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PRIMO PIANO / 32 come SAreBBe AndAtA Se… non ci foSSe StAto iL porceLLum pAoLo feLtrin Università di Trieste, politologo ALdo criStAdoro Tolomeo Studi e Ricerche srl, Direttore Dipartimento Politico Elettorale I risultati delle ultime elezioni politiche hanno messo in luce la fragilità del sistema partitico italiano, del bipolarismo che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni e della legge elettorale vigente che ne è per certi aspetti figlia. Dal 25 febbraio tutti i passaggi politici cruciali, quali l’elezione del Presidente della Repubblica e la nomina del Presidente del Consiglio, sono stati segnati da un richiamo esplicito e forse vincolante alle riforme istituzionali. Dalla sua rielezione Napolitano con cadenza quasi settimanale richiama all’ordine partiti e Parlamento, invitandoli a trovare un accordo su una radicale riforma P O L I T I C A istituzionale che abbia al suo centro il cambiamento della legge elettorale. L’intesa tra le parti sembra però ancora lontana e ogni attore pare perseguire obiettivi difficilmente conciliabili: si va da un revanchismo proporzionalista a un revival del Mattarellum; dal parlamentarismo più assoluto alla svolta (semi) presidenzialista. Difficile capire in questo momento quali possano essere possibili punti di convergenza. L’analisi dei risultati delle ultime elezioni però può aiutare a comprendere quali siano i limiti del sistema politico italiano e di conseguenza l’efficacia di alcune riforme elettorali che si propongono. C U L T U R A PRIMO PIANO / 33 Gli elementi costitutivi dell’attuale sistema elettorale Prima di entrare nel dettaglio proviamo a definire meglio il campo d’analisi a partire da una disamina dell’attuale legge. Occorre ricordare che il cosiddetto Porcellum rientra all’interno della categoria dei sistemi misti, i quali combinano in vario modo elementi proporzionali e maggioritari. Nello specifico si tratta di un sistema “proporzionale con premio di maggioranza”, caratterizzato da una competizione proporzionale tra liste partitiche (bloccate) in cui si innesta la previsione di un premio di maggioranza a favore della lista o della coalizione di liste con il più alto numero di voti. Come noto il premio è attribuito a livello nazionale alla Camera e a livello regionale al Senato. La legge nazionale è peraltro molto simile alla legge con cui si vota alle elezioni in gran parte delle Regioni, con la sola differenza dell’elezione del Presidente e della possibilità di esprimere un voto di preferenza. Le principali critiche che vengono mosse all’attuale sistema elettorale si sono finora concentrate principalmente sull’efficacia delle liste bloccate e la conseguente impossibilità di scegliere il candidato da P O L I T I C A parte dell’elettore. In altre parole la critica è andata spesso più sui meccanismi di selezione dei parlamentari e meno sull’efficacia della legge in termini di rappresentanza e di governabilità. Gli esiti delle elezioni politiche invece hanno chiarito, come vedremo, i problemi di questo sistema in uno spazio politico tri- o quadri-polare. Un nuovo elemento di critica è inoltre rappresentato dalla sentenza con cui la Corte di Cassazione definisce come “rilevanti e non manifestamente infondate le questioni di costituzionalità sollevate in giudizio, tutte incidenti sulle modalità di esercizio della sovranità popolare" relative al Porcellum. La sentenza 12060 critica soprattutto il premio di maggioranza: “Si tratta di un meccanismo premiale che, da un lato, incentivando (mediante una complessa modulazione delle soglie di accesso alle due Camere) il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, contraddice l'esigenza di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o i partiti che ne facevano parte ne escano (con l'ulteriore conseguenza che l'attribu- C U L T U R A PRIMO PIANO / 34 zione del premio, se era servita a favorire la formazione di un governo all'inizio della legislatura, potrebbe invece ostacolarla con riferimento ai governi successivi basati un coalizioni diverse); dall'altro esso provoca un'alterazione degli equilibri istituzionali, tenuto conto che la maggioranza beneficiaria del premio è in grado di eleggere gli organi di garanzia che, tra l'altro, restano in carica per un tempo più lungo della legislatura”. Senza voler entrare nel merito di questioni giuridiche che non ci competono, è importante sottolineare come la Cassazione evidenzi effetti di disproporzionalità che a certe condizioni possono sfavorire la nascita di un governo come testimoniato anche dalle vicende che hanno caratterizzato lo stallo post elettorale. Tornando agli effetti meccanici della legge e all’analisi dei risultati, occorre sottolineare che molte delle critiche mosse finora alla legge nazionale (e alle leggi regionali) danno per scontato il consolidamento in Italia di un sistema politico bipolare. Il risultato emerso dalle urne inadeguatezza dell’attuale legge (e delle leggi regionali): i forti elementi di disproporzionalità prodotti dal P O L I T I C A premio di maggioranza di fronte a un sistema tripolare. Proviamo a concentrarci sui numeri. Alle ultime elezioni politiche il premio di maggioranza del 55% alla Camera è stato assegnato alla coalizione di centro-sinistra con una percentuale inferiore al 30% e uno scarto minimo sul centro-destra (come nel 2006) di appena lo 0,4%. Se ci concentriamo sull’assegnazione dei premi di maggioranza su base regionale al Senato il discorso è del tutto analogo. In Piemonte, ad esempio, la coalizione di Bersani ha raccolto il 29,8% dei voti validi, quella di Berlusconi il 29,3% e quella di Grillo il 25,7%. Con questo scarto ridotto il centro-sinistra ha ottenuto comunque il 55% dei seggi. Dinamiche analoghe si sono verificate in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Abruzzo, Calabria, Sicilia e Sardegna. I dati e gli esempi relativi a quanto accaduto alla Camera e al Senato spingono a domandarsi se abbiano ancora senso sistemi elettorali privi di una soglia minima per poter accedere al premio di maggioranza. E l’obiezione si può estendere ai sistemi elettorali regionali. Ma l’introduzione di soglie minime C U L T U R A PRIMO PIANO / 35 non è però di per sé risolutiva in termini di stabilità di governo e a determinate condizioni può risultare come un ritorno al proporzionale tout court riducendo l’incentivo dei partiti a coalizzarsi. La performance dei sistemi elettorali alternativi Quali sono le possibili soluzioni alternative? Lasciando da parte alcune formule che presuppongano modifiche parziali all’attuale legge (come ad esempio l’introduzione della soglia minima per il premio di maggioranza), abbiamo concentrato le nostre analisi sulle alternative finora emerse nel dibattito pubblico: - riforma in senso proporzionale; - riforma con collegi uninominali a turno unico; - riforma con collegi uninominali a doppio turno; - reintroduzione del cosiddetto Mattarellum. Nella tabella 1 sono riportate alcune simulazioni della composizione della Camera dei Deputati se si fossero adottati sistemi elettorali diversi. Come si può osservare un elemento balza subito in evidenza: nessun sistema alternativo a quello esistente sarebbe in grado di garantire al vincitore una maggioranza anche minima in Parlamento. In altre parole il Porcellum con il suo Tabella 1 – Simulazione dell’esito elettorale alla Camera in base al sistema elettorale adottato maggioritario maggioritario mattarellum porcellum proporzionale “puro” turno unico doppio turno Centro Sinistra 340 183 242 307 234 Centro Destra 124 180 280 215 258 M5S 108 180 95 95 108 Centro 45 65 - - 17 - 31 - - - 617 617 617 617 617 Altri 1 Le simulazioni relative ai collegi uninominali (turno unico e doppio turno) e al Mattarellum sono fatte sulla base dei collegi previsti nelle elezioni politiche 2001. Nel caso dell’uninominale si è provveduto a proiettare il risultato dei 475 collegi sui 617 necessari a definire i seggi del Parlamento (escludendo quelli esteri e la Valle d’Aosta). P O L I T I C A C U L T U R A PRIMO PIANO / 36 premio di maggioranza a livello nazionale ha il pregio di essere l’unico a garantire la governabilità in questo ramo del Parlamento. Procediamo con ordine e vediamo nel dettaglio i risultati. Se ipotizziamo di introdurre un sistema di voto proporzionale puro senza soglie di sbarramento e con un’unica circoscrizione elettorale nazionale (in altre parole il sistema più garantista dal punto di vista della rappresentanza parlamentare), il risultato in termini politici non sarebbe cambiato. Il Parlamento avrebbe visto presenti buona parte dei partiti esclusi dalle soglie di sbarramento dell’attuale legge elettorale (Rivoluzione Civile e Fare in primis) e avrebbe visto diminure il peso del centro-sinistra (quasi dimezzato) a tutto vantaggio delle coalizioni guidate da Berlusconi, Monti e Grillo. Dal punto di vista sostanziale il risultato non sarebbe però cambiato: nessuna maggioranza in Parlamento e governo di larghe intese ineludibile. L’esito sarebbe del tutto analogo, in termini di governabilità, se il proporzionale venisse modificato introducendo soglie di sbarramento più o meno alte o circoscrizioni più piccole (come nel sistema spa- P O L I T I C A gnolo). Se dai sistemi proporzionali passiamo ad analizzare quelli maggioritari (o misti), non vediamo aumentare di molto le probabilità che dalle urne emerga un vincitore assoluto. Se ci concentriamo sul sistema uninominale a turno unico osserviamo che la distribuzione dei seggi muterebbe sensibilmente escludendo dal Parlamento la coalizione di centro e riducendo il numero di rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Ad avvantaggiarsi sono, in questo caso, sarebbe soprattutto la coalizione guidata da Berluscon che sfiorerebbe la maggioranza assoluta alla Camera. Ad ogni modo anche in questo caso l’unica soluzione praticabile per assicurare un governo al Paese sarebbe quella della grande coalizione. La valutazione dell’esito di un sistema a doppio turno di collegio è più complicata sostanzialmente per le seguenti ragioni: - è difficile simulare il comportamento (anche strategico) al secondo turno degli elettori il cui candidato non è arrivato al ballottaggio; - è difficile ipotizzare l’impatto di alleanze e di accordi fra i C U L T U R A PRIMO PIANO / 37 partiti; - solo in pochi casi un candidato otterrebbe il 50% necessario per essere eletto al primo turno e non si definirebbe quindi una tendenza delineata al primo turno in grado di condizionare l’esito del secondo. Nella tabella abbiamo riportato la composizione del Parlamento nel caso in cui al secondo turno Monti avesse deciso di appoggiare il centro-sinistra (e gli elettori avessero seguito le indicazioni del partito) e nel caso in cui le scelte degli elettori di Grillo non avessero influenzato il risultato del secondo turno dove non fossero arrivati al ballottaggio. Siamo ben consci che si tratta di un caso di scuola e delle difficoltà a esse connesso, ma a nostro avviso è comunque importante valutarne gli esiti. Anche in questa situazione, evidentemente più favorevole al centro-sinistra, l’esito non avrebbe infatti garantito una maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento a nessuna coalizione. In questo periodo si parla anche di un possibile ritorno al passato con la reintroduzione del Mattarellum, senza però dire che il sistema non P O L I T I C A ha dato grande prova di sé quando era in vigore e che non garantisce in termini di governabilità data l’attuale distribuzione tripolare del sistema italiano. Le nostre simulazioni indicano infatti che il Mattarellum avrebbe di fatto avvantaggiato la coalizione guidata da Berlusconi garantendogli la maggioranza relativa dei parlamentari, ma come nei casi analizzati in precedenza non avrebbe garantito la formazione di una maggioranza assoluta e di conseguenza anche con il vecchio sistema elettorale il governo di larghe intese (o il ritorno alle urne) sarebbe stato ineludibile. il rendimento del sistema elettorale I dati riportati ci spingono a dire che di per sé nessuna forma di ingegneria istituzionale finora analizzata garantisce sulla possibilità di formare un governo omogeno. Il motivo di quanto detto, soprattutto per i sistemi maggioritari o misti, sta proprio nella natura e nella distribuzione ‘geografica’ del voto italiano. Come indicato più di 40 anni fa da Giovanni Sartori, probabilmente in risposta a Duverger, un sistema elettorale uninominale ad un turno produce esiti maggioritari C U L T U R A PRIMO PIANO / 38 certi se e soltanto se la distribuzione delle preferenze politiche è tendenzialmente equidistribuita a livello inter-circoscrizionale, ovvero a patto che non ci siano aree numericamente molto rilevanti a forte insediamento sub-culturale. Ebbene proprio la presenza di forti aree sub-culturali con precise caratteristiche in termini di orientamento di voto è una delle peculiarità del sistema politico italiano. L’Italia, come hanno confermato le ultime elezioni politiche, è divisa politicamente in tre aree e lo è in misura così rilevante (sotto il profilo della distribuzione dei voti nelle varie aree del Paese) da rendere non solo possibile, ma anche probabile, esiti non maggioritari sia in caso di adozione del collegio uninominale ad un turno, sia nel caso di adozione del collegio uninominale a doppio turno. Una possibile soluzione a questa specificità tutta italiana potrebbe essere il doppio turno nazionale (e non di collegio) che da una parte potrebbe garantire sul fatto che le elezioni in ogni caso possono fornire un chiaro vincitore in grado di formare il governo (come avviene con il Porcellum alla Camera) e, dall’altra, consentirebbe a chi vince di P O L I T I C A avere la legittimazione della maggioranza dei votanti. L’unico reale rischio di un siffatto sistema è un’ulteriore drammatizzazione eccessiva della campagna elettorale. Per ovviare a questo pericolo, si potrebbe pensare alla possibilità di esprimere il primo e il secondo voto in un turno unico, come in alcuni sistemi elettorali vigenti altrove. Senza voler indicare una soluzione predefinita ci limitiamo ad avvertire della necessità di tenere ben a mente nel ridisegno del sistema elettorale italiano anche i problemi relativi alla concentrazione inter-circoscrizionale delle preferenze politiche. C U L T U R A