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Forse che… qualcosa si muove

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Forse che… qualcosa si muove
| Editoriale
trascorso poco più di un mese dalla
conclusione della Prima Conferenza
nazionale sulle politiche della professione
infermieristica (la cui sintesi è riportata nelle
successive pagine della rivista, ndr).
Con la Conferenza nazionale abbiamo voluto:
• dire pubblicamente il nostro pensiero,
• rilanciare con forza la nostra progettualità,
• esplicitare gli elementi che, frenando lo
sviluppo dell’assistenza infermieristica e il
reale utilizzo delle grandi potenzialità della
È
Forse che…
qualcosa si muove
nostra categoria, rischiano di mettere in
affanno l’intero sistema salute del Paese che,
senza interventi decisi, rischia l’entropia.
L’iniziativa ha raccolto importanti riscontri che ci
vengono confermati da più parti.
Se ne vuole riportare uno particolarmente
significativo: quello del sottosegretario al
ministero della Salute Gian Paolo Patta, a cui è
affidata la delega per le professioni sanitarie.
Il sottosegretario Patta risponde ad alcune
domande che gli sono state rivolte durante
un’intervista riportata sul Corriere medico del 5
aprile 2007.
D. “Gli infermieri vorrebbero essere la figura di
riferimento sul territorio e magari occupare
ruolo dirigenziali in ospedale. Che cosa
risponde?”.
R. “Gli infermieri hanno ragione. Posso
confermare che devono assumere un ruolo
più rilevante, in particolare, relativamente alla
continuità assistenziale. Su domiciliarietà e
presa in carico dei pazienti, noi pensiamo che
sia impossibile un’efficace politica del territorio
senza il concorso forte degli infermieri con le
altre figure sanitarie”.
Al giornalista dell’autorevole testata medica
che lo invita a chiarire il “confine” tra le
competenze dell’infermiere e quelle del
medico di famiglia, Patta risponde: “In che
modo tale concorso verrà realizzato
concretamente, si vedrà. Sarà una scelta
politica, sarà oggetto di negoziato anche con i
medici di medicina generale (…). Dobbiamo
fare un confronto perché occorre cercare un
consenso ampio.”
Ma aggiunge anche: “Ci sarà un conflitto
ovviamente, lo do per scontato. Un conflitto
naturale e anche positivo”.
Il discorso vale anche per l’ospedale? “Anche lì
ci sarà un’evoluzione. Da quando il Paese ha
iniziato a pretendere che per tutte le
professioni sanitarie occorresse perlomeno la
laurea triennale, è apparso chiaro che tutto un
modo di lavorare sarebbe stato messo in
discussione. Del resto, se si formano dirigenti
infermieri si pone poi il problema di dargli
spazio e riorganizzare il servizio”.
Un’intervista estremamente interessante che
propone molti elementi per una seria e serena
riflessione: nella consapevolezza che
dobbiamo saper cogliere le aperture di questo
particolare momento e saperle gestire con
pacatezza e con l’equilibrio che una grande
compagine professionale come la nostra ha da
tempo evidenziato, e con l’ottimismo che ci
deriva dalla consapevolezza di chi siamo, di
che cosa rappresentiamo per il sistema, per i
cittadini e per il buon andamento del sistema
salute del Paese.
Annalisa Silvestro
Presidente Federazione
nazionale Collegi Ipasvi
L’infermiere 2/2007
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