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SALMI 3 E 4: DALLA SERA AL MATTINO CONFIDO IN TE, SIGNORE

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SALMI 3 E 4: DALLA SERA AL MATTINO CONFIDO IN TE, SIGNORE
Salmo 5
L’uomo che prega… al mattino
Il Signore guida
il cammino dell’uomo
nella giustizia
1
Al maestro dei coro.
Per flauti.’ Salmo. Di Davide.
2
Porgi l’orecchio alle mie parole, o Jahweh:
sii attento al mio lamento.
3
Presta attenzione alla voce dei mio grido,
o mio Re e mio Dio,
perché ti prego, o Jahweh.
4
Al mattino ascolta la mia voce,
fin dal mattino ti espongo la mia richiesta e sto in attesa.
5
Tu non sei un Dio che si compiace dei male;
il malvagio non può essere tuo ospite,
6
Io stolto non può sussistere davanti al tuo sguardo,
Tu odi chi fa il male,
7
distruggi i menzogneri
detesti sanguinari e fraudolenti, o Jahweh.
8
Ma lo per la tua grande bontà
entrerò nel tuo tempio;
mi prostrerò verso il tuo palazzo santo,
pieno dei tuo timore.
9
Jahweh, guidami con la tua giustizia
a causa dei miei avversari;
appianami dinnanzi il tuo cammino!
10
Non c’è sincerità sulla loro bocca,
1
il loro interno è colmo di malizia,
la loro gola è un sepolcro spalancato,
la loro lingua è tutta adulazione.
11
2
Condannali, o Dio, soccombano nei loro stessi intrighi,
per i loro innumerevoli crimini disperdili,
perché contro di te essi si sono ribellati.
12
Gioiscano quanti contano su di te,
esultino senza fine.
Stendi su di loro la tua protezione, in te si allieteranno
quanti amano il tuo Nome.
13
Jahweh, tu benedici il giusto:
come scudo lo ricopre il tuo affetto.
Testo e contesto
«Ci impressiona un’invocazione a Dio fatta con parole così
forti, con tanta passione, quasi con tutta la scala dei toni umani
originari. Ci pare esagerata, anche se non irreligiosa. Per noi la
religiosità è divenuta sinonimo d’una disposizione d’animo ben
temperata, caratterizzata da un’imperturbabilità priva di contrasti,
dalla repressione ed eliminazione di tutti gli affetti forti. Perciò ci
siamo abituati ad un linguaggio di preghiera in cui non si grida
più, ma tutto viene avvolto dalla mediocrità». (G. Ebeling)
Il grido umano della preghiera
Quanto appena detto è di una importanza fondamentale. È
spesso vero che la nostra preghiera è priva di passione, di
impegno, di slancio: a volte ci limitiamo a ripetere le formule in
maniera lineare …: questo non è sbagliato di per sé. La preghiera
è però «dialogo d’amore» con Dio – diceva Teresa d’Avila – ed è
per questa ragione che dobbiamo mettere dentro la preghiera,
anche tutta la nostra umanità, il nostro desiderio, la nostra
delusione, le nostre aspettative, la nostra «rabbia», il nostro
sconforto, il nostro gioire … insomma tutto il nostro essere
profondamente umano. Questo salmo ne è la prova concreta. Ora
elenchiamo tutti gli appellativi ed i vari toni umani che la
compongono. Lo facciamo secondo la traduzione di G. Ceronetti
ed utilizzando il corsivo dove vengono utilizzati tutti questi
appellativi!
3
Ascoltami parlarti Signore
penetra il mio bisbiglio
2
Affacciati al suono delle mie strida
al mio implorarti Re mio e Dio mio
3
Ascolta la mia voce mattutina
dopo l’offerta del mattino
resto in attesa
4
Un turpe agire tu non lo ami
il male non può accostarti
5
Chi è fuori dalla legge
non può sopportare il tuo sguardo
Tutti li odii tu i sovvertitori
6
Gli impostori tu li dissolvi
l’uomo di sangue che crea illusioni ti orrifica
7
Ma io all’immenso della tua Grazia
alla tua casa ho accesso
e mi prostro tremando nel tuo Tempio
8
Col tuo giusto responso guidami Signore
al loro sguardo valga a sottrarmi
un segno tuo indicatore
9
Non hanno in bocca nulla di vero
nei loro ventri non c’è che sciagura
Tra fauci di sepolcro spalancato
Una lingua di miele
10
Oh Dio tu li colpirai!
Ingarbugliali nei loro intrighi
Perdili nei loro crimini
Come offensori tuoi
11
E i rifugiati tuoi tripudieranno
4 canteranno di gioia eternamente
i tuoi protetti i devoti al tuo nome
con te trionferanno
12
Tu benedici i giusti Signore
li corazza e incorona il tuo favore
13
Proviamo ad imparare a pregare e a portare nella preghiera ogni
tono, ogni espressione umana ed il vissuto. Come Dio si è
incarnato e ha presentato se stesso in forma umana, così la nostra
preghiera sia un presentare a Dio la nostra umanità … a volte fatta
di lamenti, di gioie, d’ira, di paura e di ogni altro nostro
sentimento. Dio ci ascolta e lo fa accogliendo ogni nostra
situazione esteriore ed interiore, ogni nostro appellativo umano.
Impariamo a portare nella preghiera davvero tutta la nostra vita.
La tonalità prevalente del salmo è, comunque, quella della
lamentazione, che è intensa ma composta. D’altronde, come
scriveva Kierkegaard, «il primo segno della vita umana è il
grido».
La casa di Dio
Il salmo è circondato da un’architettura che traspare da molte
sue righe; sembra, anzi, che esso si levi proprio nell’interno di un
edificio, il tempio.
Il tempio è citato esplicitamente per due volte nel v. 8 coi
termini tecnici bajit e hekal-qodšeka. Anzi si evoca anche la «via
sacra», pianeggiante, che ad esso conduceva (v. 9) e sulla quale
l’uomo che prega, sogna di essere condotto per mano dalla
giustizia divina (vedi il parallelo Sal 43,3). Tutta l’atmosfera del
salmo è intrisa dalla serenità, che può nascere nel cuore solo
quando si è nel tempio, sotto l’ala protettrice della shekinah
divina.
Questo salmo ha il potere di farci andare con la fantasia – non
solo a Gerusalemme e ai luoghi più santi della nostra fede – ma
anche a ciò che rappresenta il Tempio di Dio, ossia quel luogo 5
familiare dell’incontro con Lui. Spero che ognuno di noi si porti
dietro un ricordo bello e sereno della propria parrocchia, della
Chiesa dove ha vissuto, pregato, giocato e incontrato amici.
Questa casa è la casa dove Dio abita con gli uomini: quella casa
definitiva dove ognuno di noi è chiamato a vivere per sempre,
senza più paura di sfratti o cose del genere.
È il luogo della stabilità, del “per sempre” con Dio e con le
persone che amiamo. È il luogo della pace interiore, dove la nostra
inquietudine è placata, dove il nostro cercare trova la meta e la
pienezza.
Quando preghiamo con questo salmo, possiamo fare esperienza
della casa di Dio, della nostra vita con lui e con le persone più
care. La preghiera ha il potere di farci gustare in anticipo, questa
casa del “per sempre con Dio”.
Preghiera e vita
Ma è interessante notare che, pur nel suo sostanziale clima
cultuale, il testo non perde mai il riferimento preciso e puntuale
all’esistenza e alla società1. Fede e vita sono dati inscindibili, ha
1
Nota è la trascrizione di questo salmo fatta dal poeta nicaragueno E. Cardenal. nei
suoi Salmi politici. Eccone una nostra versione italiana: Ascolta le mie parole, o
Signore, / ascolta i miei gemiti, ascolta la mia protesta. / Tu non sei un Dio amico dei
dittatori, / non sei partigiano della loro politica, / la propaganda non t’influenza, /
con gangster non ti associ. / Non c’è nessuna sincerità nei loro discorsi / e nelle loro
conferenze-stampa. / Parlano di pace nei loro discorsi i e intanto aumentano la
produzione bellica. / Parlano di pace nelle conferenze di pace / e in segreto si
preparano alla guerra. / Le loro radio menzognere ruggiscono tutta notte dossier di
inchieste sinistre. / Ma Tu mi salverai dai loro piani. / Essi parlano con la bocca delle
mitragliatrici, / le loro lingue luccicanti sono le baionette. / Castigali, o Dio, fa’
arenare la loro politica, / semina la confusione nei loro memorandum, / ostacola i
continuamente proclamato il kerigma profetico (1Sam 15,22; Is l;
Ger 6,20; 7,21-23; Am 4,45; 5,4-6.21-25).
Entriamo, comunque, nel mondo simbolico di questa preghiera
del mattino, che è sostanzialmente una supplica contro gli incubi e
le amarezze dell’esistenza e una proposta di orientamento morale
e religioso. Entriamo nel tono «mattutino» del salmo,
6 accogliendone la fiducia, ma anche il realismo. Quando al
mattino, nel tempio, si celebra il sacrificio d’apertura della
giornata, ogni fedele è invitato, come l’uomo che prega nel salmo,
a far confluire in quel gesto comunitario la notte di veglia e di
preghiera e la notte delle sofferenze e del male. Dio, allora,
ritornerà a far brillare il suo volto luminoso (4,7): «alla sera
domina il pianto e, al mattino, ecco la gioia» (30,6).
È molto importante che la fede e la vita concreta siano
intimamente collegate. Soprattutto l’invito è quello del realismo:
l’uomo che prega non è uno che vive tra la terra ed il cielo.
L’uomo che prega è colui che vive pienamente dentro il suo
tempo, la sua storia, la vita concreta. Lo fa’ però nella
consapevolezza che le sue scelte sono sempre di fronte ed in
relazione con il Dio di Gesù Cristo. L’uomo che prega è l’uomo
che sa che Dio lo si incontra solo sulla terra abitata dagli uomini,
dove essi lavorano, dove essi soffrono e gioiscono. Preghiera e
vita vera sono inscindibili.
Lettura esegetica
vv. 2-4
È interessante rappresentare quasi visivamente i due
personaggi, Dio e l’uomo che prega, attraverso la descrizione del
loro comportamento. Si tratta di uno standard delle suppliche. Il
loro programmi! / All’ora della sirena d’allarme, / Tu, Tu sarai con me, / Tu, Tu sarai
il mio rifugio nel giorno della bomba. / Colui che non crede alla menzogna dei loro
annunci commerciali, / né alle loro campagne pubblicitarie, né alle loro campagne
politiche, / Tu lo benedici, / Tu lo circondi d’amore come un tank blindato!
fedele lancia a Dio le sue «parole», la sua «voce», la sua
«preghiera», il suo «grido», la sua «richiesta». C’è, però, un
sostantivo che è fuori schema e abbastanza raro: hagîg (v. 2). Esso
indica due atteggiamenti a prima vista antitetici. Il primo è più
corposo e adatto al lamento: è un grido lacerante, simile a quello
del leone (Is 31,4).
Ma il vocabolo indica anche il bisbiglio sommesso, il 7
«mormorio» tipico della preghiera sinagogale, il «meditare la
torah» che è recitazione, espressione dell’intera partecipazione
dell’essere psico-fisico (Sal 119).
Vediamo ora l’atteggiamento dell’altro protagonista, Dio. Egli
«porge l’orecchio», «è attento», «presta attenzione», «ascolta».
Crescono, allora, la fiducia e la speranza. Dio ascolta davvero
l’uomo. Lo va a cercare «Adamo dove sei?»: se l’uomo è uditore
della Parola, Dio è colui che cerca l’umanità, che l’ascolta, che si
appassiona per gli uomini. Che si appassiona della mia vita: che
mi ama!
Dopo il clamore delle invocazioni rituali tradizionali, l’uomo
che prega si ferma. E ormai l’aurora, il momento
dell’esaudimento. Il fedele «espone la sua richiesta» per l’ultima
volta in forma ufficiale.
Pronunciata la richiesta, l’uomo che prega tace e attende nella
fede la risposta divina, che normalmente veniva trasmessa
attraverso l’oracolo sacerdotale (1Sam 1,9.17; Nm 23,1.6). Non è,
però, un silenzio immobile: il verbo sph suggerisce anche l’atto
dello «spiare» l’orizzonte, alla ricerca di un segno. E’ un’attesa
vigile e carica di tensione. L’alba può essere non solo l’inizio di
una nuova giornata, ma anche quello di una nuova storia.
vv. 5-7: Tu, Dio
Il Signore, invocato come «mio re e mio Dio», non è una realtà
cieca, un destino composto da forze anonime e imponderabili; è
un tu col quale intessere un dialogo. La litania di attributi che gli
viene indirizzata ci disegna la fisionomia di un Dio fortemente
morale, rigoroso nei confronti dell’ingiustizia, condannata
ovunque essa s’annidi.
Il Dio della morale dell’alleanza non concede ingresso e
ospitalità nella sua dimora (15,1-2) al «malvagio» in senso stretto,
né può amare il «cattivo», vocabolo classico nelle collezioni
proverbiali, ove è contrapposto al «giusto» (v. 5) Egli detesta
8 l’uomo «sanguinario e fraudolento» (v. 7), in pratica tutti coloro
che violano le norme dei rapporti interpersonali, siglati dal
decalogo (26,9; 55,24; 59,3; 139,19; Pr 29,10).
vv. 8-9: Io, l’uomo che prega
Le porte del tempio, sbarrate per gli empi, si aprono ora per il
fedele. La «via», su cui il Signore «guida» i suoi fedeli, è la strada
che conduce al tempio (v. 9). Attorno ad essa il male («i nemici»)
imperversa e celebra i suoi apparenti ed effimeri trionfi.
Ma il dato più significativo che emerge dalla nostra strofa è la
celebrazione della assoluta gratuità della fede e della salvezza.
L’uomo che prega è puro e può accedere al tempio, può essere
protetto solo per il «tuo grande hesed» (v. 8), cioè solo perché Dio
è giusto e fedele. Riviviamo nella preghiera la scoperta della
fedeltà e della giustizia di Dio: noi spessissimo ci troviamo
“mancanti” di fronte alle nostre promesse, ai nostri impegni di vita
cristiana. Ma non siamo spacciati per questa ragione: perché è Lui
che è fedele. Solo che lo vogliamo, Egli ci ripristina nel cammino,
ci perdona, ci rende giusti! Egli ci ama davvero gratis!
L’uomo che prega, può incamminarsi in mezzo al muro ostile
dei suoi avversari solo perché lo conduce la sedaqah di Dio (v. 9):
«Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino per amore del suo
nome» (23,3; cf. 31,9; 43,3; 61,3; 107,30).
Più che al solo appello volontaristico dell’«interessarsi di Dio»,
la Scrittura pensa all’«interesse » di Dio per l’uomo.
vv. 10-11: Essi, i nemici
La presentazione degli avversari che assediano l’uomo che
prega, avviene sulla base di un dato frequentemente presente nella
letteratura sapienziale, la parola (v. 10), il mezzo di
comunicazione fondamentale e la componente essenziale giuridica
in una struttura socioculturale orale. Le quattro figure allegoriche
somatiche (bocca, cuore, gola, lingua), sintetizzano col loro
simbolismo quaternario la totalità dell’organismo. Le quattro
direzioni dell’essere e dell’agire degli empi sono contrassegnate 9
da una malizia radicale. La loro bocca non ha «sincerità»: il
vocabolo si riferisce ad una frequente protesta del salterio, quella
contro i calunniatori (12,2-5; 27,2.12; 31,14 ecc.). «Sei cose odia il
Signore, anzi sette... : lingua bugiarda..., falso testimone che
diffonde menzogne» (Pr 6,16-17.19).
Il loro «cuore» (lett. «interno») è posseduto da «rovine», cioè
da «malizia», il loro essere profondo è proteso solo a macchinare
distruzioni. La pagina d’apertura di quel gioiello della letteratura
alessandrina che è il libro della Sapienza, attraverso un
campionario lessicale di termini legati alla parola, bolla
aspramente «le macchinazioni dell’empio» (Sap 1,9). La loro gola
è un sepolcro aperto, è infernalmente pronta a causare solo morte.
La loro lingua è dominata dall’ambiguità, punteggiata com’è di
parole seducenti (Pr 2,16; 7,5) e adulatrici (Pr 28,23). «La lingua è
un male ribelle, è piena di veleno mortale» (Gc 3,8: vedi l’intero
paragrafo del c. 3 di questa lettera, dedicato ai peccati di lingua).
L’empio, dunque, è l’uomo dalla parola perversa, che rifiuta
totalmente la parola di verità, cioè la stessa proposta dell’alleanza.
L’uomo che prega, a questo punto (v. 11) si abbandona ad una
delle frequenti esplosioni d’ira e di vendetta presenti nel salterio
(vedi 10,15; 31,18; 54,7; 58,7-8; 59,12-13; 69,23-29; 79,12; 83,1019;
104,35; 109,6-20; 125,5; 137,7-9; 139,19-22; 140,10-12). Queste
preghiere (dette “deprecatorie”), così sanguigne, pongono al
credente non poca difficoltà. Per ora accontentiamoci solo di
riferire il giudizio di J. Gelineau, il commentatore dei salmi nella
Bible de Jérusalem: «Purificati dal risentimento personale, i salmi
di vendetta restano, per la chiesa come per il cristiano,
l’espressione di uno stesso bisogno di giustizia, di fronte alle
potenze del male sempre attive nel mondo». L’ostilità contro il
male e l’ingiustizia significa automaticamente allinearsi con Dio,
mentre scegliere il male comporta automaticamente una sfida a
Dio, una «ribellione» a lui, come annota il v. 11 del nostro testo.
Perciò, i nemici del salmista sono nemici di Dio, che non può
restare indifferente quando è in gioco il suo onore (Sal 78,8). Ma,
10 per non chiudere il salmo sull’oscuro scenario della condanna e
della maledizione, si introduce una finale colma di pace e di gioia:
è il destino del fedele.
vv. 12-13
Il salmo è sigillato da una benedizione liturgica. Essa è
un’ultima, sottile testimonianza della presenza del tempio nella
nostra preghiera.
«Amate Jahweh, voi tutti suoi santi; Jahweh protegge i suoi
fedeli e ripaga oltre misura l’orgoglioso». La frase del Sal 31,24
esprime in poche parole il contrasto di questa strofa finale con la
precedente. Il tema di base è quello della gioia, descritta con tre
verbi differenti, che dilatano il sentimento lungo tutte le direttrici
possibili, interiori ed esteriori (32,11; 40,17; 52,8; 58,11, 64,11;
68,4). Una gioia che nasce dal «fidarsi» (hsh) di Dio, dalla sua
protezione (skk), che il v. 13 dipinge con la nota immagine dello
scudo (3,4), e dall’«amore».
Spunti per un metodo nel pregare
Il Salmo 5 ci indica – oltre ai vari contenuti presenti nel testo
stesso – una importante nota metodologica. Ci suggerisce cioè
quando pregare!
Anche gli studi più recenti, hanno messo in evidenza come non
tutte le ore della giornata siano uguali. Esistono cioè dei momenti
in cui lo spirito è più agile, la mente è più fresca. Tra questi,
occupano un posto di primissimo piano le ore mattutine. Esse
sono speciali: secondo gli esperti di cronobiologia, dovremmo fare
le cose più importanti della giornata fra le sei e le undici del
mattino. In queste ore si imparano – ad esempio –facilmente i
vocaboli di una lingua straniera, agilmente si manda a memoria
una poesia o si può studiare. Pensate che Napoleone cominciava a
lavorare alle 4; Honorè de Balzac si metteva a tavolino alle due di
notte e continuava fino a mezzogiorno; D’Annunzio attaccava il
lavoro alle tre e così via. Non penso che a noi ci venga richiesto 11
tanto, però una indicazione di massima, ci viene certamente
suggerita: il tempo migliore da offrire al Signore è quello della
mattina presto!
Se pensiamo che invece, le ore del mattino, sono passate per
fare le solite cose (aprire gli occhi e sonnecchiare per
“lunghissimi” minuti nel letto, andare in bagno, guardarsi allo
specchio, vestirsi o guardare la televisione, ascoltare
l’oroscopo!!!), certo ci rendiamo conto che stiamo perdendo una
grande occasione. Le ore del mattino poi, sono quelle che hanno
più peso nella giornata: sono i momenti che danno il “la” a tutto il
giorno. Un mattino inquinato, può inquinare e guastare tutta la
giornata.
Tutto questo per dire come al mattino, dovrebbe esserci il
tempo per la preghiera: non solo per dare il primo posto
cronologico al Signore, ma per donarGli le ore migliori della
nostra vita. È il tempo migliore per pregare, per salmeggiare, o per
meditare la sacra scrittura. Tutto ciò che viene poi letto e pregato,
rimane fissato nella mente e nel vissuto per tutto il giorno in modo
indelebile. C’è infine un’ultima considerazione: pregare al mattino
significa mettere al sicuro la preghiera. Nell’arco del giorno infatti
possono capitare tanti imprevisti che possono impedire altri
momenti orazione. Se ho già pregato al mattino, ho già dedicato
del tempo a Dio. Quello c’è già e nessuno può più toglierlo o
impedirlo.
Basterebbe comunque pensare a quando il Signore pregava:
spesso il Nuovo Testamento, ci dice che il Gesù si alzava di buon
mattino per ritirarsi a pregare (cfr. Mc 1,35 e Lc 4,42).
12
Piste di meditazione e preghiera
- Orecchio: - 2Re 19,16; 19,28; Mc 7,33
(Gesù gli pose le dita nell’orecchio)
- Sal 88,3; 94,9; 130,2; Dan 9,18; Giobbe 4,12
Ger 13,15; 17,23; Sal 135,17; Lc 14,35
(chi ha orecchi intenda) 13
- Giobbe 33,16; Mt 26,51
(staccò un orecchio a un servo
del sommo sacerdote)
- Mattino:
- Sal 46,6; 90,6; Mc 16,9
(risuscitato il mattino
nel primo giorno dopo il sabato)
- Gv 20,18; 1Re 17,6
(i corvi gli portavano
il pane al mattino e carne alla sera)
- Sal 30,6; 88,14; 90,14; 92,3; Is 26,9
(al mattino il mio spirito ti cerca)
- Sir 39,5
- Malvagio: - Sal 26,9-10; 27,2; 64,3-7; Mt 21,41
(il padrone della vigna farà morire
miseramente quei malvagi)
- Mt 5,39; 1Cor 5,13; Ger 15,21
- Giustizia: - Mt 6,33
(cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia)
- Rom 14,17; 2Tm 4,8; Ef 4,24; Fil 1,11; Mt 5,6
(beati quelli che hanno
fame e sete della giustizia)
- Mt 5,10
- Scudo:
- Gen 15,1
(Io sono il tuo scudo)
- Dt 33,29; 2Sam 22,31;
Sal 119,114; 144,2; Zc 12,8
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