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ZITTA LEI, VECCHIA IMBECILLE!

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ZITTA LEI, VECCHIA IMBECILLE!
 BLOSER Piazza Marsala MARTEDÌ 19 MAGGIO ore 21 DA PAOLO VILLAGGIO A CECCON & BALBONTIN ZITTA LEI, VECCHIA IMBECILLE! “Zitta lei, vecchia imbecille!” Così è iniziata la comicità al Teatrino di Piazza Marsala, oggi rinato col nome di Teatro Bloser: con parole rivolte bruscamente alla signora Mugnaschi, una habituè del teatrino, proprietaria di un negozio di stoffe in via XX Settembre. La boccaccia impertinente era quella di un allora giovane sconosciuto: Paolo Villaggio. Correva l’anno ‘67, quando Ivo della Chiesa, allora direttore del Teatro Stabile di Genova non sapeva come avvertire gli spettatori che Enzo Jannacci non avrebbe potuto suonare a causa di un febbrone da cavallo. Preso dal panico, aggirandosi tra il pubblico, decise di far salire sul palco Villaggio, che si trovava lì con l’amico Fabrizio De Andrè: “Tu! Sali sul palco e fai tutto quello che ti ho visto fare”. Così il futuro Fantozzi, intenzionato soltanto a comunicare la cancellazione dello spettacolo, si palesò sul palco: “Signore e signori, buonasera. Come sempre, anche questa sera lo spettcaolo non c’è”. Fu allora che la signora Mugnaschi dalla prima fila reagì con una risata divertita. Paolo Villaggio allora tuonò zittendola in maniera villana, mentre il teatro sobbalzava interdetto. Subito dopo il comico si precipitò ai suoi piedi: “Signora, abbia pietà… non volevo offenderla. Io lei la conosco bene. È una signora così buona”. Il pubblico scoppiò in un applauso fragoroso e così l’attore prese coraggio e interpretò i personaggi del suo repertorio: il prestigiatore matto e l’impiegato pavido. Caso volle che tra il pubblico ci fosse un tizio robusto, coi baffi e i capelli neri, un certo Maurizio Costanzo, che, colpito, decise di portarsi Villaggio a Roma nel suo locale di Trastevere: il 7x8. Fu così che iniziò la carriera fortunata che tutti conosciamo. (fonte: L’epopea di una maschera Paolo Villaggio. Il paradosso, l'iperbole, il grottesco. – Valentina Pattavina – Einaudi) Questo poteva succedere negli anni in cui il teatro genovese era uno dei principali motori di un effervescente panorama culturale nazionale. Oggi, invece, il paese regredisce. Gli sprechi mangiano risorse per l’istruzione e per l’arte. In un paese convinto che “con la cultura non si mangia”, esistono ben poche possibilità per sostenere la tradizione artistica di una città come Genova. Per fortuna ci sono privati che dotati di grande follia decidono di investire del proprio. E’ grazie a questo virus che luoghi come il Teatrino di Piazza Marsala tornano a vivere grazie anche al coinvolgimento di artisti altrettanto pazzi. Così accade che Ceccon & Balbontin, comici di fama nazionale, decidono di partecipare al progetto di ripartire da quel lontano ’67 per far rivivere la tradizione della comicità genovese. A loro sono state affidate le chiavi del Teatro Bloser, che ogni martedì apre le porte con un nuovo spettacolo-­‐
laboratorio, dove futuristiche battute di due comici alieni, ciniche gag, notizie inutili, rubriche di antropologia estrema, sketch su ciò che non viene espresso e sull'ipocrisia sono la base di un format che prevede l’intervento di ospiti eccellenti e qualche emergente, allo scopo di consolidare quella che vuole tornare a essere la culla della comicità. 
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