il modello per la raccolta e l`identificazione delle buone pratiche in
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il modello per la raccolta e l`identificazione delle buone pratiche in
Direzione Generale per le Politiche Attive e Passive del L avoro efficacia innovazione riproducibilità adeguatezza trasferibilità adeguatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità mai ming adeguatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibil sosostenibilità guatezza efficacia risultati/impatti innovazione riproducibilità trasferibilità mainstre ste n adeguatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità adegu ibili t à efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità mainstreaming adeg ma i n r i za efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione trasferibilità adeguatezza effic str sultriproducibilità ti eaminmainstreaming adeguatezza ef sultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilitàatrasferibilità g adeguatezza efficacia risult risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità patti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità mainstreaming adeguatezza efficacia ris IL M P impatti sostenibilità innovazioneE riproducibilità OD trasferibilità adeguatezza efficacia risultati/impatti R nibilità innovazione riproducibilità trasferibilità adeguatezza efficacia risultati/imp E L LA Emainstreaming L stenibilità innovazione riproducibilità efficacia risultati/impatti sostenib ’ID trasferibilità RA Ladeguatezza O D E E novazione riproducibilità trasferibilità LL mainstreaming NT CCO adeguatezza efficacia risultati/impatti soste E IFI innovazione riproducibilità trasferibilità risultati/impatti sostenibilità innovaz Lefficacia T IN BUadeguatezza C A producibilità trasferibilità mainstreaming adeguatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innov OT ON AZI ON riproducibilità trasferibilità adeguatezza sostenibilità innovazione riprodu TICefficacia E P risultati/impatti E A Defficacia RArisultati/impatti sostenibilità innovazione rip trasferibilità mainstreaming adeguatezza I bilità trasferibilità adeguatezza efficacia risultati/impatti GE TICHsostenibilità innovazione riproducibilità ribilità mainstreaming adeguatezza efficacia risultati/impatti NE E sostenibilità innovazione riprodu RE trasferibilità adeguatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasfe mainstreaming adeguatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità tras tà adeguatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità mai ming adeguatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilit guatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità mainstre adeguatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità adegu efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità mainstreaming adeg za efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità adeguatezza ef risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità mainstreaming adeguatezza cia risultati/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità adeguatezza efficacia ris impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità mainstreaming adeguatezza efficacia ti/impatti sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità adeguatezza efficacia risultati/imp stenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità mainstreaming adeguatezza efficacia risultati/i sostenibilità innovazione riproducibilità trasferibilità adeguatezza efficacia risultati/impatti soste innovazione riproducibilità trasferibilità mainstreaming adeguatezza efficacia risultati/impatti sost tà innovazione riproducibili adeguatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riprodu trasferibilità mainstreaming adeguatezza efficacia risultati/impatti sostenibilità innovazione riprod Il testo che segue è frutto delle riflessioni teorico-metodologiche e dell’attività di ricerca maturata dalle autrici nell’ambito dello “Studio relativo alla definizione e modellizzazione di una specifica metodologia per la identificazione e raccolta di buone pratiche in un’ottica di genere a favore delle Regioni Convergenza”, realizzato da IRS – Istituto per la Ricerca Sociale e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità tramite il “Pon Governance e Azioni di Sistema” “Obiettivo Convergenza”, Asse D pari opportunità e non discriminazione – Obiettivo operativo 4.1 “Proseguire ed ampliare i processi di sostegno all’implementazione delle pari opportunità tra donne e uomini nel campo del lavoro, della formazione e del sistema economico e sociale” – FSE 2007/2013”. Un sentito ringraziamento alla Dott.ssa Rosalba Veltri, Direttore Generale “Ufficio per la Parità le Pari Opportunità gli Interventi Strategici e la Comunicazione”, Dipartimento per le Pari Opportunità e all’ Avv. Dhebora Mirabelli, esperta del Dipartimento per le Pari Opportunità in tema di fondi strutturali e pari opportunità che hanno seguito l’attuazione del progetto e hanno offerto un prezioso contributo alla realizzazione della pubblicazione. A cura di: Flavia Pesce e Daniela Loi Gruppo di lavoro IRS: Daniela Loi Daniela Oliva Flavia Pesce Manuela Samek Lodovici 1. Introduzione Questa pubblicazione presenta il modello per la raccolta e l’identificazione delle buone pratiche in ottica di genere realizzato nell’ambito delle attività di ricerca e studio condotte dall’Istituto per la Ricerca Sociale per conto del Dipartimento Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio dei Ministri. Gli interventi cofinanziati dal FSE (così come quelli relativi ad altri Fondi Strutturali) interagiscono in un contesto in continua e rapida evoluzione, che impone una capacità di adattamento e innovazione sempre maggiore da parte del sistema di intervento. Tale situazione richiede una buona capacità di diffusione, apprendimento e consolidamento delle esperienze di successo, per evitare di disperdere il patrimonio di capacità e realizzazioni che si è creato nel tempo. L’individuazione degli interventi di successo e l’analisi degli elementi che li caratterizzano costituiscono, infatti, strumenti importanti per sostenere un processo di apprendimento istituzionale che può generare nuovi indirizzi di programmazione e progettazione più efficaci nell’affrontare e contribuire a risolvere i bisogni e i problemi di policy che si presentano. Ciò è ancora più vero nei confronti del tema delle pari opportunità di genere che, nell’ambito del FSE, ha una notevole potenzialità e un elevato numero di possibilità di programmare e implementare “pratiche” efficaci. È indubbio che molti progressi siano stati compiuti (grazie anche all’enfasi accordata a questi temi non solo a livello europeo, ma anche nazionale) ed è facile trovare, sul nostro territorio, progetti e/o pratiche interessanti, ma in molti casi, c’è ancora bisogno che queste pratiche vengano istituzionalizzate per riuscire a “fare sistema”. Permangono infatti ostacoli sia nella fase di ideazione/programmazione delle politiche che in quella di reale implementazione. In particolare, è ancora difficile attuare il passaggio dal più semplice approccio di analisi sulle “condizioni femminili” ad una più complessa “prospettiva di genere” in tutti gli aspetti e in tutte le politiche (mainstreaming di genere), segno tangibile di una ancora difficile tematizzazione delle Pari Opportunità. In questo senso lo scambio di esperienze di successo permette/permetterebbe di incrementare la programmazione in ambiti meno “usuali”, di sperimentare soluzioni innovative e trasferirle in altri contesti, di capitalizzare metodologie, approcci e modalità di intervento nei diversi campi/ambiti di azione di cui si compongono le politiche di genere. Ma come individuare le “esperienze di successo” nell’ambito delle pari opportunità di genere? Quando una pratica può essere considerata “buona” in termini di genere? La riflessione sugli elementi che individuano, a livello generale, le “buone pratiche” è ormai diffusa sia a livello europeo che nazionale, così come la consapevolezza che lo scambio di informazioni e il trasferimento di buone pratiche nella programmazione delle politiche può rappresentare uno strumento potente di apprendimento e integrazione europea. Se adottare una metodologia univoca e comune a livello nazionale, ma anche europeo sarebbe quindi auspicabile, è evidente la difficoltà di scegliere parametri comuni secondo cui analizzare le esperienze, al fine di classificarle oggettivamente come buone pratiche. Negli ultimi anni sono state sviluppate diverse esperienze di individuazione, raccolta e analisi di buone pratiche a livello europeo e nazionale; tuttavia, le esperienze finora condotte hanno definito un set “minimo” di requisiti trasversali che identificano una buona pratica; senza però mai declinarli in ottica di genere e senza individuare eventuali requisiti aggiuntivi e differenti a seconda del tipo di programma/azione e policy che si sta considerando. Il modello di identificazione delle buone pratiche di genere che qui si presenta, persegue invece tali obiettivi, con la finalità di consentire, se opportunamente implementato, la rilevazione e disseminazione di buone pratiche in un’ottica di genere. Gli elementi che compongono il modello possono fungere nel contempo da orientamenti per la realizzazione di politiche di genere, in quanto contengono aspetti da presidiare per garantire il buon esito delle azioni ed impatti significativi di genere. L’EIGE (Istituto Europeo di Genere) ha attivato una iniziale raccolta di buone pratiche di genere coinvolgendo i diversi Stati Membri da cui poi trarre indicazioni utili per la definizione di una metodologia europea. A livello nazionale: Isfol, La metodologia Isfol per l’individuazione e l’analisi delle buone pratiche in ambito FSE, mimeo giugno 2004; Isfol, Monitoraggio dei progetti “trasferimento di buone pratiche”, mimeo luglio 2003; Isfol, Analisi dell’attuazione dei progetti “Trasferimento di buone pratiche”, Rapporto finale, mimeo aprile 2004; IRS, Catalogo nazionale delle buone pratiche FSE: apprendere dal passato per governare il futuro, 2008. A livello europeo, esempi di raccolta e catalogazione di buone pratiche da parte di diversi Paesi Europei sono state realizzate nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria Equal. 2. Metodo e Approccio Per la definizione del modello qui presentato sono stati considerati differenti metodologie e sistemi di catalogazione delle buone pratiche già esistenti a livello nazionale ed europeo, con particolare attenzione alla presenza di eventuali criteri di genere. Tali metodologie sono state analizzate per individuarne specificità, criticità ed elementi di successo eventualmente replicabili, oltre che per coglierne gli elementi comuni funzionali alla costruzione del modello. La metodologia di identificazione e raccolta di buone pratiche in un’ottica di genere che si propone individua un modello base e due ambiti specifici tematici: • la tratta degli esseri umani; • la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Partendo da un modello base, tale metodologia è, quindi, in grado di fornire indicazioni per una futura attività di identificazione e catalogazione di buone pratiche in ottica di genere in relazione anche ad altri ambiti tematici strategici. Il modello è stato, infatti, progettato come uno strumento dinamico che deve potersi riferire a tutti gli ambiti che vedono l’implementazione di politiche di genere, improntato alla massima fruibilità da parte di più e diversi soggetti istituzionali che potranno decidere di utilizzarlo in autovalutazione mediante un supporto valutativo esterno. L’attività di modellizzazione condotta è inquadrabile in tre fasi principali: analisi degli elementi solitamente caratterizzanti buone pratiche in Italia e in Europa; declinazione di genere di tali elementi generali in elementi funzionali all’identificazione delle esperienze in ottica di genere (modello base); progettazione specifica di genere rispetto ai due ambiti strategici di riferimento del traffico degli esseri umani e della conciliazione (modelli specifici). Il modello, oltre ad individuare gli elementi che una pratica deve esprimere per essere definita buona, utile e da disseminare dal punto di vista di genere, consente anche, tramite la predisposizione di un sistema di rating associato ad un set di dimensioni di qualità di genere (elementi qualificanti le buone pratiche del modello base) di applicarli a ciascun progetto, di formulare giudizi di sintesi rispetto alla qualità e alle proprietà in un’ottica di genere delle Buone pratiche. Il sistema di rating si basa sui seguenti elementi: ponderazione degli elementi funzionali all’identificazione delle buone pratiche in base alla rilevanza che ciascun elemento ha nell’ambito del proprio campo di riferimento; attribuzione di un punteggio aggiuntivo; punteggio determinato, per ogni elemento presente, dalla somma degli elementi qualificanti la qualità di genere. Il modello prevede una prima esemplificazione della struttura e delle modalità di attribuzione del punteggio di rating che, in maniera flessibile, potrà essere successivamente contestualizzato a seconda delle esigenze della Amministrazione e degli ambiti di riferimento in cui lo si vorrà adottare. Il sistema è stato cioè modellato in maniera tale che, nel momento della sua reale applicabilità si possa, attraverso una scelta politica dell’Amministrazione che vorrà utilizzare il modello, esplicitare la formula sulla cui base si intendono attribuire i punteggi per ciascun criterio/dimensione che lo compone, ovvero enfatizzare un aspetto piuttosto che un altro in relazione, soprattutto, ad un ambito strategico specifico. In particolare, si può prevedere che il rating sortisca effetti moltiplicatori in presenza di alcune caratteristiche ritenute particolarmente importanti. Il sistema di rating rappresenta, inoltre, un utile spunto per offrire alle Amministrazioni uno strumento di miglioramento delle prassi, soprattutto in una logica di benchmarking e di trasferibilità delle buone pratiche in un’ottica di genere. Nella stessa logica, anche inquadrare le esperienze per tipologia di azione e di intervento, consentendo possibili confronti tra progetti del medesimo tipo, concorre a fornire implicitamente indicazioni per il loro possibile miglioramento. Il modello di identificazione delle buone pratiche in ottica di genere si fa, in questo senso, promotore del processo di miglioramento continuo che deve permeare le intenzioni di attori e sistemi che perseguono il rafforzamento della qualità del lavoro femminile come reale obiettivo del loro operare. 3. Il Modello per le Buone Pratiche in Ottica di Genere Il modello per l’identificazione di buone pratiche di genere nella sua globalità qui presentata si compone di quattro sezioni: a) I parte descrittiva del progetto (che potrà anche essere frutto, una volta messo a sistema il modello, di una attività di autovalutazione da parte di soggetti attuatori, in presenza di auto-candidature); b)II parte contenente gli elementi a carattere processuale che qualificano le buone pratiche di genere associati al sistema di rating. Fanno seguito due ulteriori parti specifiche, alternative fra loro, realizzate per ciascuno dei due ambiti di riferimento (tratta e conciliazione) in relazione a possibili tipologie di intervento implementabili, ed esattamente: Con riferimento, cioè, alla modellizzazione base più la modellizzazione specifica per gli ambiti di riferimento tratta e conciliazione. c) III parte contenente i requisiti di genere specifici per macrotipologie di azione e di intervento per quanto concerne l’ambito della conciliazione; d)IV parte contenente i requisiti di genere specifici per macrotipologie di azione e di intervento per quanto concerne l’ambito della tratta. Va da sé che le parti specifiche (III° e IV°) rappresentano un approfondimento dell’analisi rispetto al modello base costituito dalle sezioni I e II. Dunque, dovranno essere sostituite, se si vuole ottenere lo stesso livello di approfondimento, da ulteriori progettazioni nel caso di altri eventuali ambiti. Va, infine, segnalato che ogni eventuale selezione e raccolta di buone pratiche dovrà, prima ancora di applicare il modello, tenere conto di due presupposti essenziali: - la rilevanza dei progetti rispetto ai temi di riferimento oggetto della selezione (nel caso specifico della nostra sperimentazione l’ambito relativo alla conciliazione e quello relativo alla tratta). Occorrerà cioè chiedersi se le idee progettuali oggetto di selezione siano da considerarsi rilevanti rispetto a tali problematiche e, solo stabilita l’esistenza di tale nesso, procedere alla loro selezione. - il criterio della rappresentatività. È necessario cioè che la raccolta di buone pratiche tenda alla costituzione di un insieme bilanciato di iniziative progettuali rispetto alla varietà delle esperienze effettivamente realizzate, esemplificando differenti tipologie di azione, linee di intervento, ambiti territoriali e scale dell’intervento (locale, regionale, nazionale o comunitario), ma anche differenti tipologie di soggetto attuatore (pubblico e privato) e destinatari dell’intervento. Le pagine che seguono tratteggiano in maniera dettagliata tutte e quattro le sezioni presentando le schede di utilizzo del modello. Per ognuna di esse vengono riportate le indicazioni operative per la compilazione e l’indicazione dei criteri/indicatori da considerare al fine di effettuare la selezione e valutare la “bontà” della pratica. 3.1. Il Modello Base La prima sezione del modello richiede, come già detto, di descrivere i progetti mediante l’analisi delle loro caratteristiche principali riportate secondo lo schema seguente. Dati anagrafici del progetto Titolo del progetto Soggetto attuatore Principale ambito/tematica di riferimento del progetto (Denominazione del soggetto attuatore ed indicazione se pubblico o privato) Conciliazione dei tempi in ambito lavorativo Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Mainstreaming di genere e pari opportunità Politiche territoriali dei tempi Creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Qualità del lavoro/Emersione dal lavoro irregolare Formazione Servizi per l’impiego/Orientamento professionale/Sostegno all’incontro domanda-offerta di lavoro Sviluppo locale Azioni mirate ad attività di diffusione/comunicazione Azioni di ricerca Azioni infrastrutturali (specificare ambito/finalità: informatico, riqualificazione aree/edifici, risparmio energetico, valorizzazione patrimonio naturalistico e tutela ambientale, valorizzazione patrimonio artistico - culturale,ecc) ………………………………………………… …………………………………………...…… Altro ambito tematico ……………..… ……………………………………………….. Tipologia/e di azione e di intervento specifiche Azione di sistema Azione alle persone .................................... Partnership e altri attori coinvolti Indicazione della/delle tipologia/e di intervento del progetto, come ad esempio: informazione/comunicazione e sensibilizzazione, formazione (continua, permanente, alta formazione, e-learning), orientamento, mentoring, Work experience (tirocini e altro), incontro domanda-offerta, percorso integrati per l’inserimento lavorativo o per la creazione di impresa, incentivi, servizi, azione infrastrutturale, ecc. Ruolo del soggetto responsabile all’interno del progetto e dei partner all’interno del progetto. Indicazione del processo di coordinamento del progetto e delle relazioni fra i partner, eventuali modifiche/integrazioni nel numero e nella tipologia dei partner avvenute in itinere, eventuali procedure standardizzate di comunicazione fra partner. Livello di coesione all’interno della partnership, presenza di preesistenti relazioni fra i medesimi partner ed indicazione dell’eventuale volontà di continuare a collaborare al termine del progetto. Grado di soddisfazione del soggetto responsabile rispetto alla partnership ed eventuali criticità nei confronti degli altri partner. Livello di coinvolgimento degli attori locali e sviluppo di reti di solidarietà attivate dal progetto nelle comunità locali. Territorio/i di riferimento dell’intervento Nazionale Regionale Provinciale (specificare la Provincia) Comunale (specificare il Comune) ………………………………….. Indicazione fonte di finanziamento e costo complessivo Costo complessivo ………………………………………………….. Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ........................………….…………………. Fondi Nazionali (specificare) .............………………………………………. Fondi Regionali (specificare) ...........………………………..………………. Altro canale di finanziamento (specificare) ...........………………………..………………. Data inizio prevista effettiva Data fine prevista effettiva Referente del progetto e-mail telefono Descrizione del progetto Contesto e problema a cui si vuole rispondere Identificazione del bisogno prioritario a cui le azioni progettuali intendono rispondere Obiettivi Attività Risultati raggiunti e prodotti Risultati diretti sulle donne (servizi mirati; assunzioni femminili; imprese femminili costituite; incentivi alle donne; formazione mirata; strumenti di accompagnamento nel lavoro dedicati, ecc.) Specificare: …………………………………………….. Risultati indiretti sulle donne (es. servizi sociali, culturali e per la collettività non mirati specificamente alle donne, azioni che favoriscono l’invecchiamento attivo, dotazioni strutturali ed incentivi per le imprese, infrastrutture che migliorano le condizioni di vita dei cittadini, ovvero ne incrementano la sicurezza, ecc…) Specificare…………………………………….. I risultati devono essere misurabili, vanno pertanto corredati da indicatori predisposti a tal fine che verranno utilizzati nella seconda sezione del modello per l’analisi dell’efficacia delle azioni Elementi di successo Eventuali elementi di criticità e difformità tra risultati attesi e risultati raggiunti se presenti Descrizione dei principali elementi di successo Descrizione dei principali elementi di criticità Una volta compilata la parte descrittiva del progetto la parte più rilevante del modello si realizza nelle sezioni successive da cui scaturisce l’identificazione delle buone pratiche e la loro classificazione (mediante un sistema di rating). Il modello infatti non può assolvere soltanto ad una funzione descrittiva dei progetti se l’obiettivo che ci si propone è quello di giungere ad una corretta identificazione delle buone pratiche. Per la strutturazione della II sezione del modello di identificazione delle buone pratiche in ottica di genere si parte dalla definizione del set minimo di elementi che identificano solitamente i sistemi di raccolta delle buone pratiche per giungere alla definizione, laddove possibile, di elementi qualificanti le buone pratiche in ottica di genere. È necessario, infatti, offrire un sistema di identificazione comune delle buone pratiche, che si basi su quelle dimensioni che necessariamente caratterizzano tutte le migliori esperienze di successo: adeguatezza, efficacia, sostenibilità, innovazione, trasferibilità, riproducibilità, mainstreaming, pur apportandovi le integrazioni necessarie alla definizione di un modello che, nel complesso, possa giungere ad un’articolazione più stringente in relazione alle pari opportunità di genere e alle diverse linee di intervento. L’articolazione degli elementi qualificanti e delle relative domande è stata effettuata badando anzitutto a che gli stessi possano applicarsi sia a progetti/azioni che internalizzano l’ottica di genere in modo diretto (previsione di tematiche espressamente di genere o destinatari femminili), che a progetti/azioni suscettibili di produrre effetti di genere solo in modo indiretto (ad es. progetti che realizzano azioni in settori chiave per l’occupazione femminile pur non individuando come destinatari espressamente le donne, oppure anche azioni di natura infrastrutturale in grado per vari motivi di produrre effetti sulla popolazione femminile). Tale attenzione nasce dalla volontà di dare reale attuazione tramite il modello al principio del mainstreaming di genere che richiede di adottare la prospettiva di genere trasversalmente a tutte le azioni, in quanto nessun ambito può essere considerato neutro per il genere. Definire un modello di identificazione delle buone pratiche che abbraccia tale principio rafforza tale ottica e può contribuire a sensibilizzare i soggetti attuatori per quanto concerne la valorizzazione delle pari opportunità nei propri progetti. La scheda che segue esemplifica la II° sezione del modello che individua gli elementi qualificanti le buone pratiche in ottica di genere e li associa ad una serie di domande che permettono di ottenere un punteggio per il sistema di rating. Per ciascun elemento qualificante le buone pratiche di genere sono state, infatti, identificate alcune domande alle cui risposte è associato un punteggio che andrà poi eventualmente sommato all’ulteriore punteggio relativo alla coerenza o meno con i requisiti specifici per ciascuna delle macro-aree di riferimento (nel nostro caso specifico la conciliazione e la tratta) e per tipologia di azione. Come si evince dalla scheda, la somma dei punteggi attribuiti contribuirà a determinare un punteggio massimo raggiungibile (eccellenza) per ciascun elemento qualificante la buona pratica. Il sistema di rating prevede una soglia minima al di sotto della quale la pratica esaminata non potrà essere considerata “buona”, ma anche delle soglie intermedie che, in un’ottica di miglioramento continuo, permettono di evidenziare degli step intermedi a cui la “buona pratica” potrà tendere per diventare “eccellente”. La soglia minima è stata individuata a 72 punti pari al 60% del punteggio massimo previsto (120). Vi è poi uno step intermedio individuato a 96 punti, pari all’80% del punteggio massimo attribuibile sopra il quale, la buona pratica tende all’eccellenza. Gli elementi qualificanti le buone pratiche di genere Adeguatezza del quadro logico attuativo Il progetto prevede obiettivi di genere diretti e chiaramente identificabili? Si Si, ma solo in parte No Il progetto prevede obiettivi di genere indiretti? Si Si, ma solo in parte No Il progetto presenta una analisi del contesto di riferimento dell’azione e dei bisogni di intervento con riferimento alle pari opportunità di genere? Si Si, ma solo in parte No Il progetto prevede un sistema di autovalutazione e monitoraggio dei risultati che dia atto anche dei possibili effetti di genere diretti ed indiretti degli interventi? Si Si, ma solo in parte No Si Si, ma solo in parte No Il progetto ha previsto il coinvolgimento di stakeholder e attori rilevanti per le politiche di genere in fase di progettazione e implementazione? Punteggio di rating Punteggi parziali 2 punti per ciascun Si 1 punto per ciascun Si parziale 0 punti per il No Max punteggio ottenibile 10 Efficacia delle azioni Il progetto è riuscito a realizzare gli obiettivi di genere che si era prefisso? Punteggio di rating Punteggi parziali Si Si, ma solo in parte No 10 punti per ciascun Si 5 punto per ciascun Si parziale 0 punti per il No Max punteggio ottenibile 10 Risultati/Impatti delle azioni progettuali Il progetto ha previsto una attività di valutazione dei risultati/impatti che tenga conto dell’ottica di genere? Si Si, ma solo in parte No Il progetto prevede le donne come destinatarie di almeno uno dei risultati/prodotti ad impatto durevole del progetto (ad es. corsi di formazione, servizi, posti di lavoro, osservatori, studi ecc…) Si Si, ma solo in parte No Il progetto presenta un prodotto avente impatto durevole nel tempo, attinente ad aspetti di genere indiretti (ad es. modelli/corsi formativi, servizi, posti di lavoro, studi, osservatori potenzialmente riguardanti le donne per settore di intervento, tema affrontato, modalità utilizzate ecc…) Si Si, ma solo in parte No Punteggio di rating Punteggi parziali 6 punti per ciascun Si 4 punto per ciascun Si parziale 0 punti per il No Max punteggio ottenibile 24 Sostenibilità Il progetto ha realizzato almeno un prodotto/servizio con valenza di genere (diretta o indiretta) che possa dirsi sostenibile (produce esso stesso risorse o è in grado di reperirle per il proprio funzionamento)? Punteggio di rating Punteggi parziali Si Si, ma solo in parte No 10 punti per ciascun Si 5 punto per ciascun Si parziale 0 punti per il No Max punteggio ottenibile 10 Innovazione Di contesto: Il progetto ha prodotto un’innovazione nel contesto di riferimento con rilevanza diretta o indiretta di genere (ad es. sviluppo di nuove politiche/servizi per utenza femminile, Si Si, ma solo in parte No Di prodotto: Il progetto ha realizzato almeno un prodotto con valenza di genere (diretta o indiretta) innovativo rispetto al settore/problematica di riferimento? Si Si, ma solo in parte No Di processo: Il progetto ha previsto una analisi della soddisfazione del bisogno dei destinatari femminili? Si Si, ma solo in parte No Il progetto ha previsto strumenti di comunicazione delle azioni e prodotti progettuali mirati e dedicati per tipologia di destinatari femminili? Si Si, ma solo in parte No Il progetto ha previsto la formalizzazione di reti e/o di partenariati in cui partecipano attori che si occupano di politiche di genere? Si Si, ma solo in parte No Il progetto ha previsto il ricorso ad attività di promozione per la partecipazione attiva di destinatari femminili alle attività progettuali? Si Si, ma solo in parte No Il progetto ha previsto la presenza di un sistema per la valutazione e/o certificazione della qualità delle azioni in ottica di genere? Si Si, ma solo in parte No Punteggio di rating Punteggi parziali 3 punti per ciascun Si 2 punto per ciascun Si parziale 0 punti per il No Max punteggio ottenibile 24 Riproducibilità Sono potenzialmente riproducibili azioni o prodotti con valenza di genere (diretta o indiretta) in quanto la pratica propone soluzioni operative/gestionali di semplice riproduzione? Si Si, ma solo in parte No Sono state realizzate specifiche linee guida per facilitare la riproducibilità delle azioni/prodotti con valenza di genere (diretta o indiretta)? Si Si, ma solo in parte No Sono state concretamente riprodotte azioni o prodotti con valenza di genere (diretta o indiretta) in altri contesti territoriali? Si Si, ma solo in parte No Punteggio di rating Punteggi parziali 4 punti per ciascun Si 2 punto per ciascun Si parziale 0 punti per il No Max punteggio ottenibile 12 Trasferibilità Il progetto o sue parti rilevanti per il genere (direttamente o indirettamente) sono potenzialmente utilizzabili come modello per rispondere a bisogni differenti da quello originario, in contesti/settori differenti ? Si Si, ma solo in parte No Il progetto o sue parti rilevanti per il genere (direttamente o indirettamente) sono state concretamente utilizzate come modello per rispondere a bisogni differenti da quello originario, in contesti/settori differenti? Si Si, ma solo in parte No Punteggio di rating Punteggi parziali 6 punti per ciascun Si 3 punto per ciascun Si parziale 0 punti per il No Max punteggio ottenibile 12 Mainstreaming Il progetto è collegato con altre azioni/misure/progetti sulle tematiche di genere che ne rafforzano l’opera di mainstreaming? Si Si, ma solo in parte No Almeno un prodotto/modello rilevante per il genere (direttamente o indirettamente) è stato adottato da soggetti interni al progetto? Si Si, ma solo in parte No Almeno un prodotto/modello rilevante per il genere (direttamente o indirettamente) è stato adottato da soggetti operanti sul territorio analoghi a quelli che lo hanno realizzato ed esterni al progetto? Si Si, ma solo in parte No Il progetto è stato presentato in una comunità di pratiche e/o inserito in un catalogo di pratiche gender oriented? Si Si, ma solo in parte No Sono state realizzate azioni di diffusione dei risultati e di promozione degli elementi di successo relativi a specifici interventi con valenza di genere (diretta o indiretta) presso policy maker, associazioni, aziende ecc.? Si Si, ma solo in parte No Almeno un prodotto/modello con valenza di genere (diretta o indiretta) è stato adottato da altri livelli istituzionali e/o trasferito nelle politiche ordinarie (specificare quali)? Punteggio di rating Punteggi parziali Totale punteggi parziali massimo ottenibile Punteggi per requisiti specifici Punteggio massimo raggiungibile Si Si, ma solo in parte No 3 punti per ciascun Si 2 punto per ciascun Si parziale 0 punti per il No Max punteggio ottenibile 18 120 Max punteggio ottenibile 35 155 3.2. Il Modello Specifico in Relazione all’Ambito Conciliazione Per quanto concerne il tema della conciliazione, individuare criteri specifici sulla base delle differenti tipologie di intervento, nasce anzitutto dalla presa d’atto della complessità della problematica in oggetto e della varietà di azioni con cui, in questi anni, si è cercato di fornire possibili soluzioni. Ciò può avvenire intervenendo sia con azioni dirette alle persone nelle sue diverse forme che con azioni rivolte a quelle strutture e sistemi in grado di facilitare la conciliazione fra vita lavorativa e vita familiare, fino ad azioni intese ad intervenire nel sistema territoriale come, ad esempio, il sistema dei trasporti o degli orari delle città. Il modello che si propone è, quindi, concepito per riferirsi a più interventi e modalità di azione possibili. Come specificato precedentemente, la presenza/assenza di un certo numero di requisiti di genere specifici permette di ottenere un punteggio aggiuntivo che, sommato al punteggio ottenuto tramite il modello base, costituisce il punteggio finale complessivo della buona pratica con specifico riferimento all’ambito della conciliazione. La scheda che segue rappresenta l’articolazione della III sezione del modello che individua i requisiti di genere specifici per l’identificazione delle buone pratiche in riferimento all’ ambito della conciliazione. Requisiti di genere specifici per l’identificazione di buone pratiche riguardanti la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro Azioni rivolte alle persone Orientamento e consulenza Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Le strutture deputate ad erogare orientamento prevedono orari flessibili che vadano incontro ad esigenze di cura? Si No Le strutture deputate ad erogare orientamento prevedono l’utilizzo di servizi accessori di baby-sitting ? Si No Le attività di orientamento e consulenza alla persona considerano i temi della conciliazione? Si No Le attività di orientamento e consulenza alla persona prevedono attività di mentoring? Si No Le attività di orientamento e consulenza alla persona prevedono attività di supporto al rientro dalla maternità? Si No Informazione, comunicazione e sensibilizzazione Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Le attività di informazione, comunicazione e sensibilizzazione hanno realizzato azioni mirate sulle tematiche della conciliazione rivolte a uomini e donne, definendo modalità specifiche per intercettare entrambi i sessi? Si No Le azioni di comunicazione sulla conciliazione affrontano il tema in connessione a quello della carriera femminile? Si No Si No Le azioni di sensibilizzazione sulla conciliazione sono state realizzate in contesti/settori poco inclini a tale tematica (ad es. aziende operanti in settori industriali e tecnologici ad alta concentrazione maschile)? Sono stati previsti servizi ad hoc per fornire informazioni sistematiche all’utenza sulla tematica conciliazione? Si No Formazione in tutte le sue tipologie (continua, permanente, alta formazione) Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Le attività di formazione contengono moduli di riferimento ai temi della conciliazione? Si No Le attività di formazione sono erogate tenendo conto delle esigenze di conciliazione dei/delle partecipanti? Si No Le attività di formazione sono erogate anche attraverso modalità di e-learning che possono venire incontro ad esigenze di conciliazione? Si No Percorsi integrati per l’inserimento/permanenza al lavoro Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento I percorsi integrati per l’inserimento/permanenza al lavoro prevedono un supporto conciliativo mediante l’erogazione di voucher di servizio? Si No I percorsi integrati per l’inserimento/permanenza al lavoro prevedono un supporto conciliativo mediante l’accesso a servizi di baby-sitting e/o asili aziendali? Si No Percorsi integrati per la creazione d’impresa Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Previsione di attività di consulenza flessibile per orario e modalità di erogazione? Si No Previsione di rimborsi spese/voucher di servizio a supporto del destinatario del percorso? Si No Incentivi/sostegno alle persone e alle imprese Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Gli incentivi/sostegni alle persone e alle imprese prevedono, fra le misure previste, anche l’erogazione di voucher di servizio? Si No Sono previsti incentivi per l’innovazione tecnologica ed organizzativa all’interno del luogo di lavoro come, ad esempio, job rotation, job sharing, dotazioni strutturali per il telelavoro? Si No Sono previsti incentivi per forme di flessibilità dell’orario di lavoro (parttime, banca ore ecc.)? Si No Sono previsti interventi di sostegno verso l’utilizzo dei congedi parentali per dipendenti uomini? Si No Sono previste forme di tutela aggiuntive per i collaboratori/collaboratrici con contratti atipici? Si No Sono previste forme di sostituzione al lavoro per imprenditrici e collaboratrici? Si No Azioni rivolte a strutture/sistemi Azioni di supporto al sistema della formazione/istruzione/lavoro Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento È prevista la costruzione e/o sperimentazione di modelli formativi sulle tematiche legate alla conciliazione? Si No È prevista una attività di consulenza e formazione del personale (formatori e docenti) sulle tematiche della conciliazione? Si No È prevista la creazione e sviluppo di reti e partenariati, tra enti formativi/ scuole e stakeholder portatori di interessi femminili? Si No È previsto il trasferimento di buone pratiche formative in materia di conciliazione? Si No È prevista la costruzione e/o sperimentazione di modelli per la flessibilità organizzativa del lavoro? Si No Azioni rivolte al sistema di governo Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Sono previste attività di studio ed analisi economico-sociale con specifico riferimento al tema della conciliazione? Si No Sono previste analisi dei bisogni territoriali sulla conciliazione? Si No È prevista la progettazione di sistemi di monitoraggio e valutazione di progetti che possono impattare sulla conciliazione vita familiare-vita lavorativa? Si No È prevista una attività di consulenza/supporto agli organi di governo per la pianificazione a livello territoriale di azioni di sistema con attenzione alla conciliazione? Si No Azioni rivolte al sistema dei servizi Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento È prevista una mappatura dei servizi per la cura e altri servizi territoriali che possono impattare sulla conciliazione vita familiare-vita lavorativa? Si No È prevista la progettazione/sperimentazione di servizi di assistenza domiciliare innovativa alle persone non autosufficienti? Si No È prevista la progettazione/sperimentazione di servizi di servizi di cura domiciliari per minori (babysitting e altre forme)? Si No È prevista la progettazione/sperimentazione di servizi di strutture per la cura (asili, nidi famiglia, nidi aziendali ecc.) Si No È prevista la progettazione di politiche temporali family friendly sull’orario dei servizi alla collettività e degli esercizi commerciali? Si No È prevista la progettazione di politiche temporali family friendly sull’orario e le modalità di funzionamento dei servizi dei trasporti collegati alle esigenze delle famiglie? Si No La rispondenza con i requisiti di genere specifici per tipologia di intervento permette di raggiungere un punteggio massimo aggiuntivo pari a 35. Tale punteggio è articolato nel seguente modo: • • • • • • nessuna rispondenza 0 punti rispondenza ad almeno un criterio specifico aggiuntivo 5 punti rispondenza ad almeno due criteri specifici aggiuntivi 10 punti rispondenza ad almeno tre criteri specifici aggiuntivi 20 punti rispondenza alla metà dei criteri specifici aggiuntivi per tipologia di intervento 20 punti rispondenza a tutti i criteri specifici aggiuntivi per tipologia di intervento 35 punti Il punteggio massimo può essere raggiunto sia in relazione ad una singola tipologia di intervento, sia sommando il raggiungimento di criteri specifici aggiuntivi in relazione a diverse tipologie di intervento, qualora il progetto risponda a tipologie multiple. 3.3. Il Modello Specifico in Relazione all’Ambito della Tratta degli Esseri Umani Gli interventi per prevenire e contrastare il fenomeno del traffico di esseri umani sono realizzati nei diversi contesti territoriali con intensità differente a seconda del bisogno espresso, della configurazione del territorio, della struttura locale dei servizi di protezione sociale ecc. Da un’analisi dei principali interventi realizzati in Italia e in Europa in questo ambito (molti dei quali a valere sull’iniziativa comunitaria Daphne oppure a valere sull’art. 18 del TU sull’immigrazione - D.Lgs.286/98 - e sviluppati in una dimensione interregionale e transnazionale), si evince che si tratta sia di azioni finalizzate alla prevenzione del fenomeno e alla sensibilizzazione dei contesti sociali, all’inclusione sociale e lavorativa delle vittime (progetti personalizzati ed integrati, iniziative per aumentare le capacità sociali per l’autodeterminazione ecc.) e al loro sostegno psico-fisico, grazie alla predisposizione di comunità di accoglienza, spazi destinati ad accogliere donne che hanno deciso di affrancarsi dalla situazione di sfruttamento e prostituzione che vivono. Gli interventi possono anche essere rivolti ai sistemi per favorire la governance tra gli attori che intervengono nella programmazione delle diverse politiche (sociali, abitative, del lavoro, della formazione), per migliorare il coordinamento/funzionamento della rete di servizi, le prestazioni degli operatori (ad es. mediante momenti di formazione congiunta di operatori sociali, delle forze dell’ordine anche di differenti Paesi ecc.), lo sviluppo di partenariati tra tutti gli stakeholder coinvolti e lo scambio di buone pratiche a tutti i livelli. Qualunque sia la tipologia di intervento adottata, è necessario che vengano progettate azioni efficaci in grado di intercettare le vittime di tratta e di offrire loro un supporto effettivo che possa innescare dinamiche di cambiamento nelle loro condizioni di vita. Ovviamente, soprattutto quando si tratta di progetti finanziati (dunque, con un inizio e una fine), perché ciò accada è necessario che si riesca a passare dalla dimensione “progettuale” a quella di “servizio”. Sempre partendo dalle principali tipologie di azione e di intervento, anche in questo caso come per l’ambito della conciliazione, è possibile procedere all’articolazione della IV sezione del modello che individua i requisiti di genere specifici per l’identificazione delle buone pratiche in riferimento al tema della tratta di esseri umani. Requisiti di genere specifici per l’identificazione di buone pratiche riguardanti la tratta di esseri umani Azioni rivolte alle persone Accoglienza/orientamento/consulenza Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Il progetto prevede la predisposizione di un mix di azioni di accoglienza, di orientamento/consulenza professionale coniugate ad azioni di tipo psicosociale? Si No Il progetto prevede la predisposizione di esperti per la prima accoglienza presso i posti di polizia o altre location sensibili? Si No Informazione, comunicazione e sensibilizzazione Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Il progetto prevede l’utilizzo di più mezzi di comunicazione (stampa, web, media ecc.) o modalità di comunicazione sperimentali/innovative? Si No Il progetto ha realizzato azioni mirate all’informazione sulle tematiche della tratta rivolte ai target specifici di utenza potenziale? Si No Le azioni di comunicazione sulla tratta affrontano il tema in connessione a quello dello sviluppo dei paesi di origine delle vittime? Si No Formazione Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Il progetto prevede percorsi per l’empowerment e per l’auto-stima delle vittime? Si No Il progetto prevede la partecipazione di psicologi e docenti alle attività formative? Si No Il progetto prevede forme di riconoscimento degli eventuali titoli di studio ottenuti nei paesi di origine? Si No Il progetto prevede interventi formativi specifici per la tutela della salute e la riduzione del danno rivolti alle vittime? Si No Percorsi integrati di accoglienza e d’inserimento socio-lavorativo Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Il progetto prevede la realizzazione di attività di intercettazione ed accoglienza precedentemente a quella di inserimento lavorativo? Il progetto prevede attività di tutela legale/counselling? Il progetto prevede attività di supporto per ottenere assistenza sanitaria? Si No Si No Si No Il progetto prevede attività di supporto per l’ottenimento del permesso di soggiorno? Si No Il progetto prevede misure di accompagnamento psico-sociale all’attività di inserimento lavorativo? Si No Il progetto prevede attività di mentoring/coaching/tutoraggio in corso di inserimento professionale/creazione di impresa ? Si No Il progetto prevede attività di orientamento ai servizi territoriali, al mondo del lavoro e della istruzione/formazione? Si No Il progetto prevede un’accompagnamento all’autonomia abitativa? Si No Incentivi/sostegni alle persone e alle imprese Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Il progetto prevede l’erogazione di incentivi alle imprese nell’ambito di percorsi di recupero? Si No Il progetto prevede incentivi/sostegni per la fruizione da parte delle vittime di servizi finalizzati al recupero (legali, psico-sociali ecc.)? Si No Azioni rivolte a strutture/sistemi Azioni di supporto al sistema della formazione/istruzione, lavoro, sociale e giudiziario e loro integrazione Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Il progetto prevede la progettazione/sperimentazione di servizi di consulenza e formazione del personale (formatori e docenti) sulle tematiche legate alla tratta degli esseri umani? Si No Il progetto prevede sperimentazioni di formazione congiunta per gli operatori anche appartenenti a sistemi differenti (formazione, lavoro, sociale, giustizia ecc.) o a territori differenti (anche transnazionali)? Si No Il progetto prevede l’elaborazione di modelli formativi, e strumenti e metodologie didattiche, a fini di recupero delle vittime, comuni per più enti/ attori territoriali? Si No Il progetto prevede il trasferimento buone pratiche formative/istruzione o di integrazione tra i sistemi che coinvolgono vittime di tratta? Si No Il progetto prevede la definizione di modalità integrate/accordi, reti per il coordinamento degli attori operanti nell’ambito dei diversi sistemi a favore della tratta ovvero operanti in differenti territori? Si No Azioni a supporto del sistema di governo Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Il progetto prevede attività di studio ed analisi economico-sociale (anche sovra-locale) sul tema della tratta, ai fini di prevenzione del fenomeno della prostituzione? Si No Il progetto prevede analisi dei bisogni territoriali per affrontare la problematica delle tratta e dei bisogni delle vittime? Si No Si No Il progetto prevede la progettazione si sistemi di monitoraggio e valutazione dei progetti per il contrasto alla tratta (creazione di strumenti interregionali e banche dati)? Il progetto prevede la predisposizione di una mappatura dei servizi di supporto diretto alle vittime della tratta o altri servizi territoriali che possono indirettamente contribuire al suo contrasto? Si No Il progetto prevede la costituzione di reti multidisciplinari tra tutti gli stakeholder coinvolti a livello locale, compresi gli attori pubblici e privati che intervengono nella programmazione ed attuazione delle diverse politiche afferenti alla tratta? Si No Il progetto prevede la costituzione di reti multidisciplinari tra stakeholder per integrare l’azione locale con quella nazionale o europea? Si No Il progetto prevede la consulenza agli organi di governo per la pianificazione a livello territoriale di azioni di sistema per il contrasto della tratta? Si No Azioni rivolte al sistema dei servizi Requisiti di genere specifici per tipologia di intervento Il progetto prevede servizi territoriali/numeri verde e/o servizi informativi? Si No Il progetto prevede la progettazione/sperimentazione di servizi di accoglienza residenziale? Si No Il progetto prevede la progettazione/sperimentazione di unità di strada/di pronto aiuto? Si No Il progetto prevede la progettazione/sperimentazione di modalità integrate per il coordinamento dei servizi territoriali? Si No Anche in questo caso la rispondenza con i requisiti di genere specifici per tipologia di intervento permette di raggiungere un punteggio massimo aggiuntivo pari a 35. Tale punteggio è articolato nel seguente modo: • nessuna rispondenza 0 punti • rispondenza ad almeno un criterio specifico aggiuntivo 5 punti • rispondenza ad almeno due criteri specifici aggiuntivi 10 punti • rispondenza ad almeno tre criteri specifici aggiuntivi 20 punti • rispondenza alla metà dei criteri specifici aggiuntivi per tipologia di intervento20 punti • rispondenza a tutti i criteri specifici aggiuntivi per tipologia di intervento 35 punti Il punteggio massimo può essere raggiunto sia in relazione ad una singola tipologia di intervento, sia sommando il raggiungimento di criteri specifici aggiuntivi in relazione a diverse tipologie di intervento, qualora il progetto risponda a tipologie multiple.