Progettazione ed istituzione di un Registro degli arresti cardiaci
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Progettazione ed istituzione di un Registro degli arresti cardiaci
Scuola di Scienze della Salute Umana Corso di Laurea in Infermieristica Progettazione ed istituzione di un Registro degli arresti cardiaci extra-ospedalieri nella città di Firenze. Analisi statisticoepidemiologica focalizzata sull’attività infermieristica nella gestione dell’arresto cardiaco. Relatore Prof. Paolo Pratesi Correlatore Dott. Mario Rugna Candidato Francesco Polli Anno Accademico 2013/2014 Indice Abbreviazioni presenti nel testo........................................................................................ 2 Introduzione.......................................................................................................................3 CAPITOLO I: I REGISTRI ACR..................................................................................6 1.1 Come nascono i registri ACR................................................................................. 8 1.2 Le esperienze internazionali................................................................................... 8 1.3 Risvolti pratici del registro ACR: i risultati di alcuni studi..................................10 1.4 L'Esperienza italiana: il Progetto V.I.T.A..............................................................12 CAPITOLO II: Il Progetto del Registro ACR a Firenze............................................17 2.1 L'organizzazione del soccorso: Mezzi e strumenti............................................... 17 2.1.1. Manovre di BLS................................................................................... 19 2.1.2. Uso del DAE: finalità di utilizzo e criteri di dislocazione...................21 2.3 Analisi dei dati preliminari....................................................................................21 2.3.1. Epidemiologia.............................................................................................. 24 2.3.2. Generalità..................................................................................................... 27 2.3.3.Rianimazione ALS Team...............................................................................28 2.3.5. Difficoltà riscontrate.................................................................................... 32 CAPITOLO III: ANALISI FINALE............................................................................... 35 3.1 Analisi Demografica-Epidemiologica: Caratteristiche della popolazione e diffusione del fenomeno .............................................................................................36 3.2 Statistiche d'intervento: Valutazione del servizio d'emergenza.............................41 3.2.1. Codici intervento.......................................................................................... 41 3.2.2. Caratteristiche degli Eventi OHCA: Testimoniato VS Non Testimoniato...43 3.2.3 Caratteristiche d'intervento............................................................................44 3.2.4 La gestione delle vie aeree, gli accessi venosi e l'utilizzo del DAE.............49 3.2.5 Percentuali di sopravvivenza a confronto: INDIA VS Mezzi medicalizzati.52 CONCLUSIONI.............................................................................................................. 53 BIBLIOGRAFIA............................................................................................................. 54 1 ABBREVIAZIONI PRESENTI NEL TESTO ACR Arresto Cardiocircolatorio OHCA Out of Hospital Cardiac Arrest ACLS Advanced Cardiac Life support AHA American Heart Association CARES Cardiac Arres Registry to Enhace LAS London Ambulance Service PAROS Pan Asian Resuscitation Outcomes Study BLS Basic Life Support BLS-D Basic Life Support-Defibrillation C.O. Centrale Operativa DAE Defibrillatore Automatico Esterno ECG Elettrocardiogramma FV Fibrillazione Ventricolare MCI Morte Cardiaca Improvvisa MSA Mezzo di Soccorso Avanzato MSB Mezzo di Soccorso di Base PAD Public Acces Defibrillator PEA Pulsless Elecrtivity Activity RCP RianimazioneCardio-Polmonare ROSC Restoration of Spontaneous Circulation TV Tachicardia Ventricolare VACAR Victorian Ambulance Cardiac Arrest Registry 2 Introduzione L’arresto cardiaco e un’emergenza cardiologica caratterizzata dalla cessazione improvvisa e prolungata nel tempo della funzione di pompa del muscolo miocardico, con annullamento della gittata sistolica e della portata cardiaca. Ne consegue l’arresto della circolazione sanguigna e della perfusione tissutale, con uno stato di anossia sistemica che provoca lesioni irreversibili a livello cerebrale fino alla morte in pochi minuti. L’incidenza dell’arresto cardiaco nei paesi industrializzati e pari a 1/1000 abitanti/anno 1; di questi il 95% circa in ambito extraospedaliero (in inglese, OHCA), con un range che varia da 0,36 a 1,28 / 1.000 abitanti in base alle diverse popolazioni e ai diversi metodi di raccolta dei dati. L'arresto cardiocircolatorio e quindi una problematica importante a livello mondiale, studiata e analizzata in diversi contesti. Nell'ambito dell'ACR, gli unici dati epidemiologici quantificabili, ad oggi in Italia, sono quelli riguardanti la MCI. Per MCI si intende un’improvvisa e inattesa morte naturale ad eziologia cardiaca che si verifica in modo istantaneo in apparente assenza di sintomi, o comunque entro 1 ora dalla comparsa di una sintomatologia acuta o di un rapido peggioramento delle condizioni cliniche, in individui privi di patologie note potenzialmente fatali, oppure in individui con cardiopatia cronica preesistente, in cui tuttavia il decesso giunge inatteso sia in termini di tempo che per modalità. In Italia ogni anno muoiono per MCI 70.000 persone, con un’età media di 65 anni2. Nel nostro Paese infatti, le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la principale causa di morte, in quanto ad essa e riconducibile oltre il 41% dei decessi registrati ogni anno. La mortalità per malattie cardiovascolari ha comunque subito - negli ultimi 30 anni - una riduzione, legata principalmente alla modifica dei fattori di rischio 3. A tale riduzione ha contribuito anche un aumento nella sopravvivenza nei pazienti colti da arresto cardiaco in setting extra-ospedaliero. Proprio l’arresto cardiaco extra-ospedaliero e stato proposto come 1 Engdhal J., Holmberg M., Karlson B.W., Luepker R., Herlitz J., The Epidemiology of out-of-hospital ‘sudden’ cardiac arrest, Resuscitation, vol. 52, 2002, p. 235-24 2 Myeburg RJ., Castellanos A., Cardiac arrest and sudden cardiac death, Heart disease: a textbook of cardiovascular medicine, Braunwald E (ed), 2001, p. 890-931. 3 Folsom A.R., Twenty-Two–Year Trends in Incidence of Myocardial Infarction, Coronary Heart Disease Mortality, and Case Fatality in 4 US Communities, 1987–2008, Circulation, vol. 125, 2012, p. 1848- 18 3 indicatore di salute cardiovascolare di una popolazione 4. Un ACR può originarsi in seguito a varie cause; una prima classificazione suddivide le cause di arresto cardiorespiratorio in cause di natura primariamente cardiaca (cardiopatia ischemica, aritmie ecc.) o non cardiaca (trauma, dissecazione aortica, insufficienza respiratoria ecc.). Parlando delle alterazioni dell'impulso elettrico, le aritmie fatali piu spesso colpevoli di arresto cardiaco sono le aritmie ventricolari e, tra queste, la fibrillazione ventricolare (FV). Meno frequente (15-20% dei casi) e l’esordio con bradiaritmie, come asistolia (assenza totale di ritmo cardiaco), blocco atrioventricolare completo ed attività elettrica senza polso (dissociazione elettromeccanica) 5. Un'efficace rianimazione quindi, dipende da numerosi fattori quali: un pronto riconoscimento, un'adeguata gestione del fattore tempo, e la qualità delle cure sulla scena. Tuttavia, senza un metodo affidabile per la raccolta dei dati, non possono essere misurate le performances del sistema nel suo insieme, né possono essere identificate le criticità o il ruolo e l’impatto specifico di ognuno dei fattori che possono incidere sulla sopravvivenza all'evento ACR e su quella post-dimissione, oltre agli outcome neurologici (che valuta il grado di disabilità neurologica residua del paziente postACR). Risulta, di conseguenza, difficile individuare i possibili interventi migliorativi che toccano la prevenzione, la formazione sanitaria della popolazione laica e del personale sanitario che opera sia nell’ambito territoriale che ospedaliero, l'organizzazione del sistema di emergenza e sua dislocazione sul territorio. La progettazione e l'istituzione di un registro ACR, nella città di Firenze come altrove, può essere un utile strumento atto allo scopo, sopratutto se fosse presente una forte connessione tra i vari registi, in modo da analizzare le differenze territoriali. Inoltre, potrebbe orientare le future politiche sanitarie, dando a quest'ultime delle evidenze scientifiche che giustifichino gli investimenti del caso, assicurando un maggior beneficio per l'intera collettività. Questa tesi presenta il lavoro di equipe che sta alla base della creazione di questa 4 Nichol G., Rumsfeld J., Eigel B., e al, Essential features of designating out-of-hospital cardiac arrest as a reportable event: a scientific statement from the American Heart Association Emergency Cardiovascular Care Committee; Council on Cardiopulmonary, Perioperative, and Critical Care; Council on Cardiovascular Nursing; Council on Clinical Cardiology; and Quality of Care and Outcomes Research Interdisciplinary Working Group, Circulation, vol. 117, 2008, p. 2299-2308 5 Del Vecchio M., Padeletti L., La morte cardiaca improvvisa in Italia. Dimensioni, percezioni, politiche e impattoeconomico-finanziario, Giornale italiano cardiologia, vol. 9, 2008, p. 6S 4 tipologia di registro. Nel primo capitolo presenterò la storia dei registri ACR, mostrando il motivo della loro utilità e i miglioramenti a cui hanno portato; dopodiché analizzeremo alcuni grandi registri internazionali, le esperienze italiane e quelle fiorentine. Nel secondo capitolo mi focalizzerò sull'organizzazione del soccorso territoriale a Firenze, con un'attenzione proprio all'ACR; mostrerò i dati preventivi estrapolati dalla compilazione del registro, le sue caratteristiche, le difficoltà incontrate e i rimedi a queste. Nel terzo capitolo presenterò l'analisi completa dei dati demografici ed epidemiologici. Successivamente approfondirò alcuni argomenti specifici e da questo ipotizzare alcune possibili migliorie. Affronterò poi, un tema di maggiore interesse infermieristico, che riguarda l'intervento dell' INDIA come primo mezzo di arrivo e gestione del paziente in arresto cardiaco, confrontando i risultati con gli outcome dei mezzi medicalizzati. Infine, osserveremo le differenze territoriali tra i vari contesti in cui e attivo il servizio 118 di Firenze. 5 Capitolo I: I Registri ACR 1.1 Come nascono i registri ACR Per quanto riguarda la storia e la nascita dei registri ACR e necessario menzionare l'incontro che si tenne nel giugno 1991, nell'isola di Mosteroy in Norvegia, che vide riunirsi i membri dell'European Resuscitation Council, dell'American Hearth Association, dell'Australian Resuscitation Council, del Committees of the Hearth and Stroke Canadese, del Resuscitation Council del Sud Africa e numerose altre rappresentanze di altri paesi, al fine di definire le regole generali di raccolta dati sulle RCP effettuate in ambiente extraospedaliero. Questa occasione dette inizio a una serie di altre riunioni che stabilirono degli standard ad oggi universalmente accettati, non solo per la raccolta dati in extraospedaliero ma anche, in seguito, per l'ACR occorso in Ospedale. L'interesse prevalente all'epoca era quello di tentare di impedire l'evento ACR facendo crescere una diffusa conoscenza dei sintomi prodromici e promuovendo piani di formazione sulle RCP di base fra la popolazione dei diversi stati. Assumeva pertanto particolare importanza l'ACR di origine cardiaca certa o presunta, nel quale ci fossero testimoni che avessero iniziato manovre di RCP. Quel complesso di regole prese il nome di Utstein Style, dal nome dell'abbazia dove i convitati si riunirono. Fu definita una flow-chart, un diagramma di flusso, a partire dalla quale era possibile qualsiasi approfondimento attraverso una metodica registrazione di dati per la creazione di un database. Questo database doveva raccogliere al suo interno tutti i dati relativi alle tempistiche (come il call response time, cioe il tempo di risposta del sistema d'emergenza all'evento), le varie manovre terapeutiche, quali la prima defibrillazione, l'intubazione o la prima somministrazione di farmaco. Fu altresì ritenuto fondamentale procedere a un'attenta valutazione degli esiti del trattamento, segnalando il ritorno spontaneo alla normale circolazione (ROSC) se avvenuto, i tempi del ricovero, la mortalità a distanza di 24 ore, di tre mesi, di sei mesi e di un anno, con la registrazione e valutazione degli esiti invalidanti possibili da eventi secondari intercorsi, oltre agli outcome delle prestazioni6. L'organizzazione del registro degli episodi ACR così strutturata venne considerata come la pietra miliare da cui divenne possibile sviluppare 6 Jacobs I., Nadkarni V., and the ILCOR Task Force on Cardiac Arrest and Cardiopulmonary Resuscitation Outcomes, Cardiac Arrest and Cardiopulmonary Resuscitation Outcome Reports, Circulation, vol. 110, n°3, 2004, p. 3385-3397 6 numerosi approfondimenti e miglioramenti nella catena assistenziale, oltre che un esempio da seguire per ulteriori tipologie di registri, come ad esempio quello degli arresti cardiaci intraospedalieri. Il registro ACR e stato anche proposto come base, con opportune modifiche, per l’organizzazione di sistemi di raccolta dati sul Trauma e sulla risposta dei sistemi di emergenza ai disastri7. Nel 2004, in seguito all’analisi critica dei dati raccolti, anche in relazione alle innovazioni tecnologiche ed organizzative dei vari sistemi di emergenza, e stato proposto un aggiornamento delle linee guida precedentemente stabilite ad Utstein nel 1991. In tale documento sono state definite con maggior semplicità e chiarezza alcune voci, e ne sono state inserite delle nuove, come ad esempio elementi relativi alle cure post-rianimazione (ipotermia ecc.). Il set di informazioni di base attualmente necessarie affinche un registro OHCA risponda al protocollo di Utstein e il seguente: • Data dell’evento • Dati anagrafici (nome, nascita, sesso) • Tempi di intervento • Luogo dell’evento (casa, strada..) • Causa dell’ACR (cardiaco, trauma...) • Trattamento • Da chi: Soccorritori occasionali, 118 o Esecuzione RCP o Ritmo iniziale riscontrato: FV, TV senza polso, PEA, Asistolia o DAE: shock consigliato, non consigliato o DAE: tempo prima scarica erogata o Esecuzione ECG 12 derivazioni • Ritorno del circolo spontaneo (ROSC) • Esito (deceduto sul territorio o durante il trasporto, arrivo in PS con ROSC, deceduto durante il ricovero, dimesso vivo) 7 Si vedano, in merito, gli articoli: Stratton S. J, The Utsteinstyle Template for Uniform Data Reporting of Acute Medical Response in Disasters, Prehospotal Disaster Medicine, 27, 2012, p. 219; Coats TJ., A revised Utstein Template for trauma, Emergency Medicine Journal, vol 27, n°5, 2010, p.339 7 1.2 Le esperienze internazionali Dal 1991 sono sorte numerose esperienze di grandi registri ACR: il primo registro istituito e in Svezia, dove e presente lo Swedish Cardiac Arrest Register (SCAR). Tale registro copre attualmente il 70% di tutti gli eventi di ACR extra-ospedalieri avvenuti sul territorio Svedese, ed e attivo dal 1992. Il London Ambulance Service NHS Trust (LAS) possiede un registro degli arresti cardiaci, contenente i dati di tutti gli arresti extra-ospedalieri dal 1998 in poi8; nel 2000 in America, nasce il National Registry of Cardiopulmonary Resuscitation (NRCPR), uno dei piu grandi registri del suo genere, mentre nel 2004, sempre negli USA, venne istituito il Cardiac Arrest Registry to Enhance Survival (CARES); questo progetto deriva dalla collaborazione del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), The American Heart Association (AHA) e the Emory University Department of Emergency Medicine, e nasce dall’obiettivo che il CDC e l’AHA si sono posti di ridurre la mortalità legata a cardiopatia e stroke del 25% negli anni dal 2000 al 2010 in USA. Tra le varie iniziative messe in atto per raggiungere questo obiettivo, c'era anche l'istituzione di un elaborato sistema di raccolta dati multicentrico sull’arresto cardiaco, per garantire ai direttori dei sistemi di emergenza territoriale informazioni sufficienti per identificare criticità del sistema potenzialmente migliorabili. Il CARES, che come vedremo e uno dei fari ispiratori del registro ACR di Firenze, a un anno dalla sua nascita, raccoglieva i dati solamente ad Atlanta in Georgia, collezionando circa 600 casi l’anno. Negli anni successivi il progetto si e espanso, interessando 9 stati, città in altri 20 stati, 400 Sistemi di emergenza territoriale, e circa 900 ospedali, coprendo una popolazione di circa 65 milioni di persone e registrando circa 24.000 ACR l’anno. Il registro che copre il maggior numero di persone, ben 89 milioni, e il Pan Asian Resuscitation Outcomes Study (PAROS), che rappresenta 8 paesi (Sud Corea, Giappone, Taiwan, Singapore, Malesia, Thailandia, Turchia e Dubai). Nel 2009, CARES e PAROS hanno intrapreso una collaborazione, condividendo il software utilizzato e l’esperienza maturata, sviluppando cosi un sistema di raccolta dati di ottimo livello. L'obiettivo di tale collaborazione e quello di identificare gli elementi critici su cui intervenire per migliorare la mortalità e l’outcome dei pazienti vittime di OHCA nelle regioni interessate, ma anche quello di capire quale sia la reale incidenza di OHCA 8 Fothergill R.T, Watson L. R, Chamberlain D., Virdi G.K., Moore F. P., Whitbread M., Increases in survival from out-of-hospital cardiac arrest: A five year study, Resuscitation, vol 8, n° 8, 2013, p. 10891092 8 e quali i principali fattori di rischio associati e stimare le reali differenze tra i vari sistemi di emergenza coinvolti. Infatti, al momento dell’ideazione di questo studio, nel 2009, la sopravvivenza ad OHCA in Asia era particolarmente bassa (1-5%) se comparata ai paesi occidentali, con ampie variazioni interregionali9. Altra esperienza degna di nota, stavolta in Australia, e l'Australian Resuscitation Outcome Consortium (AUSROC), che raccoglie i dati dei tre grandi centri universitari che hanno istituito un registro OCHA (Victoria, South Australia e Western Australia). Anche in questo caso, viene posta una particolare attenzione alle differenze interregionali presenti nel paese; tale sistema attualmente copre una popolazione di circa 9,49 milioni di persone. Per quanto riguarda il contesto europeo, l'unica realtà esistente e l’European Registry of Cardiac Arrest (EuReCa), istituito nel 2008; gli Stati che hanno messo a disposizione i dati estrapolati dai rispettivi database nazionali però, sono stati soltanto 5 (Spagna, Belgio, Germania, Olanda e Svezia). Da una analisi preventiva retrospettiva si e evinto che, nella popolazione in analisi (circa 35 milioni di abitanti), nel 2008 ci sono stati 12.446 eventi10. Le percentuali di sopravvivenza presentavano elevata variabilità tra i vari sistemi, derivata in parte dalle differenze sostanziali nei vari sistemi di raccolta dati (ad esempio l’Olanda raccoglie soltanto gli OHCA trattati da un team ALS, Belgio e Spagna invece li includono tutti). Attualmente il progetto e ancora in fase sperimentale e non permette un’analisi dei dati attendibile. L'istituzione di tali registri, quando progettati ed integrati in un'efficace sistema di inserimento dati, ha fornito uno strumento di verifica efficace, permettendo di agire in maniera oculata al fine di ottenere un miglioramento di tutti gli outcomes presi in esame e identificare le criticità e le differenze territoriali di tipo organizzativo ed epidemiologico, con risultati a volte davvero notevoli. 9 Ong ME, Shin SD., Tanaka H., Ma MH., Khruekarnchana P., Hisamuddin N., Atilla R., Middleton P., Kajino K., Leong BS., Khan MN., Pan-Asian Resuscitation Outcomes Study (PAROS): rationale, methodology, and implementation, Society for Academic Emergency Medicine, vol. 18, n°8, 2011, p. 890-897 10 Gräsner JT., Herlitz J., Koster RW., Rosell-Ortiz F., Stamatakis L., Bossaert L., Quality management in resuscitation – Towards a European Cardiac Arrest Registry (EuReCa), Resuscitation, vol. 82, n° 8, 2011, p. 989-994 9 1.3 Risvolti pratici del registro ACR: i risultati di alcuni studi Come abbiamo potuto vedere, molti paesi hanno già introdotto un registro per raccogliere i numerosi dati significativi sugli eventi di arresto cardiaco. Grazie a tale inclusione e stato possibile ottenere dei risultati notevoli, non solo per quanto riguarda l'aumentata capacità nel monitorare i costanti cambiamenti che avvengono nel contesto di riferimento, ma anche per migliorare sensibilmente i risultati dell'intervento del servizio di soccorso. Un esempio delle potenzialità dell'uso di un registro ACR e stato dimostrato da uno studio nato in seno al LAS11, in cui fu registrato un incremento della sopravvivenza degli ACR extra-ospedalieri in 5 anni di studio. In questo periodo, la percentuale sopravvivenza ad un arresto e piu che raddoppiata, passando dal un 12% al 35%. Un risultato notevolissimo, ottenuto anche grazie a numerosi programmi di formazione rivolti sia verso il proprio personale – che ha ricevuto una formazione supplementare sul supporto vitale avanzato, con particolare attenzione alla qualità delle compressioni, alla leadership durante l'evento ACR, e alle modalità per stabilizzare il paziente prima del trasporto – , che all'esterno, verso la popolazione. Nel 2010 sono state realizzate numerose iniziative volte all'educazione dei laici, che possono svolgere un ruolo cruciale se adeguatamente formati a prestare immediati soccorsi prima dell'arrivo del soccorso avanzato. Piu di 30.000 persone sono state addestrate dal personale del LAS a riconoscere l'arresto cardiaco per fornire un rapido intervento. Questa formazione, che si riflette in un aumento dei tassi di CPR iniziate da laici e a un aumento del numero di accesso ai defibrillatori automatici presenti a Londra, ha senz'altro contribuito a ridurre il tempo tra collasso e inizio delle manovre di rianimazione. Inoltre, nell'aprile 2009, la LAS ha modificato le istruzioni pre-arrivo previste per chi chiama il 999: i chiamanti sono stati incaricati di praticare 600 compressioni toraciche ininterrotte (in precedenza erano 400). Questi risultati rendono evidente che l'istruzione pubblica, il riconoscimento dei sintomi prodromici di un arresto cardiaco, una risposta coordinata e veloce con il servizio di pronto intervento, il possedere linee guida e programmi di addestramento robusti, sono requisiti fondamentali che hanno sicuramente contribuito agli aumenti dei tassi di sopravvivenza. 11 Fothergill R.T, Watson L. R, Chamberlain D., Virdi G.K., Moore F. P., Whitbread M., Increases in survival from out-of-hospital cardiac arrest: A five year study, Resuscitation, vol 8, n° 8, 2013, p. 10891092 10 Vi sono numerosi altri studi che, a tal fine, considerano come punto di riferimento iniziale per le successive indagini proprio dall'analisi dei dati di questi registri. Il VACAR ogni anno produce un report molto dettagliato; tale documento apre una panoramica completa sul servizio di pronto intervento, focalizzato su gli ACR extraospedalieri (o OHCA, in inglese). Uno dei dati di maggior rilievo e sicuramente il “survival outcomes”: nel 2002/2003, la sopravvivenza in ospedale e la sopravvivenza alla dimissione erano, rispettivamente, al 24% e 6%, per tutti gli OHCA insorti in pazienti adulti; questa cifra e migliorata al 32% e 11% nel 2012. Altro topic affrontato dallo studio e la percentuale di eventi ROSC. Nell'anno 2011/2012, l'evento ROSC si e verificato nel 49% dei casi in cui vi e un laico testimone dell'ACR; questo risultato e aumentato sostanzialmente dal 2005/2006, dove la frequenza del ROSC era del 36%. Non solo/ in aggiunta/inoltre, lo studio si sofferma anche sulla percentuale di CPR eseguite precocemente dagli astanti, notando che, oltre ad un significativo aumento di quest'ultime, la sopravvivenza dei pazienti che hanno ricevuto una CPR precoce e superiore rispetto a quelli che non l'hanno ricevuta (nella fattispecie un 34% contro un 27%)12. A questa conclusione arriva anche un report prodotto dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC): la sopravvivenza globale alla dimissione ospedaliera dei pazienti in ACR non testimoniato dal personale di soccorso e stato del 8,5%. Di questi, i pazienti che hanno ricevuto una CPR precoce avevano un tasso significativamente piu alto di sopravvivenza globale (11,2%) rispetto a coloro che non hanno dovuto attendere i soccorsi (7,0%)13. Gli autori dello studio identificano in questo aspetto una criticità e affermano: “Education of public officials and community members about the importance of increasing rates of bystander CPR and promoting the use of early defibrillation by lay and professional rescuers is critical to increasing survival rates” 14 Questa e la conclusione a cui arrivano tutti i gli studi del genere analizzando i dati forniti dai propri registri. In molti paesi e città, la capacità di avere il polso della situazione ha permesso numerosi passi avanti nell'aumento della possibilità di sopravvivere ad un ACR. L'Italia e molto indietro su questo fronte, in quanto il progetto di un database su scala nazionale e ancora in fase embrionale. 12 Tali dati sono stati ripresi dal Victorian Ambulance Cardiac Arrest Registry, 1 July 2011 to 30 June 2012 Annual Report 13 Questo lavoro di equipe e contenuto in Out-of-Hospital Cardiac Arrest Surveillance — Cardiac Arrest 14 Ivi, p.2 11 1.4 L'Esperienza italiana: il Progetto V.I.T.A. Nel nostro paese esistono vari registri degli arresti cardiaci. Non e noto quale sia stato il primo sistema di raccolta dati sull’OHCA nel nostro paese. A Torino esiste un database attivo dal 1992, che risponde ai requisiti richiesti dal protocollo di Utstein. A Bologna il registro OHCA e invece attivo dal 1999, mentre a Piacenza dal 1998. Ognuno di questi progetti era però svincolato dagli altri, ed i relativi dati venivano utilizzati dalle singole centrali operative per identificare le problematiche, pianificare strategie di miglioramento e valutarne i risultati. L'unica esperienza a carattere nazionale di raccolta dei dati e il progetto “Verifica Italiana Territoriale sull’Arresto cardiaco (V.I.T.A.) 118”, coordinato e sviluppato nel 2004 dalla Società Scientifica italiana del 118 (SIS118). Ispirata al protocollo di Utstein, la SIS 118 si e proposta di redigere una scheda comune per una raccolta uniforme dei dati sull’arresto cardiaco extra-ospedaliero. Tale proposta e stata inoltrata nell’ottobre 2004 a tutti i rappresentati regionali; hanno risposto le centrali operative di Asti, Crotone, Genova, La Spezia, Mantova, Modena, Molise, Perugia, Savona, Siena ed Udine. Il successivo passo e stata l’organizzazione di un incontro di studio, svoltosi il 14 dicembre 2004 presso la centrale operativa di Modena, durante la quale, partendo appunto dal protocollo di Utstein, si e giunti alla elaborazione dei contenuti ed all’accordo sulle definizioni della scheda per la raccolta dei dati. Purtroppo però, tale esperienza e in grave ritardo rispetto al panorama internazionale, basti pensare che non sono poi molte le città a partecipare agli studi multicentrici sull'arresto cardiaco extraospedaliero. Inoltre, la composizione del campione avviene a “tranche” dette “Quick study”, cioe viene chiesto alle centrali partecipanti allo studio di inviare un quantitativo di dati parziali, circoscritti ad un breve periodo di tempo. La mancanza di una certa continuità nello studio dell'ACR a livello territoriale e l'uso esclusivamente “di base” della tecnica Utstein, ha come conseguenza la produzione di ricerche tendenzialmente superficiali, lasciando diversi campi di studio inesplorati. Sebbene i risultati di tali studi siano piu che parziali, riescono comunque a dare un'istantanea del contesto italiano. L'ultimo report risale al 28 dicembre 2008, in cui venne presentata una ricerca che analizza un periodo di 9 mesi non consecutivi, suddivisi in 3 survey ciascuna della durata di 3 mesi, comprendente 21 città per un totale di 7.547.856 di popolazione servita (di cui gli over 65 rappresentano il 21%), mostra numerosi dati interessanti su cui e necessario riflettere. Tale raccolta ha portato a 12 collezionare, secondo lo stile di Utstein, 2086 arresti cardiaci. L’età media e risultata essere di 70,6 (±16,3) per il sesso maschile e 79,0 (±13,8) per quello femminile; il sesso maggiormente interessato e stato quello maschile coinvolto nel 60% dei casi. Su 2086 AC confermati, le tentate rianimazioni si attestano al 53%, mentre quelle non tentate al 46%. 592 e il numero di ACR testimoniati da laici e rappresentano il 66% del totale. 15 In questi casi la sopravvivenza all'evento ACR raggiunge il 18%. Il dato allarmante riguarda invece la percentuale di sopravvivenza globale, che scende al 5%! Una percentuale bassissima se confrontata con quelle degli studi di altri paesi. Lo studio analizza anche le specificità del gruppo degli ACR dalla accertata eziologia cardiaca. Questo gruppo di pazienti e stato suddiviso secondo il ritmo di presentazione al monitor del mezzo di soccorso avanzato: il 25% e stato trovato in fibrillazione ventricolare (149), il 13% (76) presentava un'attività elettrica senza polso (Pulsless Electrical Activity) e nel 55% (328) il primo ritmo di presentazione e stato l’asistolia; in 37 casi il primo ritmo non e stato indicato sulla scheda di raccolta dati, mentre solamente due pazienti sono stati ritrovati in tachicardia ventricolare senza polso. Il ritorno alla circolazione spontanea (ROSC – Return Of Spontaneous Circulation) e stato ottenuto nel 22% dei casi (128) e 109 pazienti sono stati portati in Pronto Soccorso con una attività cardiaca efficace (Survived Event). Il Survived Event e stato raggiunto nel 42% dei pazienti con fibrillazione ventricolare, nel 25% dei pazienti con attività elettrica senza polso (PEA) e nel 7% dei pazienti con asistolia. La percentuale complessiva di sopravvivenza all’ammissione all’ospedale e risultata del 18%. Lo studio introduce anche la raccolta dati sullo STEMI (ST Elevation Micordial Infarction): Dei 112 ROSC ottenuti sul territorio (inclusi i pazienti con arresto cardiaco testimoniato dai mezzi ALS e i non testimoniati) sono stati eseguiti 34 ECG a 12 derivazioni (30%) di questi il 56% (19) sono risultati positivi per STEMI e di questi 6 sono giunti alla dimissione ospedaliera. La presentazione del report mette anche alcuni dati a confronto. Su tutti, spicca il dato italiano che riguarda la percentuale di CPR eseguite da laici. Come vediamo il gap con alcune città e non, diventa importante. Infatti nella popolazione analizzata, solo in un 4% dei casi c'e stata una CPR precoce effettuata da laici presenti sulla scena, mentre a New York, per una popolazione di poco inferiore, si arriva ad un 36.5%. 15 Progetto V.I.T.A. 118 – Report 28 dicembre 2008 13 Illustrazione 1: Report Progetto Vita Illustrazione 2: Confronto dati VITA118 14 Uno dei fattori piu importanti e il gap di tempo dal ricevuto allarme e l'arrivo sul target dei soccorsi. Per ogni minuto che passa, senza ricevere alcun intervento dopo la comparsa dell'arresto cardiaco, la percentuale di sopravvivenza si riduce del 10%. Un intervento piu o meno immediato può fare la differenza tra la vita e la morte, e le statistiche sulla percentuale di sopravvivenza lo dimostrano. Un intervento rapido su un paziente ancora in FV ha un outcome decisamente superiore rispetto agli altri ritmi: Illustrazione 3: Percentuali sopravvivenza - Progetto VITA L'Italia, per quanto riguarda i tempi di intervento, si attesta su una buona media. La mediana dell’intervallo allarme-target nella popolazione con ritmi defibrillabili e risultata di 7’ (range: 1’-29’) mentre lo stesso tempo per la seconda popolazione e stata di 9’ (range: 1’-53’). Il dato sottolinea, se mai ce ne fosse bisogno, l’importanza di una pronta risposta del sistema di emergenza sanitaria per garantire una buona possibilità di sopravvivenza alla dimissione vista la netta differenza della stessa nei due gruppi 16. Appare evidente quindi, grazie agli studi internazionali e ai, pochi, materiali disponibili in Italia, che per aumentare la sopravvivenza di un paziente colpito da arresto cardiaco sia necessario il rafforzamento della “catena della sopravvivenza” (cioe la serie di interventi la cui esecuzione strettamente coordinata e precoce può consentire la sopravvivenza delle persone colpite da arresto cardiaco improvviso). La forza della catena, e quindi i risultati in termini di sopravvivenza, non dipendono solamente dai singoli anelli ma dal legame fra gli stessi. Per saggiare tale robustezza ed efficacia occorre quella visione d'insieme che in Italia attualmente latita. La continua analisi di campioni sempre piu numerosi e la capacità di sviluppare studi capillari, ci permettere 16 Progetto V.I.T.A. 118 – Report 28 dicembre 2008 15 di ampliare le nostre conoscenze sul contesto in cui agiamo. Con tali conoscenze potremmo direzionare le nostre politiche sanitarie e utilizzare i fondi a nostra disposizione in maniera piu oculata e precisa, al fine di assicurare il benessere collettivo. Per far questo però, occorre dotarsi di strumenti efficaci. Il Progetto V.I.T.A. possiede numerose potenzialità, ma necessità di maggior consapevolezza, coordinazione tra le centrali, una migliore organizzazione e ulteriori investimenti. E' importante applicare strumenti di analisi dalla comprovata efficacia e già ampiamente utilizzati in diversi contesti internazionali per garantire un maggior benessere alla collettività tutta. Il servizio di soccorso sul territorio a Firenze, non si e ancora dotato di un strumento come il registro ACR, anche se nei suoi database esistono numerose quantità di dati su cui lavorare, benché siano di difficile e lenta estrazione. Il registro e diventato operativo il 21 febbraio 2014. Tali argomenti rappresentano l’argomento di discussione della presente tesi. Nel prossimo capitolo, vedremo brevemente come e organizzato il servizio territoriale fiorentino, come si e sviluppato il progetto di un registro ACR e osserveremo alcuni dei primi dati estrapolati. 16 Capitolo II: Il Progetto del Registro ACR a Firenze 2.1 L'organizzazione del soccorso: Mezzi e strumenti Ci concentreremo adesso su come e strutturato il 118 di Firenze, con un'attenzione particolare all'organizzazione territoriale per far fronte agli eventi di ACR. Il 118 e un numero attivo sull’intero territorio nazionale ed e riservato alle emergenze sanitarie. Le Centrali Operative (C.O.) filtrano la richiesta, valutano la gravità dell’emergenza e coordinano i mezzi dislocati sul territorio per fornire un servizio rapido e qualificato. Per quanto riguarda gli automezzi a disposizione del Servizio di Emergenza-Urgenza, questi si dividono in due tipologie: ➢ MSB – Mezzo di Soccorso di Base, e un'ambulanza il cui equipaggio e formato da volontari accreditati dal 118, per assicurare il trasporto ai pazienti con patologie non a rischio di vita e per supportare le funzioni di base con metodi non invasivi (es: BLS) nei casi piu gravi, in attesa di soccorso avanzato. ➢ MSA – Mezzo di Soccorso Avanzato, in questa categoria rientrano tre sigle di mezzi: INDIA, autoambulanza con a bordo un infermiere professionale specializzato in area critica; ALFA, autoambulanza munita di medico; e MIKE, l'auto-medica, nel cui equipaggio sono presenti un medico e un infermiere professionale. ➢ Elisoccorso – Pegaso, elicottero a bordo del quale sono presenti un infermiere, un medico anestesista e il pilota. Rientra nella categoria dei mezzi di Soccorso avanzato. Il personale infermieristico e specificamente preparato per prestare le prime cure ai pazienti, e può fornire un supporto di tipo ALS (Advanced Life Support), che ha lo scopo di trattare adeguatamente l'arresto cardiopolmonare, le situazioni che possono potenzialmente evolvere verso un arresto cardiaco e la stabilizzazione dei pazienti nella fase del post-arresto. Il soccorso medico sul posto invece, e riservato ai pazienti in condizioni critiche: la riduzione dell'intervallo di tempo tra l'infortunio e l'inizio delle 17 terapie, può diminuire la mortalità e limitare l'incidenza di esiti invalidanti. La tipologia del mezzo da inviare e decisa a seconda della gravita dell’emergenza e delle risorse disponibili al momento. Ogni intervento viene descritto da un codice di intervento formato da un COLORE (che indica l’urgenza), un NUMERO (che indica il tipo di patologia) e una LETTERA (che indica il tipo di ambiente in cui si trova l’emergenza). Illustrazione 4: Codici intervento Il codice di intervento viene elaborato e assegnato dal nucleo di valutazione della C.O. Con brevi domande indirizzate a capire l'attuale livello di coscienza e la stabilità delle funzioni vitali, l’operatore, Infermiere Professionale, stabilisce orientativamente il tipo di patologia e la gravità, e fa contattare il mezzo piu adatto a quella determinata situazione dal nucleo di gestione. Quest'ultimo invia il codice e altri dettagli (nome e indirizzo del paziente, riferimenti, altre informazioni sulla patologia) alla squadra di emergenza sanitaria che si tiene in costante contatto con la C.O. la quale conosce in ogni momento la posizione del mezzo. Come vedremo piu avanti, l'importanza di questo processo decisionale sarà messo sotto analisi da questo studio in quanto, attraverso il continuo monitoraggio del servizio, siamo in grado di risalire al tempo intercorso tra la chiamata e l’arrivo sul posto dell’ambulanza, riuscendo anche a stabilire una media. 18 2.1.1. Manovre di BLS Come detto in precedenza, la tempestività d'intervento e fondamentale, in quanto le probabilità di sopravvivenza nel soggetto colpito da ACR diminuiscono del 7-10% ogni minuto dopo l'insorgenza di FV/TV. Dopo dieci minuti dall'esordio dell'ACR, in assenza di RCP, le possibilità di sopravvivenza sono ridotte quasi a zero. Quando sono in corso le manovre di BLS invece, la sopravvivenza decresce del 3-4% al minuto, permettendo tempi di attesa piu lunghi17. In questo modo un cuore in arresto da diversi minuti sarà defibrillabile con maggior speranza di ripristinare un ritmo sinusale. Uno studio del 2003 ha altresì dimostrato che 1,5-3 minuti di BLS prima della defibrillazione elettrica ne aumenti l’efficacia, soprattutto se il paziente non ha ricevuto soccorso per diversi minuti. Su 200 pazienti in fibrillazione ventricolare, si e comparato il trattamento standard (defibrillazione immediata in caso di FV) ad un trattamento che prevedeva 3 minuti di BLS prima di erogare il primo shock. Nei pazienti per i quali i tempi di risposta del mezzo di emergenza e stato sotto i 5 minuti non si era verificata alcuna differenza tra i due gruppi, mentre in pazienti con tempi di risposta superiori a 5 minuti l’esisto e stato migliore in chi ha ricevuto il BLS, con ripresa del circolo spontaneo nel 58% dei casi, e sopravvivenza alla dimissione nel 22% dei casi 18. Le modalità di esecuzione del BLS variano a seconda degli aggiornamenti suggeriti dagli studi condotti dagli istituti di ricerca che si occupano di rianimazione. In Italia, ogni Sistema 118 regionale elabora un protocollo a cui i volontari devono attenersi. L’uso del protocollo e importante per diversi motivi: uniformità della didattica e della valutazione; coordinazione tra soccorritori diversi; maggior sicurezza nell’applicare le manovre; riduzione al minimo di processi decisionali, inefficaci in caso di stress emotivo; tutela legale; valutazione su larga scala dell’efficacia delle manovre. Di seguito sono spiegate brevemente i passaggi delle manovre BLS, rimandando gli approfondimenti a testi specialistici sul tema. Una volta accertata nel paziente la perdita di coscienza (scuotere e chiamare ad alta voce la persona) ed allertati i soccorsi, lo si pone su una superficie rigida, gli si scopre il torace e si valutano le funzioni vitali secondo lo schema A – B – C 17 Part 4: the automated external defibrillator: key link in the chain of survival, Resuscitation vol. 46, 2000, p. 73-91 18 Wik L., Hansen T., Fylling F. etc, Delaying Defibrillation to Give Basic Cardiopolmunary Resuscitation to Patients With Out-of-Hospital Ventricular Fibrillation, JAMA, vol. 289, n°11, 2003, p. 1389-1395 19 Illustrazione 5 • A – Airway, qualsiasi materiale presente in bocca deve essere rimosso. Le vie aeree devono essere mantenute pervie estendendo il capo e sostenendo il mento. In caso di trauma l'estensione del capo e pericolosa perché può aggravare una possibile lesione a livello del rachide cervicale. Occorre allora prevenire il collasso della lingua tramite la sublussazione della mandibola, effettuata sollevando e portando in avanti il corpo mandibolare facendo leva sugli angoli mandibolari. Se disponibile viene posizionata una cannula orofaringea • B – Breathing, verificare la presenza di respiro tramite la procedura GAS (Guardare la cassa toracica, Ascoltare il rumore del flusso d'aria, Sentire sulla cute il flusso). Nel caso in cui per dieci secondi non avvertisse nulla, il soccorritore ventila il paziente secondo la manovra del bocca-a-bocca, maschera-bocca o con il pallone di Ambu. Ogni soccorritore professionista deve essere provvisto di mezzi di barriera con valvola unidirezionale, per non incorrere nel rischio infettivo. • C – Circulation, dopo aver garantito la ventilazione, si accerta il polso carotideo per almeno 10 secondi. Una volta confermata l’assenza di polso e quindi l’arresto cardiocircolatorio, va eseguito il massaggio cardiaco con una sequenza ciclica di 15 compressioni e 2 insufflazioni. Le compressioni si esercitano a livello precordiale in direzione antero-posteriore, con una profondità di 4-5 cm e ad una frequenza di 100 al minuto circa. 20 Il BLS deve essere continuato fino all'arrivo di un defibrillatore, un soccorso organizzato, l’esaurimento delle forze o l'insorgere di segni evidenti dell'avvenuto decesso. Spesso le C.O., con l'obiettivo di aumentare il numero di BLS tentati, propone a chi ha chiamato il soccorso d'emergenza di praticare le manovre di rianimazione e ne guidano l'esecuzione. Negli studi che ho portato come base dimostrativa per questa ricerca, si sostiene che l'aumento della sopravvivenza ad un evento ACR, nelle varie circoscrizioni territoriali, e avvenuta anche grazie ad un aumento dei programmi di addestramento per praticare adeguatamente il BLS-D (Basic Life Support – Defibrillation). Grazie al PAD (Public Acces Defibrillator), siamo in grado di determinare, oltre alla posizione dei DAE dislocati sul territorio, anche il numero di persone istruite e il tipo di enti che ha fornito questo tipo di nozioni. Tali enti sono stati divisi in 4 sigle in base alla loro categoria: AV (Associazioni Volontariato), LC (Laici), EX (Abilitati da altri 118) e VF (vigili del fuoco). Dal 2011 (periodo in cui e iniziata la registrazione attraverso il PAD) al 25 febbraio 2014 sono state addestrate, in tutta la provincia di Firenze, ben 3.060 persone. Capire come e se questo numero possa aumentare dovrebbe essere uno dei principali obiettivi da raggiungere, anche e sopratutto visto l'effetto sinergico che la diffusione di questi saperi avrebbe con l'aumento dei DAE presenti sul territorio. 2.1.2. Uso del DAE: finalità di utilizzo e criteri di dislocazione L’utilizzo del defibrillatore (DAE), come ultimo passaggio del BLS-D nella correzione diretta della causa di ACR, quando e causato da FV o TV senza polso, crea i presupposti per il ripristino di un ritmo cardiaco valido ed il recupero delle funzioni vitali del paziente. La fibrillazione ventricolare e causa di arresto cardiaco nel’80-90% dei casi e, come già descritto, la probabilità di rianimazione decresce del 10% per ogni minuto che passa prima dell’intervento. Come si evince dalla tabella19, piu precocemente si interviene, piu alta e la percentuale di dimessi vivi. Il DAE e una macchina in grado di effettuare automaticamente la diagnosi elettrocardiografica e di decidere se sia necessario o no lo shock elettrico. In questo modo chiunque, previo addestramento, può utilizzare un defibrillatore e intervenire in tempi rapidissimi sulla vittima. 19 Capucci A., Aschieri D., La defibrillazione precoce nel trattamento dell’arresto cardiaco, Recenti progressi in medicina, vol. 94, n.6, 2003, p. 241-246 21 Illustrazione 6 Un DAE può essere collocato in: • in mezzi di emergenza anche non sanitaria; in questo modo aumenta il numero di defibrillatori distribuiti sul territorio che possono rapidamente raggiungere la vittima; • in luoghi ad alta concentrazione di popolazione: aeroporti, uffici postali, centri commerciali etc. • in luoghi con pazienti a rischio: domicilio di cardiopatici, palestre, piscine, spiagge. In un casinò di Las Vegas, i defibrillatori automatici furono posizionati in punti strategici in modo da avere rapido accesso (circa tre minuti) da parte dei responsabili della sicurezza. In tre anni, 148 persone andarono incontro ad arresto cardiaco e, tra queste, in 105 (70,9%) il ritmo rilevato era una fibrillazione ventricolare. I tempi medi di intervento furono di 3.5 +/- 2.9 minuti dal collasso fino al posizionamento del defibrillatore, 4.4 +/- 2.9 minuti dal collasso al primo shock elettrico e 9.8 +/- 4.3 minuti dal collasso all’arrivo dei paramedici. La sopravvivenza totale alla dimissione dall’ospedale fu del 38%, ma del 54% tra coloro con FV come ritmo d’esordio; tra questi la sopravvivenza fu del 74% tra coloro che ricevettero lo shock entro i tre minuti, del 49% per quelli che lo ricevettero oltre. Nessun soggetto il cui ritmo d’esordio fu una asistolia o una PEA sopravvisse fino alla dimissione dall’ospedale . Un'altra esperienza 20 20 Valenzuela TD., Bjerke HS., Clark L., et al., Rapid defibrillation by nontraditional responders: the Casino project, Acad Emergency Med, vol. 5, 1998, p. 414. 22 degna di nota, e il programma di defibrillazione ad accesso pubblico nell’aeroporto di Chicago. I defibrillatori sono stati installati a 60-90 secondi di cammino l’uno dall’altro nei terminal aeroportuali. Nelle sale d’aspetto vengono proiettati filmati che ne illustrano l’utilità e le modalità d’uso, ad uso dei viaggiatori in attesa di imbarcarsi. Tra il giugno 1999 e il maggio 2001 ci furono 21 casi di arresto cardiaco, di cui 18 in FV. Sedici vennero soccorsi da passanti volenterosi, di cui sei non avevano mai effettuato alcun corso di formazione e avevano appreso la tecnica osservando il video proiettato. Undici pazienti, il 70% di coloro che erano stati soccorsi, furono rianimati (7 al primo shock e 4 al secondo) con successo e 10 erano vivi e neurologicamente intatti dopo un anno . In Italia (e Firenze, come vedremo, non fa eccezione) l'uso del DAE e molto 21 limitato. Questo ritardo rispetto ad altri paesi europei e agli USA e dovuto al fatto che la legge che permette al personale non sanitario di essere abilitato all’uso del DAE e molto recente, 3 aprile 2001. Nella provincia di Firenze, i DAE sono stati collocati, come la mappa evidenzia chiaramente seppur in modo approssimativo, in base alla densità di popolazione dei differenti comuni e, in quest'ultimi, secondo i criteri sopra elencati. Illustrazione 7: Mappa dei DAE nella provincia di Firenze 21Sherry LC., Paula JW., PAUL E. PEPE et al, Public use of automated external defibrillators, The New Eng J Med, 2002;347:1242-7 23 L’uso del DAE e regolato da appositi protocolli di BLSD (BLS in presenza di DAE) che prevedono l’applicazione delle piastre adesive subito dopo aver constatato l’ACR e aver eseguito le due ventilazioni di emergenza. Una volta acceso, il defibrillatore guida l’operatore nell’applicazione delle piastre, analizza il ritmo e spiega ripetutamente cosa fare. In caso di erogazione dello shock, l’operatore, prima di premere il pulsante, deve accertarsi che ne lui ne nessun altro tocchino la vittima. In caso di fibrillazione persistente, il DAE programma 3 scariche alternate a un minuto di BLS. All’arrivo dell'equipe di ALS occorre riportare velocemente quanto accaduto e il numero di shock eventualmente erogati; se non ci sono controindicazioni, continua ad utilizzare il DAE senza staccare gli elettrodi. A Piacenza nel giugno 1998, con il “Progetto Vita – Defibrillazione precoce” e stata realizzata una rete di 74 DAE (in un'area di 250.000 abitanti nel Comune e Provincia di Piacenza, un DAE ogni 3.350 abitanti). A Firenze e nella provincia invece, la popolazione residente al Censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011, e composta da 973.145 individui, e sono presenti 91 DAE, cioe uno ogni 11.000 abitanti. 2.2 Struttura del Registro ACR Firenze Il registro ACR istituito nella città di Firenze e da considerare all'avanguardia rispetto al panorama internazionale. Esso si ispira al Cardiac Arrest Registry to Enhance Survival (CARES), un registro presente in America, e si presta ad essere un esempio da seguire per la progettazione di altri registri dello stesso tipo, in Italia come altrove. Questo database si attiene al protocollo Utstein ed e linea con le ultime modifiche ad esso apportato. Oltre a questo, il registro ACR di Firenze comprende alcune aree specifiche, modificando alcuni campi, e aggiungendo altre voci, in relazione alla realtà fiorentina. In questo modo e possibile aumentare la propria capacità di analisi, differenziandosi dall'attuale sistema di raccolta dati che utilizza il progetto VITA. Non solo, sono state aggiunte voci in merito ai possibili futuri progetti innovativi. Tra questi c'e l'utilizzo del LUCAS, un dispositivo meccanico per compressione toracica che in futuro potrebbe essere usato per facilitare il compito ai soccorritori, oltre all'uso dell'ipotermia. I campi relativi a questi elementi, non essendo tali tecniche diffuse nella pratica del soccorso a Firenze, sono sistematicamente lasciati in bianco, ma e auspicabile, anche grazie all'introduzione di una prassi analitica e di strumenti atti allo scopo, che tali risorse siano presto prese in considerazione. Un' altra possibilità da sfruttare, peraltro già in uso 24 in diversi contesti, e l'ECMO (Extra-Corporeal Membrane Oxygenation, in italiano Ossigenazione Extracorporea a Membrana), una tecnica di circolazione extracorporea utilizzata in ambito di rianimazione per trattare pazienti con insufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta grave potenzialmente reversibile ma refrattaria al trattamento farmacologico e medico convenzionale. L'ECMO rappresenta un’alternativa terapeutica per i pazienti che non rispondono alle convenzionali RCP, in cui l’obiettivo e di provvedere temporaneamente al supporto circolatorio degli organi vitali e di scaricare il lavoro cardiaco dato l’insulto miocardico. Sarebbe quindi augurabile la creazione di un “ECMO Team” capace di interagire con il servizio territoriale, per intervenire in modo rapido ed efficace nei casi che lo richiedono. La compilazione del registro avviene online, direttamente dall'operatore che ha gestito il paziente in Arresto. Questo e un ottimo modo per avere una riserva di dati immediata, e si evita cosi di dover ripercorrere tutti i passaggi attraverso le schede di servizio, o determinare tutti i set di orari usando lo storico di Engie22. Inoltre, si riduce il rischio di errore dovuto alla trascrizione di ingenti volumi di dati da parte di terzi e limita la presenza di campi mancanti. Per facilitare questo compito e stato redatto un manuale di istruzioni per l'uso del registro che, oltre a spiegare il significato di ogni singolo campo, chiarisce tutte le possibili opzioni, fugando qualunque dubbio di interpretazione. Dopo aver effettuato il login (la piattaforma si trova sul sito http://auth.asf.toscana.it) si può accedere alla parte inerente all'amministrazione del registro ACR: ➢ Nella prima schermata, l'operatore dovrà inserire i dati riguardanti il numero evento e la data in cui e avvenuto, i mezzi intervenuti, quanti sono e la loro capacità assistenziale (cioe se fornisco un supporto “di base” o “avanzato”). Successivamente andranno compilati i dati anagrafici, il nome, la data di nascita, l'età e il sesso oltre al codice intervento e al comune in cui e avvenuto l'arresto. ➢ La seconda schermata e dedicata interamente all'anamnesi del paziente. Se questa e conosciuta, si chiede di indicare di quale/i patologia/e e affetto il paziente. 22 Engie e il software usato dal 118 di Firenze che aiuta gli operatori a ricever le chiamate e a gestire i mezzi a disposizione. Esiste anche un database di dati post-chiusura (dei servizi d'emergenza) da cui estrapolare dati utili alla ricerca 25 ➢ La terza schermata e quella inerente alle prestazioni effettuate e ad alcune precisazioni sull'evento ACR: dove si e svolto (si chiede anche se e avvenuto un incidente sul lavoro); se e stato testimoniato e se si, da chi; la possibile causa eziologica dell'arresto; chi ha iniziato la RCP; se e stato applicato un DAE prima del soccorso avanzato; il primo ritmo automatico riscontrato (cioe se e stato riscontrato un ritmo defibrillabile o no) e chi ha erogato la prima scarica.Dopodiché si passa alla parte piu strettamente legata alle azioni svolte, in cui viene chiesto se la rianimazione ALS e stata tentata o meno (con una specifica riguardante gli evidenti segni di morte quali ipostasi e rigor mortis), il primo ritmo manuale riscontrato, il tipo di accesso vascolare e la modalità di gestione delle vie aeree, il primo valore di ETCO2 rilevato durante l'RCP, l'elenco dei farmaci usati (i cui principali sono atropina, adrenalina, amiodarone, magnesio e bicarbonato) e due campi in cui si chiede se e avvenuta una MCI e se questa ha presentato dei sintomi prodromici nelle prime 24h. Infine, vi e una sezione per l'esito missione in cui si chiede quando e se e avvenuto il ROSC, se e stato mantenuto, e il ritmo al ripristino della circolazione spontanea; se all'ECG si riscontrano segni di STEMI O NSTEMI e, ovviamente, se il paziente e deceduto, arrivato vivo in ospedale o se e giunto al pronto soccorso con manovre rianimatorie in atto (nel registro si chiede altresì l'ospedale di destinazione). ➢ La quarta schermata e quella degli orari, in cui, oltre al “call response time”(ma anche l'orario di partenza del mezzo dal target destinazione ospedale con annesso orario di arrivo), e richiesto l'ora del collasso e dell'inizio RCP, il momento del primo shock, l'ora del ROSC e quella del decesso. ➢ La quinta schermata e dedicata al follow-up del paziente. Purtroppo non e ancora stata standardizzata una raccolta dati di questo tipo e, a meno di dover analizzare ogni singola cartella, non possiamo conoscere la sorte di un paziente che arriva vivo al pronto soccorso. In questa sezione, si chiede all'operatore l'esito del paziente in Dea, se ha eseguito o no la PTCA (Angioplastica Coronarica Percutanea), se e stato applicato un ECMO e l'esito finale del 26 paziente, cioe se e stato dimesso vivo, se e deceduto oppure e stato trasferito in un'altra struttura. Viene altresì chiesta la diagnosi di dimissione e quella testuale e, a seconda dell'esito del paziente, indicare la data di dimissione, morte e dell'avvenuta donazione degli organi. L'ultima parte riguarda la valutazione neurologica del paziente mediante l'utilizzo di due scale: la CPC e la OCP, entrambe valutano il grado di disabilità neurologica residua. Se portato a pieno regime, un registro così strutturato ha delle potenzialità enormi, ed e capace di garantire un feedback costante dell'attività sanitaria in merito alla gestione di un paziente colpito da ACR, in tutte le sue fasi. Il registro può essere determinante nell'orientare le scelte organizzative del servizio sanitario al fine di garantire una benessere collettivo diffuso anche se, da solo, non basta a promuovere un miglioramento dell'approccio a tale problematica. Anche i viaggi piu lunghi cominciano con un solo passo, e questo piccolo grande inizio e proprio l'istituzione di questo database, che già nelle fasi preliminari riesce a fornire diversi dati interessanti che meritano di essere discussi. 2.3 Analisi dei dati preliminari Un'analisi intermedia, effettuata su un campione di 160 persone, svolta durante il periodo di sperimentazione del registro, cioe prima della sua istituzione ufficiale, ha mostrato alcune tendenze che verranno poi confermate da una successiva analisi. Per l’elaborazione dei dati relativi agli arresti cardiaci nel territorio in esame, prenderemo in considerazione solo i dati riguardanti le rianimazioni tentate 2.3.1. Epidemiologia Per quanto riguarda l'epidemiologia, abbiamo fondamentalmente preso in considerazione l'età e il sesso dei paziente colpiti da ACR. I dati raccolti confermano le certezze epidemiologiche riguardo la prevalenza delle malattie cardiologiche nei soggetti maschi, piuttosto che nelle femmine. Su 160 persone colpite da ACR, il 53% erano uomini, mentre le donne rappresentano il restante 44%. 27 47% 53% F M Illustrazione 8: Differenze di genere nei soggetti colpiti L'età e un altro fattore da prendere in considerazione nell'analisi epidemiologica. Dalla raccolta dati e emerso un gran numero di casi di OCHA in soggetti di età superiore ai 60 anni. La causa probabile di ACR maggiormente riscontrata e quella cardiaca. Si dice causa probabile in quanto l'identificazione della causa dell’OHCA risulta problematica, poiché la diagnosi eziologica di certezza non viene quasi mai stabilita e molti studi identificano la causa dell’ACR come cardiaca ogni volta che non sia identificabile una evidente eziologia alternativa23. Soltanto in Giappone e stata effettuata una interessante analisi circa l’eziologia dell’arresto cardiaco extraospedaliero sottoponendo i pazienti in ACR, in corso di rianimazione cardiopolmonare, prima della constatazione di decesso, a TC Total body. 2.3.2. Generalità La capacità di riconoscimento da parte del nucleo di valutazione della C.O. Di un evento OCHA, e di assegnarli il relativo codice di urgenza e molto elevata, come dimostrano i grafici che fanno riferimento al codice di criticità (da segnalare un caso di codice verde assegnato a quello che poi si e rivelato essere un arresto cardiaco) 23 Jacobs I., Nadkarni V., Bahr J., Berg RA., Billi JE., Cassan P., e altri, Cardiac arrest and cardiopulmonary resuscitation outcome reports: update and simplification of the Utstein templates for resuscitation registries. A statement for healthcare professionals from a task force of the international liaison committee on resuscitation (American Heart Association, European Resuscitation Council, Australian Resuscitation Council, New Zealand Resuscitation Council, Heart and Stroke Foundation of Canada, InterAmerican Heart Foundation, Resuscitation Council of Southern Africa), Resuscitation, vol. 63, 2004, p. 233-249 28 4% 1% G R V 95% Grafico 9: Prevalenza Codice gravità E' altresì netta la prevalenza del codice numerico 02 (che indica la patologia ad eziologia cardiaca), sovrapponibile al riconoscimento sul territorio. In seconda battuta viene e posta l'eziologia respiratoria con il codice 03, seguita dal codice 04 per le patologie neurologiche e, infine, le cause traumatiche. 1% 5% 1% 1%2%1% 13% 14% 01 02 03 04 05 06 07 08 20 62% Grafici 10: Prevalenza di Codici Patologia l conteggio dei luoghi in cui avviene l'OHCA vede prevalere nettamente il domicilio, seguito dagli eventi avvenuti in strada e negli impianti pubblici. Il motivo di tale prevalenza potrebbe essere attribuibile all'età e dalla presenza di co-morbilità dei soggetti colpiti, che causano forti limitazioni all'indipendenza della persona. 29 (9) 6% (1) 1% (19) 12% (6) 4% K P S Y Z (125) 78% Grafico 11: Conteggio di codice luogo Una persona colpita da ACR, il cui esordio e stato testimoniato da un astante o dall'equipe di pronto soccorso, ha una maggiore probabilità di sopravvivere, in quanto si innesca precocemente tutta la serie di azioni che puntano al ripristino della funzionalità cardio respiratoria. La percentuale di eventi testimoniati, nell'analisi preliminare, arriva al 38%. Il problema maggiore in questo tipo di analisi, e rappresentato dall'alta percentuale di mancata segnalazione da parte dell'operatore sanitario della testimonianza o meno dell'arresto cardiaco. Ciò può comportare alcune difficoltà nel definire le percentuali di sopravvivenza nei due gruppi di ACR “Testimoniati” e “Non Testimoniati”. (52) 33% (61) 38% Non Noto Non Testimoniato Testimoniato (47) 29% Grafico 12: Eventi testimoniati 30 I testimoni maggiormente coinvolti sono i “Laici”, cioe le persone che non fanno parte di una qualsiasi organizzazione sanitaria. Su 160 casi, i testimoni “Laici” sono stati 46 e rappresentano il 29% del campione. Questo dato dovrebbe far riflettere sulla necessità di aumentare la capacità di addestrare un maggior numero di persone alle tecniche di BLS. Ciò potrebbe aumentare sensibilmente la possibilità che una persona in arresto cardiaco riceva le prime cure del caso. La grossa percentuale riguardante il non-noto, e riconducibile alla mancata segnalazione da parte del personale sanitario della categoria del testimone coinvolto. Questa e un problematica importante, e verrà discussa in seguito,che e stata risolta dopo l'istituzione del registro online. (2) 1% (12) 8% (46) 29% Laici nd Personale ALS 118 Personale Sanitario non 118 (100) 63% Illustrazione 13: Categorie testimoni Gli astanti presenti sulla scena che testimoniano un evento ACR possono essere determinanti: in questo grafico vediamo chi ha iniziato nel maggior numero di casi l'RCP nelle situazioni in cui venga successivamente praticata una manovra di rianimazione avanzata. Solo in un 11% (8 episodi su 160) dei casi l'RCP e stata iniziata dal personale laico presente sulla scena e ancor meno il personale laico con istruzioni pre-arrivo (solo in 4 casi, cioe il 6% del totale). Quindi, benché siano tanti i casi in cui gli arresti cardiaci siano testimoniati da laici, sono molto pochi i testimoni che eseguono le manovre di RCP. In un 54% dei casi invece, l'RCP non e stata iniziata da nessuno. 31 (6) 9% (2) 3% (11) 16% (1) 1% (4) 6% (38) 54% Equipe BLS 118 Equipe BLSD 118 Nessuno Personale laico con istruzioni pre-arrivo Personale laico presente sulla scena Personale sanitario ALS attivato dal 118 Personale sanitario non attivato dal 118 (8) 11% Grafico 14: Percentuale dichi inizia per primo le manovre di RCP nelle rianimazioni tentate 2.3.3.Rianimazione ALS Team L'analisi parziale dei dati prosegue con l'estrapolazione dei dati relativa all'intervento del Team ALS, una delle sezioni sicuramente piu interessante. Questi dati fanno riferimento a tutti gli eventi OHCA, senza distinzioni tra, per esempio, rianimazione tentata o non tentata. Questi due elementi corrispondono alle rispettivamente al 44% e al 38%, mentre e del 19% la percentuale che riguarda le rianimazione Non tentate per evidenti segni di morte (ipostasi, rigor mortis ecc..). L'ALS e sempre intervenuto quando chiamato. (60) 38% (70) 44% Non Tentata per altro motivo Non Tentata per evidenti segni di morte (rigor mortis, Ipostasi, ecc.) Tentata (30) 19% Illustrazione 15: Percentuale di Rianimazioni Tentate/Non tentate 32 Il ritmo manuale maggiormente riscontrato durante l'intervento dell'ALS team e l'Asistolia, immediatamente seguita dalla FV e dalla PEA. Nell'analisi finale, presente nel 3° capitolo, approfondiremo questo aspetto. (7) 10% Asistolia Fibrillazione ventricolare PEA (15) 21% (48) 69% Illustrazione 16: Ritmi maggiormente riscontrati - Rianimazioni tentate Nella fase preliminare di raccolta dati, sulle 70 rianimazioni tentate solo 4 persone sono sopravvissute. Questo dato si sovrappone perfettamente ad un altro dato: quello della percentuale di ottenimento del ROSC durante un arresto. In esso e compresa anche la percentuale relativa al ROSC non mantenuto, che va ad ingrossare le fila dei casi di decesso avvenuti sul territorio. (1) 1% (4) 6% Deceduto sul territorio Survived Event- Giunto in Pronto Soccorso in ROSC Trasportato in Pronto Soccorso in ACR con manovre (65) 93% Grafico 17: Esito missione nelle rianimazioni tentate 33 (6) 9% (4) 6% NO SI, mantenuto (> 20 minuti) SI, non mantenuto (nuovo ACR entro 20 min) (60) 86% Grafico 18: Percentuale di ROSC ottenuti nelle rianimazioni tentate Grazie alla strutturazione del registro, siamo anche in grado di capire quale particolare intervento determinato il ROSC. In un 44% di rianimazione tentate, il ROSC e stato ottenuto dopo le manovre ALS in un 10% di casi (7 episodi) e solamente due persone hanno ripreso il ROSC dopo defibrillazione con DAE. (7) 10% (2) 3% (2) 3% Dopo defibrillazione con DAE Dopo manovre ALS Mai nd (59) 84% Illustrazione 19: Percentuali della casistica di quando avviene il Rosc 34 2.3.5. Difficoltà riscontrate Le difficoltà incontrate durante l'estrapolazione dei dati sui cui poi costruire l'analisi oggetto della tesi, sono diverse e molteplici. Potremmo dividerle in strutturali e particolari. Le prime sono da attribuire al modo in cui si raccolgono i dati inerenti ai servizi svolti. Per riuscire a inserire un numero consistente di elementi da analizzare, e stato necessario raccogliere numerose schede del servizio scritte a mano in formato .PDF, oltre a controllare per ogni singolo servizio, gli orari di chiamata, di arrivo dei mezzi, ed eventualmente, della partenza dal luogo per l'ospedale. La raccolta manuale dei dati e stata lunga e difficoltosa anche per causa delle complicanze particolari; quest'ultime sono dovute alla difficoltà nell'interpretare la scrittura degli operatori che svolgono il servizio, per i frequenti casi di importanti voci lasciate in bianco (che vanno ad ingrossare le percentuali del non noto) o addirittura nell'impossibilità di ritrovare la scheda in quanto non immediatamente disponibile. Inoltre, non esistendo ancora un integrazione completa tra il servizio territoriale e l'ospedale nello scambio e nella registrazione di dati del genere, non conosciamo il destino di quanti vengono ammessi nelle strutture sanitarie, cioe se sopravvivono o meno, e neanche gli outcome neurologici dei sopravvissuti. Nonostante tutto, tali impedimenti non inficiano assolutamente le considerazione fatte sin ora, tanto meno quelle successive. Il nuovo sistema di registrazione dati adottato dal 118 di Firenze, elimina totalmente queste criticità, facilitando l'estrapolazione dei dati. 35 CAPITOLO III: ANALISI FINALE 3.1 Analisi Demografica-Epidemiologica: Caratteristiche della popolazione e diffusione del fenomeno Quella che segue e l'analisi finale degli elementi salienti identificati attraverso lo stile Utstein. Il campione analizzato oltre a confermare alcune tendenze già individuate precedentemente, permette uno studio piu approfondito del precedente. Il campione misurato e di 425 persone in un periodo di tempo compreso tra il 1/11/13 e il 17/03/2014. 45% 55% F M Grafico 20: Percentuale di prevalenza dei sessi La prima caratteristica messa sotto esame e l'epidemiologia: le persone piu frequentemente colpite da arresto cardiaco sono quelle di sesso maschile, confermando quindi l'analisi preliminare fatta precedentemente a p.27; negli uomini infatti, il rischio e maggiore rispetto alle donne in pre-menopausa. Tuttavia bisogna segnalare che, dopo la menopausa, il rischio cardiovascolare tende ad aumentare rapidamente: L'azione protettiva nelle donne e determinata, almeno in parte, dall'ormone estrogeno, che favorisce livelli piu elevati di colesterolo HDL rispetto agli uomini. Anche l'età e un elemento preso in considerazione per chiarire il quadro epidemiologico: L'età media dei soggetti colpiti da ACR e di 65 anni; il rischio di patologie cardiovascolari aumenta con l'età e, nei soggetti piu anziani, diviene il fattore di rischio predominante. Altri fattori di rischio riscontrati nella popolazione studiata sono i tipici fattori modificabili, cioe quelli suscettibili di correzione mediante modifiche dell'alimentazione, del comportamento, dello stile di vita, o mediante interventi farmacologici. 36 120 100 80 60 40 20 0 Grafico 21: Età dei soggetti colpiti da ACR 17% 27% 10% 2% 3% 8% 20% 9% 4% Cardiopatia nota Diabete Ipertensione Insuff. Respiratoria Stroke Cancro Dislipidemia Fumatore Insuff.Renale Altro Grafico 22: Co-morbilità presenti nei soggetti colpiti da ACR Dal grafico possiamo osservare la prevalenza dell'ipertensione (20%), seguita dalla presenza di una cardiopatia (17%) e il diabete (10%). Nel 27% dei casi era presente un' altra patologia sottostante, come l'Alzheimer, il Morbo di Parkinson, le demenze senili ecc. La conoscenza dell'anamnesi e della presenza di patologie concomitanti e fondamentale per effettuare un accertamento efficace delle condizioni del paziente. 37 L'anamnesi viene ottenuta nel 71% dei casi e non e conosciuta nel 29% dei casi. (124) 29% NO SI (301) 71% Grafico 23: Percentuale di conoscenza dell'anamnesi E' stata anche calcolata la percentuale di eventi OHCA per comune, individuando le aree maggiormente colpite. Firenze e risultata ospitare il maggior numero di eventi OHCA, arrivando ad una percentuale del 51% sul totale. Gli altri comuni maggiormente interessati sono Scandicci (6%) e Sesto Fiorentino (5%). L'area dati “Altri comuni”, rappresentante il 9% del totale, comprende i comuni di Marradi, Vicchio, Vaglia, Scarperia, Rufina, Reggello, San Piero a Sieve, Pelago, Incisa, Gambassi Terme, Firenzuola, Dicomano e Borgo San Lorenzo. 3% 2% 2% 3% 9% 5% 6% 2% 3% 1% 3% 2% 2% 3% 2% 51% Bagno a Ripoli Barberino di Mugello Altri Comuni Calenzano Campi bisenzio Fiesole Firenze Impruneta Lastra a Signa Greve in Chianti Pontassieve San Casciano Scandicci Sesto Fiorentino Signa Tavarnelle Grafico 24: Percentuale di incidenza dell'evento OHCA per comune 38 Questi sono dati interessanti, sopratutto se si considera la qualità della popolazione dei vari comuni. Attraverso i dati dell'Ufficio di Statistica Associato dell'area fiorentina, otteniamo una panoramica delle classi d'età dei residenti a Firenze suddivisi per quartiere. La zona con il maggior numero di persone in età >65 e il quartiere 5 (la zona di Rifredi) e il quartiere 2 (Campo di Marte) Classe Q1 Età 0-14 7.648 15-64 45.037 65 ed 14.617 oltre Totale 67.302 Q2 Q3 Q4 Q5 Totale 10.839 54.722 5.154 24.579 8.790 41.475 13.231 67.591 45.662 233.404 24.829 11.690 18.377 27.669 97.182 90.390 41.423 68.642 108.491 376.248 Tabella 1: Popolazione residente a Firenze suddivisa per quartiere e classe di età Gli indici statistici, ripresi dalla medesima fonte, quali l'indice di vecchiaia e di dipendenza, forniscono ulteriori elementi per descrivere le caratteristiche demografiche del comune di Firenze. L'indice di vecchiaia e un indicatore statistico dinamico, usato nella statistica demografica per descrivere il peso della popolazione anziana in una determinata popolazione. Esso si definisce come il rapporto di composizione tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione piu giovane (0-14 anni); valori superiori a 100 indicano una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai giovanissimi. Q1 191,12 Q2 229,07 Q3 226,81 Q4 209,07 Q5 209,12 Firenze 212,83 Tabella 2: Indice di vecchiaia per quartiere L’indice di dipendenza calcola quanti individui ci sono in età non attiva ogni 100 in età attiva, fornendo indirettamente una misura della sostenibilità della struttura di una popolazione. Tale rapporto esprime il carico sociale ed economico teorico della popolazione in età attiva: valori superiori al 50 per cento indicano una situazione di squilibrio generazionale. 39 Q1 49,44 Q2 65,18 Q3 68,53 Q4 65,50 Q5 60,51 Firenze 61,20 Tabella 3: Indice di dipendenza per quartiere Ulteriore dato significativo riguarda l’indice di ricambio, che fornisce un’indicazione della sostituzione generazionale nella popolazione in età attiva. Un valore dell’indice pari a 100 costituisce la soglia di equilibrio, significa cioe che tutti quelli che potenzialmente sono in uscita dal mercato del lavoro sono sostituiti da quelli che vi stanno entrando. Valori inferiori a 100 indicano che le persone potenzialmente in uscita sono meno di quelle in entrata, mentre valori superiori a 100 rilevano che le uscite sono maggiori delle entrate. Q1 Q2 Q3 Q4 Q5 Firenze 183,06 150,43 132,20 148,87 146,90 152,02 Tabella 4: Indice di ricambio per quartiere Tutti i fattori presi in esame indicano un progressivo invecchiamento della popolazione residente a Firenze, in linea con il generale invecchiamento della popolazione italiana, rendendola quindi piu esposta a contrarre malattie di tipo cronico e acuto, oltre a rappresentare un consistente carico economico-sociale. Tali indici statistici possono giustificare un calcolo empirico del Trend del fenomeno OHCA, considerando i casi esaminati come base di partenza. Da qui a un anno si verificherebbero 1062 casi di ACR in tutta la provincia di Firenze, l'equivalente dello 0,11% di tutta la popolazione residente. 1200 1000 1062 850 800 600 425 400 Casi 200 0 < 5 mesi 10 mesi Grafico 25: Proiezione a un anno dei casi OHCA 40 1 anno Come dimostrato in precedenza, il probabile fattore eziologico scatenante l'arresto piu frequentemente riscontrato e quello cardiaco (82%), mentre il Trauma e la causa respiratoria formano rispettivamente il 5% e il 3% delle cause totali. Altro Cardiaca Elettrocuzione Overdose Respiratoria Trauma Grafico 26: Eziologia dell'arresto cardiaco 3.2 Statistiche d'intervento: Valutazione del servizio d'emergenza 3.2.1. Codici intervento Di seguito sono i riportati i grafici facenti riferimento al codice LUOGO, PATOLOGIA e GRAVITA'. Un OHCA avviene prevalentemente nell'ambiente domestico (83%), segue la strada (7%) e gli impianti pubblici (5%). Anche questo dato potrebbe essere attribuito all'età della popolazione colpita (19) 5% (1) 0% (340) 83% Grafico 27: Codice luogo 41 (30) 7% (1) 0% (19) 5% K P Q S Y Z Anche in questo caso e netta la prevalenza del codice 01 (66%) seguito dal codice 03 (12%) e dal codice 04 (11%) (25) 6% (10) 2% (2) 0% (3) 1% (5) 1% (2) 0% (45) 11% (49) 12% 01 02 03 04 05 06 07 08 20 (270) 66% Grafico 28: Codice Patologia La gravità dell'evento in corso e praticamente riconosciuta sempre dagli operatori della Centrale Operativa, che attribuiscono il codice Rosso nel 93% dei casi, e il codice Giallo nel 6% dei casi. (24) 6% (1) 0% (2) 0% B G R V (384) 93% Grafico 29: Codice gravità 42 3.2.2. Caratteristiche degli Eventi OHCA: Testimoniato VS Non Testimoniato Un paziente in ACR testimoniato, ha un piu alta possibilità di ricevere un intervento rapido ed efficace piuttosto che il non testimoniato. Purtroppo non sempre e possibile questa evenienza, che si verifica nel 32% dei casi. Molto spesso (33%) un ACR non viene testimoniato ma piu di frequente avviene la non registrazione di questo dato, fondamentale per calcolare la differente possibilità di sopravvivere dei due gruppi. 32% 35% Non Noto Non Testimoniato Testimoniato 33% Grafico 30: Percentuale degli eventi testimoniati La considerazione per cui una persona il cui arresto cardiaco venga testimoniato abbia piu possibilità di sopravvivere, e sostenuta dall'analisi statistica. In questo grafico, notiamo che la sopravvivenza degli eventi Testimoniati arriva al 9% per poi crollare nel caso in cui sia assente un testimone (1%). (1) 1% (13) 9% Testimoniato 123 Non Testimoniato (1) 1% 138 (1) 1% (8) 5% Non Noto 140 0 50 100 Esito Missione Deceduto sul territorio Survived EventGiunto in Pronto Soccorso in ROSC Trasportato in Pronto Soccorso in ACR con manovre 150 Grafico 31 Percentuale di sopravvissuti diviso per testimonianza 43 Anche la tipologia di testimoni può fare la differenza. Un personale addestrato e certamente piu preparato a riconoscere i sintomi prodromici e a prestare i primi soccorsi in caso di ACR. Su gli ACR testimoniati, in un 77% il testimone era un laico, mentre il 27% faceva parte del personale ALS del 118 e un 5% era personale sanitario non attivato dal 118. Solo due casi sono stati testimoniati dai soccorritori 118 (2) 2% (7) 5% (24) 18% Laici Personale ALS 118 Personale Sanitario non 118 Soccorritori 118 (97) 75% Grafico 32: Categorie testimoni 3.2.3 Caratteristiche d'intervento La statistica inerente agli interventi dell'equipe ALS 118 e l'argomento di questo capitolo. La prima cosa che dobbiamo analizzare, e la percentuale delle rianimazioni tentate da parte dell'ALS Team. Da quel campione infatti, si svilupperanno le analisi successive. Dal grafico possiamo notare una netta divisione tra le rianimazioni tentate e quelle non tentate. Su un totale di 425 arresti, e stata tentata la rianimazione in 167 casi (il 39%), mentre in 163 pazienti (38%) la rianimazione non e stata tentata. In 95 casi invece, che rappresenta il 22% del totale, la rianimazione non e stata tentata per evidenti segni di morte, come il rigor mortis (rigidità della muscolatura del cadavere che insorge a tre ore dal decesso) o la presenza di ipostasi (la decolorazione del corpo dopo la morte causata della stasi del sangue non piu pompato dal cuore, che per gravità filtra lentamente verso il basso attraverso i tessuti). 44 (163) 38% (167) 39% Non Tentata per altro motivo Non Tentata per evidenti segni di morte (rigor mortis, Ipostasi, ecc.) Tentata (95) 22% Illustrazione 33: Quanto interviene il Team ALS Il secondo macro-elemento, su cui poi far nascere una girandola di possibili ricerche parallele, e la percentuale dei ROSC ottenuti dopo un rianimazione tentata. Su un 39% di rianimazioni tentate, il ROSC e stato ottenuto nel 19% dei casi. Questa percentuale equivale alla somma dei ROSC mantenuti, il 13% del totale, e di quelli non mantenuti (che rappresentano il 6%). La percentuale di insuccesso delle rianimazioni tentate invece, arriva all'81%. (10) 6% (22) 13% NO SI, mantenuto (> 20 minuti) SI, non mantenuto (nuovo ACR entro 20 min) (135) 81% Grafico 34: Percentuale di ROSC ottenuto dopo una rianimazione tentata 45 A questo punto siamo in grado non solo di capire come vengono gestiti alcuni aspetti dell'ACR, ma anche “spezzettare” il dato ottenuto per fare analisi incrociate su piu piani. Una di queste prende in considerazione il primo ritmo cardiaco registrato dal Team ALS: Come detto in precedenza, un intervento precoce su un paziente in FV ha una maggiore probabilità di salvarsi, con lieve o assente danno neurologico da ipossia rispetto a un paziente che sviluppa un'asistolia. Nel caso della popolazione in cui la rianimazione e stata tentata, l'asistolia e la situazione che piu spesso gli operatori sanitari si trovano a fronteggiare (71% dei casi), mentre la FV (18%) e la PEA (10%) sono le altre forme di alterazioni del ritmo che maggiormente si riscontrano. (2) 1% (15) 10% (27) 18% Asistolia Fibrillazione ventricolare PEA Tachicardia ventricolare senza polso (110) 71% Grafico 35: Ritmi riscontrati durante le manovre di rianimazione Incrociando i dati sulle rianimazioni tentate e sui ritmi riscontrati, possiamo conoscere quali e quanti ritmi sono stati convertiti e riportati a una circolazione spontanea e prolungata e quanti invece sono andati incontro ad un nuovo ACR in meno i 20 minuti. SI, non mantenuto) PEA Fibrillazione ventricolare SI, mantenuto (> 20 minuti) 0 5 10 15 20 25 Grafico 36: Ottenimento del ROSC diviso per ritmo cardiaco 46 Tra i ROSC mantenuti, il 45% dei pazienti partiva da un'asistolia (10 casi), il 41% da una FV (9 casi) e il 14% da una PEA (3 casi). Similmente, anche tra i ROSC non mantenuti l'asistolia e il ritmo di maggior riscontro (50%) seguita dalla Fibrillazione Ventricolare (30%) e dalla PEA (20%). Piu semplice da ottenere e invece il grafico che si riferisce al ritmo registrato al momento del ROSC: un buon 71% dei pazienti ritorna ad un ritmo sinusale, mentre nel 18% e nel 12% dei casi, il ritmo al ROSC e rispettivamente la FV e la Bradicardia AV avanzata. 12% Blocco AV avanzato Fibrillazione atriale Ritmo sinusale 18% 71% Grafico 37: Ritmo al Rosc Il piu delle volte, il ROSC e stato ottenuto in seguito alle manovre ALS (14%) e solo in due casi dopo manovre di BLS (2%) e con l'utilizzo del DAE (2%). 2% 2% 14% Dopo BLS Dopo defibrillazione con DAE Dopo manovre ALS Mai 81% Grafico 38: Quando è avvenuto il ROSC? 47 Generalmente, ad iniziare per primi le manovre di RCP e il personale sanitario ALS (54%) seguiti dal Team BLSD (18%), mentre i Laici, considerando anche le persone che hanno ricevuto le istruzioni pre-arrivo, iniziano l'RCP nel 14% dei casi. Quest'ultimo e un dato curioso se si considera che i “Laici”, sono il 75% dei testimoni di evento ACR. Probabilmente questo dato e collegato ad una lacuna di conoscenze tra la popolazione in merito alle manovre da effettuare in caso di arresto cardiaco. Una considerazione simile verrà fatta successivamente in merito all'utilizzo del DAE. (14) 8% (6) 4% (30) 18% (3) 2% (5) 3% Equipe BLS 118 Equipe BLSD 118 Nessuno Personale laico con istruzioni pre-arrivo Personale laico presente sulla scena (90) 54% Personale sanitario ALS attivato dal 118 (19) 11% Grafico 39: Chi maggiormente effettua per primo la RCP Nella stragrande maggioranza dei casi (89%), il primo mezzo intervenuto durante un'arresto cardiaco e un mezzo di soccorso avanzato. E' stato preso in esame l'intervallo di tempo che intercorre tra la ricezione della chiamata e l'arrivo del mezzo di soccorso avanzato. Questo parametro e detto “call response time” ed e uno degli elementi sui cui si basa la valutazione di un servizio d'emergenza. La media del tempo d'arrivo del mezzo avanzato sul luogo, dopo la telefonata, e di 10 minuti, 35 secondi e 13 decimi, che e lo standard per i servizi di soccorso. 48 3.2.4 La gestione delle vie aeree, gli accessi venosi e l'utilizzo del DAE L’ACLS (Advanced Cardiac Life Support) include le manovre di pertinenza medica atte a fornire il massimo supporto cardiorespiratorio possibile al paziente in arresto cardiaco. E’ indicato come quarto anello della catena della sopravvivenza in quanto i primi tre possono essere esercitati da personale laico addestrato e attrezzato di defibrillatore semiautomatico in attesa dell’arrivo del soccorso avanzato. Tuttavia l’ACLS comprende le manovre rianimatorie di base e la defibrillazione, essenziali nel trattamento dell’arresto cardiaco. Al suo arrivo la squadra di emergenza, constatato lo stato di incoscienza del paziente, eseguirà una valutazione primaria secondo lo schema mnemonico A–B–C–D. Per quanto riguarda i punti A, B e C vale quanto espresso ai paragrafi precedenti, con l’aiuto della strumentazione presente nel kit di soccorso (aspiratore per sangue e secrezioni, cannula orofaringea, maschera facciale e pallone di ambu per la ventilazione). Il paziente viene collegato al monitor-defibrillatore tramite le piastre o gli elettrodi di monitoraggio. Viene valutato il ritmo e, in caso di FV o TV, erogati gli shock (vedremo, piu avanti, chi eroga piu spesso per primo la scarica iniziale). Dopodiché avviene una valutazione secondaria, effettuata dal personale ALS, che segue lo stesso schema A-BC-D ma in questo caso, ciascuna lettera richiama ad interventi e controlli di livello superiore. Illustrazione 40 Attraverso le schede di servizio, siamo in grado di determinare quali sono i presidi maggiormente usati durante questa fase per stabilire un controllo avanzato delle vie aeree e reperire un accesso venoso. Per quanto riguarda la fase A, il presidio maggiormente utilizzato e il tubo orotracheale (59% di utilizzo), al secondo posto vi e il presidio sovraglottico (20% di utilizzo) e la ventilazione a maschera (12%). in 15 casi, 49 rappresentanti il 9% del totale, non e stata effettuato alcun controllo avanzato delle vie aeree. (20) 12% (34) 20% (98) 59% Intubazione orotracheale Nessuna Presidio sovraglottico Ventilazione a maschera (15) 9% Grafico 41: Gestione delle vie aeree nelle rianimazioni tentate Negli accessi venosi invece, c'e una assoluta preferenza per il CVP, mentre l'intraossea e stata inserita solamente in un caso su 167 rianimazioni tentate. L'utilizzo del DAE, cosi come l'educazione dei “laici, e uno degli aspetti piu critici riscontrati in questo studio. Nonostante i laici rappresentino il 75% sul totale dei testimoni di ACR (si veda il grafico n.29), il loro apporto all'inizio della rianimazione e ancora marginale, dato che solo l'11% di questi ha iniziato le manovre rianimatorie e solo il 3% riceve le istruzioni pre-arrivo (si veda il grafico n.33). Analizzando invece la frequenza di utilizzo del DAE notiamo che nessun laico ha mai utilizzato un DAE prima dell'arrivo del soccorso avanzato, neppure in un'ambiente esterno. Persino negli impianti pubblici e sportivi, nella popolazione studiata, non si riscontrano casi di utilizzo del DAE da parte di laici. 1% 14% NO Si da equipe BLSD 118 Si da personale sanitario non attivato dal 118 85% Grafico 42: Utilizzo del DAE prima del soccorso avanzato 50 Struttura sanitaria Strada Si da personale sanitario non attivato dal 118 Si da equipe BLSD 118 NO Imp. Sportivo Imp. Pubblico Casa Ambiente Esterno Altro 0 50 100150200250300350400 Grafico 43: Utilizzo del DAE prima dell'arrivo del soccorso avanzato diviso per luogo di insorgenza Il dato del non utilizzo da parte dei laici del DAE, e ulteriormente confermato dal grafico riguardante le percentuali di chi eroga la prima scarica sul paziente in arresto. Il Team ALS e il piu coinvolto in questo genere di prestazioni (garantiscono infatti il 16% di scariche erogate) mentre il BLSD Team ha erogato la prima scarica nel 9% dei casi. 16% 1% ALS Team 118 BLSD Team 118 Non erogata Personale sanitario NON attivato dal 118 9% 74% Grafico 44: Erogazione prima scarica nelle rianimazioni tentate Perché dunque, vi e una bassa percentuale di rianimazioni iniziate da laici e in nessun caso questi abbiano utilizzato un DAE? I motivi possono essere attribuiti ad una scarsità di DAE presenti sul territorio o di carente segnalazione; una scarsa conoscenza della popolazione sulle manovre di RCP e dell'utilizzo dei defibrillatori esterni, oppure a causa del non sapere che esiste la possibilità di utilizzare tali strumenti o non conoscerne il luogo o il modo in cui accedervi. 51 3.2.5 Percentuali di sopravvivenza a confronto: INDIA VS Mezzi medicalizzati Dopo aver analizzato le percentuali di sopravvivenza nelle rianimazioni tentate, ci siamo chiesti se nel caso in cui intervenisse per primo un mezzo infermieristico, rispetto al mezzo con a bordo un medico, queste percentuale cambiasse in maniera significativa. L'obiettivo era stabilire se l'intervento infermieristico, nella prima gestione dell'arresto, fosse quantomeno di pari livello a quello medico. Su 27 ACR in cui l'INDIA e arrivata per prima, si e ottenuto un “Survived Event” nel 13% dei casi. Il mezzo medicalizzato invece, ha affrontato per primo un arresto cardiaco molto piu spesso, ben 122 volte, e nel 12% dei casi si e verificato un “Survived Event”. 160 140 (16) 12% 120 100 80 122 60 40 20 Sopravvissuti Interventi (4) 13% 27 0 1 2 3 Grafico 45: Percentuale di sopravvivenza a un ACR differenziata per il primo mezzo intervenuto nelle rianimazioni tentate (la prima colonna fa riferimento al mezzo infermieristico Questo dato non significa che il mezzo infermieristico sia “migliore” nel gestire una situazione di arresto cardiaco extraospedaliero. Non e neanche un dato statisticamente rilevante, in quanto i casi esaminati sono troppo pochi. E' però una tendenza, che andrebbe analizzata in un periodo di tempo piu lungo, di come il Professionista Infermiere e piu che capace di gestire i primi momenti di un arresto cardiaco e, in sinergia con il medico, ripristinare la circolazione spontanea 52 CONCLUSIONI La quantità di dati raccolti epidemiologici e statistici riguardanti gli interventi sul territorio da parte degli operatori sanitari e notevole e fonte di considerazioni e numerose analisi di rilevante interesse sanitario nel campo degli arresti cardiaci extraospedalieri. Se a questo si aggiunge l'utilizzo di altri strumenti statistici, al fine di inquadrare meglio il contesto di riferimento, si ottiene un potente strumento per lo sviluppo di numerose ricerche in campo medico e infermieristico. L'analisi prodotta e illustrata in questa tesi, oltre a confermare, dal punto di vista epidemiologico, le note peculiari dei soggetti a rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare, identifica le specifiche caratteristiche della popolazione della città di Firenze e le inserisce nel contesto della problematica dell'arresto cardiaco extraospedaliero. L'istantanea che riceviamo e quella di una popolazione anziana, dallo scarso ricambio generazionale, quindi tendenzialmente piu fragile e piu soggetta a manifestare fenomeni patologici, che possono avere delle importanti ripercussioni sociali ed economiche. Questa tesi illustra anche le specificità del servizio 118 di Firenze, che rientra negli standard sia per la percentuale di sopravvivenza all'ACR durante una rianimazione tentata, che per i tempi d'arrivo al target. Inoltre, si evidenzia la capacità del personale infermieristico di far fronte anche ad un'evenienza drammatica come quella di un arresto cardiaco, riportando dei buoni outcome di sopravvivenza. Sicuramente, e questa ricerca lo evidenzia anche attraverso la bibliografia, sono molti i campi su cui e possibile migliorare. Uno su tutti, e l'utilizzo del DAE da parte dei “laici”, che non e stato mai utilizzato. Perorare questo obiettivo, attraverso campagne capillari di addestramento e una maggiore diffusione dei defibrillatori sul territorio, potrebbe portare ad un aumento della percentuale di sopravvivenza, come già e successo in altri contesti, oltre a facilitare non poco gli operatori sanitari sul territorio. Ci auguriamo che tale sensibilizzazione porti ad un “agire” scientificamente corretto da parte di tutti gli operatori del settore e quindi ad una conseguente ricaduta sulla salute di tutta la popolazione fiorentina. 53 BIBLIOGRAFIA - Del Vecchio M., Padeletti L., La morte cardiaca improvvisa in Italia. Dimensioni, percezioni, politiche e impattoeconomico-finanziario, Giornale italiano cardiologia, vol. 9, 2008 - Engdhal J., Holmberg M., Karlson B.W., Luepker R., Herlitz J., The Epidemiology of out-of-hospital ‘sudden’ cardiac arrest, Resuscitation, vol. 52, 2002, p. 235-24 - Folsom A.R., Twenty-Two–Year Trends in Incidence of Myocardial Infarction, Coronary Heart Disease Mortality, and Case Fatality in 4 US Communities, 1987– 2008, Circulation, vol. 125, 2012, p. 1848- 18 - Fothergill R.T., Watson L. R., Chamberlain D., Virdi G.K., Moore F. 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