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“Tu sei quello CHE RICORDI”
58 “Tu sei quello CHE RICORDI” E ’ incredibile quante riflessioni possono scaturire da un gesto, fatto per caso, quasi per noia. Mi è capitato, in una domenica estiva di pioggia, di sfogliare le foto di famiglia, che mia madre conserva in una bella scatola di legno, riposta sull’ultima mensola di un armadio poco o quasi mai aperto. Avete mai provato a prendere tra le mani le vecchie fotografie sbiadite, macchiate dal tempo con gli appunti scritti a penna, con un inchiostro ormai scolorito? Saltano agli occhi persone care e luoghi che sembravano dimenticati, ma in realtà ancora ben presenti nella memoria. I ricordi. “Tu sei quello che ricordi”, scriveva Norberto Bobbio. La parola “ricordo” deriva dal latino, cor, coris (cuore): tu sei quello che ritorna nel tuo cuore. Allora, ti rendi conto di non poter cambiare quel che è stato, ma forse puoi riflettere sul passato, coglierne un significato diverso e guardare il tutto da una prospettiva diversa, nuova. La memoria ci permette non solo di archiviare i fatti, ma anche di selezionarli. Un po’ come un ripostiglio: cerchi di infilarci tutto dentro, ma alla fine lo spazio è limitato e quindi si può accatastare solo quanto è davvero utile e indispensabile. Così la memoria. Tiene solo quanto non si potrebbe fare a meno. Come le fotografie, che conservano le immagini, le parole fissano i contenuti. E’ quello che ci proponiamo con il Giornalino della Casa Famiglia. Invitiamo sempre gli ospiti, i loro famigliari, i volontari, gli amici e gli operatori a contribuire alla sua redazione con degli articoli: non chiediamo di scrivere chissà cosa, invitiamo a raccontare. Raccontare la loro vita trascorsa, la storia di quella targa riposta in bella vista sulla mensola in camera, le filastrocche o i proverbi che segnavano i loro discorsi di un tempo. Raccontare diventa il modo di rivedere il passato e può consentire a chi ascolta di immaginare ciò che non ha mai conosciuto, oppure di far riaffiorare quella parte del “ripostiglio” tanto stipata da non sapere che lì c’era ancora qualcosa di davvero imp o r ta nte.. La magia di una foto o di un semplice produzione di serotonina, utilissima per migliorare anche il tono dell’umore. La serotonina, tra l’altro, non è legata solo al cibo, ma anche ai legami affettivi e alla luce solare. E’ necessario, quindi, non impigrirsi, ma dedicare alle attività all’aperto almeno mezz’ora al giorno: ’è chi dice “Maledetta prima- una passeggiata, anche con l’ombrello, vera!”, ma anche l’autunno ha effetti sicuramente più benefici di un non è una stagione ottimale. pomeriggio trascorso a poltrire davanti Il copione, infatti, si ripete: alla TV! l’arrivo delle prime piogge, gli sbalzi di temperatura e i primi freddi danno una “battuta di arresto” all’organismo che si ritrova alle prese con bronchiti e sindromi influenzali. Oltre ai raffreddori, reumatismi e dolori articolari, si fanno avanti una serie di disturbi psico-somabbiamo chiesto ad alcuni Ospiti della Casa Famiglia tici che coinvolgono la sfera emotiva e come erano soliti “difendersi” i toni dell’umore. Le statistiche ci dicoda questo ”Mal di tempo”, no che un italiano su tre, soprattutto e sentite un po’ cosa ci hanno raccontato…. le donne, in questo periodo dell’anno diventa nervoso e irritabile, presenta Carla L.: “ la mia mamma, quando insonnia ed emicrania. Questa è una avevamo il mal di gola, ci preparava un infuso di acqua e foglie di vera sindrome, chiamata dagli esperti salvia da bere o da usare per fare i “mal di tempo”. Sicuramente l’autunno gargarismi… è il periodo dell’anno in cui la natura si Rosa B: : “… quando vivevo ancora trasforma in modo radicale e questo si a casa da sola, il cambio stagione riflette anche sul benessere dell’orgaera davvero triste…l’unica cosa che nismo causando una caduta di tono mi faceva sentire meglio era manrispetto all’entusiasmo e alla vivacità giare un bel piatto di pasta asciutta (alcuni studiosi sostengono che la che caratterizza la stagione estiva. La pasta contenga sostanze che danteoria più accreditata a sostegno delno benefici all’umore..) la depressione stagionale è quella seSperanza G. : “…a me è sempre piacondo cui il nostro orologio interno verciuto bere un bel bicchiere di latte rebbe alterato dalla diminuzione di luce caldo con il miele, quando ero giù di tipica dell’autunno. Come contrastare, tono…soprattutto nelle sere autunnali, prima di coricarmi, mi rilassava allora, questo inevitabile fenomeno? Per e mi faceva fare dei bei sogni…” iniziare, preferendo un’alimentazione a base di frutta e verdura, in modo da auCarlotta C. : “…cosa c’è di meglio di qualche cioccolatino, magari ripiementare la quota di antiossidanti necesno di liquore con la ciliegia?...” sari per difenderci dagli attacchi virali. Mangiare molti vegetali aiuta anche la Dr.ssa Chiara CRESPI MEDICO Fine d’Estate e …Mal di tempo C Curiosità… A Le origini del DIALETTO LOMBARDO L Tratto da Italiadonna.it ’area dialettale lombarda si estende oltre le frontiere della regione, espandendosi, fin dentro i confini del Piemonte, fino in Svizzera, e nel Trentino. Essendo quello lombardo il tipico dialetto gallo-italiaco, è difficile stabilire nettamente le distinzioni con gli altri dialetti dello stesso ceppo (dialetti ligure, piemontese ed emiliano). Il lombardo ha inoltre subito forti influenze e la funzione accentratrice di Milano, città che fin dall’antichità ha raccolto in sé caratteri linguistici provenienti dalle altre regioni italiane, ha mitigato le peculiarità di questa lingua. Precocemente conquistata dai romani, inoltre, la Lombardia fu presto attraversata da importanti vie commerciali e subì quindi influenze molto varie, tanto che si tende a vederne i caratteri distintivi nelle parole più vicine al ceppo gallo-italiaco. SPECIALE “DialeT” Pruerbi Giuseppina P.; Lina B.;Giuseppina G.; Giuseppina G.- Ospiti El prim ann a brazz a brazz, el segond pattej e fass, el terz ann cuu a cuu, el quart ann quant’è mai t’hoo cognossuuù. Il primo anno a braccetto, il secondo fasce e pannolini, il terzo schiena a schiena, il quarto quanto mai ti ho conosciuto. Tri rob impossibel: fa tasè i donn, fa corr i vecc, fa sta ferma i bagaj. Tre sono le cose impossibili: far tacere le donne, far correre i vecchi, tenere fermi i ragazzi. Cunt l’art e con l’ingann se viv metaa de l’ann, e con l’ingann e con l’art se viv anch l’oltra part. Con l’arte e con l’inganno si vive mezzo anno, e con l’inganno e con l’arte si vive anche l’altra metà. Ul Signor l’è andà in ciel ma i rimedi i ha lassaa in tèrra. Il Signore è andato in cielo, ma i rimedi li ha lasciati in terra. Tè ghé fam? Ferruccio Mascetti (Filastrocca che veniva recitata da due persone come botta e risposta; il cibo era poco e ci si scherzava sopra con le cose più assurde.) Tè ghè fam? Mangia ül stram Ül stram l’è dürr Mangia ul mür Ul mür lìè fat Mangia ul rat Ul rat al cürr Mangia i mürr I mürr a spùngian Mangia a süngia A süngia la tàca Mangia la càca A càca la spüsa Mangiala tüta Hai fame? Mangia lo strame Lo strame è duro mangia il muro il muro è insipido mangia il ratto il ratto corre mangia le more le more pungono mangia la sugna la sugna unge mangia la cacca la cacca puzza mangiala tutta I PANSANIG ovvero LE FAVOLE POPOLARI Ferruccio MASCETTI Figlio dell’ospite Sig.ra Severina Giuanin PIPETA C ’era una volta Giovanni Pipeta. Era un vecchio contadino che stava in collina e aveva un pezzo di vigna che coltivava a frutta, per lo più pere e fichi. Un giorno, mentre Pipeta era a dormire, dei ragazzi vanno a rubargli le pere: si affaccia alla finestra e i ragazzi scappano a gambe levate. Un giorno, Pipeta si ammala. Sente bussare alla porta ed entrano tre giovani: erano S. Pietro, S. Paolo e S. Giovanni. Gli chiedono: “Vuoi venire in Paradiso?”. Pipeta risponde loro: “Voglio una grazia santificante. Voglio che tutti quelli che si siedono su questa poltrona si alzino solo quando lo dico io. E tutti quelli che vanno sulla pianta di fichi e su quella di pere devono poter scendere solo quando voglio io. I santi acconsentono e vanno via. Dopo qualche giorno viene a trovarlo il diavolo. Pipeta gli vende l’anima e il diavolo in cambio gli dà un cappello pieno di soldi e dieci anni di vita. Dopo un po’ il diavolo dice: “Pipeta, mi lasci andare sulla pianta di fichi?”. Giovanni tutto contento risponde: “Va pure!”, ma quando il diavolo è in cima alla pianta, Pipeta comincia ad urlare “Così me li mangi tutti!” ed avendo lì vicino un mucchio di mattoni, comincia a tirarglieli uno alla volta. Il diavolo gridava “Basta, per carità!” e Pipeta lo lasciò andare solo dopo che i mattoni furono finiti. Dopo due o tre giorni, un altro diavolo decide di andare a prendere Pipeta. Lui gli dice: “Che fretta hai? Lasciami “Contadino” di Salvo Caramagno almeno fare la barba; vuoi che venga così all’inferno?”. E il diavolo: “Falla anche a me”. “Volentieri” risponde Pipeta “siediti su questa poltrona e aspettami”. Il diavolo si siede. Pipeta va a prendere un mattone e lo mette nel fuoco. Quando il mattone è rovente, lo prende con un guanto e lo frega bene sulla faccia del diavolo. Il diavolo si mette a gridare come un matto. Pipeta lo lascia andare, e il diavolo ritornato dai suoi amici, racconta quanto gli ha fatto Pipeta. Dopo qualche giorno Pipeta è morto e i diavoli sentono bussare alla porta. Satana chiede “Chi bussa?”. “Sono io, Giovanni Pipeta”. Satana grida ai diavoli “Date su i catenacci e non lasciatelo entrare!”. Allora Pipeta sale al Paradiso, ma S. Pietro non lo lascia entrare perché aveva venduto l’anima al diavolo. Allora Pipeta insiste: “Lasciami almeno vedere com’è il Paradiso”. S. Pietro apre un po’ la porta e Pipeta, sbirciando dentro, si leva il cappello e lo butta in mezzo al Paradiso. Gli Angeli fanno per prenderlo, ma Pipeta grida:” Lasciatelo stare, è pieno di pulci...lo prendo io!”. Così Pipeta entra in Paradiso e non ne esce più. Elena URGNANI ASA Il palio DEI QUATTRO CANTONI U na tradizione nella tradizione. A settembre, come tutti gli anni, nel mio paese natio, Cerano in provincia di Novara, si avvicendano due feste molto importanti. La prima domenica tutto il paese festeggia il Santo Patrono “Beato Pacifico”, la seconda il Palio dei Quattro Cantoni. E’ una manifestazione nata nel settembre 1983, quando ha preso vita la prima edizione. Si tratta di una rievocazione storica del medioevo e più precisamente di un particolare avvenimento: “nel febbraio del 1456, il Duca Francesco Sforza signore di Milano volendo dimostrare la propria stima verso i suoi uomini più coraggiosi e meritevoli assegna al nobile Pietro Gallarati, cittadino di Milano, figlio di Giovanni, cugino di sua moglie Maria Bianca Visconti, oltre ad altri feudi, la terra di Cerano.” I cantoni si contendono l’ambito drappo della manifestazione, che viene conquistato e consegnato alla fine della giornata con la proclamazione del cantone vincitore il quale terrà per un anno in sua consegna il drappo stesso. La cerimonia inizia nelle sedi dei cantoni con l’investitura dei quattro Capitani di Contrada: secondo l’antico cerimoniale, tocca al Signore del Borgo concedere l’investitura, conferendo prestigio e onore ai capitani. Una volta terminata questa cerimonia, tutto è pronto per lo svolgimento dei giochi, Re e Regina con tutti i sudditi proseguono in corteo per le vie del paese acclamati dai propri sostenitori e da tutti i compaesani, arrivando così al campo sportivo dove i capitani dei cantoni con giochi di forza, agilità, abilità, velocità e prestanza fisica determinano il cantone vincitore, aiutati dalle loro squadre che si esibiscono in duelli di esperti spadaccini, tutto intervallato da aggraziate dame che danzano su musiche rinascimentali, assistiti e sostenuti con grande calore dal pubblico che li incita in un clima di grande festa. UNO SCATTO DA NVERUNO: SPETTACOLARE NUBE TEMPORALESCA La Festa di Parliamo di …ANIMAZIONE Antonella PIANTANIDA Animatrice C on l’autunno si riprendono in Casa Famiglia le attività di animazione. Quest’anno vogliamo dare un’impostazione diversa alle varie attività sia di laboratorio che di gioco, di lettura, redazione e stesura del giornalino. La nostra intenzione è di coinvolgere quanti più ospiti possibili, anche diversificando i laboratori secondo passioni ed inclinazioni. Per fare tutto ciò abbiamo bisogno dell’aiuto e della collaborazione di quante più persone possibili. Alcuni dei parenti, dei volontari, del personale e degli amici si sono già attivati in questo senso e a loro va il nostro ringraziamento. Abbiamo realizzato con l’aiuto del sig. Ferruccio, il laboratorio di giardinaggio. Gli ospiti collaborano in modo attivo sia nell’acquisto delle piantine, sia nell’invaso delle stesse sia nella loro cura, innaffiandole e là dove occorre, concimandole, pulendole, togliendo l’eventuale fogliame secco. Tante altre sono comunque le novità e le iniziative che partiranno a breve e che non lasceranno ai partecipanti neppure il tempo di bere un caffè. FERRAGOSTO I Chiara GARAVAGLIA A.Sociale l Ferragosto ovunque e anche in Casa Famiglia, è un ottimo motivo per divertirsi con giochi e risate, e banchettare come da tradizione in compagnia. Il pomeriggio del 12 agosto, in un salone addobbato con palloncini e fiori, si è organizzata la “Caccia la tesoro musicale”, grazie alla collaborazione del duo canoro Nino e Kathrin (che ringraziamo). Parenti, amici e volontari, divisi in squadre, hanno giocato alla pentolaccia e si sono esibiti in gare di ballo e di canto all’ultimo respiro. Gli ospiti, nel ruolo di giurati, hanno decretato la squadra vincitrice. E come poteva mancare l’anguria, frutto per eccellenza del Ferragosto? Anche la merenda di quel giorno è stata speciale: grazie all’abilità delle nostre cuoche, una buona macedonia con il gelato è stata servita in un’enorme anguria tutta decorata! Il 15 di agosto, invece, nel salone centrale della Casa Famiglia gli ospiti con i loro famigliari e alcuni volontari hanno pranzato con sottofondo di musica di pianoforte: il menù, delizioso come al solito, è stato davvero gradito dai commensali che hanno applaudito vivamente la cuoca! Sul cappello CHE NOI PORTIAMO Sul cappello, sul cappello che noi portiamo, c’è una lunga, c’è una lunga penna nera, che a noi serve, che a noi serve da bandiera, su pei monti, su pei monti a guerreggiar. Oi la la. Evviva evviva il reggimento, evviva evviva il 6° degli Alpin. Su pei monti, su pei monti che noi saremo, coglieremo, coglieremo le stelle alpine; per portarle, per portarle alle bambine, farle piangere, farle piangere e sospirar. Oi la la. Chiara GARAVAGLIA Assistente Sociale I n occasione della Festa dell’Anziano, che si tiene tradizionalmente la terza domenica del mese di settembre in collaborazione con il Gruppo Caritas della Parrocchia Inverunese, la Casa Famiglia ha invitato ad allietare il pomeriggio il Coro Alpini di Magenta. Questo ha suscitato nel Sig. Bruno C., grande felicità, poiché lui stesso è stato alpino-parà per ben due anni, dal ’55 al ’57, nel plotone di Torino. Il Sig. Bruno, ci racconta: “Il mio plotone era composto da 40 alpini. Non è stato semplice entrare a far parte di questo corpo, i medici erano molto selettivi nel reclutamento: bisognava essere in buona salute e avere un corpo atletico, la vita degli alpini, soprattutto dei paracadutisti, non era così facile! La vita comunitaria, però, a me è sempre piaciuta ed ho imparato molto dai miei compagni: durante il servizio militare ho addirittura preso la patente. E poi, venivamo retribuiti: riuscivo a mandare a casa ben 30.000 lire al mese e, a quei tempi, erano bei soldini. A volte, di nascosto dai capi, andavamo a casa con una vecchia motoretta; era proibito è vero, ma sentivo troppo la mancanza dei miei cari e correvo il rischio! Oggi come allora, mi commuovo se penso al giorno del mio giuramento, nel novembre del 1955: una parata magnifica, con le divise splendenti e in ordine. Ho ancora il cappello con la penna d’aquila…guai a chi me lo tocca! e L Rosa M. CALLONI Impiegata a sera di martedì 31 Agosto in Casa Famiglia si è tenuta la “Festa di fine estate”. Molti parenti degli ospiti e volontari si sono cimentati in vari giochi molto divertenti e spiritosi. La serata è stata allietata dalla musica di Gigi Ronzio, che ha accompagnato i giochi scegliendo ad hoc i brani e facendo, poi, ballare tutti con musiche tipiche degli anni 60 e latino-americane. I giochi erano a squadre: la squadra Arancione, capitanata dal sig. Re Silvano e la squadra Verde capitanata dalla sig.ra Fassi Angelica. Gli ospiti della Casa erano i Giudici incontrastati di tutta la serata; e hanno determinato la vittoria della squadra Arancione. Pizza e Coca Cola, poi, hanno rifocillato tutti i presenti. Al prossimo anno! Ricordi di un VECCHIO ALPINO Sig. Bruno CURTAZ - Ospite Giochi e risate durante... LA FESTA DI FINE ESTATE! Angela CHITTOGLIO La cuoca consiglia…. Confettura di CIPOLLE ROSSE di Tropea L 600 gr cipolle rosse di Tropea (al netto dello scarto) 100 ml aceto di mele 130 gr zucchero bianco 130gr zucchero di canna -- Filetto di maiale agli aromi con marmellata di cipolle P 1 filetto di maiale, 20 gr burro, 1 cucchiaio olio e.v., 7 foglie di salvia, 2 rametti di rosmarino, 3 cucchiai di sale grosso, 4 grani di pepe nero Daria Chiodini Coordinatrice ulire le cipolle, e affettarle molto finemente. Mettere le cipolle in una ciotola con l’aceto, lasciare riposare 4 ore coprendo il tutto con uno strofinaccio e mescolando di tanto in tanto. Unire, poi, i due tipi di zucchero e lasciare riposare altre 4 ore, rimestando come sopra. Trascorso questo tempo, mettere il tutto in una pentola di acciaio e cuocere a fiamma dolce per 30 minuti circa: la marmellata dovrà essere fluida ma non acquosa. Appena pronta, metterla in vasi sterilizzati, chiudere e ribaltare il vasetto, lasciandolo capovolto finchè non si sia raffreddato. a confettura di cipolle rosse solitamente accompagna i formaggi stagionati, ma vale la pena di accostare questa particolare conserva anche alla carne, creando un piatto decisamente insolito ma di sicura riuscita.... T ritare finemente la salvia, gli aghi di rosmarino e mescolare il trito con il sale e il pepe in grani pestato. Cospargere il filetto di maiale con il trito e farlo dorare bene in una padella con olio e burro caldi. Spegnere quindi il fuoco, coperchiare e lasciare a riposare per una decina di minuti. Tagliare a fette il filetto e impiattare avendo cura di alternare le fette ad un cucchino di confettura di cipolle rosse. Per un piatto completo, accompagnare con insalata novella. TANTI AUGURI A... Luglio: Cassani C., Pellegatta R., Pirola R. Agosto: Albertini P., Bertani E., Casero M., Colombo S., Cucchetti A., Sangalli G. Pecoraro I., Poretti L. Settembre: Calcaterra A., Pomiro M., Staffieri G., Mereghetti L. Un caro ricordo a: Cafiero Antonietta Rolfi Elisa - Barera Luigia - Turni Luigi Un benvenuto a: Pecoraro Ida – Barozzi Renata - Longoni Carla – Mereghetti Luigi Per la realizzazione de “IL GIORNALE DEI NONNI” hanno collaborato: gli ospiti di Casa Famiglia, la Coordinatrice Daria Chiodini, la Sig.ra Marinella Restelli, la Dott.ssa Crespi, il Sig. Ferruccio Mascetti, Antonella Piantanida Animatrice, Chiara Garavaglia A.S., R.M Calloni Impiegata, Elena Urgnani Asa, Angela Chittoglio Cuoca.