...

Se questa tavola potesse parlare

by user

on
Category: Documents
10

views

Report

Comments

Transcript

Se questa tavola potesse parlare
CONFERENZA DI METÀ ANNO
ALLA SCUOLA DIOCESANA DI TEOLOGIA
IL 7 FEBBRAIO ALLE 18.30
ercoledì 7 febbraio alle
M
18.30 nell’aula magna del
centro culturale in via delle
Via del Seminario, 61
57122 Livorno
tel. e fax
0586/210217
Galere conferenza di metà
anno della Scuola di Teologia
diocesana. Interviene don
Gaetano Di Palma, biblista,
docente presso la facoltà
teologica dell’Italia
meridionale di Napoli, sul
tema «L’ispirazione della
scrittura, verità della
comunicazione di Dio e
dell’uomo».
[email protected]
Notiziario locale
Direttore responsabile
Alberto Migone
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
4 febbraio 2007
«Se questa tavola
potesse parlare...»
L'apertura con il Nunzio, la celebrazione del Voto con il nuovo Amministratore Diocesano
DI
NICOLA SANGIACOMO
a vicinanza alla diocesi
di Livorno di tutta la
Chiesa italiana, attraverso la presenza del
Nunzio, e l’impegno ad attualizzare il modo di adempiere il voto dei livornesi, sono stati questi alcuni degli
aspetti salienti dei primi giorni di celebrazioni in Cattedrale davanti all’icona della
Madonna di Montenero.
Anche questa volta la discesa
dell’immagine tanto cara ai
livornesi è coincisa con avvenimenti rilevanti per la vita
della diocesi. Se l’ultima volta, ad esempio, era coincisa
con la conclusione del lungo
episcopato di monsignor
Ablondi e l’inizio di quello di
monsignor Coletti, quest’anno l’occasione era stata offerta dalla celebrazione del secondo centenario della fondazione della diocesi.
In questa circostanza, poi, la
presenza della sacra icona è
coincisa con un altro passaggio storico per la diocesi, il
saluto del vescovo Diego e il
conseguente inizio di un periodo di sede vacante, provvisoriamente coperta dalla nomina di un amministratore
diocesano, monsignor Paolo
Razzauti.
L
«La Chiesa di Livorno soffre
per la mancanza di un Vescovo»
A questa situazione, che la
diocesi di Livorno non aveva
mai vissuto negli ultimi cento anni, ha fatto riferimento
il Nunzio in Italia, monsignor Paolo Romeo. «La Chiesa di Livorno - ha detto - soffre per la temporanea assenza
di un Vescovo, dopo la nomina a Vescovo di Como di
monsignor Coletti, che n’è
stato Padre e Pastore negli ultimi sei anni».
Monsignor Romeo, che, come Nunzio apostolico in Italia, ha curato le procedure canoniche per le nomine dei
Vescovi italiani, ha assicurato
l’interessamento del Papa
perché la Chiesa di Livorno
abbia presto il suo nuovo Pastore. Commentando il suo
intervento a Livorno, ha osservato come la sua visita era
stata concordata con monsignor Coletti, quando né l’uno né l’altro sapeva che, in
quest’occasione, entrambi sarebbero stati in scadenza di
mandato, poiché anche monsignor Romeo è stato appena
nominato nuovo Vescovo di
Palermo. Spetterà quindi al
suo successore come Nunzio
in Italia, monsignor Bertello,
istruire la procedura per arrivare alla nomina, da parte del
Papa, del nuovo Vescovo di
Livorno.
Proseguendo la sua riflessione, monsignor Romeo, ha
detto: «Se questa tavola potesse parlare, chissà quante
cose ci potrebbe raccontare
dei gesti, delle parole, delle
suppliche, delle invocazioni
che le sono state rivolte!».
Suppliche e ringraziamenti
che ci fanno capire come «la
Madonna di Montenero ha
accompagnato la città di Livorno e la città di Livorno
l’ha sentita come Madre». Ha
quindi concluso il suo intervento invitando i presenti ad
abbandonarsi nella mani di
Maria, sicuri del suo amore e
della sua assistenza.
L’offerta di un cero non basta
«Per rinnovare il voto dei padri - ha detto monsignor Razzauti, presiedendo la celebrazione della Festa del Voto sarebbe un po’ troppo poco
lasciare quest’impegno alla
semplice offerta di un piccolo
cero: insieme all’amministrazione comunale forse in futuro la Diocesi dovrà rivedere
questo Voto, attualizzandone
il significato alla nostra epoca
perché
possa
diventare
espressione vera della nostra
città e non un gesto abitudinario, senza una corrispondenza vera e totale di quello
che dovrebbe essere il ringraziamento dei livornesi a Maria Santissima».
Un auspicio, ma anche un
impegno per il nuovo amministratore diocesano che, nel
corso dell’omelia, ha voluto
far riflettere i cristiani livornesi con queste parole: «Credo che il cristiano oggi debba
vincere questa scommessa. Il
pericolo nella nostra epoca
non viene dall’influsso di altre religioni, ma da noi che
non viviamo sufficientemente la nostra fede, da noi che
non testimoniamo fino in
fondo il nostro essere cristiani, da noi che non siamo disponibili a quel martirio a cui
invece ci chiama il Signore.
Ci tiriamo indietro, abbiamo
paura, viviamo un cristianesimo spesso di facciata in cui
manca questo ascolto di Dio
e manca questa testimonianza, e quindi il servizio ai fratelli. La nostra - ha proseguito
monsignor Razzauti - non deve essere una testimonianza
solo di dottrina o solo di irrigidimento o di indicazioni
ma una testimonianza di dolcezza, di servizio, di amore,
di dono, di condivisione, una
testimonianza per crescere e
far crescere».
Ha quindi chiuso il suo intervento con un’invocazione alla Madonna: «Maria sentinella del mattino, Maria che è attenta ai bisogni degli sposi di
Cana e ai bisogni di
tutta la gente che si
rivolge a Lei, sia, dal
suo colle di Montenero, guardiana della nostra città, sentinella che ci fa render
conto del vino che ci
manca; sia la donna
di tutti i giorni, che
si mette accanto a
noi, che cammina
con noi per fare del
nostro popolo della
Diocesi di Livorno
un popolo che cresce, un popolo che
cammina nel nome
del Signore, un popolo che testimonia
sotto la guida dello
Spirito Santo».
«Non abbiate paura,
la Madonna è sempre incinta!»
La celebrazione della festa del Voto che,
quest’anno era stata
anticipata al mattino
per la concomitanza
con i giorni dell’ingresso di monsignor
Coletti nella diocesi
di Como, si è chiusa
con il saluto del vescovo emerito, monsignor Ablondi che
ha citato un episodio del ’68
francese, quando alla scritta
di moda «Dio è morto» qualcuno rispose con un’altra
scritta: «Non abbiate paura,
la Madonna è sempre incinta!»; commentando il fatto, il
vescovo Alberto ha assicurato
che questo vale anche per
l’oggi della Chiesa livornese,
che deve attendere con pazienza il nuovo Vescovo, confidando che le sarà mandato
un Pastore che realizzerà la
missione di annunciare questa grande verità che dà speranza anche agli uomini del
nostro tempo.
IL COLLEGIO DEI CONSULTORI HA DELIBERATO
MONSIGNOR RAZZAUTI
È L’AMMINISTRATORE
DIOCESANO
unedì mattina in vescovado si è riunito il
Collegio dei Consultori per eleggere
l’amministratore diocesano, ovvero colui che
guiderà la Diocesi in attesa che il Santo Padre
elegga un nuovo vescovo alla cattedra di Livorno.
Il Collegio (composto da don Andrea Brutto, rettore
del Seminario vescovile; don Ezio Morosi, parroco di
S. M. del Soccorso e vicario episcopale; don Raffaello
Schiavone, parroco di Ss. Pietro e Paolo e vicario
episcopale; don Karim Madjidi, salesiano, parroco
Sacro Cuore; don Piergiorgio Paolini, parroco di N.S.
di Fatima e vicario episcopale; monsignor Paolo
Razzauti vicario
generale) ha eletto
come amministratore
monsignor Paolo
Razzauti.
Monsignor Razzauti ha
subito provveduto ad
informare monsignor
Coletti e monsignor
Ablondi della nomina,
nel segno della
continuità con i
Vescovi che hanno
preceduto questa
elezione. Ha poi
confermato i direttori
degli uffici pastorali
diocesani e ha
prorogato la delega per
le altre cariche
diocesane, quali i
vicari episcopali.
«Il ruolo
dell’amministratore
diocesano - ha dichiarato alla stampa monsignor
Razzauti - è molto delicato. Prego il Signore che mi
dia la forza di sostenere questo compito e di farlo
collegialmente, insieme ai miei collaboratori, a tutto
il clero e ai laici.
Conto anche nella collaborazione delle autorità civili
con le quali ho sempre avuto un buon rapporto.
Credo che il momento che si appresta a vivere la
Diocesi sia molto importante e significativo. Chiedo
alla Chiesa livornese di non vivere questi mesi in
maniera passiva, ma continui a vivere ogni aspetto
della propria dimensione pastorale ed ecclesiale con
la gioia e la speranza che l’ha sempre contraddistinta.
Questo è il momento di mostrare che la nostra è una
Chiesa matura e pronta ad assumersi le proprie
responsabilità.
La Madonna di Montenero che proprio in questi
giorni dimora nella nostra cattedrale sia la nostra
guida nel tempo dell’attesa che ci separa dalla
nomina del nuovo Pastore».
L
II
TOSCANA OGGI
In gennaio incontri
con gli ebrei e le altre
confessioni cristiane
Quante
finestre
aperte!
e giornate dedicate all’amicizia ebraico-cristiana e alla preghiera per l’unità
dei cristiani, dal 17 al 25 gennaio, ci
hanno aperto il cuore e lo sguardo sulla bellezza dello stare insieme e dell’ascoltarsi e ci hanno aperto anche una quantità di finestre di dialogo possibile.
Dalla prima finestra abbiamo guardato all’amicizia con gli ebrei. Ci siamo riuniti alla sinagoga intorno alla lampada a nove fuochi
di Chanukà, accesi uno ciascuno dai rappresentanti della Comunità Ebraica e da quelli
delle chiese cristiane, con un saluto e una
preghiera. Più tardi il rabbino Yair Didi e il
pastore valdese Klaus Langneck hanno parlato sul secondo dei «dieci comandamenti» o
«dieci parole». Il rabbino ha parlato sulla sua
«seconda Parola» : Non avrai altri dei al mio
cospetto, che per noi cristiani è compresa nel
primo comandamento. Chi, come Abramo,
si ferma a riflettere su ciò che lo circonda,
può arrivare a conoscere il Signore Dio Creatore e ad amarlo; guardare ad altre entità come dispensatrici di beni e di felicità per l’uomo significa scambiare la creatura per il
Creatore, dunque essere idolatri e giocarsi la
possibilità di conoscerLo. Mentre il pastore
si è soffermato sulla frase successiva di Es 20:
Non ti farai immagini…, ed è stato molto interessante conoscere la posizione delle chiese protestanti sulle immagini sacre.
Le chiese luterane ammettono la rappresentazione in immagini di Gesù, Maria e dei
personaggi biblici come illustrazione e didattica per la comprensione della Bibbia, ma
non per la venerazione, mentre le chiese
riformate che si rifanno al calvinismo la rifiutano del tutto. Per entrambe è esclusa la
venerazione dei santi quindi, a maggior ragione, delle loro immagini. La differenza con
le chiese cattolica e ortodossa, che utilizzano
le immagini anche nei luoghi di culto per la
venerazione, sta nell’interpretazione del versetto: Non ti farai immagini…per adorarle.
L’adorazione spetta solo a Dio, ma la venerazione di certe immagini come aiuto alla fede
è consentita.
Il giorno dopo, nella chiesa del Rosario, c’è
stata la celebrazione solenne dell’inizio della
settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Alla presenza di monsignor Alberto
Ablondi , il dottor Riccardo Burigana, direttore del Cedomei, il pastore valdese e quello
evangelico-pentecostale hanno guidato la
preghiera sul tema «Fa udire i sordi e fa parlare i muti» (Mc 7,31-37). Il tema è stato scelto da una comunità cristiana del Sud Africa e
proposto in tutto il mondo per questa occasione. Tanti gli spunti di riflessione che affiorano: la necessità di ascoltarsi e di parlarsi tra
gli appartenenti a confessioni diverse; l’ascolto comune della Parola di Dio per parlare di Cristo e testimoniarlo al mondo; ascoltare i sofferenti della terra per dare voce a chi
non ce l’ha.
Suggestivo è stato l’incontro con la comunità
ortodossa. La chiesa della Dormizione di via
Mastacchi era al buio a causa di un guasto e
la maggior parte della preghiera l’abbiamo
fatta alla luce delle candele che ognuno di
noi teneva. Il saluto dell’archimandrita greco-ortodosso, che di solito si mantiene un
po’ sulle sue, quest’anno è stato particolarmente cordiale e caloroso e il perché ce l’ha
detto lui stesso: il recente incontro in Turchia
tra Bartolomeo I e Benedetto XVI ha aperto
una strada concreta alla collaborazione e al
dialogo tra cattolici e ortodossi e il loro tenersi per mano davanti ai fedeli è un grosso
pegno di speranza. Poi è tornata la luce e una
signora dalla splendida voce ci ha cantato un
Alleluia in greco…da brivido!
Mi resta lo spazio per riferirvi dell’incontro
di martedì 23 al Rosario: dalla Charta Oecumenica, il documento d’impegno comune
firmato dalle Chiese cristiane europee, abbiamo scelto i passi sulla salvaguardia del
creato e sulla comunione con l’Ebraismo.
Eravamo davvero quattro gatti o, come più
gentilmente ci ha definito Burigana, «un piccolo resto d’Israele» e forse proprio il fatto di
essere in pochi ci ha sciolto la lingua e abbiamo parlato a lungo e con confidenza, trovando importanti punti di contatto anche col
pastore pentecostale Dante Bernarducci, che
ci ha ampiamente illustrato la sua Chiesa.
La preghiera perché il Signore ci conceda l’unità secondo la sua volontà e il Padre nostro
comune hanno concluso la serata, ma devono rimanere l’impegno quotidiano di tutti
noi per far vedere al Signore che ci teniamo
davvero e specialmente in vista dell’Assemblea Ecumenica europea che si terrà in ottobre a Sibiu, in Romania.
Gabriella Brilli
L
LA SETTIMANA DI LIVORNO
4 febbraio 2007
Il dolore illuminato dalla fede
La giornata diocesana del malato
unedì scorso, in
seno alle
celebrazioni
giubilari per i 200
anni della nostra
diocesi, alla «presenza»
dell’icona della
Madonna di
Montenero, si è svolta
in cattedrale la Giornata
diocesana del Malato,
con una solenne
concelebrazione
eucaristica presieduta
da monsignor Santucci,
Vescovo di Massa
Marittima-Piombino e
delegato CET per la
pastorale della Salute.
I timori per una buona
riuscita della giornata
dovuti all’inesperienza
(è la prima volta che la
Cappellania
ospedaliera affianca
l’Ufficio diocesano in
questo compito)
aggiunti alla fatica
dell’organizzazione, si
sono subito dissolti
all’arrivo del primo
malato: una signora su
una carrozzella spinta
da un volontario, che
ha risposto al mio
saluto di benvenuto
mostrandomi uno
splendido sorriso su un
volto raggiante di gioia.
E non era l’unica!
Man mano che il
duomo si riempiva di
anziani, malati su
carrozzine, portatori di
handicap vari, salivano
a Dio preghiere
silenziose o dette
sottovoce, mormorio di
rosari recitati che
facevano da contorno
ad un tumulto di volti
gioiosi e sorridenti che
alzavano lo sguardo alla
Vergine Maria posta
sull’altar maggiore e
Lei, regina degli
infermi, guardava tutti
benigna.
Del resto, a chi si
rivolge il sofferente se
non alla mamma
celeste, ponte tra Gesù e
le persone provate dal
lutto, dagli affanni, dal
dolore. Si pone in
mezzo per far presente
al Figlio il bisogno
dell’uomo di essere
sostenuto nella fatica
delle privazioni di cui
soffre, tra cui quella
della salute.
Nonostante l’impegno
L
giornaliero tra i malati
dell’ospedale, è stata
un’esperienza nuova e
bellissima trovarsi
insieme a tanti fratelli
sofferenti convenuti
dalle varie parrocchie,
istituti religiosi e case di
riposo, che ogni giorno
sperimentano come il
dolore, illuminato dalla
fede, diventi fonte di
speranza e di salvezza.
La celebrazione
eucaristica si è svolta in
una chiesa colma di
persone che hanno
partecipato attivamente,
certamente consapevoli,
almeno in parte, che la
chiave di lettura della
loro sofferenza sta nella
croce del Cristo Risorto.
Al termine della S.
Messa, come in una
Lourdes in miniatura, è
stata fatta una breve
esposizione del S.S. ed
una processione
eucaristica che si è
snodata per tutta la
cattedrale passando in
mezzo ai malati.
Significativa per tutti la
presenza del Vescovo
emerito Monsignor
Ablondi, anche lui
obbligato a stare su una
carrozzella ma
importante per me, è
stata la presenza di mia
figlia Giulia (nel suo
primo servizio come
volontaria
dell’UNITALSI) che
dalla fine di settembre è
divenuta
completamente cieca e
che due mesi fa quasi
improvvisamente ha
riacquistato la vista.
Tornando a casa mi
diceva che tutto le
sembrava un sogno e
che non era ancora
consapevole del fatto
che Dio le avesse fatto il
dono di tornare a
vedere.
La disponibilità e la
pazienza dei volontari
delle varie associazioni,
e i mezzi che ognuna di
loro ha messo a
disposizione, è stata
infine molto
importante per la
riuscita di questo
giorno: nonostante la
confusione e il via vai
dei mezzi, tutto si è
svolto per il meglio e
con ordine.
La giornata è finita,
stanco ma felice di
questo giorno, ringrazio
Dio di avermelo fatto
vivere insieme a tanti
fratelli e sorelle
ammalati che vivono
nella loro carne il
mistero pasquale.
Diacono
Paolo Bencreati
L’Assemblea dell’Unitalsi
Venerdì 2 febbraio alle ore 19.00 e
alle 21.00, in seconda convocazione
- presso la sede della Misericordia
in viaVerdi - si terrà l’Assemblea
Annuale dei soci dell’UNITALSI,
per verificare insieme il bilancio
dell’anno passato e presentare
le previsioni di quello in corso
I giovani livornesi che hanno partecipato al pellegrinaggio a Lourdes lo scorso
luglio (in alto)
Il personale di livorno riunito nella cappella del Salus, a Lourdes, insieme a
monsignor Coletti (a fianco)
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
4 febbraio 2007
La testimonianza di uno dei livornesi che hanno accompagnato
monsignor Coletti nella sua nuova diocesi
AGENDA DIOCESANA
Fino al 2 febbraio l’icona di Maria di
Montenero in cattedrale
A Como, con il vescovo Diego
e un po’di nostalgia nel cuore
DI
GABRIELE MAREMMANI
o accompagnato
il Vescovo
Diego ad un
matrimonio, ad
una specie di
matrimonio. In effetti
io, noi, tutti quelli che
siedono qui, in questa
navata della cattedrale
di Como, in attesa
dell’inizio della
cerimonia di
insediamento, siamo
un po’ come i genitori e
i parenti dello sposo. E
in attesa di affidarlo alla
sua sposa, la Chiesa di
Como, siamo
combattuti tra i soliti
due sentimenti: perché
l’evento sarà certamente
un momento di gioia e
di festa, ma sotto sotto,
dentro dentro, ci sarà
anche un po’ di
tristezza, un velo opaco
leggerissimo,
impercettibile ma
fastidioso.
Ci troviamo in mezzo a
due ali di gente curiosa
ed è tutto un vociare, un
salutare, un prepararsi
concitato alla
cerimonia, sotto una
luce tiepida di sole che
buca il rosone. Poi il
placarsi improvviso
delle voci alla vista della
H
VENERDÌ 2 FEBBRAIO
Giornata della Vita consacrata
- 17.30 ritrovo presso la chiesa della
Purificazione (via della Madonna); benedizione
delle candele e processione verso la cattedrale.
Ore 18.00 celebrazione eucaristica in duomo
presieduta dal cardinale Ennio Antonelli.
SABATO 3 FEBBRAIO
Traslazione dell’icona della Madonna alla
parrocchia S. Luca al Villaggio Emilio
- 18.00 inizio della veglia di preghiera e
preghiera notturna.
DOMENICA 4 FEBBRAIO
Traslazione dell’icona della Madonna alla
parrocchia di S. Giovanni Battista e Ilario a
Rosignano Marittimo; ore 11.00 celebrazione;
ore 16.30 celebrazione e traslazione del
quadro al Santuario di Montenero.
LUNEDÌ 5 FEBBRAIO
- 21.00 presso il circolo ufficiali della Marina
(via S. Jacopo in Acquaviva) per gli incontri
promossi dal Serra club conferenza del professor
Stefano Semplici, dell’università di Tor Vergata di
Roma, sul tema «Pluralismo e relativismo: uno
sguardo dalla filosofia politica».
processione, quasi che il
Crocefisso, lassù in alto
alla testa del corteo,
attiri definitivamente a
sé tutti gli schiamazzi,
lasciandosi dietro solo
un alone di pace. E
dopo la processione
ciondolante di
seminaristi, sacerdoti e
mitrie, in fondo,
accanto all’Arcivescovo
di Milano, ecco
lo sposo, il
Vescovo Diego:
avanza
sorridente verso
lo scranno che fu
di
Sant’Abbondio,
primo Vescovo
della città. Mi
passa accanto,
mi sporgo ma lui
non c’è già più.
Il rito ha
finalmente
inizio: lettura della
lettera di nomina del
Papa e taglio netto
dell’ultimo filo che
ancora legava il Vescovo
a Livorno: Fratelli e
sorelle in Cristo, da
questo momento il
Vescovo Diego Coletti è
pastore della santa
Chiesa di Como.
L’applauso parte
spontaneo e copre una
piccola fitta al cuore.
Segue il saluto iniziale:
la voce dello sposo
parte in salita, arranca,
poi si riprende. Ma in
mezzo, forse non
notato da tutti, un
lapsus prontamente
corretto: «In questa
diocesi di Liv... in
questa diocesi di
Como». Chissà, forse
l’abitudine o magari
l’emozione. La cosa
comunque mi fa un po’
piacere.
Al termine della Parola,
l’attesa parola del
Vescovo: gli occhi di
tutti sono su di lui.
Omelia un po’ lunghina
ma chiara: illustra il suo
«Consummati in
unum», insiste sul
camminare assieme, dà
linee
programmatiche,
elargisce pillole
di catechesi. E
alla fine,
riprocessione,
sempre con lo
sposo in fondo,
in un tripudio di
fazzoletti
amaranto.
Ecco, se n’è
andato, ma tento
l’impresa e lo
aspetto sotto il
Vescovado. Non
ci spero molto
ma il miracolo,
miracolosamente, si
compie: il Vescovo esce
e mi saluta. Da’ un
buffetto a mia moglie, a
me riserva una carezza.
Cerco di ricambiare ma
si è già infilato in
macchina, la sua faccia
sorridente nell’ombra,
incorniciata dal
finestrino.
Arrivederci Vescovo
Diego. A rivederci. La
terra e la gente di Como
ti siano lievi.
A due anni dalla morte di don Aldo
Don Biagioni: un uomo all’apparenza burbero, ma generoso e disponibile
ono già passati due anni
da quando don Aldo Biagioni è morto, il 29 gennaio 2005. Mi pare importante ricordarlo perché non accada che il trascorrere del tempo porti all’oblio e quindi si
perda la memoria di quello che
ciascuno ha fatto affinché la
Chiesa apparisse sempre più
bella, rivestita delle «opere giuste dei santi» (Ap 19,8).
Ricordarlo, sì, ma come? Cosa
ricordare di don Aldo?
Anzitutto la sua umanità, che si
manifestava in superficie come
irruenza, carattere burbero ed
incline a brontolare. All’inizio,
quando conobbi don Aldo –
parlo di 30 anni fa –, rimanevo
talvolta interdetto davanti a certe sue prese di posizioni od a
certe sue durezze. Una volta gli
ho detto, tra il serio ed il faceto,
che era brontolone: ha continuato a ricordarmi quell’epiteto
quasi sino alla fine, come se si
fosse sentito ingiustamente trattato. In realtà, conoscendolo
meglio e raccogliendo talvolta
le sue amarezze, mi sono reso
conto di un aspetto umano
denso, nascosto sotto la superficie, appunto, burbera e un po’
brontolona. Era infatti attento
alle persone ed alle loro situazioni, era generoso e disponibi-
S
III
le all’aiuto. Ricordo che, quando iniziò l’esperienza della casa
di preghiera nel 1994, egli volle
contribuire con una cospicua
somma, senza che da parte mia
ci fosse stato il benché minimo
accenno in questo senso. E so
per certo che è intervenuto in
diverse situazioni.
Manifestazione della sua umanità erano anche la passione e
lo slancio in tutte le cose: ci
metteva tutto se stesso, stimolando e rimproverando coloro
che erano chiamati a condividere con lui la cosa da fare. L’esempio migliore della sua passione è rappresentato dalla musica ed in particolare dall’organo: cosa non ha fatto don Aldo
negli anni della sua vita per incentivare il canto liturgico e per
curare lo strumento della tradizione della Chiesa quale è l’organo? Si potrebbe dire che tutti
gli organi di Livorno lo hanno
conosciuto, ma certamente due
spiccano in particolar modo:
quello della parrocchia del Rosario e quello della Cattedrale.
Il primo perché da lui fatto costruire negli anni in cui fu parroco al Rosario, il secondo perché organista della Cattedrale
dagli inizi degli anni 70 sino alla sua morte.
A questi aspetti della sua perso-
nalità ne aggiungo un altro, ad
essi intimamente collegato: la
sua vitalità. Nonostante i limiti
progressivi dovuti all’età ed alla
malattia, don Aldo desiderava
essere presente, svolgere i suoi
compiti, non venir meno a ciò
che gli era affidato: fino alla fine è stato fedele al suo servizio
al Carmelo ed in Cattedrale.
Ma tutti questi sono tratti esterni della persona di don Aldo.
Cosa c’era dietro? Molte cose;
ne faccio notare solo due: la prima il suo profondo amore per
la Chiesa di Livorno, la seconda
la sua fede.
Il suo amore per la Chiesa di Livorno si è mostrato nel custodire la memoria del passato: fisicamente lo ha fatto raccogliendo libri e carte, spiritualmente
portando nel cuore le persone
incontrate, le situazioni vissute.
Da lui ho sentito raccontare
tanti fatti della storia di questa
Chiesa, mi ha presentato tanti
personaggi: quando ne parlava
si sentiva vibrare una passione
profonda.
La fede di don Aldo emergeva
non tanto nelle sue omelie, che
pur erano forti ed impegnate,
ma in certi momenti particolari.
Di ciò posso dare buona testimonianza attraverso gli scambi
ed i dialoghi avuti con lui. Sem-
brava che in determinate situazioni dovesse prevalere il suo
carattere, soprattutto quando si
erano verificati contrasti o pensava che fosse stato leso qualche
suo diritto: accusava, si difendeva con passione; in quel momento qualsiasi cosa avessi detto non sarebbe servita a nulla e
mi avrebbe chiuso la bocca con
un semplice: «te parli bene!
Ma…». Successivamente ci ripensava e ritrovava in se stesso
le dimensioni più profonde del
proprio credere e del suo rapporto con il Signore. Allora mi
appariva dolce e profondamente comunicativo.
Termino ricordando l’ultima visita che gli feci la domenica prima che morisse. Era solo: gli
chiesi notizie della sua salute,
gli detti le notizie che avevo,
parlammo anche della sua speranza di tornare presto a casa.
Poi, ad un certo momento, mi
disse, con un parlare lento e
profondo: «quando si è in questa situazione, si pensano molte
cose…». Non feci domande, ma
ebbi la percezione chiara che in
quel momento dall’altezza dei
suoi 91 anni stesse guardando
alla sua vita, cercando, forse, di
cogliere il senso del proprio esistere alla luce della fede.
Pier Giorgio Paolini
MERCOLEDÌ 7 FEBBRAIO
- 18.30 nell’aula magna del centro culturale in
via delle Galere conferenza di metà anno della
Scuola di Teologia diocesana.
LUNEDÌ 12 FEBBRAIO
- 18.00 presso il centro artistico «Il grattacielo»
(via del Platano 6) incontro dei «Lunedì
danteschi» sul tema «I nomi di Dio».Tema della
serata: «Induismo».
- 21.00 parrocchia S. Croce (Rosignano Solvay)
LECTIO DIVINA per i giovani.Tema «Legge
antica o fede nella croce. Al bivio tra vecchia
religione e nuova avventura di libertà» (At.
14,27; 15,35)
IL CONVEGNO ORGANIZZATO
AL LEM
Crescere con fatica:
il fenomeno del bullismo
cura del Comune di Livorno e del Centro
A
Infanzia Adolescenza e Famiglie (CIAF)
«Edda Fagni», è stata presentata nei locali del
LEM la ricerca: «Crescere con fatica:
comportamenti ed emozioni di ragazzi a rischio
nel contesto scolastico». In apertura
dell’incontro l’assessore alle Politiche educative,
Carla Roncaglia, ha ringraziato la Fondazione
Cassa di Risparmi per il contributo dato alla
realizzazione della ricerca che rientra
nell’ambito del progetto «Città sicura», voluto
proprio per rendere più vivibile la vita nella
nostra città. La ricerca - ha aggiunto l’assessore
- mette in evidenza il fenomeno del bullismo
che è uno degli aspetti connaturati a quella fase
di crescita che è l’adolescenza, sul quale molto
spesso si sta incentrando l’attenzione dei media,
lo scopo che ci proponiamo è quello di
conoscere meglio questo fenomeno per proporre
quegli interventi che possano contrastarlo. Ha
preso poi la parola Ersilia Menesini, del
Dipartimento di Psicologia dell’Università di
Firenze, che ha illustrato i temi della ricerca da
lei condotta invitando a non sottovalutare e nel
contempo anche a non criminalizzare il
fenomeno del bullismo, ricercandone le origini in
indicatori del disagio giovanile come ansia,
paura, aggressività, malessere, depressione.
L’indagine ha coinvolto 461 studenti (261
ragazzi e 200 ragazze) in età compresa tra gli
11 e i 14 anni, frequentanti cinque scuole medie
inferiori della città: le Fermi, le Borsi, le
Michelangelo, l’ex-Pazzini e l’ex-Pistelli. La
ricerca è partita dall’interrogativo di cosa ci sia
all’origine di comportamenti problematicie ha
evidenziato che per molti ragazzi compiere delle
prepotenze vuol dire farsi valere nella vita ed
affermarsi, le conseguenze sono appunto quelle
del bullismo e della vittimizzazione, in alcuni
casi questi due fenomeni coesistono. I
comportamenti prepotenti sono più naturali nei
ragazzi mentre le ragazze ne sono meno
coinvolte ma più inclini all’ansia, alla
depressione e alla somatizzazione. Le ragazze in
linea di massima sono in grado di gestire meglio
le proprie emozioni e possono ristabilire o creare
un buon clima all’interno di classi che
presentino comportamenti prepotenti. Contro i
disagi comportamentali venuti in risalto dagli
incontri con i ragazzi , la ricerca ha individuato
alcune proposte di intervento: giochi cooperativi
svolti in classe, percorsi operativi con gli
insegnanti per arricchire le loro conoscenze sui
propri alunni, interventi con le famiglie e tra le
famiglie per lo scambio di esperienze di vita e
per maturare la consapevolezza genitoriale. I
risultati della ricerca sono stati poi discussi da
Genny De Pas, docente della scuola «Borsi», da
Maria Grazia Sacchi Marinari per la componente
dei genitori, dall’Ispettore Pino Salerno
dell’Ufficio Minori della Questura di Livorno ,
mentre Mauro Pardini responsabile dell’Ufficio
Psicopedagogico del Comune ha moderato gli
interventi.
Gianni Giovangiacomo
Fly UP