il peso dell’acqua che ogni donna africana trasporta ogni giorno è pari a 20 chili. Nell’Africa Subsahariana le cure per la diarrea assorbono il 12% del budget sanitario e ogni giorno più della metà dei posti letto ospedalieri sono occupati da pazienti affetti da malattie di origine fecale. Figura 11— www.amref.it In Tanzania AMREF ha avviato un progetto grazie al quale sono stati costruiti 132 pozzi di superficie, 45 pozzi di profondità e 25 sistemi di raccolta dell’acqua piovana. Tra il 2000 e il 2006 il numero delle famiglie del distretto con accesso ad acqua pulita è balzato dal 25% all’85%. La cooperazione internazionale nel campo delle risorse idriche è una grande opportunità di lavoro. Esercizio: Surviving: potabilizziamo l'acqua (con la supervisione di un docente). Dentro un contenitore forato al fondo si creano diversi strati (partendo dal basso) di ghiaia o sassi levigati, carbone vegetale polverizzato ricavato dalla combustione di legno (o acquistato in un negozio di acquariofilia), sabbia o terriccio molto fino e infine di nuovo ghiaia. Versate l’acqua nel contenitore. Se non si possiede un contenitore si possono usare 46 - Capitolo 5 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile tre teli legati a un treppiede di 1 metro fatto con 3 legni. Sui teli mettere in quest'ordine (dall'alto) ghiaia, carbone e sabbia. Dopodichè far bollire per almeno 10 minuti. Figura 12 - Schema di un filtro per potabilizzare l'acqua (www.agescifano2.org) Nota: per l'esercizio precedente usate solo acqua di torrenti montani. Web Links http://www.waterforafrica.org.uk/ http://www.who.int/ http://www.unicef.org/wash/ http://www.amref.it/ http://wateraid.org http://www.labtercrea.it/protibe.htm http://ec.europa.eu/environment/water/water-framework/index_en.html http://www.lenntech.it/applicazioni/potabile/standard/standard-acquapotabile.htm Riferimenti Kolkwitz R, Marson M (1902) Grundsätze für die biologische Beurteilung des Wassers nach seiner Flora und Fauna. Mitt. Aus Kgl. Prüf. Wass. Abwässer. 1, 33–72. Vannote RL, Minshall GW, Cummins KW, Sedell JR, Cushing CE (1980) The River Continuum Concept, Canadian Journal of Fisheries and Aquatic Sciences, 37, 130-137. 47 - Capitolo 5 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile CAPITOLO 6 – Il ciclo urbano dell’acqua Punti chiave: Che cos’è il ciclo urbano dell’acqua? Quando e perché si è formato? Questa mattina dopo esserti alzato dal letto sarai andato in bagno e avrai aperto il rubinetto del lavandino per lavarti la faccia, ti sarai fatto una doccia e avrai tirato lo sciacquone… ma ti sei mai chiesto da dove arriva quest’acqua che noi usiamo tutti i giorni nelle nostre case e nei luoghi pubblici (scuole, ospedali, bar e ristoranti)? E come fa ad arrivare fino lì? E dove finisce l’acqua che noi abbiamo usato? Per rispondere a tutte queste domande è utile introdurre il concetto di ciclo urbano dell’acqua. Definizione: Il ciclo urbano dell’acqua è l’insieme di tutte le attività che consentono di avere acqua potabile in ambito urbano e di scaricare correttamente le acque sporche. Queste attività sono la captazione, la potabilizzazione, l’adduzione e distribuzione di acqua per usi civili, il drenaggio tramite rete fognaria, la depurazione delle acque reflue e infine il riuso. Figura 1 - Schema del ciclo urbano dell’acqua (fonte: dalla rete) Il ciclo urbano dell’acqua può essere suddiviso in due grandi blocchi: il primo comprende tutte le attività che consentono di far arrivare acqua potabile alle nostre 48 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile case; il secondo tutte le attività necessarie per allontanare, trattare e smaltire l’acqua utilizzata. Guardando la figura 1, la prima parte del ciclo urbano può essere a sua volta suddivisa nella fase di captazione (1), di potabilizzazione (2) e di adduzione e distribuzione (3). La fase di captazione consiste nel prelevare l’acqua da diverse fonti quali le sorgenti, le falde, i fiumi e i laghi, naturali o artificiali. La potabilizzazione consiste nel trattare l’acqua prelevata dall’ambiente naturale al fine di renderla idonea al consumo umano. Infine l’adduzione e la distribuzione consistono nel trasportare l’acqua dagli impianti di potabilizzazione fino ai centri abitati (adduzione) e nel distribuirla all’interno dei centri abitati alle singole case, agli edifici civili, industriali, ecc. Anche la seconda parte del ciclo urbano, ovvero quella che comprende le attività necessarie per smaltire l’acqua utilizzata, può essere a sua volta suddivisa in diverse fasi: il collettamento in fognatura (4), la depurazione (5) e la restituzione all’ambiente o il riuso/riciclo (6). In particolare, il sistema fognario serve a raccogliere e trasportare all’impianto di trattamento gli scarichi civili (case private) e produttivi (industrie) ma anche gli afflussi meteorici (piogge). Gli afflussi meteorici, che solo in parte vengono trattati prima della restituzione all’ambiente, sono chiamati acque bianche mentre gli scarichi civili e industriali sono chiamati acque nere. La depurazione delle acque consiste in un trattamento volto alla riduzione del carico inquinante. Opportunamente trattata, l’acqua reflua può essere reimmessa nell’ambiente naturale o direttamente riutilizzata per diversi scopi (civile, industriale, agricolo) o ricircolata (per esempio le acque reflue industriali opportunamente trattate possono essere riusate all’interno della stessa attività). Tutte queste singole componenti saranno descritte in maggior dettaglio nei prossimi capitoli, in particolare la prima parte del ciclo urbano nel capitolo 8 e la seconda nel capitolo 9. Caso studio: Quanta acqua “passa” per la nostra città? Quant’è l’acqua che quotidianamente o annualmente compie il ciclo urbano? I volumi d’acqua che “compiono” questo ciclo variano a seconda delle caratteristiche del centro urbano considerato, delle nostre abitudini di vita e quindi dei nostri consumi. A titolo di esempio l’ente gestore del ciclo urbano al servizio di Ferrara e dei comuni limitrofi (circa 250.000 abitanti serviti) in un anno tratta e immette in rete mediamente circa 28 milioni di m3 d’acqua, l’equivalente di oltre 10.000 piscine olimpioniche. Secondo i dati della municipalizzata Vovod-kanalizacija Ljubljana (circa 315.000 abitanti serviti) in un anno vengono immessi in rete mediamente 20 milioni di m3 d’acqua. Esercizio: a partire dai dati inerenti il caso studio sopra descritto, qual è il volume che giornalmente l’ente gestore dovrebbe trattare e immettere in rete per servire una città di 50.000 abitanti? E per servire la tua città? Prova 49 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile a ricercare sul web, o a richiedere informazioni inerenti i volumi d’acqua trattati dall’ente gestore del ciclo urbano dell’acqua al servizio della tua città e confrontali con quelli calcolati. La qualità dell’acqua nel ciclo urbano Figura 2 - Andamento della qualità dell’acqua nel ciclo urbano (fonte: dalla rete) Come mostra la figura 2, l’acqua che viene captata prima di essere utilizzata ha bisogno di una serie di trattamenti per essere resa idonea all’uso potabile, ossia sicura dal punto di vista igienico e sanitario. Qualunque sia la fonte di acqua (fiume, lago, falda, mare), sono necessari trattamenti per togliere le sostanze “indesiderate” in sospensione (per esempio sabbia, materiale organico…) o disciolte (per esempio ioni metallici, sali). Inoltre per togliere eventuali batteri e virus e garantire che anche durante la distribuzione alle singole utenze l’acqua si mantenga “igienicamente sicura” (cioè pura) è necessario un trattamento di disinfezione. L’acqua, dopo essere stata usata dalle città e dalle industrie, si arricchisce di inquinanti (fig. 3) che devono essere depurati. Figura 3 - Vasta gamma di sostanze inquinanti, che possono essere presenti negli effluenti (fonte: dalla rete) 50 - Capitolo 6 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Ecco allora che le acque vengono convogliate in impianti di trattamento più o meno complessi dai quali si produce un effluente finale di buona qualità che può essere scaricato in un fiume o in un lago o inviato direttamente al riuso agricolo, industriale o civile. In ogni caso, lo scarico in ambiente e il riuso devono rispettare sempre i limiti di concentrazione imposti dalla legge che garantisce la salvaguardia ambientale. Ma il ciclo urbano è sempre esistito? In realtà il ciclo urbano nella sua interezza, così come qui presentato, è recentissimo. Le diverse componenti che lo costituiscono sono infatti comparse progressivamente nei secoli in risposta a diverse esigenze e stili di vita che di volta in volta si sono venuti manifestando. Per comprendere tutto questo è innanzitutto importante ricordare che l’acqua costituisce un elemento vitale per l’uomo che ha da sempre guidato le sue scelte, sia quando era nomade, sia quando ha cominciato a fermarsi per periodi lunghi: non a caso i primi insediamenti umani furono sempre localizzati proprio in luoghi con grande disponibilità di acqua di buona qualità. Con il passare del tempo e con l’aumento degli insediamenti umani, si rese necessario escogitare metodi per l’approvvigionamento dell’acqua e sistemi per trasportarla dal punto di approvvigionamento fino all’insediamento. In pratica, quindi, le prime componenti del ciclo Figura 4 - Schema di funzionamento di uno urbano dell’acqua che storicamente fecero la loro shaduf http://www.akvo.org/wiki/index.php/ comparsa sono i sistemi di approvvigionamento/ Counterpoise_lift captazione, i sistemi di adduzione e i sistemi di allontanamento delle acque sporche. L’approvvigionamento Nelle civiltà antiche l’approvvigionamento avveniva principalmente da acque superficiali, fiumi o laghi. A tal fine, tra le tecniche utilizzate per l’approvvigionamento in tempi antichi è significativo ricordare lo shaduf, che rappresenta una delle prime “macchine idrauliche” inventate dall’uomo (Figura 4). Fece la sua comparsa in Mesopotamia nel IV millennio a.C. e si diffuse in Egitto all’inizio del II millennio a.C. Veniva utilizzata per prendere acqua da fiumi o laghi e sollevarla per immetterla in canali a un livello più alto ed è tuttora utilizzata in Figura 5 - Schema di un qanat http://suite101.com/ alcuni paesi africani e del Medio Oriente. article/qanats-ancient-underground-aqueducts-a65526 Sempre ai fini dell’approvvigionamento 51 - Capitolo 6 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile idrico, all’inizio del I millennio a.C. in Persia fece la sua comparsa il “qanat”. Questo sistema veniva utilizzato per attingere acqua dalle falde e trasportarla fino all’insediamento. I qanat erano costituiti da una serie di cunicoli verticali simili a pozzi, collegati da un canale sotterraneo in lieve pendenza che interseca la falda e declina verso l’insediamento, consentendo così all’acqua di defluirvi per gravità. Questo dispositivo consentiva di captare acqua di falda, e quindi generalmente di buona qualità, e trasportarla a lunga distanza contenendo significativamente le perdite per evaporazione anche in zone caratterizzate da climi molto caldi e secchi come quelli del Medio Oriente. L’adduzione Nell’epoca antica l’acqua veniva captata e quindi trasportata per gravità mediante canali sotterranei, come nel caso del qanat, o mediante canali superficiali fino al centro abitato. Qui poteva essere immagazzinata all’interno di grandi cisterne, per avere una riserva da cui la popolazione poteva attingere. Non esistevano però sistemi di distribuzione dell’acqua all’interno del centro abitato. Un’eccezione è rappresentata dalla civiltà minoica che fiorì sull’isola di Creta. Infatti, è stato scoperto che il grandioso palazzo di Cnosso nel 1500 a.C circa era dotato di un complesso sistema di distribuzione interna dell’acqua costituito da tubi di terracotta, che rappresentano, probabilmente, il primo esempio di condotte. Il palazzo era anche dotato di un importante sistema di latrine e canali per lo scolo delle acque reflue al Figura 6 - Acquedotto romano di Pont du Gard (Nimes, Fr), http://www.skiraware.de/Reisen/ Suedfrankreich/PontDuGard.jpg di fuori del palazzo. Fu all’epoca dell’impero romano che la realizzazione di sistemi per il trasporto di acqua ricevette un grande impulso. Infatti i romani costruirono numerosissimi 52 - Capitolo 6 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile acquedotti al servizio di diverse città del loro impero. Al solo servizio di Roma, dal 312 a.C. furono costruiti 11 acquedotti (Figura 6). Questi acquedotti alimentavano le numerosissime fontane pubbliche e monumentali, le piscine e le terme pubbliche, nonché i bacini utilizzati per gli spettacoli come le naumachie e i laghi artificiali. Figura 7 - Schema di un acquedotto romano. http://www.ibiscoop.com/acquedotto_vitruvio.php Un acquedotto romano iniziava generalmente con un bacino di raccolta (Figura 7) da cui l’acqua veniva fatta passare dapprima in vasche di decantazione (piscinae limariae), per far depositare le prime impurità, e quindi immessa in un canale (specus) che la trasportava mantenendo una pendenza leggera e costante per assicurare uno scorrimento regolare. Il percorso era preferibilmente sotterraneo, in uno specus scavato nella roccia; in qualche caso correva in superficie, coperto con lastre di pietra, e solo per l’attraversamento di corsi d’acqua o depressioni correva su muri o su arcate. Alla fine del percorso si trovava una costruzione (castellum aquae) che conteneva altre camere di decantazione e la vasca terminale (Figura 8) da cui l’acqua veniva ripartita dando priorità alle fontane pubbliche, quindi ai monumenti e ai bagni pubblici e infine agli altri scopi. Figura 8 - Vasca terminale di un acquedotto romano con imbocchi delle condotte per portare l’acqua ai vari servizi. http://de.wikipedia.org/wiki/ Wasserversorgung_im_R%C3%B6mischen_Reich L’allontanamento delle acqua sporche I romani posero particolare attenzione anche al problema dell’allontanamento delle acque dalla città. In tal senso è importante ricordare la Cloaca Maxima che rappresenta una delle più antiche e importanti condotte fognarie costruita alla fine 53 - Capitolo 6 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile del VI secolo a.C. e che consentiva lo scolo delle acque piovane oltre che degli scarichi delle fognature delle costruzioni domiziane sul Palatino. La famosa Bocca della Verità, oggi murata nel pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Roma era originariamente, in epoca romana, un tombino che serviva a “inghiottire” le acque piovane. Figura 9 - Lo sbocco nel Tevere della cloaca Maxima. http://it.wikipedia.org/wiki/Cloaca_Massima Figura 10 - La bocca della verità. http://it.wikipedia.org/wiki/ Bocca_della_Verita Caso studio: La fontana di Trevi Molte delle più famose fontane della città di Roma rappresentano importanti opere d’arte che rivestono un ruolo di primaria importanza nell’arredo urbanistico della città ma che, da un punto di vista pratico, erano e sono tuttora punti di recapito degli antichi acquedotti romani. La fontana di Trevi ad esempio è la mostra originaria dell'antico acquedotto dell'"Aqua Virgo". Questo acquedotto venne costruito da Agrippa che lo inaugurò il 9 giugno del 19 a.C., a servizio dell’impianto termale del Campo Marzio. Il condotto dell’“Aqua Virgo” è il più antico acquedotto di Roma tuttora funzionante, e l’unico che non ha mai smesso di fornire acqua alla città dall’epoca Figura 11 - La fontana di Trevi. di Augusto. http://it.wikipedia.org/wiki/Fontana_di_Trevi Il punto terminale dell’“Aqua Virgo” si trovava sul lato orientale del Quirinale, nei pressi di un 54 - Capitolo 6 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile trivio (“Treio”, nella lingua dell’epoca: altra ipotesi, abbastanza accreditata, sull’origine del nome). L'aspetto odierno è dovuto ad un progetto di Nicola Salvi, sostituito alla morte da Giuseppe Pannini, che tra il 1732 e il 1766, riuscì a completare l’opera. Le componenti più recenti del ciclo urbano Con l’arrivo del Medioevo molte delle esperienze e delle conoscenze accumulate dagli antichi romani vennero perse e, in pratica, per vedere la comparsa sistematica delle rimanenti componenti del ciclo urbano, ovvero i trattamenti, sia di potabilizzazione sia di depurazione, e la distribuzione dell’acqua potabile interna a tutti gli edifici è necessario venire molto avanti nel tempo, fin quasi ai giorni nostri. La potabilizzazione I primissimi trattamenti all’acqua risalgono al 4000 a.C. e avevano lo scopo di migliorare le caratteristiche estetiche: togliere tutto ciò che era in sospensione. Nel 1500 a.C. la civiltà egizia aveva introdotto l’uso di sostanze a base di alluminio per favorire la sedimentazione dei materiali sospesi nell’acqua prelevata. Si trattava di primi trattamenti che tuttavia non si diffusero. Bisogna aspettare il 1700 per poter parlare dei primi semplici impianti di potabilizzazione. Consistevano sostanzialmente in letti filtranti in grado di fermare sostanze sospese presenti nell’acqua prelevata. Verso la metà del 1800, biologi e microbiologi trovarono che sostanze presenti nelle acque potabili potevano essere la causa di gravi malattie (vedi anche capitoli 4 e 5): il dottor John Snow provò che l’epidemia di colera che aveva afflitto una parte della città di Londra era dovuta alla contaminazione di un pozzo ad uso potabile da parte di una fognatura. Qualche anno dopo, Louis Pasteur dimostrò che organismi microscopici (microbi) possono essere all’origine della trasmissione di malattie attraverso l’acqua. Fra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, i ricercatori scoprirono che la torbidità non costituiva solo un problema estetico, ma il materiale in sospensione poteva nascondere anche batteri patogeni, ossia microrganismi portatori di malattie quali tifo, dissenteria, colera…. Verso la fine del 1800 la tecnica dei filtri lenti a sabbia fu regolarmente adottata negli impianti di potabilizzazione perché sembrava potessero trattenere anche tali microrganismi (Figura 12) . Tuttavia per garantire la sicurezza igienica, ossia l’assenza di tutti microrganismi patogeni era necessario una disinfezione. Il cloro fu il primo disinfettante utilizzato e il primo impianto di disinfezione delle acque per scopo potabile fu costruito a Jersey City, nel New Jersey nel 1908. Fu provato anche l’ozono, ma fu utilizzato su impianti reali solo qualche decennio dopo. 55 - Capitolo 6 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Figura 12 - Sezione di filtro a sabbia lento di Simpson, installato a Londra nel 1829 per la Chelsea Water Company, per il trattamento delle acque del Tamigi: a) sabbia fine; b) sabbia grossa; c) conchiglie marine; d) ghiaia grossa; e) drenaggi (fonte: dalla rete) La distribuzione I primi sistemi di adduzione e distribuzione in pressione (concetto che verrà ripreso e chiarito nel capitolo 8) nelle grandi città furono realizzati intorno al 1800, ma la distribuzione sistematica nelle singole case è propria del ventesimo secolo ed in particolare del secondo dopoguerra, in concomitanza con il boom economico ed il fenomeno dell’inurbamento. Intorno agli anni ’50-’60 infatti in molti paesi di campagna le case non erano ancora dotate di impianti ad acqua corrente ed era necessario scendere in giardino o in strada per lavarsi o prendere acqua dalla fontanella con il secchio (come al tempo dei Romani!). Figura 13 - Cartolina che ricorda l’inaugurazione dell’acquedotto al servizio della città di Portogruaro, avvenuta il 2 febbraio 1908. http://www.comune.portogruaro.ve.it/ aree_tematiche/citta/storiacultura/100anniacqued/relazsindacquedotto La depurazione Furono gli studi di microbiologia a partire dal XVII secolo di Redi (1667), Joblot (1711), Spallanzani (1776), e poi Schwann (1837) e Pasteur (1857) a mostrare che alcune specie di batteri utilizzavano le sostanze organiche come nutrimento per il loro metabolismo (catabolismo e anabolismo). Fu proprio alla luce di queste scoperte che furono realizzati i primi impianti di trattamento delle acque sporche nei quali si sfruttava proprio l’attività svolta dai batteri (vedi cap. 5) per eliminare le sostanze indesiderate considerate dai microrganismi fonte di nutrimento. Furono così realizzati in Inghilterra i primi impianti dove l’acqua da trattare doveva passare attraverso un materiale su cui si erano sviluppati i batteri capaci di metabolizzare quelle sostanze inquinanti ma da cui essi traevano nutrimento. Verso la fine dell’Ottocento il sistema più diffuso in Inghilterra era costituito da filtri lenti intermittenti che nel tempo furono sostituiti dai filtri percolatori e più recentemente si sono evoluti nei sistemi di fitodepurazione – Figura 14 (vedi capitolo 8). 56 - Capitolo 6 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile alimentazione intermittente Filtro lento intermittente (materiale di riempimento più fine) alimentazione intermittente Filtro percolatore (materiale di riempimento più grossolano) alimentazione intermittente piante Sistemi di fitodepurazione (simili ai filtri lenti ma piantumati) Figura 14 – Esempi di filtri utilizzati nella depurazione delle acque (fonte dalla rete) All’inizio del Novecento gli studi di due ricercatori inglesi, Arden e Lockett sulla depurazione biologica dei reflui, portarono alla realizzazione dei primi “impianti a fanghi attivi” ossia di impianti di modeste dimensioni, dove i microrganismi presenti (chiamati spesso biomassa) degradano le sostanze inquinanti. Mentre nei filtri i microrganismi sono appoggiati ad un materiale (per esempio sabbia, pietrisco o ghiaietto), in questi sono liberi di muoversi nelle stesse acque che stanno trattando (Fig. 15 e 16). Nel corso del secolo scorso molti impianti sono stati realizzati con questa tecnologia per rimuovere la sostanza organica e i solidi sospesi. Contemporaneamente, la necessità di dover togliere dalle acque sporche altri composti ha portato ad aggiungere dei trattamenti agli impianti esistenti. In questo modo la qualità dell’effluente finale è andata migliorando e in alcuni casi può essere addirittura riutilizzato per l’agricoltura o l’industria senza nessun pericolo per l’ambiente e la salute dell’uomo. Di questi trattamenti ulteriori parleremo nel capitolo 8. Figura 15: Impianti a massa adesa (filtri percolatori), http://commons.wikimedia.org/wiki/ File:Trickling_filter_bed_2_w.JPG Figura 16: impianti a massa sospesa (fanghi attivi), http://commons.wikimedia.org/wiki/ File:Epuration_biologique.jpg Definizione: Per degradazione biologica si intende un processo di demolizione della struttura molecolare delle sostanze organiche ad opera di diverse specie di microrganismi con formazione di molecole organiche e inorganiche più semplici quali: acqua, anidride carbonica, ammoniaca, calcio, magnesio, ecc. 57 - Capitolo 6 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Riferimenti Mays, Larry W., (2002) Urban Water Supply handbook, McGraw-Hill. Mumford Lewis, La Città nella Storia, Bompiani, 1997 Viollet, Pierre-Louis, (2007) Water Engineering in Ancient Civilizations 5000 Years of history, IAHR Monograph series. Masotti L., Verlicchi P., Depurazione delle acque per piccole comunità, Hoepli, Milano 2005 Web links http://it.wikipedia.org/wiki/Servizio_idrico_integrato http://www.gruppo.acegas-aps.it/cms.php?sz=176 http://www.gruppoveritas.it/servizio-idrico-integrato http://www.cometea.it/ 58 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile CAPITOLO 7 – Potabilizzazione e acquedotti Punti chiave: Da dove prendiamo l’acqua che usiamo nelle nostre case? Quali trattamenti subisce l’acqua per essere resa potabile? Come è fatto e come funziona un acquedotto? La captazione La captazione consiste nel prelevare l’acqua destinata ad uso acquedottistico dall’ambiente mediante opportune opere di presa (vedi Cap. 6). Queste opere rappresentano la prima parte di un acquedotto. Le principali fonti di approvvigionamento sono costituite dalle acque sotterranee (sorgenti e falde) e dalle acque superficiali (fiumi e laghi). Le prime due fonti di approvvigionamento, in genere, forniscono acqua con buone Figura 1 - Tipi di falde (fonte: dalla caratteristiche qualitative mentre le acque rete) superficiali necessitano solitamente di trattamenti correttivi, in ogni caso necessari per l'uso potabile della risorsa. Una sorgente rappresenta un affioramento della falda (Figura 1) e nella captazione da sorgente l'opera di presa è posta nello stesso punto in cui l'acqua sgorga naturalmente. Tale opera (Figura 2) è costituita da un cunicolo incassato nella roccia che convoglia le acque sorgentizie in un edificio nel quale sono contenute tutte le vasche e le apparecchiature che danno origine all'acquedotto. Figura 2 - Opera di presa da sorgente (fonte Nel caso di captazione da falda sotterranea si dalla rete) ricorre invece all’utilizzo di pozzi mediante i quali l’acqua viene pompata in superficie. Per quanto riguarda le acque superficiali, la captazione da fiumi può essere effettuata mediante pompe poste all’estre-mità di pontili che si protendono nel Figura 3a e 3b - Opera di presa da fiume a) mediante pompe e b) mediante traversa di derivazione (fonte: dalla rete) 59 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile fiume, come mostrato in Figura 3a, o derivando parte dell’acqua defluente nel fiume mediante traverse, come mostrato in Figura 3b. Infine la captazione da lago è solitamente effettuata tramite torri, come quella mostrata in Figura 4, aventi “finestre richiudibili” per il passaggio dell'acqua poste a varie altezze. In questo modo è possibile captare l'acqua a profondità diverse in funzione del livello del lago, della torbidità e della temperatura dell'acqua. Figura 4 - Opera di presa da lago http://endesa.selenebs.net/ centrali_calabria.htm Trattamenti di potabilizzazione Le acque captate, siano esse sotterranee o superficiali contengono inquinanti diversi per caratteristiche e origine che A possono essere disciolti o Figura 5a e 5b - Acqua di lago (A) e acqua di fiume dopo un sospesi. Le acque di fiume evento piovoso (B) (fonte: Università degli Studi di Ferrara) sono più torbide rispetto a quelle di lago o di falda (Figura 5): contengono molti solidi, anche dovuti a risospensione di materiale sedimentato nel letto specie durante gli eventi piovosi e materiale grossolano derivato dal dilavamento dei terreni agricoli circostanti (Figura 6). Manganese, ferro, idrogeno solforato e solfati sono disciolti e tipici delle acque profonde, di falda o prossime ad aree vulcaniche. Metalli pesanti (piombo, antimonio e arsenico, vedi cap. 3), pesticidi, idrocarburi, solventi, ammoniaca e nitrati sono inquinanti disciolti legati ad attività industriali o al dilavamento di terreni agricoli Figura 6 - Terreni agricoli adiacenti (Figura 6) e possono contaminare sia le acque un corso acqua, www.fao.org superficiali che quelle di falda. Definizione: I solidi sospesi sono particelle maggiori di 1 m e sono all’origine della torbidità. I solidi con dimensioni inferiori sono disciolti. Si distingue anche fra solidi disciolti, colloidali e sedimentabili a seconda della tendenza a sedimentare, come riportato nella Figura 7. disciolti µm 10 -4 disciolti -3 10 -2 10 sospesi -1 10 colloidali 1 10 100 sedimentabili 60 - Capitolo 7 Figura 7- Classificazione dei solidi nelle acque (fonte: dalla rete) TESSI — Acqua: risorsa sostenibile A questi composti si aggiungono gli inquinanti microbiologici (tra cui batteri, virus, protozoi e funghi), ma anche plancton e benthos (vedi capitolo 5). L’acqua prelevata deve pertanto essere sottoposta a diversi trattamenti che ne migliorino gli aspetti organolettici, chimico-fisici e microbiologici e la rendano conforme ai requisiti di legge. I trattamenti di potabilizzazione possono essere fisici, chimico-fisici o chimici, a volte anche biologici. In generale le acque di fiume necessitano di maggiori trattamenti delle acque sotterranee per la maggior concentrazione di solidi e di patogeni. Adesso presentiamo due casi di studio in cui si evidenziano i principali trattamenti di potabilizzazione adottati a seconda dell’origine e della qualità dell’acqua captata. Definizione: Trattamenti fisici: includono trattamenti per la rimozione di solidi grossolani (accumulo e omogeneizzazione, grigliatura e sedimentazione) e per la rimozione di solidi sedimentabili (stacciatura e filtrazione). Trattamenti chimico-fisici: comprendono trattamenti per l’abbattimento dei solidi sospesi non sedimentabili (chiariflocculazione, adsorbimento e scambio ionico). Trattamenti chimici: includono trattamenti di ossidazione chimica di composti inorganici (Fe, Mn, NH3), organici naturale e sintetici (solventi clorurati, pesticidi, fenoli…), di addolcimento, di rimozione dell’odore e sapore, di aumento della biodegradabilità della sostanza organica e di disinfezione (rimozione della carica batterica e virale) Il caso di studio: La diga e l’impianto di Ridracoli (Forlì) Il lago e la diga di Ridracoli si trovano sull’Appennino Romagnolo, in provincia di Forlì-Cesena (Figura 8). La diga, sbarramento artificiale del fiume Bidente e del Rio A Celluzze, è stata costruita negli anni 1974-1982 per fornire acqua a circa un milione di persone della pianura e della costa romagnole, specie nel periodo estivo quando la popolazione cresce per l’apporto turistico. Può contenere fino a 33 milioni di m3 di acqua. L’acqua captata ha una qualità molto buona e Figura 8- A) Mappa del bacino di Ridracoli; B) Lago; C) Diga; D) immagine satellitare costante nel tempo. (http://www.ridracoli.it) 61 - Capitolo 7 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile B C D Al potabilizzatore D iga Lago I trattamenti cui è sottoposta presso il potabilizzatore di Ridracoli (Figura 9A) sono quelli sintetizzati in Fig. 9B e consistono in una preclorazione (con biossido di cloro ClO2), per l’ossidazione di sostanze organiche, e una prima flocculazione (con policloruro di alluminio, vedi cap. 3) per favorire il successivo processo di chiariflocculazione. Seguono la filtrazione su sabbia, per trattenere materiale in sospensione e la disinfezione con biossido di cloro per rimuovere i microrganismi patogeni. L’acqua così trattata viene accumulata in un serbatoio e poi prima dell’immissione in rete subisce una clorazione di copertura per assicurare l’assenza di microrganismi patogeni durante la distribuzione fino al rubinetto. L’impianto ha una portata massima di 3600 L/s. A Acqua Preclorazione e dalla diga flocculazione Chiariflocculazione Filtrazione su sabbia B Disinfezione e accumulo In rete Clorazione in linea C Ispessimento Disidratazione meccanica Smaltimento Legenda acqua fango Figura 9 - Vista potabilizzatore di Ridracoli (A) e sequenza dei trattamenti adottati per la linea acque (B) e fanghi (C) (fonte: dalla rete) Il materiale che viene separato dall’acqua durante la chiariflocculazione e la filtrazione va a costituire il fango. Questo subisce trattamenti di “concentrazione” (attraverso ispessitori e centrifughe v. Figura 9C) per togliere una parte dell’acqua in esso contenuta così che il fango trattato (Figura 10) è idoneo a essere smaltito in discarica o in cementificio. Figura 10 - Fango ispessito e disidrato presso l’impianto di Ridracoli (fonte: dalla rete) 62 - Capitolo 7 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Definizione: La coagulazione è un processo che per l’azione di reagenti (di solito a base di sali di Fe o di Al) riesce a ridurre gli effetti di repulsione della carica superficiale delle particelle e a favorire l’avvicinamento e l’aggregazione di solidi sospesi e sospensioni colloidali in fiocchi. La flocculazione è il processo di crescita e appesantimento dei fiocchi attraverso la presenza di reagenti (per es. policloruro di Al) che fanno da ponte fra le particelle sospese e colloidali. Il caso di studio: Il potabilizzatore di Ferrara Ferrara si trova sulla sponda destra del Po, il maggiore fiume italiano, a circa 50 km dalla sua foce. A monte di Ferrara, il Po ha attraversato aree urbane anche di grandi dimensioni (Torino, Piacenza), aree industriali e agricole (Figura 11). Ha ricevuto scarichi urbani e industriali e, a seguito di eventi piovosi, acque di dilavamento dei terreni agricoli. L’impianto di potabilizzazione di Ferrara (Figura 12) (portata media di 1000 L/s e di punta di 1300 L/s) preleva per l’80% acque superficiali del Po e per il 20 % le acque da pozzi golenali ossia che prelevano acqua di subalveo del fiume. Queste ultime sono di qualità pressoché 40 km costante e migliore delle superficiali in Figura 11 – Bacino del fiume Po, http://www.comune.jesi.an.it/conti/ quanto hanno già alunni/2009/QUARTA/ITALIAF/FIUMIAL/fiumial.htm subito una prima filtrazione naturale attraverso lo strato di terreno adiacente il letto del fiume prima della captazione. Sono pertanto p r e v i s t i trattamenti diversi per le due tipologie di acqua (Figura 13) e solo gli ultimi stadi sono comuni. Figura 12 – Veduta aerea dell’impianto di Ferrara, www.gruppohera.it 63 - Capitolo 7 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Sedimentazione Da fiume Da subalveo Lagunaggio Ossidazione Chiari-flocculazione Filtrazione su sabbia Sedimentazione Filtrazione su sabbia Ozonazione golena del fiume Clorazione in linea Alla rete Accumulo Disinfezione disinfettante acqua da trattare Filtrazione su carboni attivi acqua trattata Figura 13 – Trattamento delle acque di superficie e di subalveo al potabilizzatore di Ferrara (fonte: dalla rete) Le acque superficiali sono in generale torbide, specie dopo eventi di pioggia e sono sottoposte a sedimentazione. Poi passano nei bacini di lagunaggio, dove rimangono circa tre giorni, e dove si attivano molte reazioni biologiche di pretrattamento delle acque. Seguono chiariflocculazione e filtrazione su sabbia e ozonazione. Quest’ultimo serve a completare l’ossidazione di residui di inquinanti organici e a renderli più degradabili. Completano il trattamento la filtrazione su carboni attivi dove le tracce di sostanze organiche vengono adsorbite sui granuli di carbone e la disinfezione con biossido di cloro o ipoclorito di sodio (vedi cap. 3 e cap. 5). Le acque di subalveo sono sottoposte a una ossidazione naturale con la "cascata" di altezza di circa 4 m e al contemporaneo stripping delle sostanze volatili, incluse le tracce di idrogeno solforato. Fanno poi seguito sedimentazione e filtrazione su sabbia. Le acque vengono a questo punto miscelate con quelle superficiali e insieme inviate ai trattamenti di filtrazione su carboni attivi e clorazione (vedi poco sopra). Il trattamento finale, sempre richiesto, è la disinfezione per rimuovere microorganismi presenti. L’acqua viene poi raccolta in grandi serbatoi di accumulo e prima di essere immessa in rete viene sottoposta a clorazione di copertura per mantenerla igienicamente sicura durante la distribuzione alle singole utenze. Di solito è fatta con ipoclorito di sodio (HClO) o con biossido di cloro (ClO2). Il materiale separato dalle acque durante i processi di sedimentazione, chiariflocculazione e filtrazione su sabbia viene raccolto sottoforma di fango (miscela liquida di acqua e solidi in sospensione e disciolti), poi sottoposto a trattamenti di ispessimento e disidratazione meccanica (centrifugazione) che hanno lo scopo di ridurne il volume attraverso la separazione di molecole di acqua dalla miscela, e infine smaltito in discarica o avviato a recupero (p. es. produzione di laterizi). 64 - Capitolo 7 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Nota: I bacini di lagunaggio sono vasche in grado di accumulare una scorta di acque grezze superficiali pari a tre giorni la richiesta idrica dell’intera città. Hanno funzione di trattamento (biologico) ma anche di sicurezza. Infatti in caso di inquinamenti accidentali (per esempio sversamenti di inquinante a monte) fungono da bacino di accumulo per l’impianto. Tuttavia, non tutti gli impianti che trattano acque superficiali li prevedono. Nota: Prima di essere immessa in acquedotto, l’acqua proveniente dal serbatoio di accumulo subisce una ulteriore clorazione, chiamata “clorazione di copertura” in modo tale che sia garantita la presenza di un residuo di cloro nel fluido in rete che renda “igienicamente sicura” l’acqua al rubinetto, ossia priva di batteri patogeni. Esercizio: Prova ad informarti sul trattamento di potabilizzazione della tua città e confronta i trattamenti previsti con quelli degli schemi della Diga di Ridracoli (che tratta acque di superficie particolarmente di buona qualità) e del Potabilizzatore di Ferrara (che tratta un mix di acque di superficie e di pozzi golenali). L’acquedotto: adduzione e distribuzione L’acqua, una volta potabilizzata arriva nelle nostre case tramite quello che comunemente viene chiamato acquedotto. Ma da che cos’è costituito un acquedotto e come funziona? Prima di rispondere a queste domande è utile però introdurre un importante concetto, ovvero il flusso in pressione dell’acqua all’interno di una condotta. Nota: i sistemi di adduzione e distribuzione idrica moderni funzionano in pressione, a differenza degli antichi sistemi di adduzione descritti nel capitolo precedente che erano prevalentemente costituiti da canali in cui l’acqua defluiva a gravità, ovvero sfruttando la pendenza del canale stesso. Per comprendere il funzionamento in pressione di un sistema di condotte è bene prima richiamare il Teorema di Bernoulli secondo il quale in un fluido ideale su cui non agiscono le resistenze d’attrito, considerando lo schema di figura 14 si ha: P1 v12 P2 v22 E z z ρg 2 g 1 ρg 2 g 2 z1 z2 Figura 14 - Teorema di Bernoulli http://it.wikipedia.org/wiki/Equazione_di_Bernoulli 65 - Capitolo 7 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile dove E è l’energia, P è la pressione, ρ è la densità del fluido, g è l’accelerazione di gravità, z è l’altezza e v è la velocità del liquido. In altre parole il fluido può cambiare quota, velocità e pressione, ma la combinazione di queste quantità (in cui compaiono anche l’accelerazione e la densità del fluido) rimane invariata. v2 2 g E0=z0 E1 P1 ρg E2 E3 z1 Figura 15 - Esempio di condotta in pressione con acqua in movimento (fonte: Università degli Studi di Ferrara) Se si considera ora il semplice sistema rappresentato in Figura 15 costituito da una vaschetta collegata con un tubo in cui scorre l’acqua, si ha che in corrispondenza della vaschetta E0=z0 ovvero tutta l’energia è sottoforma di energia potenziale, mentre all’interno del tubo l’acqua avrà una certa pressione P e si muoverà con una certa velocità v. E’ importante osservare che, in condizioni reali, allontanandosi dalla vaschetta E diminuisce a seguito delle resistenze che l’acqua incontra muovendosi all’interno del tubo; comunque essendo in pressione, l’acqua risale all’interno dei tubi verticali ad una quota maggiore dell’asse del tubo stesso e questo, come si vedrà successivamente, spiega perché l’acqua corrente arriva anche ai piani superiori delle case. Le componenti di un acquedotto Le principali componenti “fisiche” di un acquedotto sono le tubazioni, le valvole, le pompe e i serbatoi. Prima di analizzare a cosa serve ciascuna di queste componenti e come si compongono a formare un acquedotto, è però utile introdurre anche un’altra “componente” dei sistemi acquedottistici, ovvero le richieste idriche. Le richieste idriche Con richieste idriche si intende l’insieme di tutti gli usi dell’acqua da parte delle utenze, civili, industriali ecc. che devono essere soddisfatte mediante il sistema acquedottistico. In altre parole le richieste idriche non costituiscono una componente “fisica” del sistema, ma la sua “forzante”, ed il loro soddisfacimento rappresenta il 66 - Capitolo 7 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile fine ultimo del sistema acquedottistico. E’ quindi fondamentale quantificare correttamente le richieste idriche di un centro abitato o di una grande città al fine di progettare correttamente il sistema acquedottistico al suo servizio. In pratica le richieste idriche dipendono dagli usi dell’acqua che noi facciamo in casa, nei luoghi pubblici, scuole, ospedali, bar, ristoranti ecc. Ad esempio, ogni volta che tiriamo lo sciacquone per riempire la vaschetta ci vogliono circa 10 litri, ovvero richiediamo al sistema acquedottistico che ci “consegni” 10 litri d’acqua; per un bagno in vasca circa 250 litri mentre per una doccia circa 50 litri (vedi anche cap. 10). Esercizio: misura la portata, in litri al minuto, che esce dal rubinetto del lavandino del tuo bagno quando è completamente aperto (suggerimento: prendi una bottiglia da un litro, conta i secondi necessari per riempirla e, tramite una proporzione, calcola quanti litri escono al minuto). Registra quindi per un’intera giornata quante volte e per quanto tempo apri i rubinetti o la doccia o tiri lo sciacquone e calcola quanta acqua consumi al giorno. Operativamente, per quantificare le richieste idriche globali di una città si fa riferimento alla dotazione idrica. Definizione: la dotazione idrica rappresenta la richiesta idrica media giornaliera per abitante (espressa in l/abitante/giorno) che tiene conto del fabbisogno complessivo d’acqua per tutti gli usi (ovvero non solo dell’acqua che noi usiamo direttamente nelle nostre case ma anche dell’acqua che viene usata per altri scopi, ad esempio pubblici, come il lavaggio delle strade, l’innaffiamento dei giardini pubblici, la pulizia dei nostri ambienti di lavoro, e di cui noi indirettamente beneficiamo). La dotazione idrica varia in funzione del numero di abitanti del centro abitato ed è tanto maggiore quanto più grande è il centro abitato. Stimata la dotazione idrica, moltiplicandola per il numero di abitanti si può stimare la richiesta idrica complessiva (in litri/giorno) del centro abitato. E’ bene però osservare che tale valore rappresenta un valore medio. In realtà poiché le richieste idriche dipendono da noi, ovvero dalle nostre abitudini di vita, variano nell’arco dell’anno, della settimana (distinguendo i giorni feriali dai festivi, Figura 16) e del giorno. Ad esempio le richieste idriche Figura 16 – Andamento delle richieste idriche di una città di circa 20000 abitanti nell’arco di una generica settimana. Si osservi il diverso andamento dei giorni feriali rispetto alla domenica (Fonte: Università degli Studi di Ferrara) 67 - Capitolo 7 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile tendono ad aumentare nel periodo estivo rispetto a quello invernale, o nell’arco del giorno a essere maggiori la mattina e la sera. Q (l/s) 0 2 4 6 8 10 12 ora 14 16 18 20 II tempo Supplementari Rigori I tempo Caso studio: il 9 luglio 2006 Le richieste idriche generalmente tendono ad essere maggiori la mattina e la sera e più basse nelle altre ore della giornata. Il 9 luglio 2006 si registrarono andamenti anomali dei consumi in molte città italiane, con brusche variazioni delle richieste idriche verso sera (Figura 17). A cosa fu dovuto? Per comprenderlo è sufficiente ricordare che le richieste idriche dipendono in larga misura dal nostro stile di vita e che il 9 luglio 2006 alle ore 20 iniziò la finale dei campionati del mondo di calcio a Berlino che vedeva impegnata l’Italia contro la Francia. Guardando l’andamento reale dei consumi di una grande città del nord Italia riportato in Figura 17 è evidente come le richieste idriche aumentarono notevolmente subito prima dell’inizio della partita, nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, prima dei tempi supplementari, prima dei rigori e dopo la fine della partita, quando molte persone ne approfittarono per andare in bagno o fare altre attività, mentre le 9 luglio 2006 richieste idriche Inizio partita “crollarono” durante la partita, quando quasi tutti erano davanti al televisore. 22 Figura 17 – Andamento delle richieste idriche in una grande città del nord Italia il 9 luglio 2006 (Fonte: Università degli Studi di 24 Ferrara) Le componenti “fisiche” di un acquedotto La prima delle principali componenti fisiche dei sistemi acquedottistici che consideriamo sono le condotte. Esse svolgono il compito di trasportare l’acqua fino alle nostre abitazioni e a tutti i punti di utilizzo. Anche se non le vediamo, sotto le strade della nostra città corrono chiloA metri e chilometri di condotte idriche. Questi sistemi di condotte sono generalB mente progettate e realizzate in modo da formare delle vere e Figura 18 – Schema di una rete di distribuzione idrica ed esempio di condotte (Fonte: Università degli Studi di Ferrara) 68 - Capitolo 7 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Figura 19 – Schema di una pompa (1) che alimenta un serbatoio pensile (2) il quale a sua volta fornisce acqua ad un’utenza (3). http://it.wikipedia.org/ wiki/Serbatoio_idrico_a_torre proprie reti: in questo modo l’acqua per andare dal punto di alimentazione A fino alla casa B (vedi Figura 18) può seguire diversi percorsi e, anche qualora si rompesse o si dovesse chiudere una condotta posta lungo uno di questi percorsi, si avrebbero “strade” alternative, evitando così di dover interrompere il servizio di erogazione dell’acqua alla casa B. Come osservato prece-dentemente, dentro queste reti di condotte l’acqua è in pressione. Questo fa si che l’acqua possa arrivare e uscire dai rubinetti di casa nostra anche quando questi non si trovano al piano terra ma più in alto (vedi Figura 19). Che cos’è che consente di avere pressione dentro le condotte? Principalmente la pressione può essere fornita in due modi. Il primo è costituito dalle pompe idrauliche (vedi Figura 20). Questi dispositivi consentono di Condotta aumentare la quantità di moto (data dal prodotto della massa per la velocità) dell’acqua che le Valvola attraversa mediante opportune pale (che in taluni casi possono esser fatte più o meno come le pale di Pompa un ventilatore); successivamente l’acqua, che ha acquisito elevate velocità, passa attraverso un diffusore trasformando l’elevata velocità in pressione. Le pompe possono mandare l’acqua in pressione Figura 20 – Una pompa collegata ad una condotta Fonte: Università direttamente nelle condotte della rete oppure degli Studi di Ferrara) alimentare le vasche di serbatoi poste in alto rispetto al centro abitato, come mostrato nella Figura 19. Quest’ultimo costituisce quindi il secondo modo per avere pressione dentro le condotte, così come visto schematicamente anche nella precedente Figura 15. I serbatoi possono svolgere inoltre un’altra importante funzione, ovvero quella di compenso. Infatti il volume d’acqua trattato negli impianti di potabilizzazione è generalmente costante nel tempo, invece come visto precedentemente, le richieste idriche possono variare significativamente nel tempo. In pratica vi possono essere dei momenti, ad esempio in alcune ore della giornata, alla mattina o alla sera, in cui le richieste idriche sono maggiori della portata fornita dall’impianto di potabilizzazione, ed altre in cui sono inferiori. Il serbatoio svolge quindi in questi casi un’operazione di compenso, riempiendosi quando la portata in arrivo dall’impianto di potabilizzazione è maggiore della richiesta idrica e svuotandosi quando è minore. 69 - Capitolo 7 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Infine l’ultima componente principale di un sistema acquedottistico che consideriamo sono le valvole. Esse sono dei dispositivi posti generalmente all’inizio e/o alla fine delle condotte che possono consentire, creando una sorta di “strozzatura”, di ridurre la portata o chiudere completamente la condotta (come quando, innaffiando il giardino, si piega il tubo dell’acqua fino a non farne più uscire). Sono molto importanti per la gestione del sistema acquedottistico. Ad esempio se si rompe una condotta e bisogna sostituirla, chiudendo le Figura 21 – Chiusino per accedere ad una valvola della rete acquedottistica valvole poste alle sue estremità è possibile (fonte: dalla rete) “isolare idraulicamente” la condotta dal resto della rete, ovvero non farvi arrivare più acqua, consentendo così l’intervento degli operai. Esempi di valvole si possono vedere sia in Figura 18, all’inizio delle due condotte che da quella centrale si diramano verso sinistra e destra, sia in Figura 20. Passeggiando per strada avrete notato per terra chiusini tipo quello raffigurato in Figura 21: essi, nella maggior parte, dei casi servono proprio per accedere e azionare/chiudere le valvole. Riferimenti Mays, Larry W., (2002) Urban Water Supply handbook, McGraw-Hill. Milano, Valerio, (1996) Acquedotti, Hoepli. Collivignarelli C., Bertanza G., (2012) Ingegneria Sanitaria e Ambientale, CittàStudi edizioni DeAgostini, Novara. AWWA, (1999) Water Quality and Treatment Handbook – A Handbook of Community Water Supplies, McGraw-Hill, New York. Web links http://it.wikipedia.org/wiki/Serbatoio_idrico_a_torre http://www.ridracoli.it/ http://www.gruppohera.it/gruppo/attivita_servizi/business_acqua/ impianti/-schede_principali_impianti/pagina10.html 70 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile CAPITOLO 8 – Fognature e trattamento dei reflui Punti chiave: Come è fatto e come funziona un sistema fognario? Quali trattamenti subisce l’acqua reflua prima di essere restituita all’ambiente? Quale riuso di acque reflue può essere sostenibile? L’acqua che noi utilizziamo nelle nostre case per diversi scopi, in bagno, in cucina, per lavare i panni, ecc. e, più in generale, in tutti gli edifici pubblici e industriali, nonché l’acqua che cade sulle strade e sui tetti degli edifici quando piove deve essere raccolta e allontanata dalle città. Questo compito è assolto dalle fognature. Definizione: Per fognatura (o sistema di drenaggio urbano) si intende il complesso di opere e collettori, generalmente sotterranei, che raccolgono e smaltiscono lontano da insediamenti civili e/o produttivi le acque superficiali (piogge) e quelle reflue provenienti dalle attività umane. Come implicito nella definizione sopra data, le acque che vengono convogliate in fognatura sono di due tipologie: le acque nere, costituite dai reflui civili e/o industriali, e le acque bianche, ovvero le acque meteoriche. Le prime sono caratterizzate da bassi valori di portata ma da caratteristiche qualitative nocive per l’ambiente, mentre le seconde si formano in corrispondenza di eventi di pioggia, ma possono dar luogo a elevate portate. Appoggiandosi alla distinzione tra acque Figura 1 - Realizzazione di una fognatura http://www.edilcasa.biz/Pagine_Glossario/ nere e acque bianche, i sistemi di fognature.htm drenaggio urbano possono essere suddivisi in due tipologie: i sistemi unitari e i sistemi separati. Nei sistemi unitari (anche detti sistemi misti) si raccolgono nelle medesime canalizzazioni sia le acque reflue (nere) che quelle meteoriche (bianche), mentre nei sistemi separati si hanno due reti distinte: quella “nera” che raccoglie le acque reflue e quella “bianca” che raccoglie le acque meteoriche. Le componenti di una fognatura Le principali componenti di una fognatura sono le opere di raccolta delle acque meteoriche (caditoie e pluviali) e reflue (scarichi privati), le reti di collettori stradali 71 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile e le opere particolari a b realizzate per garantire un corretto funzionamento del sistema (sfioratori, vasche di prima pioggia e vasche volano). Le caditoie raccolgono l’acqua caduta sulla Figura 2 - Caditoie a) a salto di fondo e b) a bocca di lupo http:// superficie stradale, nei vitaasandiego.blogspot.it/2011/01/602-le-opere-idrauliche-lungoparcheggi, ecc. e possono le-strade.html essere di due tipi: a salto di fondo (Figura 2a) o a bocca di lupo (Figura 2b). Esistono anche caditoie miste in cui si ha sia il salto di fondo sia la bocca di lupo. In ogni caso l’acqua intercettata dalla caditoia finisce in un pozzetto collegato con la rete fognaria. Le grondaie e i pluviali servono invece a raccogliere le acque piovane dalle coperture degli edifici e anche in questo caso l’acqua finisce in un pozzetto a terra collegato con la rete fognaria. Per quanto riguarda le acque reflue in arrivo dagli edifici, particolare cura deve essere riservata alla realizzazione degli allacciamenti degli scarichi dei sanitari, lavandini, WC, ecc. garantendo una accurata aerazione della colonna (tubazione) a cui sono allacciati gli scarichi e l’utilizzo di sifoni per evitare che i cattivi odori possano “risalire” dalla fognatura fino in Figura 3- Schema di una colonna di scarico con ventilacasa. zione diretta e particolare di un sifone. Le reti di collettori stradali http://www.unifi.it/offertaformativa/allegati assolvono alla vera e propria funzione di allontanamento delle acque dal centro abitato. In generale, funzionano a gravità, sfruttando la pendenza delle condotte; in tratti particolari, in funzione dell'altimetria dell'abitato da servire, il loro funzionamento può essere in pressione, avvalendosi in questo caso dell’utilizzo di pompe. Le condotte possono avere sezioni diverse, ad esempio circolare (Figura 4), ovoidale (Figura 5) o circolare o ovoidale con cunetta (Figura 6), in funzione del tipo di rete considerata, mista, bianca o nera. Le condotte circolari sono infatti generalmente usate per fognature nere o miste di piccolo diametro o, nel caso di sole fognature 72 - Capitolo 8 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Figura 4 - Condotte fognarie a sezione circolare http://www.aessedemaniomarittimo.it/?p=336 Figura 5 - Condotta fognaria a sezione ovoidale. Fognatura di Roma http://www.federica.unina.it/ ingegneria/infrastrutture-idrauliche/sistemi-drenaggio-urbano/2/ Figura 6 - Condotta fognaria a sezione ovoidale con cunetta. Fognatura di Parigi http:// www.federica.unina.it/ingegneria/infrastrutture-idrauliche/sistemi-drenaggio-urbano/2/ bianche, anche per grandi diametri. Le sezioni ovoidale e circolare o ovoidale con cunetta sono invece utilizzate per grandi collettori di fognatura mista. Infatti, grazie alla forma stessa delle sezioni, quando non piove, le acque reflue scorrono nella parte più stretta dell’ovoidale o nella cunetta, mentre durante le piogge, aumentando molto le portate, anche la parte più larga della sezione è interessata dal deflusso. Lungo la rete dei collettori sono disposti i pozzetti di ispezione. Come dice la parola stessa, sono dei manufatti inseriti nella rete per rendere possibile l’accesso ad essa per ispezione e manutenzione. Sono posti lungo la rete a distanze di circa 50 m l’uno dall’altro, o in corrispondenza di punti particolari, quali le confluenze di più condotte. Questi pozzetti devono avere dimensioni tali da consentire l'accesso agevole al personale addetto alle operazioni di manutenzione e controllo, così come mostrato in Figura 7. Gli sfioratori sono manufatti costruiti solo nelle fognature di tipo misto. Come osservato precedentemente, infatti, nelle fognature di tipo misto defluiscono sia le acque reflue, sia le acque meteoriche. Pertanto, quando non piove, in una fognatura mista si hanno solo acque reflue, cariche di sostanze inquinanti e che per questo non possono essere scaricate direttamente nell’ambiente ma devono essere inviate al depuratore. In occasione degli eventi di pioggia Figura 7- Pozzetto di ispezione in corrispondenza della confluenza di due nelle condotte fognarie miste entrano anche condotte fognarie e chiusino di acceselevati volumi di acqua piovana. Portare al so. http://it.wikipedia.org/wiki/ depuratore tutta questa acqua comporterebbe Fognatura 73 - Capitolo 8 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile problemi di funzionamento al depuratore stesso; inoltre le acque piovane hanno tipicamente caratteristiche qualitative migliori delle acque reflue e tali da consentirne lo scarico direttamente nei canali o nei fiumi. Per questo motivo, nelle reti fognarie miste si dispongono gli sfioratori, come quello mostrato in Figura 8. Esso è costituito da una soglia avente una opportuna altezza in modo tale che quando non piove la acque reflue transitano indisturbate al di sotto della soglia da A verso B e vengono convogliate all'impianto di depurazione, mentre in caso di piogge la portata defluente nella condotta aumenta notevolmente e le acque miste, sufficientemente diluite, superano la soglia e vengono scaricate direttamente in un vicino canale o C A C B B Figura 8 - Schema di uno sfioratore (fonte dalla rete) da A fiume attraverso il collettore C. Le vasche di prima pioggia, al servizio delle reti separate, e in particolare delle reti bianche, sono costituite da una vasca al depuratore di opportune dimensioni che consente di immagazzinare, e inviare successivamente al depuratore, le portate fluenti nella fogna bianca nella fase iniziale di un evento meteorico. Infatti la prima pioggia che cade, esegue un lavaggio delle strade accumulando un notevole carico inquinante derivante da tutto ciò che può depositarsi Figura 9 - Vasca di prima pioggia sulla sede stradale (rifiuti, polveri di gas di http://www.edilimpianti.rn.it scarico, residui derivanti dall’usura dei pneumatici, oli e grassi ecc.) e per questo non dovrebbe essere scaricata direttamente nell’ambiente (canali, fiumi o laghi) ma deve essere temporaneamente immagazzinata nelle vasche di prima pioggia e successivamente inviata al processo di depurazione, al pari delle acque reflue. Infine le vasche di laminazione sono vasche tipo quelle mostrate in figura 10 che servono ad immagazzinare grandi volumi d’acqua durante gli eventi di pioggia per evitare di scaricare direttamente nei corpi idrici ricettori (canali, fiumi, ecc.) portate 74 - Capitolo 8 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile molto grandi che potrebbero causare problemi agli stessi corpi idrici ricettori. In pratica, se Q è la portata in arrivo Figura 10 - Vasche di laminazione (fonte: dalla rete) dalla rete fognaria, e q la portata massima che può essere rilasciata nel corpo idrico ricettore, quando Q è maggiore di q le vasche di laminazione immagazzinano tutta la differenza tra Q e q, per poi rilasciarla successivamente, quando le portate Q in arrivo dalla rete fognaria diminuiscono, ad esempio quando finisce di piovere. Ma è proprio necessario canalizzare tutta l’acqua piovana? L’acqua piovana è assai preziosa (vedi cap. 3): essa rigenera la terra continuamente. Il nostro tipo di urbanizzazione, con l’imper-meabilizzazione dei suoli, ne sottrae una buona parte al terreno, caricando le fognature. In questa situazione infatti, l’acqua piovana non ha tempo né possibilità di permeare il terreno. L’impermeabilizzazione dei suoli è fortemente connessa al gra- Figura 11 - Effetti della impermeabilizzazione e bedo di cementificazione derivan- nefici derivanti dall’utilizzo di pavimentazioni drete dall’urbanizzazione: Trieste nanti http://www.senini.it/ area_tecnica_pavimenti_drenanti.php con il 28% è la quinta provincia italiana più cementata, seguono a poca distanza Padova e Treviso con il 23% ed il 19% rispettivamente (Fonte ISATAT, Sette, n. 23, p.37, Corriere della sera 17.8.2012). Molte superfici, come i parcheggi, possono essere facilmente resi permeabili attraverso l’installazione di griglie come quelle mostrate in Figura 11 (pavimentazione filtrante) che consentono alle acque di disperdersi nel terreno e rievaporare. 75 - Capitolo 8 Figura 12 - Tecniche per catturare l'acqua piovana http://www.unep.or.jp/ Ietc/Publications/TechPublications/ TechPub-15/2-6/6-3.asp TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Esistono anche asfalti permeabili all’acqua, che consentono di operare una più efficiente ricarica delle falde. Ciò aumenta anche la superficie evaporante con un effetto positivo, specie nei periodi estivi più torridi. L’acqua piovana può essere meglio impiegata, recuperandola dai tetti attraverso serbatoi (figura 12) ed usata per innaffiare giardini o per un uso non potabile (es. lo sciacquone). Casi di studio sul recupero di acqua piovana Nei secoli precedenti l’acqua piovana veniva considerata una riserva preziosa ai fini potabili. Lo dimostra per esempio B l’architettura della Fortezza militare di Grata nella Piazza d’Armi Civitella del Tronto (Figura. 13A), in provincia C di Teramo, realizzata a partire dall’XI secolo. D A Sotto la dominazione Figura 13 - Fortezza di Civitella del Tronto: A) foto aerea, B) Piazza spagnola nel corso del d’Armi a forma di imbuto per la raccolta di acqua, C) accesso alla 1500, ha subito modifiche cisterna di accumulo; D) Pozzo per il prelievo di acqua nella Fortez- strutturali ancor oggi za (Foto Paola Verlicchi). conservate. Gli spagnoli, sensibili alle problematiche dell’approvvigionamento idrico, per garantire la disponibilità di acqua durante i periodi di assedio, costruirono piazze con forma “ad imbuto” (v. la Piazza D’Armi di Fig. 13B) in grado di raccogliere l’acqua piovana attraverso delle aperture sulla pavimentazione, oggi protette da grate in ferro. L’acqua passava poi in un primo locale sottostante contenente uno strato di ghiaia e uno di carbone in granuli che aveva il compito di trattenere solidi sospesi e altre impurità dalle acque che avevano lavato la superficie delle piazze della Fortezza. L’acqua così purificata scendeva poi attraverso alcune aperture realizzate sul fondo di questo locale e veniva raccolta e accumulata in un secondo vano: la cisterna d’acqua. Dalla superficie, attraverso aperture a grata (Figura 13 C) o pozzi (Figura 13 D) i soldati potevano rifornirsi di acqua al bisogno. Piazza d’Armi Potsdamer Platz Berlino - Merita di essere citato anche il progetto di riqualificazione, recupero e riuso dell’acqua piovana nella Potsdamer Platz (diversi ettari di superficie impermeabilizzata) nel centro di Berlino. In questo caso è stato realizzato un sistema di canali e laghetti (Figura 14 A) in grado di convogliare e raccogliere più di 4000 m3 di acqua. Questi alimentano dei letti di fitodepurazione (Figure 14 C e D) cioè degli strati di circa 50-60 cm di materiale filtrante (ghiaietto e 76 - Capitolo 8 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile pietrisco) piantumati che riescono a trattenere e degradare le impurità e le sostanze organiche trasportate dalle acque di pioggia durante il dilavamento delle superficie impermeabilizzate, secondo processi biochimici che verranno descritti nel paragrafo seguente. I letti di fitodepurazione sono dei sistemi biologici a massa adesa (cap. 6). L’acqua che esce da questi letti è accumulata in bacini aperti (laghetti) o in serbatoi sotterranei (cisterne). Parte di questa viene riutilizzata per alimentare le fontane pubbliche e per lo scarico dei WC di alberghi e ristoranti della zona. A B C D Figura 14 – A) Sistema di raccolta (A), trattamento (B, C) e accumulo delle acque di pioggia a Potsdamer Platz a Berlino (Foto Fabio Masi). Schema di funzionamento del letto di fitodepurazione (D) (http://iridra.com) Il trattamento delle acque reflue Le acque reflue (domestiche o industriali) contengono sostanze inquinanti diverse per le caratteristiche fisiche (possono essere disciolte, sospese o colloidali, v. Figura 7 nel cap. 7), chimiche e biologiche. Anche le loro concentrazioni possono variare in un ampio intervallo dal g/L al g/L. Impianto di trattamento Effluente trattato Scarico in corpo idrico (A) o Riuso (irriguo B, industriale C, civile D) Refluo grezzo B A C D Fango trattato Smaltimento (C, i.e.discarica ) o Recupero (i.e. agricoltura F, laterizi G, asfalti H) E F G H Figura 15 – Schema di flussi in ingresso e uscita da un impianto di trattamento, smaltimento e recupero dei flussi in uscita (effluente e fango) (fonte: dalla rete) La legge stabilisce dei limiti per le concentrazioni dei principali inquinanti, sia nel caso di scarico idrico in un corpo superficiale, sia nel caso di riuso. Le acque reflue prodotte da utenze domestiche o attività industriali chiamate anche “grezze” o 77 - Capitolo 8 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile “fresche”(cioè non trattate) non li rispettano: hanno concentrazione decisamente maggiori. Si rendono necessari dei trattamenti per poter rimuovere gli inquinanti in modo che l’effluente trattato rispetti i valori consentiti dalla legge. I principali inquinanti sono quelli della prima colonna di Tab. 1. Tab. 1 – Principali inquinanti: concentrazioni nei reflui e corrispondenti limiti per lo scarico in corpo idrico e il riuso (Fonte: D.Lgs 152/2006; DM 185/2003; elaborazione dati: Università di Ferrara) La seconda e la terza colonna riportano i corrispondenti limiti fissati dalla legge in Italia,in caso di scarico in corpo idrico superficiale (Decreto legislativo 152/2006) o di riuso (Decreto ministeriale 185/2003). Le colonne successive mostrano gli intervalli di concentrazioni tipici per un refluo urbano e proveniente da altre attività: distilleria, industria della gomma, lavanderia industriale, dilavamento di superficie impermeabilizzate (piazzali, zone aereo-portuali). Oltre a questi, ci sono molti altri inquinanti (metalli pesanti, oli e grassi, pesticidi, idrocarburi…) caratteristici di attività industriali, zootecniche o agricole. Per molti di questi le normative vigenti fissano dei limiti per lo scarico o il riuso che qui non vengono riportati. Definizione: Il BOD (Biochemical Oxygen Demand) è la quantità di ossigeno richiesta dai microrganismi aerobici per degradare e assimilare le sostanze organiche contenute nei liquami che costituiscono il loro cibo. Convenzionalmente si fa riferimento al BOD5 ossia al BOD dopo 5 giorni, che rappresenta il 68 % del BOD totale. Il COD (Chemical Oxygen Demand) è la richiesta di ossigeno per ossidare chimicamente seguendo particolare procedure normalizzate, le sostanze ossidabili in un liquame, anche quelle non degradabili dai microrganismi. Per questo il COD è (solitamente) maggiore del BOD. BOD e COD sono due misure indirette della quantità di sostanza organica presente in un’acqua reflua. L’impianto di trattamento va considerato come un sistema multi-barriera cioè un insieme di stadi in cui con meccanismi diversi (fisici, chimici, biologici) le acque reflue vengono ripulite dalle diverse tipologie di inquinante fino a che la corrente 78 - Capitolo 8 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile finale rispetta i limiti per lo scarico o il riuso. I principali inquinanti da rimuovere sono materiale grossolano, sostanza organica, solidi sospesi e microrganismi (Escherichia coli). Gli impianti si differenziano per tipologia di reflui da trattare, portata, complessità dei trattamenti adottati (semplici trattamenti naturali come i letti di fitodepurazione o più sofisticati sistemi impiantistici che richiedono il dosaggio di reagenti, per controllare reazioni chimiche e biochimiche…) destino dell’effluente (scarico o riuso). Ci possono poi essere impianti stagionali, al servizio di località di villeggiatura e impianti che funzionano tutto l’anno. Caso di studio: l’impianto di depurazione della città di Ferrara Il depuratore municipale di Ferrara tratta le acque reflue della città e di alcuni paesi limitrofi, (circa 138000 persone, in media 27000 m 3/d). Attraverso una tubazione anche i reflui del polo industriale (circa 20000 m3/d) sono convogliati allo stesso impianto, ma qui vengono trattati in una linea separata. La Figura 16 mostra la sequenza dei trattamenti per i soli reflui urbani. Dapprima i trattamenti preliminari di grigliatura (grossolana e poi fine), per rimuovere con griglie a barre verticali, materiale grossolano di ogni genere (solidi, legni, stracci, contenitori di plastica, carta, frammenti di piante…) e di dissabbiatura, per trattenere, per effetto della gravità, le particelle solide quali polvere di strada, detriti di laterizi e di carbone, ceneri. Sono necessari perché i materiali grossolani e le sabbie potrebbero ostruire, danneggiare parti in movimento, o disturbare i processi successivi. Segue il trattamento biologico con la funzione di rimuovere la sostanza organica (BOD, COD e composti dell’azoto e del fosforo) attraverso l’azione metabolica di microrganismi per i quali tale sostanza costituisce il cibo per la crescita e la riproduzione. Proprio per sottolineare l’attitudine della massa di microrganismi sospesi (la biomassa) nella matrice acquosa a trattenere e degradare gli inquinanti, il sistema è chiamato a biomassa attiva o più comunemente a “fanghi attivi”. Il termine “fango” sta ad indicare la matrice acquosa con i microrganismi (solidi) sospesi in essa che tendono ad unirsi in forme a fiocco o a filamento. Il trattamento a fanghi attivi è molto comune negli impianti di depurazione dei reflui urbani e industriali. Nelle vasche, chiamate reattori biologici, dei microrganismi vivono “sospesi” nel liquame da trattare (Figura 17) che contiene sostanze organiche per noi inquinanti e per loro fonte di nutrimento e energia. I microrganismi incontrandole possono assimilarle direttamente (se le dimensioni - piccole permettono il passaggio direttamente attraverso la membrana cellulare e vengono poi degradate all’interno della cellula) o adsorbirle, o, ancora, possono prima adsorbirle, degradarle e poi assimilarle (le particelle più grandi si avvicinano alla membrana, subiscono reazioni ad opera di enzimi prodotti dalla cellula e quindi passano 79 - Capitolo 8 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Reflui urbani Caratteristiche Grigliatura grossolana Stadi: 2, griglia grossolana e fine Meccanismi di rimozione: fisico (intercettazione fra le barre del materiale sospeso) Inquinanti rimossi: materiale grossolano di varia natura fine Dissabbiatura Stadi: 1, dissabbiatore Meccanismi di rimozione: fisico (sedimentazione delle particelle) Inquinanti rimossi: sabbie e altre particelle di caratteristiche simili Stadi: 2, reattore biologico aerato, reattore biologico non aerato Meccanismi di rimozione: chimico (reazioni di ossidazione ), fisico (agglomerazione di fiocchi di fango) e biologico (i microrganismi degradano le sostanze organiche per il loro metabolismo) Inquinanti rimossi: sostanze organiche disciolte e colloidale, trasformazione di altre sostanze Trattamento biologico aerazione no aerazione Stadi: sedimentatore secondario (2 vasche) Meccanismi di rimozione: fisico (sedimentazione dei fiocchi di fango) Inquinanti rimossi: solidi sospesi Sedimentazione secondaria Clorazione Allo scarico in corpo idrico Stadi: 1, vasca di clorazione Meccanismi di rimozione: chimico (reazione fra il disinfettante e i microrganismi) Inquinanti rimossi: microrganismi Al trattamento acqua fango Figura 16 - Sequenza di trattamento per i reflui di Ferrara e descrizione del trattamento (fonte dalla rete) prodotti di rifiuto: CO 2, H2O, NH3, CH4… membrana cellulare enzima particella libera A batterio sostanza organica solubile direttamente assimilabile B particella adsorbita Fase liquida (= liquame da trattare) Figura 17 – Microrganismi in un impianto biologico (A) e schema semplificato di degradazione biologica (B) (fonte: dalla rete) Sostanza organica A O2 Microrganismi aerobi Nuovi microrganismi CO2, H2O Sostanza organica B attraverso la membrana e internamente vengono ulteriormente degradate). A seconda delle condizioni operative nel reattore biologico (in particolare presenza o assenza di ossigeno) si riescono a sviluppare diversi tipi di microrganismi (aerobici, anaerobici, facoltativi) che danno luogo a reazioni di degradazione diverse e quindi a diversi prodotti finali (Figura 18). Questi stessi processi avvengono anche nei sistemi a massa adesa al materiale di supporto come nei letti di fitodepurazione o nei filtri percolatori (cap. 6). Perché i processi biologici funzionino bene, bisogna favorire le condizioni ottimali per lo sviluppo dei batteri. Per esempio nel comparto di aerazione si insuffla aria in modo da fornire l’ossigeno necessario per le reazioni Microrganismi anaerobi Nuovi microrganismi CH4, CO2 , NH3 Figura 18 – Schema semplificato dei processi biologici aerobici (A) e anaerobici (B) (fonte: dalla rete) 80 - Capitolo 8 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile di ossidazione delle sostanze organiche e azotate; nel comparto non aerato dove si sviluppano batteri diversi, a volte si aggiunge una fonte di carbonio esterna (melassa, metanolo) perché quello rimasto nelle acque da trattare potrebbe non essere sufficiente. Allo stesso tempo bisogna evitare che ai reattori biologici arrivino sostanze nocive per i microrganismi che presiedono alla depurazione: sostanze che potrebbero avvelenare i batteri, e quindi rallentare i processi o non farli avvenire. Bisogna per esempio monitorare la presenza di metalli pesanti, di alcune sostanze inorganiche, ecc. e nel caso siano presenti, devono essere previsti trattamenti a monte del comparto biologico in grado di rimuoverli. Per esempio i reflui prodotti nel complesso petrolchimico di Porto Marghera (Venezia) vengono avviati ad un impianto che prevede un impianto a fanghi attivi. Per proteggere l’attività dei microrganismi, a monte sono presenti uno stadio di accumulo/omogeneizzazione, che mantiene costanti sia la portata sia la concentrazione degli inquinanti nella corrente di acqua da trattare, e uno stadio chimico dove grazie all’azione di reagenti chimici si riescono a far reagire le sostanze tossiche e a farle precipitare sotto forma di fanghi chimici (Figura 19). Trattamento biologico Acque industriali Reagenti chimici Omogeneizzazione Barriera per il trattamento biologico Altri trattamenti Trattamento chimico Fanghi chimici Fanghi biologici Figura 19 – Trattamenti a monte dello stadio biologico al depuratore del Polo petrolchimico di Porto Marghera (VE) (fonte: dalla rete) Facendo riferimento alla Figura 16, l’ultimo trattamento prima dello scarico in corpo idrico superficiale è la disinfezione (clorazione) per abbattere i microrganismi ancora presenti nel liquame fino al di sotto del limite fissato dalla normativa (5000 UFC/100 mL). Se invece l’effluente trattato deve essere riusato per scopi agricoli (irrigazione), industriali (acque di processo o di raffreddamento) o civili (per esempio spazzamento stradale) allora è necessario effettuare prima della disinfezione anche altri trattamenti. Gli inquinanti che solitamente non rispettano i limiti per il riuso (Tab. 1 colonna 3) sono solidi sospesi ed E. coli. Un trattamento di filtrazione su sabbia e una disinfezione potrebbero essere sufficienti. Ma non è detto: la sequenza potrebbe essere più articolata a seconda dell’origine delle acque, come riportato in Figura 20 che si riferisce all’impianto di Prato Baciacavallo che tratta i reflui urbani della città di Prato e quelli industriali del polo tessile per una portata pari a 1 milione di abitanti equivalenti. A valle del biologico, i reflui che ancora contengono residui della lavorazione tessile (coloranti, detergenti e tensioattivi) e microrganismi, vengono “affinati” mediante trattamenti chimici, ozonazione, filtrazione su sabbia e su carbone attivo e infine clorazione. L’effluente finale viene riusato dalle industrie 81 - Capitolo 8 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile tessili stesse di Prato. Nel caso queste avessero bisogno di un’acqua ancora più pulita, prima delle lavorazioni industriali, viene sottoposta ad altri trattamenti (di solito filtrazioni attraverso membrane di nano filtrazione o osmosi inversa). Reflui Industria (tessile) Reflui urbani Trattam preliminari Tratt chimico Sedimen primaria Tratt biologico Sedimen secondaria Tratt chimico Ozonazione Clorazione Filtraz su carbone attivo Filtraz su sabbia Al riuso industriale Figura 20 – Sequenza di trattamenti presso l’impianto di Prato Baciacavallo che tratta i reflui urbani e industriali (fonte: dalla rete) Riferimenti Da Deppo, Luigi, Datei, Claudio (2005) Fognature, Libreria Cortina. Conte, Giulio (2008) Nuvole e sciaquoni, Edizioni Ambiente, Milano Masotti, Luigi, Verlicchi, Paola (2005) Depurazione delle acque per piccole comunità, Hoepli, Milano. Web links http://it.wikipedia.org/wiki/Fognatura http://www.diam.unige.it/primapioggia06/ARCHIVIOPRESENTAZIONI.php http://www.fortezzacivitella.it/ http://www.iridra.com 82 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile CAPITOLO 9 – L’acqua virtuale e le impronte Punti chiave: Cosa si intende per “acqua virtuale”? L’impronta d’acqua come strumento per una maggior consapevolezza nell’uso dell’acqua. L’acqua virtuale Il nostro consumo di acqua non si limita a quella utilizzata in cucina o per fare la doccia: una quantità considerevole d’acqua è contenuta anche nella produzione e nel commercio di alimenti e beni di consumo. Ad esempio, considerando la quantità d’acqua necessaria per la coltivazione, la lavorazione e il trasporto del caffè, si scopre che per una sola tazzina vengono consumati ben 140 litri d’acqua. Per ogni foglio di carta A4 (proprio come quelli che compongono questo manuale: ecco perché è meglio non stamparlo), si consumano ben 10 litri d’acqua. Quest’acqua, detta anche “acqua nascosta”, è conosciuta con il termine di “acqua virtuale”, concetto che si deve al Professor John Anthony Allan, che ha introdotto e sviluppato quest’idea, per la quale ha ricevuto lo Stockholm Water Prize 2008. Il volume di acqua virtuale contenuto in un bene o in un servizio può variare da regione a regione, in base alle diverse condizioni climatiche e alle diverse tecniche agricole. Nelle zone aride e semi-aride, ad esempio, conoscere il volume di acqua virtuale contenuto in un determinato bene, diventa importante per un utilizzo più efficiente e consapevole della poca acqua disponibile. Definizione: acqua virtuale è il volume di acqua dolce utilizzata per produrre un bene o un servizio, misurata nel luogo in cui il bene è stato effettivamente prodotto. Il concetto di acqua virtuale è quindi fondamentale per sviluppare una maggior consapevolezza rispetto al valore dei prodotti e dei servizi. Si osservi ad esempio il volume di acqua virtuale contenuta in questi alimenti, largamente diffusi nella dieta occidentale: 1 kg di manzo = 15.500 litri d’acqua 1 hamburger (150 g) = 2400 litri d’acqua Figure 1, 2 – tratte dalla “presentazione generale” su www.waterfootprint.org 83 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile L’impronta d’acqua Il concetto di acqua virtuale è stato tradotto in numeri dal prof. Arjen Y. Hoekstra, che ha messo a punto modelli in grado di calcolare l’acqua virtuale di un prodotto, di un singolo individuo o addirittura di una nazione: si tratta della “water footprint”, o “impronta d’acqua”. E’ stato anche realizzato un portale dell’UNESCO dedicato all’impronta d’acqua: Institute for Water Education: http://www.unesco-ihe.org/ Definizione: L’impronta d’acqua è il volume totale di acqua dolce usata per produrre un bene: non solo ci informa del consumo idrico totale, ma specifica anche come e in quali passi della filiera produttiva è stata impiegata l’acqua. N.B. Il metodo di calcolo ha un carattere statistico e si basa su dati non definitivi, con valori medi, e pertanto l’impronta d’acqua ha un valore di tipo indicativo. L’impronta d’acqua calcola il consumo idrico di acqua dolce sommando tre diverse componenti: Green Water (“acqua verde”): l’acqua imbibita in campi, coltivazioni e foreste, proveniente in massima parte dalle precipitazioni. Si considera la quota parte evaporata. Blue Water (“acqua blu”): si tratta delle acque superficiali e sotterranee (laghi, fiumi, falde acquifere). Il volume calcolato si riferisce all’acqua usata per irrigare. Si considera la quota parte evaporata. Grey Water (“acqua grigia”): indica l’inquinamento dell’acqua dolce derivante dalla produzione di un prodotto. Si considera il volume d’acqua inquinata portata a diluizione così da rispettare i limiti di legge. Figure 3,4,5 – tratte dalla “presentazione generale” su www.waterfootprint.org 84 - Capitolo 9 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile L’impronta d’acqua dei prodotti industriali L’ammontare dell’acqua che viene impiegata nella produzione industriale varia enormemente a seconda del tipo prodotto. Si pensi ad esempio che per produrre 1 kg di acciaio sono necessari 95 litri d’acqua, ma per produrre 1 kg di carta l’acqua indispensabile è più di tre volte tanto: ben 324 litri. E’ interessante considerare l’impronta d’acqua di oggetti largamente diffusi (come alcuni capi d’abbigliamento). Ad esempio, una maglietta di cotone Tab. 1 – fonte: Università degli Studi di Ferrara richiede ben 2700 litri d’acqua. In questo volume complessivo, si può distinguere tra: un 41% di acqua piovana che evapora dal campo coltivato durante il periodo di crescita della pianta (acqua verde); un 45% di acqua d’irrigazione che viene consumata dalla pianta del cotone (acqua blu) e un 14% di acqua che è necessaria per diluire l’acqua di scarico, derivante dall’uso di concimi in agricoltura e sostanze chimiche nell’industria tessile (acqua grigia). Per la produzione annuale di cotone vengono consumati ben 210 km3 d’acqua (pari a più del doppio della portata annua del Nilo e circa uguale all’intera portata annua dell’Indo) e si inquinano 50 km3 d’acqua (come l’intera portata del fiume Po): corrispondono al 3,5% del consumo globale di acqua per le colture. I maggiori produttori mondiali di cotone sono: Cina, Stati Uniti d'America, Paki st an, Brasile e Uzbekistan, dove, proprio a causa della Figura 6 – tratta dalla “presentazione generale” su coltivazione del cotone, si è disseccato www.waterfootprint.org il lago d’Aral (vedi cap. 1). Caso studio: l’impronta d’acqua della pizza margherita La pizza margherita è uno dei prodotti tipici italiani più amati, ma quanto ci costa in termini di acqua virtuale? I dati ci dicono che una margherita (di circa 725 g), fatta con farina di grano tenero, mozzarella e pomodoro, ci costa ben 1216 litri di acqua. È necessario esserne consapevoli: non per smettere di mangiare questa delizia 85 - Capitolo 9 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile tipica italiana, ma per diventare più responsabili e difensori delle nostre scelte, cercando di orientarle verso la sostenibilità, cioè una condizione ambientale che garantisca la fruibilità di questo prodotto anche nel futuro. Come e dove viene identificata l’acqua virtuale nascosta in una margherita? Anzitutto, l’impasto della pizza è fatto con poca acqua (che evapora quasi tutta in cottura) e farina di grano tenero, la quale ha un’impronta d’acqua di 961 m3 per tonnellata. L’impatto maggiore si deve alla produzione della passata di pomodoro e all’allevamento delle bufale per la mozzarella. La produzione dei pomodori ha luogo in molte regioni. In Emilia Romagna dove si coltiva intensivamente questo ortaggio, si registra un accentuato inquinamento idrico, ad es. tra Parma e Piacenza ma anche in piccole aree vicino a Ferrara. Per quanto riguarda invece la mozzarella, è necessario partire considerando quanto costa in termini idrici allevare una bufala (si considera quindi l’acqua Figura 7 – tratta da http:// necessaria per abbeverarla, per coltivare il cibo di cui www.waterfootprint.org/? si nutre, l’acqua necessaria per la pulizia). L'impronta page=files/productgallery idrica media del latte italiano è stimato a 1308 L/kg, da cui si ricava l’acqua virtuale totale al termine della produzione della mozzarella: 7.117 L/kg. Calcolando il totale tra queste componenti, è possibile stabilire che per una pizza margherita abbiamo un’impronta d’acqua di 1216 litri. Esercizio: Qual è l’impronta d’acqua di un boccale di birra? Scoprilo cercando i dati relativi alla birra, sul sito della Water Footprint: http:// www.waterfootprint.org/?page=files/productgallery Qual è l’impronta d’acqua della pasta di grano duro? Scoprilo cercando i dati relativi alla pasta nell’articolo: http://www.waterfootprint.org/ Reports/Aldaya-Hoekstra-2010.pdf e riporta quali sono i principali problemi ambientali che possono pregiudicare in futuro la produzione di grano duro. L’impronta d’acqua di una persona L’impronta d’acqua è uno strumento fondamentale per sviluppare una migliore coscienza ecologica, che ci renda consapevoli della nostra responsabilità nei confronti delle risorse naturali, le quali devono restare disponibili anche per le generazioni future. Esistono in rete appositi programmi in grado di calcolare, sulla base dei nostri consumi e dei nostri comportamenti quotidiani, l’ammontare delle nostre “impronte” sull’ambiente: oltre all’impronta d’acqua, esistono infatti anche l’impronta ecologica, la carbon footprint (calcolo dell’emissione di anidride 86 - Capitolo 9 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile carbonica per la produzione di un bene o di un servizio), il “carrello della spesa”. Si noti ad esempio la diffusione, sul retro dei biglietti di Trenitalia (immagine a fianco), di utili informazioni sulle emissioni di anidride carbonica. Come abbiamo imparato nel Cap.1, l’acqua è un bene limitato e prezioso: per impiegarlo in maniera sostenibile è nostro dovere capire quanta acqua consumiamo davvero, quanta ne stiamo sprecando e quanta potremmo risparmiarne con le Figura 8 – Retro di un biglietto di un treno, www.trenitalia.it nostre scelte. Conoscere la nostra impronta d’acqua per questo è fondamentale. Esercizio: Calcola la tua impronta d’acqua: www.waterfootprint.org/? page=cal/WaterFootprintCalculator L’impronta d’acqua delle nazioni L’impronta d’acqua può essere calcolata non solo per un prodotto o per una persona, ma può estendersi anche ad un’intera nazione: in questo caso si calcola il volume totale dell’acqua impiegata per la produzione dei beni e dei servizi di cui usufruisce la popolazione di un intero paese nel corso di un anno. Vediamo alcuni dati: Gli Stati Uniti hanno un’impronta di 2483 m3 d’acqua per persona; L’Italia ha un’impronta di 2332 m3 d’acqua per persona; Il Pakistan ha un’impronta di 1218 m3 d’acqua per persona; L’Egitto ha un’impronta di 1097 m3 d’acqua per persona. Figura 9– tratta da http:// www.waterfootprint.org In un mondo globalizzato come il nostro moltissimi dei prodotti di uso e consumo quotidiano sono importati da altri paesi, sui quali va a pesare il consumo idrico dovuto alla loro produzione. L’impronta idrica dei consumi totali di una nazione equivale dunque al valore delle risorse di acqua dolce utilizzate per produrre beni e servizi sul territorio nazionale, sommato alle importazioni di acqua virtuale. A questa cifra, ovviamente, va sottratta l’acqua virtuale esportata, dal momento che i prodotti alimentari ed i servizi esportati non vengono consumati direttamente dai cittadini 87 - Capitolo 9 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile della nazione che li produce. Abbiamo già visto che la produzione del cotone per le magliette che indossiamo, è localizzata soprattutto in alcune nazioni (Cina, Stati Uniti d'America, Pakistan, Brasile e Uzbekistan), che sfruttano il loro patrimonio idrico. Si osservi ad esempio la seguente cartina, che mostra il consumo di acqua verde legata alla coltivazione del cotone (si tratta dunque dell’acqua piovana evaporata dai campi o assorbita dalle piante). 485 Mm3/yr 165 Mm3/yr 325 Mm3/yr 186 Mm3/yr 283 Mm3/yr 3467 Mm3/yr Green water footprint Million m3/yr EU25's impact on green water resources Figura 10 – tratta da http://www.waterfootprint.org L’impronta d’acqua nazionale deve quindi considerare anche il commercio dell’acqua tra nazioni: insieme ai prodotti importati, si sottrae acqua al paese produttore d’origine. È dunque necessario chiedersi non solo quanta acqua consumiamo, ma anche quanta acqua virtuale importiamo e da dove. L'Egitto, ad esempio, importa derrate per il 40% del suo consumo totale e queste vengono da Europa o USA, che quindi forniscono acqua virtuale. Questo traffico d’acqua virtuale pesa fortemente sulla situazione geopolitica mondiale, dal momento che i paesi in via di sviluppo stanno consumando a grande velocità le loro risorse – acqua inclusa – per far fronte a una richiesta di merci sempre crescente da parte delle nazioni sviluppate. Questa situazione, se da un lato crea una situazione di dipendenza dei paesi importatori verso gli esportatori, dall’altro mette a repentaglio le riserve d’acqua dei paesi in via di sviluppo. Diventa allora chiaro che si tratta di una questione di giustizia sociale: come Tony Allan fa notare, anche se non esistono imperativi economici o scientifici che impongano di costruire una società globale rispettosa delle risorse idriche dei paesi in via di sviluppo, esiste un obbligo morale ben preciso, che dobbiamo fare nostro: l’imperativo della compassione. Tony Allan ci dice in che cosa dovrebbe consistere questo imperativo per gli abitanti dei paesi ricchi: ridurre in futuro la propria impronta dell’acqua del 40%! Possiamo risparmiare molta acqua ogni giorno e per 365 giorni in un anno, con una dieta responsabile e senza gettare alimenti. 88 - Capitolo 9 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile Caso Studio: Il fiume Indo Il fiume Indo è il più grande fiume del Pakistan e, oltre ad essere la principale risorsa di acqua potabile del paese, è una vitale risorsa per l’economia pakistana. Il Pakistan sta gradualmente prosciugando l’Indo per coltivare il cotone e noi, importando magliette di cotone pakistano, preleviamo anche una parte di acqua da questo fiume. Si hanno inoltre anche gravi contraccolpi sulla fauna ittica fluviale pakistana, come ad esempio il delfino dell’Indo, che oggi è uno dei più rari mammiferi del pianeta proprio a causa dell’intervento umano ai danni dell’Indo, che è l’habitat specifico di questo delfino. Il WWF è Figura 8 – Logo WWF, attivo sia per salvare la popolazione dei delfini http://it.wikipedia.org/ wiki/WWF dell’Indo, sia per promuovere una produzione sostenibile del cotone in Pakistan. Documentati sulle problematiche e sulle iniziative in corso: http://www.wwf.ch/it/conoscenze/biodiversita_/specie/ritratti_animali/ il_delfino_dell_indo.cfm, http://assets.wwf.ch/downloads/pakistan_sustainable_cotton_initiative_1.pdf Esercizio: Analizza due casi di situazioni non sostenibili descritte in questo capitolo: 1. Il caso dell’impronta d’acqua individuale e delle nazioni nei paesi sviluppati; 2. Confronta i disastri ambientali provocati dalla coltivazione intensiva del cotone presso il lago d’Aral e attorno al bacino del fiume Indo in Pakistan. Rifacendoti alle caratteristiche del diagramma della sostenibilità (cap 1), quale delle tre condizioni non sono rispettare in questi due casi? Acqua e alimentazione Abbiamo visto come l’acqua sia necessaria nella produzione di tutti gli alimenti; in particolare alcuni (es. carne, caffè) richiedono un’enorme quantitativo di acqua. È interessante paragonare non solo il contenuto di acqua virtuale degli Tab. 2 – fonte: Università degli Studi di Ferrara alimenti, ma anche il loro contenuto calorico. La grande caloria (Cal o kcal) è usata in nutrizione per indicare l’apporto energetico medio di un qualsiasi alimento. Ogni kcal che mangiamo richiede per la sua produzione circa un litro d’acqua: una dieta quotidiana che si aggiri sulle 2000/2500 kcal richiede quindi altrettanti litri d’acqua. 89 - Capitolo 9 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile I soft drink (le bevande zuccherine industriali) ad esempio sono un vero e proprio alimento, dato che non solo calmano la sete (spesso indotta da cibi salati in abbinamento, come le patatine) ma introducono anche un notevole apporto calorico. La natura è efficiente nel Tab. 3 – fonte: Università degli Studi di Ferrara produrre calorie. Con 1000 litri d’acqua possiamo infatti produrre: una quantità di patate equivalente a 5600 Kcal; una quantità di grano equivalente a 2300 Kcal. Consumi d’acqua L’acqua di rubinetto proviene da un processo industriale che è continuamente sotto controllo, quella di bottiglia lo è solo parzialmente (vedi le fasi di stoccaggio, Tab. 4 e 5 – fonte: Università degli Studi di Ferrara temperature variabili, illumina-zione, ecc.). Test ciechi hanno rivelato che il palato non è sempre in grado di distinguere tra acqua di rubinetto e acqua in bottiglia. Quello dell’acqua in bottiglia è un mercato redditizio, ma ci sono dei costi ambientali che vanno considerati: trasporto e produzione di bottiglie (ad esempio una bottiglia di PET da 1,5 litri richiede per la sua produzione 120 ml di petrolio, circa mezzo litro di acqua e genera 45 litri di CO2). Il costo medio dell’acqua in bottiglia è 0.27 €, quindi 90 - Capitolo 9 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile allo stesso prezzo si acquistano 470 litri d’acqua di rubinetto. Dopo aver esposto dati e concetti, possiamo concludere che è compito del consumatore informato tenere conto dei costi reali e dei costi ambientali che le proprie scelte e il proprio stile di vita comportano. Una volta fatto un esame di coscienza informato, ciascuno saprà quali sono le scelte più sostenibili in termini di rispetto dell’ambiente, giustizia sociale e ambientale e compassione. Web Links http://www.unesco-ihe.org/ http://www.waterfootprint.org/Reports/Aldaya-Hoekstra-2010.pdf http://www.waterfootprint.org/?page=files/home http://wwf.panda.org/ Riferimenti Allan, Tony, (2011) Virtual Water: Tackling the Threat to Our Planet's Most Precious Resource, Tauris I B. Hoekstra, A.Y., Chapagain, A.K., Aldaya, M.M. and Mekonnen, M.M. (2011) The water footprint assessment manual: Setting the global standard, Earthscan, London, UK. Black, Maggie; King, Jannet, (2009) The Atlas of water, Mapping the world’s most critical resource, Earthscan (Second edition). Pearce, Fred; (2006) Un pianeta senz’acqua, Viaggio nella desertificazione contemporanea, Il Saggiatore. 91 - Capitolo 9 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile CAPITOLO 10 – Azioni per un buon uso dell’acqua Punti chiave: Che cosa fare per non sprecare l’acqua? I capitoli precedenti hanno evidenziato l’importanza dell’acqua per la vita (vedi Capitoli 1, 3, 4 e 5), i problemi connessi alla riduzione della disponibilità di acqua dolce nel mondo (vedi Capitolo 2), le problematiche connesse all’approvvigionamento dell’acqua per usi potabili (vedi Capitoli 6 e 7) e alla sua restituzione nell’ambiente dopo che è stata utilizzata nelle nostre case (vedi Capitolo 8). Da quanto visto fino a qui è quindi evidente che l’acqua è un bene prezioso la cui disponibilità è limitata e che non va sprecato. Questo è un fatto che ci riguarda? E se sì, cosa possiamo fare noi? Sicuramente è un fatto che ci riguarda perché, come evidenziato nei Capitoli 6 - 9, i consumi idrici dipendono in larga misura da noi, dal nostro stile di vita e dalle nostre abitudini. Constatato questo, è chiaro che per non sprecare l’acqua dobbiamo “intervenire” sulle nostre abitudini di vita prestando molta attenzione anche ad alcuni semplici gesti che compiano tutti i giorni. Nel seguito sono fornite alcune indicazioni e suggerimenti che costituiscono una sorta di decalogo del buon uso dell’acqua. E’ importate osservare che queste indicazioni e suggerimenti non sono mirati a “non utilizzare l’acqua”, ma a farne un uso razionale e responsabile, evitando di sprecare una delle principali risorse della nostra vita. 1. Aprire e chiudere i rubinetti secondo necessità Tenere aperto un rubinetto quando non serve è una delle principali cause di spreco della risorsa idrica. Al Capitolo 7 hai calcolato la portata di un rubinetto completamente aperto. Avrai quindi constatato che un rubinetto ha una portata dell’ordine di una decina di litri al minuto. Lasciare aperto il rubinetto mentre ti lavi i denti può quindi voler dire consumare inutilmente alcune decine di litri d’acqua ogni volta. Analogamente per radersi non è necessario mantenere l’acqua corrente per tutto il tempo (Figura 1) ma è sufficiente raccogliere l’acqua nel lavandino per sciacquare il rasoio; è inutile tenere aperto il rubinetto anche mentre ci si massaggia i capelli con lo shampoo o il balsamo. 92 Figura 1- Chiudere il rubinetto mentre ci si rade. http://sapereaudeo.blogspot.it/ 2012/09/risparmio-dellacqua-fai -da-te-guida.html TESSI — Acqua: risorsa sostenibile 2. Controllare le perdite Le perdite di gocce d’acqua dal rubinetto (Figura 2) non sono solo fastidiose per le persone da sentire durante la notte, ma possono rappresentare un consistente spreco d’acqua. Infatti per un rubinetto che perda una goccia al secondo, si ha una perdita di 13 litri di acqua al giorno, che equivalgono a 400 litri al mese, ovvero 4800 litri in un anno. Analogo discorso può valere per una vaschetta difettosa del wc: controllate attentamente l’acqua nel wc e se si intravede un leggero movimento/ increspamento vuole dire che lo sciacquone sta rilasciando inutilmente acqua; oppure potete verificare se ci sono perdite versando nella vaschetta dello Figura 2 - Perdita da un rubinetto, sciacquone del liquido colorante: l’eventuale http://rifiutizeroumbria. colorazione delle pareti del water o dell’acqua sul blogspot.it/2012_11_11_archive.html fondo segnalerà una perdita. 3. Usare intelligentemente lo sciacquone Tirare lo sciacquone del WC comporta mediamente un consumo di circa 10 litri d’acqua. Installare un sistema con doppio pulsante di scarico può consentire un risparmio d’acqua: in questi sistemi esistono infatti due pulsanti di cui il primo permette alla vasca dello sciacquone di svuotarsi completamente (e può essere usato quindi per lo scarico delle feci), il secondo – generalmente più piccolo – fa svuotare solo una piccola parte della vasca (utilizzabile ad esempio Figura 3 - Parzializzare la per lo scarico delle urine). Alternativamente, si può vaschetta dello sciacquone inserire nella cassetta dello scarico una bottiglia http://sapereaudeo. blogspot.it/2012/09/risparmiopiena d’acqua (Figura 3) o un oggetto voluminoso che dellacqua-fai-da-te-guida.html consenta di occupare, con il suo volume, il volume dell’acqua che si vuole risparmiare, facendo ovviamente attenzione a non ostacolare il galleggiante e il meccanismo di scarico. 4. Montare i frangi getto I frangigetto (Figura 4), o miscelatori d’aria sono semplici dispositivi che diminuiscono la quantità di acqua in uscita dal rubinetto mischiando aria all’acqua, senza diminuire la resa lavante o il comfort. Costano poco, possono essere acquistati in ferramenta, ipermercati ecc., e possono essere montati (anche da te) in pochi minuti sui rubinetti del bagno e della cucina: basta svitare il terminale di uscita dell’acqua, inserire questo piccolo cilindro di plastica e riavvitare il tutto. 93 Figura 4 - Un frangigetto per rubinetto (fonte: dalla rete) TESSI — Acqua: risorsa sostenibile 5. Fare la doccia piuttosto che il bagno La doccia consuma molta meno acqua della vasca da bagno (Figura 5). Solo per mettersi a mollo, infatti occorre riempire la vasca di molti litri, poiché le vasche hanno grande capacità: basti pensare che per un bagno in vasca si consumano mediamente 120 litri di acqua a Figura 5- Usare la doccia piuttosto che la vasca da bagno (fonte: dalla rete) persona, mentre per una doccia veloce solo 40 litri. Questo significa che con la doccia si risparmia circa il 66% dell’acqua. Inoltre è importante ricordarsi di chiudere sempre il rubinetto mentre ci si insapona. 6. Lavare la frutta, la verdura e i piatti con la bacinella Per lavare bene la frutta e la verdura non è necessario lasciarle sotto l’acqua corrente a lungo; basta riempire una bacinella, lasciarle in ammollo e sfregarle energicamente. Allo stesso modo, per lavare i piatti a mano (Figura 6) si dovrebbe lasciarli in ammollo in una bacinella di acqua calda e detersivo e togliere lo sporco con una spugna, usando l’acqua corrente solo per il risciacquo. Figura 6 - Lavaggio dei piatti a mano, http://www.franciavincenzo. altervista.org/casa/acqua_e_luce.htm 7. Usare la lavatrice e la lavastoviglie a pieno carico La lavatrice e la lavastoviglie consumano tanta acqua ad ogni lavaggio, nella maggior parte dei casi indipendentemente dal carico di panni e stoviglie. Per questo è opportuno usarle solo quando è necessario e sempre a pieno carico (Figura 7). Inoltre, qualora debbano essere sostituite è consigliabile acquistare quelle di “Classe Figura 7 - Usare la lavatrice a A” che consumano meno acqua ed energia. pieno carico http:// xmas.myblog.it/casa/guida.html 8. Lavare l’auto con il secchio Per lavare l’auto o il motorino conviene usare il secchio invece dell’acqua corrente (Figura 8). In pratica, un lavaggio dell’automobile comporta un consumo di oltre 100 litri di acqua. Utilizzando il secchio per bagnare la carrozzeria, insaponarla e risciacquarla si evita di sprecare molta acqua. Figura 8 - Lavare l’auto con il secchio http://www.essocantu.altervista.org/servizi.html 94 - Capitolo 10 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile 9. Innaffiare con parsimonia Non è vero che tanta più acqua si da alle piante tanto meglio vivono. Ogni pianta necessita di un proprio quantitativo d’acqua. Per questo nel giardino sarebbe bene mettere piante autoctone e meno bisognose di acqua. L’innaffiamento dovrebbe essere fatto con parsimonia e sempre verso sera: quando il sole è calato, l’acqua evapora più lentamente e non viene sprecata, ma assorbita dalla terra. In certi casi può convenire l’installazione di un sistema di microirrigazione a goccia programmabile con il timer. Infine, quando possibile, sarebbe bene raccogliere l’acqua piovana (vedi anche capitolo 8), o l’acqua di condensa dell’impianto di condizionamento, ed usarla per innaffiare. Figura 9 - Innaffiare la sera http:// www.franciavincenzo.alterv ista.org/casa/ acqua_e_luce.htm 10. Controllare il contatore Periodicamente è bene controllare il contatore dell’acqua (Figura 10) a rubinetti chiusi. Ad esempio la sera, prima di andare a dormire, controlla che tutti i rubinetti di casa siano ben chiusi e leggi il contatore dell’acqua. Al mattino, prima di iniziare la giornata, controlla di nuovo quanto segna. Una differenza anche minima significa che c’è una perdita. Inoltre, prima di assentarsi da casa per un Figura 10 lungo periodo ricordati di chiudere il Un contatore dell’acqua (fonte: dalla rete) rubinetto centrale dell’acqua. Esercizio: per un paio di giorni, comportandoti come hai fatto fino ad oggi, tieni traccia dei diversi utilizzi d’acqua fatti (quante volte e per quanto tempo, hai aperto il rubinetto per lavarti i denti, per raderti o lavarti i capelli, ecc., quante volte hai tirato lo sciacquone e quale pulsante hai spinto, quanti bagni e quante docce hai fatto, ecc.). Ripeti l’esperimento per altri due giorni ma questa volta mettendo in pratica i suggerimenti forniti sopra. Quant’acqua sei riuscito a risparmiare in due giorni? Quanta ne potresti risparmiare all’anno? Il caso di studio: Bagnacavallo (Ravenna) Il progetto pilota realizzato negli anni 2003-2005 a Bagnacavallo (RA) (premio “Pianeta Acqua 2008”) è il primo cha ha avuto come obiettivo il risparmio idrico. È nato da una proposta di Legambiente, accolta dalla Regione Emilia-Romagna e possibile per la collaborazione di Comune di Bagnacavallo, provincia di Ravenna, Hera Ravenna e Università degli Studi di Parma. La cittadina di Bagnacavallo è stata scelta per le dimensioni 95 - Capitolo 10 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile (circa 3800 famiglie residenti), la facilità di monitoraggio della rete e le modeste perdite della stessa. Ad ogni nucleo famigliare è stato consegnato un kit gratuito contenente frangigetto per rubinetti e docce. I consumi idrici sono stati monitorati per un anno e se ne è osservata una riduzione di circa il 10 % (Tab.1, colonna 3). Adottando anche altre forme di risparmio (per esempio soffione per la doccia a basso consumo, scarico differenziato nel WC, modelli per lavatrice e lavastoviglie ad alta efficienza idrica), si potrà arrivare ad un risparmio che supera il 35 % (Tab.1, colonna 4). Con questi accorgimenti restano ancora immutati i consumi per cucina e lavabi, annaffiamento e altri usi. Ma già così si risparmia energia per la produzione di acqua calda, si riducono le emissioni di CO2 e si ottiene anche un modesto, ma non trascurabile vantaggio economico. Tab. 1 - Risparmio idrico ottenibile con diverse soluzioni (litri/giorno) (Conte, 2009) Consumo ordinario Solo frangigetto Altre forme di risparmio Bagno WC 70 54 55 54 40 30 Cucina Lavatrice 24 24 20 24 20 12 Lavapiatti Cucina e lavabi 6 6 6 6 3 6 Anaffiamento 16 16 16 Totale Risparmio 200 181 10 % 127 36.5 % A titolo di esempio se si suppone che con i riduttori di flusso si possano ridurre del 50% i consumi della doccia (da 100 litri a 50 litri per doccia), e che l’acqua sia scaldata con una caldaia a gas e non un boiler elettrico, una famiglia di 4 persone può risparmiare 122 €/anno, ed evitare 284.5 kg di emissioni di CO2. Per ridurre ulteriormente i consumi idrici, si può ricorrere al riuso di acque grigie (cioè quelle provenienti da lavelli, lavastoviglie, lavatrici, lavandini e docce delle abitazioni) per scopi irrigui (Fig. 11), previo un trattamento di filtrazione ed eventuale disinfezione o al riuso delle acque meteoriche per scopi irrigui o per usi domestici (per alimentare lavatrici o sciacquoni). Anche in questo caso una filtrazione e una disinfezione sono opportune. 96 - Capitolo 10 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile raccolta acqua piovana usi interni A uso irriguo B disinfezione UV accumulo Figura 11- Riuso irriguo di acque grigie (A) e di acque meteoriche (B) (Fonte: Masotti & Velicchi 2005) Riferimenti Conte, G., (2009) Nuvole e sciacquoni. Come usare meglio l’acqua in casa e in città, Edizioni Ambiente. Masotti, L., Verlicchi, P., (2005). Depurazione delle piccole comunità, Hoepli, Milano. Web links http://www.ermesambiente.it http://www.acquarisparmiovitale.it http://sapereaudeo.blogspot.it/2012/09/risparmio-dellacqua-fai-da-teguida.html 97 - Capitolo 10 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile LISTA DELLE FIGURE Capitolo 1 – L’acqua in un mondo sostenibile Figura 1 - Tratto da TUNZA 6.3 ISSN 1727-8902 Figura 2 – Tratto da TUNZA 6.3 ISSN 1727-8902 Figura 3 – “Platone”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Platon-2.jpg Figura 4 – “La Terra”, http://it.wikipedia.org/wiki/ File:The_Earth_seen_from_Apollo_17.jpg Figura 5 - http://gmfrank88.altervista.org/tos.html Figura 6 – “Diagramma dello sviluppo sostenibile”, http://it.wikipedia.org/wiki/ File:Sviluppo_sostenibile.svg Figura 7 – “Lago d’Aral”, http://www.waterfootprint.org/downloads/WaterFootprintPresentation-General.ppt Figura 8 – “Incidente della fabbrica di alluminio di Ajka”, http://it.wikipedia.org/ wiki/File:%C3%89p%C3%BCl_az_%C3%BAj_g%C3%A1t_a_v%C3%B6r%C3% B6siszap_ellen.jpg Capitolo 2 - La riduzione della disponibilità di acqua dolce nel mondo Figura 1 – “Il patrimonio idrico della Terra”, http://www.unep.org/dewa/vitalwater/ article5.html Figura 2 – “Il ciclo idrogeologico dell’acqua”, Tratto da TUNZA 6.3 ISSN 1727-8902 Figura 3 – “Tempi di rinnovamento dei depositi idrici”, http://www.unep.org/dewa/ vitalwater/article26.html Figura 4 – “Prelievo mondiale annuo di acqua”, Tratto da Pozzati, Palmeri, Verso la cultura della responsabilità Figura 5 – “Diversi consumi d’acqua procapite (per persona) al giorno”. Dati tratti da: Black M., King J., The Atlas of Water (USA, ITALIA) e Slovenian Environment Agency, Water reimbursements for year 2004, Ljubljana 2005 (SLOVENIA). Capitolo 3 - Chimica e Fisica dell’acqua Figura 1 – “Leonardo”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Leonardo_self.jpg Figura 2 – “Nuvola”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Nuvola503.jpg Figura 3 – “Pioggia”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:22_Regen_ubt.jpeg Figura 4 – “Molecola dell'acqua”, http://www.whatischemistry.unina.it/it/hphil.html Figura 5 – “Legami ad idrogeno”, http://it.wikipedia.org/wiki/ File:Legami_a_idrogeno_3D.png Figura 6 – “Condizionatore”, http://it.wikipedia.org/wiki/ File:Klimatyzator_jedn_wewn_beax.jpg Figura 7 – “Rugiada su fiore di ibisco”, http://it.wikipedia.org/wiki/ File:Hibiscus_petal.jpg Figura 8 – “Un'oasi in Libia”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Alfejej_98 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile _Oase_Gabrun,_See,_von_Palmen_ums%C3%A4umt.jpg Figura 9 – “Na+H20”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Na%2BH2O.svg Figura 10 – “La figura a tratto continuo è una molecola di zucchero”, http://www.scuolamediacoletti.org/les/molecole.htm Figura 11 – “Effetti delle piogge acide”, http://it.wikipedia.org/wiki/ File:Waldschaeden_Erzgebirge_3.jpg Figura 12 – “Etichetta acqua di rubinetto”, http://www.comune.novamilanese.mb.it/ Comunicazioni/L-etichetta-dell-acqua-del-rubinetto Figura 13 – “Etichetta di un’acqua oligominerale”, Università degli Studi di Ferrara Figura 14 – “Insetto sull'acqua”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Wasserl%C3% A4ufer_bei_der_Paarung_crop.jpg Figura 15 – “Goccia di rugiada”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Dew_2.jpg Figura 16 – “Capillari di vetro”, http://en.wikipedia.org/wiki/File:CapillaryAction.svg Figura 17 – “La pressione osmotica”, fonte Università degli Studi di Ferrara Figura 18 – “Rappresentazione del suolo”, fonte Università degli Studi di Ferrara Figura 19 – “Carboni attivi”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Activated_Carbon.jpg Figura 20 – “Il latte è una soluzione colloidale”, http://it.wikipedia.org/wiki/ File:Milk_glass.jpg Figura 21 – “Albero”, www.freepik.com Figura 22 – “Gazzella”, http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Gazella-dorcas.jpg? uselang=it Figura 23 – “Fiume Idria”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Idrijca1.JPG Figura 24 – “Veduta di Torviscosa”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Torviscosa.jpg Figura 25 – “Quantità espressa in grammi”, http://www.arpa.fvg.it/fileadmin/ Informazione/Pubblicazioni/RSA_2012/08_Il_mercurio_nelle_acque_marinocostiere_e_di_transizione.pdf Capitolo 4 – La vita nell'acqua Figura 1 – “Archeobatteri”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Halobacteria.jpg Figura 2 – “Eubatteri”, http://it.wikipedia.org/wiki/File:Nostoc.jpg Figura 3- “Chlorophyta”, www.epa.gov/glnpo/image/viz_nat6.html Figura 4 – “Rhodophyta”, http://eol.org/pages/914451 Figura 5 - “Phaeophyta”, www.ravenna24ore.it Figura 6 – “Zoomastigophora”, http://www.proprofs.com/flashcards/tableview.php? title=zoology-lab-practical-1 Figura 7 – “Rhizopoda”, http://comenius.susqu.edu/biol/202/amoebozoae/ rhizopoda/default.htm Figura 8 – “Ciliata”, http://www.marinespecies.org/photogallery.php? album=769&pic=11408 Figura 9 – “Saprolegnia”, www.fishparasite.fs.a.u-tokyo.ac.jp Figura 10 – “Rhizopoda”, http://www.acquaportal.it/articoli/dolce/malattiealghe/ malattie/FUNGHI.asp Figura 11 – “Veronica”, http://luirig.altervista.org/schedenam/fnam.php? 99 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile taxon=Veronica+anagallis-aquatica Figura 12 – “Apium”, http://amicideifunghiedellanatura.blogspot.it/2010/06/apiumnodiflorum-l.html Figura 13 – “Nasturtium”, http://www.missouriplants.com/Whitealt/ Nasturtium_officinale_page.html Figura 14 – “Ranunculus”, http://www.schule-bw.de/unterricht/faecher/biologie/ projekt/nat/ffh_3260.html Figura 15 “Potamogeton”, www.honeysomeaquaticnursery.co.uk Figura 16 – “Vallisneria”, http://www.chesapeake.org/OldStac/ SAVEcologyWorkshop.html Figura 17 – “Myriophyllum”, http://commons.wikimedia.org/wiki/ File:Myriophyllum_spicatum_190812.JPG Figura 18 – “Nymphoides”, www.missouribotanicalgarden.org Figura 19 – “Lemnaceae”, www.aquapage.eu Figura 20 – “Phragmites”, http://lh5.ggpht.com/luirig/R5yHnpTehmI/ AAAAAAAAMpo/1bGQqyU1XDU/s800/phragmites_australis_23.jpg Figura 21 - “Typha”, http://en.wikipedia.org/wiki/File:Typha_latifolia_02_bgiu.jpg Figura 22 – “Ontano nero”, http://www.vivaiociampi.it/visualizza_prodotto.php? id=15 Figura 23 – “Collotheca”, http://eol.org/pages/67359/overview Figura 24 – “Philodina”, http://eol.org/pages/43499/overview Figura 25 – “Monhystera”, http://eol.org/pages/50443/overview Figura 26 – “Stylaria lacustris”, http://eol.org/pages/620607/overview Figura 27 - “Acantobdellide (sanguisughe)”, http://eol.org/pages/38/overview Figura 28 – “Viviparus”, http://eol.org/data_objects/2004929 Figura 29 – “Bithynia”, http://eol.org/pages/62757/overview Figura 30 – “Sadleriana”, http://de.wikipedia.org/wiki/ Datei:Sadleriana_fluminensis_A_MRKVICKA.JPG Figura 31 – “Lymnaea”, http://eol.org/pages/58089/overview Figura 32 – “Unio”, http://eol.org/pages/2979542/overview Figura 33 – “Anodonta”, http://eol.org/pages/57656/overview Figura 34 – “Dreissena”, http://eol.org/pages/493165/overview Figura 35 – “Pisidium”, http://eol.org/pages/50249/overview Figura 36 – “Gammarus pulex”, http://eol.org/pages/344717/overview Figura 37 – “Austropotamobius pallipes”, http://eol.org/pages/2991198/overview Figura 38 – “Potamonidae”, http://eol.org/pages/7196/overview Figura 39 – “Asellus aquaticus”, http://eol.org/pages/343656/overview Figura 40 – “Larve di Efemerotteri”, http://www.itisacqui.it/sitob/acqua_web_new Figura 41 – “Odonati”, www.glerl.noaa.gov Figura 42 – “Plecotteri”, www.ups.provincia.so.it Figura 43 – “larve di Ditteri (Culex)”, http://en.wikipedia.org/wiki/ File:Culex_sp_larvae.png Figura 44 – “larve di Ditteri (Chironomidae)”, http://www.whalesongs.org/dominica/ 100 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile field/17/images/chironomidge.jpg Figura 45 – “Dytiscus”, http://commons.wikimedia.org/wiki/ File:Dytiscus.marginalis.larva.jpg Capitolo 5 - Qualità dell'acqua Figura 1 – “Diagramma concettuale dell'inquinamento delle acque”, www.cmapspublic.ihmc.us Figura 2 – “Diagramma di flusso temporale per l'applicazione della Direttiva 2000/60/ EC”, http://ec.europa.eu/environment/water/water-framework/index_en.html Figure 3, 4, 5 – “Macroinvertebrati: larve di Tricotteri, Odonati, Efemerotteri”, http://www.valdarnoscuola.net/val/rignamat/arno/pagineglossario Figura 6 – “Schema del River Continuum Concept”, http:// yorkshiredalesriverstrust.blogspot.it/2011/02/ecology-of-river-changes-as-youmove.html Figure 7, 8, 9 – “Tratti di fiume a diverso metabolismo, da monte a valle: eterotrofico (torrente montano), autotrofico (acqua limpida, ridotto ombreggiamento), di nuovo eterotrofico (acqua torbida)”, www.trivero-italy.com; http://www.atlanteparchi.it/ parco.regionale.fiume.taro/index.html; http://www.estense.com/?p=115494 Figura 10 – “Esempio di tabella IBE”, ARPA Piemonte Figura 11 – “Donna africana”, www.amref.it Figura 12 – “Schema di un filtro per potabilizzare l'acqua”, www.agescifano2.org Capitolo 6 - Il ciclo urbano dell’acqua Figura 1 – “Schema del ciclo urbano dell’acqua”, fonte dalla rete Figura 2 – “Andamento della qualità dell’acqua nel ciclo urbano”, fonte dalla rete Figura 3 – “Vasta gamma di sostanze inquinanti, che possono essere presenti negli effluenti”, fonte dalla rete Figura 4 – “Schema di funzionamento di uno shaduf”, http://www.akvo.org/wiki/ index.php/Counterpoise_lift Figura 5 – “Schema di un qanat”, http://suite101.com/article/qanats-ancientunderground-aqueducts-a65526 Figura 6 – “Acquedotto romano di Pont du Gard (Nimes, Fr)”, http:// www.skiraware.de/Reisen/Suedfrankreich/PontDuGard.jpg Figura 7 – “Schema di un acquedotto romano”, http://www.ibiscoop.com/ acquedotto_vitruvio.php Figura 8 – “Vasca terminale di un acquedotto romano con imbocchi delle condotte per portare l’acqua ai vari servizi”, http://de.wikipedia.org/wiki/ Wasserversorgung_im_R%C3%B6mischen_Reich Figura 9 – “Lo sbocco nel Tevere della cloaca Maxima”, http://it.wikipedia.org/wiki/ Cloaca_Massima Figura 10 – “La bocca della verità”, http://it.wikipedia.org/wiki/Bocca_della_Verita Figura 11 – “La fontana di Trevi”, http://it.wikipedia.org/wiki/Fontana_di_Trevi Figura 12 – “Sezione di filtro a sabbia lento di Simpson, installato a Londra nel 1829 101 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile per la Chelsea Water Company, per il trattamento delle acque del Tamigi: a) sabbia fine; b) sabbia grossa; c) conchiglie marine; d) ghiaia grossa; e) drenag-gi”, fonte dalla rete Figura 13 – “Cartolina che ricorda l’inaugurazione dell’acquedotto al servizio della città di Portogruaro, avvenuta il 2 febbraio 1908”, http:// www.comune.portogruaro.ve.it/aree_tematiche/citta/storia-cultura/100anniacqued/ relazsindacquedotto Figura 14 – “Esempi di filtri utilizzati nella depurazione delle acque”, fonte dalla rete Figura 15 – “Impianti a massa adesa (filtri percolatori)”, http:// commons.wikimedia.org/wiki/File:Trickling_filter_bed_2_w.JPG Figura 16 – “Impianti a massa sospesa (fanghi attivi)”, http:// commons.wikimedia.org/wiki/File:Epuration_biologique.jpg Capitolo 7 - Potabilizzazione e acquedotti Figura 1 – “Tipi di falde”, fonte dalla rete Figura 2 – “Opera di presa da sorgente”, fonte dalla rete Figura 3a e 3b – “Opera di presa da fiume a) mediante pompe e b) mediante traversa di derivazione”, fonte dalla rete Figura 4 – “Opera di presa da lago”, http://endesa.selenebs.net/ centrali_calabria.htm Figura 5a e 5b – “Acqua di lago (A) e acqua di fiume (B) dopo un evento piovoso”, Università degli Studi di Ferrara Figura 6 – “Terreni agricoli adiacenti un corso d’acqua”, www.fao.org Figura 7 – “Classificazione dei solidi nelle acque”, fonte dalla rete Figura 8 – “A) Mappa del bacino di Ridracoli; B) Lago; C) Diga; D) immagine satellitare”, http://www.ridracoli.it Figura 9 – “Vista potabilizzatore di Ridracoli (A) e sequenza dei trattamenti adottati per la linea acque (B) e fanghi (C)”, fonte dalla rete Figura 10 – “Fango ispessito e disidrato presso l’impianto di Ridracoli”, fonte dalla rete Figura 11 – “Bacino del fiume Po”, http://www.comune.jesi.an.it/conti/alunni/2009/ QUARTA/ITALIAF/FIUMIAL/fiumial.htm Figura 12 – “Veduta aerea dell’impianto di Ferrara”, www.gruppohera.it Figura 13 – “Trattamento delle acque di superficie e di subalveo al potabilizzatore di Ferrara”, fonte dalla rete Figura 14 – “Teorema di Bernoulli”, http://it.wikipedia.org/wiki/ Equazione_di_Bernoulli Figura 15 - “Esempio di condotta in pressione con acqua in movimento”, Università degli Studi di Ferrara Figura 16 – “Andamento delle richieste idriche di una città di circa 20000 abitanti nell’arco di una generica settimana. Si osservi il diverso andamento dei giorni feriali rispetto alla domenica”, Università degli Studi di Ferrara Figura 17 – “Andamento delle richieste idriche in una grande città del nord Italia il 9 102 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile luglio 2006”, Università degli Studi di Ferrara Figura 18 – “Schema di una rete di distribuzione idrica ed esempio di condotte”, Università degli Studi di Ferrara Figura 19 – “Schema di una pompa (1) che alimenta un ser-batoio pensile (2) il quale a sua volta fornisce acqua ad un’utenza (3)”, http://it.wikipedia.org/wiki/ Serbatoio_idrico_a_torre Figura 20 – “Una pompa collegata ad una condotta”, Università degli Studi di Ferrara Figura 21 – “Chiusino per accedere ad una valvola della rete acquedottistica”, fonte dalla rete Capitolo 8 – Fognature e trattamento dei reflui Figura 1 – “Realizzazione di una fognatura”, http://www.edilcasa.biz/ Pagine_Glossario/fognature.htm Figura 2 – “Caditoie a) a salto di fondo e b) a bocca di lupo”, http:// vitaasandiego.blogspot.it/2011/01/602-le-opere-idrauliche-lungo-le-strade.html Figura 3 – “Schema di una colonna di scarico con ventilazione diretta e particolare di un sifone”, http://www.unifi.it/offertaformativa/allegati Figura 4 – “Condotte fognarie a sezione circolare”, http:// www.aessedemaniomarittimo.it/?p=336 Figura 5 – “Condotta fognaria a sezione ovoidale. Fognatura di Roma”, http:// www.federica.unina.it/ingegneria/infrastrutture-idrauliche/sistemi-drenaggiourbano/2/ Figura 6 – “Condotta fognaria a sezione ovoidale con cunetta. Fognatura di Parigi”, http://www.federica.unina.it/ingegneria/infrastrutture-idrauliche/sistemi-drenaggio -urbano/2/ Figura 7 – “Pozzetto di ispezione in corrispondenza della confluenza di due condotte fognarie e chiusino di accesso”, http://it.wikipedia.org/wiki/Fognatura Figura 8 – “Schema di uno sfioratore”, fonte dalla rete Figura 9 – “Vasca di prima pioggia”, http://www.edilimpianti.rn.it Figura 10 – “Vasche di laminazione”, fonte dalla rete Figura 11 – “Effetti della impermeabilizzazione e benefici derivanti dall’utilizzo di pavimentazioni drenanti”, http://www.senini.it/ area_tecnica_pavimenti_drenanti.php Figura 12 – “Tecniche per catturare l'acqua piovana”, http://www.unep.or.jp/Ietc/ Publications/TechPublications/TechPub-15/2-6/6-3.asp Figura 13 – “Fortezza di Civitella del Tronto: A) foto aerea, B) Piazza d’Armi a forma di imbuto per la raccolta di acqua, C) accesso alla cisterna di accumulo; D) Pozzo per il prelievo di acqua nella Fortezza”, Foto Paola Verlicchi Figura 14 – “A) Sistema di raccolta (A), trattamento (B, C) e accumulo delle acque di pioggia a Potsdamer Platz a Berlino”, Foto Fabio Masi. “Schema di funzionamento del letto di fitodepurazione (D)”, http://iridra.com Figura 15 – “Schema di flussi in ingresso e uscita da un impianto di trattamento,smaltimento e recupero dei flussi in uscita (effluente e fango)”, fonte 103 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile dalla rete Figura 16 – “Sequenza di trattamento per i reflui di Ferrara e descrizione del trattamento”, fonte dalla rete Figura 17 – “Microrganismi in un impianto biologico (A) e schema semplificato di degradazione biologica (B)”, fonte dalla rete Figura 18 – “Schema semplificato dei processi biologici aerobici (A) e anaerobici (B)”, fonte dalla rete Figura 19 – “Trattamenti a monte dello stadio biologico al depuratore del Polo petrolchimico di Porto Marghera (VE)”, fonte dalla rete Figura 20 – “Sequenza di trattamenti presso l’impianto di Prato Baciacavallo che tratta i reflui urbani e industriali”, fonte dalla rete Tabella 1 – Principali inquinanti: concentrazioni nei reflui e corrispondenti limiti per lo scarico in corpo idrico e il riuso, Fonte: D.Lgs 152/2006; DM 185/2003; elaborazione dati: Università di Ferrara Capitolo 9 – L’acqua virtuale e le impronte Figure 1, 2 – “Acqua virtuale”, tratte dalla “presentazione generale” su www.waterfootprint.org Figure 3,4,5 – “Green water, blue water, grey water”, tratte dalla “presentazione generale” su www.waterfootprint.org Figura 6 – “Acqua virtuale”, tratta dalla “presentazione generale” su www.waterfootprint.org Figura 7– “Pizza margherita”, http://www.waterfootprint.org/?page=files/ productgallery Figura 8 – “Retro di un biglietto di un treno”, www.trenitalia.it Figura 9 – “Impronta idrica”, http://www.waterfootprint.org Figura 10 – “Consumo di acqua verde”, http://www.waterfootprint.org Figura 11 – “Logo WWF”, http://it.wikipedia.org/wiki/WWF Tabella 1 – “Litri d’acqua necessari per la produzione industriale”, Università degli Studi di Ferrara Tabella 2 – “Litri d’acqua necessari per produrre 1 kg di prodotto”, Università degli Studi di Ferrara Tabella 3 – “Kcal prodotte da alimenti per 1000 l. d’acqua”, Università degli Studi di Ferrara Tabella 4 – “Il prezzo dell’acqua di rubinetto”, Università degli Studi di Ferrara Tabella 5 – “Consumo medio di acqua di bottiglia pro capite annuo”, Università degli Studi di Ferrara Capitolo 10 – Azioni per un buon uso dell’acqua Figura 1 - “Chiudere il rubinetto mentre ci si rade”, http://sapereaudeo.blogspot.it/2012/09/risparmio-dellacqua-fai-da-te-guida.html Figura 2 - “Perdita da un rubinetto”, http:// 104 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile rifiutizeroumbria.blogspot.it/2012_11_11_archive.html Figura 3 – “Parzializzare la vaschetta dello sciacquone”, http://sapereaudeo.blogspot.it/2012/09/risparmio-dellacqua-fai-da-te-guida.html Figura 4 – “Un frangigetto per rubinetto”, fonte dalla rete Figura 5 – “Usare la doccia piuttosto che la vasca da bagno”, fonte dalla rete Figura 6 – “Lavaggio dei piatti a mano”, http://www.franciavincenzo.altervista.org/casa/acqua_e_luce.htm Figura 7 – “Usare la lavatrice a pieno carico”, http://xmas.myblog.it/casa/ guida.html Figura 8 – “Lavare l’auto con il secchio”, http://www.essocantu.altervista.org/ servizi.html Figura 9 – “Innaffiare la sera”, http://www.franciavincenzo.altervista.org/casa/acqua_e_luce.htm Figura 10 – “Un contatore dell’acqua”, tratta dalla rete Figura 11 – “Riuso irriguo di acque grigie (A) e di acque meteoriche (B)”, Masotti & Verlicchi 2005 Tabella 1 – “Risparmio idrico ottenibile con diverse soluzioni (litri/giorno)”, (Conte, 2009) 105 TESSI — Acqua: risorsa sostenibile 106