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Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

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Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare
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LuisSepulvedahapubblicatoStoriadiunagabbianellaedelgattocheleinsegnòavolarenel
1996.Ilromanzo,datoilsuovaloreeducativo,èstatopoipropostoaglialunnidiscuolaelementare
emediainferioreriscuotendoungrandesuccesso.
“Promettimichenonmangerail’uovo”
stridetteaprendogliocchi.
“Promettochenonmimangeròl’uovo”
ripetèZorba.
“Promettimicheneavraicurafinchè
nonsarànatoilpiccolo”stridette
sollevandoilcapo.
“Promettocheavròcuradell’uovo
finchènonsarànatoilpiccolo”.
“Epromettimichegliinsegnerai
avolare”stridetteguardandofisso
negliocchiilgatto.
AlloraZorbasiresecontoche
quellasfortunatagabbiananonsolo
delirava,maeracompletamentepazza.
“Promettochegliinsegnerò
avolare.Eorariposa,
iovadoincercadiaiuto”miagolò
Zorbabalzandodirettamentesultetto.
QuestesonolepromessechelagabbianaKengahriesceastrappareinfindivitaadungrosso
gatto nero di nome Zorba. Kengah si era poco prima tuffata nell’oceano per acchiappare qualche
aringa insieme ai suoi compagni, ma quando aveva tirato fuori la testa si era ritrovata sola in
quell’immensità.Ilrestodellostormoeravolatoviaeilmareeraunadistesadipetroliochepresto
l’avrebbe asfissiata penetrando tra le piume e tappandole tutti i pori. Con enorme fatica spicca il
volo,raggiungelaterraferma,maprecipitasuunbalconediAmburgo.Edèproprioquicheincontra
il gatto Zorba cui affida l’uovo che sta per deporre. Ma come potrà Zorba tenere fede alle tre
promessefatte,inparticolareaquelladiinsegnareavolare?Avràcertamentebisognodell’aiutodei
suoiamiciDiderot,ColonnelloeSegretario,maanchequellodiqualcunaltro…
Lo scrittore cileno, attraverso questo racconto-fiaba tocca temi a lui molto cari: parte
dall’amore per la natura minacciata dagli atteggiamenti distruttori e menefreghisti dell’uomo e
prosegueconlasolidarietàelagenerositàdiesseridisinteressatiealtruisti.Maforselacosache
maggiormentecolpisceèilmessaggiodisperanzachetrapelaattraversoilriconoscereall’uomonon
solo il ruolo di inquinatore e responsabile di disastri , ma anche quello di aiuto e contributo
indispensabileall’equilibriodellanaturainpericolo.
Unraccontodolceeforteallostessotempo,adattocertamenteabambinieragazzi,maingrado
di catturare l’attenzione anche di adulti sensibili alle tematiche della natura e a quelle della
solidarietà. Una solidarietà priva di confini e barriere. O forse sarebbe più corretto parlare di
barrierechepossonoesserevalicateconunpizzicodiimpegnoebuonavolontà.
A volte imparare a volare è un insegnamento che viene da chi meno ti aspetti. E non
dimentichiamo:“Volasolochiosafarlo”.
LuisSepúlveda
PARTEPRIMA
CAPITOLOPRIMO:MaredelNord
CAPITOLOSECONDO:Ungattonero,grandeegrosso
CAPITOLOTERZO:Amburgoinvista
CAPITOLOQUARTO:Lafinediunvolo
CAPITOLOQUINTO:Incercadiconsiglio
CAPITOLOSESTO:Unpostocurioso
CAPITOLOSETTIMO:Ungattoenciclopedico
CAPITOLOOTTAVO:Zorbainiziaatenerfedeallesuepromesse
CAPITOLONONO:Unanottetriste
PARTESECONDA
CAPITOLOPRIMO:Ilgattocova
CAPITOLOSECONDO:Nonèfacileesseremamma
CAPITOLOTERZO:Ilpericoloèinagguato
CAPITOLOQUARTO:Ilpericoloèsempreinagguato
CAPITOLOQUINTO:Pulcinoopulcina?
CAPITOLOSESTO:Fortunata,davverofortunata
CAPITOLOSETTIMO:Imparandoavolare
CAPITOLOOTTAVO:Igattidecidonodirompereuntabù
CAPITOLONONO:Lasceltadell'umano
CAPITOLODECIMO:Unagatta,ungattoeunpoeta
CAPITOLOUNDICESIMO:Ilvolo
LuisSepúlveda
STORIADIUNAGABBIANELLAEDELGATTO
CHELEINSEGNÒAVOLARE
Historiadeunagaviotaydelgatoqueleenseñóavolar,1996
TraduzionediIlideCarmignani
Romanzo
SALANIEDITORE
Titolodell'originalespagnolo
HISTORIADEUNAGAVIOTAYDELGATO
QUELEENSENÓAVOLAR
ISBN88-7782-512-X
Primaedizione:agosto1996
Copyright©LuisSepúlveda,1996
byarrangementwithDr.Ray—GüdeMertin,
LiterarischeAgentur,BadHomburg,Germany
Copyright©1996AdrianoSalaniEditores.r.l.
Firenze,viadelGiglio15
AimieifigliSebastián,MaxeLeón,
ilmigliorequipaggiodeimieisogni;
alportodiAmburgo
perchélìsonosalitiabordo;
ealgattoZorba,naturalmente.
PARTEPRIMA
CAPITOLOPRIMO:MaredelNord
<<Banco di aringhe a sinistra!>> annunciò il gabbiano di vedetta, e lo stormo del Faro della
SabbiaRossaaccolselanotiziaconstridadisollievo.
Da sei ore volavano senza interruzione, e anche se i gabbiani pilota li avevano guidati lungo
correnti di aria calda che rendevano piacevole planare sopra l'oceano, sentivano il bisogno di
rimettersiinforze,ecosac'eradimeglioperquestodiunabuonascorpacciatadiaringhe?
Volavano sopra la foce del fiume Elba, nel mare del Nord. Dall'alto vedevano le navi in fila
indiana, come pazienti e disciplinati animali acquatici, in attesa del loro turno per uscire in mare
apertoepoifarrottapertuttiiportidellaTerra.
A Kengah, una gabbiana dalle piume color argento, piaceva particolarmente osservare le
bandiere delle navi, perché sapeva che ognuna rappresentava un modo di parlare, di chiamare le
stessecoseconparolediverse.
<<Com'èdifficilepergliumani.Noigabbiani,invece,stridiamonellostessomodointuttoil
mondo>>commentòunavoltaKengahconuncompagnodivolo.
<<Propriocosì.Elacosapiùstraordinariaècheognitantoriesconoancheacapirsi>>stridette
l'altro.
Aldilàdellalineacostierailpaesaggiodiventavadiunverdeintenso.Eraunenormepratonel
quale spiccavano le greggi di pecore che pascolavano al riparo delle dighe, e i pigri bracci dei
muliniavento.
Seguendoleistruzionideigabbianipilota,lostormodelFarodellaSabbiaRossaimboccòuna
corrented'ariafreddaesilanciòinpicchiatasulbancodiaringhe.Centoventicorpibucaronol'acqua
comefreccee,quandorisalironoagalla,ognigabbianostringevaunpescenelbecco.
Aringhe saporite. Saporite e grasse. Proprio quello di cui avevano bisogno per recuperare
energieprimadiriprendereilvolofinoaDenHelder,dovealorosisarebbeunitolostormodelle
isoleFrisoni.
La rotta prevedeva poi di proseguire fino al passo di Calais e al canale della Manica, dove
sarebbero stati accolti dagli stormi della baia della Senna e di Saint-Malo, assieme ai quali
avrebberovolatofinoaraggiungereilcielodiBiscaglia.
Aquelpuntosarebberostatiunmigliaiodigabbiani,similiaunavelocenuvolad'argentochesi
sarebbe pian piano ingrandita con l'arrivo degli stormi di Belle Ile e di Oléron, e dei capi
Machichaco, Ajo e Penas. Quando tutti i gabbiani autorizzati dalla legge del mare e dei venti
avessero sorvolato la Biscaglia, sarebbe potuto iniziare il grande convegno dei gabbiani del mar
Baltico,delmaredelNordedell'Atlantico.
Sarebbestatounbell'incontro.AquestopensavaKengahmentresipappavalasuaterzaaringa.
Cometuttigliannisisarebberosentitestorieinteressanti,specialmentequellenarratedaigabbianidi
capoPenas,instancabiliviaggiatoricheavoltevolavanofinoalleisoleCanarieoaquellediCapo
Verde.
Le femmine come lei si sarebbero date a grandi banchetti di sardine e di calamari, mentre i
maschiavrebberocostruitoinidisulbordodiunascogliera.Poilefemmineavrebberodepostole
uova,leavrebberocovatealsicurodaqualsiasiminaccia,equandoai piccolifosserospuntatele
primepennerobustesarebbearrivatalapartepiùbelladelviaggio:insegnareloroavolarenelcielo
diBiscaglia.
Kengah infilò la testa sott'acqua per acchiappare la quarta aringa, e così non sentì il grido
d'allarmechefecetremarel'aria:
<<Pericoloadritta!Decollod'emergenza!>>
QuandoKengahtiròdinuovofuorilatesta,siritrovòsolanell'immensitàdell'oceano.
CAPITOLOSECONDO:Ungattonero,grandeegrosso
<<Mi dispiace molto lasciarti solo>> disse il bambino accarezzando il dorso del gatto nero
grandeegrosso.
Poicontinuòaprepararelozaino.PrendevaunacassettadelgruppoPur,unodeisuoipreferiti,
lainfilavadentro,esitava,latiravafuori,enonsapevaserimetterlanellozainooselasciarlasul
comodino.Eradifficiledeciderecosaportarsiviaperlevacanzeecosalasciareacasa.
Ilgattonerograndeegrossologuardavaattentamente,sedutosuldavanzaledellafinestra,ilsuo
postopreferito.
<<Hopresolamascherasubacquea?Zorbahaivistolamiamascherasubacquea?No.Nonla
conosciperchéatenonpiacel'acqua.Nonsaicosatiperdi.Nuotareèunodeglisportpiùdivertenti.
Unpo'dicroccantini?>>glioffrìilbambinoprendendolascatola.
Glieneservìunaporzionepiùchegenerosa,eilgattonerograndeegrossoiniziòamasticare
lentamente,pergustarlibene.Chebiscottinideliziosi,croccanti,alsaporedipesce!
<<Eunragazzofantastico>>pensòilgattoconlaboccapiena.
<<Altrochefantastico.Eilmigliore!>>sicorressementreingoiava.
Zorba, il gatto nero grande e grosso, aveva degli ottimi motivi per pensarla così di quel
bambino che spendeva i soldi della sua paghetta in quei deliziosi croccantini, che teneva sempre
pulitalalettieradoveluifacevaisuoibisogni,echeloistruivaparlandoglidicoseimportanti.
Avevanol'abitudinedipassaremolteoreassiemesulbalconeosservandol'incessantetraffico
delportodiAmburgo,elì,peresempio,ilbambinoglidiceva:
<<Vedi quella nave, Zorba? Sai da dove viene? Be', viene dalla Liberia, che è un paese
africanomoltointeressanteperchéèstatofondatodapersonecheunavoltaeranoschiave.Quando
sarògrande,diventeròilcapitanodiungrossovelieroeandròinLiberia.Etuverraiconme,Zorba.
Saraiunbuongattodimare.Nesonosicuro>>.
Cometuttiiragazzidiporto,anchequelbambinosognavaviaggiinpaesilontani.Ilgattonero
grandeegrossoloascoltavafacendolefusa,esivedevaancheluiabordodiunvelierochesolcava
imari.
Sì.Ilgattonerograndeegrossonutrivamoltoaffettoperilbambino,enonavevadimenticato
cheglidovevalavita.
Zorbaavevacontrattoqueldebitoilgiornostessoincuiavevaabbandonatolacestachefaceva
dacasaaluieaisuoisettefratelli.
Il latte di sua madre era tiepido e dolce, ma Zorba voleva assaggiare una di quelle teste di
pescechelagentedelmercatodavaaigattiadulti.Nonchepensassedimangiarlatuttalui,no,lasua
ideaeraditrascinarlafinoallacestaelàmiagolareaifratelli:
<<Smettetela di succhiare la nostra povera mamma! Non vedete come è diventata magra?
Mangiateilpesce,cheèilcibodeigattidelporto>>.
Pochigiorniprimacheabbandonasselacesta,suamadregliavevamiagolatomoltoseriamente:
<<Seiagileesveglio,evabenissimo,madevistareattentoacometimuovieanonusciredalla
cesta. Domani o dopodomani verranno gli umani a decidere del tuo destino e di quello dei tuoi
fratelli.Sicuramentevidarannodeinomisimpaticieavreteilciboassicurato.Èunagranfortunache
siate nati in un porto, perché nei porti i gatti sono amati e protetti. L'unica cosa che gli umani si
aspettanodanoiècheteniamolontaniitopi.Sì,figliolo.Essereungattodiportoèunagranfortuna,
matudevistareattentoperchéc'èqualcosaintechepuòrendertiundisgraziato.Figliolo,seguardii
tuoifratelli,vedraichesonotuttigrigiechehannolapellicciaarighecomeletigri.Tu,invece,sei
nato completamente nero, a parte quella piccola macchia bianca che hai sulla gola. Certi umani
credonocheigattineriportinosfortunaperciòfigliolo,nonusciredallacesta>>.
Ma Zorba, che all'epoca sembrava una pallina di carbone, abbandonò la cesta. Voleva
assaggiareunadiquelletestedipesce.Eanchevedereunpo'dimondo.
Nonarrivòmoltolontano.Trotterellandoversounabancarelladipesceconlacodabenaltae
vibrante, passò davanti a un grosso uccello che dormicchiava con la testa piegata di lato. Era un
uccellomoltobruttoeconungozzoenormesottoilbecco.All'improvvisoilpiccologattonerosentì
cheilsuolosiallontanavadasottolesuezampe,esenzacapirecosastavasuccedendosiritrovòa
farcaprioleinaria.Alloraricordòunodeiprimiinsegnamentidisuamadreecercòunpostodove
cadereinpiedi,masottoloaspettaval'uccelloconilbeccoaperto.Piombònelgozzo,cheeramolto
buioepuzzavainmodoorribile.
<<Fammiuscire!Fammiuscire!>>miagolòdisperato.
<<Accidenti.Matuparli>>gracchiòl'uccellosenzaaprireilbecco.<<Cherazzadibestiasei?
>>
<<Fammiuscireotigraffio!>>miagolòluiminaccioso.
<<Hoilsospettochetusiaunarana.Seiunarana?>>domandòl'uccellosempreabeccochiuso.
<<Soffoco,stupidouccello!>>gridòilgattino.
<<Sì.Seiunarana.Unarananera.Chestrano>>.
<<Sonoungattoeanchefuribondo!Fammiuscireotenepentirai!>>miagolòilpiccolo
Zorbacercandounpuntoinquelgozzobuioincuiconficcaregliartigli.
<<Credichenonsappiadistinguereungattodaunarana?Igattisonopelosi,veloci,epuzzano
di pantofola. Tu sei una rana. Una volta ho mangiato diverse rane e non mi sono dispiaciute, ma
eranoverdi.Senti,nonsaraimicaunaranavelenosa?>>gracchiòpreoccupatol'uccello.
<<Sì!Sonounaranavelenosaeperdipiùportosfortuna!>>
<<Chedilemma!Unavoltahomandatogiùunricciovelenosoenonmièsuccessonulla.Che
dilemma!Tiingoiootisputo?>>meditòl'uccello,manongracchiòaltroperchésiagitò,sbattéle
ali,efinalmenteaprìilbecco.
Il piccolo Zorba, completamente fradicio di bava, si affacciò e saltò a terra. Allora vide il
bambino,cheteneval'uccelloperilcolloeloscuoteva.
<<Deviesserecieco,scemodiunpellicano!Vieni,gattino.Perpocononfiniscinellapanciadi
questouccellaccio>>disseilbambinoelopreseinbraccio.
Cosìerainiziataquell'amiciziacheduravaormaidacinqueanni.
Ilbaciodelbambinosullatestaloallontanòdairicordi.Videchesimettevalozaino,andava
allaporta,edalàlosalutavaancoraunavolta.
<<Civediamofraquattrosettimane.Penseròatetuttiigiorni,Zorba.Teloprometto>>.
<<AddioZorba!Addiociccione!>>losalutaronoiduefratelliminoridelbambino.
Ilgattonerograndeegrossosentìchiuderelaportaadoppiamandataecorseaunafinestrache
siaffacciavasullastradapervederelasuafamigliaadottivaprimachesalisseinauto.
Ilgattonerograndeegrossosospiròcompiaciuto.Perquattrosettimanesarebbestatosignoree
padronedell'appartamento.Unamicodifamigliasarebbevenutoognigiornoadaprirgliunbarattolo
diciboeapulirglilalettiera.Quattrosettimaneperoziaresullepoltroneesuiletti,operusciresul
balcone,arrampicarsisultetto,saltare suiramidelvecchioippocastanoescenderedaltronconel
cortileinterno,doveaveval'abitudinediritrovarsiconglialtrigattidelquartiere.Nonsisarebbe
annoiato.Assolutamente.
CosìpensavaZorba,ilgattonerograndeegrosso,perchénonsapevacosaglisarebbecaduto
fracapoecollonelleoreseguenti.
CAPITOLOTERZO:Amburgoinvista
Kengah aprì le ali per spiccare il volo, ma l'onda densa fu più rapida e la sommerse
completamente.Quandotornòagallalalucedelgiornoerascomparsa,edopoaverscossoilcapo
conenergiacapìchelamaledizionedeimarilestavaoscurandolavista.
Kengah,lagabbianadallepiumed'argento,tuffòvarievoltelatestasott'acqua,sinchéqualche
filodilucenonraggiunselesuepupillecopertedipetrolio.Lamacchiavischiosa,lapestenera,le
incollavalealialcorpo,cosìiniziòamuoverelezampesperandodipotersiallontanarerapidamente
anuotodalcentrodell'ondascura.
Con tutti i muscoli tormentati dai crampi per lo sforzo, raggiunse finalmente il limite della
macchia di petrolio e sentì il fresco contatto dell'acqua pulita. Quando, a forza di sbattere le
palpebreedituffarelatesta,riuscìapulirsigliocchi,guardòilcielo,mavidesoloalcunenuvole
chesifrapponevanotrailmareel'immensitàdellavoltaceleste.Isuoicompagnidellostormodel
FarodellaSabbiaRossadovevanovolareormailontano,moltolontano.
Era la legge. Anche lei aveva visto altri gabbiani sorpresi dalle mortifere onde nere, e
nonostante il desiderio di scendere a offrire loro un aiuto tanto inutile quanto impossibile, si era
allontanata,rispettandolaleggecheproibiscediassistereallamortedeicompagni.
Conlealiimmobilizzate,incollateaicorpi,igabbianieranofacilepredadeigrandipesci,o
morivanolentamente,asfissiatidalpetroliochepenetrandofralepiumetappavalorotuttiipori.
Era questa la morte che la aspettava, e desiderò scomparire presto tra le fauci di un grosso
pesce.
Lamacchianera.Lapestenera.Mentreaspettavalafinefatale,Kengahmaledissegliumani.
<<Manontutti.Nondevoessereingiusta>>stridettedebolmente.
Spesso, dall'alto, aveva visto come grandi petroliere approfittavano delle giornate di nebbia
costieraperandareallargoalavarelelorocisterne.Rovesciavanoinmaremigliaiadilitridiuna
sostanza densa e pestilenziale che veniva trascinata via dalle onde. Ma a volte aveva visto anche
delle piccole imbarcazioni che si avvicinavano alle petroliere e impedivano loro di svuotare le
cisterne.Disgraziatamentequellebarcheornatedaicoloridell'arcobalenononsemprearrivavanoin
tempoperimpedirel'avvelenamentodeimari.
Kengah passò le ore più lunghe della sua vita posata sull'acqua, chiedendosi atterrita se per
casononlaaspettavalapiùterribiledellemorti:peggiocheesseredivoratadaunpesce,peggioche
patirel'angosciadell'asfissia,eramoriredifame.
Disperataall'ideadiunafinelentasiagitòeconstuporesiaccorsecheilpetroliononleaveva
incollato le ali al corpo. Aveva le piume impregnate di quella sostanza densa, ma almeno poteva
spiegarle.
<<Forsehoancoraunapossibilitàdiusciredaqui,evolandoinalto,moltoinalto,forseilsole
scioglieràilpetrolio>>stridetteKengah.
Le tornò alla mente una storia, raccontatale da un vecchio gabbiano delle isole Frisoni, che
parlavadiunumanochiamatoIcaroche,perrealizzareilsognodelvolo,sieracostruitodelleali
con piume di aquila ed era volato in alto, vicinissimo al sole, tanto che il calore aveva sciolto la
ceraconcuiavevaincollatolepiumeederaprecipitato.
Kengahbattéenergicamenteleali,ritiròlezampe,siinnalzòdiunpaiodipalmi,ericaddesulle
onde.Primaditentareancorasiimmerseeagitòlealisott'acqua.Questavoltasalìdiunmetroprima
dicadere.
Queldannatopetrolioleincollavalepiumedellacoda,dimodochenonriuscivaagovernareil
decollo.Situffòancoraunavoltaeconilbeccocercòditirarvialostratodisporcochelecopriva
lacoda.Sopportòildoloredellepiumestrappate,efinalmentevidelasuaparteposterioreunpo'
menolurida.
AlquintotentativoKengahriuscìaspiccareilvolo.
Batteva le ali con disperazione perché il peso della cappa di petrolio non le permetteva di
planare.Unsoloattimodiriposoesarebbeprecipitata.Perfortunaeraunagabbianagiovaneeisuoi
muscolirispondevanoadeguatamente.
Guadagnò quota. Senza mai smettere di battere le ali guardò giù e vide la costa profilarsi
appenacomeunalineabianca.Videanchealcunebarchechesimuovevanocomeminuscolioggetti
su un panno blu. Volò ancora più alto, ma il sole non ebbe gli effetti sperati. Forse i suoi raggi
emanavanouncaloretroppodebole,olacappadipetrolioeratroppospessa.
Kengah capì che le forze non le sarebbero durate ancora a lungo e, cercando un posto per
scendere,volòversol'entroterra,seguendolaserpeggiantelineaverdedell'Elba.
Il movimento delle sue ali si fece sempre più lento e pesante. Perdeva vigore. Adesso non
volavapiùcosìinalto.
Inundisperatotentativodiriprenderequotachiusegliocchiebattélealiconleultimeenergie.
Nonsapevaperquantotempoerarimastaaocchichiusi,maquandoliriaprìstavasorvolandoun'alta
torreornatadaunabanderuolad'oro.
<<SanMichele!>>stridettericonoscendoilcampaniledellachiesadiAmburgo.
Lesuealisirifiutaronodicontinuareavolare.
CAPITOLOQUARTO:Lafinediunvolo
Ilgattonerograndeegrossoprendevailsolesulbalcone,facendolefusaemeditandosucome
sistavabenelì,apanciaall'ariasottoqueiraggitiepidi,contutteequattrolezampebenritratteela
codadistesa.
Nel preciso istante in cui si girava pigramente per farsi scaldare la schiena dal sole, sentì il
sibilo provocato da un oggetto volante che non seppe identificare e che si avvicinava a grande
velocità. Vigile, balzò in piedi sulle zampe e fece appena in tempo a scansarsi per schivare la
gabbianachecaddesulbalcone.
Era un uccello molto sporco. Aveva tutto il corpo impregnato di una sostanza scura e
puzzolente.
Zorbasiavvicinòelagabbianatentòdialzarsitrascinandoleali.
<<Nonèstatounatterraggiomoltoelegante>>miagolò.
<<Midispiace.Nonhopotutoevitarlo>>ammiselagabbiana.
<<Senti, sembri ridotta malissimo. Cos'è quella roba che hai addosso? E come puzzi!>>
miagolòZorba.
<<Sonostataraggiuntadaun'ondanera.Dallapestenera.Lamaledizionedeimari.Morirò>>
stridetteaccoratalagabbiana.
<<Morire?Nondirecosì.Seisolostancaesporca.Tuttoqua.Perchénonvolifinoallozoo?
Nonèlontanoelàhannoveterinarichepotrannoaiutarti>>miagolòZorba.
<<Noncelafaccio.Questoèstatoilmioultimovolo>>stridettelagabbianaconvocequasi
impercettibileechiusegliocchi.
<<Non morire! Riposati un po' e vedrai che ti riprendi. Hai fame? Ti porterò un po' del mio
cibo,manonmorire>>pregòZorbaavvicinandosiallagabbianaesausta.
Vincendolaripugnanza,ilgattoleleccòlatesta.Lasostanzadicuieracopertaavevaancheun
saporeorribile.Mentrelepassavalalinguasulcollonotòchelarespirazionedell'uccellosifaceva
semprepiùdebole.
<<Senti,amica,iovogIioaiutarti,manonsocome.Cercadiriposarementrevadoachiedere
cosasifaconungabbianoammalato>>miagolòZorbaprimadiarrampicarsisultetto.
Sistavaallontanandoindirezionedell'ippocastanoquandosentìchelagabbianalochiamava.
<<Vuoichetilasciunpo'delmiocibo?>>suggerì,leggermentesollevato.
<<Vogliodeporreunuovo.Conleultimeforzechemirestanovogliodeporreunuovo.Amico
gatto, si vede che sei un animale buono e di nobili sentimenti. Per questo ti chiedo di farmi tre
promesse.Miaccontenterai?>>stridetteagitandogoffamentelezampenelvanotentativodialzarsiin
piedi.
Zorba pensò che la povera gabbiana stava delirando e che con un uccello in uno stato così
pietososipotevasoloesseregenerosi.
<<Tipromettotuttoquellochevuoi.Maorariposa>>miagolòimpietosito.
<<Non ho tempo di riposare. Promettimi che non ti mangerai l'uovo>> stridette aprendo gli
occhi.
<<Promettochenonmimangeròl'uovo>>ripetéZorba.
<<Promettimicheneavraicurafinchénonsarànatoilpiccolo>>stridettesollevandoilcapo.
<<Promettocheavròcuradell'uovofinchénonsarànatoilpiccolo>>.
<<Epromettimichegliinsegneraiavolare>>stridetteguardandofissonegliocchiilgatto.
Allora Zorba si rese conto che quella sfortunata gabbiana non solo delirava, ma era
completamentepazza.
<<Promettochegliinsegneròavolare.Eorariposa,iovadoincercadiaiuto>>miagolòZorba
balzandodirettamentesultetto.
Kengah guardò il cielo, ringraziò tutti i buoni venti che l'avevano accompagnata e proprio
mentreesalaval'ultimorespiro,unovettobiancocondellemacchiolineazzurrerotolòaccantoalsuo
corpoimpregnatodipetrolio.
CAPITOLOQUINTO:Incercadiconsiglio
Zorba scese rapidamente dal tronco dell'ippocastano, attraversò il cortile interno a tutta
velocità evitando di essere visto da alcuni cani randagi, uscì in strada, si assicurò che non
arrivasseroauto,attraversòecorseindirezionedelCuneo,unristoranteitalianodelporto.
Duegattichefrugavanoinunbidonedellaspazzaturalovideropassare.
<<Accidenti,amico!Vedianchetuquellochevedoio?Machebelciccione>>miagolòunodi
loro.
<<Sì,amico.Ecom'ènero.Piùcheunapalladigrassosembraunapalladicatrame.Dovevai,
palladicatrame?>>chiesel'altro.
Benché fosse molto preoccupato per la gabbiana, Zorba non era disposto a sopportare le
provocazioni di quei due poco di buono. Per cui frenò, rizzò i peli sulla schiena e saltò sopra il
bidonedellaspazzatura.
Lentamente tese una delle zampe davanti, tirò fuori un artiglio lungo come un cerino, e lo
avvicinòalmusodiunodeiprovocatori.
<<Tipiace?Nehoaltrinove.Vuoiprovarlisullaspinadorsale?>>miagolòcontuttacalma.
Ilgattoconl'artigliodavantiagliocchiingoiòlasalivaprimadirispondere.
<<No,capo.Machebellagiornata!Nonlepare?>>miagolòsenzasmetteredifissarel'artiglio.
<<Etuchedici?>>miagolòZorbaall'altrogatto.
<<Dicoanch'iocheèunabellissimagiornata,ottimaperpasseggiare,ancheseunpo'fredda>>.
Sistemata la faccenda, Zorba riprese la sua strada fino ad arrivare davanti alla porta del
ristorante.Dentro,icamerieripreparavanoitavolipericlientidimezzogiorno.Zorbamiagolòtre
volte e aspettò seduto sulla soglia. Dopo pochi minuti arrivò Segretario, un gatto romano molto
magroeconsoloduebaffi,unoadestraeunoasinistradelnaso.
<<Ci dispiace molto, ma se non ha prenotato non potremo servirla. Siamo al completo>>
miagolòcomesaluto.Stavaperaggiungerequalcos'altro,maZorbalointerruppe.
<<HobisognodimiagolareconColonnello.Èurgente>>.
<<Urgente! Sempre con urgenze all'ultimo minuto! Vedrò cosa posso fare, ma solo perché si
trattadiun'urgenza>>miagolòSegretarioerientrònelristorante.
Colonnello era un gatto dall'età indefinibile. Alcuni dicevano che aveva tanti anni quanti il
ristorantecheglidavaalloggio,mentrealtrisostenevanocheeraancorapiùvecchio.
Malasuaetànonimportava,perchéColonnellopossedevaunostranotalentoperdarconsiglia
chisitrovavaindifficoltà,eperquantononrisolvessemaialcunproblema,isuoiconsigliperlo
menodavanounpo'diconforto.Grazieallasuavecchiaiaeallasuagrandedote,Colonnelloerauna
veraautoritàfraigattidelporto.
Segretariotornòindietrodicorsa.
<<Seguimi.Colonnellotiriceverà,mainviadeltuttoeccezionale>>miagolò.
Zorba lo seguì. Passando sotto i tavoli e le sedie della sala da pranzo arrivarono alla porta
dellacantina.Sceseroabalziigradinidiunascalastretta,edisottotrovaronoColonnello,conla
codabenritta,checontrollavaitappidialcunebottigliedichampagne.
<<Mannaggia!Itopihannorosicchiatoitappidelmigliorechampagnedellacasa.Zorba!Caro
guaglione!>>losalutòColonnello,cheaveval'abitudinedimiagolareparoleinnapoletano.
<<Scusa se ti disturbo nel bel mezzo del lavoro, ma ho un problema grave e mi occorre un
consiglio>>miagolòZorba.
<<Sono al tuo servizio, caro guaglione. Segretario! Servi al mio amico un poco di quegli
spaghetticonlapummarola'ncoppachecihannodatostamattina>>ordinòColonnello.
<<Ma se li ha mangiati tutti lei! Non mi ha lasciato nemmeno sentire l'odore!>> si lamentò
Segretario.
Zorbaringraziòspiegandochenonavevafameeriferìrapidamenteilmovimentatoarrivodella
gabbiana,lesuepenosecondizioni,elepromessechesieravistocostrettoafarle.Ilvecchiogatto
ascoltò in silenzio, poi meditò accarezzandosi i lunghi baffi, e alla fine miagolò risoluto:
<<Mannaggia!Bisognaaiutarequellapoveragabbianaariprendereilvolo>>.
<<Sì,macome?>>miagolòZorba.
<<LacosamiglioreèconsultareDiderot>>osservòSegretario.
<<Eesattamenteciòchestavopersuggerire.Maperchéquestomitoglieimiagoliidibocca?>>
reclamòColonnello.
<<Sì.Eunabuonaidea.AndròdaDiderot>>miagolòZorba.
<<Andremoassieme.Iproblemidiungattodelportosonoproblemidituttiigattidelporto>>
dichiaròsolennementeColonnello.
Itregattiuscironodallacantinae,attraversandoillabirintodicortiliinternidellecaselungoil
porto,corseroversoiltempiodiDiderot.
CAPITOLOSESTO:Unpostocurioso
Diderot viveva in un posto abbastanza difficile da descrivere, perché a prima vista poteva
sembrare un disordinato negozio di oggetti strani, un museo di bizzarrie, un deposito di macchine
inservibili, la biblioteca più caotica del mondo, o il laboratorio di qualche dotto inventore di
aggeggiimpossibilidadefinire.
Manoneranientedituttoquesto,omeglio,eramoltodipiù.
Ilpostosichiamava`Harry.Bazardelporto',eilproprietario,Harry,eraunvecchiolupodi
marecheneisuoicinquant'annidinavigazioneperisettemarisieradedicatoaraccogliereoggettidi
ognitiponellecentinaiadiporticheavevavisitato.
Quandolavecchiaiaglieraentratanelleossa,Harryavevadecisodicambiarelasuavitadi
naviganteconquelladimarinaioaterra,eavevaapertoilbazarcontuttiglioggettiraccolti.Aveva
affittato una casa a tre piani nella strada lungo il porto, ma gli mancava lo spazio necessario per
esporrelesueinsolitecollezioni,perciòavevapresolacasaaccanto,aduepiani,maanchecosìlo
spaziononera bastato.Allafine,dopoaveraffittato unaterzacasa,era riuscito a sistemaretuttii
suoioggettidisponendoli—questovadetto—secondoilsuoparticolarissimoconcettodell'ordine.
Nelletrecase,collegateattraversocorridoiescalestrette,c'eranoquasiunmilionedioggetti,
fraiqualipossiamoricordare:
7200cappellicontesaflessibilepernonessereportativiadalvento;
160ruotedeltimonedibarchecolmaldimareaforzadigirareintornoalmondo;
245fanalidiimbarcazionicheavevanosfidatolepiùfittenebbie;
12telegrafidimacchinasbattutidairacondicapitani;
256bussolechenonavevanomaipersoilnord;
6elefantidilegnoagrandezzanaturale;
2giraffeimbalsamatenell'attodicontemplarelasavana;
1orsopolareimbalsamatonelcuiventregiacevalamanodestra,ancheessaimbalsamata,diun
esploratorenorvegese;
700ventilatoricheconleloropalericordavanolefreschebrezzedeitramontitropicali;
1200amachediiutachegarantivanoisognimigliori;
1300marionettediSumatracheavevanointerpretatosolostoried'amore;
123proiettoriperdiapositivechemostravanopaesaggineiqualisipotevaesseresemprefelici;
54.000romanziinquarantasettelingue;
2riproduzionidellatorreEiffel,unacostruitaconmezzomilionedispillidasartoel'altracon
trecentomilastuzzicadenti;
3cannonidinavicorsareinglesi;
17ancoretrovateneifondalidelmaredelNord;
2000quadriditramonti;
17macchinedascrivereappartenuteascrittorifamosi;
128mutandelunghediflanellaperuominidioltreduemetrid'altezza;
7fracpernani;
500pipeinschiumadimare;
1astrolabioostinatamentefissosullaposizionedellaCrocedelSud;
7buccinegigantidallequaliprovenivanoechilontanidimiticinaufragi;
12chilometridisetarossa;
2boccaportidisottomarini;
emoltealtrecosechesarebbetroppolungoelencare.
PervisitareilbazardiHarrybisognavapagareilbigliettoe,unavoltadentro,eranecessarioun
gransensodell'orientamentopernonperdersinellabirintodistanzesenzafinestre,distretticorridoi
ediscaleanguste.
Harry aveva due mascotte: la prima era uno scimpanzè di nome Mattia che si occupava dei
biglietti e della sorveglianza, giocava molto male a dama con il vecchio marinaio, beveva birra e
cercava sempre di dare un resto inferiore. L'altra mascotte era Diderot, un gatto grigio, piccolo e
magro,chededicavalamaggiorpartedelsuotempoallostudiodellemigliaiadilibrilàraccolti.
Colonnello,SegretarioeZorbaentrarononelbazarconlecodebenritte.Sirammaricaronodi
nonvedereHarrydietroilbancone,perchéilvecchiomarinaioavevasempredelleparoleaffettuose
equalchesalsicciaperloro.
<<Unmomento,sacchidipulci!Avetedimenticatodipagareilbiglietto>>strillòMattia.
<<Daquandoinquaigattipagano?>>protestòSegretario.
<<Ilcartellosullaportadice:`Ingresso:duemarchi'.Nonstascrittodanessunapartecheigatti
entranogratis.Ottomarchiosparite>>strillòconenergialoscimpanzè.
<<Signorascimmia,temochelamatematicanonsiailsuoforte>>miagolòSegretario.
<<È esattamente ciò che stavo per dire. Ancora una volta mi toglie i miagolii di bocca>> si
lamentòColonnello.
<<Blablabla!Pagateoandatevene>>intimòMattia.
Zorbasaltòdall'altrapartedellabiglietteriaeguardòfissonegliocchiloscimpanzè.
SostennelosguardofinchéMattianonsbattélepalpebreeiniziòapiagnucolare.
<<Be',ineffettisonoseimarchi.Chiunquepuòcommettereunerrore>>strillòtimidamente.
Zorba,senzasmetteredifissarlonegliocchi,tiròfuoriunartigliodallazampaanterioredestra.
<<Tipiace,Mattia?Nehoaltrinove.Pensaunpo'seteliconficcassiinquelculorossoche
tienisempreperaria>>miagolòtranquillamente.
<<Per questa volta chiuderò un occhio. Potete passare>> cedette lo scimpanzè fingendosi
calmo.
Itregatti,conlecodeorgogliosamenteerette,scomparveronellabirintodicorridoi.
CAPITOLOSETTIMO:Ungattoenciclopedico
<<Terribile! Terribile! È successa una cosa terribile!>> miagolò Diderot quando li vide
arrivare.
Passeggiava nervoso davanti a un enorme libro aperto sul pavimento e a tratti si portava le
zampeanterioriallatesta.Sembravadavverosconsolato.
<<Cos'èsuccesso?>>domandòSegretario.
<<Èesattamentequellochestavoperdomandare.Aquantoparetogliermiimiagoliidiboccaè
un'ossessione>>osservòColonnello.
<<Su.Nonsaràpoicosìgrave>>suggerìZorba.
<<Comenonècosìgrave?Èterribile!Terribile!Queidannatitopisisonomangiatiun'intera
paginadell'atlante.LacartinadelMadagascarèscomparsa.Èterribile!>>insistéDiderottirandosii
baffi.
<<Segretario, mi ricordi che devo organizzare una battuta contro questi divoratori di
Masacar…Masgacar…insomma,leisaacosamiriferisco>>miagolòColonnello.
<<Madagascar>>precisòSegretario.
<<Continui.Continuipureatogliermiimiagoliidibocca.Mannaggia!>>esclamòColonnello.
<<Tidaremounamano,Diderot,maorasiamoquiperchéabbiamoungrossoproblemae,visto
chetusaicosìtantecose,forsepuoiaiutarci>>miagolòZorba,esubitoglinarròlatristestoriadella
gabbiana.
Diderot ascoltò con attenzione. Assentiva con cenni del capo e quando la coda, attraverso
nervosimovimenti,esprimevacontroppaeloquenzaisentimenticherisvegliavanoinluiimiagolii
diZorba,cercavadischiacciarlaaterraconlezampeposteriori.
<<…ecosìl'holasciata,moltomalridotta,pocofa…>>concluseZorba.
<<Che storia terribile! Terribile! Vediamo, fatemi pensare: gabbiano… petrolio… petrolio…
gabbiano… gabbiano ammalato… Ci sono! Dobbiamo consultare l'enciclopedia!>> esclamò
esultante.
<<Lacosa?!>>miagolaronoitregatti.
<<La en-ci-clo-pe-dia. Il libro del sapere. Dobbiamo cercare nei volumi sette e sedici,
corrispondentiallelettereGeP>>spiegòdecisoDiderot.
<<Ealloravediamoquestaemplico…empico…hemhem!>>loesortòColonnello.
<<En-ci-clo-pe-dia>>sussurròlentamenteSegretario.
<<E ciò che stavo per dire. Vedo che ancora una volta non può resistere alla tentazione di
togliermiimiagoliidibocca>>brontolòColonnello.
Diderot si arrampicò su un enorme mobile sul quale erano allineati grossi volumi d'aspetto
importante,edopoavercercatosuidorsilelettereGeP,fececadereitomi.Poiscesegiùe,conun
artiglio molto corto e logoro a forza di esaminare libri, cominciò a sfogliare le pagine. I tre gatti
mantennerounrispettososilenziomentrelosentivanobisbigliaremiagoliiquasiimpercettibili.
<<Sì,credochesiamosullabuonastrada.Interessante.Gabbano.Gabbare.Gabbia.Accidenti!
Sentite qua, amici: sortadicassetta, con le pareti formate dasbarre,incuisirinchiudonoanimali
vivi.Èterribile!Terribile!>>esclamòindignatoDiderot.
<<Nonciinteressaquellochedicedellegabbie.Siamoquiperunagabbiana>>lointerruppe
Segretario.
<<Sarebbecosìgentiledasmetterladitogliermiimiagoliidibocca?>>borbottòColonnello.
<<Miscusi.Èchepermel'enciclopediaèirresistibile.Ognivoltacheguardosullesuepagine
imparoqualcosadinuovo>>sigiustificòDiderot,econtinuòaguardareleparolefinchénontrovò
quellachecercava.
Maciòchel'enciclopediadicevadeigabbianinonfudigrandeaiuto.Scoprironosolochela
gabbianaoggettodelleloropreoccupazioniappartenevaallaspecieargentata,cosìdettaperilcolore
argenteodellesuepiume.
Eanchequellochetrovaronosulpetroliononliportòascoprirecomeaiutarelagabbiana,ma
soloasorbirsiunalungadissertazionediDiderot,chenonlafinivapiùdiparlarediunacertaguerra
delpetrolioscoppiataneglianniSettanta.
<<Pergliaculeidelriccio!Siamodinuovodaccapo>>miagolòZorba.
<<Èterribile!Terribile!Perlaprimavoltal'enciclopediamihadeluso>>esclamòsconsolato
Diderot.
<<Einquestaemplico…encimole…insomma,saicosaintendo,noncisonoconsiglipraticisu
cometoglierelemacchiedipetrolio?>>chieseColonnello.
<<Geniale! Terribilmente geniale! Avremmo dovuto iniziare da lì. Vi tiro subito giù il
diciannovesimovolume,letteraS,comesmacchiatore>>annunciòDideroteuforicoarrampicandosi
dinuovosulmobiledeilibri.
<<Sirendeconto?Seleiavesseevitatoquell'odiosaabitudineditogliermiimiagoliidibocca,
sapremmogiàcosafare>>spiegòColonnelloalsilenziosoSegretario.
Nellapaginadedicataallaparola`smacchiatore'trovarono,oltreacometoglierelemacchiedi
marmellata,inchiostrodichina,sangueesciroppodilamponi,lasoluzionepereliminarelemacchie
dipetrolio.
<<`Sipuliscelasuperficieinteressataconunpannobagnatodibenzina'.Eccoqua!>>miagolò
Diderot.
<<Eccoquaunbelnulla.Dovediavolotroviamodellabenzina?>>brontolòZorbaconevidente
malumore.
<<Be',senonricordomale,negliscantinatidelristoranteabbiamounbarattolocondeipennelli
amollonellabenzina.Segretario,sagiàcosafare>>miagolòColonnello.
<<Miperdoni,signore,manonafferrolasuaidea>>siscusòSegretario.
<<È molto semplice: lei si bagnerà adeguatamente la coda di benzina e poi andremo a
occuparcidiquellapoveragabbiana>>spiegòColonnelloguardandoaltrove.
<<Ahno!Questopropriono!Assolutamenteno!>>protestòSegretario.
<<Le ricordo che il menù di stasera prevede doppia razione di fegato alla panna>> sussurrò
Colonnello.
<<Infilarelacodanellabenzina!..Hadettofegatoallapanna?>>miagolòcosternatoSegretario.
Diderotdecisediaccompagnarli,etuttiequattroigatticorseroall'uscitadelbazardiHarry.
Quando li vide passare, lo scimpanzè, che aveva appena finito di bere una birra, dedicò loro un
sonororutto.
CAPITOLOOTTAVO:Zorbainiziaatenerfedeallesue
promesse
I quattro gatti balzarono dal tetto sul balcone e capirono immediatamente di essere arrivati
troppo tardi. Colonnello, Diderot e Zorba osservarono con rispetto il corpo senza vita della
gabbiana,mentreSegretarioagitavalacodaalventoperfarleperderel'odoredibenzina.
<<Credochedovremmochiuderleleali.Sifacosìinquesticasi>>spiegòColonnello.
Vincendolaripugnanzacheprovocavainloroquell'essereimpregnatodipetrolio,leunironole
alialcorpoe,mentrelamuovevano,scoprironol'uovobiancoamacchiolineazzurre.
<<L'uovo!Èriuscitaadeporrel'uovo!>>esclamòZorba.
<<Tiseicacciatoinunbelpasticcio,caroguaglione.Inunbelpasticciodavvero!>>loavvertì
Colonnello.
<<Chefaròconl'uovo?!>>sichieseZorbasemprepiùangosciato.
<<Conunuovosipossonofaremoltecose.Unafrittata,peresempio>>proposeSegretario.
<<Ohsì!Unosguardoall'enciclopediacidiràcomeprepararelamiglioredellefrittate.
L'argomentoètrattatonelsestovolume,letteraF>>assicuròDiderot.
<<Non se ne miagola neanche! Zorba ha promesso a quella povera gabbiana che si sarebbe
presocuradell'uovoedelpiccolo.Laparolad'onorediungattodelportoimpegnatuttiigattidel
porto,quindil'uovononsitocca>>dichiaròsolennementeColonnello.
<<Ma io non so prendermi cura di un uovo! Non mi era mai stato affidato un uovo prima
d'ora!>>miagolòdisperatoZorba.
AlloratuttiigattiguardaronoDiderot.Forsenellasuafamosaen-ci-clo-pe-diac'eraqualcosa
alriguardo.
<<Devoconsultareilventunesimovolume,letteraU.Sicuramentec'ètuttoquellochedobbiamo
saperesull'uovo,mafindaoraconsigliocalore,calorecorporeo,moltocalorecorporeo>>spiegò
Diderotintonopedanteedidattico.
<<Ossiabisognasdraiarsisull'uovo,masenzaromperlo>>consigliòSegretario.
<<Èesattamenteciòchestavopersuggerire.Zorba,turimaniconl'uovoenoiaccompagneremo
Diderotavederecosadicelasuaenpilo…encimope…insomma,saiacosamiriferisco.Torneremo
stasera con le novità e daremo sepoltura a questa povera gabbiana>> stabilì Colonnello prima di
saltaresultetto.
DideroteSegretarioloseguirono.Zorbarimasesulbalcone,accantoall'uovoeallagabbiana
morta.Congrandeattenzionesisdraiòesiavvicinòl'uovoallapancia.Sisentivaridicolo.Pensava
aquantoloavrebberopresoingiroiduegattirissosicheavevaaffrontatoalmattino,sepercaso
l'avesserovisto.
Maunapromessaèunapromessa,ecosì,alteporedeiraggidelsole,siaddormentòconl'uovo
biancoamacchiolineazzurrebenstrettocontroilsuoventrenero.
CAPITOLONONO:Unanottetriste
Alla luce della luna Segretario, Diderot, Colonnello e Zorba scavarono una buca ai piedi
dell'ippocastano. Poco prima, badando che nessun umano li vedesse, avevano gettato la gabbiana
mortadalbalconenelcortileinterno.Ladepositaronoinfrettanellafossaelacoprironoditerra.Poi
Colonnellomiagolòintonograve.
<<Compagni gatti, in questa notte di luna ci congediamo dai resti di una sfortunata gabbiana
dellaqualenonabbiamomaisaputonemmenoilnome.L'unicacosachesiamoriuscitiascopriredi
lei, grazie alle conoscenze del compagno Diderot, è che apparteneva alla specie dei gabbiani
argentati e che forse veniva da molto lontano, dalla regione in cui il fiume si getta nel mare.
Sappiamopochissimodilei,mal'importanteèchesiaarrivatamoribondafinoacasadiZorba,uno
dei nostri, e che abbia riposto in lui tutta la sua fiducia. Zorba ha promesso di prendersi cura
dell'uovocheleihadepostoprimadimorire,delpiccolochenascerà,elacosapiùdifficileditutte,
compagni,hapromessodiinsegnargliavolare…>>
<<Volare.Ventiduesimovolume,letteraV>>sisentìchesussurravaDiderot.
<<ÈesattamenteciòcheilsignorColonnellostavaperdire.Nonglitolgaimiagoliidibocca>>
consigliòSegretario.
<<…promessedifficilidamantenere>>proseguìimpassibileColonnello,<<masappiamoche
ungattodelportomantienesempreisuoimiagolii.Peraiutarloariuscirci,ordinocheilcompagno
Zorbanonabbandonil'uovofinchéilpiccolononsianato,echeilcompagnoDiderotconsultilasua
emplicope…encimope…queilibriinsomma,sututtoquantohaachevedereconl'artedelvolo.E
oradiciamoaddioaquestagabbiana,vittimadelladisgraziaprovocatadagliumani.Allunghiamoil
colloallalunaemiagoliamolacanzoned'addiodeigattidelporto>>.
Ai piedi del vecchio ippocastano i quattro gatti iniziarono a miagolare una triste litania, e ai
loromiagoliisi aggiunseroben presto quelli degli altrigattidelle vicinanze,epoi quelli dei gatti
dell'altrarivadelfiume,eaimiagoliideigattifecerocorogliululatideicani,lostraziantecinguettio
deicanariniingabbia,ilgarritodellerondinineiloronidi,iltristegracidiodellerane,eperfinole
gridastonatedelloscimpanzèMattia.
Le luci di tutte le case di Amburgo si accesero, e quella notte tutti gli abitanti si chiesero le
ragionidellastranatristezzacheimprovvisamentesieraimpadronitadeglianimali.
PARTESECONDA
CAPITOLOPRIMO:Ilgattocova
Permoltigiorniilgattonerograndeegrossorimasesdraiatoaccantoall'uovo,proteggendoloe
riavvicinandolo con tutta la delicatezza delle sue zampe pelose ogni volta che con un movimento
involontariodelcorpoloallontanavadiunpaiodicentimetri.Furonogiornilunghiepienididisagi,
cheognitantogliparevanocompletamenteinutiliperchéglisembravadiprendersicuradiunoggetto
senzavita,unaspeciedifragilesasso,anchesebiancoamacchiolineazzurre.
Unavolta,tormentatodaicrampiperlamancanzadimovimento,vistocheseguendogliordini
diColonnelloabbandonaval'uovosolopermangiareeperfarvisitaallacassettadeibisogni,provò
la tentazione di controllare se dentro quella capsula di calcio cresceva effettivamente un piccolo
gabbiano.Alloraavvicinòunorecchioalguscio,poil'altro,manonriuscìasentireniente.Nonebbe
fortuna nemmeno quando tentò di guardare all'interno dell'uovo mettendolo controluce. Il guscio
biancoamacchiolineazzurreeraspessoenonlasciavatrasparireassolutamentenulla.
Ogni sera gli facevano visita Colonnello, Segretario e Diderot, che esaminavano l'uovo per
scopriresesirealizzavanoquellicheColonnellochiamavagli`attesiprogressi',madopoavervisto
cheeraancoraugualealprimogiorno,cambiavanoargomento.
Diderot non mancava di deplorare il fatto che sulla sua enciclopedia non venisse riportata la
durataesattadell'incubazione:ildatopiùprecisocheerariuscitoatrovaresuisuoilibronidiceva
chequestapotevaduraredaidiciassetteaitrentagiorni,asecondadellecaratteristichedellaspecie
acuiappartenevalagabbianamadre.
Covarenonerastatofacileperilgattonerograndeegrosso.Nonpotevadimenticarelamattina
incuil'amicodifamigliaincaricatodiprendersicuradiluiavevaconsideratochenell'appartamento
sistavaaccumulandotropposporcoeavevadecisodipassarel'aspirapolvere.
Ognimattina,durantelesuevisite,Zorbaavevanascostol'uovotraivasidelbalconeperpoter
cosìdedicarequalcheminutoalbrav'uomocheglicambiavalalettieraegliaprivalelattinedicibo.
Glimiagolavacongratitudine,sistrusciavacontrolesuegambe,el'amicoseneandavaripetendo
cheera un gatto molto simpatico. Maquella mattina,dopoaverglivisto passare l'aspirapolverein
salottoeincamera,glisentìdire:
<<Eorailbalcone.Ètraivasichesiaccumulapiùsporco>>.
Quandoudìilfracassodiunafruttieracheandavainmillepezzi,l'amicocorsesullasogliadella
cucinaegridò:
<<Sei diventato matto, Zorba?! Guarda cosa hai combinato! Ora vattene via da qui, stupido
gatto.Cimancherebbesolochetiinfilassiunascheggiadivetroinunazampa>>.
Che insulto immeritato. Zorba uscì immediatamente dalla cucina fingendo una gran vergogna
conlacodatralezampe,etrotterellòsulbalcone.
Nonfufacilefarrotolarel'uovofinsottounletto,maciriuscì,elàattesechel'amicofinissele
pulizieeseneandasse.
LaseradelventesimogiornoZorbastavadormicchiando,eperciònonsiaccorsechel'uovosi
muoveva,lentamente,masimuoveva,comesevolessemettersiarotolareperl'appartamento.
Lo svegliò un solletichio alla pancia. Aprì gli occhi e non poté evitare un sussulto quando si
accorseche,daunacrepanelguscio,apparivaescomparivaunapuntinagialla.
Zorbapresel'uovofralezampeanterioriecosìvidecheilpulcinobeccavafinoadaprirsiun
varcoattraversoilqualefececapolinolasuaminuscolatestaumidaebianca.
<<Mamma!>>stridetteilpiccologabbiano.
Zorba non seppe cosa rispondere. Sapeva che la sua pelliccia era nera, ma pensò che
l'emozioneeilrossoredovevanoaverlotrasformatoinungattoviola.
CAPITOLOSECONDO:Nonèfacileesseremamma
<<Mamma! Mamma!>> tornò a stridere il piccolo ormai fuori dall'uovo. Era bianco come il
latte, e delle piume sottili, rade e corte gli coprivano alla meglio il corpo. Cercò di fare qualche
passo,macrollòaccantoallapanciadiZorba.
<<Mamma!Hofame!>>stridettebeccandoglilapelliccia.
Cosa poteva dargli da mangiare? Diderot non aveva miagolato nulla su questo argomento.
Sapevacheigabbianisinutronodipesce,madovelotrovavaluiadessounpezzodipesce?Zorba
corseincucinaetornòindietrofacendorotolareunamela.
Il pulcino si rialzò sulle zampe traballanti e si precipitò sulla frutta. Il piccolo becco giallo
toccòlabuccia,sipiegòcomefossestatodigommae,quandopoisiraddrizzòdinuovo,catapultòil
pulcinoall'indietrofacendolocadere.
<<Hofame!>>stridettearrabbiato.<<Mamma!Hofame!>>
Zorbatentòdifarglibeccareunapatataqualchecroccantino—conlafamigliainvacanzanon
c'eramoltodascegliere!—,rimpiangendodiavervuotatolasuaciotoladiciboprimadellanascita
del piccolo. Fu tutto inutile. Il piccolo becco era molto morbido e si piegava al contatto con la
patata. Allora, in preda alla disperazione, ricordò che il pulcino era un uccello e che gli uccelli
mangianogliinsetti.
Uscìsulbalconeeaspettòpazientementecheunamoscaarrivasseatirodellesuegrinfie.Non
tardòacatturarneunaelaconsegnòall'affamato.
Ilpiccolopreselamoscanelbecco,strinse,echiudendogliocchilaingoiò.
<<Buonapappa!Ancora,mamma,ancora!>>stridetteconentusiasmo.
Zorbasaltavadaunaparteall'altradelbalcone.Avevapresocinquemoscheeunragno,quando
dal tetto della casa di fronte gli arrivarono le voci note dei due gatti rissosi che aveva affrontato
ormaivarigiorniprima.
<<Guarda, amico. Il ciccione sta facendo ginnastica ritmica. Con quel corpo chiunque è un
ballerino>>miagolòuno.
<<Iocredochesianoesercizidiaerobica.Machebelciccione.Com'èflessuoso.Guardache
stile. Senti, palla di grasso, hai intenzione di presentarti a un concorso di bellezza?>> miagolò
I'altro.
Iduepocodibuonoridevano,alsicurodall'altrapartedelcortile.
Zorbaavrebbefattoassaggiareloromoltovolentieriilfilodeisuoiartigli,maeranolontani,e
cosìtornòdall'affamatoconilsuobottinodiinsetti.
Ilpulcinodivoròtutteecinquelemosche,masirifiutòdiassaggiareilragno.Soddisfatto,fece
unruttino,esirannicchiòstrettostrettoalventrediZorba.
<<Hosonno,mamma>>stridette.
<<Senti,midispiace,maiononsonolatuamamma>>miagolòZorba.
<<Certocheseilamiamamma.Eseiunamammamoltobuona>>risposechiudendogliocchi.
Quando arrivarono Colonnello, Segretario e Diderot, trovarono il piccolo addormentato
accantoaZorba.
<<Congratulazioni!Èunbellissimopulcino.Quantopesavaquandoènato?>>chieseDiderot.
<<Cherazzadidomandaè?Nonsonomicasuamadre!>>risposeZorba.
<<È quello che si chiede in questi casi. Non la prendere male. Si tratta davvero di un
bellissimopulcino>>miagolòColonnello.
<<Terribile!Terribile!>>esclamòDiderotportandosilezampeanterioriallabocca.
<<Potrestidircicosaècosìterribile?>>domandòColonnello.
<<Ilpiccolononhanulladamangiare.Èterribile!Terribile!>>insistéDiderot.
<<Hai ragione. Ho dovuto dargli delle mosche e credo che ben presto vorrà mangiare di
nuovo>>riconobbeZorba.
<<Segretario,cosaaspetta?>>chieseColonnello.
<<Miperdoni,signore,manonlaseguo>>siscusòSegretario.
<<Corraalristoranteetorniconunasardina>>ordinòColonnello.
<<Eperchéproprioio,eh?Perchédevoesseresempreioilgattodellecommissioni,eh?Va'a
bagnarti la coda nella benzina, va'a cercare una sardina. Perché sempre io, eh?>> protestò
Segretario.
<<Perchéstasera,carosignore,avremopercenadeicalamariallaromana.Nonlesembrauna
buonaragione?>>spiegòColonnello.
<<E la coda mi puzza ancora di benzina… ha detto calamari alla romana…?>> chiese
Segretarioprimadiarrampicarsisultetto.
<<Mamma,chisonoquesti?>>stridetteilpiccoloindicandoigatti.
<<Mamma! Ti ha chiamato mamma! Ma è terribilmente tenero!>> riuscì a esclamare Diderot
primachelosguardodiZorbagliconsigliassedichiuderelabocca.
<<Bene,caroguaglione,haitenutofedeallaprimapromessaestaimantenendolaseconda,ti
restasololaterza>>dichiaròColonnello.
<<Lapiùfacile:insegnargliavolare>>miagolòZorbaironico.
<<Ciriusciremo.Stoconsultandol'enciclopedia,mailsapererichiedeilsuotempo>>assicurò
Diderot.
<<Mamma!Hofame!>>liinterruppeilpiccolo.
CAPITOLOTERZO:Ilpericoloèinagguato
Lecomplicazionicominciaronoilsecondogiornodivitadelpulcino.Zorbadovetteintervenire
drasticamente per evitare che l'amico di famiglia lo scoprisse. Appena lo sentì aprire la porta,
rovesciò un vaso da fiori vuoto sul piccolo e ci si sedette sopra. Per fortuna l'umano non uscì sul
balcone,edallacucinanonpotevasentirelestridadiprotesta.
L'amico,comesempre,pulìlacassettacambiòlalettiera,aprìunascatolettadiciboe,primadi
andarsene,siaffacciòallaportadelbalcone.
<<Sperochetunonsiamalato,Zorba.Èlaprimavoltachenonarrividicorsaappenatiaproil
barattolo.Checifaisedutosuquelvaso?Chiunquedirebbechestainascondendoqualcosa.Be',a
domani,pazzodiungatto>>.
Eseglifossevenutoinmentediguardaresottoilvaso?Soloalpensierosentìcheselafaceva
sottoedovettecorrereallacassetta.
Lì,conlacodabenritta,provòungransollievoepensòalleparoledell'umano.
`Pazzodiungatto'.Loavevachiamatocosì.`Pazzodiungatto'.Forseavevaragioneperchéla
cosapiùpraticasarebbestatalasciarglivedereilpiccolo.L'amicoalloraavrebbepensatocheaveva
intenzionedimangiarlo,eselosarebbeportatoviaperprendersenecurafinchénonfossecresciuto.
Maluiloavevanascostosottounvaso.Erapazzo?
No. Niente affatto. Zorba seguiva rigorosamente il codice d'onore dei gatti del porto. Aveva
promessoall'agonizzantegabbianacheavrebbeinsegnatoavolarealpulcino,eloavrebbefatto.Non
sapevacome,maloavrebbefatto.
Zorba stava ricoprendo con cura i suoi escrementi quando le strida allarmate del piccolo lo
richiamaronosulbalcone.
Quellochevideglifecegelareilsanguenellevene.
Iduegattipocodibuonoeranosdraiatidavantialpulcino,muovevanoeccitatilecode,eunodi
lorolotenevafermoconlegrinfiesopralacoda.Perfortunaglivoltavanolespalleenonlovidero
arrivare.Zorbatesetuttiimuscolidelcorpo.
<<Chil'avrebbemaidetto,amico,cheavremmotrovatounacolazionecosìbuona.Èpiccolo,
mahaun'ariasaporita>>miagolòuno.
<<Mamma!Aiuto!>>stridevailpulcino.
<<La cosa che più mi piace negli uccelli sono le ali. Questo le ha piccole, ma le cosce
sembranopolposette>>notòl'altro.
Zorbasaltò.Mentreerainariasfoderòtuttiediecigliartiglidellezampeanteriorie,quando
atterròinmezzoaiduefurfanti,sbattéloroletesteperterra.
Cercaronodirialzarsi,manonciriuscironoperchéentrambiavevanounorecchiotrapassatoda
unartiglio.
<<Mamma!Mivolevanomangiare!>>stridetteilpiccolo.
<<Mangiarcisuofiglio?Nossignora.Nienteaffatto>>miagolòunoconlatestaschiacciataper
terra.
<<Siamovegetariani,signora.Vegetarianistretti>>assicuròl'altro.
<<Non sono una 'signora', idioti>> miagolò Zorba, tirandoli per le orecchie in modo che
potesserovederlo.
Quandoloriconobbero,aiduepocodibuonosirizzaronoipeli.
<<Haiunfigliomoltobello,amico.Diventeràungrangatto>>assicuròilprimo.
<<Questoèpocomasicuro.Èungattinosplendido>>affermòl'altro.
<<Nonèungatto.Èunpiccolodigabbianostupidi>>spiegòZorba.
<<È quello che dico sempre al mio amico: bisogna avere dei figli gabbiani. Vero, amico?>>
dichiaròilprimo.
Zorba decise di farla finita con quella farsa, ma quei due cretini si sarebbero portati via un
ricordo delle sue grinfie. Con un movimento energico ritrasse le zampe anteriori e i suoi artigli
laceraronoleorecchiedeiduevigliacchi.Scapparonodicorsamiagolandodaldolore.
<<Hounamammamoltocoraggiosa!>>stridetteilpiccolo.
Zorbacapìcheilbalconenoneraunpostosicuro,enonpotevafarloentrarenell'appartamento
perché il pulcino avrebbe sporcato tutto e sarebbe stato scoperto dall'amico di famiglia. Doveva
trovargliunpostosicuro.
<<Vieni,andiamoafareunapasseggiata>>miagolòZorbaprimadiprenderlodelicatamentefra
identi.
CAPITOLOQUARTO:Ilpericoloèsempreinagguato
RiunitinelbazardiHarry,igattideciserocheilpiccolononpotevarestarenell'appartamentodi
Zorba.Làcorrevatroppirischi,ilmaggioredeiqualinoneratantolaminacciosapresenzadeidue
gattipocodibuono,quantoquelladell'amicodifamiglia.
<<Disgraziatamentegliumanisonoimprevedibili.Spessoconlemiglioriintenzionicausanoi
dannipeggiori>>sentenziòColonnello.
<<Proprio così. Pensiamo per esempio a Harry, che è un brav'uomo dal cuore d'oro, ma che
siccomeprovaungrandeaffettoperloscimpanzèesacheglipiacelabirra,ognivoltachehasete
glienedàbottigliesubottiglie.IlpoveroMattiaèormaialcolizzato,hapersoogniritegno,etuttele
voltechesiubriacasimetteastrillarecanzoniterribili.Terribili!>>miagolòDiderot.
<<Echediredeidannichefannoconsapevolmente?Pensiamoallapoveragabbianacheèmorta
perquelladannatamaniadiavvelenareilmareconlalorospazzatura>>aggiunseSegretario.
Dopo una breve consultazione decisero che Zorba e il pulcino avrebbero vissuto nel bazar
finchéquest'ultimononavesseimparatoavolare.Zorbasarebbeandatonelsuoappartamentotuttele
mattineinmodochel'umanononsiallarmasse,epoisarebbetornatoindietroaprendersicuradel
piccolo.
<<Nonsarebbemalechel'uccellinoavesseunnome>>suggerìSegretario.
<<Èesattamenteciòchestavoperproporre.Temochequestovizioditogliermiimiagoliidi
boccasiapiùfortedilei>>silamentòColonnello.
<<Sono d'accordo. Deve avere un nome, ma prima dobbiamo scoprire se è maschio o
femmina>>miagolòZorba.
NonfeceintempoachiuderelaboccacheDiderotavevagiàtiratogiùdalloscaffaleuntomo
dell'enciclopedia. Il diciannovesimo volume, corrispondente alla lettera S, e sfogliava le pagine
cercandolaparola`sesso'.
Disgraziatamente l'enciclopedia non diceva nulla su come distinguere il sesso di un piccolo
gabbiano.
<<Bisognariconoscerechelatuaenciclopedianoncièservitaamolto>>silamentòZorba.
<<Nonammettodubbisull'efficaciadellamiaenciclopedia!Inquestilibric'ètuttoilsapere>>
ribattéoffesoDiderot.
<<Gabbiano.Uccellomarino.Sopravento!L'unicochepuòaiutarciascoprireseèunpulcinoo
unapulcinaèSopravento>>dichiaròSegretario.
<<È esattamente quello che stavo per miagolare. Le proibisco di continuare a togliermi i
miagoliidibocca!>>brontolòColonnello.
Mentreigattimiagolavano,ilpulcinofacevaunapasseggiatatradozzinediuccelliimbalsamati.
C'eranomerli,pappagalli,tucani,pavoni,aquile,falchi,cheluiguardavaimpaurito.All'improvviso
unanimalecongliocchirossi,chenoneraaffattoimbalsamato,glisbarròlastrada.
<<Mamma!Aiuto!>>stridettedisperato.
IlprimoadarrivarefuZorba,eappenaintempo,perchéinquelprecisoistanteuntopodifogna
stavaallungandolezampeanterioriversoilcollodelpulcino.
QuandovideZorba,ilrattofuggìdentrounafessuradelmuro.
<<Mivolevamangiare!>>stridetteilpiccoloattaccandosiaZorba.
<<Non avevamo pensato a questo pericolo. Credo che bisognerà miagolare seriamente coi
topi>>spiegòZorba.
<<D'accordo.Manonfartroppeconcessioniaqueglisvergognati>>consigliòColonnello.
Zorbasiavvicinòallafessura.Dentroeramoltobuio,mariuscìascorgeregliocchirossidel
ratto.
<<Vogliovedereiltuocapo>>miagolòZorbadeciso.
<<Sonoioilcapodeitopi>>sisentìrisponderedall'oscurità.
<<Setuseiilcapo,alloravaletemenodegliscarafaggi.Avvisailtuocapo>>insistéZorba.
Sentìcheiltoposiallontanava.Isuoiartigligraffiavanoitubisucuicorreva.Dopoqualche
minutovidericomparireisuoiocchirossinellapenombra.
<<Il capo ti riceverà. Nello scantinato delle conchiglie, dietro il baule dei pirati, c'è
un'entrata>>squittìilratto.
Zorbascesenelloscantinato.Cercòdietroilbauleevidechenelmuroc'eraunforodalquale
potevapassare.Scostòleragnateleedentrònelmondodeitopi.Puzzavadiumiditàedisudiciume.
<<Seguiitubidiscarico>>squittìunrattochenonriuscìavedere.
Obbedì.Manmanochesispingevaavantistrisciandosentivachelapellicciaglisiriempivadi
polvereedisporco.
Avanzònell'oscuritàfinchénonarrivòinunpozzettoilluminatoastentodaunfiocofasciodi
lucedelgiorno.Zorbasupposediesseresottolastradaecheiraggifiltrasserodaltombinodella
fognatura.Ilpostopuzzava,maeraabbastanzaaltodapoterstareinpiedisututteequattrolezampe.
Inmezzoscorrevaunrigagnolodiacqueimmonde.Poiscorseilcapodeitopi,ungrossorattodalla
pellicciascura,conilcorpopienodicicatrici,cheammazzavailtempopassandoeripassandoun
artigliosuglianellidellacoda.
<<Questaèbella.Guardateunpo'chicifavisita.Ilgattociccione>>squittìilcapodeitopi.
<<Ciccione! Ciccione! >> fecero coro dozzine di ratti di cui Zorba scorgeva solo gli occhi
rossi.
<<Vogliochelasciateinpaceilpulcino>>miagolòrisolutamente.
<<Ecosìigattihannounpulcino.Losapevo.Siraccontanomoltecosenellefogne.Sidiceche
siaunpulcinosaporito.Moltosaporito.Hihihi!>>squittìilcapodeitopi.
<<Moltosaporito!Hihihi!>>fecerocoroglialtriratti.
<<Quelpulcinoèsottolaprotezionedeigatti>>miagolòZorba.
<<Lomangeretequandosaràcresciuto?Senzainvitarci?Egoisti!>>accusòilratto.
<<Egoisti!Egoisti!>>ripeteronoglialtritopi.
<<Comebensai,holiquidatopiùrattiiodeipelichehoaddosso.Sesuccedequalcosaaquel
pulcino,aveteleorecontate>>loavvertìtranquillamenteZorba.
<<Senti, palla di sego, hai pensato a come uscire da qui? Potremmo ridurti a un bel purè di
gatto>>minacciòiltopo.
<<Purèdigatto!Purèdigatto!>>ripeteronoglialtriratti.
Allora Zorba saltò sul capo dei topi. Gli atterrò sul dorso, imprigionandogli la testa con gli
artigli.
<<Staiperperderegliocchi.Puòdarsicheituoiseguacimiriducanoaunpurèdigatto,matu
nonlovedrai.Lascereteinpaceilpulcino?>>minacciòZorba.
<<Chebruttimodihai.Vabene.Nientepurèdigattoenientepurèdipulcino.Sipuònegoziare
sututtonellefogne>>accettòiltopo.
<<Alloranegoziamo.Cosachiediincambioperrispettarelavitadelpulcino?>>chieseZorba.
<<Passoliberonelcortile.Colonnellohadatoordinedisbarrarcilastradadelmercato.Passo
liberonelcortile>>squittìiltopo.
<<D'accordo.Potretepassarenelcortile,madinotte,quandogliumaninonvivedranno.
Noigattidobbiamobadarealnostroprestigio>>spiegòZorbalasciandoglilatesta.
Uscìdallafognacamminandoall'indietrosenzaperderedivistanéilcapodeitopinéledozzine
diocchirossichelofissavanoconodio.
CAPITOLOQUINTO:Pulcinoopulcina?
Passarono tre giorni prima che potessero vedere Sopravento, che era un gatto di mare, un
autenticogattodimare.
SopraventoeralamascottedelloHannesII,unapotentedragaincaricatadimanteneresempre
pulito e libero da ostacoli il fondo dell'Elba. I marinai dello Hannes II erano affezionati a
Sopravento,ungattocolormielecongliocchiazzurri,checonsideravanouncompagnocometuttigli
altriduranteildurolavorodidragaggiodelfiume.
Neigiorniditempestalocoprivanoconunmantelloditelaceratagiallafattosumisura,simile
agli impermeabili che usavano loro, e Sopravento passeggiava in coperta con l'espressione
accigliatadeimarinaichesfidanoilmaltempo.
Lo Hannes II aveva pulito anche i porti di Rotterdam, di Anversa e di Copenaghen, e
Sopraventomiagolavasemprestoriedivertentisuqueiviaggi.Sì.Eraunautenticogattodimare.
<<Ehi,dibordo!>>miagolòSopraventoentrandonelbazar.
Lo scimpanzè sbatté le palpebre perplesso vedendo che il gatto avanzava ondeggiando da
sinistraadestraaognipasso,echeignoraval'importanzadellasuacaricadibigliettaiodelbazar.
<<Senonsaidirebuongiorno,perlomenopagal'ingresso,saccodipulci>>strillòMattia.
<<Scemoadritta!Peridentidelbarracuda!Mihaichiamatosaccodipulci?Tantoperchétulo
sappia, questa pellaccia è stata pizzicata da tutti gli insetti di tutti i porti. Un giorno o l'altro ti
miagoleròdiunacertazeccachemisipiazzòsullaschienaederacosìpesante,macosìpesante,che
non ce la facevo a trasportarla. Per le barbe della balena! E ti miagolerò dei pidocchi dell'isola
Cacatua,chedevonosucchiareilsanguedisetteuominipersentirsisoddisfattiall'oradell'aperitivo.
Per le pinne del pescecane! Leva le ancore, macaco, e non mi togliere la brezza!>> ordinò
Sopraventoecontinuòacamminaresenzaattenderelarispostadelloscimpanzè.
Quandoarrivònellastanzadeilibri,salutòdallaportaigattilìriuniti.
<<Buongiorno>>miagolòSopravento.
<<Finalmente sei arrivato, capitano, non sai quanto bisogno avevamo di te!>> lo salutò
Colonnello.
RapidamenteglimiagolaronolastoriadellagabbianaedellepromessediZorba,promesseche,
ripeterono,impegnavanoanchetuttiloro.
Sopraventoascoltòscuotendolatestaconariaafflitta.
<<Perl'inchiostrodelcalamaro!Accadonocoseterribilinelmare.Avoltemichiedosecerti
umanisonoimpazziti,perchétentanoditrasformarel'oceanoinunenormeimmondezzaio.Tornoda
dragarelafocedell'Elbaenonpoteteimmaginarelaquantitàdispazzaturacheportalamarea.Peril
gusciodellatestuggine!Abbiamotiratofuoribidonidiinsetticida,pneumaticietonnellatediquelle
maledette bottiglie di plastica che gli umani abbandonano sulle spiagge>> spiegò stizzito
Sopravento.
<<Terribile! Terribile! Se le cose vanno avanti così, tra pochissimo tempo la parola
inquinamento occuperà tutto il nono volume lettera I, dell'enciclopedia>> aggiunse indignato
Diderot.
<<Ecosapossofareioperquelpoverouccello?>>chieseSopravento.
<<Solo tu, che conosci i segreti del mare, puoi dirci se il piccolo è maschio o femmina>>
risposeColonnello.
Lo accompagnarono dal pulcino che dormiva soddisfatto dopo essersi pappato un calamaro
portatoglidaSegretario,acuiColonnelloavevadatoordinedioccuparsidellasuaalimentazione.
Sopravento allungò una delle zampe davanti, gli esaminò la testa, e poi sollevò le piume che
iniziavanoacrescerglisullacoda.IlpulcinocercòZorbaconocchispaventati.
<<Perlezampedelgranchio!>>esclamòdivertitoilgattodimare.<<Èunabellapulcinache
ungiornodeporràtanteuovaquantipelihosullacoda!>>
Zorbaleccòlatestadellapiccolagabbiana.Rimpiansedinonaverchiestoallamadrecomesi
chiamava,perchéselafigliaeradestinataaproseguireilsuovolointerrottodalladisgrazia,sarebbe
statobellocheportasselostessonome.
<<Visto che la pulcina ha avuto la fortuna di cadere sotto la nostra protezione>> miagolò
Colonnello,<<propongodichiamarlaFortunata>>.
<<Per il fegato del merluzzo! È un bel nome!>> approvò contento Sopravento. <<Mi ricorda
unasplendidagolettachehovistounavoltanelmarBaltico.Sichiamavacosì,Fortunata,ederatutta
bianca>>.
<<Sonosicurocheungiornofaràqualcosadiimportante,distraordinario,eallorailsuonome
verràinseritonelsestovolume,letteraF,dell'enciclopedia>>affermòDiderot.
Tutti furono d'accordo sul nome proposto da Colonnello. Così i cinque gatti formarono un
cerchio intorno alla piccola gabbiana, si alzarono in piedi sulle zampe posteriori e, allungando
quelledavantifinoacoprirlaconuntettod'artigli,miagolaronolaritualeformuladibattesimodei
gattidelporto.
<<Tisalutiamo,Fortunata,amicadeigatti!>>
<<Urrà!Urrà!Urrà!>>esclamòfeliceSopravento.
CAPITOLOSESTO:Fortunata,davverofortunata
Fortunatacrebbeinfretta,circondatadall'affettodeigatti.Dopounmesechesieratrasferitanel
bazardiHarry,eraunagiovaneesnellagabbianadallesetosepiumecolorargento.
Quando qualche raro turista visitava il bazar, lei seguiva le istruzioni di Colonnello e se ne
stavabuonabuonafragliuccelliimbalsamatifingendodiessereunadiloro.Malasera,quandoil
bazarchiudevaeilvecchiolupodimaresiritirava,vagavapertuttelestanzeconlasuaondeggiante
andatura di uccello marino, stupita dalle migliaia di oggetti che vedeva, mentre Diderot sfogliava
librisulibricercandounmetodoconcuiZorbapotesseinsegnarleavolare.
<<Ilvoloconsistenellospingerel'ariaindietroeinbasso.Ottimo!Sappiamogiàqualcosadi
importante>>sussurravaDiderotconilnasoinfilatofralepagine.
<<Eperchédevovolare?>>stridevaFortunataconlealibenstrettealcorpo.
<<Perchéseiunagabbianaeigabbianivolano>>rispondevaDiderot.<<Misembraterribile,
terribile!chetunonlosappia>>.
<<Ma io non voglio volare. Non voglio nemmeno essere un gabbiano>> replicava Fortunata.
<<Voglioessereungattoeigattinonvolano>>.
Unaserasiavvicinòalbanconeall'ingressodelbazaredebbeunosgradevoleincontroconlo
scimpanzè.
<<Nonfarelacaccaingiro,uccellaccio!>>strillòMattia.
<<Perchémidicequesto,signorascimmia?>>domandòtimidamenteFortunata.
<<Perché è l'unica cosa che sanno fare gli uccelli. La cacca. E tu sei un uccello>> ripeté
sicurissimoloscimpanzè.
<<Si sbaglia. Sono un gatto, e molto pulito>> ribatté Fortunata cercando la simpatia della
scimmia.<<UsolastessacassettadiDiderot>>.
<<Hahaha!Ilfattoèchequelmucchiodisacchidipulcitihannoconvintocheseiunadiloro.
Ma guardati il corpo: hai due zampe, mentre i gatti ne hanno quattro. Hai le piume, mentre i gatti
hannoilpelo.Elacoda?Eh?Dovehailacoda?Tuseimattacomequelgattochepassalavitaa
leggereeamiagolare`terribile!terribile!'Stupidouccellaccio!Evuoisapereperchétivizianoituoi
amici? Perché aspettano che tu ingrassi per fare un bel banchetto. Ti divoreranno con le piume e
tutto!>>strillòloscimpanzè.
Quellaseraigattisistupironochelagabbianellanonvenisseamangiareilsuopiattopreferito:
icalamaricheSegretariotrafugavanellacucinadelristorante.
Molto preoccupati la cercarono, e fu Zorba a trovarla, triste e avvilita, fra gli animali
imbalsamati.
<<Nonhaifame,Fortunata?Cisonoicalamari>>spiegòZorba.
Lagabbianellanonaprìbecco.
<<Tisentimale?>>insistépreoccupatoZorba.<<Seimalata?>>
<<Vuoichemangiperfarmiingrassare?>>domandòleisenzaguardarlo.
<<Perchétucrescasanaeforte>>risposeZorba.
<<Equandosarògrassa,inviteraiitopiamangiarmi?>>stridetteconilucciconiagliocchi.
<<Dadovetirifuoriquestesciocchezze?>>miagolòdecisoZorba.
Lì lì per scoppiare a piangere, Fortunata gli riferì tutto quello che Mattia le aveva strillato.
Zorbaleleccòlelacrimeeall'improvvisosisentìmiagolarecomenonavevamaifattoprima.
<<Sei una gabbiana. Su questo lo scimpanzè ha ragione, ma solo su questo. Ti vogliamo tutti
bene, Fortunata. E ti vogliamo bene perché sei una gabbiana, una bella gabbiana. Non ti abbiamo
contraddetto quando ti abbiamo sentito stridere che eri un gatto, perché ci lusinga che tu voglia
esserecomenoi,maseidiversaecipiacechetusiadiversa.Nonabbiamopotutoaiutaretuamadre,
matesì.Tiabbiamoprotettafindaquandoseiuscitadall'uovo.Tiabbiamodatotuttoilnostroaffetto
senzaalcunaintenzionedifarediteungatto.Tivogliamogabbiana.Sentiamocheanchetucivuoi
bene, che siamo i tuoi amici, la tua famiglia, ed è bene tu sappia che con te abbiamo imparato
qualcosa che ci riempie di orgoglio: abbiamo imparato ad apprezzare, a rispettare e ad amare un
esserediverso.Èmoltofacileaccettareeamarechièugualeanoi,maconqualcunocheèdiversoè
moltodifficile,etucihaiaiutatoafarlo.Seiunagabbianaedeviseguireiltuodestinodigabbiana.
Devi volare. Quando ci riuscirai, Fortunata, ti assicuro che sarai felice, e allora i tuoi sentimenti
verso di noi e i nostri verso di te saranno più intensi e più belli, perché sarà l'affetto tra esseri
completamentediversi>>.
<<Volaremifapaura>>stridetteFortunataalzandosi.
<<Quando succederà, io sarò accanto a te>> miagolò Zorba leccandole la testa. <<L'ho
promessoatuamadre>>.
La gabbianella e il gatto nero grande e grosso iniziarono a camminare. Lui le leccava
teneramentelatesta,eleiglicoprivaildorsoconunadellesuealitese.
CAPITOLOSETTIMO:Imparandoavolare
<<Primadiiniziarerivediamoperl'ultimavoltagliaspettitecnici>>miagolòDiderot.
Dalla cima di una libreria Colonnello, Segretario, Zorba e Sopravento osservavano
attentamentequellocheaccadevainbasso.Giùc'eranoFortunata,inpiediinfondoauncorridoio
che avevano denominato pista di decollo, e Diderot, chino all'altro capo del corridoio sul
dodicesimovolume,corrispondenteallaletteraL,dell'enciclopedia.Illibroeraapertosuunadelle
paginededicateaLeonardodaVinci,dovesivedevauncuriosoaggeggiobattezzato`macchinaper
volare'dalgrandemaestroitaliano.
<<Per favore, prima di tutto controlliamo la stabilità dei punti d'appoggio a e b>> ordinò
Diderot.
<<Prova punti d'appoggio a e b>> ripeté Fortunata saltando prima sulla zampa sinistra e poi
sulladestra.
<<Perfetto. Ora controlleremo l'estensione dei punti c e d>> miagolò Diderot, che si sentiva
importantecomeuningegneredellaNASA.
<<Provaestensionepunticed>>obbedìFortunataspiegandoentrambeleali.
<<Perfetto!Ripetiamotuttodaccapo>>ordinòDiderot.
<<Peribaffidelrombo!Fallavolareunabuonavolta!>>esclamòSopravento.
<<Lericordochesonoilresponsabiletecnicodivolo!>>ribattéDiderot.<<Tuttodeveessere
adeguatamente controllato, altrimenti le conseguenze potrebbero essere terribili per Fortunata.
Terribili!>>
<<Haragione.Luisaquellochefa>>commentòSegretario.
<<È esattamente ciò che stavo per miagolare>> brontolò Colonnello. <<La finirà mai di
togliermiimiagoliidibocca?>>
Fortunata era lì, in procinto di tentare il suo primo volo, perché durante l'ultima settimana si
erano verificati due episodi grazie ai quali i gatti avevano capito che la gabbiana voleva volare,
anchesenascondevamoltobeneilsuodesiderio.Ilprimofattoeraavvenutounpomeriggioincui
FortunataavevaaccompagnatoigattiaprendereilsolesultettodelbazardiHarry.Dopoun'orache
eranolì,acrogiolarsiairaggidelsole,avevanovistovolareinalto,moltoinalto,sopradiloro,tre
gabbiani.
Spiccavano, belli e maestosi, nel cielo blu. A tratti sembravano paralizzarsi, limitandosi a
fluttuarenell'ariaconlealitese,mabastavaunlievemovimentoperchésispostasseroconunagrazia
eun'eleganzachefacevanoinvidia,eanchevogliadistarsenelassùconloro.All'improvvisoigatti
smiserodifissareilcieloesivoltaronoaguardareFortunata.Lagabbianellaosservavailvolodei
suoisimili,esenzarendersenecontospiegavaleali.
<<Guardate.Vuolvolare>>commentòColonnello.
<<Sì.Èorachevoli>>riconobbeZorba.<<Ormaièunagabbianagrandeeforte>>.
<<Fortunata.Vola!Prova!>>suggerìSegretario.
Quandosentìimiagoliideisuoiamici,Fortunataripiegòlealiesiavvicinòaloro.Sisdraiò
accantoaZorbaeiniziòafarrisuonareilbeccoimitandolefusa.
Ilsecondoepisodioeraaccadutoilgiornosuccessivo,mentreigattiascoltavanounastoriadi
Sopravento.
<<…ecomevimiagolavo,leondeeranocosìaltechenonpotevamovederelacosta,e…peril
grassodelcapodoglio!colmodelledisgrazie,lanostrabussolaeraimpazzita.Cinquegiorniecinque
nottipassammoinmezzoallaburrascaenonsapevamosestavamonavigandoversolacostaoseci
allontanavamo in mare aperto. Ma proprio allora, quando ci sentivamo ormai perduti, il timoniere
avvistòunostormodigabbiani.Chegioia,compagni!Puntammolapruanellastessadirezioneincui
volavano e riuscimmo a raggiungere la terraferma. Per i denti del barracuda! Quei gabbiani ci
salvaronolavita.Senonliavessimovisti,oranonsareiquiamiagolarvilastoria>>.
Fortunata, che seguiva sempre con molta attenzione i racconti del gatto di mare, lo ascoltava
congliocchispalancati.
<<Igabbianivolanoancheneigiornidiburrasca?>>chiese.
<<Per le scariche della torpedine! I gabbiani sono i volatili più robusti dell'universo>>
assicuròSopravento.<<Nonc'èuccellochesappiavolaremegliodiungabbiano>>.
ImiagoliidelgattoscendevanonelprofondodelcuoreaFortunata.Battevalezampeperterrae
muovevanervosamenteilbecco.
<<Vuoivolare,signorina?>>indagòZorba.
Fortunataliguardòaunoaunoprimadirispondere.
<<Sì.Perfavore,insegnatemiavolare>>.
Igattimiagolaronolalorogioiaesubitomiserozampaallavoro.Attendevanoquelmomentoda
moltotempo.Contuttalapazienzachecontraddistingueigatti,avevanoaspettatochelagabbianella
comunicasse loro il suo desiderio di volare, perché grazie a un'ancestrale saggezza capivano che
volareèunadecisionemoltopersonale.EilpiùfelicedituttieraDiderot,cheormaiavevatrovatoi
fondamentidelvoloneldodicesimovolume,letteraL,dell'enciclopedia,echeperciòsieraassunto
l'incaricodidirigereleoperazioni.
<<Prontaaldecollo!>>miagolòDiderot.
<<Prontaaldecollo!>>annunciòFortunata.
<<Iniziarollaresullapistaspingendoindietroilsuoloconipuntidiappoggioaeb>>ordinò
Diderot.
Fortunatavenneavanti,malentamente,comeseavanzassesupattinimaleoliati.
<<Maggiorevelocità!>>reclamòDiderot.
Lagiovanegabbianaacceleròunpo'.
<<Oraallunghiipunticed!>>istruìDiderot.
Fortunataspiegòlealimentreavanzava.
<<Orasolleviilpuntoe!>>comandòDiderot.
Fortunataalzòlepiumedellacoda.
<<E ora muova dall'alto in basso i punti c e d spingendo l'aria verso terra, e
contemporaneamenteritiriipuntiaeb!>>spiegòDiderot.
Fortunata batté le ali, ritrasse le zampe, si innalzò di un paio di centimetri, e subito ricadde
comeunsaccodipatate.
Conunbalzoigattisceserodallalibreriaecorserodalei.Latrovaronocongliocchipienidi
lacrime.
<<Sonounabuonaanulla!Sonounabuonaanulla!>>ripetevasconsolata.
<<Non si vola mai al primo tentativo, ma ci riuscirai. Te lo prometto>> miagolò Zorba
leccandolelatesta.
Diderotcercavaditrovarel'erroreguardandoeriguardandolamacchinadelvolodiLeonardo.
CAPITOLOOTTAVO:Igattidecidonodirompereun
tabù
Fortunata tentò di spiccare il volo diciassette volte, e per diciassette volte finì a terra dopo
essereriuscitaainnalzarsisolodipochicentimetri.
Diderot,piùmagrodelsolito,sierastrappatoibaffiaunoaunodopoiprimidodicifallimenti,
econtremantimiagoliicercavadiscusarsi.
<<Non capisco. Ho esaminato la teoria del volo con grande cura, ho messo a confronto le
istruzionidiLeonardocontuttoquellocheèriportatonellapartededicataall'aerodinamica,volume
primo,letteraA,dell'enciclopedia,eppurenoncisiamoriusciti.Eterribile!Terribile!>>
Igattiaccettavanolesuespiegazioni,etuttalaloroattenzionesiconcentravasuFortunata,chea
ognitentativofallitodiventavasemprepiùtristeemalinconica.
Dopo l'ultimo insuccesso, Colonnello decise di sospendere gli esperimenti, perché la sua
esperienzaglidicevachelagabbianellainiziavaaperderefiduciainsestessa,equestoeramolto
pericolososedavverovolevavolare.
<<Forsenonpuòfarcela>>dichiaròSegretario.<<Forsehavissutotroppotempoconnoieha
persolacapacitàdivolare>>.
<<Se si seguono le istruzioni tecniche e si rispettano le leggi dell'aerodinamica, volare è
possibile.Nondimenticatecheètuttoscrittonell'enciclopedia>>ribattéDiderot.
<<Perlacodadellarazza!>>esclamòSopravento.<<Èunagabbianaeigabbianivolano!>>
<<Devevolare.L'hopromessoasuamadreealei.Devevolare>>ripetéZorba.
<<Elatuapromessaimpegnaanchetuttinoi>>ricordòColonnello.
<<Riconosciamo che non siamo capaci di insegnarle a volare e che dobbiamo chiedere aiuto
fuoridalmondodeigatti>>suggerìZorba.
<<Miagolachiaro,caroguaglione.Dovevuoiarrivare?>>domandòserioColonnello.
<<Chiedo di essere autorizzato a infrangere il tabù per la prima e ultima volta in vita mia>>
dichiaròZorbaguardandonegliocchiisuoicompagni.
<<Infrangereiltabù!>>miagolaronoigattitirandofuorigliartiglierizzandoipelisuldorso.
`Miagolarel'idiomadegliumaniètabù'.Cosìrecitavalaleggedeigatti,enonperchéloronon
avesserointeresseacomunicare.Ilgrossorischioeranellarispostacheavrebberodatogliumani.
Cosa avrebbero fatto con un gatto parlante? Sicuramente lo avrebbero rinchiuso in una gabbia per
sottoporloaognigeneredistupidiesami,perchéingeneregliumanisonoincapacidiaccettareche
un essere diverso da loro li capisca e cerchi di farsi capire. I gatti sapevano, per esempio, della
tristesortedeidelfini,chesieranocomportatiinmodointelligentecongliumaniecosìeranostati
condannatiafareipagliaccineglispettacoliacquatici.Esapevanoanchedelleumiliazioniacuigli
umanisottopongonoqualsiasianimalechesimostriintelligenteericettivoconloro.Peresempioi
leoni,igrandifelini,obbligatiaviveredietrolesbarreeavedersiinfilaretralefaucilatestadiun
cretino;oipappagalli,chiusiingabbiaaripeteresciocchezze.Perciòmiagolarenellinguaggiodegli
umanieraungrandissimorischioperigatti.
<<TurimaniconFortunata.Noiciritiriamoadiscuterelatuarichiesta>>ordinòColonnello.
Duròoreeorelariunionedeigatti.OreeoredurantelequaliZorbarimasesdraiatoaccanto
allagabbianella,chenonnascondevalasuatristezzapernonsapervolare.
Eraormainottequandoterminarono.Zorbasiavvicinòperconoscereladecisione.
<<Noigattidelportotiautorizziamoainfrangereiltabùun'unicavolta.Miagoleraiconunsolo
umano,maprimadecideremotuttiassiemeconquale>>dichiaròsolennementeColonnello.
CAPITOLONONO:Lasceltadell'umano
Non fu facile decidere con quale umano avrebbe miagolato Zorba. I gatti fecero una lista di
quellicheconoscevano,maliscartaronotuttiunodopol'altro.
<<René,lochefdellacucina,èsenzadubbiounumanogiustoebuono.Cimettesempredaparte
una porzione delle sue specialità, che Segretario e io divoriamo con gusto. Ma il buon René si
intendesolodispezieedipentole,equindinoncisarebbedigrandeaiutoinquestocaso>>dichiarò
Colonnello.
<<Anche Harry è una brava persona. Comprensivo e gentile con tutti, anche con Mattia a cui
perdonaabusiterribili,terribili!comefarsiilbagnonelpatchouli,quelprofumochepuzzainmodo
terribile, terribile! E poi sa molte cose del mare e della navigazione, ma del volo credo che non
abbialaminimaidea>>commentòDiderot.
<<Carlo,ilcapocamerieredelristorante,assicurachegliappartengo,eioglielolasciocredere
perchéèunbrav'uomo.Purtropposiintendedicalcio,dipallacanestro,dipallavolo,dicorsedei
cavalli, di pugilato e di molti altri sport, ma non l' ho mai sentito parlare del volo>> spiegò
Segretario.
<<Periricciolidell'anemone!Ilmiocapitanoèunumanodolcissimo,alpuntochedurantela
suaultimarissa,inunbardiAnversa,haaffrontatododicitizicheloavevanooffesoenehamesso
fuori combattimento solo la metà. Però gli basta salire su una sedia per avere le vertigini. Per i
tentacolidelpolpo!Noncredochepossaaiutarci>>concluseSopravento.
<<Ilbambinodicasamiamicapirebbe.Maèinvacanza,epoicosapuòsaperneunbambino
delvolo?>>miagolòZorba.
<<Mannaggia!Èfinitalalista>>brontolòColonnello.
<<No.C'èunumanochenonèsullalista>>spiegòZorba.<<QuellocheviveconBubulina>>.
Bubulina era una bella gatta bianca e nera che passava lunghe ore tra i vasi di fiori di una
terrazza. Tutti i gatti del porto passavano lentamente davanti a lei sfoggiando l'elasticità dei loro
corpi, la lucentezza delle loro pellicce accuratamente pulite, la lunghezza dei loro baffi,l'eleganza
dellelorocodeeretteneltentativodiimpressionarla,maBubulinarimanevaimpassibile,eaccettava
solol'affettodiunuomochesipiazzavasullaterrazzadavantiaunamacchinadascrivere.
Era un umano strano, che a volte rideva dopo aver letto quello che aveva appena scritto, e a
volte appallottolava i fogli senza nemmeno guardarli. La sua terrazza era sempre inondata da una
musicadolceemalinconicachefacevaassopireBubulinaesuscitavaprofondisospirineigattiche
passavanodalì.
<<L'umanodiBubulina?Perchépropriolui?>>chieseColonnello.
<<Nonloso.Quell'umanomiispirafiducia>>ammiseZorba.<<L'hosentitoleggerequelloche
scrive.Sonobelleparolecherallegranoorattristano,manonmancanomaidiprovocarepiaceree
desideriodicontinuareadascoltare>>.
<<È un poeta! Si chiama poesia quello che fa. Sedicesimo volume, lettera P,
dell'enciclopedia>>dichiaròDiderot.
<<Ecosatifapensarechequell'umanoconoscailvolo?>>vollesapereSegretario.
<<Forse non savolare con ali d'uccello, ma ad ascoltarloho sempre pensato che voli con le
parole>>risposeZorba.
<<Chièd'accordocheZorbamiagoliconl'umanodiBubulinaalzilazampadestra>>ordinò
Colonnello.
Efucosìcheloautorizzaronoamiagolareconilpoeta.
CAPITOLODECIMO:Unagatta,ungattoeunpoeta
Zorba prese la via dei tetti fino alla terrazza dell'umano prescelto. Quando vide Bubulina
sdraiatafraivasi,sospiròprimadimiagolare.
<<Bubulina,nonaverpaura.Sonoquassù>>.
<<Cosavuoi?Chisei?>>domandòallarmatalagatta.
<<Nonteneandare,perfavore.MichiamoZorbaevivoquavicino.Hobisognodeltuoaiuto.
Possoscendere?>>
Lagattaglifececennodisìconlatesta.
Zorba saltò sulla terrazza e si sedette sulle zampe posteriori. Bubulina si avvicinò per
annusarlo.
<<Saidilibri,diumidità,divestitivecchi,diuccelloedipolvere,malapellicciaèpulita>>
approvòlagatta.
<<Sono gli odori del bazar di Harry. Non ti stupire se so anche di scimpanzè>> la avvertì
Zorba.
Unadolcemelodiaarrivavafinosullaterrazza.
<<Chebellamusica>>commentòZorba.
<<ÈVivaldi.Lequattrostagioni.Cosavuoidame?>>chieseBubulina.
<<Chetumiinvitidentroemipresentialtuoumano>>risposeZorba.
<<Impossibile.Stalavorandoenessunopuòdisturbarlo,neppureio>>risposelagatta.
<<Perfavore,èunacosamoltourgente.Telochiedoinnomedituttiigattidelporto>>implorò
Zorba.
<<Perchévuoivederlo?>>chieseBubulinacondiffidenza.
<<Devomiagolareconlui>>risposeZorbadeciso.
<<Maètabù!>>miagolòBubulinaconilpeloritto.<<Vattenesubitovia!>>
<<No.Esenonvuoiinvitarmiaentrare,allorasaràluiavenire!Tipiaceilrock,gattina?>>
Dentrocasal'umanobattevasuitastidellamacchinadascrivere.Sisentivafeliceperchéstava
perfinireunapoesiaeiversinascevanoconstupefacentefacilità.All'improvvisodallaterrazzagli
arrivaronoimiagoliidiungattochenoneralasuaBubulina.Eranodeimiagoliistonati,cheperò
sembravano avere un certo ritmo. Un po' seccato un po' incuriosito, uscì sulla terrazza, e dovette
strofinarsigliocchipercredereaquellochestavavedendo.
Bubulina sitappava le orecchie con le zampe anteriori e davanti a lei un gattonero grande e
grosso,sedutosulfondoschienaecoldorsoappoggiatoaunvaso,sitenevalacodaconunadelle
zampe davanti come se fosse un contrabbasso, mentre con l'altra fingeva di suonare le corde,
lanciandocontemporaneamentedeimiagoliisnervanti.
Una volta riavutosi dalla sorpresa, non riuscì a soffocare l'ilarità, e appena si piegò in due
premendosilapanciaperletropperisate,Zorbaneapprofittòperintrufolarsidentrocasa.
Quandol'umano,continuandoaridere,sivoltò,videilgattonerograndeegrossosedutosuuna
poltrona.
<<Accidenti! Sei un seduttore molto originale, ma temo che a Bubulina non piaccia la tua
musica.Cherazzadiconcerto!>>dissel'umano.
<<Sochecantomoltomale.Manessunoèperfetto>>ribattéZorbanellinguaggiodegliumani.
L'umanoaprìlabocca,sitiròunceffoneeappoggiòlaschienaallaparete.
<<Pa…pa…parli>>esclamòl'umano.
<<Lofaianchetueiononmistupisco.Perfavore,calmati>>loesortòZorba.
<<U…unga…gatto…cheparla…>>dissel'umanolasciandosicaderesuldivano.
<<Nonparlo,miagolo,manellatualingua.Somiagolareinmoltelingue>>spiegòZorba.
L'umano si portò le mani alla testa e si tappò gli occhi ripetendo 'è la stanchezza, è la
stanchezza'.Maquandotolselemani,ilgattonerograndeegrossoeraancorasullapoltrona.
<<Sonoallucinazioni.Verocheseiun'allucinazione?>>chiesel'umano.
<<No.Sonoungattoverochemiagolaconte>>assicuròZorba.<<Framoltiumani,noigatti
del porto abbiamo scelto te per confidarti un grande problema, perché tu possa aiutarci. Non sei
impazzito.Iosonoreale>>.
<<Edicichemiagoliinmoltelingue?>>chieseincredulol'umano.
<<Suppongochetunevoglialaprova.Avanti>>proposeZorba.
<<Bonjour>>dissel'umano.
<<Etardi.Emegliodirebonsoir>>locorresseZorba.
<<Kalimèra>>insistél'umano.
<<Kalispèra,tel'hodetto,ètardi>>tornòacorreggerloZorba.
<<Dobardan!>>gridòl'umano.
<<Dobarvecer,micrediadesso?>>chieseZorba.
<<Sì. E se è tutto un sogno, che importa. Mi piace e voglio continuare a sognare>> rispose
l'umano.
<<Allorapossoandarealsodo>>proposeZorba.
L'umanoannuì,maglichiesedirispettareilritualediconversazionedegliumani.Servìalgatto
unascodellaailatte,epoisiaccomodòsuldivanoconunbicchieredicognacfralemani.
<<Miagola,gatto>>dissel'umano,eZorbagliriferìlastoriadellagabbiana,dell'uovo,di
Fortunata,edegliinfruttuosisforzideigattiperinsegnarleavolare.
<<Puoiaiutarci?>>domandòZorbadopoaverconclusoilsuoracconto.
<<Credodisì.Equestanottestessa>>risposel'umano.
<<Questanottestessa?Neseisicuro?>>chieseconfermaZorba.
<<Guardafuoridallafinestra,gatto.Guardailcielo.Cosavedi?>>loesortòl'umano.
<<Nuvole.Nuvolenere.Siavvicinauntemporaleemoltoprestopioverà>>osservòZorba.
<<Eccoperché>>dissel'umano.
<<Noncapisco.Midispiace,manoncapisco>>siscusòZorba.
Alloral'umanoandòallasuascrivaniapreseunlibroecercòtralepagine.
<<Ascolta,gatto.TileggeròunacosadiunpoetachesichiamaBernardoAtxaga.Deiversidi
unapoesiaintitolataIgabbiani:
Mailloropiccolocuore
—lostessodegliequilibristipernullasospiratanto
comeperquellapioggiasciocca
chequasisempreportailvento,
chequasisempreportailsole>>.
<<Capisco.Erosicurochepoteviaiutarci>>miagolòZorbasaltandogiùdallapoltrona.
Si dettero appuntamento a mezzanotte davanti alla porta del bazar, e il gatto nero grande e
grossocorseviaainformareisuoicompagni.
CAPITOLOUNDICESIMO:Ilvolo
Una pioggia fitta cadeva su Amburgo e dai giardini si alzava un profumo di terra umida.
L'asfaltodellestradesplendevaeleinsegnealneonsiriflettevanodeformisullasuperficiebagnata.
Un uomo avvolto in un impermeabile camminava in una solitaria strada del porto dirigendo i suoi
passiversoilbazardiHarry.
<<Assolutamenteno!>>strillòloscimpanzè.
<<Anchesemiconficcateivostricinquantaartiglinelculo,iolaportanonlaapro!>>
<<Manessunohaintenzionedi fartidel male. Tiabbiamosolochiesto un favore, tutto qui>>
miagolòZorba.
<<L'orariodiaperturavadallenovedelmattinoalleseidelpomeriggio.Èilregolamento
edeveessererispettato>>strillòMattia.
<<Peribaffideltricheco!Nonpotrestiesseregentilealmenounavoltainvitatua,macaco?>>
miagolòSopravento.
<<Perfavore,signorascimmia>>stridettesupplichevoleFortunata.
<<Impossibile!Ilregolamentomiimpediscediallungarelamanoediaprireilchiavistelloche
voi,sacchidipulci,nonavendoditanonpoteteaprire>>strillòintonocanzonatorioMattia.
<<Seiunascimmiaterribile,terribile!>>miagolòDiderot.
<<C'è un umano per strada e sta guardando l'orologio>> annunciò Segretario che sbirciava
fuori.
<<È il poeta! Non c'è tempo da perdere!>> miagolò Zorba correndo a tutta velocità verso la
finestra.
Le campane della chiesa di San Michele iniziarono a suonare i dodici rintocchi della
mezzanotteel'umanosussultòalrumoredivetrirotti.Ilgattonerograndeegrossocaddeperstrada
inmezzoaunapioggiadischegge,masirialzòsenzapreoccuparsiperleferiteallatesta,esaltòdi
nuovodentrolafinestradallaqualeerauscito.
L'umanosiavvicinònelprecisoistanteincuiunagabbianavenivasollevatadavarigattifinoal
davanzale.Dietroigatti,unoscimpanzèsipalpeggiavalafacciacercandoditapparsiocchi,orecchi
eboccaallostessotempo.
<<Prendila!Chenonsiferiscacoivetri>>miagolòZorba.
<<Venitequatuttiedue>>dissel'umanoprendendolainbraccio.
L'umanosiallontanòinfrettadallafinestradelbazar.Sottol'impermeabileavevaungattonero
grandeegrossoeunagabbianadallepiumed'argento.
<<Canaglie!Banditi!Melapagherete!>>strillòloscimpanzè.
<<Te la sei voluta. E sai cosa penserà Harry domani? Che sei stato tu a rompere il vetro>>
ribattéSegretario.
<<Accidenti,anchestavoltaèriuscitoatogliermiimiagoliidibocca>>protestòColonnello.
<<Per i denti della murena! Sul tetto! Vedremo volare la nostra Fortunata!>> miagolò
Sopravento.
Il gatto nero grande e grosso e la gabbianella stavano ben comodi sotto l'impermeabile, al
calducciocontroilcorpodell'umanochecamminavaconpassirapidiesicuri.Sentivanoilorotre
cuoribattereconritmidiversi,maconlastessaintensità.
<<Gatto, sei ferito?>> chiese l'umano vedendo delle macchie di sangue sui risvolti
dell'impermeabile.
<<Nonimporta.Doveandiamo?>>chieseZorba.
<<Capiscil'umano?>>stridetteFortunata.
<<Sì.Edèunabravapersonachetiaiuteràavolare>>leassicuròZorba.
<<Capiscilagabbiana?>>chiesel'umano.
<<Dimmidovestiamoandando>>insistéZorba.
<<Danessunaparte,siamoarrivati>>risposel'umano.
Zorba fece capolino. Erano davanti a un edificio alto. Sollevò gli occhi e riconobbe il
campanile di San Michele illuminato da vari riflettori. I fasci di luce colpivano in pieno la sua
strutturaslanciatarivestitadilastrediramecheiltempo,lapioggiaeiventiavevanocopertodiuna
patinaverde.
<<Leportesonochiuse>>miagolòZorba.
<<Nontutte>>dissel'umano.<<Nellenottidiburrascahol'abitudinedivenirequiafumareea
riflettereinsolitudine.Conoscoun'entratapernoi>>.
Feceroungiroesiintrufolaronodaunapiccolaportalateralechel'umanoaprìconl'aiutodiun
coltello a serramanico. Poi tirò fuori di tasca una torcia e, guidati dal suo sottile fascio di luce,
iniziaronoasalireunascalaachiocciolachesembravainterminabile.
<<Hopaura>>stridetteFortunata.
<<Mavuoivolare,vero?>>miagolòZorba.
Dal campanile di San Michele si vedeva tutta la città. La pioggia avvolgeva la torre della
televisione,ealportolegrusembravanoanimaliinriposo.
<<Guarda,sivedeilbazardiHarry.Inostriamicisonolaggiù>>miagolòZorba.
<<Hopaura!Mamma!>>stridetteFortunata.
Zorbasaltòsullabalaustrachegiravaattornoalcampanile.Inbassoleautosembravanoinsetti
dagliocchibrillanti.L'umanopreselagabbianatralemani.
<<No!Hopaura!Zorba!Zorba!>>stridetteFortunatabeccandolemanidell'umano.
<<Aspetta.Posalasullabalaustra>>miagolòZorba.
<<Nonavevointenzionedibuttarlagiù>>dissel'umano.
<<Oravolerai,Fortunata.Respira.Sentilapioggia.Èacqua.Nellatuavitaavraimoltimotivi
peresserefelice,unodiquestisichiamaacqua,unaltrosichiamavento,unaltroancorasichiama
soleearrivasemprecomeunaricompensadopolapioggia.Sentilapioggia.Aprileali>>miagolò
Zorba.
Lagabbianellaspiegòleali.Iriflettorilainondavanodiluceelapioggialecoprivadiperlele
piume.L'umanoeilgattolaviderosollevarelatestacongliocchichiusi.
<<Lapioggia.L'acqua.Mipiace!>>stridette.
<<Oravolerai>>miagolòZorba.
<<Tivogliobene.Seiungattomoltobuono>>stridetteFortunataavvicinandosialbordodella
balaustra.
<<Oravolerai.Ilcielosaràtuttotuo>>miagolòZorba.
<<Non ti dimenticherò mai. E neppure gli altri gatti>> stridette lei già con metà delle zampe
fuori dalla balaustra, perché come dicevano i versi di Atxaga, il suo piccolo cuore era lo stesso
degliequilibristi.
<<Vola!>>miagolòZorbaallungandounazampaetoccandolaappena.
Fortunatascomparveallavista,el'umanoeilgattotemetteroilpeggio.Eracadutagiùcomeun
sasso. Col fiato sospeso si affacciarono alla balaustra, e allora la videro che batteva le ali
sorvolando il parcheggio, e poi seguirono il suo volo in alto, molto più in alto della banderuola
doratachecoronalasingolarebellezzadiSanMichele.
Fortunata volava solitaria nella notte amburghese. Si allontanava battendo le ali con energia
finoasorvolarelegrudelporto,glialberidellebarche,esubitodopotornavaindietroplanando,
girandopiùvolteattornoalcampaniledellachiesa.
<<Volo!Zorba!Sovolare!>>stridevaeuforicadalvastocielogrigio.
L'umanoaccarezzòildorsodelgatto.
<<Bene,gatto.Cisiamoriusciti>>dissesospirando.
<<Sì,sull'orlodelbaratrohacapitolacosapiùimportante>>miagolòZorba.
<<Ahsì?Ecosahacapito?>>chiesel'umano.
<<Chevolasolochiosafarlo>>miagolòZorba.
<<Immaginocheadessotupreferiscarimaneresolo.Tiaspettogiù>>losalutòl'umano.
Zorba rimase a contemplarla finché non seppe se erano gocce di pioggia o lacrime ad
annebbiareisuoiocchigiallidigattonerograndeegrosso,digattobuono,digattonobile,digatto
delporto.
Laufenburg,ForestaNera,1996
LuisSepúlvedaènatoinCilenel1949,eviveattualmentetraAmburgoeParigi.
Èautorediromanzi,raccontiecommedie.Membroattivodell'Unitàpopolarecilena,negli
anniSettanta,dopoilcolpodistatomilitare,hadovutoabbandonareilsuopaese.
HaviaggiatoelavoratoinBrasile,Uruguay,ParaguayePerù;havissutoinEcuadortragli
indiosShuar,comemembrodiunamissionedistudidell'Unesco;hagiratotuttoilmondo,anche
alseguitodell'equipaggiodiGreenpeace.
Haottenutoungrandesuccessointernazionalecon'Ilvecchiocheleggevaromanzid'amore',
'Ilmondoallafinedelmondo','Unnomedatorero'e'Lafrontierascomparsa',tuttipubblicatiin
ItaliadaGuanda.
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