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il modello per la raccolta e l`identificazione delle buone pratiche in

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il modello per la raccolta e l`identificazione delle buone pratiche in
Direzione Generale per le Politiche
Attive e Passive del L avoro
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Il testo che segue è frutto delle riflessioni teorico-metodologiche e dell’attività di ricerca maturata
dalle autrici nell’ambito dello “Studio relativo alla definizione e modellizzazione di una specifica
metodologia per la identificazione e raccolta di buone pratiche in un’ottica di genere a favore delle
Regioni Convergenza”, realizzato da IRS – Istituto per la Ricerca Sociale e finanziato dalla Presidenza
del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità tramite il “Pon Governance e Azioni
di Sistema” “Obiettivo Convergenza”, Asse D pari opportunità e non discriminazione – Obiettivo
operativo 4.1 “Proseguire ed ampliare i processi di sostegno all’implementazione delle pari
opportunità tra donne e uomini nel campo del lavoro, della formazione e del sistema economico e
sociale” – FSE 2007/2013”.
Un sentito ringraziamento alla Dott.ssa Rosalba Veltri, Direttore Generale “Ufficio per la Parità le
Pari Opportunità gli Interventi Strategici e la Comunicazione”, Dipartimento per le Pari Opportunità
e all’ Avv. Dhebora Mirabelli, esperta del Dipartimento per le Pari Opportunità in tema di fondi
strutturali e pari opportunità che hanno seguito l’attuazione del progetto e hanno offerto un prezioso
contributo alla realizzazione della pubblicazione.
A cura di:
Flavia Pesce e Daniela Loi
Gruppo di lavoro IRS:
Daniela Loi
Daniela Oliva
Flavia Pesce
Manuela Samek Lodovici
1. Introduzione
Questa pubblicazione presenta il modello per la raccolta e l’identificazione delle buone
pratiche in ottica di genere realizzato nell’ambito delle attività di ricerca e studio condotte
dall’Istituto per la Ricerca Sociale per conto del Dipartimento Pari Opportunità – Presidenza
del Consiglio dei Ministri.
Gli interventi cofinanziati dal FSE (così come quelli relativi ad altri Fondi Strutturali)
interagiscono in un contesto in continua e rapida evoluzione, che impone una capacità
di adattamento e innovazione sempre maggiore da parte del sistema di intervento. Tale
situazione richiede una buona capacità di diffusione, apprendimento e consolidamento delle
esperienze di successo, per evitare di disperdere il patrimonio di capacità e realizzazioni che
si è creato nel tempo.
L’individuazione degli interventi di successo e l’analisi degli elementi che li caratterizzano
costituiscono, infatti, strumenti importanti per sostenere un processo di apprendimento
istituzionale che può generare nuovi indirizzi di programmazione e progettazione più efficaci
nell’affrontare e contribuire a risolvere i bisogni e i problemi di policy che si presentano.
Ciò è ancora più vero nei confronti del tema delle pari opportunità di genere che, nell’ambito
del FSE, ha una notevole potenzialità e un elevato numero di possibilità di programmare e
implementare “pratiche” efficaci. È indubbio che molti progressi siano stati compiuti (grazie
anche all’enfasi accordata a questi temi non solo a livello europeo, ma anche nazionale) ed
è facile trovare, sul nostro territorio, progetti e/o pratiche interessanti, ma in molti casi, c’è
ancora bisogno che queste pratiche vengano istituzionalizzate per riuscire a “fare sistema”.
Permangono infatti ostacoli sia nella fase di ideazione/programmazione delle politiche che
in quella di reale implementazione. In particolare, è ancora difficile attuare il passaggio
dal più semplice approccio di analisi sulle “condizioni femminili” ad una più complessa
“prospettiva di genere” in tutti gli aspetti e in tutte le politiche (mainstreaming di genere),
segno tangibile di una ancora difficile tematizzazione delle Pari Opportunità.
In questo senso lo scambio di esperienze di successo permette/permetterebbe di
incrementare la programmazione in ambiti meno “usuali”, di sperimentare soluzioni
innovative e trasferirle in altri contesti, di capitalizzare metodologie, approcci e modalità di
intervento nei diversi campi/ambiti di azione di cui si compongono le politiche di genere.
Ma come individuare le “esperienze di successo” nell’ambito delle pari opportunità di
genere?
Quando una pratica può essere considerata “buona” in termini di genere?
La riflessione sugli elementi che individuano, a livello generale, le “buone pratiche” è ormai
diffusa sia a livello europeo che nazionale, così come la consapevolezza che lo scambio di
informazioni e il trasferimento di buone pratiche nella programmazione delle politiche può
rappresentare uno strumento potente di apprendimento e integrazione europea.
Se adottare una metodologia univoca e comune a livello nazionale, ma anche europeo
sarebbe quindi auspicabile, è evidente la difficoltà di scegliere parametri comuni secondo
cui analizzare le esperienze, al fine di classificarle oggettivamente come buone pratiche.
Negli ultimi anni sono state sviluppate diverse esperienze di individuazione, raccolta e analisi
di buone pratiche a livello europeo e nazionale; tuttavia, le esperienze finora condotte
hanno definito un set “minimo” di requisiti trasversali che identificano una buona pratica;
senza però mai declinarli in ottica di genere e senza individuare eventuali requisiti aggiuntivi
e differenti a seconda del tipo di programma/azione e policy che si sta considerando.
Il modello di identificazione delle buone pratiche di genere che qui si presenta, persegue
invece tali obiettivi, con la finalità di consentire, se opportunamente implementato, la
rilevazione e disseminazione di buone pratiche in un’ottica di genere.
Gli elementi che compongono il modello possono fungere nel contempo da orientamenti
per la realizzazione di politiche di genere, in quanto contengono aspetti da presidiare per
garantire il buon esito delle azioni ed impatti significativi di genere.
L’EIGE (Istituto Europeo di Genere) ha attivato una iniziale raccolta di buone pratiche di genere coinvolgendo i diversi Stati Membri
da cui poi trarre indicazioni utili per la definizione di una metodologia europea.
A livello nazionale: Isfol, La metodologia Isfol per l’individuazione e l’analisi delle buone pratiche in ambito FSE, mimeo giugno
2004; Isfol, Monitoraggio dei progetti “trasferimento di buone pratiche”, mimeo luglio 2003; Isfol, Analisi dell’attuazione dei progetti “Trasferimento di buone pratiche”, Rapporto finale, mimeo aprile 2004; IRS, Catalogo nazionale delle buone pratiche FSE:
apprendere dal passato per governare il futuro, 2008. A livello europeo, esempi di raccolta e catalogazione di buone pratiche da parte
di diversi Paesi Europei sono state realizzate nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria Equal.
2. Metodo e Approccio
Per la definizione del modello qui presentato sono stati considerati differenti metodologie
e sistemi di catalogazione delle buone pratiche già esistenti a livello nazionale ed europeo,
con particolare attenzione alla presenza di eventuali criteri di genere. Tali metodologie sono
state analizzate per individuarne specificità, criticità ed elementi di successo eventualmente
replicabili, oltre che per coglierne gli elementi comuni funzionali alla costruzione del
modello.
La metodologia di identificazione e raccolta di buone pratiche in un’ottica di genere che si
propone individua un modello base e due ambiti specifici tematici:
• la tratta degli esseri umani;
• la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Partendo da un modello base, tale metodologia è, quindi, in grado di fornire indicazioni per
una futura attività di identificazione e catalogazione di buone pratiche in ottica
di genere in relazione anche ad altri ambiti tematici strategici. Il modello è stato, infatti,
progettato come uno strumento dinamico che deve potersi riferire a tutti gli ambiti che
vedono l’implementazione di politiche di genere, improntato alla massima fruibilità da parte
di più e diversi soggetti istituzionali che potranno decidere di utilizzarlo in autovalutazione
mediante un supporto valutativo esterno.
L’attività di modellizzazione condotta è inquadrabile in tre fasi principali:
analisi degli elementi solitamente caratterizzanti buone pratiche in Italia e in Europa;
declinazione di genere di tali elementi generali in elementi funzionali all’identificazione
delle esperienze in ottica di genere (modello base);
 progettazione specifica di genere rispetto ai due ambiti strategici di riferimento del
traffico degli esseri umani e della conciliazione (modelli specifici).
Il modello, oltre ad individuare gli elementi che una pratica deve esprimere per essere
definita buona, utile e da disseminare dal punto di vista di genere, consente anche, tramite
la predisposizione di un sistema di rating associato ad un set di dimensioni di qualità
di genere (elementi qualificanti le buone pratiche del modello base) di applicarli a ciascun
progetto, di formulare giudizi di sintesi rispetto alla qualità e alle proprietà in un’ottica
di genere delle Buone pratiche.
Il sistema di rating si basa sui seguenti elementi:
ponderazione degli elementi funzionali all’identificazione delle buone pratiche in base alla rilevanza che ciascun elemento ha nell’ambito del proprio campo di riferimento;
attribuzione di un punteggio aggiuntivo;
punteggio determinato, per ogni elemento presente, dalla somma degli elementi qualificanti la qualità di genere.
Il modello prevede una prima esemplificazione della struttura e delle modalità di
attribuzione del punteggio di rating che, in maniera flessibile, potrà essere successivamente
contestualizzato a seconda delle esigenze della Amministrazione e degli ambiti di riferimento
in cui lo si vorrà adottare. Il sistema è stato cioè modellato in maniera tale che, nel momento
della sua reale applicabilità si possa, attraverso una scelta politica dell’Amministrazione
che vorrà utilizzare il modello, esplicitare la formula sulla cui base si intendono attribuire
i punteggi per ciascun criterio/dimensione che lo compone, ovvero enfatizzare un aspetto
piuttosto che un altro in relazione, soprattutto, ad un ambito strategico specifico.
In particolare, si può prevedere che il rating sortisca effetti moltiplicatori in presenza di
alcune caratteristiche ritenute particolarmente importanti.
Il sistema di rating rappresenta, inoltre, un utile spunto per offrire alle Amministrazioni
uno strumento di miglioramento delle prassi, soprattutto in una logica di benchmarking
e di trasferibilità delle buone pratiche in un’ottica di genere. Nella stessa logica, anche
inquadrare le esperienze per tipologia di azione e di intervento, consentendo possibili
confronti tra progetti del medesimo tipo, concorre a fornire implicitamente indicazioni per
il loro possibile miglioramento.
Il modello di identificazione delle buone pratiche in ottica di genere si fa, in questo senso,
promotore del processo di miglioramento continuo che deve permeare le intenzioni di attori
e sistemi che perseguono il rafforzamento della qualità del lavoro femminile come reale
obiettivo del loro operare.
3. Il Modello per le Buone Pratiche in Ottica di Genere
Il modello per l’identificazione di buone pratiche di genere nella sua globalità qui
presentata si compone di quattro sezioni:
a) I parte descrittiva del progetto (che potrà anche essere frutto, una volta messo
a sistema il modello, di una attività di autovalutazione da parte di soggetti attuatori, in
presenza di auto-candidature);
b)II parte contenente gli elementi a carattere processuale che qualificano le
buone pratiche di genere associati al sistema di rating.
Fanno seguito due ulteriori parti specifiche, alternative fra loro, realizzate per ciascuno
dei due ambiti di riferimento (tratta e conciliazione) in relazione a possibili tipologie di
intervento implementabili, ed esattamente:
Con riferimento, cioè, alla modellizzazione base più la modellizzazione specifica per gli ambiti di riferimento tratta e conciliazione.
c) III parte contenente i requisiti di genere specifici per macrotipologie di azione e di
intervento per quanto concerne l’ambito della conciliazione;
d)IV parte contenente i requisiti di genere specifici per macrotipologie di azione e di
intervento per quanto concerne l’ambito della tratta.
Va da sé che le parti specifiche (III° e IV°) rappresentano un approfondimento dell’analisi
rispetto al modello base costituito dalle sezioni I e II. Dunque, dovranno essere sostituite,
se si vuole ottenere lo stesso livello di approfondimento, da ulteriori progettazioni nel caso
di altri eventuali ambiti.
Va, infine, segnalato che ogni eventuale selezione e raccolta di buone pratiche dovrà, prima
ancora di applicare il modello, tenere conto di due presupposti essenziali:
- la rilevanza dei progetti rispetto ai temi di riferimento oggetto della selezione (nel caso
specifico della nostra sperimentazione l’ambito relativo alla conciliazione e quello relativo
alla tratta).
Occorrerà cioè chiedersi se le idee progettuali oggetto di selezione siano da considerarsi
rilevanti rispetto a tali problematiche e, solo stabilita l’esistenza di tale nesso, procedere alla
loro selezione.
- il criterio della rappresentatività.
È necessario cioè che la raccolta di buone pratiche tenda alla costituzione di un insieme
bilanciato di iniziative progettuali rispetto alla varietà delle esperienze effettivamente
realizzate, esemplificando differenti tipologie di azione, linee di intervento, ambiti
territoriali e scale dell’intervento (locale, regionale, nazionale o comunitario), ma anche
differenti tipologie di soggetto attuatore (pubblico e privato) e destinatari dell’intervento.
Le pagine che seguono tratteggiano in maniera dettagliata tutte e quattro le sezioni
presentando le schede di utilizzo del modello. Per ognuna di esse vengono riportate le
indicazioni operative per la compilazione e l’indicazione dei criteri/indicatori da considerare
al fine di effettuare la selezione e valutare la “bontà” della pratica.
3.1. Il Modello Base
La prima sezione del modello richiede, come già detto, di descrivere i progetti mediante
l’analisi delle loro caratteristiche principali riportate secondo lo schema seguente.
Dati anagrafici del progetto
Titolo del progetto
Soggetto attuatore
Principale
ambito/tematica
di riferimento del progetto
(Denominazione del soggetto attuatore
ed indicazione se pubblico o privato)













Conciliazione dei tempi in ambito lavorativo
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Mainstreaming di genere e pari
opportunità
Politiche territoriali dei tempi
Creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Qualità del lavoro/Emersione
dal lavoro irregolare
Formazione
Servizi per l’impiego/Orientamento professionale/Sostegno all’incontro domanda-offerta di lavoro
Sviluppo locale
Azioni mirate ad attività di
diffusione/comunicazione
Azioni di ricerca
Azioni infrastrutturali (specificare
ambito/finalità: informatico,
riqualificazione aree/edifici,
risparmio energetico, valorizzazione
patrimonio naturalistico e tutela ambientale, valorizzazione
patrimonio artistico - culturale,ecc)
…………………………………………………
…………………………………………...……
Altro ambito tematico ……………..…
………………………………………………..
Tipologia/e di azione e
di intervento specifiche
 Azione di sistema
 Azione alle persone ....................................

Partnership
e altri attori coinvolti
Indicazione della/delle tipologia/e
di intervento del progetto, come ad esempio: informazione/comunicazione
e sensibilizzazione, formazione
(continua, permanente, alta formazione,
e-learning), orientamento, mentoring, Work experience (tirocini e altro),
incontro domanda-offerta, percorso
integrati per l’inserimento lavorativo
o per la creazione di impresa, incentivi,
servizi, azione infrastrutturale, ecc.
Ruolo del soggetto responsabile all’interno del
progetto e dei partner all’interno del progetto.
Indicazione del processo di coordinamento del
progetto e delle relazioni fra i partner, eventuali
modifiche/integrazioni nel numero e nella tipologia dei partner avvenute in itinere, eventuali
procedure standardizzate di comunicazione fra
partner.
Livello di coesione all’interno della partnership,
presenza di preesistenti relazioni fra i medesimi
partner ed indicazione dell’eventuale volontà di
continuare a collaborare al termine del progetto.
Grado di soddisfazione del soggetto responsabile
rispetto alla partnership ed eventuali criticità
nei confronti degli altri partner.
Livello di coinvolgimento degli attori locali e sviluppo di reti di solidarietà attivate dal progetto
nelle comunità locali.
Territorio/i
di riferimento
dell’intervento
 Nazionale
 Regionale
 Provinciale (specificare la Provincia)
 Comunale (specificare il Comune) …………………………………..
Indicazione fonte di
finanziamento
e costo complessivo
 Costo complessivo …………………………………………………..
 Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ........................………….………………….
 Fondi Nazionali (specificare) .............……………………………………….
 Fondi Regionali (specificare) ...........………………………..……………….
 Altro canale di finanziamento (specificare)
...........………………………..……………….
Data inizio
prevista
effettiva
Data fine
prevista
effettiva
Referente del progetto
e-mail
telefono
Descrizione del progetto
Contesto e problema a
cui si vuole rispondere
Identificazione del bisogno prioritario a cui
le azioni progettuali intendono rispondere
Obiettivi
Attività
Risultati raggiunti
e prodotti

Risultati diretti sulle donne (servizi mirati;
assunzioni femminili; imprese femminili
costituite; incentivi alle donne; formazione
mirata; strumenti di accompagnamento
nel lavoro dedicati, ecc.)
Specificare: ……………………………………………..

Risultati indiretti sulle donne (es. servizi
sociali, culturali e per la collettività non
mirati specificamente alle donne, azioni
che favoriscono l’invecchiamento attivo,
dotazioni strutturali ed incentivi per le
imprese, infrastrutture che migliorano le
condizioni di vita dei cittadini, ovvero
ne incrementano la sicurezza, ecc…)
Specificare……………………………………..
I risultati devono essere misurabili, vanno pertanto corredati da indicatori predisposti a tal
fine che verranno utilizzati nella seconda sezione
del modello per l’analisi dell’efficacia delle azioni
Elementi di successo
Eventuali elementi di
criticità e difformità tra
risultati attesi e risultati
raggiunti se presenti
Descrizione dei principali elementi di successo
Descrizione dei principali elementi di criticità
Una volta compilata la parte descrittiva del progetto la parte più rilevante del modello si
realizza nelle sezioni successive da cui scaturisce l’identificazione delle buone
pratiche e la loro classificazione (mediante un sistema di rating).
Il modello infatti non può assolvere soltanto ad una funzione descrittiva dei progetti se l’obiettivo
che ci si propone è quello di giungere ad una corretta identificazione delle buone pratiche.
Per la strutturazione della II sezione del modello di identificazione delle buone pratiche
in ottica di genere si parte dalla definizione del set minimo di elementi che identificano
solitamente i sistemi di raccolta delle buone pratiche per giungere alla definizione, laddove
possibile, di elementi qualificanti le buone pratiche in ottica di genere.
È necessario, infatti, offrire un sistema di identificazione comune delle buone pratiche, che
si basi su quelle dimensioni che necessariamente caratterizzano tutte le migliori esperienze
di successo: adeguatezza, efficacia, sostenibilità, innovazione, trasferibilità, riproducibilità,
mainstreaming, pur apportandovi le integrazioni necessarie alla definizione di un modello
che, nel complesso, possa giungere ad un’articolazione più stringente in relazione alle pari
opportunità di genere e alle diverse linee di intervento.
L’articolazione degli elementi qualificanti e delle relative domande è stata effettuata
badando anzitutto a che gli stessi possano applicarsi sia a progetti/azioni che internalizzano
l’ottica di genere in modo diretto (previsione di tematiche espressamente di genere o
destinatari femminili), che a progetti/azioni suscettibili di produrre effetti di genere solo
in modo indiretto (ad es. progetti che realizzano azioni in settori chiave per l’occupazione
femminile pur non individuando come destinatari espressamente le donne, oppure anche
azioni di natura infrastrutturale in grado per vari motivi di produrre effetti sulla popolazione
femminile). Tale attenzione nasce dalla volontà di dare reale attuazione tramite il modello
al principio del mainstreaming di genere che richiede di adottare la prospettiva di genere
trasversalmente a tutte le azioni, in quanto nessun ambito può essere considerato neutro
per il genere. Definire un modello di identificazione delle buone pratiche che abbraccia tale
principio rafforza tale ottica e può contribuire a sensibilizzare i soggetti attuatori per quanto
concerne la valorizzazione delle pari opportunità nei propri progetti.
La scheda che segue esemplifica la II° sezione del modello che individua gli elementi
qualificanti le buone pratiche in ottica di genere e li associa ad una serie di
domande che permettono di ottenere un punteggio per il sistema di rating.
Per ciascun elemento qualificante le buone pratiche di genere sono state, infatti, identificate
alcune domande alle cui risposte è associato un punteggio che andrà poi eventualmente
sommato all’ulteriore punteggio relativo alla coerenza o meno con i requisiti specifici per
ciascuna delle macro-aree di riferimento (nel nostro caso specifico la conciliazione e la
tratta) e per tipologia di azione. Come si evince dalla scheda, la somma dei punteggi attribuiti
contribuirà a determinare un punteggio massimo raggiungibile (eccellenza) per ciascun
elemento qualificante la buona pratica.
Il sistema di rating prevede una soglia minima al di sotto della quale la pratica esaminata
non potrà essere considerata “buona”, ma anche delle soglie intermedie che, in un’ottica
di miglioramento continuo, permettono di evidenziare degli step intermedi a cui la “buona
pratica” potrà tendere per diventare “eccellente”.
La soglia minima è stata individuata a 72 punti pari al 60% del punteggio massimo previsto (120).
Vi è poi uno step intermedio individuato a 96 punti, pari all’80% del punteggio massimo
attribuibile sopra il quale, la buona pratica tende all’eccellenza.
Gli elementi qualificanti le buone pratiche di genere
Adeguatezza del quadro logico attuativo
Il progetto prevede obiettivi di genere diretti e chiaramente identificabili?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto prevede obiettivi di genere indiretti?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto presenta una analisi del contesto di riferimento dell’azione e dei bisogni di intervento con riferimento
alle pari opportunità di genere?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto prevede un sistema di autovalutazione e
monitoraggio dei risultati che dia atto anche dei possibili
effetti di genere diretti ed indiretti degli interventi?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto ha previsto il coinvolgimento di stakeholder e
attori rilevanti per le politiche di genere in fase di progettazione e implementazione?
Punteggio di rating
Punteggi parziali
2 punti per ciascun Si
1 punto per ciascun Si parziale
0 punti per il No
Max punteggio ottenibile 10
Efficacia delle azioni
Il progetto è riuscito a realizzare gli obiettivi di genere che
si era prefisso?
Punteggio di rating
Punteggi parziali
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
10 punti per ciascun Si
5 punto per ciascun Si parziale
0 punti per il No
Max punteggio ottenibile 10
Risultati/Impatti delle azioni progettuali
Il progetto ha previsto una attività di valutazione dei risultati/impatti che tenga conto dell’ottica di genere?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto prevede le donne come destinatarie di almeno
uno dei risultati/prodotti ad impatto durevole del progetto
(ad es. corsi di formazione, servizi, posti di lavoro, osservatori, studi ecc…)
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto presenta un prodotto avente impatto durevole
nel tempo, attinente ad aspetti di genere indiretti (ad es.
modelli/corsi formativi, servizi, posti di lavoro, studi, osservatori potenzialmente riguardanti le donne per settore
di intervento, tema affrontato, modalità utilizzate ecc…)
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Punteggio di rating
Punteggi parziali
6 punti per ciascun Si
4 punto per ciascun Si parziale
0 punti per il No
Max punteggio ottenibile 24
Sostenibilità
Il progetto ha realizzato almeno un prodotto/servizio con
valenza di genere (diretta o indiretta) che possa dirsi sostenibile (produce esso stesso risorse o è in grado di reperirle per il proprio funzionamento)?
Punteggio di rating
Punteggi parziali
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
10 punti per ciascun Si
5 punto per ciascun Si parziale
0 punti per il No
Max punteggio ottenibile 10
Innovazione
Di contesto:
Il progetto ha prodotto un’innovazione nel contesto di riferimento con rilevanza diretta o indiretta di genere (ad es.
sviluppo di nuove politiche/servizi per utenza femminile,
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Di prodotto:
Il progetto ha realizzato almeno un prodotto con valenza
di genere (diretta o indiretta) innovativo rispetto al settore/problematica di riferimento?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Di processo:
Il progetto ha previsto una analisi della soddisfazione del
bisogno dei destinatari femminili?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto ha previsto strumenti di comunicazione delle
azioni e prodotti progettuali mirati e dedicati per tipologia
di destinatari femminili?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto ha previsto la formalizzazione di reti e/o di partenariati in cui partecipano attori che si occupano di politiche di genere?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto ha previsto il ricorso ad attività di promozione
per la partecipazione attiva di destinatari femminili alle
attività progettuali?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto ha previsto la presenza di un sistema per la
valutazione e/o certificazione della qualità delle azioni in
ottica di genere?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Punteggio di rating
Punteggi parziali
3 punti per ciascun Si
2 punto per ciascun Si parziale
0 punti per il No
Max punteggio ottenibile 24
Riproducibilità
Sono potenzialmente riproducibili azioni o prodotti con
valenza di genere (diretta o indiretta) in quanto la pratica
propone soluzioni operative/gestionali di semplice riproduzione?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Sono state realizzate specifiche linee guida per facilitare la
riproducibilità delle azioni/prodotti con valenza di genere
(diretta o indiretta)?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Sono state concretamente riprodotte azioni o prodotti con
valenza di genere (diretta o indiretta) in altri contesti territoriali?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Punteggio di rating
Punteggi parziali
4 punti per ciascun Si
2 punto per ciascun Si parziale
0 punti per il No
Max punteggio ottenibile 12
Trasferibilità
Il progetto o sue parti rilevanti per il genere (direttamente
o indirettamente) sono potenzialmente utilizzabili come
modello per rispondere a bisogni differenti da quello originario, in contesti/settori differenti ?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto o sue parti rilevanti per il genere (direttamente o indirettamente) sono state concretamente utilizzate
come modello per rispondere a bisogni differenti da quello
originario, in contesti/settori differenti?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Punteggio di rating
Punteggi parziali
6 punti per ciascun Si
3 punto per ciascun Si parziale
0 punti per il No
Max punteggio ottenibile 12
Mainstreaming
Il progetto è collegato con altre azioni/misure/progetti sulle tematiche di genere che ne rafforzano l’opera di
mainstreaming?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Almeno un prodotto/modello rilevante per il genere (direttamente o indirettamente) è stato adottato da soggetti
interni al progetto?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Almeno un prodotto/modello rilevante per il genere (direttamente o indirettamente) è stato adottato da soggetti
operanti sul territorio analoghi a quelli che lo hanno realizzato ed esterni al progetto?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Il progetto è stato presentato in una comunità di pratiche
e/o inserito in un catalogo di pratiche gender oriented?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Sono state realizzate azioni di diffusione dei risultati e di
promozione degli elementi di successo relativi a specifici
interventi con valenza di genere (diretta o indiretta) presso policy maker, associazioni, aziende ecc.?
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
Almeno un prodotto/modello con valenza di genere (diretta o indiretta) è stato adottato da altri livelli istituzionali
e/o trasferito nelle politiche ordinarie (specificare quali)?
Punteggio di rating
Punteggi parziali
Totale punteggi parziali
massimo ottenibile
Punteggi per
requisiti specifici
Punteggio massimo raggiungibile
 Si
 Si, ma solo in parte
 No
3 punti per ciascun Si
2 punto per ciascun Si parziale
0 punti per il No
Max punteggio ottenibile 18
120
Max punteggio ottenibile 35
155
3.2. Il Modello Specifico in Relazione all’Ambito Conciliazione
Per quanto concerne il tema della conciliazione, individuare criteri specifici sulla base
delle differenti tipologie di intervento, nasce anzitutto dalla presa d’atto della complessità
della problematica in oggetto e della varietà di azioni con cui, in questi anni, si è cercato di
fornire possibili soluzioni. Ciò può avvenire intervenendo sia con azioni dirette alle persone
nelle sue diverse forme che con azioni rivolte a quelle strutture e sistemi in grado di facilitare
la conciliazione fra vita lavorativa e vita familiare, fino ad azioni intese ad intervenire nel
sistema territoriale come, ad esempio, il sistema dei trasporti o degli orari delle città. Il
modello che si propone è, quindi, concepito per riferirsi a più interventi e modalità di azione
possibili.
Come specificato precedentemente, la presenza/assenza di un certo numero di
requisiti di genere specifici permette di ottenere un punteggio aggiuntivo che,
sommato al punteggio ottenuto tramite il modello base, costituisce il punteggio
finale complessivo della buona pratica con specifico riferimento all’ambito
della conciliazione.
La scheda che segue rappresenta l’articolazione della III sezione del modello che individua i
requisiti di genere specifici per l’identificazione delle buone pratiche in riferimento all’
ambito della conciliazione.
Requisiti di genere specifici per l’identificazione
di buone pratiche riguardanti la conciliazione
dei tempi di vita e di lavoro
Azioni rivolte alle persone
Orientamento e consulenza
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Le strutture deputate ad erogare orientamento prevedono orari flessibili che
vadano incontro ad esigenze di cura?
 Si
 No
Le strutture deputate ad erogare orientamento prevedono l’utilizzo di servizi
accessori di baby-sitting ?
 Si
 No
Le attività di orientamento e consulenza alla persona considerano i temi della
conciliazione?
 Si
 No
Le attività di orientamento e consulenza alla persona prevedono attività di
mentoring?
 Si
 No
Le attività di orientamento e consulenza alla persona prevedono attività di
supporto al rientro dalla maternità?
 Si
 No
Informazione, comunicazione e sensibilizzazione
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Le attività di informazione, comunicazione e sensibilizzazione hanno
realizzato azioni mirate sulle tematiche della conciliazione rivolte a uomini e
donne, definendo modalità specifiche per intercettare entrambi i sessi?
 Si
 No
Le azioni di comunicazione sulla conciliazione affrontano il tema in
connessione a quello della carriera femminile?
 Si
 No
 Si
 No
Le azioni di sensibilizzazione sulla conciliazione sono state realizzate in
contesti/settori poco inclini a tale tematica (ad es. aziende operanti in settori
industriali e tecnologici ad alta concentrazione maschile)?
Sono stati previsti servizi ad hoc per fornire informazioni sistematiche
all’utenza sulla tematica conciliazione?
 Si
 No
Formazione in tutte le sue tipologie
(continua, permanente, alta formazione)
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Le attività di formazione contengono moduli di riferimento ai temi della
conciliazione?
 Si
 No
Le attività di formazione sono erogate tenendo conto delle esigenze di
conciliazione dei/delle partecipanti?
 Si
 No
Le attività di formazione sono erogate anche attraverso modalità di e-learning
che possono venire incontro ad esigenze di conciliazione?
 Si
 No
Percorsi integrati per l’inserimento/permanenza al lavoro
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
I percorsi integrati per l’inserimento/permanenza al lavoro prevedono un
supporto conciliativo mediante l’erogazione di voucher di servizio?
 Si
 No
I percorsi integrati per l’inserimento/permanenza al lavoro prevedono un
supporto conciliativo mediante l’accesso a servizi di baby-sitting e/o asili
aziendali?
 Si
 No
Percorsi integrati per la creazione d’impresa
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Previsione di attività di consulenza flessibile per orario e modalità di
erogazione?
 Si
 No
Previsione di rimborsi spese/voucher di servizio a supporto del destinatario
del percorso?
 Si
 No
Incentivi/sostegno alle persone e alle imprese
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Gli incentivi/sostegni alle persone e alle imprese prevedono, fra le misure
previste, anche l’erogazione di voucher di servizio?
 Si
 No
Sono previsti incentivi per l’innovazione tecnologica ed organizzativa
all’interno del luogo di lavoro come, ad esempio, job rotation, job sharing,
dotazioni strutturali per il telelavoro?
 Si
 No
Sono previsti incentivi per forme di flessibilità dell’orario di lavoro (parttime, banca ore ecc.)?
 Si
 No
Sono previsti interventi di sostegno verso l’utilizzo dei congedi parentali per
dipendenti uomini?
 Si
 No
Sono previste forme di tutela aggiuntive per i collaboratori/collaboratrici con
contratti atipici?
 Si
 No
Sono previste forme di sostituzione al lavoro per imprenditrici e collaboratrici?
 Si
 No
Azioni rivolte a strutture/sistemi
Azioni di supporto al sistema della formazione/istruzione/lavoro
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
È prevista la costruzione e/o sperimentazione di modelli formativi sulle
tematiche legate alla conciliazione?
 Si
 No
È prevista una attività di consulenza e formazione del personale (formatori e
docenti) sulle tematiche della conciliazione?
 Si
 No
È prevista la creazione e sviluppo di reti e partenariati, tra enti formativi/
scuole e stakeholder portatori di interessi femminili?
 Si
 No
È previsto il trasferimento di buone pratiche formative in materia di
conciliazione?
 Si
 No
È prevista la costruzione e/o sperimentazione di modelli per la flessibilità
organizzativa del lavoro?
 Si
 No
Azioni rivolte al sistema di governo
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Sono previste attività di studio ed analisi economico-sociale con specifico riferimento al tema della conciliazione?
 Si
 No
Sono previste analisi dei bisogni territoriali sulla conciliazione?
 Si
 No
È prevista la progettazione di sistemi di monitoraggio e valutazione di progetti che possono impattare sulla conciliazione vita familiare-vita lavorativa?
 Si
 No
È prevista una attività di consulenza/supporto agli organi di governo per la
pianificazione a livello territoriale di azioni di sistema con attenzione alla
conciliazione?
 Si
 No
Azioni rivolte al sistema dei servizi
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
È prevista una mappatura dei servizi per la cura e altri servizi territoriali che
possono impattare sulla conciliazione vita familiare-vita lavorativa?
 Si
 No
È prevista la progettazione/sperimentazione di servizi di assistenza domiciliare
innovativa alle persone non autosufficienti?
 Si
 No
È prevista la progettazione/sperimentazione di servizi di servizi di cura
domiciliari per minori (babysitting e altre forme)?
 Si
 No
È prevista la progettazione/sperimentazione di servizi di strutture per la cura
(asili, nidi famiglia, nidi aziendali ecc.)
 Si
 No
È prevista la progettazione di politiche temporali family friendly sull’orario
dei servizi alla collettività e degli esercizi commerciali?
 Si
 No
È prevista la progettazione di politiche temporali family friendly sull’orario e
le modalità di funzionamento dei servizi dei trasporti collegati alle esigenze
delle famiglie?
 Si
 No
La rispondenza con i requisiti di genere specifici per tipologia di intervento permette di
raggiungere un punteggio massimo aggiuntivo pari a 35. Tale punteggio è articolato nel
seguente modo:
•
•
•
•
•
•
nessuna rispondenza
0 punti
rispondenza ad almeno un criterio specifico aggiuntivo
5 punti
rispondenza ad almeno due criteri specifici aggiuntivi
10 punti
rispondenza ad almeno tre criteri specifici aggiuntivi
20 punti
rispondenza alla metà dei criteri specifici aggiuntivi per tipologia di intervento 20 punti
rispondenza a tutti i criteri specifici aggiuntivi per tipologia di intervento
35 punti
Il punteggio massimo può essere raggiunto sia in relazione ad una singola tipologia di
intervento, sia sommando il raggiungimento di criteri specifici aggiuntivi in relazione a
diverse tipologie di intervento, qualora il progetto risponda a tipologie multiple.
3.3. Il Modello Specifico in Relazione all’Ambito
della Tratta degli Esseri Umani
Gli interventi per prevenire e contrastare il fenomeno del traffico di esseri umani
sono realizzati nei diversi contesti territoriali con intensità differente a seconda del bisogno
espresso, della configurazione del territorio, della struttura locale dei servizi di protezione
sociale ecc.
Da un’analisi dei principali interventi realizzati in Italia e in Europa in questo ambito
(molti dei quali a valere sull’iniziativa comunitaria Daphne oppure a valere sull’art. 18
del TU sull’immigrazione - D.Lgs.286/98 - e sviluppati in una dimensione interregionale
e transnazionale), si evince che si tratta sia di azioni finalizzate alla prevenzione del
fenomeno e alla sensibilizzazione dei contesti sociali, all’inclusione sociale e lavorativa delle
vittime (progetti personalizzati ed integrati, iniziative per aumentare le capacità sociali
per l’autodeterminazione ecc.) e al loro sostegno psico-fisico, grazie alla predisposizione di
comunità di accoglienza, spazi destinati ad accogliere donne che hanno deciso di affrancarsi
dalla situazione di sfruttamento e prostituzione che vivono.
Gli interventi possono anche essere rivolti ai sistemi per favorire la governance tra gli attori
che intervengono nella programmazione delle diverse politiche (sociali, abitative, del lavoro,
della formazione), per migliorare il coordinamento/funzionamento della rete di servizi, le
prestazioni degli operatori (ad es. mediante momenti di formazione congiunta di operatori
sociali, delle forze dell’ordine anche di differenti Paesi ecc.), lo sviluppo di partenariati tra
tutti gli stakeholder coinvolti e lo scambio di buone pratiche a tutti i livelli.
Qualunque sia la tipologia di intervento adottata, è necessario che vengano progettate azioni
efficaci in grado di intercettare le vittime di tratta e di offrire loro un supporto effettivo
che possa innescare dinamiche di cambiamento nelle loro condizioni di vita. Ovviamente,
soprattutto quando si tratta di progetti finanziati (dunque, con un inizio e una fine), perché
ciò accada è necessario che si riesca a passare dalla dimensione “progettuale” a quella di
“servizio”.
Sempre partendo dalle principali tipologie di azione e di intervento, anche in questo caso
come per l’ambito della conciliazione, è possibile procedere all’articolazione della IV
sezione del modello che individua i requisiti di genere specifici per l’identificazione
delle buone pratiche in riferimento al tema della tratta di esseri umani.
Requisiti di genere specifici per l’identificazione
di buone pratiche riguardanti la tratta di esseri umani
Azioni rivolte alle persone
Accoglienza/orientamento/consulenza
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Il progetto prevede la predisposizione di un mix di azioni di accoglienza, di
orientamento/consulenza professionale coniugate ad azioni di tipo psicosociale?
 Si
 No
Il progetto prevede la predisposizione di esperti per la prima accoglienza
presso i posti di polizia o altre location sensibili?
 Si
 No
Informazione, comunicazione e sensibilizzazione
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Il progetto prevede l’utilizzo di più mezzi di comunicazione (stampa, web,
media ecc.) o modalità di comunicazione sperimentali/innovative?
 Si
 No
Il progetto ha realizzato azioni mirate all’informazione sulle tematiche della
tratta rivolte ai target specifici di utenza potenziale?
 Si
 No
Le azioni di comunicazione sulla tratta affrontano il tema in connessione a
quello dello sviluppo dei paesi di origine delle vittime?
 Si
 No
Formazione
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Il progetto prevede percorsi per l’empowerment e per l’auto-stima delle
vittime?
 Si
 No
Il progetto prevede la partecipazione di psicologi e docenti alle attività
formative?
 Si
 No
Il progetto prevede forme di riconoscimento degli eventuali titoli di studio
ottenuti nei paesi di origine?
 Si
 No
Il progetto prevede interventi formativi specifici per la tutela della salute e la
riduzione del danno rivolti alle vittime?
 Si
 No
Percorsi integrati di accoglienza e d’inserimento socio-lavorativo
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Il progetto prevede la realizzazione di attività di intercettazione ed accoglienza
precedentemente a quella di inserimento lavorativo?
Il progetto prevede attività di tutela legale/counselling?
Il progetto prevede attività di supporto per ottenere assistenza sanitaria?
 Si
 No
 Si
 No
 Si
 No
Il progetto prevede attività di supporto per l’ottenimento del permesso di
soggiorno?
 Si
 No
Il progetto prevede misure di accompagnamento psico-sociale all’attività di
inserimento lavorativo?
 Si
 No
Il progetto prevede attività di mentoring/coaching/tutoraggio in corso di
inserimento professionale/creazione di impresa ?
 Si
 No
Il progetto prevede attività di orientamento ai servizi territoriali, al mondo
del lavoro e della istruzione/formazione?
 Si
 No
Il progetto prevede un’accompagnamento all’autonomia abitativa?
 Si
 No
Incentivi/sostegni alle persone e alle imprese
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Il progetto prevede l’erogazione di incentivi alle imprese nell’ambito di percorsi di recupero?
 Si
 No
Il progetto prevede incentivi/sostegni per la fruizione da parte delle vittime di
servizi finalizzati al recupero (legali, psico-sociali ecc.)?
 Si
 No
Azioni rivolte a strutture/sistemi
Azioni di supporto al sistema della formazione/istruzione, lavoro,
sociale e giudiziario e loro integrazione
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Il progetto prevede la progettazione/sperimentazione di servizi di consulenza
e formazione del personale (formatori e docenti) sulle tematiche legate alla
tratta degli esseri umani?
 Si
 No
Il progetto prevede sperimentazioni di formazione congiunta per gli operatori
anche appartenenti a sistemi differenti (formazione, lavoro, sociale, giustizia
ecc.) o a territori differenti (anche transnazionali)?
 Si
 No
Il progetto prevede l’elaborazione di modelli formativi, e strumenti e
metodologie didattiche, a fini di recupero delle vittime, comuni per più enti/
attori territoriali?
 Si
 No
Il progetto prevede il trasferimento buone pratiche formative/istruzione o di
integrazione tra i sistemi che coinvolgono vittime di tratta?
 Si
 No
Il progetto prevede la definizione di modalità integrate/accordi, reti per il
coordinamento degli attori operanti nell’ambito dei diversi sistemi a favore
della tratta ovvero operanti in differenti territori?
 Si
 No
Azioni a supporto del sistema di governo
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Il progetto prevede attività di studio ed analisi economico-sociale (anche
sovra-locale) sul tema della tratta, ai fini di prevenzione del fenomeno della
prostituzione?
 Si
 No
Il progetto prevede analisi dei bisogni territoriali per affrontare la problematica
delle tratta e dei bisogni delle vittime?
 Si
 No
 Si
 No
Il progetto prevede la progettazione si sistemi di monitoraggio e valutazione
dei progetti per il contrasto alla tratta (creazione di strumenti interregionali
e banche dati)?
Il progetto prevede la predisposizione di una mappatura dei servizi di
supporto diretto alle vittime della tratta o altri servizi territoriali che possono
indirettamente contribuire al suo contrasto?
 Si
 No
Il progetto prevede la costituzione di reti multidisciplinari tra tutti gli
stakeholder coinvolti a livello locale, compresi gli attori pubblici e privati
che intervengono nella programmazione ed attuazione delle diverse politiche
afferenti alla tratta?
 Si
 No
Il progetto prevede la costituzione di reti multidisciplinari tra stakeholder per
integrare l’azione locale con quella nazionale o europea?
 Si
 No
Il progetto prevede la consulenza agli organi di governo per la pianificazione a
livello territoriale di azioni di sistema per il contrasto della tratta?
 Si
 No
Azioni rivolte al sistema dei servizi
Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento
Il progetto prevede servizi territoriali/numeri verde e/o servizi informativi?
 Si
 No
Il progetto prevede la progettazione/sperimentazione di servizi di accoglienza
residenziale?
 Si
 No
Il progetto prevede la progettazione/sperimentazione di unità di strada/di
pronto aiuto?
 Si
 No
Il progetto prevede la progettazione/sperimentazione di modalità integrate
per il coordinamento dei servizi territoriali?
 Si
 No
Anche in questo caso la rispondenza con i requisiti di genere specifici per tipologia di
intervento permette di raggiungere un punteggio massimo aggiuntivo pari a 35.
Tale punteggio è articolato nel seguente modo:
• nessuna rispondenza
0 punti
• rispondenza ad almeno un criterio specifico aggiuntivo
5 punti
• rispondenza ad almeno due criteri specifici aggiuntivi
10 punti
• rispondenza ad almeno tre criteri specifici aggiuntivi
20 punti
• rispondenza alla metà dei criteri specifici aggiuntivi per tipologia di intervento20 punti
• rispondenza a tutti i criteri specifici aggiuntivi per tipologia di intervento
35 punti
Il punteggio massimo può essere raggiunto sia in relazione ad una singola tipologia di
intervento, sia sommando il raggiungimento di criteri specifici aggiuntivi in relazione a
diverse tipologie di intervento, qualora il progetto risponda a tipologie multiple.
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