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Primo piano Mercoledì 14 gennaio 2009 9 Operazione “Geremia” In manette l’imprenditore Gioacchino Campolo. Ai domiciliari la moglie e il figlio Arrestato il “re dei videopoker” Sequestrati immobili per 35 milioni di euro e case a Parigi e Roma di GIUSEPPE BALDESSARRO REGGIO CALABRIA - Sapeva che la Guardia di Finanza stava dando la caccia ai suoi patrimoni. E per questo, da alcuni anni, intestava tutto alla moglie Renata Danila Gatto, e ai tre figli Demetrio, Ivana e Adriana. Sperava di mettere al sicuro così un impero da milioni di euro, accumulato, secondo la Procura della Repubblica, «in maniera illecita». Ieri però Gioacchino Campolo, 70 anni, è finito in carcere, come pure la moglie e il figlio a cui sono stati notificati gli arresti domiciliari. Un provvedimento che fa il paio con il sequestro di una quarantina tra terreni e fabbricati, per un valore di 35 milioni di euro. Negozi e appartamenti di lusso. Immobili reggini, come la sede del Tribunale di sorveglianza, o di altre città. Ad esempio la casa di Parigi, in rue Saint Honorè, che Campolo aveva intestato agli eredi. Come pure l’appartamento di via Ludovisi 35, dei Parioli a Roma. Un escamotage valso a poco. I finanzieri li hanno sequestrati tutti, accusandolo di «averne trasferita la proprietà in maniera fraudolenta». Non è la prima volta che accade. L’imprenditore aveva già subito analogo provvedimento di sequestro nel luglio scorso. Anche allora decine di immobili, per 30 milioni di euro. A Reggio lo chiamano il «re del videopoker», perchè gestiva centinaia di macchinette mangiasoldi, la gran parte delle quali taroccate per ridurre al minimo le vincite. Slot machine distribuite non soltanto in sale gioco, ma anche in molti bar, pub e ristoranti. I soldi per acquistare ogni cosa arrivavano da là. Arrestato dalla Guardia di finanza, è sempre stato un uomo che ha esercitato molto potere. Non solo per i tanti miliardi che ha guadagnato e che ha reinvestito nell’acquisto di centinaia di immobili anche di prestigio, in Ita- LA STORIA «Io a don Nunnari lo sfratto con la polizia» L’arresto di Gioacchino Campolo (photo Sapone) lia ed all’estero, ma anche per i suoi rapporti con esponenti politici e con la cosca De Stefano, una delle più potenti della ’ndrangheta. Nelle carte dell’inchiesta affiorano riferimenti a “amici” magistrati e delle forze dell’ordine, persino del Sisde. Nei suoi immobili avevano trovato posto segreterie politiche, come quella del sindaco Giuseppe Scopelliti in campagna elettorale (comodato d’uso), o come il Tribunale di sorveglianza. Persino l’arcivescovo di Cosenza Domenico Nunnari quando arrivava a Reggio stava in uno dei suoi appartamenti. Ieri però su Campolo si è abbattuta la mannaia della giustizia. Un provvedimento richiesto dal pm Beatrice Ronchi, che come detto si aggiunge a quello già adottato nei confronti di Campolo nel luglio scorso. Complessivamente sessantacinque milioni di beni tra case, terreni, titoli bancari. Una ricchezza immensa. E non è tutto perchè i finanzieri guidati dal Colonnello Alberto Reda stanno ancora indagando per individuare l’intero impero immobiliare di Campolo, districandosi tra finte vendite e intestazioni fittizie a parenti e prestanome, fatti proprio allo scopo di evitare il possibile sequestro dei beni. Dalla carte della Procura emerge che Campolo, grazie ai suoi rapporti diretti o per interposta persona con ambienti della magistratura, ha avuto la disponibilità di provvedimenti ed atti giudiziari riservati che coinvolgevano i suoi interessi. Nel corso delle perquisizioni la Guardia di Finanza ha scoperto che l’imprenditore teneva in camera da letto atti giudiziari che non avrebbe dovuto avere. Come i verbali degli interrogatori del pentito di ‘ndrangheta Giovambattista Fracapane. Carte dalle quali emerge che alcuni anni addietro il clan dei Tegano voleva farlo uccidere e che Campolo si salvò grazie all’intervento del boss Orazio De Stefano. Per il Procuratore Giuseppe Pignatone il “re dei videopoker”, va considerato vicino agli esponenti della ‘ndrangheta. Anche per questo’ l’inchiesta promette ulteriori sviluppi. Altre società vanno scandagliate e altri interessi vanno controllati. Su Campolo pende anche il sospetto dell’usura e del riciclaggio. Il procuratore ha ammesso la presenza di denunce circostanziate. Ancora soldi, ancora patrimoni. L’inchiesta della Procura punta a velare ogni passaggio, per capire da dove arrivava quel denaro e dove andava. Le cosche assoldarono un killer ma il boss De Stefano evitò il delitto REGGIO CALABRIA - Volevano ucciderlo. Se così non è stato lo si deve solo all'importante intervento di Orazio De Stefano. Il killer avrebbe dovuto essere Mario Audino e l'imprenditore Gioacchino Campolo, arrestato ieri dalla Guardia di Finanza per trasferimento fraudolento di valori, ne era a conoscenza. In una intercettazione del gennaio 2008 Campolo ne parla alla sua segretaria, alla quale racconta che per due sere qualcuno lo ha seguito. Ma emerge pure che ad evitare l'omicidio sarebbe stato il boss Orazio De Stefano. Nel marzo 2008 i finanzieri registrano un'altra conversazione fra Campolo e un suo dipendente. Questa volta l'imprenditore è molto prodigo con il suo interlocutore e non risparmia i particolari. Gli racconta che Mario Audino lo voleva am- L’immobile parigino mazzare, che si recava da lui e lo «baciava». Aggiunge che Audino aveva già preparato una Fiat Uno da utilizzare per l'omicidio. Durante la conversazione, Campolo legge al suo interlocutore passi che lo riguardavano del verbale illustrativo redatto dai magistrati che riguardano le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giovanbattista Fracapane, che ha rivelato il piano omicida, che fino a quel momento erano ancora riservate, ma Campolo ne era in possesso. “C: Lo sai che mi volevano ammazzare per il fatto dei flipper? Dei cosi! C: Per me, avevano procurato pure la macchina, una Uno, una Fiat Punto, una Uno, e mi voleva ammazzare Mario Audino che veniva qua e mi baciava. Quando hanno arrestato a tutti quelli di San Giovannello, sono venuti qua due ispettori di Polizia, che sono amici... E mi hanno raccontato così … così … è da tanto che noi stiamo facendo accertamenti”. gio. ve. REGGIO CALABRIA - Pensava di essere l’ho dato gratis a quello, quello lo ho dato penalizzato dal padre Dentrio Campolo. Il in comodato e quello lo ho affittato ho fatfiglio del boss delle slot machine era molto to ho capito, ma a tuo figlio una casa? Ho arrabbiato con il padre che gli “passava fatto scusa mi risulta strano o ci hai comsoltanto duemila euro al mese. Voleva un prato la casa e siamo proprietari io e le mie appartamento a Roma più comodo, ma so- sorelle a piazza De Nava, sono tre apparprattutto voleva denaro per mantenere la tamenti, uno me lo posso prendere io? Ah propria famiglia. Ne parlava spesso con la no quello è di Don Nunnari, ho capito e almadre e con un suo cugino. E ne parlava lora? Ah no ora vedo di liberartene uno. Ieri sera sempre con mia mamma mi ha con i toni accesi. Soprattutto non tollerava l’idea di non detto a dopo la Madonna scendiamo lunedì io con la rumepoter usare una na e ti prepariamo casa quando rienuna stanza solo trava a Reggio. Secon il letto di forcondo quanto lui tuna cioè di fortustesso riferive pur na? e che sono avendo il padre ospite nella mia «250 case» era cocasa?». stretto ad andare Da qui l’irritain albergo con la zione del ragazzo, propria moglie. che lega i due fatti. Una cosa che non da una parte riandava giù al ramvendica una casa a pollo di casa CamReggio e dall’altra polo. Tanto più ne chiede una per che molti immobivivere a Roma con li erano intestati a la propria moglie. lui. DEMETRIO: «A Ed in una di lui serve la casa queste scenate teperché forse si delefoniche Demeve operare e quintrio minaccia di La conferenza stampa in Procura di se forse si opera sfrattare l’arcivescovo Domenico Nunnari, a cui il padre deve rimanere un po’ di giorni a Roma la casa la vuole … oh! Vado in affitto perché avera dato uno delle sue case. Così ne parla nelle intercettazioni con il non ha i soldi per comprarla ... Ti vendi cugino Antonio, a cui spiega che la fami- due appartamenti ti vendi ... che cazzo me glia gli ha chiesto di lasciare la sua casa ne fotte di avere 150 case a Reggio quando romana in via Piaramide, intestata ad una non ne hai una per tuo figlio … ti vendi gli appartamenti … io a Don Nunnari lo cacdelle società riconducibile ai Campolo: DEMETRIO: «No, mi ha chiamato ieri cio ...». E per ripicca contro il padre aggiunge: mia mamma dicendo che io me ne devo andare in affitto, siccome ti dico pure la si- «Gli mando lo sfratto con la polizia gli factuazione che io quando sono sceso a Reg- cio fare tante di quelle figure di merda che gio sono andato in albergo perché gli ho tu neanche te lo immagini ... mi sono rotto chiesto papà mi puoi preparare un appar- il cazzo, non è un problema, le conoscenze tamento, non me lo ha preparato quando giuridiche minime ce le ho per mandarlo l’ho chiamato gli ho detto mi serve un ap- a fanculo, lo mando a fanculo si sfascia la partamento perché siccome mi sono spo- famiglia lo faccio uscire sui giornali lo sato è giusto che io abbia dove vivere a smerdo in tutta Reggio». Reggio. Sai cosa mi ha detto? A no quello g. b. Per i magistrati Campolo aveva “amici” che lo tenevano informato In casa documenti riservati REGGIO CALABRIA - Le carte della Procura che lo riguardavano non avevano segreti. Gioacchino Campolo, per i magistrati reggini “ha sempre avuto la disponibilità di provvedimenti ed atti giudiziari riservati che potevano in qualche modo coinvolgere i suoi interessi, anche quando, non essendo l'imprenditore direttamente interessato a questi procedimenti, non aveva alcun titolo per entrarne in possesso”. Il dato è inquietante, e mette in luce una rete di amicizie particolari che il “re dei videopoker” curava in maniera particolare. Gli inquirenti hanno messo in evidenza che Campolo «gode, ed ha sempre goduto nel corso degli anni, di contatti, collegamenti con persone in grado di poterlo informare circa situazioni fattuali, processuali o di cronaca giudi- Una delle case romane ziaria che lo riguardano». Questa ipotesi è stata suffragata da una serie di perquisizioni effettuate presso l'abitazione di Campolo negli ultimi mesi. Gli uomini del colonnello Reda, infatti, trovarono nella camera da letto di Campolo, come si legge nell'ordinanza, “una copia delle trascrizioni della registrazione delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giovanbattista Fracapane ; una copia di stralcio di un'ordinanza della Dda di Reggio Calabria relativo ad intercettazioni effettuate nei confronti di Giovanni Eugenio Minniti dell'impresa Edilminniti e una copia rilasciata dalla Cancelleria del gip di Catanzaro della ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Paolo Romeo + altri sul c.d. Caso Reggio”. Tutto questo materiale venne sequestrato e messo agli atti, ma i finanzieri ebbero modo di rinvenirne una parte nel corso di un'altra perquisizione di alcuni mesi più tardi.