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Ammortamento americano Ammortamento americano
Ammortamento americano La scorsa lezione abbiamo visto che nell'ammortamento americano il rimborso del debito iniziale avviene mediante un unico versamento a scadenza, ottenuto attraverso una operazione di costituzione di un capitale al tasso attivo j; per questo si parla anche di ammortamento a due tassi. Vediamo un esempio numerico. Si vuole determinare l'esborso complessivo annuo necessario a ripagare con ammortamento americano un debito di 100000 Euro, sapendo che i=10% e j=5%. Dato che nell'ammortamento americano non si ha estinzione progressiva del debito residuo, la quota interessi è costante ed è pari a 10000 Euro annui. La quota di costituzione del fondo di ammortamento è data da Q= C u n − 1 1.0510 , dove s n,i = = ≅ 12.578, da cui s n ,i i 0.05 100000 ≅ 7950 Euro. L' esborso totale è quindi 12.578 R = 10000 + 7950 = 17950. Q= © Fabio Bellini 2013 Ammortamento americano Quando j<i, l’esborso complessivo dell’ammortamento americano è sempre superiore alla corrispondente rata dell’ammortamento francese; abbiamo: R = C 1 − 1 . 1 − 10 ≅ 6 . 145 , da cui , dove a n , i = a n ,i 0 .1 R = 100000 6 . 145 ≅ 16276 Euro. Se invece i=j si ha in generale R= C 1 i 1 + iC = C n + iC = C ( n + i ) = Ci ( n + 1) = s n ,i u −1 u −1 u −1 i = Ci ( un 1 C ) = Ci ( )= . n a u −1 1− v n ,i n cioè l’esborso dell’ammortamento americano coincide con la rata dello ammortamento francese. © Fabio Bellini 2013 Ammortamento tedesco Nell'ammortamento tedesco o a interessi anticipati, gli interessi vengono pagati anticipatamente, cioè all'inizio del periodo di competenza. Consideriamo un debito iniziale di 25000 Euro, da ammortizzare in 5 anni, con quote capitale costanti e interessi anticipati. Si ha: tempo rata q. cap. 0 2500 1 7000 2 6500 3 q. int d. res. tasso 2500 25000 5000 2000 20000 5000 1500 15000 6000 5000 1000 10000 4 5500 5000 500 5000 5 5000 5000 0 0 10,00% A parità di tasso passivo ovviamente il metodo tedesco è meno conveniente per il debitore; vedremo che questo corrisponde a un tasso interno di costo maggiore. © Fabio Bellini 2013 Usufrutto e nuda proprietà Consideriamo un generico piano di ammortamento; si chiama usufrutto il valore attuale delle quote interesse che devono ancora essere corrisposte, nuda proprietà il valore attuale delle restanti quote capitale. Osserviamo che questi valori attuali sono calcolati utilizzando un tasso di valutazione i* che in generale è distinto dal tasso passivo i, e che dipende dalle condizioni di mercato alla data s in cui si fa la valutazione. In formule si ha n Us = ∑ n Ik k = s +1 (1 + i*) k −s e Ps = ∑ Ck k = s +1 (1 + i*) k−s . Evidentemente n U s + Ps = n n Ik Ck Rk + ∑ = ∑ = Vs k −s k −s k −s k = s +1 (1 + i*) k = s +1 (1 + i*) k = s +1 (1 + i *) ∑ cioè la somma di usufrutto e nuda proprietà coincide con il valore attuale al tempo s delle rate successive, al tasso di valutazione i*. © Fabio Bellini 2013 Usufrutto e nuda proprietà Come esempio, consideriamo il solito ammortamento italiano di un debito iniziale di 25000 Euro in 5 rate annuali al tasso i=10%: anno rata q.cap. q.int. deb. Res. 0 tasso 25000 1 7500 5000 2500 20000 2 7000 5000 2000 15000 3 6500 5000 1500 10000 4 6000 5000 1000 5000 5 5500 5000 500 0 10.00% Calcoliamo usufrutto e nuda proprietà al tempo s=3, utilizzando un tasso di valutazione i*=5%: U3 = 1000 500 5000 5000 + ≅ 1406 Euro , P3 = + ≅ 9297 Euro. 1.05 1.05 2 1 .05 1 .05 2 © Fabio Bellini 2013 Teorema di Makeham Tra usufrutto e nuda proprietà sussiste una importante relazione nota come Teorema di Makeham: Ps = D s − i* Us, i dove Ds indica il debito residuo al tempo s. Non vediamo la dimostrazione del teorema di Makeham. Verifichiamo la tesi nell’esempio precedente: D3 − i* 0 . 05 U 3 = 10000 − ⋅ 1406 = 9297 = P3 . i 0 .1 © Fabio Bellini 2013 Progetti finanziari Con il termine "progetto finanziario" o "operazione finanziaria" intendiamo in tutta generalità un flusso finanziario di importi Ck disponibili alle scadenze tk. Nel caso delle rendite, gli importi Ck sono tutti positivi; nel caso di un generico progetto finanziario gli importi possono essere sia di segno positivo che di segno negativo. Si parla di operazione di investimento in senso stretto, se il vettore dei flussi Ck presenta un'unica inversione di segno, passando dal segno negativo al positivo, ad esempio [-,-,+,+,+]. Si parla di operazione di finanziamento in senso stretto, se il vettore dei flussi Ck presenta un'unica inversione di segno, passando dal segno positivo a quello negativo, ad esempio [+,-] oppure [+,+,-]. Se ci sono più cambi di segno, ad esempio [-,+,-] oppure [+,-,+,-], il carattere della operazione è meno netto. © Fabio Bellini 2013 Valore attuale netto Il criterio di scelta tra progetti finanziari più semplice è quello del valore attuale, che in questo contesto prende il nome di valore attuale netto (VAN), o anche risultato economico attualizzato (REA), net present value (NPV), discounted cash flow (DCF). Abbiamo già visto le sue proprietà. Il principale punto debole di questo criterio è che richiede la specificazione del tasso i che viene usato per la attualizzazione; diverse scelte del tasso i possono dare diversi risultati. Vediamo un esempio. Supponiamo di dover scegliere tra le seguenti due operazioni di investimento in senso stretto: A=[-1000, +800, + 300, +100] e B=[-1000, +200, + 400, +700], entrambe con insieme delle scadenze [0, 1, 2, 3]. Quale preferisco? Se applico il criterio del VAN con i=5%, ottengo 800 300 100 + + ≅ 120.4 2 1.05 1.05 1.053 200 400 700 V ( B ) = −1000 + + + ≅ 158.0 2 1.05 1.05 1.053 V ( A) = −1000 + © Fabio Bellini 2013 Valore attuale netto quindi preferisco B, dato che V(B)>V(A). Se invece avessi considerato un tasso i=10%, allora 800 300 100 + + ≅ 50.34 2 1.10 1.10 1.103 200 400 700 V ( B ) = −1000 + + + ≅ 38.32, 2 1.10 1.10 1.103 V ( A) = −1000 + e quindi avrei preferito A, dato che questa volta V(A)>V(B). Nessun mistero: B «paga» di più (700) al tempo 3, quindi tassi più alti la penalizzano rispetto ad A che «paga» di più al tempo 1 (800). Il criterio del VAN ha quindi il pregio della semplicità di applicazione ma il difetto dell’elemento di soggettività dato dalla scelta del tasso di valutazione, che può modificare il risultato del confronto. © Fabio Bellini 2013 Il tasso interno di rendimento Un criterio puramente oggettivo per la scelta tra progetti finanziari (che però, come vedremo, presenta altri problemi) è quello del tasso interno di rendimento o TIR, in inglese IRR (internal rate of return), che nel caso delle operazioni di finanziamento prende anche il nome di tasso interno di costo (TIC). La definizione è la seguente: il TIR è quel tasso i* che rende uguale a zero il valore attuale netto della operazione. Il TIR i* è quindi la soluzione della equazione n Ck ∑ (1 + i*) k = 0. k =1 Abbiamo già incontrato questa equazione nel caso delle rendite, nel problema della ricerca del tasso che rende il valore attuale uguale a un valore prefissato. Il TIR è un criterio molto efficace per confrontare operazioni di investimento o finanziamento in senso stretto; vediamo alcuni esempi. © Fabio Bellini 2013 Il tasso interno di rendimento Iniziamo da un esempio semplicissimo. Vogliamo confrontare l’acquisto di un CTZ di scadenza biennale che costa 95 con l’acquisto di un BOT annuale che costa 98. Si tratta di due semplicissime operazioni di investimento in senso stretto: A=[-95, l00 ; 0, 2] e B=[-98, 100; 0, 1]. I TIR di A e di B sono le soluzioni delle equazioni − 95 + 100 100 = 0, cioè (1 + i A ) 2 = da cui i A ≅ 2 ,60 % 2 (1 + i A ) 95 − 98 + 100 = 0 da cui iB ≅ 2 ,04 % 1 + iB Chiaramente, secondo il criterio del TIR preferisco A, in quanto ha un TIR maggiore. Più in generale, tra più progetti di investimento, preferiamo quello con il TIR maggiore, in quanto in questo caso il TIR assume il significato di rendimento della operazione di investimento. © Fabio Bellini 2013 Il tasso interno di rendimento Riprendiamo ora le due operazioni di investimento già confrontate con il criterio del VAN: A=[-1000, +800, + 300, +100] e B=[-1000, +200, + 400, +700], entrambe con insieme delle scadenze [0, 1, 2, 3]. Per calcolare il TIR di A e di B, dobbiamo risolvere le equazioni − 1000 + 800 300 100 + + =0e 1 + iA (1 + i A )2 (1 + iA )3 − 1000 + 200 400 700 + + = 0, o equivalentemente 2 1 + iB (1 + iB ) (1 + iB )3 − 1000 + 800vA + 300v 2A + 100v3A = 0, − 1000 + 200vA + 400v 2A + 700v3A = 0. Come abbiamo già visto, queste equazioni possono essere risolte solo numericamente. Utilizzando Excel (vedremo tra un attimo come) troviamo iA=14.01%, iB=11.79%; trattandosi di investimenti, preferiamo A. © Fabio Bellini 2013 Tasso interno di costo Consideriamo ora il caso del confronto tra due finanziamenti: A=[1000, -500, -100, -600] e B=[1000, -90, -90, -1090]. Sappiamo dire subito qual è il tasso interno di costo di B? Per calcolare i tassi interni di costo, dobbiamo risolvere le equazioni 500 100 600 − − = 0e 2 1 + i A (1 + i A ) (1 + i A )3 90 90 1090 1000 − − − = 0, da cui 2 1 + iB (1 + iB ) (1 + iB )3 i A ≅ 9.34%, iB = 9.00% 1000 − L’operazione B corrisponde a un ammortamento al tasso del 9% con rimborso del debito iniziale in un’unica quota a scadenza, pertanto anche senza fare calcoli vediamo che iB=9%. Tra due operazioni di finanziamento, scegliamo quella con il tasso di costo minore, pertanto sarà preferibile B. © Fabio Bellini 2013 Tasso interno di costo Come secondo esempio, consideriamo il confronto tra i piani di ammortamento con metodo italiano e metodo tedesco di un debito iniziale di 25000 Euro in 5 rate annue, al tasso del 10%. Abbiamo pertanto A=[25000, -7500, -7000, -6500, - 6000, -5500] e B=[22500, -7000, -6500, -6000, -5500, -5000]. Dalla condizione di chiusura finanziaria, il tasso di costo di A deve essere pari al 10%. Il tasso di costo iB risolve la equazione 22500 = 7000 6500 6000 5500 5000 + + + + 2 3 4 1 + iB (1 + i B ) (1 + i B ) (1 + i B ) (1 + i B ) 5 da cui si ricava numericamente iB=11,11%. Ovviamente, la corresponsione anticipata degli interessi del metodo tedesco è meno conveniente per il debitore, e si traduce in un tasso di costo superiore. © Fabio Bellini 2013 TAN e TAEG Nell’ambito del credito al consumo, la normativa europea impone la pubblicizzazione di un indice sintetico di costo del finanziamento. Il TAN (tasso annuo nominale) viene calcolato utilizzano soltanto il debito iniziale e le rate dell’ammortamento; il TAEG (tasso annuo effettivo globale) tiene conto di tutte le eventuali spese accessorie ed è pertanto il parametro più corretto (ovviamente, il TAEG è sempre maggiore del TAN). Molti finanziamenti «a interessi zero» presentano un TAN nullo, ma un TAEG non trascurabile, come conseguenza dei numerosi costi accessori. © Fabio Bellini 2013 Calcolo del TIR o del TIC in Excel In analogia a quanto visto per il valore attuale, anche per ilTIR (o TIC, a seconda dei casi) esistono varie funzioni in Excel. Le più semplici sono TIR.COST e TIR.X. La funzione TIR.COST ha come input un flusso finanziario corrispondente a scadenze periodiche; il corrispondente TIR è quello relativo al periodo. La funzione TIR.X ha invece in input anche le scadenze, in formato data. Nell' esempio, precedente usiamo TIR.COST: © Fabio Bellini 2013 Calcolo del TIR o del TIC in Excel © Fabio Bellini 2013 Calcolo del TIR o del TIC in Excel © Fabio Bellini 2013 Problemi nell’uso del TIR Il TIR funziona bene quando si tratta di confrontare operazioni di investimento o di finanziamento in senso stretto. Nel caso di operazioni più generali, che presentano più cambi di segno, possono esserci diversi problemi: - può non esistere un TIR positivo (nel senso che la equazione che definisce il TIR non ha soluzioni positive) - può esistere più di un TIR positivo (nel senso che la equazione che definisce il TIR ha più soluzioni positive). © Fabio Bellini 2013 Problemi nell’uso del TIR Consideriamo ad esempio l'operazione A=[-100, 120, -40; 0, 1, 2]. L' equazione − 100 + 120 v − 40 v 2 = 0 non ha radici reali, poiché ∆ = 120 2 − 100 ⋅ 160 < 0. Se invece consideriamo l'operazione B=[-48, 140, -100; 0, 1, 2], otteniamo − 48 + 140 v − 100 v 2 = 0, che ha due soluzioni reali, che corrispondono a due TIR: i1=25% e i2=66,66%. E’ evidente che in questo caso il concetto di TIR perde di senso. Occorre pertanto indagare quali tipi di operazioni finanziarie presentano un unico TIR positivo; questo è l'oggetto dei teoremi di Levi e di Nordstrom. © Fabio Bellini 2013 Scadenza media aritmetica Definiamo innanzitutto la scadenza media aritmetica di un flusso finanziario come n ∑ C k tk t = k =1 n , ∑ Ck k =1 cioè la media ponderata delle scadenze tk con pesi pari alle rate Ck. Per confronto, vedremo nella prossima lezione che la scadenza media finanziaria o duration è data dalla stessa media ma con pesi pari ai valori attuali delle rate: n ∑C D= k (1 + i ) − t k t k k =1 n ∑C , k (1 + i ) −tk k =1 © Fabio Bellini 2013 Investimenti in senso lato Possiamo osservare che la scadenza media aritmetica non dipende dal tasso i, mentre la duration dipende dal tasso i. Se i=0 la duration coincide con la scadenza media aritmetica, se i>0 vedremo che la duration è inferiore alla scadenza media aritmetica, in quanto è una funzione decresecnte del tasso i. Una operazione finanziaria prende il nome di investimento in senso lato se la scadenza media aritmetica dei costi è inferiore alla scadenza del primo ricavo. In un investimento in senso stretto, tutti i costi devono precedere il primo ricavo (e di conseguenza tutti i ricavi). In un investimento in senso lato siamo più tolleranti: la scadenza media aritmetica dei costi deve precedere il primo ricavo. © Fabio Bellini 2013 Investimenti in senso lato Confrontiamo ad esempio una operazione del tipo A=[-,+,+,+,+] con una del tipo B=[-,+,+,+,+,-]. Ad esempio A=investo 10000 Euro in BTP con scadenza tra due anni e B=A+vado a festeggiare alla scadenza. E’ chiaro che se l’importo dell’ultimo flusso negativo di B è piccolo, l’operazione comunque si configura come un investimento. Se l’importo dell’ultimo flusso di B è piccolo, la scadenza media aritmetica (che è una media ponderata) è molto vicina alla scadenza del primo flusso, e quindi è antecedente alla data del primo ricavo. In modo del tutto analogo, una operazione finanziaria prende il nome di finanziamento in senso lato, se la scadenza media aritmetica dei ricavi è antecedente alla scadenza del primo costo. © Fabio Bellini 2013 Esempio A titolo di esempio, consideriamo la operazione A=[-2000, 2600, -1000, 3000, 600]. Non si tratta né di un investimento né di un finanziamento in senso stretto, in quanto abbiamo più cambi di segno. Non può nemmeno essere un finanziamento in senso lato, in quanto il primo flusso è negativo. La scadenza media aritmetica dei costi è pari a tC = 2000 ⋅ 0 + 1000 ⋅ 2 2 = < 1, 3000 3 ed è inferiore alla scadenza del primo ricavo, pertanto si tratta di un investimento in senso lato. © Fabio Bellini 2013 Investimenti e finanziamenti puri Un approccio alternativo è basato sui flussi di cassa cumulati. Data un'operazione finanziaria qualsiasi, il vettore dei saldi contabili è dato dalle somme parziali dei flussi di cassa: k S (t k ) = ∑ C j . j =1 Una operazione finanziaria per cui il vettore S cambia segno una sola volta passando dal segno negativo a quello positivo prende il nome di investimento puro; se invece cambia segno una sola volta passando dal segno positivo a quello negativo, prende il nome di finanziamento puro. Ovviamente, un investimento o finanziamento in senso stretto è anche un investimento o finanziamento puro. © Fabio Bellini 2013 Investimenti e finanziamenti puri Ad esempio, consideriamo la operazione A=[-2000, 2600, 1000, 3000, -400, 6000; 0, 1, 2, 3, 7, 8]. Non si tratta di un investimento in senso stretto; non si tratta di un investimento in senso lato in quanto la scadenza media aritmetica dei costi è data da tC = 2000 ⋅ 0 + 400 ⋅ 7 2800 = ≅ 1.17 > 1; 2400 2400 verifichiamo che si tratta di un investimento puro calcolando il vettore dei saldi contabili, che cambia di segno una sola volta passando dal segno negativo a quello positivo: S=[-2000, + 600, +1600, +4600, +4200, +10200]. © Fabio Bellini 2013 Applicabilità del TIR e del TIC Abbiamo visto che il criterio del TIR si applica molto bene a investimenti e finanziamenti in senso stretto. I teoremi di Levi e Nordstrom che enunciamo nelle slides successive mostrano che questo criterio può essere applicato anche ai finanziamenti in senso lato e ai finanziamenti puri, in quanto essi hanno un unico tir positivo, sotto minime ipotesi aggiuntive. Al di fuori di queste classi il criterio del TIR non è ben definito e può portare a risultati paradossali. © Fabio Bellini 2013 Teorema di Levi Un investimento in senso lato che abbia alla scadenza un saldo contabile positivo ammette un unico TIR positivo. Un finanziamento in senso lato che abbia alla scadenza un saldo contabile negativo ammette un unico TIC positivo. Osserviamo che il saldo contabile a scadenza non è altro che la somma di tutti i flussi. Ad esempio, possiamo riconsiderare la operazione A=[-2000, 2600, -1000, 3000, 600]. Abbiamo già visto che si tratta di un investimento in senso lato; il saldo contabile a scadenza è pari a 3200, pertanto esiste un unico TIR positivo; con la funzione TIR di Excel verifichiamo che i*=62,82%. © Fabio Bellini 2013 Teorema di Nordstrom Un investimento puro ha sempre un unico TIR positivo. Un finanziamento puro ha sempre un unico TIC positivo. Osserviamo che per definizione in un investimento puro il vettore dei saldi contabili cambia segno una volta sola passando da negativo a positivo, pertanto anche in questo caso il saldo contabile a scadenza è positivo. Ad esempio, possiamo riconsiderare la operazione A=[-2000, 2600, 1000, 3000, -400, 6000; 0, 1, 2, 3, 7, 8]. Abbiamo già visto che si tratta di un investimento in senso puro; il vettore dei saldi di cassa cambia segno una sola volta, passando da negativo a positivo. Con Excel verifichiamo che i*=104,8%. © Fabio Bellini 2013