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Le luci nel tempio - Loggia Leonessa Arnaldo

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Le luci nel tempio - Loggia Leonessa Arnaldo
R.·.L.·. Leonessa Arnaldo n° 951 Or.·. di Brescia
LE LUCI NEL TEMPIO
LE TRE GRANDI LUCI
•
Il Libro della Legge Sacra. Ne abbiamo parlato la scorsa tornata. Ricordiamo alcuni concetti base.
È unicamente un simbolo, il simbolo che riconosce che esiste un rapporto tra l’Essere Supremo che si
rivela e l’uomo. Non ha carattere ecclesiale, non significa accettazione a priori della fede nella religione del
Libro scelto né di alcuna altra fede. Rappresenta il principio del Sacro. È storicamente il testo da cui gli
obblighi massonici hanno tratto ispirazione. Nella Bibbia ci sono specifici richiami a racconti che esprimono
concetti massonici.
Ritengo che il Volume della Legge Sacra rappresenti il simbolo dell’ammissibile possibilità che vi sia una
comunicazione del G.A.D.U. all’umanità, attraverso scritti di profeti ispirati.
La fase di Libro Aperto, che segue a quella del Libro Sigillato, precede l’inizio dell’attività differenziatrice ed
irraggiatrice del Compasso, cioè l’attività con la quale il G.A.D.U. manifesta il creato. Lo vedremo meglio
analizzando il Compasso.
La Squadra è un simbolo della rettitudine e quindi può significare l’integrità morale, la sincerità nel
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riconoscere i propri vizi e l’onestà dei nostri pensieri e delle nostre azioni. È strumento passivo che, nei
lavori in Grado di Apprendista, ci consente di controllare il lavoro svolto sulla pietra, che da grezza sta
diventando cubica. Possiamo assimilare ad essa l’idea della Materia. In sintesi, possiamo dire che la
Squadra simboleggia la rettitudine nell’azione. L’inizio del processo di ascesa del Fratello che vuol
conoscere se stesso, ma non è ancora in corso l’ascesa, si è ancora nel processo di individuazione, di
comprensione di ciò che realmente si è.
•
Il Compasso, con i suoi bracci ad ampiezza variabile, è un simbolo di apertura, cioè di abilità e di
conoscenza che possono ampliarsi, e dei limiti che a queste si impongono. Possiamo assimilare al Compasso
il concetto dello Spirito. In sintesi il Compasso rappresenta la misura della ricerca, ma non solo. È
strumento attivo che, sotto il controllo del nostro pensiero, ci consente di modificare la materia.
La duplice attività del Compasso permette di passare, con la sua forza centrifuga dall’interno all’esterno
del Libro, questa sua forza fa sì che l’Unità rappresentata dal Libro sigillato, si trasformi in Forza generatrice
nella fase di Libro aperto e, quindi, in dualità ed opposizioni, creando l’interno e l’esterno, il superiore e
l’inferiore (nel senso spirituale e non spaziale). Il Compasso, che esce dal Libro e tramite la forza
centrifuga si dilata verso il basso, esprime lo Spirito che si diffonde ed è in noi, che è già divenuto
incompleto rispetto allo Spirito creatore. Lo spirito in realtà, trasmette e conserva se stesso, irraggia se
stesso, tramite se stesso. È vero quindi che l’Uno-il Tutto, si differenzia e si divide sotto l’azione del
Compasso in particelle infinite, ma la Riga ci dice che l’Essenza dell’essere Supremo non degenera mai,
restando compatta e unica: in alto, in basso e nelle condizioni intermedie. Il Massone deve mettersi in
movimento per perfezionarsi tramite la forza centripeta del Compasso, dal basso verso l’alto o, se
preferite, dalla periferia al centro.
La Libera Muratoria segue le leggi del Compasso, esso viene dal Libro e riconduce al Libro,
quindi scende nell’uomo per elevarlo e ricondurlo all’Origine, si espande e poi si riavvicina.
Rientrando nel Libro, il Compasso interrompe il Lavoro e il movimento, riconquistando la Pace dello Spirito.
Sta a noi ascendere tramite il Compasso e riconquistare il Libro, l’assoluta Saggezza.
Osserviamo la posizione che gli strumenti assumono in questo Grado: la squadra sta sopra il compasso e lo
copre. Possiamo quindi affermare che, per l’Apprendista, la Materia (correlata alla razionalità, alla
concretezza, all’analisi) domina ancora sullo Spirito, in quanto i neofiti sono all’inizio del cammino iniziatico e
il mondo profano ancora li sovrasta. Teniamo presente che l’interazione tra i due simboli, Squadra e
Compasso, cambierà quando il percorso spirituale farà progressi, esprimendo la crescita iniziatica, con
cambiamenti positivi di comportamenti e pensieri.
Considerando l’inscindibile legame tra i due simboli e le riflessioni sulla Squadra legata alla Materia e quindi
alla Terra e il Compasso legato allo Spirito e quindi al Cielo, possiamo sostenere che anche il legame tra
Materia e Spirito e fra Terra e Cielo è indissolubile, così come l’unione tra Macrocosmo e Microcosmo.
1
Nel simbolo triplo, quindi con Squadra e Compasso posti sopra il Libro Sacro aperto, possiamo
riconoscere la manifestazione del G.A.D.U. tramite la creazione del cielo e della terra. Le Tre Grandi Luci
unite assieme rendono sacro il Tempio massonico, in una simbologia essenziale per compiere i Lavori. Il
nostro Tempio, ovunque venga segnato, anche all’aperto, perde la sua sacralità e torna allo stato materiale,
quando sull’ara il Libro Sacro viene chiuso e Squadra e Compasso sono riposti.
Le Tre Grandi Luci sono espressione della Luce massonica ricercata e voluta, che si riferisce al
Tutto: spirito, anima e materia.
Questo simbolismo triplice, può anche essere interpretato come la natura umana divisa in tre parti - corpo,
mente e anima e, in tale comprensione le Tre Gran Luci diventano le direttrici che guidano le tre nature: la
Squadra il corpo, il Compasso la mente, ed il Volume della Legge Sacra l’anima.
Squadra e compasso sono sovrapposti e non sottoposti al Libro Sacro, ciò perché il Massone rifiuta
qualsiasi concezione religiosa dogmatica.
Abbiamo visto che il Libro chiuso o sigillato è Sapienza Assoluta o Divina Sapienza; il Libro aperto è
premessa dell’attività irraggiatrice del G.A.D.U. che si manifesta. Il Libro aperto quindi allude ad una
condizione intermedia, è una realtà tra la Quiete del Libro Sigillato e il divenire del Compasso aperto, quando
lo si sovrappone.
E se i due simboli di Squadra e Compasso congiunti ci ricordano che lo Spirito non esiste senza la Materia e
ci esortano a rimanere nel limite del ragionevole, i tre simboli insieme ci invitano ad evitare gli estremismi del
materialismo, perché c’è il Libro Sacro o dell’eccessivo misticismo, perché c’è la Squadra, e a saper vivere
così “tra la Squadra e il Compasso”.
Un’interpretazione alchemica riassunta da Fulcanelli ne Il Mistero delle Cattedrali, recita: “… vediamo la
materia prima dell’Opera espressa simbolicamente da un libro ora aperto, ora chiuso, secondo
ch’essa sia stata lavorata o sia appena estratta dalla miniera. Talvolta, quando questo libro è raffigurato
chiuso, indicando cosi la sostanza minerale grezza, - non è raro vederlo anche sigillato da sette bande; sono
il segno delle sette operazioni successive che permettono di aprirlo poiché ciascuna di esse spezza uno dei
sigilli di chiusura. Tale è il Gran Libro della Natura, che racchiude, nelle sue pagine, la rivelazione
delle scienze profane e quella dei misteri sacri. È un libro dallo stile semplice, di facile lettura, a
condizione, però, che si sappia dove trovarlo, cosa assai difficile, e che, soprattutto, lo si
sappia aprire, cosa che è ancora più laboriosa.” Vi consiglio di rileggerla e meditarla.
Il movimento del Compasso non solo ha la capacità di modificare ciò che esce dal libro, ma anche di creare
delle molteplicità e sempre più differenziazioni, quindi, cambiando il verso alla direzione, una pluralità infinita
di vie si riconducono verso l’Alto per conquistare la Sapienza. Ogni essere infatti la cerca a suo modo,
soggettivamente e partendo da se stesso. La Sapienza, una volta uscita dal Libro, anche nelle forme più
elevate di Spiritualità, è soggetta ad adattarsi a ciascuna individuo. Nessun essere può confondersi con un
altro essere e il cammino iniziatico ha il suo aspetto individuale già nella prima infinitesimale apertura del
Compasso, prima ancora che nella Materia.
La tecnica più semplice di assimilazione del simbolo del Compasso sta nella meditazione catartica, o
meditazione intensa, ponendo il Compasso, dalle linee essenziali con bracci semplici aperti, su un panno di
color blu uniforme e osservarlo per vari minuti, concentrati e nel silenzio. Ripetere spesso questa
meditazione permette col tempo di aprire la mente all’archetipo della circolarità, assimilabile
alchemicamente al simbolo cosmico dell’Uroboros che è nel nostro inconscio, e attingere su un piano
diverso una nuova libertà creativa. Questa libertà sarà tanto maggiore quanto l’ampiezza e la luminosità
dell’esperienza aumentano in correlazione alla trasformazione della coscienza e della personalità del
Massone.
Noi vogliamo essere persone illuminate. Alcuni uomini si rivelano più chiaroveggenti1 di altri, cioè vedono
più chiaro di altri. Non mi riferirsco all’intelligenza e men che meno alla divinazione, ma intendo la capacità
di conseguire conoscenze tramite l’intuizione e le percezioni, che sono facoltà insite in ognuno di
noi, che ci sono proprie e che ci permettono, se ben alimentate (cosa che è possibile), di tentare di indagare
il nostro essere e il mondo.
Resta sconosciuta l’origine di queste capacità di ottenere una comprensione superiore, ma si sa che coloro
che l’hanno conseguita danno prova di sorprendente lucidità e si sa pure che vi sono tecniche che
permettono di perfezionarsi in tali capacità. Un compito certo agevolato da studi costanti, da profonde
meditazioni, fino alle meditazioni catartiche e da una lunga esperienza, ma alla fin fine la loro qualità si basa
su un perfezionamento delle facoltà pensanti. Ogni massone può diventare più sensibile alle vibrazioni
delle Luce iniziatica, che sono vibrazioni energetiche e di pensiero, per sviluppare la comprensione di ciò
1
Dal latino clarus, chiaro, e videre, vedere.
2
che egli è e di ciò che gli accade quotidianamente. Sono potenzialità insite in ogni essere umano, e nel
Massone devono essere conosciute, cosicché il pensiero, le azioni e lo stile di vita creino la nuova esistenza
consapevole.
Secondo l’Antica Tradizione, di cui sono impregnati i rituali, la Luce rappresenta una facoltà latente
nell’essere umano, destata e resa potenzialmente disponibile attraverso l’Iniziazione. Tale
facoltà, ci dicono anche gli antichi Maestri, può essere acquisita attraverso l’intuizione.
E il concetto ritorna.
L’intuizione è necessaria per comprendere i simboli. Ad esempio, per comprendere l’espressione
simbolica G.A.D.U., che sintetizza il concetto di Essere Supremo, di Essenza, a livello intuitivo, appunto, si
svela nel concetto di Cosmo e nella percezione dei suoi ritmi. Il G.A.D.U. non è definibile in concreto con dei
concetti a causa della limitatezza della nostra mente, e possiamo avvicinarci ad esso per tentativi,
formulando delle astrazioni imperfette attraverso, appunto, l’intuizione. Il Simbolo della squadra si svela
attraverso il quadrato, i quadrilunghi, il cubo e la quaternità, mentre il Compasso si svela attraverso il
simbolo del cerchio, delle sfere e quindi della circolarità.
Dobbiamo operare con volontà, volontà di perfezionamento, volontà della persona di buon senso che è
risoluta ad impegnarsi veramente e non solo a parole, nel correggersi e nel conseguire le sue facoltà di
pensiero, nel conoscere realmente le sue ombre, portarle alla luce e dominarle.
Un grande Massone e Rosacrociano2 sostiene: "Come per un uomo privo di organi la Luce non esiste,
anche se altri ne possono godere e gioire, così molti uomini non possono gioire di qualcosa di cui invece altri
possono. Un uomo potrebbe essere organizzato in modo tale da sentire, intendere, vedere e gustare cose
che un altro non potrebbe, perché privo dell'organo necessario. Ammettendo ciò, se questi cercassero
spiegazioni plausibili a tale fatto, sarebbe assolutamente inutile, in quanto le idee che uno ha ricevuto dal
suo organo particolare cozzerebbero contro quelle dell'altro che non potrà mai afferrarle. Siccome ognuno
riceve le proprie idee dai suoi sensi, e considerato quindi che tutte le operazioni della ragione non sono
che forme di astrazione di impressioni sensibili, ne consegue che è veramente impossibile crearsi delle
idee su molte cose, fin quando non avremo ricevuto delle sensazioni su tali cose. Questo perché ogni nostro
organo è o diventa sensibile soltanto per noi stessi, e non per altri".
Noi massoni siamo consapevoli che esiste una chiave che apre la porta del nostro “santuario
intimo” e come trovarla.
È unanime nel mondo dare il nome di Luce e di tenebre a manifestazioni di “sintomi interiori”, che pur non
sono misurabili come lo possono essere quelli esteriori. Questa concordanza universale ripropone ancora e
sotto un differente punto di vista, l'esistenza di una “oggettività interiore”, che accomuna tutti gli uomini e
che ci deve far riflettere profondamente.
L’oggettività interiore è quello che Jung definisce “inconscio collettivo” e i cui significati si
esprimono in simboli. Esiste una parte della nostra psiche profondamente sepolta che contiene
degli archetipi, cioè dei simboli arcaici, delle immagini originarie, di modelli innati, comuni a tutti gli
individui, pur di cultura ed epoche diverse. Da qui e per una consapevole metamorfosi della coscienza
individuale, non è sufficiente lavorare sull’Io, dobbiamo procedere all’individuazione e dare inizio alla ricerca
del Sé nella dimensione archetipica, per avere la possibilità di intendere i simboli unificatori e la loro
funzione trascendente. Ovvero arrivare a comprendere l’integrazione tra gli uomini che risiede nel nostro
inconscio, origine di una dimensione che riconduce all’Unità del tutto, elementi tra loro opposti e disparati.
Non fare niente, esistere pigramente nell’inconscio che domina è da stadio di vita primitivo e non da
Massoni. La libertà dell’Io è figlia della libertà del Sé, che dobbiamo tentare di comprendere.
Se sentite che c’è qualcosa di più che costituisce la vostra più profonda essenza, siete nel giusto cammino.
E voi Fratelli Apprendisti dovreste aver compreso, dalle riunioni cui avete partecipato, che cercando e
ricercando, il Massone trova in se stesso, l’Essere, il Sé. Quel Sé che è scintilla del divino e del divino è
parte. E il Sé dovrebbe essere libero in noi, come libero è l’Essere Supremo, il Tutto di cui siamo parte. E la
prigione che invece vincola il Sé altro non è che l’Io, quell’Io transitorio e mortale che è la nostra vita, tanto
quanto universale ed eterno è il Sé in noi, parte purissima ed elevata del Tutto. Noi siamo schegge del Tutto
e siamo in rapporto con Lui. Non illudiamoci che la nostra vita si svolga in funzione del nostro Io, mentre
2
Karl von Eckartshausen, La Nuèe sur le Sanctuaire
3
piuttosto è il nostro Io che è stato generato in funzione della vita del Tutto. È la prospettiva egocentrica che
è sbagliata: c’è una storia che si compie e noi ne siamo interpreti più o meno consapevoli, è questo il destino
di tutti, sta a noi scoprire a che cosa sia funzionale la nostra vita nella prospettiva del Tutto.
Vi sono analogie tra la psicologia analitica junghiana e il rituale massonico. Sappiate che nella ricerca di
perfezionamento del massone è riscontrabile quello che Jung definisce “processo di individuazione”, cioè
la realizzazione conscia al bisogno di completezza del nostro essere, nella nostra peculiarità di esseri unici e
diversi, in una sinergia di aspetti consci e inconsci che determina l’ampliamento della personalità.
L’importanza di Jung, per me, risiede proprio in questo suo pensiero di equivalenza tra l’aspirazione
all’autorealizzazione conscia della propria personalità e la ricerca di un più ampio progetto
trascendente, sfruttando la propensione che come Massoni abbiamo al rapporto individuale con la
simbologia.
Mito e simbolo sono componenti fondamentali degli archetipi e sono categorie primarie ed esemplari,
preesistenti alla storia dell’uomo, eppure impresse nelle profondità della mente umana, destinati ad affiorare
nella coscienza di quei pochi individui che li desiderano conoscere e li ricercano, prendendo forma e
sostanza, quale “consapevolezza di ciò che si è”.
La Luce della Conoscenza iniziatica che aneliamo è una rivelazione elargita dal Grande
Architetto che, scendendo, la offre al Massone che ascende. Chi ha maturato una visione spirituale
riconosce nelle punte del Compasso, volte verso il basso e coperte in questa Camera, la presenza dello
Spirito in noi, la sua Forza discendente-ascendente. Un Fratello che intende elevarsi, pensa quindi al
Compasso quale simbolo di manifestazione dello Spirito e riunione allo Stesso. E lo Spirito deve immaginarlo
tanto omogeneo ed inafferrabile, invisibile ed inalterabile quanto lo è lo Spazio illimitato, la Vita infinita ed
inesauribile.
Via via che ci si trasforma interiormente ci si predispone ad accogliere delle rivelazioni.
Con l’attivarsi del Compasso, strumento principale del divenire il Massone, il Libero Muratore, proprio
perché governato dalla dualità di questo strumento, sa di dover controllare la sua parte ombrosa, ostile,
nociva che ha imparato a riconoscere, sa di dover spingere lo sguardo interiore direttamente nel contenuto
del Sacro Libro, che aperto simboleggia lo Spirito, la Sapienza, avendo appreso di non essere distaccato dalle
altre realtà cosmiche che, dal punto di vista iniziatico, sono animate dalla stessa Energia. Non dimentichiamo
che i termini “interno” ed “esterno” sono illusori, al pari di ogni dualità o coppia di contrari.
Lo Spirito divino scorre in noi per spiritualizzare l’anima e il corpo fino all’ultima particella.
E ora Fratelli una domanda: Cos’è il Santo Graal?
Alcuni esoteristi dicono di vivere alla ricerca del Graal. Forse sono dei folli, forse no. Anche alcuni grandi
Iniziati affermano che il loro cammino iniziatico è la ricerca del Graal, così come gli Alchimisti identificano il
loro lavoro con la ricerca della Pietra Filosofale.
Se avete memorizzato quanto detto sulle Tre Grandi Luci, che cosa rappresentano esotericamente e le loro
connessioni, provate ad interpretare questo disegno simbolico:
Ho detto.
DG
19 ottobre 2012
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