Multimodalità di imaging nella miocardiopatia da non compattazione
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Multimodalità di imaging nella miocardiopatia da non compattazione
P53 MULTIMODALITÀ DI IMAGING NELLA MIOCARDIOPATIA DA NON COMPATTAZIONE Licia Petrella1, Saro Paparoni1, Franco Prosperi1, Donatello Fabiani1, Franco De Remigis1, Gianluca Tomassoni1, Antonio Bernardini2, Cosimo Napoletano1 1 Cardiologia, 2Radiologia, Ospedale Civile Teramo, Teramo Introduzione: Il miocardio non compatto è una condizione clinica caratterizzata dall’arresto della compattazione dello spessore del miocardio durante la vita embrionaria che porta alla formazione di trabecole e di profondi recessi presenti quasi esclusivamente in sede apicale ed infero-laterale medio-distale. Clinicamente i soggetti interessati possono essere completamente asintomatici e il riscontro è puramente casuale oppure tale condizione si può manifestare con i segni dello scompenso cardiaco ed in classe NYHA elevata in presenza di un ventricolo sinistro dilatato oltre che non compattato. Materiali e metodi: La nostra casistica consiste di 9 casi di età compresa tra 14 e 56 anni, di cui una coppia composta da madre e figlio, nella quale è stata confermata la diagnosi di MIOCARDIO NON COMPATTO. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a multiple modalità di immagine comprendenti Ecocardiografia (ECO) 2D e 3D con Ecocontrasto, Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) cuore, Ventricolografia (in 3 soggetti). Risultati: In 9 pazienti i risultati finali hanno portato ad una diagnosi di miocardio ventricolare sinistro non compatto in quanto in tutti erano soddisfatti i criteri di Jenni per cui il rapporto tra miocardio compatto e miocardio non compatto era maggiore di 2. Tali risultati sono stati ottenuti mediante multimodalità di imaging. La diagnosi ecocardiografica 2D e 3D si è basata su alcuni parametri numerici ed è stata certa quando il rapporto tra la distanza dall’epicardio all’apice della trabecola e la distanza tra l’epicardio e l’apice del recesso era maggiore di 2. Tali misure sono state effettuate in telediastole. In genere erano presenti più trabecole adiacenti ed un criterio aggiunto era rappresentato dalla presenza di almeno 3 trabecole nella stessa sezione ecocardiografica con continuità di flusso tra i recessi e la cavità ventricolare sinistra. Le proiezioni migliori sono state l’asse corto e quelle apicali. Nei casi dubbi l’ecocontrasto con microbolle riempite di gas ha permesso una netta delimitazione tra miocardio non compatto e miocardio normale. La RMN è risultata superiore all’ECO 2D, soprattutto con la tecnica dell’aquisizione tardiva con mezzo di contrasto (Gadolinio), rispetto all’ECO 2D in quanto ha evidenziato meglio i dettagli anatomici dei segmenti del ventricolo sinistro interessati dalla non compattazione, poiché ha una migliore risoluzione spaziale, ma non rispetto all’ECO 3D. La Ventricolografia è stata limitata ai pazienti che dovevano essere sottoposti anche a Coronarografia nel sospetto di una Cardiopatia ischemica. Discussione e conclusioni: La RMN seppur rappresenta sicuramente il gold standard diagnostico, rispetto all’ECO bidimensionale, non sempre è prontamente disponibile. L’ecocardiografia tridimensionale permette l’esecuzione di multiple slice mediante la tecnica dell’icrops e usando il 3D con il full volume riusciamo ad ottenere una migliore risoluzione temporale rispetto alla RMN e se la finestra acustica è buona e l’esame è tecnicamente eseguito bene il risultato finale non si discosta molto da quello che si può ottenere con la RMN in quanto è possibile fare misurazioni dettagliate non solo della profondità dei recessi ma anche dell’estensione del processo nel segmento miocardico colpito mediante l’esecuzione di multiple slice dalla base verso l’apice del ventricolo sinistro cosi come possiamo fare con la RMN ma visualizzando anche tutto lo spessore del segmento esaminato.