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66 DON TONINO BELLO - Cenni biografici - VIS

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66 DON TONINO BELLO - Cenni biografici - VIS
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DON TONINO BELLO - Cenni biografici
Nato il 18 marzo 1935, Antonio Bello rimarrà sempre, anche quando sarà Vescovo, “don
Tonino”. L’8 dicembre 1957 è ordinato Sacerdote. Ordinato vescovo il 30 ottobre 1982, fece il suo ingresso nella diocesi di Molfetta - Ruvo - Giovinazzo - Terlizzi il 21 novembre
dello stesso anno. Ha una visione della Chiesa che si informa più strettamente al Vangelo. Rimane famosa la sua definizione della “chiesa del grembiule”, di una comunità cristiana che sa chinarsi umilmente sui piedi degli uomini senza tralasciare di analizzare in
profondità le cause delle nuove povertà.
Nel 1985 col consenso della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana fu chiamato a succedere a Mons. Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, nella guida di Pax Christi,
movimento cattolico internazionale per la pace. Anche qui fece subito intendere
che avrebbe guidato il Movimento con la testimonianza coraggiosa di vita e con la
parola carica di calore umano. La sua azione ha sempre tratto energia, vita e motivi
da una spiritualità saldamente ancorata alla Parola di Dio. Forse anche per la sintonia
con la spiritualità francescana (faceva parte dell’Ordine Francescano Secolare) egli
amava lasciarsi guidare dal vangelo “sine glossa”. Con una delle sue originali ed appropriate intuizioni linguistiche egli tracciava le linee per una spiritualità di quello spessore
definendola “contemplattiva”.
La beatitudine evangelica degli operatori di pace diventa ben presto il discrimine per
valutare e promuovere azioni concrete, mai approssimate ma sempre frutto di una lettura attenta della realtà. In questo senso vanno lette le sue prese di posizione nel corso di
conflitti armati come quelli del Golfo e della ex-Jugoslavia, l’organizzazione della protesta contro l’ipotesi del trasferimento degli aerei F 16 nella base di Gioia del Colle, la lotta contro il tentativo di sottrarre migliaia di ettari di terreno a contadini ed allevatori della
Murgia barese per farne un enorme poligono di tiro, la sua appassionata adesione al cartello “Contro i mercanti di morte” che portò nel 1990 all’approvazione della Legge 185
che regola in maniera restrittiva e democratica il commercio delle armi italiane e tante altre azioni nella direzione dell’affermazione e della crescita di una cultura di pace.
Molti dei gesti che hanno accompagnato la vita di questo vescovo partono da una condivisione autentica delle contraddizioni e delle miserie della nostra epoca. In questo senso
l’accoglienza in diversi tempi di sfrattati, albanesi e africani immigrati nella sua casa,
così come gli interventi e le omelie che accompagnano e scandiscono il cammino della
Diocesi, la riflessione in occasione di eventi drammatici segnano una strada per cristiani
ed uomini di buona volontà.
Il 27 aprile 1993, a quattro mesi di distanza dalla partecipazione alla missione di pace
a Sarajevo (missione di cui era stato anche l’ispiratore e guida, sebbene già malato),
muore con grande serenità, consumato da un cancro indomabile.
Scritti di don Tonino:
– Alla finestra della speranza, Ed. S. Paolo, Cinisello B., 1988.
– Sui sentieri di Isaia, Ed. La Meridiana, Molfetta, 1990.
– Scrivo a voi... lettere di un vescovo ai catechisti, Dehoniane, Bologna 1992.
– Pietre di scarto, La Meridiana, Molfetta, 1993.
– Stola e grembiule, Ed. Insieme, Terlizzi, 1993.
– Manifesto di pace, Ed. Manni, di Vincenzo Santoro, raccoglie gli articoli che Don Tonino scriveva su “Il manifesto”.
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proteggi il re che hai consacrato.
Meglio per me un giorno nella tua casa
che mille altrove;
meglio restare sulla soglia del tuo tempio
che abitare con chi ti odia.
Un sole e uno scudo tu sei,
Signore, mio Dio.
Tu concedi misericordia, onore e gioia
a chi cammina nella tua volontà.
Beato l’uomo che ha fiducia in te,
Signore, Dio dell’universo!
Dalla Prima Lettera ai Corinzi (cap.9)
Io sono libero. Non sono schiavo
di nessuno. Tuttavia mi sono fatto
schiavo di tutti, per portare a Cristo
il più gran numero possibile di persone.
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Quando sono tra gli Ebrei, vivo come loro,
per portare a Cristo gli Ebrei. Io non sono
sottoposto alla legge di Mosè, eppure vivo
come se lo fossi, per condurre a Cristo
chi è sottoposto a quella legge.
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Quando invece mi trovo tra persone che
non conoscono quella legge, vivo come loro
senza tenerne conto, per portare a Cristo
chi è senza legge. Questo non vuol dire
che io sia privo di obblighi verso Dio,
anzi sono sottoposto alla legge di Cristo.
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Con i deboli nella fede, vivo come se
anch’io fossi debole, per condurli a Cristo.
Cerco di adattarmi a tutti per salvarne
a ogni costo alcuni.
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Dal Vangelo secondo Luca (cap.1)
L’angelo rispose:
– Lo Spirito Santo verrà su di te, e l’Onnipotente Dio, come una nube, ti avvolgerà. Per
questo il bambino che avrai sarà santo, Figlio di Dio.
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Vedi: anche Elisabetta, tua parente, alla
sua età aspetta un figlio. Tutti pensavano
che non potesse avere bambini, eppure è
già al sesto mese.
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Nulla è impossibile a Dio!
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Allora Maria disse:
– Eccomi, sono la serva del Signore. Dio
faccia con me come tu hai detto.
Poi l’angelo la lasciò.
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In quei giorni Maria si mise in viaggio e
raggiunse in fretta un villaggio che si trovava nella parte montagnosa della Giudea.
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Entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta.
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Appena Elisabetta udì il saluto di Maria,
il bambino dentro di lei ebbe un fremito,
ed essa fu colmata di Spirito Santo
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e a gran voce esclamò: “Dio ti ha benedetta più di tutte le altre donne, e benedetto
è il bambino che avrai!
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Che grande cosa per me! Perché mai la
madre del mio Signore viene a farmi visita?
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Appena ho sentito il tuo saluto, il bambino
si è mosso in me per la gioia.
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Beata te che hai avuto fiducia nel Signore
e hai creduto che egli può compiere ciò che
ti ha annunziato”.
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Allora Maria disse:
“Grande è il Signore: lo voglio lodare...
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Salmo 84
Quanto mi è cara la tua casa,
Dio dell’universo!
Mi consumano nostalgia e desiderio
del tempio del Signore.
Mi avvicino al Dio vivente,
cuore e sensi gridano di gioia.
All’ombra dei tuoi altari,
Signore onnipotente,
anche il passero trova un rifugio
e la rondine un nido
dove porre i suoi piccoli.
Mio re, mio Dio,
felice chi sta nella tua casa:
potrà lodarti senza fine.
Felici quelli che hanno in te la loro forza:
camminano decisi verso Sion.
Quando passano per la valle deserta
la rendono un giardino
benedetto dalle prime piogge.
Camminano, e cresce il loro vigore
finché giungono a Dio, in Sion.
Signore, Dio dell’universo,
accogli la mia preghiera,
ascolta, Dio di Giacobbe.
Tu sei il nostro difensore
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“Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,14)
Don Tonino Bello
“Gli uni gli altri”, a vicenda cioè, scambievolmente. Questo vuol dire che la prima attenzione non tanto in ordine di tempo, quanto in ordine di logica, dobbiamo esprimerla all’interno delle nostre comunità, servendo i fratelli e lasciandoci servire da
loro. Spendersi per i poveri va bene, abilitarsi come Chiesa a lavare i piedi di coloro
che sono esclusi da ogni sistema di sicurezza e che sono emarginati da tutti i banchetti della vita, va meglio. Ma prima ancora dei marocchini, degli handicappati, dei
barboni, degli oppressi, di coloro che ordinariamente stazionano fuori dal cenacolo,
ci sono coloro che condividono con noi la casa, la mensa, il tempio. Solo quando hanno asciugato le caviglie dei fratelli le nostre mani potranno fare miracoli sui polpacci
degli altri senza graffiarli. E solo quando sono stati lavati da una mano amica, i nostri
calcagni potranno muoversi alla ricerca degli ultimi senza stancarsi.
Della lavanda dei piedi, in altri termini, dobbiamo recuperare il valore della reciprocità
che è l’insegnamento più forte nascosto in quel gesto di Gesù. Con quella frase,
“gli uni gli altri”, siamo chiamati a concludere che la brocca, il catino e l’asciugatoio,
prima che essere articoli di esportazione, vanno adoperati all’interno del cenacolo.
Che cosa significa tutto questo per noi? Che, ad esempio, un sacerdote difficilmente
potrà essere portatore di annunci credibili se nell’ambito del presbiterio non è disposto a lavare i piedi di tutti gli altri e a lasciarsi lavare i suoi da ognuno dei confratelli.
Il problema è essere servi, perché gli uomini accettano il messaggio di Cristo non
tanto da chi ha sperimentato l’ascetica della purezza, quanto da chi ha vissuto le tribolazioni del servizio. La logica della lavanda dei piedi è eversiva a tal punto che grida all’ipocrisia quando, in un’associazione ecclesiale lacerata dalle risse e dilaniata
dalle rivalità, si pretende di organizzare il pediluvio alla gente. Ma a chi andiamo a
raccontarla...!
Il servizio agli ultimi che stanno fuori non purifica nessuno quando si salta il passaggio obbligato del servizio agli ultimi che stanno dentro anzi, si ritorce come condanna perfino su chi crede che gli basti la riconciliazione procuratagli dai Sacramenti,
quando poi snobba quella grande riconciliazione con la vita, che si raggiunge
lavando i piedi del prossimo più prossimo.
“Gli uni gli altri”, a partire dalle famiglie che non possono dirsi cristiane se non assumono la logica della reciprocità; perché se il marito smania di lavare i piedi ai tossici,
la moglie si vanta di servire gli anziani e la figlia maggiore fa ferro e fuoco per andare nel Terzo Mondo come volontaria ma poi, tutti e tre, non si guardano in faccia
quando stanno in casa, la loro è soltanto una contro-testimonianza penosa.
Ce n’è abbastanza perché la ripetizione rituale della lavanda dei piedi che, tra la commozione generale celebreremo la sera del Giovedì Santo, ci metta nell’anima una voglia struggente di servizio, di accoglienza e di pace, verso tutti, a partire dai più vicini. E ci mandi in crisi più che mandarci in estasi perché, visto che siamo così lenti a
convertirci, quella brocca è esposta al sacrilegio non meno della stessa Eucaristia.
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Dalla Lettera ai Filippesi (cap.3)
Salmo 1
Ma tutte queste cose che prima avevano
per me un grande valore, ora che ho conosciuto Cristo, le ritengo da buttar via.
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Tutto è una perdita di fronte al vantaggio
di conoscere Gesù Cristo, il mio Signore.
Per lui ho rifiutato tutto questo come cose
da buttar via per guadagnare Cristo,
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per essere unito a lui nella salvezza.
Questa salvezza non viene dall’ubbidienza
alla legge, ma si ottiene per mezzo
della fede in Cristo, e che Dio dà
a coloro che credono.
10
Voglio solo conoscere Cristo e la potenza
della sua risurrezione. Voglio soffrire
e morire in comunione con lui,
11
per giungere anch’io alla risurrezione dei morti.
12
Io non sono ancora arrivato al traguardo,
non sono ancora perfetto! Continuo però
la corsa per tentare di afferrare il premio,
perché anch’io sono stato afferrato
da Cristo Gesù.
13
Fratelli miei, io non penso davvero
di avere già conquistato il premio. Faccio
una cosa sola: dimentico quel che sta alle
mie spalle e mi slancio verso quel
che mista davanti.
14
Continuo la mia corsa verso il traguardo
per ricevere il premio della vita alla quale
Dio ci chiama per mezzo di Gesù Cristo.
15
Tutti noi, che siamo maturi nella fede,
comportiamoci in questo modo. Se invece
qualcuno di voi la pensa diversamente,
Dio lo illuminerà.
16
Intanto, dal punto al quale siamo giunti,
continuiamo ad andare avanti
come abbiamo fatto finora.
Felice l’uomo giusto:
non segue i consigli dei malvagi,
non va insieme ai peccatori,
non sta con chi bestemmia Dio;
ma sua gioia è la parola del Signore,
la studia notte e giorno.
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Come albero piantato lungo il fiume
egli darà frutto a suo tempo,
le sue foglie non appassiranno:
riuscirà in tutti i suoi progetti.
Non è questa la sorte dei malvagi:
foglie morte portate via dal vento!
Saranno condannati in giudizio
ed esclusi dal popolo dei giusti.
Il Signore protegge il cammino dei giusti;
la via dei malvagi finisce nel nulla.
Dal Vangelo secondo Marco (cap.8)
Poi Gesù chiamò la folla insieme con i
discepoli e disse: “Se qualcuno vuol venire
con me, smetta di pensare a se stesso,
prenda la sua croce e mi segua.
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Chi pensa soltanto a salvare la propria
vita la perderà; chi invece è pronto a sacrificare la propria vita per me e per il vangelo
la salverà.
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Se un uomo riesce a guadagnare anche
il mondo intero, ma perde la vita,
che vantaggio ne ricava?
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C’è forse qualcosa che un uomo possa
dare per riavere in cambio la propria vita?
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Se uno si vergognerà di me e delle mie
parole di fronte a questa gente infedele
e piena di peccati, allora il Figlio dell’uomo
si vergognerà di lui quando ritornerà,
glorioso come Dio suo Padre, insieme
con i suoi angeli santi”.
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LA NOSTRA RIUSCITA È IL SERVIZIO
Don Tonino Bello - 1ª parte
Una volta, nello scrivere una lettera alla mia Diocesi, decisi di darle proprio questo
titolo: “La Quaresima: dalla testa ai piedi”. Dalla testa, per lo shampoo di cenere
che ci viene fatto il Mercoledì santo. Ai piedi perché dopo la lavanda dei piedi
finisce la Quaresima e comincia il triduo pasquale.
Dalla testa ai piedi: un cammino abbastanza lungo. Non si tratta di percorrere il
metro e mezzo o i due metri della nostra altezza, ma di andare dalla testa propria
ai piedi degli altri. Un cammino lungo, molto lungo!
Cenere e acqua, inoltre, sono gli ingredienti del bucato di una volta, simboli di penitenza e di servizio. Gesù ha compiuto proprio questo gesto. La sera del Giovedì
santo, si è alzato, è andato verso gli Apostoli e ha preso loro i piedi per lavarli. Anche i piedi di Pietro che non voleva. Povero Pietro, non voleva farsi servire pensava forse, che Gesù, più che fargli il lavaggio dei piedi, volesse fargli una lavata di testa! Poi Gesù è andato da Giovanni e da Giuda. Ha lavato anche i piedi di
Giuda, quei piedi che non sono riusciti ad entrare nell’immaginario della gente.
Perché? Perché siamo stati più colpiti dalle labbra di Giuda? Dal bacio traditore
di quelle labbra protese come due ventose sul volto di Gesù? Tutti i pittori, da
Giotto a Salvatore Fiume, si sono sbizzarriti ad allungare quelle labbra. I piedi di
Giuda, invece, penzolanti sul crepaccio dopo la sua impiccagione, non hanno
avuto molta fortuna. Eppure sono stati anch’essi lavati da Gesù, e sono stati lavati per noi, per la gente che sbaglia, per la gente che pecca, per la gente che torna... Eppure non ne parliamo. Spesso non celebriamo con molta festa i ritorni nella Chiesa. Non mettiamo molti anelli al dito, molti calzari ai piedi, non ammazziamo vitelli grassi e non indossiamo vesti bianche per chi torna.
Con l’immagine di Gesù che lava i piedi, San Giovanni descrive l’Eucaristia.
Vediamo perché. Consideriamo i due participi adoperati dagli altri Evangelisti
acconto alle parole Corpo e Sangue.
Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo spezzato.
Prendete e bevete, questo è il mio Sangue versato.
San Giovanni, attraverso l’episodio della lavanda dei piedi, non spiega l’istituzione dell’Eucaristia, ma la logica di questi due participi, spezzato e versato, adoperati anche dagli altri evangelisti. Corpo spezzato, Sangue versato: che significa?
San Giovanni dice che Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, si cinse l’asciugatoio, lavò i piedi e riprese le vesti. Nel testo greco sono adoperati gli stessi verbi che pronuncia Gesù quando dice: Io lascio la mia vita per riprenderla di nuovo.
Questa è una spia, ci fa capire che questo gesto non è un gesto emotivo, fatto da
Gesù la sera dell’ultima cena, ma è proprio la descrizione, “formula breve”, della
Passione, e quindi dell’Eucaristia. Perciò questo gesto spiega la logica dell’Eucaristia: Gesù, rimanendo sempre servo, servo e Signore, dice che la nostra
signoria, la nostra affermazione, sta nel servizio.
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Ascoltami, Signore, io ti invoco:
abbi pietà di me, rispondimi.
Ripenso alla tua parola:
“Venite a me”.
E vengo davanti a te, Signore.
Non nascondermi il tuo volto.
Non scacciare con ira il tuo servo:
sei tu il mio aiuto.
Non respingermi, non abbandonarmi,
mio Dio, mio Salvatore.
Se padre e madre mi abbandonano,
il Signore mi accoglie.
Dal Libro della Genesi (cap.12)
1 Il Signore disse ad Abram:
“Lascia la tua terra, la tua tribù,
la famiglia di tuo padre,
e va’ nella terra che io ti indicherò.
2 Farò di te un popolo numeroso,
una grande nazione.
Il tuo nome diventerà famoso.
Ti benedirò.
Sarai fonte di benedizione.
3 Farò del bene a chi te ne farà.
Maledirò chi ti farà del male.
Per mezzo tuo io benedirò
tutti i popoli della terra”.
4-5 Abram partì dalla località di Carran, secondo
l’ordine del Signore. Aveva settantacinque anni.
Partirono con lui la moglie Sarai e il nipote Lot,
figlio di suo fratello. Portarono tutti i beni che
avevano acquistato e gli schiavi comperati in
Carran. Si diressero verso la terra di Canaan.
Insegnami, Signore, la tua volontà,
guidami sul giusto cammino
perché mi insidiano i nemici.
Non lasciarmi nelle loro mani:
mi attaccano con calunnie e minacce.
Sono certo: godrò tra i viventi
la bontà del Signore.
“Spera nel Signore, sii forte e coraggioso,
spera nel Signore”.
Salmo 27
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore protegge la mia vita,
di chi avrò timore?
Se i malvagi mi assalgono
e si accaniscono contro di me,
saranno loro, nemici e avversari,
a inciampare e finire a terra!
Se anche un esercito mi assedia
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una battaglia
ancora ho fiducia.
Dal Vangelo secondo Matteo (cap.5)
Vedendo che c’era tanta gente Gesù salì verso
il monte. Si sedette, i suoi discepoli si avvicinarono a lui
2
ed egli cominciò a istruirli con queste parole:
3
“Beati quelli che sono poveri di fronte a Dio
Dio darà loro il suo regno.
4
Beati quelli che sono nella tristezza:
Dio li consolerà.
5
Beati quelli che non sono violenti:
Dio darà loro la terra promessa.
6
Beati quelli che desiderano ardentemente
quello che Dio vuole:
Dio esaudirà i loro desideri.
7
Beati quelli che hanno compassione
degli altri:
Dio avrà compassione di loro.
8
Beati quelli che sono puri di cuore:
essi vedranno Dio.
9
Beati quelli che diffondono la pace:
Dio li accoglierà come suoi figli.
10
Beati quelli che sono perseguitati
per aver fatto la volontà di Dio:
Dio darà loro il suo regno.
11
Beati siete voi quando vi insultano e vi perseguitano, quando dicono falsità e calunnie contro
di voi perché avete creduto in me.
1
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io desidero:
abitare tutta la vita
nella casa del Signore,
per godere la bontà del Signore
e vegliare nel suo tempio.
Egli mi offre un rifugio
anche in tempi difficili;
mi nasconde nella sua tenda,
sulla roccia mi mette al sicuro.
Posso andare a testa alta
di fronte ai miei nemici.
Nella sua tenda con grida di gioia
offrirò sacrifici,
canterò e suonerò al Signore.
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LA CHIESA DEL GREMBIULE
Don Tonino Bello - 2ª parte
Voglio chiarirvi il significato di questi tre verbi che indicano le azioni compiute da Gesù: si alzò
da tavola, depose le veste si cinse l’asciugatoio. Faremo l’analisi logica dell’Eucaristia.
Si alzò da tavola
Che cosa significa si alzò da tavola? Prima di tutto che l’Eucaristia, quindi la Messa, non sopporta la sedentarietà, non tollera la siesta, non permette l’assopimento della digestione. Tante
volte, stando a Messa, ci sentiamo gratificati: che importa di tutto quello che succede nel mondo, de i problemi della giustizia! Bangladesh, Sri Lanka, dove si trovano? Che importa dello Sri
Lanka! Amazzonia, Burundi: che importa di tutta questa roba? Etiopia, Sudan: che è successo?
Si alzò da tavola: Non possiamo rimanere in chiesa; la Messa è una forza che spinge fuori! ...
La Messa obbliga ad abbandonare la tavola, sollecita all’azione, spinge a lasciare le nostre cadenze residenziali. Ci stimola ad investire il fuoco che abbiamo ricevuto in gestualità dinamiche
e missionarie. Se non ci si alza da tavola, l’Eucaristia rimane un sacramento incompiuto.
... Si alzò da tavola. Dobbiamo alzarci, partire da quella tavola. Dobbiamo, cioè, essere prima
contemplativi e poi impegnarci nell’azione.
Depose le vesti
Continuiamo l’analisi logica dell’Eucaristia: depose le vesti. Con questo verbo viene offerto un
paradigma per i nostri comportamenti feriali, quelli quotidiani, di tutti i giorni. Chi si alza da tavola, infatti, deve deporre le vesti, non può andar via con il bagaglio.
Quali vesti? Le vesti del tornaconto, del calcolo, dell’interesse personale, della ricchezza.
Se smaniate per diventare ricchi, se smaniate per le carriere rampanti, per scavalcare gli altri
nel fare strada, se smaniate per avere il doppio, il triplo stipendio, usciamo da questa Chiesa!
Se in casa vostra permettete che vadano avanti la logica dell’accumulo, del lusso, dello spreco, della mentalità borghese, del prendersi una, due, tre o quattro macchine, usciamo dà
questa chiesa! Deporre le vesti del dominio, dell’arroganza... A volte siamo arroganti anche
quando presentiamo Gesù Cristo! Quando, ad esempio, lo presentiamo con faccia arcigna,
con rabbia, con fare riottoso, e, così, siamo intolleranti.
Deporre le vesti dell’egemonia, della prevaricazione, dell’accaparramento...
Deporre le vesti significa ricusare il potere! Non possiamo amoreggiare col potere, non possiamo coltivare intese sottobanco offendendo la giustizia! Magari col pretesto di aiutare la gente!...
Deporre le vesti significa questo: rimanere nudi. La Chiesa deve perdere i segni del potere
e conservare, invece, il potere dei segni: il potere di porre dei segni che siano scrupolo, spina
nel fianco del mondo.
Si cinse l’asciugatoio: la Chiesa del grembiule
Parlo spesso della Chiesa del grembiule. Voglio riproporvi ancora una volta questa immagine
per aiutarvi a capire quanto sia insito nell’Eucaristia il mandato del servizio. Il grembiule è l’asciugatoio, è uno dei paramenti, l’unico dei paramenti sacri che viene ricordato nel Vangelo.
Gesù non mise né la pianeta, né la casula, né il camice... si cinse l’asciugatoio. Mettete da
parte per un attimo il lezionario, la casula, provate ad immaginare la Chiesa del grembiule.
Immaginate un dibattito in televisione e un vescovo che vi partecipa con il grembiule!...
Solo se avremo servito potremo parlare e saremo creduti. L’unica porta che ci introduce oggi
nella casa della credibilità è la porta del servizio. Leggiamo ancora il Vangelo di Giovanni:
Dopo che ebbe finito di lavare i piedi ai suoi discepoli riprese le vesti, sedette di nuovo e parlò.
Dovremmo agire proprio come Gesù. Egli parlò soltanto dopo aver servito. Altrimenti la gente
non crederà alle nostre parole. Conta più un gesto di servizio che tutte le prediche e le omelie!
Se esse, infatti, non sono sorrette da una esemplarità forte, non producono nulla. Ecco perché
vorrei accendere il vostro cuore ed il vostro impegno per il volontariato, per il servizio, nelle vostre comunità parrocchiali, a favore dei poveri. Se il vostro servizio si spenderà per loro, credo
che sarete entrati nella logica dell’Eucaristia.
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Dalla Prima Lettera ai Corinzi (cap.1)
Dal Vangelo secondo Luca (cap.16)
Guardate tra voi, fratelli. Chi sono quelli
che Dio ha chiamati? Vi sono forse tra voi,
dal punto di vista umano, molti sapienti o molti
potenti o molti personaggi importanti? No!
27
Dio ha scelto quelli che gli uomini considerano ignoranti, per coprire di vergogna i sapienti;
ha scelto quelli che gli uomini considerano deboli, per distruggere quelli che si credono forti.
28
Dio ha scelto quelli che, nel mondo, non hanno importanza e sono disprezzati o considerati
come se non esistessero, per distruggere quelli
che pensano di valere qualcosa.
29
Così, nessuno potrà vantarsi davanti a Dio.
30
Dio però ha unito voi a Gesù Cristo: egli è
per noi la sapienza che viene da Dio. E Gesù
Cristo ci rende graditi a Dio, ci dà la possibilità
di vivere per lui e ci libera dal peccato.
31
Si compie così quel che dice la Bibbia:
Chi vuol vantarsi si vanti
per quel che ha fatto il Signore.
“C’era una volta un uomo molto ricco.
Portava sempre vestiti di lusso e costosi e
faceva festa ogni giorno con grandi banchetti.
20
C’era anche un povero, un certo Lazzaro,
che si metteva vicino alla porta del suo palazzo.
Era tutto coperto di piaghe e chiedeva
l’elemosina.
21
Aveva una gran voglia di sfamarsi
con gli avanzi dei pasti di quel ricco.
Perfino i cani venivano a leccargli le piaghe.
22
“Un giorno, il povero Lazzaro mori, e
gli angeli di Dio lo portarono accanto
ad Abramo nella pace. Poi morì anche l’uomo
ricco e fu sepolto.
23
Andò a finire all’inferno e soffriva terribilmente.
“Alzando lo sguardo verso l’alto, da lontano
vide Abramo e Lazzaro che era con lui.
24
Allora gridò:
– Padre Abramo, abbi pietà di me! Di’ a Lazzaro che vada a mettere la punta di un dito nell’acqua e poi mandalo a rinfrescarmi la lingua.
Io soffro terribilmente in queste fiamme!
25
“Ma Abramo gli rispose:
– Figlio mio, ricordati che durante la tua vita
hai già ricevuto molti beni, e Lazzaro ha avuto
soltanto sofferenze. Ora invece, lui si trova nella gioia e tu soffri terribilmente.
26
Per di più, tra noi e voi c’è un grande abisso:
se qualcuno di noi vuole venire da voi
non può farlo; così pure, nessuno di voi
può venire da noi.
27
“Ma il ricco disse ancora:
– Ti supplico, padre Abramo, almeno manda
Lazzaro nella casa di mio padre.
28
Ho cinque fratelli e vorrei che Lazzaro
li convincesse a non venire anche loro
in questo luogo di tormenti.
29
“Abramo gli rispose:
– I tuoi fratelli hanno la legge di Mosè e
gli scritti dei profeti. Li ascoltino!.
30
“Ma il ricco replicò:
– No, ti supplico, padre Abramo! Se qualcuno
dei morti andrà da loro cambieranno modo
di vivere.
31
“Alla fine Abramo gli disse:
– Se non ascoltano le parole di Mosè e dei
profeti non si lasceranno convincere neppure
se uno risorge dai morti”.
26
19
Salmo 8
Per il direttore del coro. Sulla melodia
de “I torchi”. Salmo di Davide.
O Signore, nostro Dio,
grande è il tuo nome su tutta la terra!
Canterò la tua gloria più grande
dei cieli balbettando
come i bambini e i lattanti.
Contro gli avversari hai costruito una
fortezza per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il cielo, opera delle tue mani,
la luna e le stelle che vi hai posto,
chi è mai l’uomo perché ti ricordi di lui?
Chi è mai, che tu ne abbia cura?
L’hai fatto di poco inferiore a un dio,
coronato di forza e di splendore,
signore dell’opera delle tue mani.
Tutto hai messo sotto il suo dominio:
pecore, buoi e bestie selvatiche,
uccelli del cielo e pesci del mare
e le creature degli oceani profondi.
O Signore, nostro Dio,
grande è il tuo nome su tutta la terra!
73
35
LA DIVISIONE DEI PANI
Don Tonino Bello
Abbiamo letto una pagina del Vangelo (Gv 6,1-12) che ci consente di continuare le nostre riflessioni sul mistero dell’Eucaristia. Questa pagina viene
chiamata, ordinariamente, della moltiplicazione dei pani. Vorrei esortarvi a
chiamarla, da questa sera, la pagina della divisione dei pani.
Il dividendo sono i cinque pani e i due pesci; il divisore è costituito da cinquemila persone. Gli altri evangelisti aggiungono senza contare le donne e i bambini. Una divisione con le cifre decimali. Tutti furono sazi: questo è il risultato,
il quoziente. Ma c’è anche il resto: avanzarono dodici canestri. È una vera
e propria divisione: perché la chiamarono moltiplicazione dei pani? Gesù ha
fatto sedere la gente sul prato, lì c’era molta erba. Gesù fa sedere sull’erba,
perché questa è Eucaristia: tutto l’universo che anticipa una glorificazione
al Padre. È una celebrazione cosmica, sull’erba verde, è una riconciliazione
con il creato.
Gesù fa le prove generali dell’Eucaristia. Sull’erba verde, ad intridersi con
l’aroma del basilico e della menta: subito questo odore di forno, questo pane
che passa di mano in mano e si spezza, si divide, sazia, avanza. Un insegnamento straordinario, cari fratelli miei: non è la moltiplicazione che
sazierà il mondo, è la divisione! Il pane basta, cinque pani e due pesci bastano. Il pane che produce lo terra è sufficiente. E l’accaparramento, invece,
che impedisce la sazietà di tutti e provoca la penuria dei poveri. Se il pane,
dalle mani di uno, possa nelle mani dell’altro, viene diviso, basta per tutti. Questo è l’insegnamento di questa pagina straordinaria del Vangelo.
Dividete le vostre ricchezze, fatene parte o coloro che non ne hanno, ai diseredati della vita. Non solo a coloro che non hanno denaro, ma anche a coloro
che hanno il portafoglio gonfio e il cuore vuoto! E a coloro che non hanno
salute, che sono esauriti, stanchi, che non ce la fanno più. E la divisione,
la divisione!
Accogliete il pane nelle mani e questo gesto sappia di offertorio.
Sia l’offertorio “Benedetto sei tu, o Signore. Dio dell’universo, dalla tua bontà
abbiamo ricevuto queste mani: fa’ che diventino il prolungamento della tua misericordia, che siano capaci di dividere il pane e di unire la gente”.
E diremo: “Benedetto nei secoli il Signore”.
E un gesto di offertorio, fatelo con grande liberazione. Farete, così, una donazione e un gesto di consacrazione.
Forse vi prendo alla sprovvista, forse non avete fatto in tempo a lavare le mani. Ma ci sarà un rito, una lavanda, quando arriveremo a dire “Scambiatevi un
gesto di pace”. La mano del vostro fratello, le vostre mani, si purificheranno.
Si consacreranno e sapranno di Comunione...
74
Dalla Lettera ai Colossesi (cap.1)
Dal Vangelo secondo Giovanni (cap.15)
Perciò da quando abbiamo sentito parlare di
voi, preghiamo sempre per voi. Chiediamo a
Dio che vi faccia conoscere pienamente la
sua volontà, e vi conceda la saggezza e l’intelligenza che vengono dallo Spirito Santo.
10
Così potrete vivere una vita degna del Signore e fare in ogni cosa la sua volontà. Tutte
le vostre opere saranno buone, e la vostra
conoscenza di Dio sarà sempre più grande.
11
Chiedo a Dio di farvi diventare sempre più
forti per mezzo della sua gloriosa potenza, in
modo che possiate resistere con pazienza di
fronte a tutte le difficoltà,
12
e possiate ringraziarlo con gioia. Perché
Dio, nostro Padre, ci ha fatti partecipare ai
beni preparati per il suo popolo, nel regno
della luce;
13
ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha
introdotti nel regno del Figlio suo amatissimo.
14
Grazie a lui, siamo stati liberati, perché i nostri peccati sono perdonati.
Gesù disse ancora: “Io sono la vera vite.
Il Padre mio è il contadino.
2
Ogni ramo che è in me e non dà frutto, egli
lo taglia e getta via, e i rami che danno frutto,
li libera da tutto ciò che impedisce frutti
più abbondanti.
3
Voi siete già liberati grazie alla parola
che vi ho annunziato.
4
Rimanete uniti a me, e io rimarrò unito a voi.
Come il tralcio non può dar frutto da solo, se
non rimane unito alla vite, neppure voi potete
dar frutto, se non rimanete uniti a me.
5
“Io sono la vite. Voi siete i tralci. Se uno
rimane unito a me e io a lui, egli produce
molto frutto; senza di me non potete far nulla.
6
“Se uno non rimane unito a me, è gettato via
come i tralci che diventano secchi e che la
gente raccoglie per bruciare.
7
Se rimanete uniti a me, e le mie parole
sono radicate in voi, chiedete quel
che volete e vi sarà dato.
8
La gloria del Padre mio risplende quando
portate molto frutto e diventate miei discepoli.
9
“Come il Padre ha amato me, così io ho
amato voi: rimanete nel mio amore!
10
Se metterete in pratica i miei comandamenti, sarete radicati nel mio amore; allo stesso
modo io ho messo in pratica i comandamenti
del Padre mio e sono radicato nel suo amore.
11
“Vi ho detto questo, perché la mia gioia sia
anche vostra, e la vostra gioia sia perfetta.
12
“Il mio comandamento è questo:
amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.
13
Nessuno ha un amore più grande di questo:
morire per i propri amici.
14
Voi siete miei amici se fate quel che
io vi comando.
15
Io non vi chiamo più schiavi, perché lo
schiavo non sa che cosa fa il suo padrone.
Vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto sapere tutto quel che ho udito dal Padre mio.
16
“Non siete voi che avete scelto me, ma io
ho scelto voi, e vi ho destinati a portare molto
frutto, un frutto duraturo. Allora il Padre vi
darà tutto quel che chiederete nel nome mio.
17
Questo io vi comando: amatevi gli uni gli altri.
9
1
Dalla Lettera ai Colossesi (cap.1)
Il Dio invisibile si è fatto visibile
in Cristo,
nato dal Padre prima della creazione
del mondo.
16
Tutte le cose create, in cielo e sulla terra,
sono state fatte per mezzo di lui,
sia le cose visibili sia quelle invisibili:
i poteri, le forze, le autorità, le potenze
Tutto fu creato per mezzo di lui e per lui.
17
Cristo è prima di tutte le cose
e tiene insieme tutto l’universo.
18
Egli è anche capo di quel corpo
che è la Chiesa,
è la fonte della nuova vita,
è il primo risuscitato dai morti:
egli deve sempre avere il primo posto
in tutto.
19
Perché Dio ha voluto essere pienamente
presente in lui
20
e per mezzo di lui
ha voluto rifare amicizia con tutte le cose,
con quelle della terra e con quelle del cielo;
per mezzo della sua morte in croce
Dio ha fatto pace con tutti.
15
75
36
LA PACE COME CAMMINO
Don Tonino Bello
A dire il vero non siamo molto abituati a legare il termine PACE a concetti dinamici.
Raramente sentiamo dire:
“Quell’uomo si affatica in pace”,
“lotta in pace”,
“strappa la vita coi denti in pace”...
Più consuete, nel nostro linguaggio, sono invece le espressioni:
“Sta seduto in pace”,
“sta leggendo in pace”,
“medita in pace” e,
ovviamente, “riposa in pace”.
La pace, insomma, ci richiama più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante.
Più il comfort del salotto che i pericoli della strada.
Più il caminetto che l’officina brulicante di problemi.
Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli.
Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato.
Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.
Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato,
ma una conquista.
Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.
Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.
La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.
Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.
Rifiuta la tentazione del godimento.
Non tollera atteggiamenti sedentari.
Non annulla la conflittualità.
Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.
Sì, la pace prima che traguardo, è cammino.
E, per giunta, cammino in salita.
Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi percorsi preferenziali
ed i suoi tempi tecnici, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni.
Forse anche le sue soste.
Se è così, occorrono attese pazienti.
E sarà beato, perché operatore di pace,
non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito, ma chi parte.
Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, anche se mai – su questa
terra s’intende – pienamente raggiunta.
76
in cielo. Là, i tarli e la ruggine non le distruggono e i ladri non vanno a rubare.
21
Perché, dove sono le tue ricchezze, là c’è
anche il tuo cuore.
22
“Gli occhi sono come lampada per il corpo:
se i tuoi occhi sono buoni, tu sarai totalmente nella luce,
23
ma se i tuoi occhi sono cattivi, tu sarai
totalmente nelle tenebre. Se dunque
la tua luce è tenebra, come sarà nera
quella tenebra!
24
“Nessuno può servire due padroni: perché, o amerà l’uno e odierà l’altro; oppure
preferirà il primo e disprezzerà il secondo.
Non potete servire Dio e i soldi.
25
“Perciò io vi dico: non preoccupatevi troppo del mangiare e del bere che vi servono
per vivere, o dei vestiti che vi servono per
coprirvi. Non è forse vero che la vita è più
importante del cibo e che il corpo è più importante del vestito?
26
“Guardate gli uccelli che vivono in libertà:
essi non seminano, non raccolgono e non
mettono il raccolto nei granai... eppure il
Padre vostro che è in cielo li nutre! Ebbene,
voi non valete forse più di loro?
27
“E chi di voi con tutte le sue preoccupazioni può vivere un giorno più di quel che è
stabilito?
28
“Anche per i vestiti, perché vi preoccupate
tanto? Guardate come crescono i fiori dei
campi: non lavorano, non si fanno vestiti...
29
eppure vi assicuro che nemmeno Salomone, con tutta la sua ricchezza, ha mai avuto
un vestito così bello!
30
Se dunque Dio rende così belli i fiori dei
campi che oggi ci sono e il giorno dopo vengono bruciati, a maggior ragione procurerà
un vestito a voi, gente di poca fede!
31
“Dunque, non state a preoccuparvi troppo,
dicendo: “Che cosa mangeremo?, che cosa
berremo?, come ci vestiremo?”.
32
Sono gli altri, quelli che non conoscono
Dio, a cercare sempre tutte queste cose.
Il Padre vostro che è in cielo sa che avete
bisogno di tutte queste cose.
33
“Voi invece cercate il regno di Dio
e fate la sua volontà: tutto il resto Dio
ve lo darà in più.
34
Perciò, non preoccupatevi troppo
per il domani: ci pensa lui, il domani,
a portare altre pene. Per ogni giorno
basta la sua pena.
Dalla Libro dell’Apocalisse (cap.21)
Allora io vidi un nuovo cielo e
una nuova terra, – il primo cielo e la prima
terra erano spariti, e il mare non c’era più, –
2
e vidi venire dal cielo, da parte di Dio,
la santa città, la nuova Gerusalemme,
ornata come una sposa pronta per andare
incontro allo sposo.
3
Una voce forte che veniva dal trono
esclamò: “Ecco l’abitazione di Dio
fra gli uomini; essi saranno suo popolo
ed egli sarà Dio con loro”.
4
Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.
La morte non ci sarà più. Non ci sarà più né
lutto né pianto né dolore. Il mondo di prima
è scomparso per sempre”.
5
Allora Dio dal suo trono disse: “Ora faccio
nuova ogni cosa”. Poi mi disse: “Scrivi,
perché ciò che dico è vero e degno
di essere creduto”. E aggiunse: “È fatto.
Io sono l’inizio e la Fine, il Primo e l’Ultimo.
A chi ha sete io darò gratuitamente l’acqua
della vita.
7
Ai vincitori toccherà questa parte dei beni.
Io sarò loro Dio, ed essi saranno miei figli.
1
Salmo 119
Mostrami, Signore, la via delle tue leggi
e le seguirò fino alla fine.
Insegnami a compiere la tua volontà:
la osserverò con tutto il cuore.
Guidami lungo la via dei tuoi comandamenti,
perché in essa trovo la mia gioia.
Piega il mio cuore verso i tuoi precetti,
non verso la sete del guadagno.
Libera i miei occhi dalle vane visioni
e fammi vivere nella tua via.
Per me, tuo servo, compi le tue promesse
che hai fatto ai tuoi fedeli.
Salvami dal disprezzo: mi fa paura;
solo le tue decisioni sono buone.
Guarda come desidero i tuoi decreti;
tu sei giusto: dammi nuova vita!
Dal Vangelo secondo Matteo (cap.6)
19
“Non accumulate ricchezze in questo
mondo. Qui i tarli e la ruggine distruggono
ogni cosa e i ladri vengono e portano via.
20
Accumulate piuttosto le vostre ricchezze
77
37
PACE, GIUSTIZIA E SALVAGUARDIA DEL CREATO
Don Tonino Bello - Discorso all’Arena di Verona del 30 aprile 1989 - 1ª parte
La prima cosa che desidero dirvi è questa: l’evoluzione del concetto di pace ha
subito lo stesso arricchimento che, nella rivelazione cristiana, ha avuto il concetto di Dio. Nell’economia del Vecchio Testamento, il monoteismo assoluto di
Jahweh era il cardine portante di tutta la storia della salvezza. Poi, “quando venne la pienezza dei tempi”, Gesù ci ha rivelato che Dio è pluralità di persone: Padre, Figlio e Spirito. Esse vivono così profondamente la convivialità delle differenze, esistono cioè così unicamente l’una per l’altra, che formano un solo Dio.
Si è passati, così, dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario di Dio.
Per la pace è avvenuta la stessa cosa. Siamo giunti alla pienezza dei tempi,
ed è balenata alle nostre coscienze la convinzione che la pace oggi si declina
inesorabilmente con la giustizia e con la salvaguardia del creato. Siamo passati,
per così dire, dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario della pace. Dal
monoteismo assoluto al monoteismo trinitario della pace... Tutto questo crea
scandalo. Finché per secoli e secoli nelle nostre chiese abbiamo parlato di pace,
nessuno ha contestato. Quando, sulla scorta della Parola di Dio, si è scoperta
la stretta parentela della pace con la giustizia, si sono scatenate le censure
dei potenti. Sicché, la giustizia, collocata da Dio stesso accanto alla pace quale
sua partner naturale, continua a destare, purtroppo, più sospetto di quanto non
susciti scandalo quando viene collocata, sia pure come aggettivo, accanto alla
guerra. Tant’è che si parla ancora di “guerra giusta”.
“... nella pienezza dei tempi”. Carissimi amici, anche per quanto riguarda la
pace è giunta la pienezza dei tempi. Oggi abbiamo il privilegio di capire che
l’annuncio della Pace si completa, oltre che con la lotta per la giustizia, anche con
l’impegno per la salvaguardia del creato. Quello della tutela dell’ambiente non
è l’ultimo ritrovato della nostra furbizia brontolona o delle nostre strategie del
consenso. Non è ammiccamento alle mode correnti. Ma è un compito primordiale che ci sovrasta come partner dello Spirito Santo, affinché la terra passi dal
“Kàos”, cioè dallo sbadiglio di noia e di morte, al “Kòsmos”, cioè alla situazione
di trasparenza e di grazia. E si realizzerà la splendida intuizione dì Isaia che, addirittura invertendone l’ordine, aveva collegato insieme salvaguardia del creato,
giustizia e pace: “In noi sarà infuso uno Spirito dall’alto. Allora il deserto diventerà
un giardino... e la giustizia regnerà nel giardino... e frutto della giustizia sarà la
pace” (Is 32,15-17).
C’è da chiedersi: è mai possibile che questa visione trinitaria della pace, così saldamente fondata sui plinti della Sacra Scrittura, abbia tanto stentato a diffondersi perfino nelle nostre Chiese? La risposta è semplice: se solo ora dal monoteismo assoluto della pace siamo passati al monoteismo trinitario, è perché siamo
giunti davvero alla pienezza dei tempi. Il che non significa che ormai il discorso
sia acquisito. Tutt’altro. Come per il discorso trinitario su Dio, nei primi dieci secoli
del cristianesimo, si sono sostenute tante lotte, sono scoppiate tante dispute, e
sono celebrati tanti Concili; così sarà per il discorso trinitario sulla pace.
78
Dalla Prima Lettera ai Corinzi (cap.13)
Salmo 84
Se parlo le lingue degli uomini
e anche quelle degli angeli,
ma non ho amore,
sono un metallo che rimbomba,
uno strumento che suona a vuoto.
2
Se ho il dono d’essere profeta
e di conoscere tutti i misteri,
se possiedo tutta la scienza
e anche una fede da smuovere i monti,
ma non ho amore,
io non sono niente.
3
Se do ai poveri tutti i miei averi,
se offro il mio corpo alle fiamme,
ma non ho amore,
non mi serve a nulla.
4
Chi ama
è paziente e generoso.
Chi ama
non è invidioso
non si vanta
non si gonfia di orgoglio.
5
Chi ama è rispettoso
non cerca il proprio interesse
non cede alla collera
dimentica i torti.
6
Chi ama
non gode dell’ingiustizia,
la verità è la sua gioia.
7
Chi ama
tutto scusa
di tutti ha fiducia
tutto sopporta
mai perde la speranza.
8
L’amore non tramonta mai:
cesserà il dono delle lingue,
la profezia passerà,
finirà il dono della scienza.
9
La scienza è imperfetta,
la profezia è limitata,
10
ma verrà ciò che è perfetto
ed esse svaniranno.
11
Quando ero bambino
parlavo da bambino,
come un bambino
pensavo e ragionavo.
Da quando sono un uomo
ho smesso di agire così.
12
Ora la nostra visione è confusa,
come in un antico specchio;
ma un giorno saremo a faccia a faccia
dinanzi a Dio.
Ora lo conosco solo in parte,
ma un giorno lo conoscerò
come lui mi conosce.
13
Ecco dunque le tre cose che contano:
fede, speranza, amore.
Ma più grande di tutte è l’amore.
Felici quelli che hanno in te la loro forza:
camminano decisi verso Sion.
1
Quando passano per la valle deserta
la rendono un giardino
benedetto dalle prime piogge.
Camminano, e cresce il loro vigore
finché giungono a Dio, in Sion.
Signore, Dio dell’universo,
accogli la mia preghiera,
ascolta, Dio di Giacobbe.
Tu sei il nostro difensore
proteggi il re che hai consacrato.
Meglio per me un giorno nella tua casa
che mille altrove;
meglio restare sulla soglia del tuo tempio
che abitare con chi ti odia.
Dal Vangelo secondo Luca (cap.10)
30
Gesù rispose: “Un uomo scendeva
da Gerusalemme verso Gèrico, quando
incontrò i briganti. Gli portarono via tutto,
lo presero a bastonate e poi se ne andarono
lasciandolo mezzo morto.
31
Per caso passò di là un sacerdote;
vide l’uomo ferito, passò dall’altra parte
della strada e prosegui.
32
Anche un levita del tempio passò per quella
strada; anche lui lo vide, lo scansò e prosegui.
33
Invece un uomo della Samaria, che era in
viaggio, gli passò accanto, lo vide e ne ebbe
compassione.
34
Gli andò vicino, versò olio e vino sulle
sue ferite e gliele fasciò. Poi lo caricò
sul suo asino e lo portò a una locanda e fece
tutto il possibile per aiutarlo.
35
Il giorno dopo tirò fuori due monete d’argento,
le diede al padrone dell’albergo e gli disse:
“Abbi cura di lui e anche se spenderai di più
pagherò io quando ritorno”.
36
A questo punto Gesù domandò:
– Secondo te, chi di questi tre si è comportato
come prossimo per quell’uomo che aveva
incontrato i briganti?
37
Il maestro della legge rispose:
– Quello che ha avuto compassione di lui.
Gesù allora gli disse:
– Va’ e comportati allo stesso modo
79
38
OSARE LA PACE PER FEDE
Don Tonino Bello - Discorso all’Arena di Verona del 30 aprile 1989 - 2ª parte
La seconda cosa che voglio dirvi, strettamente collegata con la prima, è questa: il
Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio dei profeti, il Dio che in Gesù ha manifestato il suo volto trinitario, non è il Dio di Socrate, di Platone, di Aristotele, delle accademie, dei filosofi insomma. Il Dio dei filosofi è l’ultima conclusione della nostra attività raziocinante. È la soglia suprema messa in cima a tutta l’impalcatura degli
umani sillogismi. È la casa che svetta sui basamenti della nostra logica organica.
La sua tenuta dipende dalla saldezza dì questi basamenti. Se un solo passaggio razionale cede sotto l’urto di un ragionamento opposto, ruzzola anche Dio che ci sta
sopra. Il Dio dei filosofi, insomma, è un Dio che regge solo se è garantito dalla sicurezza dei nostri argomenti. E poi non scalda. Non coinvolge. Non ti riempie di passione. Accettare questo Dio è come sposare una donna di cui hai preso tutte le misure, di cui ti sei fatto consegnare tutti i certificati di garanzia, e contro i cui rischi di
abbandono ti sei premunito con mille polizze di assicurazione.
Il Dio di Gesù Cristo è diverso. Non viene dal basso. Ci è stato rivelato dall’alto.
Non è frutto della carne e del sangue della nostra sapienza terrena. È un Dio garantito solo dalla nudità della nostra fede. Non è un Dio a cui ci si aggrappa con i funambolismi della mente. Ma un Dio a cui ci si abbandona con la fiducia del cuore,
dietro un richiamo che inesorabilmente ti precede. Attenzione! Non è che si voglia disprezzare la fatica della ricerca umana o che si intenda svilire l’importanza di un Dio
trovato dagli sforzi del nostro pensiero. No! Quella della ricerca razionale di Dio è
una fatica benedetta, che ogni cristiano deve compiere con tutti gli altri uomini che lo
cercano con cuore sincero. Diciamo solo che questo Dio, dopo che l’abbiamo trovato, non ci appaga. Anzi, non ci si può chiamare neppure credenti per il semplice fatto
di averlo raggiunto attraverso gli impervi sentieri del pensiero. Il Dio vero, quello
di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, quello rivelatoci da Gesù, è totalmente Altro ed è
totalmente Oltre. E noi credenti, dopo aver condiviso la fatica del pensiero con tutti
i ricercatori onesti, dobbiamo essere l’indice puntato verso questo totalmente Altro e
totalmente Oltre.
La pace del mondo e la pace di Gesù Cristo. Ed eccoci al momento cruciale di
questa seconda riflessione. Per la pace vale lo stesso discorso che si è fatto per Dio.
C’è una pace dei filosofi. E c’è una pace di Cristo. La prima è quella prodotta dai nostri sforzi diplomatici, costruita dai dosaggi delle cancellerie, frutto degli equilibri
messi in atto dalle potenze terrene. Al punto che, se una sola condizione va in crisi,
si rompe il giocattolo e ruzzola tutto intero il castello. La pace di Cristo, invece, è
quella che non esige garanzie, che scavalca le coperture prudenziali, e che resiste
anche quando crollano i puntelli del bilanciamento fondato sul calcolo. Questo è il
senso profondo dell’espressione evangelica che proprio oggi è risuonata nella Messa: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come ve la dà il mondo, io la do a voi”
(Gv 14,27) Questo è il salto di qualità a cui ci provoca la frase divenuta ormai celebre di D. Bonhoeffer: “Osare la pace per fede”. Ci riempie di commozione un testo
che questo grande testimone del Risorto scrisse nel 1934, e che è divenuto un monito per noi: “Una via alla pace che passi per la sicurezza non c’è. La pace infatti deve essere osata. È un grande rischio, e non si lascia mai e poi mai garantire.
80
a cantare, Signore, la tua gloria.
Tu sei grande, tu fai meraviglie,
tu solo sei Dio!
Dalla Seconda Lettera ai Corinzi (cap.8)
Voi avete di tutto e in abbondanza: la fede, il
dono della parola, la conoscenza, un grande
entusiasmo, e fra voi c’è quell’amore che vi ho
insegnato ad avere. Fate in modo di essere
ricchi anche in questo impegno generoso.
8
Non vi sto dando un ordine: vi ricordo la premura che gli altri hanno, avuto, per vedere se
anche il vostro amore è genuino.
9
Voi conoscete la generosità del Signore nostro Gesù Cristo: per amor vostro, lui che era
ricco, si è fatto povero per farvi diventare ricchi con la sua povertà.
10
Al riguardo vi do questo consiglio: voi che
sin dall’anno scorso avete incominciato non
soltanto ad agire, ma anche a volere questa
iniziativa,
11
fate ora in modo di portarla a termine. Come
siete stati pronti nel prendere l’iniziativa, siatelo anche nel realizzarla con i mezzi che avete
a disposizione.
12
Perché il risultato è gradito a Dio, se chi dona ci mette buona volontà. E Dio tiene conto
di quel che uno possiede, non certo di quel
che non ha.
13
Questa colletta infatti non ha lo scopo di ridurre voi in miseria perché altri stiano bene: la
si fa per raggiungere una certa uguaglianza.
7
Insegnami, Signore, la via da seguire:
voglio esserti sempre fedele.
Fammi avere questo solo desiderio:
rispettare la tua volontà.
Signore, mio Dio, ti loderò
con tutto il cuore,
sempre dirò che il tuo nome è glorioso.
Grande è il tuo affetto per me:
mi hai salvato dall’abisso della morte.
O Dio, mi assale gente senza scrupoli,
una banda di prepotenti vuole la mia morte.
Dite non gli importa niente!
Ma tu, Signore, Dio clemente
e pieno d’amore,
sei paziente, fedele, pronto al perdono;
abbi pietà di me e guardami.
Io sono tuo servo: dammi la tua forza.
Tu sei il mio Signore: salvami.
Dammi un segno che tutto mi andrà bene:
lo vedano e si vergognino i miei nemici;
tu, Signore, mi aiuti e mi consoli!
Dal Vangelo secondo Giovanni (cap.12)
Sei giorni prima della Pasqua ebraica Gesù
andò a Betània dove c’era Lazzaro, quello
che egli aveva risuscitato dai morti.
2
Li prepararono per lui una cena: Marta serviva
e Lazzaro era uno dei commensali.
3
Maria prese un vaso di nardo purissimo,
unguento profumato di grande valore, e lo
versò sui piedi di Gesù; poi li asciugò con i
suoi capelli, e il profumo si diffuse per tutta
la casa.
4
C’era anche Giuda Iscariota (uno dei discepoli
di Gesù: quello che poi lo tradirà). Giuda disse:
5
Si poteva vendere questo unguento per
trecento monete d’argento, e poi distribuirle
ai poveri!”.
6
Non lo disse perché si curava dei poveri,
ma perché era ladro: teneva la cassa comune,
e prendeva quello che c’era dentro.
7
Gesù dunque disse: “Lasciatela in pace: ha
fatto questo per il giorno della mia sepoltura.
8
I poveri li avete sempre con voi, ma non
sempre avrete me”.
1
Salmo 86
Tendi l’orecchio, Signore, ascoltami:
sono povero e infelice.
Proteggi la mia vita: io ti sono fedele.
O Dio, salva il tuo servo: confido in te!
Tutto il giorno ti chiamo:
pietà di me, Signore!
Verso di te io sospiro:
Signore, donami gioia!
Tu sei buono, Signore, pronto al perdono,
pieno d’amore per chi t’invoca.
Ascolta la mia preghiera,
non respingere la mia supplica.
Sono in pericolo; a te io grido:
tu, Signore, mi risponderai!
Nessuno altro Dio è come te, Signore;
nessuno può fare quello che tu fai.
Hai creato tutti i popoli:
essi verranno ad adorarti,
81
39
LA PACE DEI PROFETI
Don Tonino Bello - Discorso all’Arena di Verona del 30 aprile 1989 - 3ª parte
... La pace è il contrario della garanzia. Esigere garanzie significa diffidare, e
questa diffidenza genera di nuovo guerre. Cercare sicurezze significa volersi
mettere al riparo. Pace significa affidarsi interamente al comandamento di Dio,
non volere alcuna garanzia, ma porre nelle mani di Dio Onnipotente, in un
atto di fede e di obbedienza, la storia dei popoli... Chi rivolgerà l’appello alla
pace così che il mondo oda, che sia costretto a udire?... Solo la Santa Chiesa di Cristo può parlare in modo che il mondo, digrignando i denti, debba udire la parola della pace, e i popoli si rallegreranno perché questa Chiesa di
Cristo toglie, nel nome di Cristo, le armi dalla mano dei suoi figli e vieta loro
di fare La guerra e invoca la pace di Cristo sul mondo delirante”.
Carissimi amici, come per la ricerca di Dio abbiamo detto che non intendiamo
svilire lo sforzo della fatica razionale, anzi la incoraggiamo e la sosteniamo,
ma sentiamo anche il dovere di indicare il totalmente Oltre e il totalmente Altro di Dio, sulla base di ciò che Cristo ci ha rivelato di Lui, così per quanto riguarda il mistero della pace, col più grande rispetto per lo sforzo che il mondo laico sta compiendo, e con la gioia più grande nel vederci accomunati come credenti accanto a tanti camminatori di ogni fede, sentiamo il dovere di dare il nostro contributo specifico, originale, coraggioso! E il nostro contributo è
quello di essere segno dell’inquietudine, richiamo del “non ancora”, stimolo dell’ulteriorità. Spina dell’inappagamento, insomma, conficcata nel fianco del mondo. Per una Chiesa coraggiosa e profetica. Riconosciamolo. Come Chiesa siamo ancora fermi alla pace dei “filosofi”, e non ci decidiamo ad
annunciare finalmente la pace dei “profeti”. È vero, sì, che i “profeti” debbono
tenere conto delle lentezze con cui i “re” elaborano le mediazioni e le fanno
camminare nella prassi quotidiana. Ma non tocca ai profeti operare riduzioni
in scala. E sarebbe ben triste che a provocare cadute di tensione, per quel
che riguarda l’annuncio della pace, dovessero essere proprio loro. In certe comunità si spiano annidamenti di “discordanze” col magistero ufficiale, a ogni
svolta di frase. Talvolta, per frenare la valanga inarrestabile della profezia, si
fa uso maldestro e ingeneroso perfino di estemporanee espressioni del Papa,
resecate dal loro contesto e scorniciate dal genere letterario confidenziale e
bonario con cui sono state pronunciate. E non si tiene conto, invece, di tutto il
magistero audace e non ancora dissepolto di questo Pontefice, che ormai in
ogni suo discorso ci sprona ad “affrontare la tremenda sfida dell’ultima decade del secondo millennio”, con l’imperativo etico della solidarietà, e va denunciando in tutto il mondo, come nessun altro, le “strutture di peccato” che
opprimono i poveri!
82
Fugga il male e pratichi il bene,
cerchi la pace e ne segua la via!
L’occhio del Signore segue i giusti,
il suo orecchio ne ascolta le grida.
Dalla Seconda Lettera ai Corinzi (cap.4)
Noi portiamo in noi stessi questo tesoro
come in vasi di terra, perché sia chiaro
che questa straordinaria potenza viene
da Dio e non da noi.
8
Siamo oppressi, ma non schiacciati;
sconvolti ma non disperati.
9
Siamo perseguitati, ma non abbandonati;
colpiti, ma non distrutti.
10
Portiamo sempre in noi la morte di Gesù,
perché si manifesti in noi anche la sua vita.
11
Siamo vivi, ma continuamente esposti alla
morte a causa di Gesù, perché anche la
sua vita si manifesti nella nostra vita mortale.
12
Così, la morte agisce in noi, perché in voi
agisca la vita.
7
Il suo sguardo affronta i malvagi,
e ne cancella perfino il ricordo.
Il Signore ascolta chi lo invoca
e lo libera da tutte le sue angustie.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore affranto,
salva chi ha perso ogni speranza.
Molti mali colpiscono il giusto,
ma il Signore lo libera da tutti.
Il Signore protegge anche le sue ossa,
neppure uno gli sarà spezzato.
Il male ucciderà il malvagio;
chi odia il giusto sarà condannato.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
chi ricorre a lui non sarà condannato.
Salmo 34
Benedirò il Signore in ogni tempo:
sulle mie labbra sempre la sua lode.
Io voglio gloriarmi del Signore:
gli umili udranno e saranno felici.
Dal Vangelo secondo Giovanni (cap.17)
“Quando ero con loro, io li proteggevo.
Per questo tu me li hai dati. Io li ho protetti,
e nessuno di loro si è perduto, tranne quello
che doveva perdersi, realizzando ciò che la
Bibbia aveva predetto.
13
Ma ora io ritorno verso di te, e dico queste
cose mentre sono ancora sulla terra, perché
essi abbiano tutta la mia gioia.
14
“Io ho dato loro la tua parola. Perciò essi
non appartengono più al mondo, come io
non appartengo al mondo. E il mondo li odia.
15
Io non ti prego di toglierli dal mondo, ma
di proteggerli dal Maligno.
16
Essi non appartengono al mondo, come io
non appartengo al mondo.
17
Fa’ che appartengano a te mediante la verità: la tua parola è verità.
18
Tu mi hai mandato nel mondo: così anch’io li ho mandati nel mondo.
19
E io offro me stesso in sacrificio
per loro, perché anch’essi siano veramente
consacrati a te.
12
Celebrate con me il Signore perché è grande,
esaltiamo tutti insieme il suo Nome.
Ho cercato il Signore e m’ha risposto,
da tutti i timori m’ha liberato.
Chi guarda a lui diventa raggiante,
dal suo volto svanisce la vergogna.
Se un povero grida, il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angustie.
L’angelo del Signore veglia su chi lo teme
e lo salva da ogni pericolo.
Gustate e vedete come è buono il Signore:
felice l’uomo che in lui si rifugia.
Ubbidite al Signore, voi suoi fedeli:
nulla manca all’uomo che lo teme.
Anche il leone può soffrire la fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.
Venite, figli, ascoltatemi:
io vi insegnerò il timore del Signore.
Se un uomo desidera gustare la vita,
se vuole vedere molti giorni felici,
tenga lontano la lingua dal male
con le sue labbra non dica menzogne.
83
40
DIRE PACE AL MONDO
Don Tonino Bello - Discorso all’Arena di Verona del 30 aprile 1989 - 4ª parte
In piedi, allora, costruttori di pace. Non abbiate paura! Non lasciatevi sgomentare dalle dissertazioni che squalificano come fondamentalismo l’anelito di
voler cogliere nel “qui” e nell’“oggi” della Storia i primi frutti del Regno. Sono
interni alla nostra fede i discorsi sul disarmo, sulla smilitarizzazione del territorio, sulla lotta per il cambiamento dei modelli di sviluppo che provocano dipendenza, fame e miseria nei Sud del mondo, e distruzione dell’ambiente naturale. Fin dai tempi dell’Esodo, non sono più estranee alla Parola del Signore
le “fatiche di liberazione degli oppressi dal giogo dei moderni faraoni. Coraggio! Non dobbiamo tacere, braccati dal timore che venga chiamata “orizzontalismo” la nostra ribellione contro le iniquità che schiacciano i poveri. Gesù
Cristo, che scruta i cuori e che non ci stanchiamo di implorare, sa che il nostro
amore per gli ultimi coincide con l’amore per lui. Se non abbiamo la forza di dire che le armi non solo non si devono vendere ma neppure costruire, che la
politica dei blocchi è iniqua, che la remissione dei debiti del Terzo Mondo è
appena un acconto sulla restituzione del nostro debito ai due terzi del mondo,
che la logica del disarmo unilaterale non è poi così disomogenea con quella
del vangelo, che la nonviolenza attiva è criterio di prassi cristiana, che certe
forme di obiezione sono segno di un amore più grande per la città terrena...
se non abbiamo la forza di dire tutto questo, rimarremo lucignoli fumiganti invece che essere ceri pasquali. Ce lo auguriamo con le parole di Bonhoeffer,
“vogliamo parlare a questo mondo, e dirgli non una mezza parola, ma una
parola intera. Dobbiamo pregare perché questa parola ci sia data”. E noi pregheremo. E invocheremo lo Spirito Santo. Non solo perché rinnovi il volto
della terra. Ma anche perché faccia un rogo di tutte le nostre paure.
Ricordiamoci del detto “chi tace acconsente” Ogni volta che assistiamo a un sopruso e non gridiamo
la nostra protesta, ogni volta che raggiriamo una legge o non permettiamo la giusta applicazione di molte
leggi che già abbiamo (pur quando perfettibili) per la difesa dei diritti dei più poveri, realizziamo una grave
omissione di responsabilità.
Un modo concreto per fare sentire la nostra voce è quello di creare consapevolezza, offrire dati, partecipare a campagne di pressione organizzate da vari gruppi, passare dall’informazione dei media all’informazione diretta delle persone. Ricordiamoci che ogni messaggio ricevuto da un politico o da un’impresa
non è considerato solo come l’opinione di un singolo individuo, ma come il giudizio di centinaia di altre
persone. Per questo le campagne di pressione possono avere un grande potere di persuasione.
(Da Giubileo e nuovi stili di vita, CEI 2000)
84
Dalla Lettera agli Efesini (cap.2)
Dal Vangelo secondo Matteo (cap.20)
Ricordate: voi, per nascita, non siete Ebrei.
Gli Ebrei vi chiamano i “non circoncisi”,
mentre chiamano se stessi “i circoncisi” a causa
del segno fatto sui loro corpi.
12
Voi eravate lontani dal Cristo; eravate stranieri,
non appartenevate al popolo di Dio; eravate
esclusi dalle sue promesse e dalla sua alleanza;
eravate nel mondo persone senza speranza
e senza Dio.
13
Ora invece, uniti a Cristo Gesù per mezzo
della sua morte, voi, che eravate lontani,
siete diventati vicini.
14
Infatti Cristo è la nostra pace: egli ha fatto
diventare un unico popolo i pagani e gli Ebrei;
egli ha demolito quel muro che li separava e li
rendeva nemici. Infatti, sacrificando se stesso,
15
ha abolito la legge giudaica con tutti i regolamenti e le proibizioni. Così, ha creato un popolo
nuovo, e ha portato la pace fra loro;
16
per mezzo della sua morte in croce li ha uniti in
un solo corpo, e li ha messi in pace con Dio.
Sulla croce, sacrificando se stesso, egli ha distrutto ciò che li separava.
17
Come dice la Bibbia:
Egli è venuto ad annunziare
il messaggio di pace:
pace a voi che eravate lontani
e pace a quelli che erano vicini.
18
Per mezzo di Gesù Cristo noi tutti, Ebrei e pagani, possiamo presentarci a Dio Padre, uniti
dallo stesso Spirito Santo.
19
Di conseguenza, ora voi non siete più stranieri,
né ospiti. Anche voi, insieme con gli altri, appartenete al popolo e alla famiglia di Dio.
20
Siete parte di quell’edificio che ha come fondamenta gli apostoli e i profeti, e come pietra principale lo stesso Gesù Cristo.
21
È lui che dà solidità a tutta la costruzione,
e la fa crescere fino a diventare un tempio santo
per il Signore.
22
Uniti a lui, anche voi siete costruiti insieme
con gli altri, per essere la casa dove Dio abita
per mezzo dello Spirito Santo.
1
“Così infatti è il regno di Dio. “Un tale aveva
una grande vigna e una mattina, molto presto,
uscì in piazza per prendere a giornata uomini
da mandare a lavorare nella sua vigna.
2
Fissò con loro la paga normale: una moneta
d’argento al giorno e li mandò al lavoro.
3
“Verso le nove del mattino tornò in piazza e
vide che c’erano altri uomini disoccupati.
4
Gli disse: Andate anche voi nella mia vigna;
vi pagherò quel che è giusto.
5
E quelli andarono. “Anche verso mezzogiorno
e poi verso le tre del pomeriggio
fece la stessa cosa.
6
Verso le cinque di sera uscì
ancora una volta e trovò altri uomini. Disse:
– Perché state qui tutto il giorno
senza far niente?
7
“E quelli risposero:
– Perché nessuno ci ha preso a giornata.
“Allora disse:
– Andate anche voi nella mia vigna.
8
“Quando fu sera, il padrone della vigna disse
al suo fattore: “Chiama gli uomini e da’ loro la
paga, cominciando da quelli che son venuti
per ultimi”.
9
“Il fattore chiamò dunque quelli che eran venuti alle cinque di sera e diede una moneta
d’argento a ciascuno.
10
Gli uomini che avevano cominciato per primi
credevano di prendere di più. Invece, anche a
loro fu data una moneta d’argento ciascuno.
11
“Allora cominciarono a brontolare contro il
padrone.
12
Dicevano:
– Questi sono venuti per ultimi, hanno lavorato soltanto un’ora, e tu li hai pagati come noi
che abbiamo faticato tutto il giorno sotto il sole.
13
“Rispondendo a uno di loro, il padrone disse:
– Amico, io non ti ho imbrogliato: l’accordo
era che ti avrei pagato una moneta d’argento,
o no?
14
Allora prendi la tua paga e sta’ zitto.
Io voglio dare a questo, che è venuto
per ultimo, quel che ho dato a te.
15
Non posso fare quel che voglio
con i miei soldi? O forse sei invidioso
perché io sono generoso con loro?”.
16
Poi Gesù disse: “Così, quelli che sono
gli ultimi saranno i primi, e quelli che
sono i primi saranno gli ultimi”.
11
Salmo 116
Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Egli mi presta attenzione:
lo invocherà tutta la vita.
Già la morte mi teneva legato,
mi afferrava il mondo dei morti;
oppresso da angoscia e paura,
ho gridato: “Salvami, Signore!”.
Buono e giusto è il Signore;
pieno di compassione il nostro Dio!
Il Signore protegge i deboli:
era la fine ed egli mi ha salvato.
85
41
PAROLE MULTIUSO
Don Tonino Bello - 1ª parte
Un saggio orientale diceva che, se lui avesse avuto per un attimo l’onnipotenza di Dio, l’unico miracolo che avrebbe fatto sarebbe stato quello di ridare
alle parole il senso originario. Sì, perché oggi le parole sono diventate così
“multiuso”, che non puoi più giurare a occhi bendati sull’idea che esse sottendono. Anzi, è tutt’altro che rara la sorpresa di vedere accomunate accezioni
diametralmente opposte sotto il mantello di un medesimo vocabolo. Guaio,
del resto, che è capitato soprattutto ai termini più nobili; alle parole di serie A;
a quelle, cioè, che esprimono i sentimenti più radicati nel cuore umano come
pace, amore, libertà. A dire il vero, per quel che riguarda la pace, pare che
questa “sindrome dei significati stravolti” fosse presente anche nei tempi remoti, se è vero che perfino in un salmo della Bibbia troviamo denunce del genere: “essi dicono pace, ma nel loro cuore tramano la guerra”. Su quale pace
scommettere? Con questo non si vuol dire che il termine “pace” indichi inequivocabilmente una realtà così precisa e dai contorni così ben definiti, da
escludere nettamente zone di valori limitrofi. È difficile tracciare la linea di demarcazione che distingue l’area della pace da quella propria della libertà, o
della giustizia, o della comunione, o del perdono, o dell’accoglienza, o della
verità. Ed è fatica improba disegnare sulle mappe lessicali gli spartiacque di
questi valori. Sicché, se le immagini possono aiutarci a capire, dovremmo dire che la pace più che una stella è una galassia, più che un’isola è un arcipelago, più che una spiga è un covone. A fare difficoltà, però, non è lo sfumare
della pace propriamente detta nelle fasce degli altri concetti viciniori con i quali, per così dire, essa ha rapporti stretti di consanguineità. Ciò che crea problemi, invece, è quella terribile operazione di contrabbando secondo cui si
espongono nella medesima vetrina, magari con la medesima etichetta, prodotti completamente diversi. Diciamocelo francamente: la pace la vogliono tutti, anche i criminali; e nessuno è così spudoratamente perverso, da dichiararsi amante della guerra. Ma la pace di una lobby di sfruttatori è la stessa perseguita dalle turbe degli oppressi? La pace delle multinazionali coincide con
quella dei salariati sotto costo? La pace voluta dai dittatori si identifica con
quella sognata dai perseguitati politici? E sul vocabolario del regime di Pretoria, la definizione di pace suona allo stesso modo che sul vocabolario delle
vittime delI’apartheid ? Come si vede, è necessario evitare il rischio di pericolose contraffazioni. Pertanto, si rende indispensabile, almeno per noi credenti, fissare dei criteri sulla cui base selezionare il genere di pace, per il quale
valga la spesa di impegnarsi in una scommessa Pertanto, si rende indispensabile, almeno per noi credenti, fissare dei criteri sulla cui base selezionare il
genere di pace, per il quale valga la spesa di impegnarsi in una scommessa.
86
Dalla Lettera ai Romani (cap.12)
Dal Vangelo secondo Matteo (cap.25)
Il vostro amore sia sincero! Fuggite il male,
seguite con fermezza il bene.
10
Amatevi gli uni gli altri, come fratelli.
Siate premurosi nello stimarvi gli uni gli altri.
11
Siate impegnati, non pigri; pronti a servire
il Signore,
12
allegri nella speranza, pazienti nelle
tribolazioni, perseveranti nella preghiera.
13
Siate pronti ad aiutare i vostri fratelli quando
hanno bisogno, e fate di tutto per essere ospitali.
14
Chiedete a Dio di benedire quelli che vi perseguitano; di perdonarli, non di castigarli.
15
Siate felici con chi è nella gioia. Piangete
con chi piange.
16
Andate d’accordo tra di voi. Non inseguite
desideri di grandezza, volgetevi piuttosto verso le cose umili. Non vi stimate sapienti da voi
stessi!
17
Non rendete a nessuno male per male.
Preoccupatevi di fare il bene dinanzi a tutti.
18
Se è possibile, per quanto dipende da voi,
vivete in pace con tutti.
19
Non vendicatevi, carissimi, ma lasciate agire
la collera di Dio, perché nella Bibbia si legge:
A me la vendetta, dice il Signore, darò io il
contraccambio.
20
Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli da
mangiare; se ha sete, dagli da bere. Comportati così, e lo farai arrossire di vergogna.
21
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il
male con il bene.
31
“Quando il Figlio dell’uomo verrà nel suo
splendore, insieme con gli angeli, si siederà
sul suo trono glorioso.
32
Tutti i popoli della terra saranno riuniti di
fronte a lui ed egli li separerà in due gruppi,
come fa il pastore quando separa le pecore
dalle capre:
33
metterà i giusti da una parte e i malvagi dall’altra.
34
“Allora il re dirà ai giusti:
– Venite, voi che siete i benedetti dal Padre
mio; entrate nel regno che è stato preparato
per voi fin dalla creazione del mondo.
35
Perché, io ho avuto fame e voi mi avete dato
da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere; ero forestiero e mi avete ospitato nella vostra casa;
36
ero nudo e mi avete dato i vestiti; ero malato
e siete venuti a curarmi; ero in prigione e siete
venuti a trovarmi.
37
“E i giusti diranno:
– Signore, ma quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere?
38
Quando ti abbiamo incontrato forestiero e ti
abbiamo ospitato nella nostra casa, o nudo e
ti abbiamo dato i vestiti?
39
Quando ti abbiamo visto malato o in prigione
e siamo venuti a trovarti?
40
“Il re risponderà:
– In verità, vi dico che tutte le volte che avete
fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me!
41
“Poi dirà ai malvagi:
– Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno che Dio ha preparato per il diavolo e per i
suoi simili!
42
Perché, io ho avuto fame e voi non mi avete
dato da mangiare; ho avuto sete e non mi
avete dato da bere;
43
ero forestiero e non mi avete ospitato nella
vostra casa; ero nudo e non mi avete dato i
vestiti; ero malato e in prigione e voi non siete
venuti da me.
44
“E anche quelli diranno:
– Quando ti abbiamo visto affamato, assetato,
forestiero, nudo, malato o in prigione e non ti
abbiamo aiutato?
45
“Allora il re risponderà:
– In verità, vi dico che tutto quel che non avete fatto a uno di questi piccoli, non l’avete fatto
a me.
46
“E andranno nella punizione eterna mentre i
giusti andranno nella vita eterna”.
9
Salmo 119
Felice l’uomo che vive senza colpa
e cammina secondo la legge del Signore.
Felice chi osserva i suoi precetti
e lo cerca con tutto il cuore,
chi non commette iniquità
e cammina per i suoi sentieri.
Signore, hai stabilito i tuoi decreti
perché siano eseguiti con cura.
Rimanga ben saldo il mio passo
nel seguire i tuoi ordini.
Allora non proverà vergogna
nel considerare tutti i tuoi comandamenti.
87
42
IMPLORARE LA PACE COME LA VUOLE DIO
Don Tonino Bello - 2ª parte
Non scommettere sulla pace che non venga dall’alto: è inquinata. Dire che la pace è
un dono di Dio sta diventando purtroppo uno slogan pronunciato da noi cristiani senza
molta convinzione e usato come formula di maniera. Tutto sommato, all’atto pratico facciamo affidamento più sulle mediazioni diplomatiche che sull’implorazione, più sulla bravura delle cancellerie della terra che sulla forza impetrativa della preghiera, più sull’abilità dei politici che sulla tenacia dei contemplativi.
Ebbene, considerare la pace come acqua ricavata dai nostri pozzi è un tragico errore
di prospettiva di cui, prima o poi, pagheremo le spese col prosciugamento o con l’inquinamento delle falde freatiche. Quando la riflessione delle nostre comunità riuscirà
a scoprire che i pozzi della pace sono le stimmate del Risorto?
Non scommettere sulla pace non connotata da scelte storiche concrete: è un bluff.
Se, per un verso, non è infrequente l’equivoco su descritto, che potremmo designare
come l’eresia del “pelagianesimo della pace”, per un altro verso non è raro il rischio opposto che è quello del disimpegno, coperto oltretutto dall’alibi comodo che la pace è
una realtà “oriens ex alto”, proveniente dal Cielo. Occorre scongiurare questa specie di
fatalismo che fa ritenere inutili, se non addirittura controproducenti, le scelte di campo,
le prese di posizione, le decisioni coraggiose, le testimonianze audaci, i gesti profetici.
È vero, la pace è un’acqua che scende dal cielo: ma siamo noi che dobbiamo canalizzarla affinché, attraverso le condutture appropriate della nostra genialità, giunga a ristorare tutta la terra. Ecco perché è un “bluff” limitarsi a chiedere la pace in chiesa, e poi
non muovere un dito.
Non scommettere sulla pace che prenda le distanze dalla giustizia: è peggio della
guerra. La Bibbia allude spesso ad abbracciamenti tra pace e giustizia simili a quelli tra
madre e figlia, o tra due amanti comunque. Frutto della giustizia è la pace, dice Isaia in
uno splendido passo.
Parlando fuori parabola, non è difficile capire come ai ben pensanti che quasi sempre
coincidono con i garantiti di turno, dà fastidio questa scoperta biblica, recente tutto sommato, del legame esistente tra pace e giustizia. Pace, sì. Ma che c’entrano i 50 milioni
di esseri umani che muoiono ogni anno per fame? Sulla pace non si discute. Ma che
cosa hanno da spartire con essa i discorsi sulla massimizzazione del profitto? La pace,
va bene. Ma non sa di demagogia chiamare in causa, ad ogni giro di boa, le divaricazioni esistenti tra Nord e Sud della terra? Pace, d’accordo. Ma è proprio il caso di tirare
in ballo la ripartizione dei beni, o i debiti del terzo mondo, o le manipolazioni delle culture locali, o lo scempio della dignità dei poveri? Attenzione! È in atto una campagna
“soft” che spinge pace e giustizia alla “separazione legale”, con espedienti che si vestono di ragioni morali, ma camuffano il più bieco dei sacrilegi.
Non scommettere sulla pace che si proclami estranea al problema della salvaguardia del creato: è amputata. Qualcuno potrebbe pensare che il bisogno di allargare
i consensi, con l’ammiccamento ai temi di moda, abbia provocato l’inclusione del problema ambientale nell’area degli interessi di coloro che si battono per la pace. Non è
così. Alla radice di questa coscienza, che potremmo chiamare “trinitaria”, visto che la
pace oggi si declina inesorabilmente con la giustizia e con la salvaguardia del creato,
c’è la constatazione che, a produrre tanti guasti inesorabili della natura, è sempre il seme del profitto. Lo stesso che genera le guerre.
88
Dalla Lettera ai Filippesi (cap.4)
Dal Vangelo secondo Matteo (cap.25)
Siate sempre lieti perché appartenete
al Signore. Lo ripeto, siate sempre lieti.
5
Tutti gli uomini vedano la vostra bontà.
Il Signore è vicino!
6
Non angustiatevi di nulla, ma rivolgetevi
a Dio, chiedetegli con insistenza ciò
di cui avete bisogno e ringraziatelo.
7
È la pace di Dio, che è più grande di
quanto si possa immaginare, terrà i vostri cuori e
i vostri pensieri uniti a Cristo Gesù.
8
Infine, fratelli, prendete in considerazione tutto
quel che è vero, buono, giusto, puro, degno di
essere amato e onorato; quel che viene dalla
virtù ed è degno di lode.
9
Mettete in pratica quel che avete imparato, ricevuto, udito e visto in me. E Dio,
che dà la pace, sarà con voi.
14
“Così sarà il regno di Dio “Un uomo doveva fare un lungo viaggio: chiamò dunque i suoi servi e
affidò loro i suoi soldi.
15
A uno consegnò cinquecento monete d’oro, a
un altro duecento e a un altro cento: a ciascuno
secondo le sue capacità. Poi partì.
16
Il servo che aveva ricevuto cinquecento monete andò subito a investire i soldi in un affare, e
alla fine guadagnò altre cinquecento monete.
17
Quello che ne aveva ricevute duecento fece lo
stesso, e alla fine ne guadagnò altre duecento.
18
Quello invece che ne aveva ricevute soltanto
cento scavò una buca in terra e vi nascose i soldi del suo padrone.
19
“Dopo molto tempo il padrone tornò a casa e
cominciò a fare i conti con i suoi servi.
20
“Venne il primo, quello che aveva ricevuto cinquecento monete d’oro, portò anche le altre cinquecento e disse:
– Signore, tu mi avevi consegnato cinquecento
monete. Guarda: ne ho guadagnate altre cinquecento.
21
“E il padrone gli disse:
– Bene, sei un servo bravo e fedele! Sei stato fedele in cose da poco, ti affiderò cose più importanti. Vieni a partecipare alla gioia del tuo signore.
22
“Poi venne quello che aveva ricevuto duecento
monete e disse:
– Signore, tu mi avevi consegnato duecento monete d’oro. Guarda: ne ho guadagnate altre duecento.
23
“E il padrone gli disse:
– Bene, sei un servo bravo e fedele! Sei stato fedele in cose da poco, ti affiderò cose più importanti. Vieni a partecipare alla gioia del tuo signore!
24
“Infine venne quel servo che aveva ricevuto solamente cento monete d’oro e disse:
– Signore, io sapevo che sei un uomo duro, che
raccoglie anche dove non hai seminato e che fai
vendemmia anche dove non hai coltivato.
25
Ho avuto paura, e allora sono andato a nascondere i tuoi soldi sotto terra. Ecco, te li restituisco.
26
“Ma il padrone gli rispose:
– Servo cattivo e fannullone! Dunque sapevi che
io raccolgo dove non ho seminato e faccio vendemmia dove non ho coltivato.
27
Perciò dovevi almeno mettere in banca i miei
soldi e io, al ritorno, li avrei avuti indietro con l’interesse.
28
“Via, toglietegli le cento monete e datele a
quello che ne ha mille.
4
Salmo 33
Gridate di gioia al Signore, voi giusti;
da voi, fedeli, si innalzi la lode!
Celebrate il Signore al suono della cetra,
lodatelo sull’arpa a dieci corde.
Cantate per lui un canto nuovo,
acclamatelo con la musica più bella!
Chiara è la parola del Signore,
sicure sono tutte le sue opere.
Egli ama il diritto e la giustizia,
del suo amore è piena la terra.
La parola del Signore creò il cielo
e il soffio della sua bocca, tutte le stelle.
Ha messo un argine alle onde del mare,
ha raccolto le acque degli abissi.
Tutta la terra renda onore al Signore,
lo temano gli abitanti del mondo.
Perché egli parlò e tutto fu fatto;
diede un ordine e tutto fu compiuto.
Il Signore distrugge i piani dei popoli,
rende vani i progetti delle nazioni.
Ma i piani del Signore durano per sempre,
tutti i suoi progetti rimangono nei secoli.
Felice la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come suo.
Dall’alto del cielo il Signore guarda
e vede tutti gli uomini.
Dal luogo dove abita
egli osserva tutti gli abitanti della terra.
89
43
LA PACE HA UN PREZZO
Don Tonino Bello - 3ª parte
Non scommettere sulla pace che sorrida sulla radicalità della nonviolenza: è infida. È giunta l’ora in cui occorre decidersi ad arretrare (arretrare o spingere?) la difesa della pace sul terreno della nonviolenza assoluta. Non è più ammissibile indugiare su piazzole intermedie che consentano dosaggi di violenza, sia pur misurati o
prevalentemente rivolti a neutralizzare quella degli altri. Richiamarsi al dovere di
“camminare con i piedi per terra”, e fare spreco di compatimento sul preteso “fondamentalismo” degli annunciatori di pace, significa far credito alle astuzie degli uomini
più di quanto non si faccia assegnamento sulle promesse di Dio. La nonviolenza è la
strada che Gesù Cristo ci ha indicato senza equivoci.
Non scommettere sulla pace che non provochi sofferenza: è sterile. Il grande
teologo protestante Bonhoeffer parlava di “grazia a caro prezzo”. Forse è ora che ci
abituiamo a pensare che anche la pace ha dei costi altissimi. I prezzi stracciati destano sospetto. Gli sconti da capogiro inducono a credere che la merce è avariata.
Chi scommette sulla pace deve sborsare in contanti monete di lacrime, di incomprensione e di sangue. La pace è il nuovo martirio a cui oggi la Chiesa viene chiamata. L’arena della prova è lo scenario di questo villaggio globale che rischia di incenerirsi in un olocausto senza precedenti. E come nei primi tempi del cristianesimo
i martiri stupirono il mondo per il loro coraggio, così oggi la Chiesa dovrebbe fare ammutolire i potenti della terra per la fierezza con cui, noncurante della persecuzione,
annuncia, senza sfumare le finali come nel canto gregoriano, il vangelo della pace e
la prassi della nonviolenza. Grazie a Dio, stiamo assistendo oggi a una nuova effusione dello Spirito che spinge la Chiesa sui versanti della profezia e le dà l’audacia
di sfidare le trame degli oppressori, i sorrisi dei dotti, e le preoccupazioni dei prudenti secondo la carne.
Non scommettere sulla pace come “prodotto finito”: scoraggia. La pace è una
meta sempre intravista, e mai pienamente raggiunta. La sua corsa si vince sulle tappe intermedie, e mai sull’ultimo traguardo. Esisterà sempre un “gap” tra il sogno cullato e le realizzazioni raggiunte. I labbri delle conquiste non combaceranno mai con
quelli dell’utopia, e il “già” non si salderà mai col “non ancora”. Ciò vuol dire che sul
terreno della pace non ci sarà mai un fischio finale che chiuda la partita, e bisognerà
giocare sempre ulteriori tempi supplementari. Tutto questo può indubbiamente provocare delusioni e stanchezza, creando collassi operativi e crisi da insuccesso. Ma
chi è convinto che la pace è un bene la cui interezza si sperimenterà solo nello stadio finale del Regno, troverà nuovi motivi per continuare la corsa anche nella situazione di scacco permanente in cui è tenuto dalla storia. Cristo, nostra Pace, non delude. Coraggio, allora! Nonostante questa esperienza frammentata di pace, scommettere su di essa significa scommettere sull’uomo. Anzi, sull’Uomo nuovo. Su Cristo Gesù: egli è la nostra Pace. E lui non delude. Del resto anche lui, finché staremo
sulla terra, sarà sempre per noi un Ospite velato. Faremo di lui un’esperienza incompleta, e i suoi passaggi li scorgeremo solo attraverso segni da interpretare e orme da decifrare. Faccia a faccia, così come egli è, lo vedremo solo nei chiarori del
Regno di Dio.
90
Dalla Lettera ai Filippesi (cap.2)
Dal Vangelo secondo Giovanni (cap.13)
Se è vero che Cristo vi chiama ad agire,
se l’amore vi dà qualche conforto, se lo Spirito
Santo vi unisce, se è vero che tra voi
c’è affetto e comprensione...
2
rendete completa la mia gioia. Abbiate gli
stessi sentimenti e un medesimo amore. Siate
concordi e unanimi!
3
Non fate nulla per invidia e per vanto, anzi,
con grande umiltà, stimate gli altri migliori di voi.
4
Badate agli interessi degli altri e non soltanto
ai vostri.
5
I vostri rapporti reciproci siano fondati sul fatto che siete uniti a Cristo Gesù.
6
Egli era come Dio
ma non conservò gelosamente
il suo essere uguale a Dio.
7
Rinunziò a tutto:
diventò come un servo,
fu uomo tra gli uomini
e visse conosciuto come uno di loro.
8
Abbassò se stesso,
fu obbediente fino alla morte,
alla morte di croce.
9
Perciò Dio lo ha innalzato
sopra tutte le cose
e gli ha dato il nome più grande.
10
Perché in onore di Gesù,
in cielo, in terra e sotto terra,
ognuno pieghi le ginocchia,
11
e per la gloria di Dio Padre,
ogni lingua proclami:
Gesù Cristo è il Signore.
Era ormai vicina la festa ebraica della
Pasqua. Gesù sapeva che era venuto per lui
il momento di lasciare questo mondo e tornare
al Padre. Egli aveva sempre amato i suoi
discepoli che erano nel mondo, e li amò
sino alla fine.
2
All’ora della cena, il diavolo aveva già convinto Giuda (il figlio di Simone Iscariota) a tradire
Gesù.
3
Gesù sapeva di aver avuto dal Padre ogni
potere; sapeva pure che era venuto da Dio e
che a Dio ritornava.
4
Allora si alzò da tavola, si tolse la veste e si
legò un asciugamano intorno ai fianchi,
5
versò l’acqua in un catino, e cominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli. Poi li asciugava con
il panno che aveva intorno ai fianchi.
6
Quando arrivò il suo turno, Simon Pietro gli
disse:
– Signore, tu vuoi lavare i piedi a me?
7
Gesù rispose:
– Ora tu non capisci quello che io faccio; lo
capirai dopo.
8
Pietro replicò:
– No, tu non mi laverai mai i piedi!
Gesù ribatté:
– Se io non ti lavo, tu non sarai veramente
unito a me.
9
Simon Pietro gli disse:
– Signore, non lavarmi soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo.
10
Gesù rispose:
– Chi è già lavato non ha bisogno di lavarsi altro che i piedi. È completamente puro. Anche
voi siete puri, ma non tutti.
11
Infatti, sapeva già chi lo avrebbe tradito. Per
questo disse: “Non tutti siete puri”.
12
Gesù terminò di lavare i piedi ai discepoli, riprese la sua veste e si mise di nuovo a tavola.
Poi disse: “Capite quello che ho fatto per voi?
13
Voi mi chiamate Maestro e Signore, e fate
bene perché lo sono.
14
Dunque, se io, Signore e Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli
uni gli altri.
15
Io vi ho dato un esempio perché facciate come io ho fatto a voi.
1
1
Salmo 119
L’ho detto: la mia sorte, Signore,
è custodire le tue parole
Ti supplico con tutto il cuore:
pietà di me, come hai promesso.
Ho esaminato il cammino compiuto
e ritorno ai tuoi precetti.
Con premura e senza esitare
osserverò i tuoi comandamenti.
Il laccio del malvagio mi stringe,
ma non dimentico la tua volontà.
Nel cuore della notte mi alzo e ti lodo
per le tue giuste decisioni.
Io sono amico di chi ti è fedele
e osserva i tuoi decreti.
Signore, la terra è piena della tua bontà:
insegnami le tue leggi.
91
44
PORTARE OVUNQUE L’ACQUA DELLA PACE
Don Tonino Bello
Chi sono gli operatori della pace? Sono i tecnici delle condutture; gli impiantisti delle reti idrauliche; gli esperti delle rubinetterie. Sono coloro che, servendosi di tecniche diversificate, si studiano di portare l’acqua della pace nella fitta trama dello spazio e del tempo, in tutte le case degli uomini, nel tessuto sociale della città, nei luoghi dove la gente si aggrega e fioriscono le convivenze.
Qui è bene sottolineare una cosa. L’acqua è una: quella della pace. Le tecniche di conduzione, invece, cioè le mediazioni politiche, sono diverse. E
diverse sono anche le ditte appaltatrici delle condutture, ed è giusto che sia
così. L’importante è che queste tecniche siano serie, intendano servire l’uomo
e facciano giungere l’acqua agli utenti.
Senza inquinarla. Se lungo il percorso si introduce del veleno, non si serve la
causa della pace.
Senza manipolarla. Se nell’acqua si inseriscono additivi chimici, magari a fin
di bene, ma derivanti dalle proprie impostazioni ideologiche, non si serve la
causa della pace.
Senza disperderla. Se lungo le tubature si aprano falle, per imperizia o per superficialità o per mancanza di studio o per difetti tecnici di fondo, non si serve
la causa della pace.
Senza trattenerla. Se nei tecnici prevale il calcolo, e si costruiscono le condutture in modo tale che vengano favoriti interessi di parte, e l’acqua, invece
che diventare beni di tutti, viene fatta ristagnare per l’irrigazione dei propri appezzamenti, non si serve la causa della pace.
Senza accaparrarsela. Se gli esperti della condutture si ritengono loro i
padroni dell’acqua e non i ministri, i depositari incensurabili di questo bene di
cui essi devono sentirsi solo i canalizzatori, non si serve la causa della pace.
Senza farsela pagare. Se i titolari della rete idrica si servono delle loro strumentazioni per razionare astutamente le dosi e schiavizzare la gente prendendola per sete, non si serve la causa della pace. Si serve la causa della pace quando l’impegno appassionato dei politici sarà rivolto a che le città vengano allagate di giustizia, le case siano sommerse sai fiumi di rettitudine e le
strade cedano sotto una alluvione di solidarietà, secondo quello splendido versetto del profeta Amos: “Fate in modo che il diritto scorra come acqua di sorgente, e la giustizia come un torrente sempre in piena” (Am 5,24).
92
ma nemmeno le tenebre per te sono oscure
e la notte è chiara come il giorno:
tenebre e luce per te sono uguali.
Dalla Lettera ai Romani (cap.8)
Che cosa diremo dunque di fronte a questi fatti? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?
32
Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma
lo ha dato per tutti noi; perciò, come potrebbe
non darci ogni cosa insieme con lui?
33
E chi potrà mai accusare quelli che Dio ha
scelti? Nessuno, perché Dio li ha perdonati.
34
Chi allora potrà condannarli? Nessuno, perché
Gesù Cristo è morto. Anzi, egli è risuscitato,
e ora si trova accanto a Dio, dove sostiene
la nostra causa.
35
Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse
il dolore o l’angoscia? La persecuzione o la fame
o la miseria? I pericoli o la morte violenta?
36
Perciò la Bibbia dice:
Per causa tua siamo messi a morte
ogni giorno
e siamo trattati come pecore
portate al macello.
37
Ma in tutte queste cose noi otteniamo la più
completa vittoria, grazie a colui che ci ha amati.
38
Io sono sicuro che né morte né vita, né angeli
né altre autorità o potenza celeste, né il presente
né l’avvenire,
39
né forze del cielo né forze della terra, niente e
nessuno ci potrà strappare da quell’amore che
Dio ci ha rivelato in Cristo Gesù, nostro Signore.
31
Tu mi hai plasmato il cuore,
mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, Signore: mi hai fatto
come un prodigio.
Lo riconosco: prodigiose sono le tue opere.
Il mio corpo per te non aveva segreti
quando tu mi formavi di nascosto
e mi ricamavi nel seno della terra.
Non ero ancora nato e già mi vedevi.
Nel tuo libro erano scritti i miei giorni,
fissati ancor prima di esistere.
Come sono profondi per me i tuoi pensieri!
Quanto è grande il loro numero, o Dio!
Li conto: sono più della sabbia!
Al mio risveglio mi trovo ancora con te.
O Dio, sopprimi i malvagi!
Allontana da me i violenti!
Parlano di te per ingannare:
abusano del tuo nome: sono tuoi nemici.
Signore, odio quelli che ti odiano,
disprezzo chi si ribella a te.
Li odio di un odio implacabile:
anche per me sono nemici.
Scrutami e conosci il mio cuore, o Dio.
Mettimi alla prova e scopri i miei pensieri.
Vedi se seguo la via del male
e guidami sulla tua via di sempre.
Salmo 139
Signore, tu mi scruti e mi conosci;
mi siedo o mi alzo e tu lo sai.
Da lontano conosci i miei progetti:
ti accorgi se cammino o se mi fermo,
ti è noto ogni mio passo.
Dal Vangelo secondo Giovanni (cap.17)
“Tu mi hai affidato alcuni uomini scelti da questo
mondo: erano tuoi, e tu li hai affidati a me.
Io ho rivelato chi sei, ed essi hanno messo
in pratica la tua parola.
7
Ora sanno che tutto ciò che mi hai dato viene da te.
8
Anche le parole che tu mi hai dato, io le ho date
a loro. Essi le hanno accolte e hanno riconosciuto, senza esitare, che io provengo da te, e hanno
creduto che tu mi hai mandato.
9
“Io prego per loro. Non prego per il mondo, ma per
quelli che mi hai affidato, perché ti appartengono.
10
Tutto ciò che è mio appartiene a te, e ciò che è
tuo appartiene a me, e la mia gloria si manifesta
in loro.
11
Io non sono più nel mondo, loro invece sì. Io ritorno a te. Padre santo, conserva uniti a te quelli
che mi hai affidati, perché siano una cosa sola
come noi.
6
Non ho ancora aperto bocca
e già sai quel che voglio dire.
Mi sei alle spalle, mi stai di fronte;
metti la mano su di me!
È stupenda per me la tua conoscenza;
è al di là di ogni mia comprensione.
Come andare lontano da te,
come sfuggire al tuo sguardo?
Salgo in cielo, e tu sei là;
scendo nel mondo dei morti, e là ti trovo.
Prendo il volo verso l’aurora
o mi poso all’altro estremo del mare:
anche là mi guida la tua mano,
là mi afferra la tua destra.
Dico alle tenebre: “Fatemi sparire”,
e alla luce intorno a me: “Diventa notte!”;
93
LITANIE MARIANE
45
Don Tonino Bello
Maria donna feriale
rendimi allergico ai tripudi di feste che naufragano
nel vuoto
Maria donna senza retorica
liberami dal multiloquio vaneggiante
Maria donna dell’attesa
distruggi in me la frenesia di volere tutto e subito
Maria donna innamorata
affrancami dalla voglia di essere sempre capito e amato
Maria donna gestante
donami la gioia di sentire nel grembo i fremiti del mondo
Maria donna accogliente
dilata a non finire in me la tenda dell’accoglienza
Maria donna del primo passo
insegnami a camminare senza contare i passi
Maria donna missionaria
rendi polverosi i miei piedi per il lungo calcare
i sentieri del mondo
Maria donna di parte
rendi costante in me il rigetto di ogni compromesso
Maria donna del primo sguardo
dilata i miei occhi con la luce del Risorto
Maria donna del pane
affina in me il gusto dell’essenziale nella semplicità
Maria donna di frontiera
snidami dalle retroguardie della mia codardìa spirituale
Maria donna coraggiosa
attrezzami per osare l’impossibile e l’imprevedibile
Maria donna in cammino
provoca in me il rifiuto definitivo della poltrona
e delle pantofole
Maria donna del riposo
fammi sognare a occhi aperti accanto
a tutti i poveri del mondo
Maria donna del vino nuovo
regalami un cuore traboccante di gioia e di letizia
Maria donna del silenzio
stabilisci il mio domicilio nella contemplazione di Dio
Maria donna obbediente
attira il mio sguardo perché possa obbedire
sempre più in alto
Maria donna del servizio
prestami il tuo grembiule preparato a Nazareth
e mai dismesso
Maria donna vera
strappami le plastiche facciali che sfregiano l’immagine
di Dio
Maria donna del popolo
abolisci in me ogni traccia di privilegio e annullane
anche il desiderio
Maria donna che conosce la danza fa’ di me un rigo musicale su cui ognuno possa cantare
la sua vita
Maria donna del sabato santo
rendimi familiare la morte come ingresso
nella risurrezione
Maria donna del terzo giorno
addestrami a leggere la storia alla luce dell’Apocalisse
Maria donna conviviale
prepara ogni giorno la mensa del mio cuore
con tovaglia, un fiore, un pane
Maria donna del piano superiore scioglimi dall’arroganza della carriera per accedere
solo al piano dello Spirito Santo
Maria donna bellissima
fa’ che io scopra le iridescenze di una vita
tutta acqua e sapone
Maria donna elegante
donami un sorriso per ogni gesto di amore
Maria donna dei nostri giorni
depenna eventuali rimpianti del passato,
perché renda già presente il futuro
Maria donna dell’ultima ora
affretta il mio passo verso il fratello che mi attende,
verso il Cristo che mi precede, verso il Padre pronto
ad accogliermi nell’Amore dello Spirito.
94
Per me tu prepari un banchetto
sotto gli occhi dei miei nemici.
Con olio mi profumi il capo,
mi riempi il calice fino all’orlo.
La tua bontà e il tuo amore mi seguiranno
per tutta la mia vita;
Dalla Prima Lettera ai Corinzi (cap.11)
Ma quando vi riunite, la vostra cena non
è di certo la Cena del Signore!
21
Infatti, quando siete a tavola, ognuno
si affretta a mangiare il proprio cibo. E così
accade che mentre alcuni hanno ancora fame,
altri sono già ubriachi.
22
Ma non potreste mangiare e bere a casa
vostra? Perché disprezzate la Chiesa di Dio e
umiliate i poveri? Che devo dirvi? Dovrei forse
lodarvi? Per questo vostro atteggiamento non
posso proprio lodarvi.
23
Io ho ricevuto dal Signore quel che
a mia volta vi ho trasmesso: nella notte
in cui fu tradito, il Signore Gesù prese il pane,
24
fece la preghiera di ringraziamento, spezzò
il pane e disse: “Questo è il mio corpo che è
dato per voi. Fate questo in memoria di me”.
25
Poi, dopo aver cenato, fece lo stesso
col calice. Lo prese e disse: “Questo calice
è la nuova alleanza che Dio stabilisce per
mezzo del mio sangue. Tutte le volte che ne
berrete, fate questo in memoria di me”.
26
Infatti, ogni volta che mangiate di questo
pane e bevete da questo calice,
voi annunziate la morte del Signore,
fino a quando egli ritornerà.
27
Perciò, chi mangia il pane del Signore o beve il suo calice in modo indegno, si rende colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.
28
Ciascuno perciò prima esamini se stesso,
e poi mangi di quel pane e beva da quel calice.
29
Perché, chi mangia del pane e beve dal
calice senza discernere il corpo del Signore,
mangia e beve la sua propria condanna.
20
starò nella casa del Signore
per tutti i miei giorni
Dal Vangelo secondo Luca (cap.18)
18
Uno dei capì domandò un giorno a Gesù:
– Maestro buono, che cosa devo fare
per ottenere la vita eterna?
19
Gesù gli rispose:
– Perché mi chiami buono?
Nessuno è buono, tranne Dio!
20
I comandamenti li conosci:
Non commettere adulterio, non uccidere,
non rubare, non dire il falso contro nessuno,
rispetta tuo padre e tua madre!
21
Ma quell’uomo disse:
– Fin da giovane io ho ubbidito a tutti questi
comandamenti.
22
Gesù lo ascoltò, poi gli disse:
– Ancora una cosa ti manca: vendi tutto quel
che possiedi e i soldi che ricavi distribuiscili
ai poveri. Allora avrai un tesoro in cielo.
Poi vieni e seguimi!
23
Ma quell’uomo, udita la proposta di Gesù,
diventò molto triste. Era troppo ricco.
24
Gesù notò la sua tristezza e disse:
“Com’è difficile per quelli che sono ricchi
entrare nel regno di Dio!
25
Se è difficile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, è ancor più difficile
che un ricco possa entrare nel regno di Dio”.
26
Quelli che lo ascoltavano domandarono
a Gesù:
– Ma allora chi potrà mai salvarsi?
27
Gesù rispose:
– Ciò che è impossibile agli uomini è possibile
a Dio.
28
Allora Pietro gli disse:
– E noi? Noi abbiamo abbandonato tutto
quel che avevamo per venire con te.
29
Gesù si volse ai discepoli e rispose:
– Io vi assicuro che se qualcuno ha abbandonato
casa, moglie, fratelli, genitori e figli...
per il regno di Dio,
30
costui riceverà molto di più già in questa vita,
e nel mondo futuro riceverà la vita eterna.
Salmo 23
Il Signore è il mio pastore
e nulla mi manca.
Su prati d’erba fresca
mi fa riposare;
mi conduce ad acque tranquille,
mi ridona vigore;
mi guida sul giusto sentiero:
il Signore è fedele!
Anche se andassi per la valle più buia,
di nulla avrei paura,
perché tu resti al mio fianco,
il tuo bastone mi dà sicurezza.
95
Fly UP