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Il Canto del Compagno di Mestiere

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Il Canto del Compagno di Mestiere
Il Canto del Compagno di Mestiere
di Giorgio B.
[Tavola presentata durante la riunione della Loggia di Ricerca Musicale, Santa Cecilia n.180 sul registro della GLRI,
tenutasi a Roma il giorno 23 marzo 2013.]
Compiuti i giusti progressi nella morale attraverso la lavorazione continua della pietra grezza,
l’Apprendista è pronto per passare al successivo grado di Compagno di Mestiere dove
estenderà le sue ricerche “ai misteri occulti della Natura e della Scienza”. È questo quello che
da taluni viene definito il “passaggio dalla Perpendicolare alla Livella”, ossia da una fase in cui
si lavora per eliminare le asperità profane attraverso gli strumenti propri del simbolismo
massonico di primo grado ad un’altra in cui si comprendono e approfondiscono le
interconnessioni dell’Uomo con la Natura.
In secondo grado una delle punte del Compasso viene scoperta mentre l’altra rimane sotto il
regolo corto della squadra: al Compagno di Mestiere viene concesso di muovere i primi passi
facendosi guidare dalla sua iniziativa, ma senza allontanarsi dai limiti imposti da un constante
controllo. Quanto appreso nel grado precedente non può essere dimenticato, al contrario è il
presupposto per iniziare a comprendere e successivamente a possedere e quindi diffondere la
Vera Luce.
Il Compagno di Mestiere partecipa ai lavori di Loggia in maniera attiva, con assiduità e zelo
cercando di coadiuvare quel dinamismo che è alla base della costituzione di una Loggia. Così
agendo va a stimolare e sviluppare una forza che è l’essenza stessa della Loggia e, al
contempo, il suo giusto e vero salario.
Tutto ciò era ben presente a James Anderson quando, nel 1723, pubblicava la prima edizione
delle sue Costituzioni dei Liberi Muratori. In esse erano presenti, oltre a tre ampie sezioni
dedicate alla storia, ai regolamenti e all’organizzazione della Libera Muratoria, quattro canti di
cui uno dedicato al Compagno di Mestiere. Anderson conferisce la paternità del testo di questo
inno al Fr. Charles Delafaye, membro, con lui, della Loggia The Rummer and Grapes Tavern
(Taverna de Boccale e dell’Uva), odierna Royal Somerset House and Inverness Lodge, n° IV.
Sfortunatamente dei quattro canti Anderson evita di pubblicare proprio lo spartito musicale
di quello del Compagno di Mestiere, rimandando alle carte in possesso delle varie Logge. La
musica, sempre a detta di Anderson, sarebbe stata scritta da un altro fratello della Loggia n°
IV, ma recenti studi non hanno evidenziato la presenza di musicisti in questa loggia nel
periodo di tempo antecedente e contemporaneo alle Costituzioni. Ci viene in aiuto una raccolta
di canti inglesi pubblicata nel 1739, la British Melody, in cui compare il nostro canto musicato
dal compositore e fagottista di origini tedesche John Frederick Lampe. Andrew Pink, nel suo
“When they Sing”: the performance of songs in 18th century English lodges, suppone che la
versione di Lampe sia quella effettivamente utilizzata nei lavori delle logge inglesi del XVIII
secolo.
Pink offre, inoltre, un’ottima spiegazione della prassi esecutiva dei quattro canti presentati da
Anderson e di fatto riconosciuti come i più antichi della moderna Libera Muratoria. Basandosi
su testi attendibili del ‘700 Pink identifica due momenti specifici in cui questi canti sarebbero
stati eseguiti: alla fine di una Lecture e durante la cena di loggia. Benché Anderson limiti l’uso
del Canto del Compagno di Mestiere alla Grand Feast, ovvero la riunione annuale della Gran
Loggia, è più probabile invece che esso venisse cantato alla fine della Lecture destinata ai
fratelli Compagni. Pare che i fratelli del ‘700 si riunissero intorno ad un tavolo a capo del quale
sedeva il Maestro Venerabile. La prima parte dei lavori, se questi non prevedevano particolari
cerimonie, era dedicata al catechismo degli Apprendisti. Ci sono giunti molti documenti
dell’epoca contenenti gli antichi catechismi che, presumibilmente, facevano parte del lavoro di
loggia in quella forma che prende il nome di Lecture: domande e risposte che mano a mano
definivano i ruoli dei fratelli all’interno del grado di appartenenza. Alla fine della Lecture degli
Apprendisti veniva intonato, nei primi tempi senza strumenti, più in avanti con
accompagnamento musicale, il Canto dell’Apprendista. Questo avveniva intorno alle 9 della
sera quando si interrompevano i lavori per passare alla cena di loggia dove trovava spazio, fra
le altre cose, l’intonazione dei canti del Maestro e dei Sorveglianti, per loro natura adatti a
brindisi rituali. Dopo circa un’ora i lavori venivano ripresi con la Lecture dedicata ai Compagni
di Mestiere, la cui conclusione veniva sancita dal Canto del Compagno. Un importante
documento del 1760, Three Distinct Knocks, descrive dettagliatamente quale fosse il modo di
intonare questo canto:
“Tenendo la mano sinistra a forma di squadra percuotila con la mano destra, poi, sempre con la
mano destra, percuoti il petto sinistro, quindi il tuo grembiule ed infine il tuo piede destro
andando allo stesso tempo.” Possiamo notare in questa prassi una certa somiglianza con le
battute di saluto del grado, eseguite solitamente in occasione dell’installazione del nuovo
Maestro Venerabile di una Loggia, tuttavia sia il numero delle battute sia il ritmo sono
differenti. Al contrario il numero di 4 battute ben si adatta al tempo in 4/4 proposto dalla
musica di Lampe.
Riporto qui di seguito il testo nella traduzione italiana.
L’INNO del COMPAGNO
I
Salute Massoneria! Ordine divino!
Gloria della terra, rivelata dal cielo,
che risplendi come gioielli preziosi
nascosti a tutti ma non agli occhi dei Massoni.
Coro
Le tue lodi dovute chi può enumerare in prosa arida o fluenti versi?
II
Come gli uomini si distinguono dai bruti,
un Massone supera gli altri Uomini
ciò dipende dalla scelta e rara conoscenza
o dimora nel suo petto da sempre?
Coro
Il suo petto silente e il cuore fedele preserva i segreti dell’Arte.
III
Dalle bruciature del caldo e dal morso del gelo;
dai petti, il cui urlo squarcia la foresta;
dagli assalti dei corpi guerrieri
l’Arte dei Massoni difende il genere umano.
Coro
Sia reso a questa Arte il dovuto onore dalla quale il genere umano riceve tale aiuto.
IV
Le insegne dello stato, che nutrono il nostro orgoglio,
sono distinzioni fastidiose e vane!
Dai Massoni veri sono messe da parte;
i figli dell’Arte nati liberi disdegnano simili trastulli.
Coro
Nobilitati dal nome che essi portano; distinti dal simbolo che indossano.
V
Dolce compagnia, esente da invidia;
amichevole comunione di Fratelli;
sia il durevole cemento della Loggia!
Che rimanga fermamente nel tempo.
Coro
Una Loggia così costruita per ere passate è durata e sempre durerà.
VI
Nei nostri canti poi sia data giustizia
a coloro che hanno arricchito l’Arte,
da Saba giù fino a Burlington,
e ciascun Fratello ne porti una parte.
Coro
La salute circondi i nobili Massoni, le loro lodi risuonano nella nobile Loggia.
Il Canto del Compagno si articola in 6 stanze e presenta una forma antifonale in cui ad una
parte intonata dal solista risponde il coro. La struttura della composizione musicale
sorprende, ma non troppo, per la maggior cura concessa alla parte corale che, rispetto a quella
solistica, presenta una certa ricchezza melodica e armonica. Infatti se al primo e secondo
verso insieme viene affidata la stessa melodia data al terzo e al quarto, la risposta del coro è
dapprima esposta con una melodia, subito dopo con un’altra e quindi ne viene proposta la
ripetizione. Schematizzando:
versi 1 e 2
versi 3 e 4
coro
A
A
B–C–B-C
La partitura pervenutaci è costituita da una linea melodica accompagnata da un basso
numerato, elemento che testimonia la presenza di qualche strumento accompagnatore e non
l’esecuzione a cappella.
Dal punto di vista armonico la composizione è molto semplice e non presenta modulazioni. La
tonalità d’impianto è Re maggiore. Le prime due frasi gemelle si articolano in 5 battute (2+3)
con cadenza alla dominante. Dal quinto grado inizia la parte corale che subito rientra nel
sistema della tonica sviluppandosi per 9 misure (2+2+2+3). Degna di nota l’ampiezza di ogni
cadenza che impiega sempre 2 battute andando così a dilatare ogni sezione oltre il consueto.
Il testo è fondamentalmente un’esaltazione della Massoneria sotto i suoi diversi aspetti e non
sono presenti particolari specifici del secondo grado.
Nella prima stanza la Massoneria viene definita Ordine divino, il cui splendore, simile a quello
dei gioielli preziosi, è visibile solo agli occhi dei Massoni. Viene qui alla mente la lucentezza di
certe pietre che naturalmente si trovano incastonate fra le rocce o sotto terra e che, per
mostrare tutto il loro fulgore, devono necessariamente essere estratte da mani esperte. In
maniera analoga opera il Massone alla ricerca della Vera Luce.
La seconda stanza pone un interrogativo classico della Massoneria: Massoni si nasce o si
diventa? Probabilmente l’uno e l’altro, considerando che è necessaria sia una predisposizione
ad accogliere certe sollecitazioni sia uno zelo nel percorrere il lungo cammino.
Segue una stanza in cui si esortano i poteri della Massoneria nel difendere il genere umano da
ogni pericolo esterno o interno.
La quarta e la quinta stanza propongono il tema della fratellanza considerata dapprima come
elemento di unione fra tanti fratelli che diversamente sarebbero divisi in base alle diverse
insegne dei vari Stati di appartenenza, a seguire come garanzia di un durevole rapporto di
comunione fra Fratelli che felicemente si ritrovano.
Chiude il testo un elogio ai grandi massoni del passato, dagli antichi architetti del Regno di
Saba al contemporaneo Burlington, probabilmente l’architetto neopalladiano Richard Boyle,
conte di Burlington (1694-1753), noto per aver divulgato in Inghilterra le norme e i principi
dell’architettura classica.
La data del 26 marzo 1785 compare su un altro canto destinato al Compagno di Mestiere: il
Lied zur Gesellenreise (“Il viaggio dei Compagni”) KV468, per voce con accompagnamento
d’organo, di Wolfgang Amadeus Mozart. Si tratta di una delle molte composizioni rituali scritte
appositamente da Mozart dopo la sua iniziazione avvenuta il 14 dicembre 1784 presso la
Loggia Zur Wohltätigkeit (La Beneficenza) di Vienna. Si pensa che il brano sia stato composto
in occasione del passaggio a Compagno di Mestiere di Leopold Mozart, padre di Wolfgang,
avvenuto il 16 aprile 1785 nella stessa Loggia dove era stato iniziato il figlio. Il testo, già
musicato da Johann Holzer, è di Franz Joseph von Ratschky, Fratello della Zur wahren
Eintracht (La Vera Armonia).
Il testo è costituito da tre stanze di sei versi ciascuna. La composizione, in Si bemolle
maggiore, presenta un’introduzione strumentale e una parte cantata ripetuta per ogni stanza
del testo. L’introduzione di 8 battute anticipa il tema melodico del canto (prime 6 battute) e
chiude con una cadenza perfetta sulla tonalità d’impianto. Il canto si articola su 16 battute in
cui la melodia può essere suddivisa in frasi e semifrasi di 2, 4 o 8 battute. La tonalità scivola
delicatamente alla dominante per ritornare in breve tempo alla tonica. Chiude il brano una
coda strumentale di 4 battute.
Il viaggio dei Compagni
Ora che vi avvicinate
ad un nuovo grado di conoscenza,
e camminate imperturbabili sul vostro sentiero,
sappiate che esso è il cammino della saggezza.
Solo l’uomo solerte
è capace di avvicinarsi alla fonte della luce.
Prendete con voi, oh pellegrini, come compagna
la benedizione dei vostri fratelli!
La prudenza vi sia sempre a fianco;
la brama del sapere guidi i vostri passi!
Istruitevi, per non esser mai soggetti
all’errore della pigra cecità (dell’intelletto).
Certamente aspro è il cammino della vita,
ma dolce è anche il premio
che attende il viandante che saggiamente
sfrutta la corsa.
Felice chi un giorno potrà dire:
c’è luce sulla mia strada!
Diversamente dal canto di Anderson, qui vi sono rimandi espliciti alle peculiarità del secondo
grado. In particolare si fa leva sul concetto della conoscenza, invitando tutti i compagni ad
istruirsi quanto più possibile lungo tutto il cammino della vita; nel lungo percorso saranno
ottimi compagni i Fratelli, la Prudenza e il Desiderio di Conoscenza. La vita presenta sempre
molte asperità, ma il premio che attende un bravo Massone è superiore ad ogni difficoltà.
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