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La collettività cinese in Italia - Dossier Statistico Immigrazione

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La collettività cinese in Italia - Dossier Statistico Immigrazione
La collettività cinese in Italia
L’emigrazione dalla Cina verso l’Italia risale agli anni ’80 del secolo scorso. I cinesi presenti
nel nostro Paese provengono in prevalenza dalle regioni più ricche, come Zhejiang, Fujian e
Guandong. Ciò che va sottolineato è che si tratta di regioni che hanno un potenziale emigratorio
molto limitato e che nel futuro non sembra destinato ad essere rinforzato da altre aree della Cina.
Inoltre, bisogna aver ben presente che la bassa fertilità e la rigida impostazione nel controllo delle
nascite, con il conseguente invecchiamento della popolazione, insieme allo straordinario sviluppo
economico, sembrano destinati a fare della Cina un grande polo di immigrazione.
La maggior parte dei cinesi in Italia mostra una spiccata predisposizione all’imprenditoria,
in prevalenza di piccola dimensione e su base familiare; non manca però una ristretta cerchia di
grandi commercianti. Spesso titolari di impresa sono le donne, in misura più elevata rispetto ad altre
collettività.
I cinesi, portatori di differenze culturali molto forti, a partire da quella linguistica, sono
percepiti come una collettività “appartata”, il che spesso viene inteso come l’equivalente di un
rifiuto delle prospettive di integrazione; in realtà, serve solo una maggior insistenza sulla
mediazione culturale. Il primo passo fondamentale per favorire l’integrazione sembra quello di
offrire dei corsi per l’insegnamento della lingua italiana, prevedendo maggiori opportunità, orari più
flessibili e ricorrendo a maggiori accorgimenti didattici. Inoltre, nei percorsi di integrazione vanno
valorizzati i rappresentanti della collettività cinese e specialmente le seconde generazioni. Serve,
insomma, una strategia ispirata a un’impostazione aperta, la quale non mancherà di dare i suoi frutti
e di far sentire la collettività cinese meno lontana.
I soggiornanti cinesi in Italia: dati e caratteristiche socio-demografiche
In Italia, i cinesi titolari di un permesso di soggiorno sono, secondo gli archivi del Ministero
dell’Interno revisionati dall’Istat, 304.768 al 1° gennaio 2013, l’8,1% degli stranieri soggiornanti
nel paese e la terza collettività tra i non comunitari (prima tra gli immigrati asiatici).
Tra di essi le donne incidono per il 48,9%, non difformemente da quanto si rilevi nella
media di tutti gli stranieri soggiornanti, tra i quali le donne pesano per il 49,3%.
Per quanto attiene la loro età, i cinesi confermano il profilo anagrafico che in Italia
caratterizza la popolazione immigrata, composta per lo più da persone giovani e in età da lavoro.
Nel caso dei soggiornanti cinesi, anzi, questa caratteristica è ulteriormente rafforzata da una più alta
presenza di minori e giovani fino ai 29 anni e da quote percentuali più basse di adulti dai 50 anni in
su. La quota di minorenni, infatti, è del 26,4% (a fronte del 24,1% rilevato in media tra tutti i
soggiornanti), quella dei 18-24enni è del 12,2% (a fronte del 9,3%) e quella dei 25-29enni del
10,9% (a fronte del 9,9%); viceversa, i 50-54enni pesano per il 3,7% (5,9% tra tutti gli stranieri), i
55-59enni per il 2,1% (in media 3,8%) e gli ultrasessantenni per il 2,0% (a fronte del 4,9%).
L’area di maggiore concentrazione è il Centro Italia, dove soggiorna il 32,6% dei cinesi;
subito dopo si collocano il Nord Ovest con il 29,4%, il Nord Est con il 26,6%, il Sud con l’8,3% e
le Isole con il 3,1%.
La regione con più soggiornanti cinesi è la Lombardia che, con 64.812 presenze, da sola
catalizza un quinto (21,3%) del totale nazionale. Al secondo posto si colloca la Toscana, dove i
59.375 soggiornanti cinesi rappresentano il 19,5% della collettività presente in Italia, a fronte di una
quota regionale che in media, per la totalità degli stranieri, si ferma all’8,2%. Seguono il Veneto
(40.235 e 13,2%), l’Emilia Romagna (34.807 e 11,4%), il Lazio (22.862 e 7,5%), il Piemonte
(19.905 e 6,5%) e le Marche (14.270 e 4,7%).
1
Tra le provincie di insediamento, la prima è in assoluto quella di Milano (38.387), dove
soggiorna il 12,6% dei cinesi, cui seguono le province di Prato (32.202, pari al 10,6%), Firenze
(21.133 e 6,9%) e Roma (21.014, pari al 6,9%).
In Italia, quindi, le aree più interessate dall’arrivo e dall’insediamento cinese sono state la
Lombardia e, soprattutto, la Toscana, dove i comuni delle province di Prato e Firenze sono diventati
l’emblema dell’immigrazione e della piccola imprenditoria tessile dei cinesi nel nostro paese. Basti
pensare che in media a Prato risiede l’1,3% di tutti i soggiornanti d’Italia e a Firenze il 2,7%,
mentre nelle stesse province le quote di soggiornanti cinesi salgono al 10,6% e al 6,9%.
Per quanto riguarda l’anzianità di insediamento, questa è meno radicata che nella media
dell’immigrazione in Italia. Sono infatti 118.320 i cinesi titolari di un permesso CE di lungo
soggiorno, un titolo non soggetto a scadenza e che viene rilasciato dopo almeno 5 anni di
permanenza regolare e continuativa. Questi rappresentano il 38,8% dei cinesi a fronte del 54,3%
rilevato tra tutti i soggiornanti.
Tra gli ultimi arrivati, invece, vanno annoverati i cinesi il cui permesso di soggiorno è stato
rilasciato nel 2012: 25.211 persone, ripartite tra 2.917 con permesso di durata fino a 6 mesi, 11.894
da 6 a 12 mesi e 10.400 con permesso di durata superiore ai 12 mesi. Tralasciando il primo gruppo,
che rappresenta l’11,6% dei nuovi soggiornanti ed è destinato a lasciare l’Italia nell’arco di poco
tempo, l’analisi dei motivi di rilascio mostra come, tra i nuovi permessi del 2012, sono prevalsi
quelli rilasciati per motivi di famiglia, che hanno inciso per il 44,1% tra i permessi di durata da 6 a
12 mesi e per il 57,2% tra quelli di durata superiore ai 12 mesi. I motivi di lavoro, invece, hanno
inciso per il 27,3% tra i permessi da 6 a 12 mesi e per il 40,6% tra i permessi con durata superiore
all’anno (a fronte di una quota che, per la totalità degli stranieri, si è invece fermata al 28,6%).
Infine, i recenti aggiornamenti Istat sulle iscrizioni anagrafiche annuali di nuovi residenti
stranieri provenienti dall’estero, che in media rilevano per il 2012 una diminuzione complessiva del
-9,3% (da 354mila a 321mila), nel caso dei cinesi registrano un leggero incremento del 2,0%
(20.463 nuovi iscritti dall’estero a fronte dei 20.055 registrati nel 2011).
ITALIA. Soggiornanti cinesi per genere, lungo-soggiornanti e permessi rilasciati nel 2012 (01.01.2013)
% su
di cui
% su tot.
di cui nuovi
Paese
Totale
di cui M
di cui F
%F
tot.
lungo-soggiornanti permessi permessi 2012
Cina
304.768
155.800
148.968 48,9
8,1
118.320
38,8
25.211
Asia
923.949
517.195
406.754 44,0 24,5
470.980
51,0
Totale
3.764.236 1.907.543 1.856.693 49,3 100,0
2.045.662
54,3
263.968
FONTE: Centro Studi e Ricerche IDOS. Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno/Istat
I cinesi nel mercato del lavoro: inserimento e aspetti economici
L’inserimento dei cittadini immigrati nel mercato del lavoro italiano può essere analizzato
attraverso diverse fonti statistiche, ciascuna caratterizzata da differenti livelli di osservazione e da
parametri non sempre omogenei, ma tutte coerenti nel delineare le tendenze generali della
partecipazione al lavoro degli stranieri.
In questa breve scheda, si fa riferimento ai dati più significativi rintracciabili nella
Rilevazione Campionaria sulle Forze Lavoro (RCFL) dell’Istat1 e nel Sistema Informativo delle
1
La Rilevazione Campionaria sulle Forze Lavoro Istat è un’indagine campionaria che, per sua stessa natura, non può
raggiungere tutti i lavoratori; inoltre, il campione è costruito a partire dalle liste anagrafiche, per cui esclude chi non ha
ancora la residenza in Italia. Il metodo utilizzato, infine, considera occupate le persone con almeno 15 anni che nella
settimana precedente a quella in cui avviene l’intervista hanno svolto almeno un’ora di lavoro. La sua natura
campionaria e il riferimento ai soli stranieri residenti, quindi, ne fanno una fonte da usare con cautela man mano che si
scende nel particolare, sia per territorio (regioni e province) che per cittadinanza del lavoratore.
2
Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro2, secondo l’analisi riportata nei Rapporti
annuali sulle principali comunità straniere presenti in Italia, aggiornati al 2013 e pubblicati dal
Ministero
del
Lavoro
e
delle
Politiche
Sociali
sul
Portale
Integrazione
(www.integrazionemigranti.gov.it).
In Italia, la popolazione cinese con più di 15 anni, e dunque in età da lavoro, ammonta a
110.160 persone. Di queste, quelle effettivamente occupate sono il 69,9% a fronte di una media del
57,6% tra tutti i non comunitari. È invece di appena il 2,9% la quota di cinesi in cerca di lavoro e
del 27,2% la quota relativa alle persone inattive, ossia che non soltanto non hanno svolto nemmeno
un’ora di lavoro nella settimana di riferimento dell’indagine, ma non hanno neanche cercato un
lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento, né sono disponibili a
lavorare entro le due settimane successive. Risulta inoltre fortemente inferiore alla media il tasso di
disoccupazione dei cinesi: 4,0% a fronte del 14,5% rilevato tra tutti i non comunitari.
ITALIA. Cinesi, asiatici e stranieri non comunitari di 15 anni e oltre per condizione professionale (2012)
Popolazione 15 anni e oltre
Cina
Asia
Non comunitari
Totale
110.160
645.415
2.718.329
di cui: Occupati
69,9
63,7
57,6
In cerca di lavoro
2,9
5,8
9,7
Inattivi
27,2
30,6
32,7
Tasso di disoccupazione
4,0
8,3
14,5
FONTE: Rapporto “La Comunità Cinese in Italia – 2013” (www.integrazionemigranti.gov.it)
La partecipazione delle donne cinesi al mercato del lavoro italiano è in linea con quella
rilevata in media tra tutti gli immigrati: le donne, infatti, incidono per il 42% tra gli occupati cinesi e
per il 40% tra tutti gli stranieri occupati in Italia.
L’analisi per settori mostra che i servizi nel loro complesso impiegano il 65,0% dei cinesi e
che, all’interno di questo settore, il 39,3% degli occupati lavora nel commercio, il 20,2% nel
comparto degli alberghi e ristoranti e solo l’1,4% nei servizi alle famiglie. Il secondo settore è
quello industriale, nel quale lavora il 34,2% dei cinesi, quasi esclusivamente nell’industria in senso
stretto (33,4%). È invece di appena lo 0,8% la quota relativa al settore agricolo.
L’analisi per professioni permette di evidenziare che, tra i cinesi occupati nel commercio, il
18% è formato da esercenti e il 14% da addetti alle vendite. Nel settore industriale, invece, il 18% è
occupato nell’industria tessile e delle confezioni come artigiano ed operaio specializzato (12%) o
come operaio addetto ai macchinari (6%). Infine, è del 17,5% la quota di esercenti e addetti
impiegati in attività di ristorazione.
ITALIA. Cinesi, asiatici e non comunitari con almeno un rapporto di lavoro attivato/cessato per settore durante
l’anno (2012)
Rapporti attivati
Rapporti cessati
Settori
Cina
Asia
Non comunitari
Cina
Asia
Non comunitari
Agricoltura
3,1
13,1
16,6
3,3
14,1
17,0
Industria
46,0
21,0
18,9
47,9
22,2
20,1
di cui costruzioni
0,9
1,7
8,4
0,8
1,8
9,3
di cui industria in senso stretto
45,2
19,3
10,4
47,0
20,3
10,9
Servizi
50,8
65,9
64,6
48,8
63,7
62,9
Totale
100,0 100,0
100,0
100,0 100,0
100,0
FONTE: Rapporto “La Comunità Cinese in Italia – 2013” (www.integrazionemigranti.gov.it)
2
Le Comunicazioni Obbligatorie fanno riferimento a dati di flusso, considerano come stranieri i lavoratori nati in paesi
esteri non comunitari (al di là della loro cittadinanza) e rilevano tutti i rapporti di lavoro attivati e cessati nel corso di un
anno, mentre escludono tipologie di lavoro quale quello indipendente, i tirocini, i lavori socialmente utili.
3
I dati di flusso relativi ai rapporti di lavoro avviati e cessati nel corso del 2012, registrano
per i cinesi un numero di avviamenti superiore a quello delle cessazioni: 110.078 rapporti di lavoro
avviati (50,8% nei servizi, 46,0% nell’industria e 3,1% in agricoltura) a fronte di 102.681 cessati.
Merita di essere evidenziata la forte partecipazione dei cinesi al lavoro autonomo, che li
vede collocarsi al secondo posto in Italia tra gli stranieri titolari d’impresa: nel 2012 se ne contano
42.703, 2.385 in più rispetto al 2011. Le attività da essi avviate si concentrano per lo più nel
commercio e nella ristorazione e la ripartizione di genere è abbastanza equilibrata (55,8% uomini e
44,2% donne).
Tra le ricadute economiche positive delle migrazioni vi sono certamente le rimesse inviate
periodicamente dai migranti all’estero ai parenti rimasti nel paese di origine. Dall’Italia, nel 2012,
sono stati inviati in Cina, per il tramite del circuito delle banche e dei money transfer, più di 2
miliardi e 674 milioni di euro, pari al 39,1% di tutte le rimesse spedite dall’Italia nel corso
dell’anno. Di questo flusso di denaro, più della metà (52,6%) è stato spedito soltanto dalla provincia
di Roma, il 17,9% dalla Lombardia e il 10,0% dalla Toscana.
Le nuove generazioni e l’inserimento scolastico
Gli archivi del Ministero dell’Istruzione registrano, nell’anno scolastico 2012/2013, una
presenza in Italia di 36.048 studenti di cittadinanza cinese.
La distribuzione per gradi scolastici rileva i numeri più alti di alunni cinesi nella scuola
primaria, che con 13.109 iscritti ne concentra il 36,4%, cui seguono la secondaria di primo grado
(9.463, 26,3%), la scuola dell’infanzia (7.127, pari al 26,6%) e la secondaria di secondo grado
(6.349, 17,6%). Il confronto con la ripartizione osservata per la totalità degli alunni stranieri, mostra
che i cinesi si concentrano in misura maggiore nella scuola secondaria di primo grado (26,3% a
fronte del 21,7% rilevato nella media degli alunni stranieri) e invece registrano valori al di sotto
della media nelle secondarie di secondo grado (17,6% a fronte del 22,3%).
Tra gli iscritti alle scuole superiori, inoltre, il 44,0% frequenta un istituto tecnico (tra tutti gli
stranieri la quota è del 38,5%), il 33,2% un istituto professionale (a fronte di una media del 38,6%),
mentre è del 19,2% la quota degli iscritti ai licei e del 3,6% quella relativa all’istruzione artistica.
Prevalgono quindi le scelte più direttamente orientate all’inserimento lavorativo, piuttosto che agli
studi universitari.
ITALIA. Studenti di cittadinanza cinese, asiatica e straniera per grado scolastico e genere (a.s. 2012/2013)
di cui % su
di cui % su
di cui % su
Grado
Cina
Asia
Stranieri
F
tot.
F
tot.
F
tot.
Infanzia
7.127
46,2
19,8
26.184
45,8
20,2
164.589
47,5
20,9
Primaria
13.109
48,1
36,4
47.735
47,1
36,9
276.129
48,1
35,1
Secondaria I grado
9.463
45,1
26,3
30.127
43,6
23,3
170.792
46,4
21,7
Secondaria II grado
6.349
49,1
17,6
25.316
46,2
19,6
175.120
49,8
22,3
Totale
36.048
47,1
100,0
129.362
45,8
100,0
786.630
48,0 100,0
FONTE: Centro Studi e Ricerche IDOS. Elaborazioni su dati Miur
Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico
Via Arrigo Davila 16 – 00179 Roma - [email protected] – tel.06.66514345 (int. 1 o 2)
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