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Analysis
Set
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Ott embreobre
‘12
Anno VIII n°4
Il Giornale ufficiale dell’Associazione Studentesca
- Alfonso Mangone -
la vetrina
messaggio ai lettori
Già dallo scorso numero abbiamo pubblicato in copertina un lavoro di un artista quale Keith Haring, così abbiamo deciso di continuare con questa idea e, già a partire da questo numero, abbiamo scelto un dipinto di
un artista più o meno famoso come immagine di copertina. A determinare la nostra scelta a volte saranno i
colori, altre volte le tematiche e i significati, altre volte ancora la biografia dell’artista. Se anche voi volete
contribuire alla scelta, soprattutto se conoscete degli artisti di “nicchia” che secondo voi meritano di essere
conosciuti dai nostri colleghi, inviateci i vostri suggerimenti a [email protected]. Ogni
aspetto di questo giornale, secondo noi, può essere interattivo, per consentirvi di esprimere le vostre idee,
le vostre opinioni, la vostra creatività, per condividere le vostre conoscenze, ovviamente sempre rispettando
le fondamentali regole della buona comunicazione. Spero apprezzerete i contenuti di questo e dei seguenti
numeri del Follemente e, ripeto, se pensate ci sia qualcosa da migliorare o da modificare, basta dirlo:
potete scrivere sulla pagina FB dell’associazione, potete venire in Spazietto di fronte l’Aula B o potete fermarci nei corridoi della nostra facoltà. Noi saremo lì, pronti ad ascoltarvi e, se volete, ad accogliervi nella
nostra associazione per lavorare insieme ai progetti, per organizzare eventi sempre migliori e più seguiti,
per collaborare con Uniradio, per far parte di un gruppo affiatatissimo e mettere insieme le idee per cercare
di migliorare sempre di più la vita universitaria a Cesena.
la Redazione
La vignetta
immagine di copertina
Alfonso Mangone nasce ad Altavilla Silentina (SA) il
1 marzo 1958. Nel 1976 si trasferisce a Catanzaro per
seguire gli studi presso l'Accademia di Belle Arti. Nel
1980 completa gli studi presso l'Accademia di Belle
Arti di Firenze, seguendo il corso di pittura del professore Gustavo Giulietti. La ricerca pittorica di Mangone inizia proprio in questi anni e grazie ad essa si
mantiene agli studi ed instaura rapporti di collaborazione ed amicizia con numerosi artisti, intellettuali e
critici d'arte, fra i quali Aldo Braibanti, Antonio di
Palma, Gianni Pozzi, Carlo Sain, Gino Tarantino, Alvaro Bracaloni.
Quegli anni, ricchi di frequentazioni, lo portano a
contatto con diversi artisti stranieri come Kcrista Von
Baum e Felicitas Pallat. Nel 1990 si trasferisce in
Olanda. Realizza una serie di mostre presso l' Istituto
Italiano di Cultura di Amsterdam, presentate da Aldo
Braibanti, Alfonso Pecoraro Scanio e Barbara Tosi.
Oltre ad opere pittoriche, in Olanda realizza murales
in spazi pubblici commissionati da "STAD-KUNST",
"GREENPEACE", "AMNESTY INTERNATIONAL", nonchè performance con gruppi rock ed installazioni di
materiali. Mangone interrompe questa frenetica attività nel 1995, trasferendosi inizialmente a Berlino e
ritornando successivamente in Italia.
E' qui che instaura un rapporto di lavoro con il gruppo
multinazionale HEINEKEN ITALIA, realizzando una
serie limitata di bicchieri per Stella Artois ed una collezione di olii ed acrilici su tela, inseriti nei locali "Heineken gree stage", sparsi su tutto il territorio italiano.
editoriale
Follemente
PAROLE D’ORDINE: RICOMINCIARE E RESISTERE
È
sempre difficile ricominciare, ma noi siamo qui, di
nuovo, per continuare dove avevamo lasciato e cercare di
migliorarci, sia nelle vesti che nei contenuti di questo giornale, sia nelle attività e nei progetti della nostra Analysis.
Ogniqualvolta che mi ritrovo tra le mani una copia del Follemente, mi rendo conto che ormai sono otto anni che questo giornale viene pubblicato, con una discreta regolarità,
dalla nostra associazione. Mi chiedo se chi fece nascere
dal nulla questo giornale segua ancora le sue vicende, perché io, come tutta Analysis, mi considero un padre putativo
di questo progetto, mi piace prendermene cura, modificarlo, farlo crescere e farlo conoscere, anche sbagliando,
proprio come un genitore; ma, nonostante tutto, tra tagli ai
fondi associativi, esami, cambi di guardia, disinteresse riusciamo anche in questi mesi autunnali a ricominciare, a
dare di nuovo energia vitale al giornale e ciò vuol dire che
il mondo associativo resiste, non si ferma, finché ci saranno persone con ideali, valori e forza di volontà.
Stavolta, purtroppo, siamo costretti a ripartire dopo avvenimenti tristi e dolorosi che hanno colpito realtà molto vicine alla nostra: l’omicidio di Melissa e il terremoto in
Emilia. L’esplosione con cui è stata uccisa la studentessa
mentre stava entrando a scuola è un sintomo allarmante di
come luoghi sacri come le scuole – forse gli ultimi nel nostro Paese martoriato economicamente e socialmente stiano diventando sempre meno intoccabili, dapprima da
un punto di vista politico-finanziario, ora addirittura dal
punto di vista della vita umana. Sinceramente, non ho ancora ben capito quale sia stato il motivo che ha portato a
piazzare una bomba davanti a una scuola, ma sono sconcertato soprattutto perché una ragazza è stata colpita mentre compiva l’azione più abitudinaria possibile per
un’adolescente. La scuola per me era un rifugio della cultura, della gioventù, della voglia di conoscenza, della trasmissione dei saperi e, adesso, avverto la vulnerabilità
totale del mio mondo e della nostra generazione, anche se
questo non mi fa perdere la creatività e il divertimento nel
proporre le mie idee come se potessero cambiare la storia.
dobbiamo sempre avere la forza
di ricominciare, anche se gli ostacoli
aumentano di giorno in giorno
Il secondo evento –solo per cronologia – che ha sconvolto
la nostra realtà è stato il terremoto con epicentro in Emilia.
Per quanto vogliamo far finta di niente, l’Emilia è pur sempre la terra dove noi ora viviamo, dove stiamo creando il
nostro futuro; gli emiliani sono stati spesso descritti dai
media come ottimi lavoratori, quindi come capaci di affrontare l’emergenza e, quindi, di ripartire, nonostante fossero circondati dalle macerie delle proprie case e delle
fabbriche del loro lavoro.
Questi due eventi, simili quasi esclusivamente nella tragicità, ci insegnano che dobbiamo sempre avere la forza di
ricominciare, anche se gli ostacoli aumentano di giorno in
giorno, poiché chi dovrebbe pensare a migliorare la situazione sembra cieco di fronte alle palesi carenze di cui è
vittima il sistema scolastico italiano; inoltre, le evidenti
problematiche del mondo del lavoro non portano assolutamente buoni auspici per il nostro futuro.
In questo settembre, la maggior parte di noi riparte con una
vita che sta diventando abitudine, dopo l’ennesima estate
sempre più breve, però alcuni di noi cominciano quest’anno la propria personalissima avventura universitaria;
tutti noi siamo costretti a subire dei cambiamenti apportati
dalla cosiddetta “legge Gelmini”, con la scomparsa delle
facoltà, la didattica affidata ai dipartimenti, la nascita delle
scuole e dei consigli di amministrazione. Nei mesi subito
precedenti all’approvazione di questa legge, ci furono numerosissime proteste a livello nazionale, con scontri tra
forze dell’ordine e manifestanti tristemente indimenticabili. Nonostante l’immensa mobilitazione, il ministero e le
Camere proseguirono nei loro intenti fino ad arrivare alla
votazione finale, i cui strascichi si vedono ora e si vedranno nei prossimi anni, soprattutto per quanto riguarda
i tagli dei finanziamenti statali a scuole e università.
Anche questi cambiamenti, negativi dal punto di vista del
diritto allo studio, risultano demoralizzanti, uno studente
minimamente informato si sente attaccato su vari fronti,
con la voglia di continuare a fare il proprio dovere che
scende sempre più verso un baratro oscuro che porta all’inettitudine; ecco, proprio questa situazione è da evitare,
è necessario credere fino alla massima potenza nelle proprie capacità e nella propria intelligenza, per resistere alla
tentazione di mollare tutto, perché possiamo sentirci defraudati, spogliati dei nostri diritti, abbandonati, ma le parole d’ordine sono ricominciare e resistere, poichè, senza
esagerare, ne va della nostra vita e del nostro futuro.
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3
l’associazione
L’associazione studentesca Analysis
augura un in bocca al lupo alle matricole
e a tutti gli studenti per l’inizio del nuovo anno accademico.
Per avere informazioni sulle nostre attività, visitate la nostra
pagina Facebook, il nostro sito internet
associazioneanalysis.org oppure inviateci una mail a
[email protected]
novità dal mondo associativo
CONVENZIONI
AFFITTI IN NERO
La nostra associazione Analysis, insieme alle altre
quattro associazioni cesenati - Astice, Mysta,
Spazi, Sprite - durante quest’estate hanno lavorato
a una nuova e importante iniziativa, cioè la stipulazione di convenzioni con le attività commerciali
di Cesena. Tanti commercianti, anche inaspettatamente, hanno aderito al progetto in cui l’obiettivo
finale è un opuscolo con l’elenco di tutti gli esercenti che applicano uno sconto sui loro prodotti.
Durante i primi mesi di lezioni sarà in distribuzione presso le sedi delle varie associazioni
l’opuscolo delle convenzioni;
inoltre, ricordiamo
che è necessario
mostrare il badge e
che gli esercizi
commerciali che
hanno
aderito
espongono sulle
loro vetrine un adesivo con il logo di
Universitari Cesena, cosicché diventi più semplice
trovare i luoghi in
cui si effettuano
sconti. Per qualsiasi
informazioni, è sufficiente rivolgersi
alle associazioni di
riferimento.
Il Comune di Cesena lancia una campagna informativa per contrastare il fenomeno degli affitti in
nero agli studenti. L’iniziativa è stata avviata su
proposta della Consulta di studenti universitari di
Cesena, il gruppo che riunisce rappresentanti
delle facoltà di Cesena e i presidenti delle varie
associazioni studentesche del cesenate, e prevede la distribuzione all’interno delle facoltà e in
altri punti della città, del volantino informativo ufficiale dell’iniziativa “AFFITTASINon in nero!”
che illustra le agevolazioni istituite dall’Amministrazione per gli immobili affittati a canone concordato.
Uniradio
Follemente
Uniradio Cesena:
La radio degli studenti,
ma anche un’ esperienza formativa
È cosa risaputa per gli studenti già affermati e forse
una novità per le matricole, ma la carriera universitaria non consiste soltanto in lezioni, esami e tirocini.
Assieme alle attività curricolari sono proposte agli
studenti svariate attività in molteplici ambiti, dal volontariato e attivismo all’organizzazione di eventi e
partecipazione a progetti concreti che costituiscono
una vera e propria esperienza lavorativa in settori specializzati.
Tali attività sono proposte sia direttamente dalla mano
dell’Alma Mater sia dalle associazioni ad essa affiliate. È questo il caso del progetto Uniradio Cesena,
web radio portata avanti dall’interassociativo cesenate
ovvero l’unione di forze delle cinque associazioni studentesche appartenenti alle rispettive facoltà universitarie: architettura, ingegneria, psicologia, scienze
informatiche e scienze alimentari.
Il progetto Uniradio, ora al suo terzo anno in corso,
rappresenta l’opportunità per gli studenti di interfacciarsi con una vera e propria realtà lavorativa. Una
sorta di microcosmo che permette agli studenti di conoscere i diversi aspetti professionali di un ambiente
radiofonico. Il progetto, però, non si limita soltanto
alla registrazione di materia e messa in onda di programmi. Assieme alla caratteristica trainante di un canale radio ci sono da curare svariati aspetti che
offrono agli studenti interessati un bagaglio professionale e un’esperienza vera e propria in diversi settori di specializzazione: gestione di risorse umane e
contatti, cura dei contenuti editoriali e non, direzione
artistica per eventi e feste, set-up e manutenzione
degli studi, nonché continua ricerca sia dal punto di
vista hardware che software nel settore audio sono
soltanto alcuni dei settori da curare per mandare il
progetto che vanta un primato all’interno dell’intera
Alma Mater Studiorum.
Ma oltre l’impegno c’è ovviamente un aspetto ludico!
Curare un programma radio, dai contenuti musicali a
quelli editoriali e presentarlo di fronte ad un microfono sono un’esperienza che, anche dopo due anni,
continua a emozionare i ragazzi presenti nel progetto.
L’opportunità di comunicare attraverso un canale libero i propri interessi e gusti musicali, rendere nota
ad altri quella band della quale pochi ne sono a conoscenza, sono tutti aspetti che garantiscono una grande
quota di divertimento.
Uniradio inoltre s’impegna continuamente a portare
avanti il panorama musicale emergente italiano dando
un’opportunità e un luogo di ritrovo a tante band e artisti locali di tutti i generi. La cura dell’aspetto artistico all’interno di feste ed eventi permette a Uniradio
di portare i suoi ospiti oltre le sue mura ed i suoi microfoni e renderli noti al sempre crescente numero di
studenti universitari.
La partecipazione al progetto è del tutto libera e volontaria e non si richiede altro che entusiasmo e interesse per l’ambito da trattare. Dentro le mura di
Uniradio sono presenti tanti ragazzi, studenti anche
loro, pronti a fornire tutta l’istruzione necessaria ai
nuovi interessati e ansiosi di tramandare le proprie
esperienze e conoscenze acquisite attraverso gli anni
di attività.
Nikolay Zuluaga
5
storie
Io la vedo così
L’asilo, la scuola, l’università poi il lavoro, i soldi e
una famiglia. Siamo adulti quindi una casa, la macchina, il cellulare, le bollette, l’assicurazione, le ferie,
i saldi, le rate, le promozioni, il supermercato, lo stipendio a fine mese, iscrivere i figli a nuoto, poi il
corso di musica.
Siamo tantissimi corpi, tutti i giorni ci mettiamo alla
prova: dialogare con il prossimo, cercare di essere
all’altezza delle situazioni e dimostrare al mondo
quanto siamo brillanti.
Tutto è organizzato nello spazio e nel tempo, le nostre
azioni sono inscatolate in cupi contesti. Ogni piacere
si traduce in costrizione e folle competizione. L’arricchimento materiale sostituisce quello spirituale e la
cosa buffa è che quando si parla di arricchimento spirituale si appare quasi folli, arricchimento spirituale?
Non esiste!
Penso che la politica sia tiranna, il sistema economico
tiranno, la vita sociale tiranna. Non c’è più tempo per
annusare l’erba, per assaggiare la pioggia. Non c’è più
tempo di stringere forte la mamma per dirle che la
amiamo.
Il caso ha reso il nostro magnifico pianeta adeguato
alla nascita dell’uomo: c’è l’acqua, ci sono gli alberi,
tutti gli animali ma noi ci troviamo incapaci di godere
della nostra fortuna, uomini senza memoria che non
ricordano il prezioso dono della vita, uomini egoisti,
individualisti e maligni. Il nostro tempo sembra essere
l’emblema della follia, follia cupa, imprigionata. La
terra ha perso la sua magia e abbiamo distrutto la fantasia di quel bambino che è il mondo. Nessuno più
sale su un albero per capire come quell’albero abbia
visto la vita.
E’ un urlo, l’ urlo di un bambino che non trova più la
mamma. Il grido straziato di una creatura in gabbia,
privata dei suoi sogni e della sua natura.
Voglio vita, ossigeno, voglio una pizza in un prato, un
bagno in un torrente, voglio leggere un libro con il
mio papà. Voglio avere dei bambini senza preoccuparmi di avere il necessario stipendio per il loro mantenimento, voglio amarli e far loro credere che ancora
qualcosa di buono in noi è rimasto.
Il tempo fugge all’impazzata perché non siamo in
grado di ingoiarlo e lo lasciamo scivolare fuori di noi.
L’obiettivo é raggiungere le sembianze più consone
rispetto alle circostanze, non apparire ridicoli.
Non ci accorgiamo nemmeno di non fare più l’amore,
quello vero: ascoltare le parole dell’altro, la loro corposità, rubare un po’ di saggezza.
Non c’è più il sapore della pioggia, il marrone della
terra, i pomodori al gusto di sole. Tutto è plastica e
asfalto. Non siamo più nemmeno liberi di morire. Le Potreste accusarmi di essere ingenuo, fantasioso, ricco
nonne dalle mani ruvide che accarezzano il tuo volto di pensieri utopistici e folle..ma ci siamo mai chiesti
e ti solleticano un po’ stanno scomparendo come cosa sia veramente folle?
querce secolari ingoiate da ricco petrolio.
Slekky
Sogni di deja-vu
Aveva avuto un sogno strano…somigliante più a un deja-vu; immagini di ragazzi in un campo verde che si
scambiavano panini, couscous e l’immancabile vino portato da casa. Voci in lingue e accenti diversi, che si
incontravano per la prima volta, si mischiavano a una musica per lo più reggae. Le migliaia di tende sul prato
sembravano reggersi per miracolo. Erano quasi tutti campeggiatori improvvisati e quei pochi che avevano un
martello o qualche barlume di conoscenza in materia in più la mettevano a disposizione della comunità. Comunità… una parola che descriveva bene la scena: ognuno sembrava far parte di un tutto armonioso, pur
non rinunciando affatto alla propria originalità, un po’ come una maschera al carnevale di Venezia.
Realizzò che erano già le 8 e mezza e che al suo capo non sarebbe importato dei suoi voli pindarici. Doveva
tornare al suo dovere. Si era laureata in economia, per lo più per una questione di convenienza, ma ora che
conti e soldi costituivano l’essenza delle sue giornate cominciava a chiedersi se quella scelta fosse stata davvero così conveniente per la sua felicità.
Si concesse allora un attimo per ripensare a quel sogno, dove il conveniente sembrava coincidere con il bello
e l’unico dovere era vedere un estraneo come un simile, con cui essere inesorabilmente solidali.
inguaribile idealista
Follemente
operette
Un vecchio e incazzoso barone
Un vecchio e incazzoso barone
Possedeva terreni e ricchezze
Circondato da mille bellezze
Temuto da ogni persone
Era forte fiero e potente
Una pietra avea al posto del cuor
Solo a una cosa tenea avidamente
Il suo unico vero tesor
Di prole gli fu avida natura
Solo un dono gli fu regalato
Una figlia casta e pura
La più bella di tutto il creato
Cosi la donzella aveva gran schiere
di uomini che chiedevan contatto
ma né un nobile né un cavaliere
il padre avea soddisfatto
così accadde per caso una sera
mentre ella girava per prati
un servo suo di pellaccia nera
i suoi occhi lasciò folgorati
cosa mai poteva dire colei
che confessar mai avrebbe osato
il suo sogno d’amor tra i plebei
e peggio ancor con un servo immigrato
ma il barone sciocco non era
rimase un poco perplesso
quando la vide vagare ogni sera
tra i giardini del maestoso complesso
la osservò di nascosto guardare
con occhi persi in amore
quel povero suo giardiniere
dal così sporco colore
quandì capì rimase sconvolto
non poteva accettarne l’unione
una vampata lo riempì nel volto
quando la vide adorarne il bastone
quella sua bella vergine intatta
e quell’altro dall’immensa alabarda
come minimo l’avrebbe disfatta
gli avrebbe dato una prole bastarda
così una notte da dietro un anfratto
saltò fuori armato e con sfida
ma premette due volte il grilletto
si udirono insieme due grida
cosi chinato giaceva sulla porta
con la sua bimba morta
e quell’altro affianco ancor,
osservava il sangue dei due amanti
scorrergli davanti
era dello stesso color.
mrs Robinson
7
logicamente
Trova
le differenze
Queste due pagine
sono pensate e realizzate
per gli amanti dell’enigmistica
e dei cruciverba.
Se vi piace creare giochi di logica,
enigmi, sudoku e giochi di parole,
contattateci a
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Sudoku
Kiby
Follemente
logicamente
Parole Crociate
ORIZZONTALI
- il luogo geometrico dei punti del piano per cui è costante la somma delle distanze da due punti fissi detti
fuochi
- non è falso
- gruppo di note o pause
- lirica leopardiana
- prima del due
- persona giuridica
- primaria, o archè
- Azione e ...
VERTICALI
- tecnica di interpretazione
- insieme alla sintassi e alla semantica forma
il linguaggio
- Album 1998 dei Delta V
- struttura matematica discreta
- Prima macchina da caffè espresso
- Insieme infinito di punti allineati e ordinati
- res
Ste
ORIZZONTALI
1. poema epico scritto da Virgilio
7. costituiscono lo scheletro dei vertebrati
9. congiunzione
11. prima persona singolare
12. ". ..john e jack" film del trio comico
italiano
13. fiorenti, floride
16. usati per trasportare gli sci
17. contrario di down
18. congiunzione latina
19. Ancona
20. gruppi di tre
22. tessuto della tonaca vascolare
dell'occhio
VERTICALI
2. non è sì
3. talvolte sinonimo di essere
4. dottrina di derivazione omeopatica
5. preposizione articolata
6. "...tutti io no" motto dei partigiani della
resistenza nazifascista
8. costituente principale dell'olio d'oliva
10. cambiamento di basso utilizzato nella Drum and
Bass
12. Noè ne costruì una per portare in salvo l'umanità
14. Oristano
15. insieme ad io e super io forma i cardini della psicologia freudiana
20. mezzo di comunicazione di massa
21. uno dei più usati vocabolari di latino
9
recensioni
I quattrocento colpi – F. Truffault (1959)
“I quattrocento colpi” è un film del 1959 che appartiene alla
“Nouvelle Vague”, movimento cinematografico francese
della fine degli anni cinquanta, un filone artistico che propone il più stretto contatto con la realtà, nei temi e nelle tecniche di ripresa, senza scenografie artificiose né grandi
attrezzature, con attori poco noti e a costi molto bassi.
La regia del film è di Francois Truffault. Fu girato in un periodo molto turbolento della storia francese, in particolare
considerando le vicende di quegli anni relative all’indipendenza dell’Algeria, clima che viene riprodotto anche all’interno del film, in particolare all’inizio.
Trama centrale del film è la ricerca della libertà attraverso
l’evasione più disperata e la ribellione verso qualsiasi tipo
di istituzione, è inoltre una critica all’eccessiva severità
della famiglia, della scuola e del riformatorio che, prima ancora di ascoltare e comprendere, punisce. Il primo rapporto
difficile, Antoine lo ha con la famiglia: il ragazzo non si
sente accettato in quanto per i genitori è solo un peso, un
problema da risolvere, qualcuno da sistemare in una colonia
almeno durante le vacanze estive. Probabilmente, è da questa situazione, da questo sentirsi non amato, che nascono
molte delle cattive azioni di Antoine, che appaiono delle
vere e proprie vendette.
Il ragazzo in realtà ha, come si capisce all’inizio del
film, una vera e propria adorazione/sottomissione nei
confronti della madre, adorazione che verrà spezzata
con la delusione di vederla “regalare affetto” ad un
uomo, quando con lui è sempre severa e distaccata.
Questa delusione lo porta a dichiararla morta. Ogni
azione del ragazzo, però, lo porta sempre più verso
l’emarginazione, un’emarginazione evidente anche
a livello spaziale, come si vede dal suo spazio fisico
all’interno della casa, a scuola e al riformatorio.
Un’altra mancanza, Antoine, la ha nei confronti della
sessualità, in maniera evidente in alcune scene molto
particolari, che a sua volta lo portano ad altri tipi di
emarginazione e fallimento.
Il fallimento è qualcosa che perseguita il protagonista, fino a fargli credere di aver vissuto una vita inutile, vuota, egli si sente abbandonato da tutti, dalla
famiglia e dalle istituzioni, senza speranze, una serie
di sentimenti strazianti, drammatici e tormentosi.
Il film è dedicato alla memoria di André Bazin (famoso critico cinematografico francese) morto la sera
del primo giorno di riprese.hjbiu
Antonio Cozzi
recensioni
Follemente
”Pulce non c è” di Gaia Rayneri
“A volte a scuola smetti di sorridere e diventi seria: come ti senti in quei momenti?”
-MERDA“Non ho capito, che cosa vuoi dire?”
-RESTO UNO ZERO- che nella sua lingua vuol dire che si sente diversa da tutti gli
altri, come se tutti fossero dei numeri alti e lei solo uno zero.
“L’autismo non le permetteva di districarsi tra gli incomprensibili linguaggi dei rapporti sociali. Il cervello degli autistici, diceva mamma, che lo dicevano i libri, non era
in grado di capire che se una persona sorrideva era per mostrare una certa benevolenza, o voglia di fare amicizia.”
Pulce non è in grado di parlare, anche se sono tante le cose che avrebbe voglia di dire .Beve solo tamarindo,
ha 9 anni e ascolta Bach. Le piacciono le persone arrabbiate e ai sorrisi risponde con un pugno. La storia di
questa variopinta bambina è narrata nel libro “Pulce non c’è” che ritrae la visione di una vita con accanto una
persona speciale, vista dagli occhi di una ragazza, la sorella Gaia Rayneri, con le incomprensioni e le emozioni
che questo può portare. Racconta la maniera di esprimersi di Pulce, attraverso la cosiddetta “Comunicazione
Facilitata” (via computer), racconta l’obbligato allontanamento improvviso di Pulce dalla famiglia, vittima il
padre di un’accusa di molestia nei confronti della bambina, racconta come siamo portati a vedere qualcosa
che semplicemente non siamo in grado di (o non vogliamo) capire.
Perché il problema è proprio questo: ogni giorno cambiamo vestiti,
mode, maniere di ragionare, pettinatura, tatuaggio, borsa, ma in un
mondo che accetta qualsiasi stravaganza, un mondo senza più un briciolo di pudore, non siamo realmente ancora pronti (e in grado) di
accettare una NON-NORMALITÀ.
E chi stabilisce cos’è normale? Chi decide che se non so parlare non
posso stare con gli altri? Chi permette che un ragazzo venga guardato
in malo modo o schernito solo perché magari, seduto ad un tavolo,
non riesce a mangiare solo con le sue mani o oppure se ha bisogno
di aiuto per camminare?
La normalità (per fortuna o purtroppo) la stabiliamo noi stessi e non
ci accorgiamo che ogni nostra piccola lamentela, sul vestito che non
sta bene addosso, o sui fianchi che vorremmo più magri o più grossi
(difetti attribuibili agli attuali modelli di riferimento, sempre peggiori),non vale neppure un briciolo dello spirito e dell’espressione di
tutti coloro che ci permettiamo (con ignoranza) di definire DIVERSI.
Tutti coloro ,cioè che andrebbero invece di più ascoltati, consultati,
circondati ma più di ogni altra cosa AMMIRATI.
Postilla : A chi come me rimarrà entusiasta di questo libro che affronta con un tema serio come l’autismo ma riesce anche a farti ridere, grazie alla bravura dell’autrice informo che ad autunno
dovrebbe uscire il film, firmato da Giuseppe Bonito e con attori di
spicco come Clelia degli Esposti e Marina Massironi.
Irene Krezel
11
cittadinanza
con gli occhi sulla bomba
Il progetto nasce dalla collaborazione tra cinque
donne, studentesse, insegnanti, madri, accomunate da
una domanda: “Esistono ancora le armi nucleari?”.
Un interrogativo banale e forse stupido che le ha portate a scoprire molto di più di ciò che si sarebbero
aspettate, anche grazie alla collaborazione con la campagna di SenzAtomica (www.senzatomica.it).
Così, in collaborazione con il Centro per la Pace “E.
Balducci” di Cesena, viene organizzato un ciclo di incontri che si terranno nelle giornate dell’8, 15 e 22 ottobre presso il Centro Cinema San Biagio durante le
quali si affronteranno la tematica delle armi nucleari:
quante sono? Quanto ci costano? Un sicuro sistema
di difesa o la potenziale causa dell’estinzione umana?
l’URSS. La genialità di Kubrick si esprime nella satira politica di questo film considerato un capolavoro
nella storia del cinema.
- Lunedì 8 ottobre, ore 20.45 - “Il Dottor Stranamore,
ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare
la bomba” è il film protagonista della prima serata. In
piena guerra fredda il generale Ripper falsifica delle
informazioni in modo che uno stormo di B-52 attacchi
delle basi militari sovietiche. Il comando strategico
statunitense si riunisce nel tentativo di evitare la catastrofe cercando anche una collaborazione con
arance. Una riflessione sulla relazione tra le responsabilità degli stati verso l’attuazione del disarmo nucleare e la responsabilità delle persone comuni verso
l’attuazione del disarmo interiore nel proprio ambiente che vi farà chiedere: “E se fossi io a sganciare
la bomba?”. Con Samantha Pasini, Maurizio Agatensi
e Fiorella Moscatello.
- Lunedì 15 ottobre, ore 20.45 - Spazio al confronto e
al dibattito con una tavola rotonda. Esperti interverranno per approfondire l’impatto attuale delle testate
presenti sul nostro territorio e illustrare le iniziative
per disarmarle.
- Lunedì 22 ottobre, ore 20.45 – In scena lo spettacolo
“Palle atomiche” di Samantha Pasini, una commedia
brillante che vede una giovane donna e un fruttivendolo coinvolti in un’appassionata battaglia con le
Perla Da Prà
ERASMUS: OPPORTUNITÀ DA NON PERDERE
Come ragazza sudamericana, non ero abituata a sentire la parola Erasmus. Però 6 anni fa ho avuto la possibilità di
andare in Europa e ho conosciuto molti studenti che hanno vissuto questa meravigliosa esperienza. Loro si riferivano
a questo periodo come uno dei loro migliori momenti. Quindi, anche io ho avuto sempre voglia di fare l’Erasmus.
Per fortuna, ho cominciato a studiare psicologia in una università Colombiana dove si poteva fare l'Erasmus per 6 o
12 mesi. Senza dubbio, ho scelto un anno.
Il cammino per arrivare fino a qui è stato lungo. Ci volevano 3 anni di preparazione, di conoscenza della lingua, bisognava avere i migliori punteggi, ecc. Comunque, ne è valsa la pena.
Adesso sono appena arrivata a un'avventura impareggiabile. Infatti, mi sento molto fortunata nel fare l'Erasmus a Cesena. Questo Paese mi ha aperto le sue porte nella forma più carina e lo ringrazio.
Sono arrivata da poco tempo però ho già trovato delle persone gentilissime, coinquiline carine, di diverse culture e
lingue che arricchiranno la mia esperienza e il mio pensiero.
Finalmente, spero di approfittare al massimo di questa meravigliosa opportunità che la vita mi ha dato. Voglio che sia
un periodo indimenticabile di sviluppo professionale e personale.
Vanessa Dos Santos
Erasmus (psicologia delle organizzazione e dei servizi)
Follemente
Erasmus
Il mio Erasmus a Berlino: non solo birra
Sei mesi di vita berlinese.
Sei mesi di vita Erasmus.
Sono partita il 1 ottobre 2011, Bologna-Berlino, inconsapevole di quello che avrei vissuto nei mesi successivi.
Tutto diverso, tutto nuovo. Solo io con la mia pesante valigia blu.
Nell’incontro di preparazione all’università mi era rimasta
impressa un’informazione: “potete fare l’Erasmus solo una
volta nella vostra vita, la comunità europea dà un finanziamento alla stessa persona una sola volta.” Avevo associato questa affermazione all’impressione che l’esperienza
che avrei vissuto sarebbe stata unica.
Le settimane di preparazione, anzi i mesi, sono stati mesi
di burocrazia, certificati, documenti, approvazioni, deadlines, e il famoso learning agreement: l’ossessione di ogni
studente erasmus!
Avevo sentito più volte i racconti entusiastici di chi aveva
vissuto un Erasmus, ma ora che sono tornata so che fino a
quando non vivi questa esperienza in prima persona, non
ne capisci il vero valore, non ne capisci l’essenza.
Curiosa mi sono tuffata nella vita berlinese, in questa città
nuova e a me ancora del tutto estranea. Le prime settimane
sono state tutta una salita, difficoltà di ogni genere, dal capire quali ganci servivano per attaccare le tende in stanza,
al capire quali lezioni potessi seguire, quali esami sostenere, per non parlare delle difficoltà linguistiche e la difficoltà all’abituarsi ai ritmi di una città di quasi quattro
milioni di abitanti,correndo tra metro, autobus e tram.
Ma, dopo i primi momenti di spaesamento e confusione,
sono entrata nel vivo della vita universitaria e della vita
mondana di una delle più cosmopolite capitali d’Europa.
La prima cosa che mi aveva colpito arrivando all’università? Gli studenti stesi sulla moquette dei corridoi! Dopo
qualche settimana ne ho capito il motivo, il sistema universitario ti distrugge e dopo un po’, fra una lezione e l’altra, ho pensato tante volte anche io, di gettarmi per terra e
recuperare le forze!
Ogni volta che aprivo la porta dell’ingresso principale e
mettevo piede in quell’università, la mia cara Freie Universität, sentivo tutto il fermento culturale dei 30.000 studenti che ogni giorno la animano e la vivono a pieno ritmo.
Corsi, seminari, convegni, workshop dal lunedì alla domenica, dalla mattina presto alla sera tardi.
Una fucina di idee, progetti, innovazioni, tutto prodotto
dalle menti degli studenti e dei 4000 docenti. Il settore di
ricerca è il punto forte della Freie Universität insieme al
carattere internazionale che le permettono di rientrare fra
le nove migliori università della Germania con un premio
come "International Network University".
Quando ero a lezione, ero a dir poco estasiata dagli interventi e dalle proposte che facevano gli studenti. Il sistema
universitario prevede Vorlesung molto simili alle lezioni
universitarie italiane, ma la vera potenzialità del loro si-
stema sono i Seminar: lezioni a cui accedono massimo 30
studenti, in cui discussione, confronto, critica ed elaborazione di idee innovative sono gli obiettivi da raggiungere.
A questo seguono übung e praktikum che introducono gli
studenti in modo sempre più graduale alla parte pratica
della materia di studio e in seguito al mondo del lavoro.
Almeno l’ottanta per cento del materiale di studio è costituito da articoli scientifici, più recenti e spesso più stimolanti rispetto a teorie obsolete presentate nei libri di testo.
Per poter sostenere un percorso di studi universitario in
Germania, non è sufficiente avere solo capacità mnemoniche, ma è davvero necessario ragionare, riflettere e sforzarsi di produrre e creare con la propria mente. Secondo il
mio punto di vista non c’è modo più valido e stimolante
di questo.
Ho cercato di assorbire quanto più possibile quello che mi
è stato offerto in tutti questi mesi, ho fatto anche io le presentazioni in aula, ho scritto i paper finali, ho criticato gli
articoli scientifici e la difficoltà è stata immensa perché
cercavo di “entrare” in un metodo che non mi apparteneva
per nulla. Criticare e sostituire, con una propria tesi, la tesi
che ricercatori, anche dopo anni di studio e lavoro, hanno
prodotto, non è poi così semplice e rispetto al sistema a
cui ero stata abituata in Italia non era per nulla naturale.
La vita universitaria era solo una parte della mia esperienza
e non la sola che aveva così tante differenze rispetto alla
mia vita in Italia.
Ho camminato per le strade di Berlino, ho visitato i suoi
musei, ne ho ammirato gli scorci più belli, ho ballato nei
suoi club e ho bevuto birra nei pub.
Mi sono innamorata di Berlino lentamente, vivendola ogni
giorno per sei mesi.
Due aggettivi la descrivono perfettamente: anomala e
unica. Il suo essere così strana e fuori dal comune, infatti,
la rende diversa da tutte le altre capitali europee.
Berlino è un mix di stili, è un agglomerato di quartieri,
ognuno dei quali sembra una città a parte, è dinamica e vitale per la sua vita notturna, ma è silenziosa per le strade.
E’originale, è anticonformista. Tutto è una ricerca di originalità, i mercatini, i negozi dell’usato, l’abbigliamento
della gente, i locali per il divertimento. E in più a Berlino
se sei vintage, sei cool.
La dimensione Erasmus è una dimensione idillica, un
super concentrato di avvenimenti e di emozioni. Una parentesi che ti segna inevitabilmente…mesi da ricordare e
da raccontare. Ma, sono sicura che di tutto quello che ho
vissuto e dell’intensità con cui ho percepito ogni cosa, qui
ne traspare solo una piccola parte…allora, partite anche
voi e capirete!!
Ornella Lastrina
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racconti
ma che favola è se manca l'aiutante?
Mi salvano sempre i monologhi col mio psicologo
interiore.
“Sai com'è nata la storia che chi è fortunato nel
gioco è sfortunato in amore?”
“Tanto è una cazzata.”
“No, ma io dico: da cosa deriva questa credenza!”
“Tanto mi sa che è una cazzata anche quella.”
“Sì, vabbè... la vuoi sentire o no?”
“Dimmela.”
“Allora, praticamente un giorno...”
“Non si inizia con allora...”
“Mmh... praticamente un giorno...”
“E neanche con praticamente.”
“Allora vaffanculo!... Praticamente!”
“No dai, continua, però non iniziare neanche con –
un giorno – che non c'ho più otto anni ormai da
anni...”
“E con che cosa devo iniziare? Se devo iniziare con
– un giorno – non è la stessa cosa che se inizio con
– una notte - .”
“E non iniziare con niente, porca troia! Inizia la storia da un'altra parte, cazzo ne so, inizia a dire dove
l'hai sentita intanto, chi te l'ha detta, da dove
viene...”
“Allora...
Questa storia proviene da un paesino della Sicilia di
duecento anime, vicino Marsala. Si dice che i vecchi del luogo la raccontino sempre come se fosse
successo ieri e pare che raccontandola si scambino
sempre sorrisi complici.
La vicenda nasce con tale Nittu, un giovanotto di famiglia porcara, nel senso che viveva grazie ai maiali. Questo Nittu aveva con sé molti parenti...
“Dura troppo.”
“Insomma, va a finire che Nittu vuole farsi la tipa
del conciatore, però lui torna a casa ogni venti minuti a controllarla e Nittu vuole farsi una cazzo di
scopata come si deve. Quindi che fa? Siccome al
marito piace giocare a carte, decide di baruffare una
partita con i suoi cugini e fratelli, in modo da farlo
vincere e farlo continuare. Ovviamente il cornuto è
figlio di suo padre, un conciatore, e della sfiga in
persona. Infatti anche se ha un debole per il gioco,
butta sempre almeno mezza giornata di lavoro in
cinque mani. Qui il geniale inghippo: loro lo fanno
vincere e lo tengono al tavolo fino all'alba e il giovane riesce a farsi la moglie.”
“Bella.”
“Non è finita. Il fatto è che a una certa ora, i compari si erano scassati il cazzo di continuare a farlo
vincere, ma alla fine hanno perso tutto comunque:
quella sera era davvero fortunato.”
“Questo era proprio superfluo, poi così non spiega
un cazzo. Sembra che la morale sia che il ragazzo
alla fine ci abbia rimesso.”
“Chi ci perde ci guadagna.”
“Manca la figura dell'aiutante... ma che favola è se
manca l'aiutante?”
“A parte che non è una favola...”
“Ma poi, scusa, la donna in tutto questo che fa? Non
ho neanche idea di come sia fatta... mi immagino un
volto bianco!”
“Sono storie di paesini di un secolo e mezzo fa. La
donna non era molto in primo piano...”
“Secondo me potevi aggiungere qualche particolare...”
“Oh, vai a fare in culo, non ti va mai bene un
cazzo.”
“Zitto... È arrivato il tizio che dobbiamo uccidere...”
“BAH!”
“Oh! Maiala puttana, accidenti alle vostre mamme!”
“T'è preso paura eh?”
“Andatevene a fanculo, tutti e due.”
“Dai muoviamoci... ciao Bene.”
“Oh, ciao Bene.”
“Eh...”
mr B
Follemente
bacheca
L’AFORISMA
“La psicanalisi è un mito
tenuto vivo
dall'industria dei divani.”
Woody Allen
OGNUNO HA DIRITTO AD UN'ISTRUZIONE.
L'istzione dovrebbe essere gatita, almeno a livelli elementari e fondamentali.
L'istzione elementare dovrebbe essere obbligatoria.
L'istzione tecnica e professionale, dovrebbero
essere generalmente ibili,
così come pure un'istzione superiore
dovrebbe essere accessibile sulle basi del merito.
(ONU, Dichiarazione Universale dei Dirii Umani, ar. 26)
follemente
BIBLIOTECA
MALATESTIANA
Il Follemente è uno spazio aperto
dove si raccolgono idee, racconti, opinioni, immagini
che riguardano il mondo universitario e non solo,
cercando di suscitare l’interesse di noi studenti.
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