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Allevamento rurale del maiale

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Allevamento rurale del maiale
Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura
Allevamento rurale del maiale
Appunti dalle lezioni
La Fiera di Vita in Campagna - Montichiari 27 - 29 marzo 2015
2015
Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura
Allevamento rurale del maiale
Appunti dalle lezioni
La Fiera di Vita in Campagna - Montichiari 27 - 29 marzo 2015
Maurizio Arduin
Marzo 2015
Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di pollicoltura
Pubblicazione edita da
Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura
Via G.B. Conti n. 24 – Lendinara (Rovigo)
Marzo 2015
Autore
Maurizio Arduin, Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura
Informazioni
[email protected]
www.biozootec.it
La bibliografia è disponibile presso l’Archivio Storico del Centro Studi Règia
Stazione Sperimentale di Pollicoltura: [email protected]
È consentita la riproduzione di testi, foto, disegni, ecc. previa autorizzazione da
parte del Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura, citando gli
estremi della pubblicazione.
Allevamento rurale del maiale
INDICE
Introduzione .....................................................................................................
5
Un recinto all’aperto ..........................................................................................
7
Recinzioni .........................................................................................................
8
Un ricovero adeguato .........................................................................................
12
La zona alimentazione e abbeverata .....................................................................
13
Scelta della razza ..............................................................................................
15
Buone pratiche d’allevamento ..............................................................................
17
Alimentazione ..................................................................................................
21
Auto approvvigionamento alimentare in un allevamento con tre maiali ......................
23
Impatto ambientale dell’allevamento all’aperto ......................................................
24
Organizzazione di un allevamento all’aperto a scopo di reddito .................................
25
Allevamento rurale del maiale
Introduzione
L’allevamento del maiale per auto consumo è una pratica diffusa in molte aziende sia agricole
che non. Oggi il consumatore, e specialmente chi produce per se, è diventato più esigente in
fatto di qualità e più rispettoso delle esigenze degli animali e dell’ambiente. Più esigente perché
vuole produrre da se sapori antichi, fatti come un tempo e pertanto, come un tempo, allevando il
maiale all’aperto. Più rispettoso perché i valori di difesa dell’ambiente e salvaguardia del benessere
animale sono ormai nella coscienza di molti e si è diffusa anche la consapevolezza che il benessere
animale va di pari passo con la qualità, la salubrità e l’igiene dei prodotti.
Nelle pagine che seguono viene riportato l’allevamento di tre maiali all’aperto in base alle nostre
esperienze, ormai ventennali, elaborate dopo la pubblicazione della prima Guida illustrata
all’allevamento del maiale pubblicata nel 1996.
Questo metodo è stato alla base degli incontri realizzati a Montichiari (Bs), dal 27 al 29 marzo
nell’ambito dalla la 5^ edizione di la FIERA di Vita in Campagna.
5
Articoli e informazioni on demand
Il Bollettino di BassaCorte oltre ad
accompagnare, mensilmente, hobbisti ed
allevatori nelle diverse attività svolge anche un
servizio di Assistenza Tecnica Specialistica su
richiesta rispondendo
alle più svariate domande e informazioni
che gli iscritti al servizio possono rivolgere.
È infatti possibile formulare domande, richiedere
informazioni, curiosità e qualsiasi altro
interrogativo relativo alle tematiche inerenti agli
allevamenti di BassaCorte:
La richiesta si trasformerà in un documento
tecnico che sarà inviato a tutti gli iscritti al
Bollettino di BassaCorte mentre resterà anonimo
il richiedente.
Allevamento rurale del maiale
Un recinto all’aperto
Il maiale può essere allevato in un recinto all’aperto
dove, un gruppo di almeno tre individui, possono
vivere in armonia con l’ambiente. In questo caso,
per poter allevare tre maiali è necessario realizzare
un recinto di circa 2.100 metri quadrati (700 metri
quadrati a capo). Questa dimensione è necessaria
per non inquinare la falda sottostante in quanto la
quantità di azoto prodotto da un maiale su 700 metri
quadrati non supera le 170 unità di azoto all’anno.
Per il contenimento degli animali è possibile realizzare
una recinzione elettrica costituita da paletti che
sostengono due o tre fili elettrici, a bassa tensione,
alimentati anche da una batteria. Il recinto può essere
fisso o spostato periodicamente ogni 2-3 anni.
L’area a pascolo deve inoltre prevedere delle zone
ombreggiate. Questo si può ottenere con alberi,
preferibilmente a foglie caduche, collocati lungo i
margini esterni della recinzione e in posizione sud
o sud-est in modo che i maiali possano usufruire
dell’ombra durante le ore più calde della giornata.
È anche possibile piantare degli alberi all’interno
del recinto: in questo caso le piante devono essere
protette da una recinzione elettrica per evitare che i
maiali, grufolando tra le radici, mettano in pericolo la
sopravvivenza delle piante durante l’inverno.
In questo modo gli animali vivono quasi sempre
all’aperto, pascolando, a seconda delle stagioni, negli
erbai aziendali, in un oliveto e nel bosco. Dimorano
nei ricoveri di legno. Ogni mattina all’ora della
somministrazione dell’alimento vengono richiamati in
un determinato posto.
7
Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di pollicoltura
Recinzioni
10 m l’uno dall’altro, in relazione all’andamento del
terreno.
Per i fili conduttori si consigliano quelli metallici ad
alta conduttività e ad elevata elasticità, realizzati in
acciaio alluminato o in lega d’alluminio; in commercio
esistono anche cavi e nastri di plastica bianca o
colorata, intrecciati con fili metallici, che essendo più
visibili rendono più facile e veloce l’apprendimento
al rispetto della recinzione da parte dei suini. Per
garantire un’elevata visibilità dei fili metallici è
comunque consigliabile l’applicazione di una banda
in plastica forata di colore verde, del tipo usato nei
cantieri edili; quando i suini avranno imparato ad
associare la presenza di corrente alla banda, questa
potrà essere utilizzata momentaneamente senza
elettrificazione per la recinzione provvisoria di corridoi
per la movimentazione degli animali al di fuori dei
recinti.
La recinzione è costituita di norma da due ordini
di filo posti a 0,25 e a 0,5 m d’altezza dal piano di
campagna, sorretti da picchetti della lunghezza di 1
m, ma nei recinti per scrofe in gestazione è sufficiente
un unico ordine di filo installato a 0,4 m d’altezza.
Per recinti destinati alle fasi di maternità, invece,
è possibile utilizzare tre ordini di filo installati alle
altezze di 0,15, 0,3 e 0,5 m, che meglio si adattano
alla diversa taglia della scrofa e dei suinetti. Lungo
il perimetro dell’allevamento è sempre opportuno
prevedere un’adeguata recinzione per limitare il
rischio d’intrusione di animali selvatici dall’esterno.
Una soluzione efficace nella maggior parte dei casi
è rappresentata da una recinzione fissa in pali di
castagno piantati nel terreno a una profondità non
inferiore a 0,5 m e a un interasse di 1,5 - 2 m, con
rete in filo d’acciaio zincato o plastificato a maglia
quadrata elettrosaldata o a maglia romboidale,
dell’altezza fuori terra di 1,2 - 1,5 m e con almeno tre
ordini di filo spinato, di cui due fissati lungo il bordo
inferiore in prossimità del terreno e uno installato
lungo il bordo.
Per evitare che gli animali predatori, scavando,
possano oltrepassare la recinzione dal di sotto, si può
interrare parzialmente la rete fino alla profondità di
circa 0,5 m.
In alternativa, sul perimetro dell’allevamento si
può prevedere una doppia recinzione elettrificata
alimentata da un apparecchio elettrificatore di potenza
elevata, adatto per animali selvatici, e provvista di un
efficace sistema di messa a terra.
Per garantire un’agevole movimentazione dei suini e
dei mezzi meccanici in entrata e in uscita dai recinti è
necessario predisporre sempre un cancello d’accesso
Il sistema più diffuso per delimitare i recinti dei suini
all’aperto è rappresentato dalle recinzioni elettrificate,
di tipo analogo a quelle utilizzate per il pascolo di
altri animali domestici (bovini, ovini, equini), più
economiche e veloci da montare e smontare rispetto
alle recinzioni fisse.
Per allestire un recinto elettrificato si trovano in
commercio sia paletti di plastica già completi di
isolatori, sia paletti di fibra di vetro o d’acciaio zincato
su cui sono infilati e fissati appositi isolatori regolabili
in altezza, sia isolatori da avvitare su paletti in legno;
questi ultimi possono essere costruiti direttamente
dall’allevatore, utilizzando viti mordenti con anello
semiaperto a spirale, da rivestire di gomma. Nel
caso in cui s’impieghino paletti d’acciaio, utili su
terreni duri, sassosi o rocciosi, è necessario prestare
particolare attenzione nella scelta degli isolatori e
nella loro installazione, per evitare dispersioni a terra
della corrente elettrica trasmessa dall’elettrificatore.
In corrispondenza degli angoli dei recinti e alle
estremità dei cancelli di accesso è necessario
prevedere robusti paletti di legno di castagno o di legno
trattato con prodotti impregnanti, ben piantati nel
terreno, per mantenere in tensione il filo elettrificato
e per resistere a eventuali sforzi di trazione trasmessi
in seguito al contatto tra filo e animali. I picchetti
intermedi di plastica, vetroresina o acciaio zincato
vengono posizionati a una distanza variabile da 5 a
8
Allevamento rurale del maiale
In ogni caso, è sempre opportuno dotarsi di apparecchi
sovradimensionati, considerando le possibili e
frequenti cause di dispersione di corrente (contatto
del filo con la vegetazione o con il terreno); inoltre, si
deve prestare particolare attenzione all’installazione
e al controllo periodico dei dispositivi di messa a
terra, soprattutto nei periodi in cui il terreno è molto
asciutto. Qualunque sia la potenza di un elettrificatore,
le prestazioni dell’impianto possono essere migliorate
curando la presa di terra, per la cui installazione è
consigliabile:
inserire nel suolo almeno due dispersori di rame o
d’acciaio, della lunghezza di un metro, a una distanza
di circa due metri l’uno dall’altro;
collegare i picchetti tra loro, se possibile nel suolo,
e collegare questi al morsetto della presa di terra
dell’elettrificatore;
utilizzare per i collegamenti un filo caratterizzato da
elevata conducibilità elettrica (per esempio un grosso
filo di ferro zincato del diametro di 2,5 mm);
innaffiare il suolo al momento dell’installazione e
durante i periodi di siccità.
A volte il terreno è troppo asciutto per consentire
un ritorno corretto della corrente elettrica tramite la
presa di terra. In tal caso bisogna aggiungere, tra
i fili elettrificati e il suolo, uno o più fili conduttori
collegati alla terra; si tratta di fili che, dopo
essere stati collegati all’uscita della presa di terra
dell’elettrificatore, attraversano il recinto su tutta la
lunghezza e vengono collegati al suolo ogni 100 m
circa, mediante un piccolo picchetto di terra.
per ogni recinto, realizzato con molle metalliche
collegate alla recinzione elettrica e dotate di maniglie
isolanti per la loro temporanea rimozione.
È bene che il cancello risulti cromaticamente diverso
dal resto della recinzione, al fine di agevolare il
trasferimento degli animali da un recinto all’altro.
Gli apparecchi elettrificatori, necessari per fornire
energia ai recinti, possono essere di vario tipo e di
diversa potenza; essi convertono l’energia elettrica
in impulsi di brevissima durata e di elevatissima
tensione, molto dolorosi, ma distanziati nel tempo, in
modo che l’animale possa indietreggiare dopo avere
ricevuto la scarica.
Questi apparecchi possono funzionare direttamente
collegati alla rete elettrica a 220 V, oppure con una
pila da 9 V a perdere o con un accumulatore a 12 V
(batteria da autoveicolo o da trattrice) con eventuale
pannello solare per la ricarica. Gli elettrificatori
alimentati da corrente a 220 V sono consigliati in tutti
i casi in cui è possibile il collegamento alla rete ENEL.
Per garantire il buon funzionamento della recinzione
e il suo rispetto da parte dei suini, si consiglia la
realizzazione di uno o più circuiti, collegati a un
apparecchio elettrificatore di potenza sufficientemente
elevata; nella scelta di questi apparecchi è necessario
tenere conto dei seguenti aspetti:
- lunghezza e conducibilità elettrica del filo conduttore;
- sensibilità dell’animale;
-umidità del terreno;
-presenza di vegetazione.
9
Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di pollicoltura
Recinzione mobile elettrificata a due ordini di filo
Recinzione mobile a due ordini di filo con banda evidenziatrice con plastica forata
Recinzione mobile a due ordini di filo
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Allevamento rurale del maiale
Recinzione fissa perimetrale con pali di legno, rete metallica romboidale, due
ordini di filo spinato ed un ordine di filo elettrificato
Recinzione fissa perimetrale con pali di legno, rete metallica a maglia
quadrata elettrosaldata e un ordine di filo elettrificato
Recinzione mobile a due ordini di filo elettrificato con un terzo ordine di filo collegato a terra,
mediante dispersori disposti lungo la recinzione stessa, a un interasse di circa 100 m.
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Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di pollicoltura
Un ricovero adeguato
Per il ricovero di tre maiali all’ingrasso si consiglia
di realizzare un’arca in legno di circa 9 m2 (m 3 x
3). L’arca a forma triangolare, o curva, è priva di
pavimento che viene realizzato con un ampio strato
(15-20 cm) di paglia asciutta. L’arca è provvista
di un’apertura frontale per l’accesso dei maiali. Un
fianco dell’arca può poi essere aperto per consentire,
nelle giornate estive, la massima areazione e fungere
da frangivento. Per le aziende agrituristiche e per le
fattorie didattiche la realizzazione del ricovero per
i maiali può costituire un elemento decorativo per
l’ambiente.
Per il ricovero di tre maiali all’ingrasso si consiglia
di realizzare un’arca in legno di circa 9 m2 (m 3 x
3). L’arca a forma triangolare, o curva, è priva di
pavimento che viene realizzato con un ampio strato
(15-20 cm) di paglia asciutta. L’arca è provvista
di un’apertura frontale per l’accesso dei maiali. Un
fianco dell’arca può poi essere aperto per consentire,
nelle giornate estive, la massima areazione e fungere
da frangivento. Per le aziende agrituristiche e per le
fattorie didattiche la realizzazione del ricovero per
i maiali può costituire un elemento decorativo per
l’ambiente.
12
Allevamento rurale del maiale
La zona alimentazione e abbeverata
I maiali possono alimentarsi anche a terra. Per
facilitare la distribuzione degli alimenti e agevolare
il lavoro si consiglia di realizzare una piccola tettoia
con sottostante mangiatoia. Il riempimento della
mangiatoia viene fatto dall’esterno del recinto
attraverso idonee aperture consentendo una facile e
comoda distribuzione degli alimenti.
A poca distanza dalla zona di distribuzione degli
alimenti (cereali, farine, tuberi, frutta, ecc.) deve
essere realizzata una rastrelliera per la distribuzione
di erbe utile specialmente durante l’accrescimento:
cioè dal peso di 50 kg a 100 kg.
Per quanto riguarda l’abbeverata l’acqua è un
componente importante nell’alimentazione dei maiali
e deve essere disponibile e facilmente accessibile.
Si consiglia la distribuzione dell’acqua di bevanda
attraverso
“abbeveratoi
a
bottone
metallici”
appositamente realizzati e di facile reperimento
presso i principali negozi di prodotti zootecnici.
L’altezza degli abbeveratoi, dal terreno, deve essere
regolabile in modo da consentire un agevole utilizzo.
L’abbeveratoio a bottone deve essere posizionato a
livello della fronte del maiale in modo che durante
l’abbeverata i maiali alzino leggermente la testa. Dato
il veloce accrescimento dei maiali è quindi necessario
disporre di supporti regolabili per l’abbeverata.
Il pavimento sottostante la zona abbeverata deve
essere realizzato con cura per evitare danni provocati
dai maiali durante il gioco. Qualsiasi forma di
distribuzione dell’acqua si scelga, infatti, causerà
sempre delle perdite e quindi il terreno sottostante
si presenterà spesso umido e idoneo al gioco per i
maiali che per natura sono abituati a rotolarsi nel
fango e grufolare. Questo continuo gioco/lavoro
vicino alla zona abbeverata può portare alla rottura
delle tubature dell’acqua con conseguenti problemi
gestionali. Si consiglia allora di recuperare delle
piastre in cemento, utilizzare per i pavimenti grigliati
di porcilaie, e posizionarla sul terreno adiacente alla
zona abbeverata.
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Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di pollicoltura
Supporto regolabile
recinzione elettrica
Abbeveratoio a bottone
pedana in cemento
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Allevamento rurale del maiale
Scelta della razza
Nero siciliano
Questa razza, conosciuta anche come maiale dei
Nebrodi o maiale delle Madonie, è caratterizzata da
un mantello prevalentemente nero con setole ispide.
La testa è grande a forma piramidale, con orecchie
semi pendenti. La linea dorsale è convessa e gli arti
sono lunghi. È un maiale di piccola taglia e a lento
accrescimento. Può essere allevata per la produzione
di insaccati e prosciutti tipici di qualità assai elevata.
La scelta della razza, della varietà o del tipo genetico
autoctono è determinante per raggiungere una
certa qualità delle produzioni. In base alle attuali
disponibilità del mercato elenchiamo di seguito le
scelte possibili.
Calabrese
È caratterizzata da mantello nero con setole
prevalentemente ispide. La testa è a profilo rettilineo
con orecchie grandi e pendenti in basso e in avanti.
È un maiale di dimensioni medie e produce carni
con buone rese al macello, poco grasse, prosciutti di
buona pezzatura.
Pugliese
Il suino pugliese, conosciuto anche come suino Nero
Dauno o Nero di Capitanata, è un tipo genetico
autoctono pascolatore e grufolatore con caratteri
ancora non ben definiti. È presente una varietà a
mantello totalmente nero e altri a mantello macchiato
con macchie nere sulla groppa. Il tipo genetico
autoctono dominante è quello locale con setole
bianche spesso a chiazze nere con muso lungo. Il tipo
genetico a mantello nero presenta, a volte, balzane
bianche agli arti e una caratteristica mascherina
bianca frontale tra gli occhi.
Casertana
È caratterizzata da una pelle di color nero-ardesia,
sprovvista di setole. La testa è a profilo rettilineo
portante ai lati delle mandibole due appendici cutanee
dette “bargiglioni”. Le orecchie sono piccole e diritte.
Vengono attualmente selezionati due tipi genetici
autoctoni: uno piccolo e uno grande.
Cinta Senese
È caratterizzata da un mantello scuro con una fascia
bianca che cinge il torace, il garrese, le spalle e gli
arti anteriori. La testa è di grandezza media e profilo
rettilineo, le orecchie sono piccole, diritte in avanti e
leggermente in basso. È un maiale di piccola taglia,
produce ottime carni per la produzione di salami e
prodotti stagionati di notevole prego.
Maiali per produzioni biologiche
Per produzioni con metodo biologico il regolante
prevede di utilizzare suinetti nati in allevamenti da
riproduzione condotti con metodo biologico. Anche
in questo caso sono disponibili suini autoctoni,
convenzionali o meticci.
Acquisto degli animali
I lattoni destinati all’allevamento per la produzione
di suino grasso devono presentarsi con uno scheletro
ben sviluppato. Il tronco e gli arti devono essere lunghi
e ben sviluppati. Dovrà essere assente un qualsiasi
stato di ingrassamento conseguente ad una eccessiva
alimentazione. Già nei lattonzoli si può valutare una
coscia bel discesa sino ai garretti che si manterrà
in questo stato sino alla produzione del prosciutto.
Gli appiombi dell’animale devono essere normali
confermando una solidità dello scheletro che viene
evidenziata anche dallo spessore e dalla lunghezza
dello stinco (cannone). La salute dell’animale viene
poi valutata dalla sua vivacità e dalla tonicità dei
muscoli che viene evidenziata dalla coda ricurva a
“cavaturaccioli”. Infine è opportuno valutare lo stato
dei piedi che devono presentarsi solidi e senza lesioni.
Un maiale con difetti al piede sarà predisposto alle
cadute e alle fratture arrivando sempre per ultimo al
truogolo e quindi non si svilupperà mai bene.
Meticci tradizionali
Si tratta di meticci, cioè incroci tra razze come
Landrace, Large White e Duroc e utilizzati anche
nell’allevamento tradizionale. Sono da preferire, nel
nostro caso, animali nati all’aperto.
Mora Romagnola
Tipica razza padana con pelle pigmentata grigio
rossastra, setole fitte e nere con punta rossastra.
Presenta una cresta di setole lunghe e dure che
corre sulla schiena, con una direzione testa coda,
raggiungendo i lombi dove si trasforma in “ricci”.
Le orecchie sono portate in basso verso il muso e
parallele alla testa.
La carne presenta un colore più scuro del suini
industriali ed è maggiormente marezzata. È inoltre
una carne profumata e gustosa che grazie alla sua
buona conservabilità si presta molto bene per la
preparazione di insaccati.
15
Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di pollicoltura
Consigli per l’acquisto e l’allevamento di razze, varietà o tipi genetici autoctoni
età e peso consigliati
per l’acquisto
età e peso consigliati per la
macellazione
a circa 4 mesi di vita:
25-26 kg
a 16 mesi di vita (dopo12 mesi
dall’acquisto) ad un peso di 150 kg
a circa 2 mesi di vita:
18-20 kg
a 16 mesi di vita (dopo14 mesi
dall’acquisto) ad un peso di 140-160 kg
a circa 1 mese di vita:
20 kg
a 19 mesi di vita (dopo18 mesi
dall’acquisto) ad un peso di 160-180 kg
Cinta Senese
a circa 3 mese di vita:
25 kg
a 14-15 mesi di vita (dopo12 mesi
dall’acquisto) ad un peso di 140-160 kg
Meticci tradizionali
a circa 3 mese di vita:
25-30 kg
a 14-15 mesi di vita (dopo12 mesi
dall’acquisto) ad un peso di 200-220 kg
Mora Romagnola
a circa 3 mese di vita:
25-30 kg
a 16-17 mesi di vita (dopo14 mesi
dall’acquisto) ad un peso di 160-180 kg
Nero siciliano
a circa 2 mese di vita:
15 kg
a 12 mesi di vita (dopo 8-9 mesi
dall’acquisto) ad un peso di 130 kg
Tipo genetico
Calabrese
Casertana
tipo genetico piccolo
Casertana
tipo genetico grande
Pugliese
a circa 1 mese di vita:
12 kg
16
a 10 mesi di vita (dopo10 mesi
dall’acquisto) ad un peso di 80-90 kg
Allevamento rurale del maiale
Buone pratiche d’allevamento
Le buone pratiche d’allevamento hanno lo scopo di
soddisfatte le esigenze nutrizionali e gestionali che
determinano un corretto accrescimento corporeo dei
maiali, con buoni indici di conversione dell’alimento e
favorendo una normale resistenza alle malattie.
I maiali vengono acquistati a febbraio - marzo al
peso di circa 30 kg e devono provenire preferibile
dalla stessa nidiata. Arrivati in azienda sono sistemati
all’interno del ricovero il cui pavimento è ben imbottito
di paglia asciutta. Per il primo giorno agli animali non
viene somministrata l’alimentazione mentre l’acqua
fresca deve sempre essere a disposizione. Gli animali
rimangono nel ricovero/arca per circa due mesi fino
al raggiungimento del peso di 50 kg. Durante questo
periodo l’alimentazione viene somministrata a volontà
e i suinetti possono usufruire del pascolo solo nelle
belle giornate.
Quando i maiali raggiungono i 50 kg di peso è
necessario modificare la tecnica d’allevamento per
favorire la costruzione dello “scheletro” dell’animale.
Per i successivi due mesi, infatti, il tempo necessario
per passare da 50 a 100 kg, il maiale non deve
ingrassare ma deve sviluppare lo scheletro e
soprattutto l’intestino. Durante questo periodo, quindi,
i maiali devono avere sempre libero accesso al pascolo
e l’alimentazione non deve più essere a volontà ma
razionata in 2 pasti al giorno. Inoltre durante questa
fase ai maiali deve essere somministrata erba,
verdure, frutta, radici e altri alimenti voluminosi che
favorisco lo sviluppo bell’apparato intestinale.
Raggiunti i 100 Kg. di peso vivo si passa alla fase
di ingrassamento. Se a questo peso (100 kg), il
maiale si presenta magro vuol dire che l’apparato
digerente è sviluppato e durante la fase di ingrasso
gli alimenti verranno convertiti con facilità. Se invece
il maiale di 100 kg si presenta ben arrotondato
molto probabilmente l’apparato digerente non è
ben sviluppato e buona parte della futura razione di
ingrasso verrà persa con le deiezioni.
Al raggiungimento di questo peso l’alimentazione
viene razionata in questo modo: 3 kg./capo/dì sino
al raggiungimento di 150 kg. di peso (circa 2 mesi
da inizio luglio a inizio agosto); 3,2 kg./capo/dì in
seguito sino a macellazione che avviene a dicembre
al peso medio di 170-190 kg.
17
Allevamento rurale del maiale
Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di pollicoltura
1
2
3
4
5
6
Comportamento dei maiali: interazione agonistica
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Gli animali battono il terreno con le zampe;
Avanzano impettiti;
Contatto spalla-spalla e tentativi di ferire con i denti;
Attacco con morsicatura laterale;
Sottomissione del suino a destra;
Inseguimento del perdente.
18
Allevamento rurale del maiale
Intervallo consigliato di temperatura ambientale
per suini da riproduzione e per suinetti in svezzamento
Categoria suini
Temperatura (°C)
Verro in box singolo:
pavimento parzialmente fessurato
pavimento pieno
con paglia
1820
1618
1416
Scrofa gestante:
stabulazione singola
stabulazione collettiva, pavimento parzialmente fessurato
stabulazione collettiva, pavimento pieno
stabulazione collettiva, con paglia
1920
1718
1516
1314
Scrofa allattante:
pavimento grigliato
con paglia
1820
1618
Lattonzoli (zona nido):
alla nascita
1a settimana
2a settimana
3a settimana
4a settimana
3235
2830
2628
2426
2224
Suinetti in svezzamento a inizio ciclo:
pavimento fessurato
pavimento parzialmente fessurato
con paglia
2728
2627
2122
Suinetti in svezzamento a fine ciclo:
pavimento fessurato
pavimento parzialmente fessurato
con paglia
2022
1820
1618
I valori indicati si riferiscono alla temperatura misurata all’altezza degli animali
19
Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di pollicoltura
Tecniche di difesa dal caldo per l’allevamento di scrofe all’aperto
Temperatura
dell’aria (°C)
Clima secco
Clima umido
<21
Nessuna
Accesso alle pozze
2126
Accesso alle pozze
Accesso alle pozze
2735
Accesso alle pozze
Accesso alle pozze ombreggiate
>35
Accesso alle pozze ombreggiate
Accesso alle pozze ombreggiate
Le tecniche si devono attuare quando la temperatura dell’aria
rientra negli intervalli indicati per almeno 4 ore al giorno
20
Allevamento rurale del maiale
Alimentazione
grezze 23-25 %; grassi grezzi 4-6 %; cellulosa grezza
meno di 5-6 %; ceneri grezze 13-15 %; lisina 1,30
%).
Per quanto riguarda il razionamento la razione
alimentare deve essere asciutta al fine di soddisfare
al meglio le esigenze alimentari dei suini. Al fine di
diminuire le spese di alimentazione nella preparazione
della razione alimentare si consiglia l’impiego di
cereali aziendali che devono essere integrati da un
integratore proteico reperibile presso i migliori negozi
di prodotti zootecnici. Nel nostro caso utilizziamo
un integratore per lattoni con questa composizione
media: proteine grezze 27%, ceneri grezze 12-13%,
cellulosa grezza 5%, grassi grezzi 4%, lisina 1,7%.
La razione alimentare è cos’ costituita:
- dal momento dell’acquisto e sino al raggiungimento
di circa 50 kg: integratore proteico 50%, mais
aziendale o miscela di cereali aziendali 50%;
- da 50 a 100 kg di peso: integratore proteico 27%,
mais aziendale o miscela di cereali aziendali 65%,
crusca 8%;
- nella fase d’ingrasso, oltre i 100 kg: integratore
proteico 17%, mais aziendale o miscela di cereali
aziendali 75%, crusca 9%.
I maialini arrivano in azienda generalmente a
febbraio – marzo a un perso di circa 30 kg. da questo
momento i maiali entrano nella fase di avviamento
che dura circa 16-18 settimane e porta gli animali
a raggiungere il peso medio di circa 50 Kg. Durante
questo periodo i maiali devono avere a disposizione
una miscela proteica distribuita a volontà. Per animali
allevati con metodo estensivo (metodo Mediterraneo)
le esigenze alimentari di questo periodo sono: En.
dig Kcal/Kg. 3.200; proteine grezze 17-18%; grassi
grezzi 4-5%; cellulosa grezza meno del 4%; ceneri
grezze 7-8%; lisina 1,00%.
Dopo questa fase segue un altro periodo indicato
come magronaggio in cui i maiali raggiungono il
peso di circa 90-100 Kg. Il periodo necessario, per
raggiungere tale peso, viene valutato in altre 8-10
settimane. È durante questo periodo che viene
“costruito” il maiale. Infatti in questi 2 mesi l’animale
deve costruire la sua carrozzeria: scheletro e
intestino. Se in questo periodo il maiale “costruisce”
un buon apparato scheletrico e un apparato intestinale
funzionale la fase successiva di ingrasso sarà veloce;
viceversa la razione di ingrasso verrà in gran parte
eliminata con le feci.
Durante questo periodo il maiale deve avere a
disposizione una buona razione di foraggi vedi
distribuiti al mattino mentre al pomeriggio viene
distribuita la miscela alimentare. Le sue esigenze
alimentari, per questo periodo, sono le seguenti: En.
dig Kcal/Kg. 3.100; proteine grezze 15-16%; grassi
grezzi 4-5%; cellulosa grezza 5-6%; ceneri grezze
7-8%; lisina 0,80%.
La fase di ingrasso vera e propria dura circa 5 mesi
in base alla razza allevata e alla stagione. Durante
questo periodo il maiale raggiunge e supera i 170 Kg.
La miscela alimentare viene razionata in due pasti al
giorno: circa 3,00 Kg di alimento al giorno fino a 150
Kg mentre in seguito si può arrivare a 3,5 Kg/dì.
Le sue esigenze alimentari, per questo periodo,
possono essere così riassunte: En. dig Kcal/Kg.
3.200; proteine grezze 13-14%; grassi grezzi 4-5%;
cellulosa grezza meno di 6%; ceneri grezze 6-7 %;
lisina 0,65%.
Per qualificare le produzioni ottenute è necessario,
per quanto riguarda l’alimentazione, utilizzare delle
miscele proteiche da integrare con cereali aziendali.
In commercio è facile reperire due tipi di miscele
proteiche:
- una miscela proteica al 27% di proteine (proteine
grezze 27 %; grassi grezzi 4 %; cellulosa grezza
meno di 5 %; ceneri grezze 12-13 %; lisina 1,70 %);
- una miscela proteica al 24% di proteine (proteine
21
Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di pollicoltura
Tempo impiegato, in settimane, per passare da 25 a 150 Kg.
impiegando mangimi completi in pellet
21-23
mais + nucleo
24
mais + nucleo + cruscami ( non più del 12%)
25-26
mais + nucleo + cruscami ( più del 12% )
27-28
22
Allevamento rurale del maiale
Auto approvvigionamento alimentare
in un allevamento rurale con tre maiali
coltivazioni previste.
Dalla rotazione pianificata si può ricavare circa il 60%
della sostanza secca necessaria ad alimentare gli
animali, ma, ipotizzando di utilizzare anche parte del
cereale vernino inserito in rotazione, tale quota può
avvicinarsi al 70%.
Con l’esempio riportato di seguito si vuole analizzare
la possibilità tecnica di produrre in azienda la maggior
parte degli alimenti da destinare ai suini allevati.
L’ipotesi analizzata è quella di un allevamento con
circa 3 maiali per l’ingrasso.
Un suino nel corso dell’ingrasso consuma mediamente
2,8 kg di alimento secco al giorno, quindi nel caso
preso in esame il consumo annuale di mangime
ammonta a circa 850 kg.
Nella dieta dei nostri maiali il mais può entrare
in razione del 50% della razione mentre il pisello
proteico può costituire circa il 18% della razione.
Considerando
una
produzione
ettaro
media
prudenziale di 7,5 t per il mais e di 3 t per il pisello
proteico, la superficie da destinare annualmente alle
due colture è rispettivamente di 0,5 ha per ogn’una.
Per mettere in rotazione colturale mais e pisello
proteico in un’azienda sostenibile occorre prevedere
altre 2 colture: un cereale vernino (per esempio
l’orzo) e la medica. La superficie aziendale necessaria
per realizzare questa rotazione è di circa 0,5 ha per
ciascuna coltura.
La realizzazione della rotazione ipotizzata si basa su
unità di superficie che per un triennio ospitano sullo
stesso quarto di appezzamento il medicaio e vedono
ruotare sugli altri tre quarti mais, pisello e cereale
vernino.
L’introduzione del medicaio, tra l’altro, è altamente
consigliata per mantenere buono il livello di sostanza
organica del suolo e contenere le infestanti. Si tenga
infatti presente che, eventualmente, la quota di azoto
da destinare alle colture proveniente dalle deiezioni
dei suini allevati è sufficiente solo per una parte delle
Auto approvvugionamento su un allevamento con 3
maiali per l’ingrasso: suerficie 2,0 ha di terreno
1 Medicaio triennale (0,5 ha)
2, 3 e 4: rotazione di mais (0,5 ha), orzo (0,5 ha),
pisello proteico (0,5 ha)
23
Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di pollicoltura
Impatto ambientale dell’allevamento all’aperto
D’altro canto, un’eccessiva permeabilità dei terreni
può comportare rischi d’inquinamento delle acque
superficiali e di falda, per lisciviazione dei nitrati
attraverso l’acqua di percolazione. All’opposto, in
terreni pesanti con sistemazioni inadeguate si possono
verificare ristagni idrici, con conseguenti problemi
di movimentazione dei mezzi meccanici aziendali,
oltreché di condizioni di vita non ottimali per i suini
allevati. In ogni caso la presenza di cotico erboso nei
recinti d’allevamento riduce i rischi di lisciviazione e
d’infiltrazione dei nitrati nel terreno e sembra influire
positivamente sul benessere degli animali.
Il prato deve essere seminato l’annata precedente a
quella d’immissione dei suini nei recinti e, comunque,
non meno di sei mesi prima, utilizzando varietà
di graminacee caratterizzate da rapido sviluppo
vegetativo e da un buon adattamento alle condizioni
pedologiche e climatiche; di norma il prato è seminato
in autunno per procedere all’immissione dei suini a
metà della primavera successiva, generalmente dopo
avere effettuato un primo taglio.
Per favorire la conservazione della copertura vegetale
durante il periodo di allevamento occorre evitare
un eccessivo calpestio del suolo, adottando carichi
di animali per unità di superficie sufficientemente
bassi, in relazione alle caratteristiche del terreno. Per
limitare i danni alla copertura vegetale arrecati dagli
animali durante le loro attività di esplorazione e di
grufolamento è consigliata, inoltre, l’applicazione di
un anello al grugno dei suini.
L’allevamento all’aperto si caratterizza per alcuni
aspetti positivi in materia di impatto ambientale.
Questa pratica non comporta alcuna produzione
di liquami ma richiede, comunque, il rispetto di un
rapporto equilibrato tra superficie agricola aziendale
e peso vivo allevato, per garantire la compatibilità
con l’ambiente; permette, inoltre, una valorizzazione
dei terreni, soprattutto se marginali, alternando su di
essi l’allevamento con altre colture (rinnovo, cereali,
prato), nell’ambito di una razionale rotazione agraria.
Per limitare i rischi d’inquinamento da nitrati e
garantire il mantenimento della struttura del suolo, è
necessario mantenere una concentrazione di un capo
all’ingrasso ogni 700 metri quadrati di pascolo e che
la permanenza sullo stesso terreno non superi i tre
anni.
La limitata permanenza dei suini sullo stesso terreno
ha anche la funzione igienico-sanitaria di contenere la
diffusione delle parassitosi.
Per l’insediamento di un allevamento all’aperto è
necessario disporre di terreni con suoli di tipo leggero,
sciolto e permeabile, oppure dotati di sistemazioni e
di regimazioni idrauliche atte a garantire un rapido
allontanamento delle acque meteoriche; in tali
condizioni, il maggiore benessere degli animali,
il migliore stato sanitario e la minore insorgenza
di patologie, soprattutto respiratorie, rispetto
all’allevamento al chiuso comportano un ridotto
impiego di presidi sanitari, con risvolti positivi sui
costi di produzione e sulla qualità delle carni prodotte.
24
Allevamento rurale del maiale
Organizzazione di un allevamento all’aperto a scopo di reddito
Per progettare e allestire i diversi reparti che
costituiscono l’allevamento è consigliabile seguire
alcuni semplici criteri operativi:
L’allevamento all’aperto si presta bene anche per
produzioni da reddito prevedendo anche la fase di
riproduzione. La progettazione di un allevamento
economicamente sostenibile di maiali all’aperto
prevede innanzitutto la definizione delle superfici
di terreno necessarie, con riferimento ai seguenti
parametri:
1.
calcolare la superficie necessaria per ogni
recinto;
2.
stendere una planimetria precisa dei recinti
e delle corsie di movimentazione e di passaggio,
utilizzando un reticolo in scala;
3.
prevedere un certo numero di recinti in più
rispetto a quelli strettamente necessari per le diverse
fasi di allevamento (ad esempio un recinto aggiuntivo
nel reparto di gestazione e il 20÷30% di recinti
supplementari nel reparto maternità);
4.
realizzare tra i recinti corsie carrabili
della larghezza di 6÷8 m (più larghe su terreni
tendenzialmente argillosi), di forma il più possibile
rettilinea con angoli arrotondati in corrispondenza
delle curve;
5.
prevedere una recinzione di tipo fisso in pali,
rete metallica e filo spinato e/o di tipo trasferibile
elettrificato lungo tutto il perimetro dell’allevamento,
per evitare l’ingresso di animali selvatici e/o predatori;
6.
installare lungo il perimetro di tutti i recinti
una recinzione elettrificata costituita da almeno un
ordine di filo per le scrofe gestanti e da due ordini di
filo per le scrofe in maternità, per i verri alloggiati in
recinti singoli e per i suini in accrescimento e ingrasso;
7.
prediligere la forma quadrata dei recinti,
soprattutto per quelli di parto-allattamento;
8.
posizionare gli abbeveratoi e le mangiatoie
nei recinti, fissandoli con staffe e bulloni a pannelli
di pavimentazione fessurata o a lastre di cemento,
appoggiati direttamente sul terreno;
9.
applicare anelli nasali ai suini e verificarne
periodicamente la permanenza, per esempio durante
le operazioni di trasferimento degli animali tra i
recinti.
1.
numero di recinti e relative destinazioni per
fase di allevamento;
2.
numero e categorie di suini per ogni recinto;
3.
superficie per capo da destinare a ciascuna
categoria di suini in relazione alla fase produttiva
e alle caratteristiche climatiche e pedologiche,
ottemperando alle norme in vigore in materia di
impatto ambientale delle produzioni zootecniche.
All’intero dei singoli recinti i suini devono disporre di:
1.
un abbeveratoio antispreco a vasca o a tazza;
2.
una buca riempita di acqua o uno spruzzatore
da azionare in continuo in estate durante le ore più
calde del giorno;
3.
una zona riparata dal sole, alberata o realizzata
con reti ombreggianti sorrette da un’intelaiatura
infissa nel terreno;
4.
una zona di riposo riparata, costituita da
strutture mobili (capannine), individuali o collettive,
di vario tipo e dimensione, in relazione alla fase di
allevamento alla quale vengono destinate.
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Bollettino di BassaCorte
Il Bollettino di BassaCorte è un servizio di Assistenza
Tecnica Specialistica istituito dal Centro Studi Règia
Stazione Sperimentale di Pollicoltura.
È rivolto ad allevatori e appassionati che per lavoro,
integrazione del reddito o hobby, si dedicano alla
conservazione della biodiversità e all’allevamento di
animali di bassa corte per produzioni di qualità.
Più in particolare il bollettino è rivolto:
- a chi vuole conservare la biodiversità locale
allevando razze autoctone o locali e vuole far parte del
Programma Nazionale di Conservazione delle razze
avicole confrontandosi anche con altri allevatori;
- agli Agriturismi che allevano pollame destinato alla
ristorazione agrituristica e vogliono razionalizzare le
diverse attività zootecniche producendo al costo più
basso uova e carni di qualità da proporre ai clienti;
- alle Fattorie Didattiche che vogliono avere
informazioni, allevare gli animali tipici del loro territorio
e organizzare attività didattiche e dimostrative in
grado di differenziare l’offerta educativa ottenendone
anche un certo reddito;
- a chi alleva pollame allo scopo di integrare il
reddito e cerca una risposta per risolvere i problemi
burocratici e riuscire a vendere uova e prodotti
macellati valorizzando al meglio il suo lavoro;
- a chi alleva pollame per autoconsumo e vuole
ottenere prodotti genuini per la sua famiglia o gli
amici e desidera trovare ogni mese consigli pratici
su come alimentarli nel migliore dei modi utilizzando
materie prime genuine e prodotti del territorio;
- agli hobbisti che allevano gli avicoli per passione
e cercano una guida mensile su come riprodurre e
allevare al meglio i loro animali ottenendo dei veri
campioni.
La nostra Associazione collabora inoltre con Enti,
Associazioni, Ditte e Gruppi organizziando e/o
partecipando a Corsi e Incontri di formazione
o aggiornamento. Agli incontri in aula segue la
realizzazione di dispense elettroniche gratuitamente
distribuite ai partecipanti al corso. Le pubblicazioni
sono inviate anche agli iscritti al Bollettino di
BassaCorte.
Tra i diversi servizi offerti dal Bollettino di BassaCorte
anche le pubblicazioni elettroniche.
Di seguito si elencano le Pubblicazioni elettroniche
disponibili agli abbonati al Bollettino di BassaCorte.
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I nostri Servizi di Consulenza
Il Centro Studi Règia Stazione Sperimentale di Pollicoltura, come previsto dallo Statuto dell’Associazione,
attua servizi di consulenza a favore di Aziende Agricole, Ditte, Società, Associazioni ed altre forme di impresa
riconosciute. In particolare, tra le diverse attività, negli ultimi anni abbiamo acquisito esperienze nelle attività di
seguito elencate.
Indagine storica sulla biodiversità legata a un
Programmi di recupero della biodiversità
determinato territorio
Grazie
ad
un
continuamente
archivio
arricchito
e ricostituzione delle produzioni legate al
storico
si
ben
realizzano
fornito
e
territorio
indagini
Buona parte della nostra biodiversità zootecnica è
storiche sulle antiche razze domestiche che hanno
andata persa nel corso del secolo appena passato
accompagnato lo sviluppo della zootecnia italiana.
a causa di un abbandono ingiustificato di alcune
Allo scopo viene redatta una esposizione ordinata
produzioni allora considerate non produttive. Oggi la
di fatti e avvenimenti del passato quali risultano
cultura e le esigenze dei consumatori sono cambiate e
da un’indagine critica. In questo modo si ottiene
le antiche tradizioni vengono valorizzate e promosse.
un’acquisizione di notizie che consentono di stabilire
Molte razze non più presenti nel nostro territorio
possono però essere recuperate e riportate/riadattate
nel bioterritorio d’origine. Anche le produzioni legate
al territorio (incroci storici di prima generazione)
possono
essere
riproposti
ad
imprese
agricole
interessate a riqualificare le proprie produzioni.
Tra le nostre esperienze il recupero, la selezione e
la diffusione dei polli di razza Valdarnese bianca nel
1990, il recupero della razza di pollo Gigante nero
d’Italia nel 2006, il recupero della razza pollo Trentina
nel 2009. Nel 2012 attraverso un progetto a livello
nazionale è stata recuperata la razza di pollo Italiana
Dorata iscrivendola anche al database delle FAO.
Piani di conservazione e/o miglioramento
razze autoctone
Per condurre con efficacia un’attività di conservazione
di razze autoctone è necessario procedere in modo
corretto con iniziative che, di volta in volta, servono a
consolidare i risultai raggiunti e preparano il terreno
per iniziative di valorizzazione.
In base all’esperienza acquisita si attuano programmi
per la conservazione della variabilità genetica delle
razze autoctone e, successivamente, l’attivazione di
l’autenticità di una razza, o di un prodotto, e la
programmi di miglioramento genetico per attività
sua presenza in un determinato comprensorio. La
economiche.
ricognizione storica sulle razze autoctone individua
Tra le nostre esperienze un Protocollo per il recupero
inoltre le connessioni reciproche con la realtà agricola
delle razze autoctone e la valorizzazione degli
del tempo per cui è lecito tracciarne un’evoluzione nel
allevamenti alternativi legati al territorio (2003)
tempo e nello spazio.
mentre nel 2007, collaborando con IFOAM, alla prima
Tra le nostre esperienze l’acquisizione, nel 2006,
Conferenza
della
documentazione storica che ha permesso
Genetiche Animali, organizzata dalla FAO dal 3 al 7 di
il riconoscimento del pollo Brianzolo, mentre nel
settembre a Interlaken (Svizzera), è stato presentato
2010 è stata acquisita la documentazione per il
un lavoro di ricerca dal titolo: “Modello sostenibile di
riconoscimento della razza di pollo Millefiori di Lonigo
conservazione della biodiversità zootecnica utilizzando
e dell’Oca Padovana.
il metodo biologico.”
Internazionale
Tecnica
sulle
Risorse
Programmi per valorizzazione razze autoctone
Predisposizione di strategie commerciali
e produzioni legate al territorio
Si predispongono programmi di fattibilità e strategie
A volte si allevano animali che la tradizione ha da
produttive
sempre tramandato ma che non hanno un nome,
Didattiche, Agri – Gril, Vendita dei prodotti con “Filiere
non hanno una storia: a parte la tradizione orale, e
corte” o “a chilometro zero”, strategie per vendita dei
la qualità delle loro produzioni, nessuno li conosce,
prodotti in azienda, Mercati Contadini o Porta a porta.
per
Aziende
Agrituristiche,
Fattorie
nessuno li ha mai considerati.
In queste situazioni la valorizzazione delle razze
Supporto all’imprenditoria giovanile e progetti
autoctone o dei prodotti locali può portare ad una
di fattibilità
qualificazione del lavoro delle imprese zootecniche
Si provvede a definire programmi di sviluppo e
aumentandone il reddito. Alcune nostre esperienze
progetti di fattibilità per “Primo insediamento” con
dimostrano
come
è
possibile
ridare
dignità
a
produzioni rurali legate alla tradizione e al territorio.
Tra le nostre esperienze un progetto commerciale a
livello nazionale: Allevare come una Volta.
Disciplinari per allevamenti condotti con
metodo biologico
L’applicazione del Regolamento Comunitario sulla
zootecnia biologica dà ai consumatori la garanzia di
acquisire prodotti di origine animale sani e genuini
offrendo agli agricoltori una preziosa opportunità
di reddito. Tra le nostre esperienze il disciplinare
sul’allevamento biologico del pollo (nel 1989, dieci anni
prima dell’approvazione del regolamento comunitario),
disciplinare per l’allevamento del coniglio con metodo
biologico(anno 2.000), disciplinare per l’allevamento
del colombo con metodo biologico (anno 2.000).
Allevamenti alternativi
I nuovi orizzonti che si stanno aprendo per le imprese
agricole mettono a disposizione dell’allevatore nuove
opportunità di reddito. I miglioramenti ambientali per
attività faunistiche, l’allevamento della selvaggina a
scopo faunistico o alimentare e tante altre sono attività
alternative che richiedono, per il loro conseguimento,
una sofisticata “tecnologia naturale” e una esperienza
non indifferente.
Queste
conoscenze
sono
messe
a
disposizione
di allevatori che sanno trovare nelle produzioni
alternative una risposta alle opportunità di reddito
che il mercato sta offrendo.
Questi allevamenti alternativi (lepre, starna, struzzo,
maiali allo stato brado, ecc.) richiedono la disponibilità
di ambienti naturali, non prevedono investimenti
onerosi e mantengono uno stretto legame con
l’ambiente e le tradizioni.
definizione dei modelli aziendali, degli investimenti e
dell’organizzazione dei lavori.
Marzo 2015
Fly UP