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111 - Centro Studi Cinematografici

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111 - Centro Studi Cinematografici
SOMMARIO
n. 111
Anno XVII (nuova serie)
n. 111 maggio-giugno 2011
Altra verità (L’) .........................................................................................
41
Amici, amanti e... .....................................................................................
43
Angele e Tony .........................................................................................
10
00165 ROMA - Via Gregorio VII, 6
tel. (06) 63.82.605
Sito Internet: www.cscinema.org
E-mail: [email protected]
Aut. Tribunale di Roma n. 271/93
Baci mai dati (I) ........................................................................................
45
Beyond ...................................................................................................
19
Cappuccetto rosso sangue ....................................................................
20
Abbonamento annuale:
euro 26,00 (estero $50)
Versamenti sul c.c.p. n. 26862003
intestato a Centro Studi Cinematografici
Cirkus Columbia .....................................................................................
33
Come l’acqua per gli elefanti ..................................................................
30
Dilemma (Il) ............................................................................................
39
Easy Girl .................................................................................................
9
Frozen ....................................................................................................
35
Giorno della vita (Un) .............................................................................
44
Machete ..................................................................................................
28
Malavoglia ..............................................................................................
31
Mr. Beaver ...............................................................................................
14
Redazione:
Marco Lombardi
Alessandro Paesano
Carlo Tagliabue
Giancarlo Zappoli
Non lasciarmi .........................................................................................
8
Parto col folle ..........................................................................................
16
Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare .............................................
6
Hanno collaborato a questo numero:
Veronica Barteri
Elena Bartoni
Luca Caruso
Maria Cristina Caponi
Marianna Dell’Aquila
Elena Mandolini
Diego Mondella
Fabrizio Moresco
Francesca Piano
Silvia Preziosi
Tiziana Vox
Ragazzi stanno bene (I) .........................................................................
12
Ragazzo con la bicicletta (Il) ..................................................................
46
Red .........................................................................................................
29
RCL – Ridotte capacità lavorative ..........................................................
3
Rito (Il) ....................................................................................................
17
Se sei così, ti dico di sì ...........................................................................
37
Segui il tuo cuore ...................................................................................
27
Sesso aggiunto (Il) .................................................................................
22
Shelter – Identità paranormali ................................................................
4
Silvio Forever ..........................................................................................
34
Thor ........................................................................................................
42
Tree of Life (The) ....................................................................................
2
Una cella in due ......................................................................................
47
Vi presento i nostri ...................................................................................
13
Indice dell’annata 2010 ...................................................................
23
Bimestrale di cultura cinematografica
Edito
dal Centro Studi Cinematografici
Spedizione in abb. post.
(comma 20, lettera C,
Legge 23 dicembre 96, N. 662
Filiale di Roma)
Si collabora solo dietro
invito della redazione
Direttore Responsabile: Flavio Vergerio
Direttore Editoriale: Baldo Vallero
Cast e credit a cura di: Simone Emiliani
Segreteria: Cesare Frioni
Stampa: Tipostampa s.r.l.
Via dei Tipografi, n. 6
Sangiustino (PG)
Nella seguente filmografia vengono
considerati tutti i film usciti a Roma e
Milano, ad eccezione delle riedizioni.
Le date tra parentesi si riferiscono alle
“prime” nelle città considerate.
Film
Tutti i film della stagione
THE TREE OF LIFE
(The Tree of Life)
Stati Uniti, 2011
Supervisori effetti visivi: Dominic Parker, Tom Debenham
(One of US), Bryan Hirota (Prime Focu Visual Effects), Daniel P.
Rosen (Evil Eye Pictures), Olivier Dumont (Method Studios), Dan
Glass
Coordinatori effetti visivi: Briana Aeby (Prime Focus VFX),
Chaya Feiner (One of US), Erin Ferguson, Alexa Hale
Supervisore effetti digitali: Bradley Friedman
Supervisore costumi: Suzy Freeman
Supervisore musiche: Suzy Freeman
Supervisore animazione: Lyndon Barrois (Prime Focus Visual
Effects)
Interpreti: Brad Pitt (Mr. O’Brien), Sean Penn (Jack), Jessica
Chastain (Mrs.O’Brien ), Hunter McCracken (Jack piccolo ),
Laramie Eppler (R.L.), Tye Sheridan (Steve), Fiona Shaw (nonna), Jessica Fuselier (guida), Nicolas Gonda (Mr. Reynolds), Will
Wallace (architetto ), Kelly Koonce (Padre Haynes), Bryce
Boudoin (Robert), Jimmy Donaldson (Jimmy), Kameron Vaughn
(Cayler), Cole Cockburn (Harry Bates), Dustin Allen (George
Walsh), Brayden Whisenhunt (Jo Bates), Joanna Going (moglie
di Jack), Samantha Martinez (Samantha), Savannah Welch (signora Kimball), Tamara Jolaine (Signora Stone), Julia M. Smith
(Beth), Anne Nabors (Rue), Christopher Ryan (prigioniero), Tyler
Thomas (Tyler Stone), Michael Showers (signor Brown), Kimberly
Whalen (signora Brown), Irene Bedard, Finnegan Williams,
Michael Koeth, John Howell
Durata: 139’
Metri: 3800
Regia: Terrence Malick
Produzione: Nigel Ashcroft, Greg Eliason, Dede Gardner,
Sarah Green, Grant Hill, Brad Pitt, Bill Pohlad per
Cottonwood Pictures/ Plan B Entertainment/ River Road
Entertainment
Distribuzione: 01 Distribution
Prima: (Roma 18-5-2011; Milano 18-5-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Terrence Malick
Direttore della fotografia: Emmanuel Lubezki
Montaggio: Hank Corwin, Jay Rabinowitz, Daniel Rezende,
Billy Weber, Mark Yoshikawa
Musiche: Alexandre Desplat
Scenografia: Jack Fisk
Costumi: Jacqueline West
Produttore esecutivo: Donald Rosenfeld
Produttori associati: Ivan Bess, Nicolas Gonda, Sandhya
Shardanand
Line producer: Susan Kirr
Casting: Vicky Boone, Francine Maisler
Aiuti regista: Bobby Bastarache, Cleta Elaine Ellington, Scott
R. Meyers, Katie Tull
Operatori: Nathanael Vorce, Jörg Widmer
Art director: David Crank
Arredatore: Jeanette Scott
Trucco: Michaela Farrell, Meredith Johns, Darylin Nagy
Acconciature: Charles Yusko
distanza di molto tempo dalla
prematura scomparsa del fratello minore (ad appena 19 anni),
Jack O’Brien vive ancora nel ricordo del suo
adorato compagno di giochi d’infanzia. Nonostante abbia un’invidiabile posizione pro-
A
fessionale (è uno stimato architetto) e una
moglie che lo ama, è un uomo smarrito, tormentato dal proprio passato e in cerca di un
senso da dare alla sua esistenza.
Con la testa e il cuore torna agli anni
Cinquanta, quando, assieme ai genitori e
2
ad altri due fratelli, viveva in apparente
tranquillità in un piccolo paese del Texas.
A quell’età, Jack è un ragazzino introverso e solitario, obbligato a rispettare le ferree regole impostegli dal padre, un ingegnere, che è spesso in giro per il mondo a
vendere brevetti.
Il signor O’Brien, a causa della sua
educazione (anche religiosa) molto rigida
e dei suoi comportamenti duri, a volte perfino brutali, con la sottomessa moglie e i
tre figli, finisce per inimicarsi la propria
stessa famiglia. Jack arriva a odiarlo a tal
punto da desiderare la sua morte. Mentre,
nel frattempo, osserva con occhi pieni di
curiosità e stupore il mondo e inizia a misurarsi con la presenza quotidiana del male.
Pur essendo stato allevato secondo i principi cristiani, l’adolescente mette continuamente in discussione la sua fede interrogando Dio sulle ingiustizie della vita. E, proprio
grazie al confronto con l’autorità paterna,
scopre la volontà di crescere, di ribellarsi e
anche la tentazione del peccato.
Quando, infine, il padre è costretto a
trasferirsi, con l’intera famiglia, in un’altra città degli Stati Uniti per problemi di
lavoro (lo stabilimento dove è impiegato è
stato chiuso), si rende conto di aver fallito
Film
tutto nella sua vita e di aver rinunciato
troppo presto ai propri sogni, compreso a
quello di diventare un musicista. L’uomo
tenta così di recuperare il difficile rapporto col primogenito.
a concentrazione e la densità di
suggestioni e visioni proposte da
The Tree of Life lascia esterrefatti. Dinnanzi a un tale disarmante splendore, noi pubblico siamo come tanti signor
O’Brien che riconoscono la propria stoltezza nel non aver saputo notare la magnificenza di ciò che ci circonda.
Si rischia di rimanere soverchiati da un
così potente sovraccarico di metafore, a cui
peraltro il filosofo Malick ci aveva già abituato con capolavori come La rabbia giovane e,
soprattutto, I giorni del cielo. Ancora una volta, nel pensiero del regista texano (visualizzato dalla prodigiosa fotografia di Lubezki),
predominano in tutta la loro selvaggia bellezza le forze della natura, con i suoi elementi essenziali: acqua, terra, aria e luce.
Il primo, sinonimo di purezza, grazia e
vitalità, si identifica con la figura della madre, una dolce ed eterea creatura dai capelli rossi con il volto di Jessica Chastain
(scommettiamo che sarà la nuova Cate
Blanchett?). L’ultimo, invece, scelto come
simbolo di nascita e di speranza, anche al
di là della vita (una sorta di ectoplasma
luminoso apre e chiude il racconto, assieme ad una candela), disegna vettori di forza, movimenti e vibrazioni dell’anima.
Nell’universo di Malick tutto ha un senso e ogni cosa è illuminata: dal più piccolo
organismo cellulare al neonato Jack, la cui
culla è posta sotto la finestra a godere dei
raggi solari. Raggi che penetrano tra le grandi magnolie del giardino di casa O’Brien (l’albero è l’emblema per eccellenza dell’evoluzione umana) che, a loro volta, pervadono ogni inquadratura grazie a “protettive”
architetture scolpite nello spazio.
La pianta, soltanto se è accuratamente
annaffiata ogni giorno - come ordina il capofamiglia al figlio - può portare buoni frutti.
Altrimenti, se viene alimentata da cattivi
“concimi” come la rabbia, l’odio, la frustrazione, cresce male e presto diventa arida.
Proprio come Jack (un toccante Sean
Penn), che da adulto si ritrova inadeguato
ad amare, a vivere, disorientato come è dai
ricordi dolce-amari di gioventù.
Nel presente, innalza di mestiere grattacieli a Houston, non più rampicanti. Ma
quegli imponenti edifici di vetro e acciaio,
nelle cui superfici lucide si specchia la sua
identità in frantumi, non hanno nulla di rassicurante.
Malick, nella prima abbondante e forse eccessiva mezz’ora di immagini docu-
L
Tutti i film della stagione
mentaristiche (stile Herzog e non Piero
Angela) – (come qualcuno dei comuni
mortali spettatori ha avuto l’ardire di affermare!), costruisce assieme a una squadra
di montatori e di esperti di effetti speciali
una sinfonia visiva di indiscutibile fascino
e perizia scientifica, in cui si avvicendano
scene molto realistiche del cosmo, della
luna, delle stelle e della Terra.
La creazione dell’universo cede, quindi, il testimone alle origini della civiltà, con
le immense distese glaciali preistoriche e
la presenza dei dinosauri, primissimi esempi di selezione naturale. Nella terza e ultima parte, relativa alla nascita della vita
umana, l’autore americano attinge poi al
suo ricco bagaglio mistico-spirituale per
raccontare il controverso legame di un adolescente con il proprio padre. Tra i due c’è
amore e disprezzo, devozione e risentimento, esattamente come fra i protagonisti di Il
Petroliere di P.T. Anderson, un’altra sofferta storia familiare in cui la durezza paterna
si scontra con l’ingenuità filiale.
Il rapporto con la religione, invece, passa attraverso la perdita dell’innocenza e la
scoperta (dolorosa) della malvagità e della
violenza, di cui può essere capace l’uomo.
Il cuore pulsante del film diviene allora il
piccolo Jack, che tutto osserva e rapisce
dalla realtà di provincia che gli scorre accanto, per tentare di avvicinarsi alla tolleranza, al perdono, alla Verità (la mdp è sempre all’altezza del suo sguardo). La sua è
una incessante invocazione al Signore, affinché giunga a rischiarare la sua mente dai
ragionevoli dubbi di ogni credente.
Il giovane debuttante Hunter McCracken “offusca” l’intero cast (perfino il bravo
Brad Pitt, che riassume in sé la “logica del
più forte” con una convincente gestualità),
grazie a un’innata presenza scenica che
può fare a meno anche della parola. I suoi
occhioni, colmi di paura e, al contempo, di
sete di conoscenza trapassano lo schermo con un’energia simile soltanto a quella
liberata dalle esplosioni lunari, o dalle correnti delle maree.
Le domande fondamentali della vita in
bocca a un ragazzino? Ebbene sì. La cultura americana, ancora una volta, ci offre
una lezione di cui dovremmo fare tesoro:
la curiosità ed il turbamento che germogliano in tenera età, fanno dei bambini degli
“esseri superiori”.
The Tree of Life, Palma d’Oro al Festival di Cannes 2011, non è una semplice
opera cinematografica, ma un’esperienza
di vita difficilmente ripetibile per uno spettatore. Lascia il segno più di un’ora di catechismo e squarcia le tenebre delle nostre
coscienze come una preghiera, senza tempo, né confini geografici. Universale.
La madre, infatti, chiede di continuo il
conforto di Dio: da quando perde tragicamente il figlio, al ricongiungimento proprio
con quest’ultimo, su una spiaggia affollata
di gente che vaga senza meta. È in questo paradiso terrestre che Jack adulto rincontra la sua famiglia e “riconsegna” finalmente il fratellino nelle mani dei genitori.
L’ultimo e forse catartico passaggio del suo
lungo viaggio metafisico, tra passato e presente, che non a caso si chiude in forma
di supplica: «Signore proteggici e guidaci
fino alla fine dei tempi... ».
Diego Mondella
RCL-RIDOTTE CAPACITÀ LAVORATIVE
Italia, 2010
Regia: Massimiliano Carboni
Produzione: Mauro Berardi e Agenzia Multimediale Italiana S.R.L. (A.M.I.)
Distribuzione: Iris Film
Prima: (Roma 10-12-2010; Milano 10-12-2010)
Soggetto: Alessandro di Rienzo
Sceneggiatura: Alessandro di Rienzo, Paolo Rossi, Massimiliano Carboni
Montaggio: Sara Pazienti
Musiche: Gruppo Operaio
Scenografia: Filippo Marranci, Barbara Carboni
Produttore esecutivo: Mauro Berardi
Direttore di produzione: Giulia Dal Moro
Consulente musicale: Paolo Dossena
Suono: Daniele Maraniello
Interpreti: Paolo Rossi, Emanuele Dell’Aquila, Davide Rossi, Alessandro Di Rienzo,
Daniele Maraniello, Biagio Ippolito
Durata: 75’
Metri: 2250
3
Film
iugno 2010. Dopo mesi di cronache, voci, dibattiti politici e sindacali, alla Fiat di Pomigliano
D’Arco, in provincia di Napoli, gli operai
votano per il referendum indetto dalla direzione dell’azienda sul nuovo accordo sul
sistema lavorativo e sui diritti dei lavoratori. Scopo della strategia dell’amministratore delegato di Fiat, Marchionne: ridimensionare gli stabilimenti Fiat, migliorare la competitività aziendale ed espandersi in nuovi e importanti mercati non solo
europei. Per favorire il piano evolutivo
della Fiat, Marchionne vuole portare la
produzione della Panda dalla Polonia a
Pomigliano e ritoccare i modelli di lavoro
operaio al fine di migliorarne l’efficienza
dei lavoratori. Con il 63 per cento dei voti
favorevoli, vince il sì al referendum: nuovi
orari di lavoro, nuove turnazioni e tante
altre novità nel nuovo accordo tra azienda
e operai in una delle fabbriche automobilistiche più famose e storiche del nostro Paese, insediata nella cittadina campana già
negli anni Sessanta. Ma chi ha votato no?
Cosa accadrà a quelli che hanno ridotte
capacità lavorative? Quali saranno le conseguenze per i lavoratori e per tutta la città, una città in cui le strade portano i nomi
dell’Alfa e di Torino? Per capire cosa è
davvero accaduto nella cittadina campana, erroneamente immaginata da chi non
la conosce come un luogo arretrato e iso-
G
Tutti i film della stagione
lato, giunge a distanza di circa 30 giorni
dopo il voto, una piccola troupe guidata
dall’attore friulano Paolo Rossi.
Fingendo dei sopralluoghi per un ipotetico film, Rossi interroga vari personaggi locali, dal sindaco di destra agli operai, dal prete del paese alle mogli dei lavoratori. Scopo della ricerca è quello di
raccogliere materiale per un film di fantascienza, l’unico genere che permetterebbe
di poter raccontare la complessa situazione che si vive a Pomigliano, con le sue mille
sfumature, con le sue illogicità. Una situazione che sembra “ di fantascienza” e che
invece è realtà.
i vorrebbe poco a esprimere pareri personali su quanto è accaduto a Pomigliano. Una situazione destinata a cambiare il modello concettuale lavorativo non solo nel nostro Paese, in cui certamente non sono state poche le lotte sindacali, ma in tutto il mondo.
Basterebbe ancora oggi, al tempo in cui
stiamo scrivendo, aprire un giornale e leggere nuove notizie su Pomigliano D’arco e
il futuro della Fiat nella cittadina campana.
Ma c’è chi ne parla per noi, registrando
con l’occhio indiscreto e spesso fastidioso
(per alcuni) della macchina da presa una
situazione destinata stravolgere non solo
il panorama economico e industriale nazionale, ma soprattutto la vita e il futuro di
C
tanti lavoratori, delle loro famiglie, l’economia di un’intera area geografica. Se tutto
questo non fosse all’ordine del giorno sulle cronache di tutti i giornali nazionali, si
potrebbe pensare che sia tutto vero? Forse molti direbbero: è fantascienza. Allora
quale modo migliore per riprendere la realtà giocando il racconto costantemente in
bilico tra realtà e finzione? Ridotte capacità lavorative, di Massimiliano Carboni con
lo straordinario Paolo Rossi (ma anche
Emanuele Dell’Aquila, Alessandro Di Rienzo e Davide Rossi) si avvale proprio della
poesia corrosiva del racconto dell’attore
friulano per raccontare, senza distorsioni,
le mille sfumature di una situazione complessa. Un quadro talmente poco credibile da poter essere rappresentato solo con
la creazione di altri pianeti, come il Pianeta Lapo, e nuovi personaggi. Tutti elementi
inesistenti che vengono chiamati come
rappresentazioni di ciò che invece c’è ed
è reale. Si tratta quindi del tentativo di raccontare con ironia e toni graffianti una situazione che, come abbiamo già detto, è
destinata a cambiare il panorama economico e politico-sindacale nel nostro Paese, ma, soprattutto, quello di una regione
che da anni è tristemente additata per mille problemi, dai rifiuti alla criminalità, dal
dissesto sociale all’imprenditoria corrotta.
Marianna Dell’Aquila
SHELTER – IDENTITÀ PARANORMALI
(Shelter)
Stati Uniti, 2010
Acconciature: Annemarie Bradley
Supervisore effetti speciali: Ken Gorrell
Supervisori effetti visivi: Mark Freund (Pacific Title), Marc
Varisco
Coordinatore effetti visivi: Frank Spirizi (Asylum)
Operatore steadicam: Sandy Hays
Interpreti: Julianne Moore (Cara Harding), Jonathan Rhys Meyers
(David/Adam/Wesley), Jeffrey DeMunn (dr. Harding), Frances
Conrot (Mrs. Bernburg), Nathan Corddry (Stephen Harding),
Brooklynn Proulx (Sammy), Brian Anthony Wilson (Virgil), Noycwe
Feurring (strega nonna urlante), Steven Rishard (detective
Danton), Charles Techman (Monty Hughes), John Peakes (dr.
Charles Foster), Michael Graves (uomo che urla), Chaz
Moneypenny (Adam Sabre), Rick Applegate (Warder Collins),
Loretta Higgins (dottoressa), Tamara Johnson (bibliotecaria),
Trenton Rupecht (Monty giovane), Diane Jonardi (strega nonna
urlante 1918), Jules Sylvester (uomo anziano/mungitore
serpente), KatiAna Davis (ragazzina urlante/familiare), James
Howard (Missouri D.A.), Michael Mihalich (governatore), Paul J.
Rosenburg (Wesley Crite), Charles David Richards
Durata: 112’
Metri: 3070
Regia: Måns Mårlind, Björn Stein
Produzione: Emilio Diez Barroso, Neal Edelstein, Darlene
Caamano Loquet, Mike Macari per NALA Films/MacariEdelstein/Shelter Productions
Distribuzione: Moviemax
Prima: (Roma 25-2-2011; Milano 25-2-2011) V.M.: 14
Soggetto e sceneggiatura: Michael Cooney
Direttore della fotografia: Linus Sandgren
Montaggio: Steve Mirkovich
Musiche: John Frizzell
Scenografia: Tim Galvin
Costumi: Luca Mosca
Produttori esecutivi: David Bergstein, Billy Rovzar
Produttori associati: Jeffrey Keswin, Vance Owen, Fernando
Rovzar
Coproduttore: Bill Bannerman
Casting: Diane Heery, Jason Loftus
Aiuti regista: Steve Danton, Janell M. sammelman, Bill
Delaney, Bill Bannerman, John Lind, Meaghan F. McLaughlin
Art director: Jesse Rosenthal
Arredatore: Rebecca Brown
Trucco: Rachel Geary, Lee Grimes
4
Film
ello studio del governatore del
Missouri, Cara conduce un’arringa accusatoria contro un detenuto che poco dopo viene giustiziato. Lei
ritiene che la sindrome da personalità multiple non esista. Mentre è in aeroporto, le
telefona suo padre, il dr. Harding, per sottoporle il caso di uno strano paziente. Si
chiama David Bernburg e gli è stato segnalato dall’amico dr. Charlie Foster. Cara incontra David, che è in sedia a rotelle, e gli
fa delle domande e dei test. Quindi torna
dal padre. Dalla sala dalla quale osservano David, Harding telefona al ragazzo, chiedendogli se ci sia Adam. David ha una trasformazione violenta e diventa Adam. Cambia voce, carattere, cammina e sa che il
marito di Cara è stato ucciso. Si gratta il
collo. Dopo quest’incontro, Harding nota
che ha offerto a Cara un’occasione per riconsiderare alcune delle sue certezze. Lascia poi alla figlia un video nel quale parla
con David, notando che gli risulta difficile
credere in un Dio che ha permesso che venisse assassinato senza motivo il marito di
sua figlia, che era veramente un brav’uomo. Cara va a trovare Charlie, interrogandolo su Adam Saber. Lui non ha una bella
cera, si gratta il collo. La donna va quindi
al liceo frequentato da David. Trova l’annuario scolastico, ma la foto di David non
corrisponde al volto del ragazzo che lei ha
conosciuto. Poi telefona a Charlie, per
chiedergli di inviarle le cartelle cliniche
di Adam, ma sente che sta malissimo. Poco
dopo Charlie inizia a vomitare terra, ha la
schiena devastata, si nota un’ombra fulminea nella sua stanza. Cara raggiunge
casa di David, ma scopre che è morto: la
madre le racconta dell’incidente che gli
impedì di camminare, poi del suo omicidio, in un bosco, a opera di adoratori del
demonio, dopo che avevano abusato di lui.
Cara ipotizza col padre che Adam, avendo
appreso dai media della storia di David,
ne conservasse una ‘foto mentale’: per
quanto orribile fosse la sua vita, c’era qualcuno cui era andata peggio. Sarebbe però
pienamente consapevole della situazione,
non ha una personalità dissociata. Cara fa
incontrare la madre di David con Adam.
Quando ‘diventa’ David, il ragazzo cita
un’impressionante serie di dettagli che sbalordiscono la donna. Quella sera Cara va
in chiesa a pregare, il giorno dopo porta
David nel luogo ove avvenne il suo omicidio. David rivive quelle scene, si impressiona, ha paura e piange. Poi ha una trasformazione e si risveglia Wesley Crite, leader
di una band underground. Cara ha una lite
col padre. Gli chiede furiosa perché le stia
facendo questo. E lui ribatte, perché ha
smesso di fare domande a se stessa: ha svi-
N
Tutti i film della stagione
luppato un sistema immutabile di principi,
che rifiuta di sottoporre a ogni tipo di introspezione. Anche in questo caso: voleva
aiutare Adam a scoprire quale malattia gli
abbia causato la ‘frattura della psiche, o
dimostrare definitivamente che lui aveva
torto? Cara va sulla tomba di Wesley, morto probabilmente suicida nel ’94. In quel
periodo, Adam era in prigione e potrebbe
aver creato un’altra personalità, con una
storia peggiore della sua. Cara incontra
Wes, che le chiede, per via della croce che
porta, se abbia scelto la sua professione in
nome della scienza o della fede. Lei si definisce ‘un medico della scienza, ma una
donna di fede’. Poi gli mostra il giornale
con la notizia della sua morte. Wes ha una
crisi e si risveglia David, cantando una
canzoncina scritta da lui. La madre conferma: è la canzone di David, composta
dopo l’incidente, mai pubblicata e che lui
canticchiava quand’era triste o spaventato. Cara ipotizza che Adam possa avere
assistito all’omicidio di David e si reca nella sua casa infantile, per scoprire da cosa
stia fuggendo. La casa pare abbandonata,
poi nel bagno Cara rinviene un cadavere.
Arriva la polizia, ma Cara s’allontana di
corsa, avendo dimenticato di prendere a
scuola la piccola Samanta. La trova con
Charles, nel corpo di Adam. Telefona al
padre e nota che secondo lei v’è un collegamento tra Adam e le altre personalità:
vogliono tutte sapere se una persona ha fede.
Il padre, che ha una tosse sospetta, la informa quindi che Charlie è morto. Sulla schiena del cadavere v’era incisa una strana croce, la stessa che Cara ha visto alle pareti
della casa di David, la cui madre la informa: “C’è la magia del Diavolo su queste
colline”, indirizzandola poi dalla Guaritrice, in cima alla valle. Cara la trova: è una
vecchia cieca che vede attraverso gli occhi
di una ragazza. Cara assiste di nascosto a
una guarigione operata dalla vecchia, che
alla fine le chiede: “Adesso crederai?”. Suo
fratello Stephen sta intanto convertendo in
suono le immagini di Adam ripreso nel sonno. Il buio sul video, la cosa che si muove è
un’onda sonora, una strana voce che dice:
“Il reverendo Christian Moore dà rifugio
all’Infedele”. Ne informa Cara, invitandola a recarsi in un paese vicino per reperire
informazioni. Sammy intanto tossisce e si
tocca il collo. Cara trova un anziano, che le
mostra dei video sulla grande Guerra realizzati da suo padre, e le narra del rev. Moore, che predicava che per resistere all’influenza bastava aver fede nel Signore. Molta gente voltò allora le spalle alla Guaritrice. Ma Moore in realtà aveva perso la fede
e vaccinato i suoi figli, lasciando gli altri a
morire. Sicché la gente, scoperto l’ingan5
no, uccise i suoi figli e lo portò dalla Guaritrice, che incise una croce sulla sua schiena e poi gli risucchiò l’anima, riempiendogli la bocca di fango perché non vi potesse
tornare. E infine disse: “Rev. Christian
Moore ora rifugio per gli infedeli”. Cara
riceve una telefonata della polizia: suo padre è in pericolo. In casa sua v’è Adam, ma
il vero Adam è morto, è il corpo che ha ritrovato lei. Mentre parla col padre, nello
schermo della proiezione appare un uomo
identico ad Adam. Harding che sputa fango. Adam gli succhia l’anima e fugge via.
Cara telefona al fratello Stephen, che sta
portando la nipotina dal medico, per via di
una tosse tremenda e di uno sfogo sulla
schiena. Caroline vuole che la porti dalla
Guaritrice. Ma in quel frangente arriva suo
padre, nel corpo di Adam. Stephen e Sammy si barricano in casa, ma l’uomo sfonda
una porta e Stephen rimane ferito. Morirà
poco dopo dissanguato, dopo aver accompagnato Sammy e Cara dalla Guaritrice.
Per la piccola non c’è niente da fare: lei ha
fatto la sua scelta, ha rinnegato Dio, ormai
il ‘rifugio’ è iniziato e lui la troverà. Sopraggiunge Adam e insegue Cara e la piccola
nel bosco. Samantha inizia a sputare fango. Adam le succhia l’anima e la bimba rivive nel suo corpo. Inizia a piangere. Cara
lo coccola, poi prega e lo strangola, inchiodandolo infine a una sporgenza del terreno. Il cadavere della piccola Sammy riprende vita, ma canta la canzone di David.
un film terribile, inquietante,
drammatico. L’argomentazione
delle prime scene è chiara. Caroline è una neuropsichiatra, convinta delle sue teorie, e conduce lunghe requisitorie per dimostrare la propria tesi: i criminali sono coscienti delle loro azioni, non
hanno alibi. Il film costituisce invece, a partire da un meccanismo perverso innescato a sua insaputa dal dr. Harding, padre di
Cara, una feroce antitesi, una violenta confutazione dell’approfondita e all’apparenza incontrovertibile requisitoria iniziale di
Cara.
Cara si ostina e conduce le sue indagini serrate, perché è donna di scienza e
non può piegarsi all’inspiegabile. Ma è
anche molto religiosa: già nelle prime scene si nota che porta una croce al collo. Fa
recitare le preghiere a Sammy, la figlioletta, anche se lei è poco reattiva a queste
ultime. Perché non crede in Dio, come il
nonno, entrambi sconvolti dal brutale e
immotivato assassinio del marito di Cara.
E questo si rivela il discrimine del film: avere fede o meno. Cara chiede ai suoi pazienti se credano o meno. La Guaritrice,
come un oracolo sentenzia: “È una cosa
È
Film
terribile perdere una persona cara. La peggior cosa è perdere la fede”. Ma tutto sfocia poi nel demoniaco, anticipato dalle
parole della dolente madre di David: “C’è
la magia del Diavolo su queste colline”. E,
qualche giorno prima, narrando del figlio
lei aveva espresso un monito: “David ha
voltato le spalle a Dio e si è affidato alla
scienza per trovare le sue risposte. Il Signore ce l’ha detto piuttosto chiaramente:
‘Non perdete la vostra fede in me’ ”. Chi
infatti non ha fede nel film muore.
Pellicola non banale sul Male e sulle
presenze paranormali, che colpiscono alle
spalle: come affetti da una scabbia demoniaca, tutti i predestinati si grattano dietro il
collo quando il loro corpo sta per divenire
Tutti i film della stagione
rifugio del Male. La storia è aggrovigliata e
densa di rimandi nei decenni, anche se alla
fine tutto viene esplicitato, risalendo a una
maledizione emessa durante la I Guerra
mondiale. Le identità si alternano e si sovrappongono, sostituendosi l’una all’altra,
pur in un medesimo corpo. Unico rimane
infatti il corpo e il volto del protagonista, nel
quale s’incarnano via via i ‘dannati’: ‘Adam’,
questo il suo primo nome, come quello del
primo uomo, tormentato mentre dorme da
incubi e visioni, che poi si risveglia, senza
ricordare nulla, in posti diversi, dando corpo a differenti identità. Il montaggio è serrato, in un film basato principalmente sui
primi piani e sull’espressività dei volti. Correlativo oggettivo all’angoscia che si adden-
sa nell’anima è un cielo sempre livido o un
notturno cittadino, il vento e le inquietanti
immagini del paese ove Cara si reca per le
sue ricerche, gli interni asfittici o illuminati
al neon. Dapprima il film sembra vertere sul
thriller psichico, nel quale si dipanano meccanismi, astuzie e strategie psicologiche.
Poi sfiora l’horror, quando la stessa Cara è
costretta ad arrendersi all’imponderabile,
che le ruba a uno a uno tutti gli affetti più
cari: prima l’amico medico, poi il padre, il
fratello, la figlioletta. Lei ha fede e si salva,
rimanendo però sola al mondo, con una
reincarnazione nel corpo di sua figlia, ma
che sua figlia non è.
Luca Caruso
PIRATI DEI CARAIBI: OLTRE I CONFINI DEL MARE
(Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides)
Stati Uniti, 2011
Acconciature: Karen Asano-Myers, Barbara Cantu, Paulette
Crammond, Catherine Davies, Paul Gooch, Peter King, Paula
Price, Brad Scott, Kimberley Spiteri
Supervisori effetti speciali: David Brighton, Neil Corbould,
John Frazier
Coordinatore effetti speciali: Mark Hawker
Supervisori effetti visivi: Gary Brozenich (MPC), Tony Clark
(Rising Sun Pictures), Charles Gibson, Ian Hunter, David
Sanger (New Deal Studios), Charlie Iturriaga (Ollin Studio),
Gregory Oehler (CIS Hollywwod), Christian Pokorny (Scanline
VFX), Ben Snow (ILM), Simon Stanley-Clamp (Cinesite)
Coordinatori effetti visivi: Mark Webb (Bluebolt), Gina
Willis (Disney), Damian O’Farrill (Ollin VFX), Marlene Nehls
(MPC), Paul Edwards (Cinesite), Cynthia Crimmins, Kerry
Drumm, Sofus Graae, Victor F. Medel, Abigail Mendoza, Nicole
Montemayor, Naz Shams, Jakris Smittant
Supervisore effetti digitali: Jeffrey Jasper (New Deal
Studios)
Supervisore costumi: Stacy Horn
Supervisore musiche: Bob Badami, Melissa Muik
Supervisore animazione: Tim Harrington (ILM)
Animazione personaggi: Clarence Robello
Animazione: Christian Kratzert (Sanline VFX), Michael Midlock,
Louis Jones, Shawn Miller (ILM), Michael Shelton (Asylum
FX), Sandy Heslop, Peta Bayley, Santiago Colombo, Sandy
Heslop, Alex Hislop, Jess Morris, Peter Panton, Dony Permedi
Interpreti: Johnny Depp ( Jack Sparrow ), Ian McShane
(Barbanera), Penelope Cruz (Angelica), Richard Griffiths (re
Giorgio II), Geoffrey Rush (Barbarossa), Stephen Graham
(Scrum), Gemma Ward (Tamara), Judi Dench (signora dell’alta società), Keith Richards (Capitano Teague), Sam Claflin
(Philip), Kevin McNally (Gibbs), Óscar Jaenada (Lo Spagnolo), Greg Ellis (Groves), Astrid Berges-Frisbey (Syrena), Yuki
Matsuzaki (Garheng), Bronson Webb (cuoco), Toni Busker,
Antoinette Nikprelaj (sirena), Christopher Fairbank (Ezekiel),
Matt Lasky, Mark Smith,Azmyth Kaminski, Chuck Williams
( pirati ), Robert Stone ( Gaoler ), Sebastian Armesto ( re
Ferdinando), Paul Bazely (Salaman), Lee Nicholas Harris
(secondino), Juan Carlos Vellido (capitano spagnolo), Richard
Thomson (Derrick), Ian Mercer
Durata: 137’
Metri: 3900
Regia: Rob Marshall
Produzione: Jerry Bruckheimer per Walt Disney Pictures/Jerry
Bruckheimer Films/Moving Picture Company (MPC)
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
Prima: (Roma 18-5-2011; Milano 18-5-2011)
Soggetto: ispirato al romanzo Mari stregati di Tim Powers; Ted
Elliott, Terry Rossio, Stuart Beattie, Jay Wolpert (personaggi)
Sceneggiatura: Ted Elliott, Terry Rossio
Direttore della fotografia: Dariusz Wolski
Montaggio: David Brenner, Michael Kahn, Wyatt Smith
Musiche: Hans Zimmer
Scenografia: John Myhre
Costumi: Penny Rose
Produttori esecutivi: John DeLuca, Ted Elliott, Chad Oman,
Terry Rossio, Mike Stenson, Barry H. Waldman
Produttori associati: Pat Sandston, Melissa Reid
Direttori di produzione: Sarah Bradshaw, Ellen Gordon
Casting: Lucy Bevan, Kathy Driscoll, Francine Maisler
Aiuti regista: Chloe Chesterton, Laurie Deuters, Nora
Henderson, Sid Karne, Peter Kohn, Carly Lewisohn, James
McGrady, Terry McShane, Gregory J. Pawlik Jr., David Pinkus,
Timothy R. Price, Christian Rigg, Jake Rollins, George Marshall
Ruge, Paul Sacks, Michelle Schrauwers, Nick Shuttleworth,
Andrew Vanneck, Timothy Wood
Operatori: Steve Gainer, Don King, David Morgan, Robert
Stoneman, Robert Binnall
Operatori Steadicam: David Luckenbach, Peter Robertson
Art directors: Drew Boughton, John Chichester, Robert
Cowper, Zack Grobler, Tomas Voth
Arredatore: Gordon Sim
Effetti speciali trucco: Rick Glassman, Will Huff, Ken
Niederbaumer
Trucco: Chantal Boom’la, Paul Bopyce, Belinda Bryant, Amy
Byrne, Leo Corey Castellano, Suzanne Diaz, Mahealani Diego, Wendy Kemp Forbes, Teri Galati, Joel Harlow, Elizabeth
Hoel, Suzanne Jansen, Dean Jones, Uxue Laguardia, Steve
LaPorte, Gemma Low, Ana Lozano, Monica MacDonald,
Sharon Martin, Nuria Mbomio, Kenny Myers, Deborah Patino
Rutherford, Heather Plott, Don Rutherford, Laine Rykes, Tricia
Sawyer, Nikoletta Skarlatos, Sophie Slotover, Brigitta Smart,
Mike Smithson, Nadia Stacey, Sarah Walkinshaw, Josh
Weston, Lucy Willis, Sian Turner, Jay Wejebe
6
Film
ack Sparrow, dopo esser riuscito
a scappare alle guardie reali britanniche, si ritrova misteriosamente a viaggiare sulla nave del terribile
Barbanera. Qui incontra Angelica, figlia
del celebre pirata e sua vecchia fiamma,
che gli propone di unirsi alla ciurma per
trovare la Fontana della Giovinezza. Jack
un po’ per paura, un po’ per i rimorsi nei
confronti della ragazza abbandonata diversi anni prima, accetta. Barbanera,
però, non è l’unico interessato all’impresa, anche la flotta britannica guidata da
Barbossa è alla ricerca dell’acqua miracolosa che però, narra la leggenda, deve
essere mischiata a una lacrima di sirena
e bevuta in particolari calici per fare effetto.
Barbanera, a cui è stata divinizzata
una morte imminente, per trovare tutti gli
elementi non si fa scrupoli; rapisce una
sirena e, sotto tortura, cerca di farle uscire
una lacrima, ma senza risultato. Sulla
nave c’è anche un giovane predicatore,
Philip, che, grazie al suo amore, fa commuovere l’essere marino tanto da farle
spuntare l’agognata lacrima. Il pirata
senza indugi ruba la preziosa goccia e
lascia la sirena morire fra la disperazione del suo innamorato. Intanto Jack ha il
compito di recuperare i calici mancanti
nell’accampamento degli spagnoli. Qui si
imbatte in Barbossa che gli confessa di
non essere interessato alla fonte, ma a
uccidere Barbanera per una vecchia vendetta. Jack, dopo aver preso i calici, promette di aiutarlo.
Barbanera arrivato alla fonte miracolosa trova l’amara sorpresa, Barbossa
e i suoi uomini pronti a sfidarlo. Fra spade e colpi bassi è un duello all’ultimo sangue interrotto dall’arrivo degli spagnoli
che distruggono la fonte considerata blasfema. Barbanera e Angelica, però, sono
feriti. Jack, impietosito, prova a utilizzare i residui dell’acqua e l’unica lacrima
per salvare uno dei due. Lascia a loro la
scelta porgendo i calici. Barbanera velocemente prende quello salvifico, ma stranamente a stare meglio è la figlia. Jack,
infatti, sicuro dell’egoismo del pirata aveva invertito i calici. Angelica è tutt’altro
che felice di aver avuto salva la vita e,
per aumentare la sua rabbia, Capitan
Sparrow l’abbandona su un’isola deserta. Barbossa, morto il nemico, si impossessa della sua nave e con una ciurma di
zombie inizia a solcare i mari dove la bella
sirena, riuscitasi a salvare, ha portato il
giovane Philip.
J
Tutti i film della stagione
opo attese, smentite e tanta tanta pubblicità torna nelle sale il
vascello pirata guidato da Capitan Jack Sparrow. Stiamo parlando ovviamente di I pirati dei Caraibi - Oltre i
confini dei mari , quarto capitolo della
saga targata Disney che, grazie a qualche geniale intuizione e un’ossessiva
campagna di marketing, ha conquistato
milioni di spettatori nel mondo. Grandi
e piccini che non hanno esitato, neanche dopo il terrificante terzo capitolo, ad
accalcarsi al botteghino. Inspiegabilmente.
O meglio, una spiegazione si potrebbe dare. Gli amici della Disney, tutt’altro
che ingenui, consapevoli di aver raschiato
il fondo del barile l’ultima volta, hanno optato per un restyling completo e, con una
passata di vernice sulle parti arrugginite,
hanno riconsegnato al pubblico il prodotto
“come nuovo”.
Effettivamente qualche novità c’è, a
partire dal regista Rob Marshall, che ha
sostituito lo “storico” Gore Verbiski, per finire a Penelope Cruz nei panni di Angelica, una nuova eroina creata per non far
sentire troppo la mancanza della battagliera Keira Knightley. I difetti del precedente capitolo, invece, sono rimasti inalterati, primo fra tutti la confusione narrativa.
Bisogna essere molto concentrati durante la proiezione, per riuscire sommariamente a capire la trama, basti pensare
D
7
che il solo guardare l’orologio o distrarsi
un secondo, fa precipitare lo spettatore nel
più completo groviglio mentale. La verità è
che tante situazioni non vengono analizzate come dovrebbero, mentre altre diluite fino alla noia.
La colpa è degli sceneggiatori che
hanno improvvisato uno script mediocre
adattando (male) il romanzo Mari Stregati di Tim Power al canovaccio standard
della saga. Detto questo il sospetto è lecito: la storia è solo un pretesto per far
interagire i personaggi, nulla di più. Ci
sono gli effetti speciali a fare il resto e la
magia di un cinema che è puro intrattenimento visivo. Se poi il racconto non fila,
è un problema secondario, il pubblico
vuole rivedere Jack Sparrow, il vero magnete della saga, incantare tutti con la
sua comicità molto poco piratesca, ancora una volta. Sì, bisogna ammetterlo
Johnny Deep, riesce a mantenere vivo il
carisma del suo personaggio nonostante tutto e, con grande sorpresa, crea la
giusta alchimia anche con la new entry
latina Penelope Cruz. I loro battibecchi,
probabilmente, sono la parte più riuscita
della pellicola, se si esclude la delicata
parentesi amorosa fra il predicatore e la
sirena una storia solamente abbozzata
che meritava un respiro più ampio. Ma
va bene così, queste smancerie non
sono roba da pirati.
Francesca Piano
Film
Tutti i film della stagione
NON LASCIARMI
(Never Let Me Go)
Gran Bretagna, 2010
Regia: Mark Romanek
Produzione: Andrew Macdonald, Allon Reich per DNA Films/
Film4/Fox Searchlight Pictures
Distribuzione: 20th Century Fox Italia
Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011)
Soggetto: tratto dal romanzo Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro
Sceneggiatura: Alex Garland
Direttore della fotografia: Adam Kimmel
Montaggio: Barney Pilling
Musiche: Rachel Portman
Scenografia: Mark Digby
Costumi: Rachael Fleming, Steven Noble
Produttori esecutivi: Mark Romanek, Alex Garland, Kazuo
Ishiguro, Tessa Ross
Produttore associato: Joanne Smith
Co-produttore: Richard Hewitt
Direttori di produzione: John Crampton, Donald Sabourin
Casting: Kate Dowd
Aiuti regista: Lee Grumett, Carol-Anne Henderson, Carley
Lane, Sarah MacFarlane, Jo Tew, Erin Lander
Operatore: Julian Morson
el bel mezzo della campagna inglese si staglia il tetro collegio di
Hailsham, retto da una donna
d’acciaio come Miss Emily che impone ai
suoi scolari di indossare un braccialetto
elettromagnetico. Qui vivono e studiano
Kathy, Tommy e Ruth: tre giovani in pieno
sviluppo puberale alle prese con piccoli
problemi di cuore, nati da un’amicizia che
profuma d’amore. Ma, prima che la piccola Kathy possa dichiarare il suo amore
a Tommy, Ruth riesce a far breccia nel cuore del fanciullo e a legarsi sentimentalmente a lui. A Kathy non rimane altro che spasimare in silenzio, attendendo nell’ombra
che il baby fidanzamento salti in aria e
spetti a lei gettare via i cocci della conflagrata relazione. Eppure, per ora quel momento è ben lungi dal venire. Intanto, fra
le varie attività previste nel loro percorso
didattico, vi è pure la possibilità di esprimere la propria creatività artistica in disegni o sculture da esibire all’interno della galleria di “Madame”. La monotonia
quotidiana dell’esistenza di Hailsham viene sconvolta dall’arrivo di Miss Lucy, che
un giorno confida ai suoi alunni la dura
verità inerente il proprio futuro: la vita di
ciascuno di loro sarà recisa ben presto da
una mano invisibile armata di forbici, che
si servirà di quei giovani corpi. Infatti, ogni
allievo di quella scuola è stato creato in
laboratorio al solo scopo di donare organi sani a individui compatibili, senza attendere la morte prima di effettuare il prelievo. In questo modo, qualunque “offerente” può - anzi deve! - sottoporsi a un trapianto da una a quattro volte nel corso del
N
Operatore Steadicam: Julian Morson
Art director: Paul Cripps
Supervisore art director: Denis Schnegg
Arredamento: Michelle Day
Trucco: Sallie Jaye, Belinda Parish, Tapio Salmi
Acconciature: Belinda Parish, Tapio Salmi
Supervisore effetti speciali: Sam Conway
Supervisore effetti visivi: Matthew Twyford
Coordinatore effetti visivi: Mark Webb (Baseblack)
Supervisore costumi: Charlotte Child
Supervisori musiche: George Drakoulias, Randall Poster
Interpreti: Carey Mulligan (Kathy), Andrew Garfield (Tommy),
Keira Knightley (Ruth), Isobel Meikle-Small (Kathy da piccola), Ella Purnell (Ruth da piccola), Charlie Rowe (Tommy da
piccolo), Charlotte Rampling (sig.na Emily), Sally Hawkins
(sig.na Lucy), Kate Bowes Renna (sig.na Geraldine), Nathalie
Richard (Madame), Andrea Riseborough (Chrissie), Domhall
Gleeson ( Rodney ), Hannah Sharp ( Amanda ), Christina
Carrafiell (Laurs), Oliver Parsons (Arthur), Luke Bryant (David)
Durata: 103’
Metri: 2830
suo arco vitale, per poi essere dispensato
tramite la morte. Com’era prevedibile, a
seguito di simile dichiarazione pubblica la
tutrice Lucy è immediatamente sollevata
dall’incarico. Intanto, gli anni passano e i
tre protagonisti raggiungono la maggiore
età, che permette loro di poter lasciare il
collegio dove finora hanno alloggiato.
Così, al compimento di sedici anni, Kathy,
Tommy e Ruth sono spediti in un piccolo
agglomerato urbano denominato “Cottages”, dove possono prendere confidenza
con altri ragazzi provenienti da strutture
analoghe a Hailsham. Fra questi, il terzetto di amici per la pelle fa conoscenza
della coppia formata da Chrissie e Rodney. Saranno proprio Chrissie e Rodney a
mettere al corrente gli ex alunni di Hailsham di una sorta di “leggenda metropolitana” che circola da qualche tempo nel
loro ambiente: sembra che se due ragazzi
riescono a trovare la maniera per certificare di fronte alle autorità preposte il sentimento che lega l’uno all’altro, possono
ottenere un rinvio alla prima operazione.
Purtroppo, non sanno nient’altro che possa essergli di aiuto. Tuttavia, Tommy ipotizza in gran segreto a Kathy che la chiave
per leggere cosa custodisce un’anima in
fondo al cuore sia proprio l’arte. Certo la
sua è solo una vaga supposizione, ma potrebbe essere quella giusta. Se così fosse,
per lui non ci sarebbe comunque via di
scampo, dal momento che durante il soggiorno a Hailsham il giovane non ha prodotto nulla degno di rilevanza. Tale indiscrezione viene fuori in occasione di una
gita urbana, avente lo scopo di mostrare a
8
Ruth il possibile essere umano da cui è stata clonata. Dopo quell’estemporanea
escursione cittadina, i rapporti di cordialità tra Kathy e Ruth vanno via via deteriorandosi, fino a lacerarsi del tutto nel
giro di pochi giorni. Per non pensare troppo alle sue pene d’amore, Kathy prende la
decisione di fare domanda come assistente, riuscendo alla fine a ottenere una risposta positiva per iniziare l’apprendistato. Se, da una parte, il lavoro di collaboratrice permette a Kathy di girare in lungo e in largo il Regno Unito, dall’altra, la
ragazza perde completamente di vista per
dieci anni i compagni. L’unica notizia che
giunge alle sue orecchie riguarda la rottura definitiva di Ruth e Tommy, a seguito
d’innumerevoli litigi. Per caso, un giorno
Kathy si trova in una clinica ospedaliera
ad assistere una donatrice, quando scopre
che in una delle camere della casa di cura
soggiorna Ruth, ormai alla sua seconda
operazione chirurgica. Munendosi di una
certa dose di coraggio e buona volontà,
Kathy si reca a far visita all’amica di un
tempo, la quale esprime il forte desiderio
di riabbracciare Tommy - anche lui con due
interventi alle spalle - e di effettuare tutti
insieme un’allegra scampagnata alla ricerca di un relitto marino. Kathy acconsente
e mette a disposizione la propria vettura
per un viaggio, che riapre antiche ferite
non ancora rimarginate. Il momento più
toccante equivale a quello in cui Ruth chiede scusa a entrambi gli astanti per aver
sabotato a tutti i costi l’amore che sarebbe
potuto nascere tra Kathy e Tommy. Al fine
di essere perdonata, consegna nelle mani
Film
dell’ex partner un biglietto su cui è scritto
il domicilio di “Madame”. Nei giorni seguenti, riavvampa la grande fiamma
d’amore e sia Kathy che Tommy si ritrovano come incendiati dal fuoco della passione; pertanto, gli amanti si risolvono a chiedere una proroga. Questa volta, Tommy è
assolutamente convinto di poter ottenere
una posticipazione, giacché possiede quaderni e quaderni di disegni da esibire all’occhio critico di “Madame”. Tommy e
Kathy non sanno, però, di andare incontro
alla più grande delusione di tutta la loro
vita. Infatti, supportata da un’anziana Miss
Emily ridotta sulla sedia a rotelle, “Madame” ammette di non poter fare nulla per il
loro caso, poiché dall’istante in cui il sistema delle donazioni è stato attuato non sono
mai stati previsti i rinvii. Per quanto riguarda l’arte, la galleria aveva uno scopo di
natura etica: dare prova alla collettività che
ciascuno dei donatori è un’entità provvista
di anima. Le poche speranze a cui il giovane uomo si aggrappava si sono sgretolate
di colpo e oramai non gli resta altro che
urlare contro il cielo una sorda disperazione mescolata a rabbia cieca. Da lì a due
settimane circa, Tommy morirà sotto i ferri
come era già accaduto poco prima a Ruth,
mentre alla protagonista verrà notificato
l’avviso della sua prima donazione.
l «Time» ha giudicato il libro dello
scrittore Kazuo Ishiguro (originario
di Nagasaki, ma naturalizzato inglese) come il migliore romanzo dell’anno
2005 e l’ha inserito nella lista dei cento
migliori romanzi pubblicati in lingua inglese. Nel 2006 Non lasciarmi ha vinto anche
la quarta edizione del prestigioso Premio
letterario Merck Serono.
L’opera letteraria su cui Ishiguro ha lavorato per quindici anni fa parte di quelle
scritture della catastrofe tra utopia e distopia, al pari di alcuni capolavori come 1984
di George Orwell e Il mondo nuovo di Aldous Huxley. Analogamente al libro di Huxley, in Non lasciarmi la società occidentale s’impernia sui principi della riproduzione seriale resi possibili dai progressi
dell’ingegneria genetica, in quanto particolari individui “speciali” sono procreati in
una maniera extrauterina e privi di vincoli
familiari. Il condizionamento psico-fisico
che ricevono sin dalla tenera età li costringe ad accettare il destino con rassegnazione, sopportando stoicamente i pensieri
negativi che li assalgono in ogni momento. A quanto pare, neanche l’opzione del
suicidio viene mai presa in seria considerazione da qualcuno di loro. Strano, molto
strano, giacché nessuno gli punta mai la
canna di un fucile all’altezza del cuore.
Non lasciarmi ruota intorno a una tragedia impossibile, laddove il sacrificio di
Tommy, Ruth e Kathy non ha più nulla di
I
Tutti i film della stagione
catartico; semmai i tre protagonisti assomigliano di più a osservatori passivi, i quali
hanno perso prima ancora di iniziare la
partita. Come scriveva Umberto Eco, gli
uomini si dividono in due schieramenti:
Apocalittici e integrati. Così, la massima
latina Omnia vincit amor si arrende di fronte
alla “cattiva maestra”, la scienza.
Lo sbigottimento dello spettatore nasce
dal fatto che l’impossibilità di essere normali
non è calata in una situazione fittizia e illusoria (come di solito accade in questi casi) e,
proprio per questo, appare maggiormente sinistra. Certo, chiunque di noi potrebbe sentirsi attratto dall’eventualità di trascorrere una
vita che si protrae per cento anni, ciò nonostante questa science fiction offre il destro per
una riflessione innanzitutto sui limiti umani postulati da Dio e sulla libertà di scelta individuale. Lo straniamento presente nella pelli-
cola del regista Mark Romanek (One hour
photo) ha la funzione di ammonimento per il
futuro, a differenza del forte tasso di evasione
presente nei lungometraggi di casa nostra. Il
tema dell’inquinamento della coscienza collettiva viene impiegato in funzione critica,
come dimostrazione per assurdo, con tutto il
corollario di domande che si trascina appresso. Impossibile che questo dramma spirituale
non commuova pure chi in genere si lascia
impietosire con scarsa frequenza e facilità.
Tuttavia, replicare verbalmente il concetto nel
monologo finale pronunciato da Carey Mulligan risulta meccanico, oltre che abbastanza
noioso. Tranne qualche leggera esitazione, è
del tutto evidente il buon lavoro svolto dai tre
protagonisti Carey Mulligan, Andrew Garfield
e Keira Knightley.
Maria Cristina Caponi
EASY GIRL
(Easy A)
Stati Uniti, 2010
Regia: Will Gluck
Produzione: Zanne Devine, Will Gluck per Screen Gems/Olive Bridge Entertainment
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
Prima: (Roma 4-3-2011; Milano 4-3-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Bert V. Royal
Direttore della fotografia: Michael Grady
Montaggio: Susan Littenberg
Musiche: Brad Segal
Scenografia: Marcia Hinds
Costumi: Mynka Draper
Produttore associato: Alicia Emmrich
Coproduttore: Mark Benton Johnson
Casting: Lisa Miller Katz
Aiuti regista: Todd Amateau, Anthony J. Nahar, Will Sandoval, Heather Kritzer, Bruce
A. Simon
Art director: Bo Johnson
Arredatore: Karen Agresti
Trucco: Michelle Vittone, David Waterman
Acconciature: Adruitha Lee, Jose Zamora
Coordinatore effetti speciali: Tyler Matson
Supervisore effetti visivi: Rocco Passionino
Coordinatore effetti visivi: Carolyn Martin
Operatori: Geoffrey Haley, patrick Rousseau
Operatore steadicam: Geoffrey Haley
Supervisore musiche: Wende Crowley
Coreografie: Jennifer Hamilton
Interpreti: Emma Stone (Olive), Penn Badgley (Woodchuck Todd), Amanda Byrnes
(Marianne), Dan Byrd (Brandon), Thomas Haden Church (Mr. Griffith), Patricia
Clarkson (Rosemary), Cam Gigandet (Micah), Lisa Kudrow (Mrs. Griffith), Malcom
McDowell (preside Gibbons), Alyson Michalka (Rhiannon), Stanley Tucci (Dill), Fred
Armisen (pastore), Jake Sandvig (Anson), Morgan Rusler (Mr. Abernathy), Nicki
Tyler Flynn (Mrs. Abernathy), Mahaley Manning (Nina), Jameson Moss (Evan), Blake
Hood (Kennedy Peters-Booth), Bryce Clyde Jenkins (Chip), Neil Soni (Zia), Stacey
Travis (madre di Marianne), Bonnie Burroughs (madre di Micah), Eddie Applegate
(nonno di Micah), Norma Michaels (nonna di Micah), Yolanda Snowball (receptionist), Andrew Fleming (dottore), Lalaine (ragazza gossip), D’Anthony Palms (Josh
Wisniewski), Juliette Goglia, Braeden Lemasters
Durata: 92’
Metri: 2550
9
Film
live Penderghast, studentessa di
liceo pur di non andare in campeggio con la sua migliore amica Rhiannon, dotata di stramba famiglia hippy, finge di avere un impegno con un ragazzo più grande che frequenta il college. Al ritorno dal week-end, per non farsi scoprire,
Olive prosegue nella sua messinscena, lasciando intendere all’amica di aver perso la
verginità proprio con il suo nuovo boyfriend
immaginario. Purtroppo le confidenze delle
due amiche giungono all’orecchio della puritana e pettegola Marianne, leader di un
gruppo di preghiera. La storia si arricchisce
di particolari man mano che passa di bocca
in bocca, o meglio di sms in sms e la fama di
Olive, studentessa fino a quel momento invisibile, aumenta a dismisura. La ragazza decide di sfruttare questo momento propizio per
emergere e per farsi notare e arriva ad accettare proposte “immaginarie” dai ragazzi
più timidi e problematici. Naturalmente dietro ricompensa di soldi, buoni per il cinema
o per le migliori catene di abbigliamento. In
fretta il pettegolezzo genera nell’immaginario collettivo una pessima reputazione della
ragazza, raggiungendo in men che non si dica
una dimensione esagerata e incontrollabile.
Incredula e testarda, come se non bastasse,
Olive si cuce addosso una “lettera scarlatta”, ispirandosi all’eroina del romanzo, si
veste con abiti da spogliarellista e decide di
lasciar credere ai compagni ciò che vogliono, per vedere fino a che punto possa spingersi il loro pregiudizio e la sua discriminazione. Ben presto, però, la situazione le sfugge di mano e si rende conto delle conseguenze derivate dalle sue menzogne. Inizia a ritrovarsi sola e tristemente capisce di essere
avvicinata dai ragazzi solo per uno scopo.
C’è solo una persona che sembra continuare a rispettarla e prenderla in considerazione per quella che realmente è: il ragazzo con
cui da piccola aveva “simulato” il primo bacio. Sarà proprio lui a conferirle la forza per
raccontare a tutti la verità sul proprio conto.
In primis ai suoi stravanti genitori, che, nonostante appaiano anticonvenzionali e fuori
degli schemi, si dicono sinceramente preoccupati per lei. Poi fa in modo che tutti vedano sul web un messaggio videoregistrato e
lanciato da lei stessa, in cui mette fine alla
propria messinscena. Chiarito finalmente il
malinteso e presentate le sue scuse anche a
Rhiannon, Olive è libera di godersi la sua
spensierata giovinezza con il suo ragazzo.
O
asy Girl (ennesimo titolo italiano
trasformato dall’inglese originale Easy A) è la dimostrazione che
spesso anche una commedia per teenager
può arrivare a raggiungere risultati modesti. E Will Gluck ammicca allo spettatore re-
E
Tutti i film della stagione
alizzando una pellicola tutto sommato fresca e piacevole. Il cinema infatti ancora una
volta riesce a penetrare e rileggere le varie
tendenze della società, fornendo una puntuale, intelligente istantanea sulla natura
della “reputazione” nell’epoca della socializzazione online, quando qualsiasi cosa
che sia inviata per sms o pubblicata su “facebook” è automaticamente vera, anche
senza una minima prova. La stessa protagonista accende una telecamera, se la punta addosso e trasmette dalla sua stanza,
facendo in modo che tutti attraverso “YouTube” possano sapere la versione dei fatti
sul suo conto. La voglia di condividere elementi della propria vita, che ha a che fare
con l’esibizionismo, ma anche con il voyeurismo e la curiosità di spiare l’altro, ha moltiplicato a livello esponenziale il gioco del
pettegolezzo. Olive un po’ per spirito di generosità, un po’ per divertimento, sceglie con
cognizione di giocare al femminismo postmoderno. Prendendo spunto da La lettera scarlatta, che la protagonista assieme ai compagni studiano durante il corso di letteratura
inglese, il regista tratta la questione della
messa all’indice di comportamenti ritenuti
“indecorosi” e compromettenti per la comunità. Proprio quegli atteggiamenti che nel
secolo precedente avevano creato scandalo nel romanzo di Nathaniel Hawthorne. Senza calcare troppo la mano, dunque si fa strada una riflessione sulla necessità della menzogna nella nostra società, sull’importanza
dell’apparire sull’essere, sul bigottismo e il
puritanesimo di una cultura che a parole si
dice libertaria e moderna, ma nei fatti fino
ad oggi non sembra aver fatto molti passi
avanti. La pellicola trova una formula semplice ed efficace per parlare non della perdita dell’innocenza, ma del tema dell’omologazione di un’età sofferta e delicata come
quella adolescenziale. E l’obiettivo da raggiungere è quello di portare a una conoscenza e ad un successivo apprezzamento di sé.
Sullo schermo diversi sono i riferimenti alle
teen-comedy, leggere e spassose degli anni
’80 ed in particolare ai film di John Hughes
(la protagonista si lamenta che “la sceneggiatura della propria vita” non sia stata curata da lui). La regia certo non è da Oscar, c’è
qualche lungaggine di troppo e spesso qualcosa suona un po’ troppo accomodante e
buonista: dalla famiglia di Olive, non convenzionale certo, ma sempre disponibile nei
confronti della figlia, pronta a perdonarle
qualsiasi errore, incapace di credere, anche
solo per un secondo, alle voci riguardanti la
promiscuità della giovane. Tuttavia il film vanta dei dialoghi spumeggianti (di sicuro in
parte svantaggiati dalla traduzione italiana)
e la visione è resa piacevole dal ricco e simpatico cast di contorno. Emma Stone, protagonista assoluta, si cala bene nei panni di
una ragazza fuori dall’ordinario, disincantata, cinica, ma anche terribilmente romantica. Su tutti fantastica però l’interpretazione
di Stanley Tucci e Patricia Clarkson, che tutti
i figli probabilmente avrebbero voluto avere
come genitori.
Veronica Barteri
ANGELE E TONY
(Angèle et Tony)
Francia, 2010
Regia: Alix Delaporte
Produzione: Hélène Cases per Lionceau Films/Canal+/CinéCinéma
Distribuzione: Sacher Distribuzione
Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Alix Delaporte
Direttore della fotografia: Claire Mathon
Montaggio: Luise Decelle
Musiche: Mathieu Maestracci
Scenografia: Hélène Ustaze
Costumi: Bibiane Blondy, Dorothée Guiraud, Julie Couturier
Direttore di produzione: Eric Chabot
Casting: Laure Cochener
Aiuti regista: Luc Catania, Julie Navarre
Trucco: Anouck Sullivan
Interpreti: Clotilde Hesme (Angèle), Grégory Gadebois (Tony), Evelyne Didi (Myriam),
Jérôme Huguet (Ryan), Antoine Couleau (Yohan), Patrick Descamps (nonno), Patrick
Ligardes (avvocato), Lola Dueñas (Anabel), Elsa Bouchair (giudice), Corinne
Marienneau (nonna)
Durata: 85’
Metri: 2330
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Film
ngèle è una giovane donna appena uscita dal carcere. Tony
lavora al porto, ha da poco
perso suo padre in un incidente in mare
e vive con la madre. Angèle ha bisogno
di un lavoro e di un legame stabile per
ottenere l’affidamento del figlio, che ha
vissuto gli ultimi due anni con i nonni
paterni. Decide così di pubblicare un
annuncio matrimoniale al quale risponde Tony. Dopo essersi incontrati in un
bar ed essersi scambiati poche parole,
i due si lasciano senza nessuna aspettativa.
Intanto Angèle decide di andare a trovare il figlio a scuola, ma, all’uscita dei
bambini, lascia un giocattolo al suocero
e scappa via senza incontrare il bambino.
Quella stessa sera Angèle va al porto per parlare con Tony, che, dopo avergli mostrato il suo posto di lavoro, gli
propone di lavorare con loro aiutando
la madre nella vendita del pesce. Dopo
qualche esitazione e dopo aver parlato
con il suo “tutore” che la invita a trovarsi una sistemazione per provare a
chiedere l’affidamento, Angèle torna al
porto e accetta di lavorare con Tony. Le
viene data la camera di Ryan, fratello di
Tony, che -dopo la morte del padre- ha
lasciato la casa e passa le giornate al
porto, al fianco dei sommozzatori per
provare a recuperarne il corpo. Così, nonostante la madre di Tony non sia molto
convinta, la ragazza inizia a lavorare con
loro. Angèle si impegna, impara a conoscere meglio il suo lavoro, cerca di stabilire un rapporto con la madre di Tony
e con Ryan, fa amicizia con le altre donne del posto, partecipa anche ai preparativi per la sfilata delle barche, ma non
riesce ad avvicinarsi come vorrebbe a
Tony. Ogni volta che prova a sedurlo infatti, lui la respinge.
Un giorno, d’accordo con il nonno,
Angèle prova a parlare con suo figlio, che
però non vuole vederla. Tornata a casa,
si accorge che la madre di Tony ha frugato fra le sue cose e infatti la donna le chiede spiegazioni sul figlio e sull’arresto (legato all’incidente in cui il padre del bambino è rimasto ucciso). Intanto, durante
la recita dei bambini del paese, in cui
Angèle interpreta la strega di Biancaneve, Tony sente di volere la ragazza e finalmente la bacia.
Angèle è felice, innamorata, torna da
suo figlio, che è al parco con la nonna, e
A
Tutti i film della stagione
decide di portarlo con sé per qualche ora,
per fargli vedere il posto in cui vive. I due
trascorrono finalmente del tempo insieme;
con loro, c’è anche la mamma di Tony, che
intanto è stato portato in carcere dopo una
protesta al porto. La donna, Angèle e il figlio vanno così a riprendere Tony, che quando vede il bambino- chiede spiegazioni alla ragazza e insieme riportano il bambino dai nonni.
L’indomani, durante i preparativi finali per la sfilata delle barche, Tony (che
intanto ha parlato con il tutore di Angèle) porta la ragazza a scegliere il suo vestito sposa, sperando che questo possa
aiutarla a ottenere l’affidamento. Ma,
durante il colloquio con il giudice, Angèle capisce che è ancora troppo presto e
chiede che il bambino venga affidato ai
nonni ancora per un po’, per permettergli di riavvicinarsi a lei con il tempo necessario.
Il giorno del matrimonio, proprio mentre Angèle e Tony stanno per andare in chiesa, arrivano il nonno e il bambino. Angèle
è felicissima, e proprio davanti alla chiesa, Tony decide di portare il bambino a vedere i granchi sulla spiaggia.
Angèle et Tony è il primo lungometraggio della cineasta
francese Alix Delaporte. Un’opera prima davvero ottima; un film intenso, profondo, sincero che punta molto
sulle interpretazioni degli attori, sull’essenzialità dei dialoghi e sulla composizione delle inquadrature. La macchina da
A
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presa risulta quasi invisibile, la regia è
lineare e segue la storia dei due protagonisti, raccontando una bellissima storia d’amore che nasce praticamente dal
nulla. Due personaggi distanti l’uno dall’altro: lei bella, spontanea, decisa, furba; lui più grande d’età, un lavoratore,
molto chiuso e un po’ solitario. Pur avendo due caratteri così diversi, tra i due si
instaura uno splendido rapporto e si innamorano veramente. Lui la aiuta, si
prende cura di lei trovandole un lavoro,
offrendole una stanza, si fida di lei senza chiederle niente del suo passato e non
si lascia sedurre soltanto dall’aspetto fisico, perché ha bisogno di qualcosa di
più vero. Lei, che inizialmente aveva soltanto bisogno di una sistemazione per
ottenere l’affidamento del figlio, trova invece l’amore, un amore sincero e profondo, che va aldilà del rapporto fisico, e
che l’aiuta a recuperare il rapporto con il
suo bambino, a prescindere dall’affidamento.
Angèle et Tony è un film sulla magia di
una storia d’amore che nasce inaspettatamente, sui sentimenti, sulle emozioni e
sulla sensibilità delle persone. Perfette le
interpretazioni dei due attori Clotilde Hesme (Les amants réguliers) e Grégory
Gadebois, significativi i loro dialoghi, ma
anche i loro silenzi, gli sguardi, le espressioni.
Una bella pellicola da non lasciarsi
sfuggire.
Silvia Preziosi
Film
Tutti i film della stagione
I RAGAZZI STANNO BENE
(The Kids Are All Right)
Stati Uniti, 2010
Direttore di produzione: Bergen Swanson
Casting: Laura Rosenthal
Aiuti regista: Jesse Nye, Jasmine Alhambra, Emily Hogan
Art director: James Connelly
Arredatore: David Cook
Trucco: Elaine L. Offers, Valli O’Reilly Ronnie Specter
Acconciature: Carl Bailey, Cydney Cornell, Daniel Curet, Jason
Green
Supervisore costumi: Jacqueline Aronson
Supervisore musiche: Liza Richardson
Interpreti: Julianne Moore (Jules), Annette Bening (Nic), Mark
Ruffalo (Paul), Mia Wasikowska (Joni), Josh Hutcherson (Laser), Yaya DaCosta (Tanya), Kunal Sharma (Jai), Eddie Hassell
(Clay), Zosia Mamet (Sasha), Joaquín Garrido (Luis), Rebecca
Lawrence (Brooke), Lisa Eisner (Stella), Eric Eisner (Joel),
Sasha Spielberg (trovatella), James MacDonald (padre di
Clay), Margo Victor (barista)
Durata: 106’
Metri: 2850
Regia: Lisa Cholodenko
Produzione: Gary Gilbert, Philippe Hellmann, Jordan Horowitz,
Jeffrey Levy-Hinte, Celine Rattray, Daniela Taplin Lundberg
per Focus Features/Gilbert Films/Antidote Films/Mandalay
Vision/10th Hole Productions/Artist International Management/
Artist International/Saint Aire Production/UGC PH
Distribuzione: Lucky Red
Prima: (Roma 11-3-2011; Milano 11-3-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Lisa Cholodenko, Stuart
Blumberg
Direttore della fotografia: Igor Jadue-Lillo
Montaggio: Jeffrey M. Werner
Musiche: Carter Burwell
Scenografia: Julie Berghoff
Costumi: Mary Claire Hannan
Produttori esecutivi: J. Todd Harris, Neil Katz, Riva Marker,
Anna O’Shea, Andy Sawyer, Steven Saxton, Christy Scott
Cashman, Ron Stein
Coproduttori: Charles E. Bush jr., Todd J. Labarowski, Camille
Moreau, Joel Newton, Laura Rosenthal, Berger Swanson
a coppia omosessuale formata
dalle splendide cinquantenni Nic
e Jules può ritenersi completamente appagata: una grande casa, una
certa stabilità economica e – soprattutto –
due gioiellini di figli di nome Joni e Laser.
Le cose iniziano a girare per il verso sbagliato quando, su pressione di Laser, l’appena maggiorenne Joni fa in modo di combinare un incontro fra loro e Paul, lo sconosciuto padre biologico. A dispetto delle
aspettative nutrite da entrambi i fratelli, il
donatore del seme si dimostra un uomo
dotato di un certo charme, giacché con il
suo fare da impenitente playboy professa
idee poco convenzionali e possiede un ristorante biologico nei sobborghi periferici di Los Angeles. Com’era ovvio immaginarsi, le loro due madri riescono a malapena a digerire l’idea di condividere Joni
e Laser con individuo mai visto e conosciuto prima d’ora. Tuttavia, Nic e Jules sono
costrette a fare buon viso a cattivo gioco,
invitando Paul a un pranzo informale nella loro veranda. Durante il banchetto, il
capofamiglia Nic si rode l’anima e, in più
di un’occasione, guarda a occhio torvo
l’uomo che le siede accanto. Meno diffidente si dimostra la compagna Jules, che
accetta persino di riorganizzare dietro
pagamento il giardino posto dietro all’abitazione di Paul. Con il tempo, la circospezione di Nic nei confronti di Paul aumenta
sempre più, amplificata da un lato dal desiderio di distacco e autonomia della prole e dall’altro dall’evidente calo di deside-
L
rio dei due coniugi. La situazione sfugge
completamente dalle mani di Nic, nel momento in cui Joni è pizzicata in sella alla
moto di Paul, disubbidendo così a uno dei
tanti dettami impartiti dalle genitrici. Nel
frattempo, anche Jules rimane incantata
dai modi gentili del giovane e, senza pensare a nulla, intreccia una relazione meramente sessuale con Paul. In più, sentendosi posta sotto esame dallo sguardo pettegolo e moralizzante del proprio assistente
latino-americano di mezza età, la donna
non esita a licenziare il suo braccio destro
e a terminare il lavoro contando solo su
stessa. A metterci un ulteriore carico è poi
proprio Paul, che dichiarando a Jules
l’amore che prova per lei, ci va davvero
giù pesante. Da lì a qualche giorno, il flirt
adulterino tra Jules e Paul viene smascherato da Nic. Infatti, durante una cena partita inizialmente con il piede giusto, quest’ultima rinviene nello scolo del rubinetto del bagno di Paul una ciocca dei capelli rossicci della donna. Sebbene sia a dir
poco allibita da simile scoperta che si presenta ai suoi occhi, Nic riesce comunque a
procrastinare il momento dei chiarimenti.
Tornate finalmente nel loro appartamento, Nic vuole che sia accontentata quella
richiesta di spiegazioni e quella necessità
di chiarezza, a lungo trattenuta con tutte
le forze. Lo schiamazzo notturno dei due
sposi butta giù dal letto sia Joni che Laser,
i quali decidono di origliare la violenta
discussione dal buco della serratura e puntare l’indice contro la madre infedele. Mi12
gliore sorte non tocca a Paul, bollato a
guisa di padre fallace e menzognero. Pertanto, a nulla varranno le scuse poste dagli insinceri amanti con il capo cosparso
di cenere. Però, se, come dicono i saggi, il
tempo è un gran dottore, ci vorranno settimane, mesi o forse anni, ma alla fine qualsiasi dispiacere potrà essere dimenticato;
almeno, così sembra nel finale del film.
Infatti, il viaggio atto ad accompagnare
Joni fino alla sede del nuovo college a cui
si è appena inscritta, sancirà il riavvicinamento della coppia lesbo nel seno di una
famiglia non più corrosa da possibili minacce esterne.
incitore di ben due Golden Globe, I ragazzi stanno bene è stato
candidato a quattro Premi Oscar
come miglior film, sceneggiatura originale, attrice protagonista e attore non protagonista. Il quartetto di grandi interpreti formato da Annette Bening, Julianne Moore,
Mark Ruffalo e la promettente Mia Wasikowska è diretto con gran maestria, potenza e autocontrollo dalla statunitense
Lisa Cholodenko. Fra tutti quanti, comunque, la parte del leone spetta alla veterana Bening, perfetta nel ruolo della mater
familias Nic che cerca di preservare lo stato
delle cose a qualsiasi costo, ripudiando
persino la presenza ingombrante di Paul,
ossia la figura maschile giunta a occupare
un posto vacante da troppi anni. Per contrasto, il comportamento poco tradizionale assunto dal padre biologico si palesa
V
Film
come esatta antitesi della castrante protezione genitrice, personificata dalla grintosa Nic. Attraverso lui, l’omosessuale Jules
riscopre per un breve lasso di tempo la
sopita familiarità carnale tra due persone
di sesso opposto, mossa forse dalla pulsione all’incorporazione e all’integrazione
di condividere un figlio. In questa singolare metafisica della passione amorosa, Jules è definibile come un termine medio di
scarto, rientrante nella sfera del diritto di
conquista secondo Paul e, al contempo,
nel campo del diritto di giustizia per il coniuge Nic. In fondo, l’adulterio commesso
dalla naïf Jules e dall’immaturo Paul ai danni di Nic non conduce a una sconfitta, bensì
un’occasione per mettere a nudo la propria vera anima di fronte allo specchio. Al
pari di lapsus, sintomi e motti di spirito, il
gesto di lasciare a far bella mostra di sé
alcuni suoi oggetti nell’abitazione di Paul
Tutti i film della stagione
non è altro che un atto mancato da parte
di Jules per riconoscere, accettare e ammettere, a livello inconscio, come lei abbia
potuto cedere anche per un solo istante
alle vie della lussuria.
Sebbene l’opera della regista di Laurel Canyon e High Art rappresenti un moderno nucleo di consanguinei che respinge l’immagine antica della famiglia generativa, I ragazzi stanno bene non polarizza l’attenzione esclusivamente sul matrimonio anticonformista di due donne. Infatti, in occasione di un’intervista stampa,
l’autrice ha dichiarato: «Volevamo esplorare ciò che affronta qualsiasi famiglia, in
particolar modo qualsiasi famiglia con figli: l’ansia e il divertimento, il dolore e l’angoscia di vedere la tua famiglia che si trasforma... Che tu sia gay o eterosessuale,
o single, o parte di una coppia interrazziale o qualsiasi altra cosa, tutti affrontano
molte sfide, i commoventi riti del cambiamento, le scelte fatte, lo sforzo di tener duro
per mantenere l’unità». Inoltre, la sceneggiatura scritta a quattro mani dalla Cholodenko con Stuart Blumberg si tiene a una
certa distanza di sicurezza da qualunque
sovrastruttura politicamente corretta, orchestrando alla grande un sound ricco di
carattere che spazia dalla commedia al
dramma malinconico in 35 mm.
Il film prodotto a basso costo e da una
casa indipendente è stato proiettato in
anteprima mondiale al Sundance di Robert Redford lo scorso anno, in una versione ancora non del tutto definitiva. In
seguito, I ragazzi stanno bene è andato
incredibilmente bene in ogni festival in cui
è stato presentato, compreso il Festival
Internazionale del Film di Roma.
Maria Cristina Caponi
VI PRESENTO I NOSTRI
(Little Fockers)
Stati Uniti, 2010
Regia: Paul Weitz
Produzione: Robert De Niro, John Hamburg, Jay Roach, Jane
Rosenthal per DreamWorks Pictures/ Everyman Pictures/
Paramount Pictures/ Relativity Media/ Tribeca Productions/
Universal Pictures
Distribuzione: Universal
Prima: (Roma 14-1-2011; Milano 14-1-2011)
Soggetto: tratto dai personaggi ideati da Greg Glienna e Mary
Ruth Clarke. Sequel di Ti presento i miei (2000) e di Mi presenti i tuoi?(2004) diretti da Jay Roach
Sceneggiatura: John Hamburg, Larry Stuckey
Direttore della fotografia: Remi Adefarasin
Montaggio: Leslie Jones, Greg Hayden, Myron I. Kerstein
Musiche: Stephen Trask
Scenografia: William Arnold
Costumi: Molly Maginnis
Produttori esecutivi: Ryan Kavanaugh, Daniel Lupi, Meghan
Lyvers, Andrew Miano, Nancy Tenenbaum
Direttore di produzione: Meredith Zamsky
Casting: Joseph Middleton
Aiuti regista: Paula Case, Mike Currie, Stephen P. Del Prete,
Larry D. Katz
Operatori: Joe Chess, David E. Diano, David Richert, P. Scott
Sakamoto, Scott Whitbread
Operatori Steadicam: Joe Chess, P. Scott Sakamoto
Art director: Sue Chan
Arredatore: David Smith
Trucco: Steve Artmont, Kate Biscoe, Gabriel De Cunto, David
vevamo lasciato Greg e Pam Fotter in dolce attesa e li ritroviamo
con due gemelli in procinto di festeggiare il quinto compleanno. Improvvisamente nonno Jack sfiora l’infarto, ma
da solo riesce a “defibrillarsi”. Sorge a
A
DeLeon, Vivian Maxwell, Suzi Ostos, Tricia Sawyer, Pamela
S. Westmore, Patty York
Acconciature: Beatrice De Alba, John Isaacs, Geraldine
Jones, Miia Kovero, Barbara Lorenz, Dominic Mango, Janine
Rath
Supervisori effetti visivi: Raymond Chen (Rhythm & Hues
Studios), Scott M. Davids (Level 256), Todd Shifflett
Coordinatori effetti visivi: Sean Stortroen (Rhythm & Hues
Studios), Jennifer Avery, Gloria Cohen, Meg Tyra
Interpreti: Robert De Niro (Jack Byrnes), Ben Stiller (Greg
Fotter), Owen Wilson (Kevin Rawley), Blythe Danner (Dina
Byrnes), Teri Polo (Pamela Byrnes-Fotter), Jessica Alba (Andi),
Dustin Hoffman (Bernie Fotter), Barbra Streisand (Rozalin
Fotter), Raven-Symone (Tamyra), Thomas Robinson (Henry),
Laura Dern (preside), Daisy Tahan (Samantha), Harvey Keitel
(Randy Weir), Liam Ferguson, Selena Johnson (genitori),
Sergio Calderon (Gustavo), Hash Patel (dott. Alex Carillo),
Germaine Mozel Sims (Jill Humphrey), Colin Baiocchi (Henry
Focker ), Rob Huebel ( dottore scabroso ), Olga Fonda
(Svetlana), Lala Khanian (dottoressa), Kevin Hart (infermiere
Louis), Thomas McCarthy (dottor Bob), Yul Vazquez (Junior),
Jack Axelrod (Chappy), Clent Bowers (signor Androvsky),
Laksh Singh (dottor Patel), Jake Keiffer (Rufus), Deepak
Chopra (se stesso),Nick Kroll, David Pressman, Hugh Dane,
Amy Stiller, Randy Chuang, Joe Thamawat, Harry Bali, Celina
Zambón
Durata: 98’
Metri: 2700
questo punto un problema: trovare un
degno erede al ruolo di “padrino” della
famiglia. La scelta, per forza di cose, ricade sulle spalle di Greg, con tutto il peso
e l’ansia di cui solo il terribile suocero sa
caricarlo. Come se non bastasse, torna a
13
farsi vivo il ricco e stravagante ex pretendente di Pam. Greg attraversa un momento difficile: da un lato sta cercando
di iscrivere i suoi adorati figli in una scuola prestigiosa, dove non è affatto semplice entrare, dall’altro deve ristrutturare la
Film
casa che lui e sua moglie hanno appena
comprato, ma che, per vari motivi, non
viene mai ultimata. Si rischia così di compromettere la tanto attesa festa di compleanno dei bambini. Tuttavia, Greg cerca di fare il possibile per meritarsi il titolo di nuovo “capo famiglia” e per rientrare nel tanto osannato “cerchio della fedeltà”. Inaspettatamente, nella sua vita,
entra la bellissima e disinvolta Andi Garcia, una rappresentante farmaceutica decisa a fare di lui il testimonial di una pillola per la disfunzione erettile. L’uomo
sembra resistere alla tentazione, tuttavia,
stretto dalle difficoltà finanziarie, accetta di intraprendere una campagna pubblicitaria al fianco della donna. Jack e la
moglie, intanto, si trasferiscono a casa
Fotter e Jack inizia a nutrire nuovi sospetti sulla fedeltà di Greg. Il suocero arriva a seguirlo ovunque, pur di coglierlo
in flagrante e dimostrare la sua cattiva
fede. Per un terribile equivoco, lo sorprende in un atteggiamento affettuoso con
Andi. Quando i genitori di Greg, Bernie e
Roz e i suoceri Jack e Dina si riuniscono
per l’attesa festa di compleanno, preparata in modo impeccabile da Kevin, Greg
intende dimostrare allo scettico Jack di
essere un valido padre di famiglia, degno
di ereditare il timone di casa Byrnes. Dopo
uno scontro all’ultimo colpo tra i due e
un altro principio di infarto di Jack, le
due famiglie si riconciliano e Greg finalmente si merita il titolo di “don Fotter”.
Tutti i film della stagione
opo dieci anni di macchine della
verità, ed equivoci, siamo giunti
al terzo capitolo della saga familiare Fotter. Passano gli anni ma i Fotter non
cambiano: Greg è sempre il pasticcione che
cerca l’approvazione del suocero, ex agente della Cia, mentre Jack è l’inossidabile
patriarca rigido, che vuole avere tutto sotto
controllo. Se nel primo capitolo, Ti presento
i miei, Greg voleva fare colpo sui genitori
della sua fidanzata nonostante un rapporto complicato con il futuro suocero e nel secondo, Mi presenti i tuoi?, era alle prese
con i classici problemi di una famiglia “allargata”, in Vi Presento i Nostri Greg è cresciuto e ci fa conoscere la sua famiglia attuale, composta dalla moglie Pam e dai due
gemellini. Nonostante questa volta Jay
Roach abbia lasciato la regia a Paul Weitz,
questo non impedisce al film di guardare
con eccessiva emulazione alle invenzioni
accumulate in precedenza, rievocandole
ogni qualvolta è possibile e rinunciando a
elaborarne di nuove. Accade così che la
pellicola rinunci a una vita autonoma e si
accontenti di lucidare il successo pregresso, vivendo di rendita. La maggior debolezza della sceneggiatura non sta dunque tanto nell’umorismo ripetitivo e monotematico,
che è un marchio di fabbrica e come tale si
mette in conto, ma, piuttosto, nel modo in
cui trascura il suo oggetto principale, la storia, perdendo delle occasioni preziose.
In mancanza d’altro ci si attacca alle
citazioni, parodiando vari classici del
D
cinema: Il Padrino su tutti, poi Lo
Squalo nella divertente scena nella piscina delle palline e persino Toro Scatenato,
con De Niro che fa la parodia di se stesso.
E se già si parte prevenuti, non aspettandosi grandi innovazioni da un prodotto del
genere, di sicuro comunque non è piacevole constatare che gran parte delle trovate, così come le scelte narrative e di regia, sono all’insegna del già visto. In prima
linea c’è sempre l’eterna lotta tra Greg e
Jack, che si punzecchiano di continuo, perché è ciò che il pubblico ama di più e vuole vedere. In effetti De Niro e Stiller fanno
scintille e a ogni capitolo trovano una sempre maggiore intesa. Il resto del cast è messo troppo da parte: i personaggi di Barbara Streisand e Dustin Hoffman, onnipresenti nel secondo episodio, sono qui ridotti
a poche battute e le ‘new entry’ illustri Harvey Keitel e Laura Dern sembrano davvero uno spreco di talento. Più spazio è lasciato invece a Owen Wilson e Jessica
Alba, che sembrano alquanto sopra le righe. Questo giro si ricorre a gag triviali e
grossolane di natura corporale (vomito, flatulenze e riferimenti agli organi genitali)
che ci ricordano con tanta amarezza i cinepanettoni. La saga dunque mantiene la
sua mitologia, autocelebrandosi, facendo
appena sorridere, attirando famiglie e alimentando botteghini. Quale sarà la prossima mossa del clan Fotter?
Veronica Barteri
MR. BEAVER
(The Beaver)
Stati Uniti, 2011
Trucco: LuAnn Claps, Nicky Pattison
Coordinatore effetti speciali: Tim Rossiter
Supervisore effetti visivi: John Bair, Jake Braver
Supervisore costumi: Hartsell Taylor
Supervisore musiche: Alexandra Patsavas
Interpreti: Mel Gibson ( Walter Black ), Jodie Foster
(Meredith Black), Jennifer Lawrence (Norah), Anton Yelchin
( Porter Black ), Zachary Booth ( Jared ), Riley Thomas
Stewart (Henry Black ), Cherry Jones ( vice presidente ),
Michelle Ang (traduttrice giapponese), Jeff Corbett (padre
volontario), Kris Arnold (cameriere), Lorna Pruce, Folake
Olowofoyeku (infermiere), John Bernhardt (padre adottivo),
Bill Massof (tecnico delle protesi), Kelly Coffield Park (mamma di Norah), Michael Rivera (Hector), Elizabeth Kaledin
(giornalista), Paul Hodge ( bullo delle superiori), Baylen
Thomas, Sam Breslin Wright, Matt Lauer, Jon Stewart, Terry
Gross
Durata: 91’
Metri: 2500
Regia: Jodie Foster
Produzione: Steve Golin, Keith Redmon, Anna Ruark per Summit Entertainment/ Participant/ Imagenation Abu Dhabi FZ/
Anonymous Content
Distribuzione: Medusa
Prima: (Roma 20-5-2011; Milano 20-5-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Kyle Killen
Direttore della fotografia: Hagen Bogdanski
Montaggio: Lynzee Klingman
Musiche: Marcelo Zarvos
Scenografia: Mark Friedberg
Costumi: Susan Lyall
Produttore associato: Dianne Dreyer
Casting: Allison Hall, Avy Kaufman
Aiuti regista: Guy Efrat, Marcos González Palma, Francisco
Ortiz, Doug Torres
Operatori: Oliver Cary, Frank G. DeMarco
Art directors:Alex DiGerlando, Kim Jennings
Arredatore: Rebecca Meis DeMarco
14
Film
alter Black soffre di una forma
di depressione molto acuta.
L’azienda di giocattoli per
bambini, ereditata dal padre, sta fallendo
fra le sue mani e la moglie Meredith non
riesce più a gestire la situazione. Porter, il
figlio maggiore della coppia, sembra odiare suo padre e cerca di attenuare tutti quei
suoi atteggiamenti che rivede in sé stesso;
per racimolare qualche soldo, Porter scrive tesine a pagamento per i suoi compagni. Il figlio più piccolo Henry, di neanche
otto anni, non sembra accorgersi di ciò che
sta accadendogli attorno. Meredith, pur
amando il marito, decide di cacciarlo di
casa. Walter si ritrova a dormire in un infido motel. Nel buttare alcuni ricordi nel
cassonetto, trova una marionetta – peluche a forma di castoro: decide di prenderla. Completamente ubriaco e pupazzo alla
mano, tenta due volte il suicidio senza riuscirci. Walter si risveglia il mattino successivo col pupazzo che inizia a parlargli
tramite la sua voce. Mr. Beaver, questo il
nome del suo pupazzo, diventa il suo trainer psicologico, il suo medico che potrà
salvarlo dalla depressione. Walter da quel
momento vive col pupazzo sulla mano, affermando che è la terapia suggerita proprio dal suo medico curante. Dopo un attimo di stordimento, Meredith accetta la
situazione. Walter sembra rinascere; riprende le redini della sua azienda che inizia una nuova scalata e Meredith lo riaccetta nella sua vita. Porter intanto si sta
avvicinando alla compagna Norah, intelligente ragazza che gli ha chiesto di scrivergli il discorso per la cerimonia del diploma; i due ragazzi pian piano si conoscono e si innamorano. Porter scopre che
Norah ha un talento per la pittura che la
ragazza sfruttava per creare meravigliosi
murales; ma dalla morte del fratello Norah ha deciso di non dipingere più. Meredith, intanto, è ben contenta che il suo matrimonio con Walter abbia ripreso vita, ma
non riesce più a sopportare la presenza di
Mr. Beaver che è ormai diventato il terzo
incomodo. La situazione degenera il giorno dell’anniversario di matrimonio: Meredith tenta di farlo ragionare, di fargli abbandonare Mr. Beaver, facendo però scappare Walter dal ristorante. Porter viene arrestato con Norah: ha cercato di farle nuovamente dipingere dei murales ma scoperti dalla polizia vengono portati in centrale. Fuori dalla prigione Walter e Porter,
già provato dalla rottura con Norah, litigano violentemente: Meredith capisce che
Walter è irrecuperabile e scopre che nessun medico specializzato ha consigliato a
Walter questa particolare cura. Moglie e
figli abbandonano Walter che finalmente
Tutti i film della stagione
W
inizia a comprendere i suoi errori. Inizia
una lotta furiosa fra lui e Mr. Beaver che
termina con Walter che si amputa volontariamente il braccio dove si trova il pupazzo. È passato diverso tempo, Porter finalmente riesce a far pace con Norah. Walter
si trova in un ospedale psichiatrico, dove
finalmente, passo dopo passo, riesce a guarire. Sarà l’arrivo inaspettato di Porter alla
clinica, che segna la loro riconciliazione,
a sancire la guarigione di Walter.
n semplice film sulla depressione, oppure è qualcosa di più? Mr.
Beaver, che vede il ritorno alla
regia di Jodie Foster, tocca non solo il male
oscuro, come viene ormai spesso definito
lo stato depressivo, ma anche il rapporto
fra padre e figlio, l’autoanalisi, l’assistenza ai malati. Perché se da una parte c’è
chi deve affrontare la malattia, dall’altra c’è
la famiglia dell’ammalato che ha un compito non facile: sostenerlo nonostante gli
schiaffi e gli attacchi verbali. E non solo.
Perché in Mr. Beaver, ritroviamo le difficoltà dell’accettarsi, coi successi e persino i
fallimenti, che diventano il vero fulcro del
film. Walter vede il suo mondo sgretolarsi,
l’azienda ereditata dal padre sta fallendo
nelle sue mani, la moglie non riesce più a
capire come possa aiutarlo e il figlio maggiore lotta con tutte le forze per non assomigliargli. Il percorso di Walter e suo figlio
sono l’uno specchio dell’altro: stessi tic,
stessi atteggiamenti, stessa voglia di non
seguire le orme del proprio genitore. Come
un’antica tragedia greca, anche qui le colpe dei genitori ricadono inevitabilmente sui
figli; Porter dovrà, infatti, perdonare suo
padre, onde poter andare avanti con la sua
vita. Jodie Foster riesce con delicatezza,
un po’ di ironia, e tanta maestria ad affron-
U
15
tare un tema pesante e renderlo non così
spiacevole. Perché la Foster alterna sapientemente momenti ironici a quelli inevitabilmente più drammatici; persino il conflitto finale fra Mr. Beaver e Walter, che
avrebbe potuto lasciare spazio a qualche
sogghigno, diventa un momento drammatico. Il film segue un andamento lineare,
privo di sbalzi temporali o colpi di scena.
Due le storie raccontate, quella principale
di Walter e il suo pupazzo e la sottotrama
di Porter e di Norah; apparentemente distaccata, una storia a sé, la sottotrama và
a confluire nel giusto momento con la storia principale. Essendo la storia di un
uomo, della sua psiche e della sua famiglia, vien da sé che il cast dovesse reggere un peso di tale portata. Jodie Foster e
Mel Gibson vi riescono perfettamente. I loro
duetti sono impeccabili, sia nei momenti
drammatici, che in quelli ironici. Bravo anche il giovane Anton Yelchin, che già si era
fatto notare in Charlie Bartlett e Star Trek;
sicuramente da tenere d’occhio.
Per tutta la durata del film c’è nello
spettatore un andamento altalenante: si
ride e poi ci si rattrista. Nonostante questo, si ha la sensazione che non venga mai
premuto l’acceleratore fino in fondo; come
in una sorta di limbo, le emozioni restano
in uno stato superficiale. Eppure, se pensavi di essere sfuggito al momento topico,
quello che inevitabilmente ti fa scappare
la lacrimuccia finale, eccolo quando meno
lo aspetti: è il momento della riconciliazione fra padre e figlio. Mr. Beaver, presentato fuori concorso al Festival di Cannes, è
un film da osservare, per capire come si
possa parlare di depressione e schizofrenia, con ironia, sarcasmo e tribolazioni.
Elena Mandolini
Film
Tutti i film della stagione
PARTO COL FOLLE
(Due Date)
Stati Uniti, 2010
Acconciature: Merribelle Anderson, Jennifer Bell, Richard
Boggs, Vanessa Davis, Yvette Meely, Dawn Turner
Supervisore effetti speciali: Yves DeBono
Supervisore effetti visivi: Marc Kolbe
Coordinatori effetti visivi: Michael Zavala (Method
Studios), Stephen Ceci
Supervisore costumi: Mitchell Ray Kenney
Supervisori musiche: George Drakoulias, Randall Poster
Interpreti: Rober t Downey Jr.( Peter Highman ), Zach
Galifianakis (Ethan Tremblay), Michelle Monaghan (Christine
Highman), Juliette Lewis (Heidi), Jamie Foxx (Jim), Rza (addetto alla sicurezza), Matt Walsh, Jeremy Ambler (agenti della
TSA), James Martin Kelly (Chuck), Rhoda Griffis (donna
all’aereoporto ), Jon Gould ( viaggiatore/autista ), Joseph
Harold (soldato), Paul Renteria (guardia alla frontiera), Mimi
Kennedy (Rosie), Danny McBride (Lonnie), Brody Stevens
(autista della limousine), Jakob Ulrich (Patrick), Naiia Ulrich
(Alex), Todd Phillips (Barry), Bobby Tisdale (Carl), Connie
Sawyer (guardia al confine), Marco Rodriguez (agente federale), Tymberlee Hill (la nuova madre), Keegan Michael Key
(il nuovo padre), Aaron Lustig (dottor Greene), Jon Cryer
(Alan Harper), Charlie Sheen (Charlie Harper), Gilbert Galon,
Cesar Aguirre (viaggiatori all’aereoporto), Charley Barksdale
(passeggero del volo)
Durata: 93’
Metri: 2550
Regia: Todd Phillips
Produzione: Daniel Goldberg, Todd Phillips per Warner Bros.
Pictures/ Legendary Pictures/ Green Hat Films
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Prima: (Roma 28-1-2011; Milano 28-1-2011)
Soggetto: Alan R. Cohen, Alan Freedland
Sceneggiatura: Alan R. Cohen, Alan Freedland, Adam Sztykiel,
Todd Phillips
Direttore della fotografia: Lawrence Sher
Montaggio: Debra Neil-Fisher
Musiche: Christophe Beck
Scenografia: Bill Brzeski
Costumi: Louise Mingenbach
Produttori esecutivi: Scott Budnick, Susan Downey, Thomas Tull
Produttore associato: Joseph Garner
Co-produttori: Jeffrey Wetzel, David Witz
Direttore di produzione: David Witz
Casting: Juel Bestrop, Seth Yanklewitz
Aiuti regista: Jeremy Reisig, Paul Schneider, Jeffrey Wetzel
Operatori: Daniel C. Gold, Tommy Lohmann, Porter Versfelt III
Supervisione art director: Shepherd Frankel
Art directors: Desma Murphy, Clint Wallace
Arredamento: Danielle Berman
Trucco: LaLette Littlejohn, Joseph Regina, Janeen Schreyer,
Dionne Wynn
’architetto Peter Highman si trova ad Atlanta per lavoro; la moglie Christine, che lo aspetta a
Los Angeles, partorirà venerdì il loro primo bambino con programmato parto cesareo. Peter, felice e innamoratissimo della moglie, sta per prendere l’aereo che lo
riporterà a casa. Destino vuole che incontri l’eccentrico Ethan, aspirante attore gay,
che gli sconvolgerà la vita fin dal primo
momento. Infatti, Ethan in soli cinque minuti riesce a farlo accusare di spaccio di
droga e farlo scendere dall’aereo. Purtroppo per Peter, l’aereo è partito con i suoi
bagagli, soldi e documenti. Per tornare a
casa, si vedrà costretto ad accettare il passaggio in macchina di Ethan diretto a Los
Angeles per un importante provino per il
telefilm “Due uomini e mezzo”. Durante il
viaggio, i due scoprono i loro caratteri:
Peter è buono ma facilmente irascibile,
mentre Ethan è bizzarro, incosciente ma
generoso. Ethan svela a Peter che suo padre è morto di recente e che le ceneri, chiuse in un contenitore del caffè, le vorrebbe
liberare nel Gran Canyon. I due affrontano una serie di assurde situazioni, fra cui
un grave incidente d’auto e il fermo di
Peter al confine messicano; tutte queste situazioni vengono scaturite da strampalati
comportamenti di Ethan, che li porteran-
L
no a incontrare anche personaggi stravaganti come la spacciatrice Heidi, o il veterano di guerra sulla sedia a rotelle, pronto a menar mani e manganello. Come se
non bastasse, Ethan cerca di far litigare
Peter con Jim, suo migliore amico che li
aiuta in un momento critico del viaggio,
adducendo che Christine possa aver avuto una relazione extraconiugale proprio
con Jim. Nonostante tutto, Peter comincia
a provare simpatia per il suo strano compagno di viaggio, al punto tale da accompagnarlo al Gran Canyon per fargli spargere le ceneri del padre. Christine chiama
Peter: sta per partorire con metodo naturale prima del previsto. I due corrono con
la macchina per arrivare giusto in tempo,
anche se Peter sverrà proprio un secondo
prima della nascita della figlia. Sono passati diversi giorni dal parto e Peter si gode
la sua bella famiglia guardando l’ormai
amico Ethan che recita nel telefilm “Due
uomini e mezzo”.
odd Phillips dopo il bel collaudato Una notte da leoni ritenta il
successo con Parto col folle. Un
road – movie in chiave comica che ci regala molte situazioni surreali, ma comunque divertenti, scandite da battute ad hoc.
Il regista si diverte a sbeffeggiare vecchi
T
16
cliché di altri film di genere, deridendo situazioni, luoghi e personaggi che sono entrati a pieno diritto nel nostro immaginario;
lo spacciatore dal cuore buono con figli nel
salotto, il reduce di guerra amareggiato
dalla vita e sulla sedia a rotelle, l’attore gay
con la permanente, fino al giocatore di
colore di basket. A differenza del già citato
Una notte da leoni, Phillips qui non indaga
l’immaturità e la sindrome di Peter Pan, ma
ci racconta un’America dei miti, quella dei
sogni che ormai non esistono più e che
sono stati sostituiti da una realtà fatta anche di controlli serrati agli aeroporti e di
poliziotti drogati; naturalmente il tutto filtrato attraverso l’occhio della commedia e
dell’ironia. Il meccanismo regge e funziona: si sorride e si ride di gusto. Ormai sono
molto rare le commedie che riescono a far
ridere di cuore senza l’utilizzo di parolacce, ma col semplice uso di situazioni divertenti. E Todd Phillips sembra aver intrapreso la giusta strada. Deliziosa anche la
colonna sonora che comprende successi
dei Wolfmother, Band of Horses e Rod
Stewart.
Dulcis in fundo, Robert Downey Jr e
Zach Galifianakis. I due attori interpretano
personaggi agli antipodi: Peter è un architetto di successo che sta per diventare
padre, mentre Ethan è un aspirante attore
Film
la cui vita è un totale disastro. Galifianakis,
già visto prorpio in Una notte da leoni, dimostra di avere doti poliedriche, di sapersi calare nella parte e di crederci fino in
Tutti i film della stagione
fondo, regalandoci un’interpretazione degna di nota. Lo stesso dicasi per Robert
Downey Jr, che, a ogni nuovo film, cresce
come attore. La sua forza è saper recitare
con naturalezza e senza eccessi; cosa non
da poco. Da vedere.
Elena Mandolini
IL RITO
(The Rite)
Stati Uniti, 2011
Arredatore: Peter Walpole
Trucco: Katalin Jakots
Costumi: Carlo Poggioli
Effetti speciali: Kristian Mallett FX, Leonardo Cruciano
Workshop, Filmex Studio, M.A.G. Special Effects, Multifilm
Special Effects Ldt, Method Studios
Interpreti: Anthony Hopkins (Padre Lucas), Colin O’Donogue
(Michael Kovak), Alice Braga (Angeline), Toby Jones (Padre
Matthew), Ciaran Hinds (Padre Xavier), Rutger Hauer (Istvan
Kovak), Marta Gastini (Rosaria), Maria Grazia Cucinotta (Zia
Andria), Arianna Veronesi (Francesca), Andrea Calligari (Vincenzo), Torrey De Vitto (Nina), Chris Marquette (Eddie), Rosa
Pianeta (donna esorcista ), Marija Karan ( Sandra), Ben
Cheetham (Michael bambino), Cecilia Dazzi (infermiera),
Giampiero Ingrassia (dottore)
Durata: 112’
Metri: 3100
Regia: Mikael Hafstrom
Produzione: Beau Fkynn, Tripp Vinson per Contrafilm, Fletcher
& Company, New Line Cinema
Distribuzione: Warner Bros
Prima: (Roma 11-3-2011; Milano 11-3-2010)- V.M.: 14
Soggetto: tratto dal libro Il rito. Storia vera di un esorcista di
oggi di Matt Baglio
Sceneggiatura: Michael Petroni
Direttore della fotografia: Ben Davis
Montaggio: David Rosenbloom
Musiche: Alex Heffes
Scenografia: Andrew Laws
Costumi: Carlo Poggioli
Produttori esecutivo: Robert Bernacchi
Co-produttori: Christy Fletcher, Mark Touhy
Casting: Deborah Aquila, Matrycia Wood
ichael Kovak e il padre hanno
una ditta di pompe funebri in
America. Per fuggire a questo
destino, dato che il genitore non pagherebbe
mai i suoi studi, Michael entra in seminario.
Quattro anni dopo, sono maturi i tempi per
l’ordinazione. Il superiore si complimenta
con lui per gli ottimi risultati negli esami,
eccetto in teologia, ove ha fatto un disastro,
come se si volesse fare bocciare. Michael gli
invia una mail, nella quale denuncia la sua
assenza di fede e la decisione di abbandonare il percorso intrapreso. È sera, piove, Michael è per strada. Il direttore lo chiama, ma
inavvertitamente inciampa. Una ciclista per
scansarlo si sposta in mezzo alla strada e
viene travolta da un furgone. A Michael il
compito di benedirla nell’istante del trapasso. Il direttore assiste alla scena e ne resta
colpito. È fermamente convinto che Michael
stia commettendo un errore a ritirarsi. Crede in lui e lo informa che l’anno precedente
il Vaticano ha ricevuto oltre mezzo milione
di segnalazioni di possessioni demoniache.
Le gerarchie impongono, quindi, che entro
l’anno successivo ogni diocesi abbia un esorcista. Non è un posto ambito. In Vaticano v’è
un nuovo programma, con l’intento di ri-insegnare al clero il rito di esorcismo. Michael
è il suo potenziale candidato. Il ragazzo viene quindi inviato a Roma per tre mesi. Michael si presenta a lezione. Durante il suo
intervento, padre Xavier parla di possessio-
M
ne demoniaca, mostrando poi inquietanti immagini di esorcismi. “I demoni sono la fanteria del diavolo. Spesso operano in gruppi
e infestano le loro vittime. Il primo compito
di un esorcista è scoprire il numero dei demoni possedenti e il loro nome, un segreto
che i demoni proteggono con ferocia inaudita. Quando l’esorcista ha un nome, finalmente, può iniziare a imporre il suo controllo su
quell’entità, e così cacciarla”. La spiegazione continua: è facile confondere una malattia psichiatrica con la possessione. Sta all’esorcista riconoscerla, anche perché il posseduto acquisisce conoscenze dell’inconoscibile. “Oggetto di questo corso è osservare i
fenomeni attraverso la lente della fede”. Innanzi ai dubbi e le reticenze di Michael, che
non crede nel diavolo, padre Xavier lo manda da Padre Lucas, un famoso esorcista. Per
farlo credere, Lucas ha convocato Rosaria,
ragazza 16enne, posseduta e incinta. Padre
Lucas assolve Michael dai peccati, poi, dopo
avergli impartito alcune istruzioni, lo invita
ad aiutarlo nell’esorcismo. Il rito ha inizio.
Il diavolo si manifesta nella ragazza. Quando è andata via, Michael chiede: “Allora,
tutto qui?”. “Cosa ti aspettavi? La liberazione spirituale può richiedere mesi, anni...”
ribatte Lucas. E continua: “Il diavolo preferisce che tu creda che lui non esista”. E ancora: “La cosa interessante per gli scettici,
gli atei, è che sono sempre alla ricerca di
prove, di certezze”. Lucas rivela che talvolta
17
perde la fede, è un uomo debole, senza potere, ma qualcosa dentro di lui continua a raschiare e scavare, come fosse l’unghia di Dio
e, alla fine, lui viene spinto fuori dall’oscurità, nel pieno della luce. Michael va via. Nel
centro di Roma incontra Angelina, giornalista che frequenta il suo corso. Lei sa dell’incontro con Padre Lucas, che le rifiuta un’intervista. Gli chiede pertanto cos’abbia visto
da lui. A lezione padre Xavier nota che i nomi
del diavolo sono tanti, poi manca la luce. Michael esterna a Xavier le sue reticenze sui
metodi di Padre Lucas, ma l’insegnante lo
rassicura che lui ottiene risultati. Michael torna da Lucas e interroga Rosaria, dato che si
è ritrovato il braccialetto di lei in tasca. Lucas compie quindi un nuovo esorcismo, più
violento. Rosaria parla con la voce del diavolo, prova a sedurre Michael, poi si avventa contro di lui. Quindi vomita chiodi. L’esorcismo ha fine. Rimasto solo con Lucas, Michael cerca una spiegazione razionale a
quanto avvenuto, chiedendo l’intervento di
uno psichiatra. Ma l’esorcista lo mette in
guardia: “Devi stare attento: scegliere di non
credere nel diavolo non ti proteggerà da lui”.
Lucas e Michael vanno a casa di Vincenzo,
un bambino che sogna un mulo che dice di
essere suo padre e lo invita a uccidersi, risvegliandosi poi con dei lividi a forma di zoccoli sul corpo. Lucas si fa portare dalla madre il cuscino di Vincenzo per scacciare gli
spiriti maligni e vi trova dentro una rana.
Film
Rosaria ha intanto tentato di affogarsi ed è
in ospedale in preda alla possessione. Michael e Padre Lucas parlano con il diavolo,
che è entrato in lei durante uno stupro da
parte di suo padre. Morirà poco dopo insieme al bambino che ha in grembo a causa di
un’emorragia. Lucas nota che il demonio
voleva una vita e l’ha presa, probabilmente
adesso troverà qualcun altro. Lucas si dispera, invitando Michael a difendere la sua anima buona. Il ragazzo racconta la storia ad
Angelina. Anche lei gli racconta la sua: suo
fratello fu internato in manicomio a 19 anni,
perché sentiva il diavolo parlargli e le cose
che gli diceva a volte si avveravano. Quella
notte Michael ha degli incubi, si sveglia, bussa a Xavier per comunicargli che suo padre
ha avuto un ictus. La mattina dopo, rientrando nella stanza, Michael la trova invasa dalle rane. Si mette in viaggio, ma ha un ritardo. Telefona in ospedale e riesce a parlare
col padre, invitandolo a stare tranquillo. Un
istante dopo, prende il telefono un medico,
comunicando a Michael che suo padre è
morto nel pomeriggio, sei ore prima. Michael rammenta la morte della madre, poi dalla
finestra vede delle impronte di mulo sulla
neve. Sente delle voci, ha delle visioni, prima suo padre che si accascia, poi un mulo
cogli occhi rossi. Crede di impazzire. Con
Angelina va dalla madre di Vincenzo, ricordando che il bambino le aveva sussurrato
qualcosa. La madre rivela a Michael: “Ha
detto che tuo padre sarebbe morto”. Vincenzo sostiene che glielo aveva riferito il mulo.
Michael corre da Lucas, ma lo trova stravolto sotto la pioggia. Lucas afferma che non
può più pregare, che non è in stato di grazia.
Lo invita quindi a metterlo sotto chiave e ad
andare a chiamare padre Xavier, che è forte:
Tutti i film della stagione
“Il terrore è reale, Michael. Lo sconfiggerai
solo quando crederai”. Xavier però è partito ed è irraggiungibile. Michael fa ritorno a
casa di Lucas: i crocifissi sono tutti sottosopra. Michael parla col demonio che possiede Lucas, e gli racconta degli ultimi istanti
di vita del padre, morto nello stesso ospedale dove morì sua madre. Lucas riprende un
istante coscienza e, per aiutarlo, Michael lo
incatena a una sedia, praticando su di lui
un esorcismo. Michael teme di non farcela,
ma Angelina lo sostiene: “È un destino, tu
non sei solo”. A Michael viene allora in
mente la frase che sua madre gli aveva scritto su un santino raffigurante l’Angelo custode, “Tu non sei solo”. Torna da Lucas,
ma il demonio lo consiglia di lasciar perdere: “Non hai la forza, non hai la fede”.
Angelina insiste: “Prega e basta, Michael”.
Il demonio parla ad Angelina di suo fratello,
morto in manicomio. Poi attacca Michael,
notando che fin da piccolo era destinato a
lui, come quando al funerale della madre
piegò la croce del rosario. Angelina lo incoraggia: “Dio ti ha scelto, Michael. Accetta
Dio, non puoi vincere senza di lui”. Lucas
s’avventa contro Angelina, poi contro Michael, invitandolo a credere nel diavolo. Ma Michael è saldo, fa la sua professione di fede e
ordina con forza al demone di abbandonare
Lucas. Il diavolo però gli dice: “Io non ti
lascerò mai, Michael”. Poi gli rivela il suo
nome: “Baal”. Alla fine Lucas è esausto.
Sorge il sole su Roma. Lucas si risveglia,
vegliato da Angelina, mentre Michael ha
messo ordine nel suo giardino. Lucas rivela
a Michael: “In te ho visto tanto di me”. Poi
un invito: “La fede ti si addice, non abbandonarla, combatti la battaglia giusta con tutte
le tue forze!”. I due si salutano per sempre.
18
Michael è tornato in America. Riceve da
Roma una lettera, con dentro l’articolo di
Angelina e un messaggio: “Accendendo una
luce sulla verità! Mi manchi”. Michael indossa la stola e va in chiesa a confessare.
Oggi è uno dei 14 esorcisti operanti negli
Usa, vicino Chicago. Lucas ha praticato più
di 2000 esorcismi e continua ad operare vicino Firenze.
I
spirata a eventi reali – recita una
scritta in sovrimpressione, che fa seguito a una frase di Giovanni Paolo II, secondo il quale il Diavolo è ancora
vivo e operante nel mondo – Il Rito è un’intensa opera divulgativa sulla possessione
demoniaca e gli esorcismi. Il film si avvale
di un montaggio serrato: si passa rapidamente da una situazione a un’altra in un
gioco di collegamenti e rimandi ove tutto
ha un senso e ogni particolare è destinato
a ritornare. Ma, sopra ogni cosa, s’impone
il male che imperversa nel mondo, attraverso una serie di segni soprannaturali che
ne attestano la presenza. A iniziare dall’incidente della ciclista, alla luce che manca in aula durante la lezione sui nomi dei
diavoli, dalla morte di Rosaria a quella dei
genitori di Michael. Il demonio manifesta
sui posseduti la sua potenza, con trucchi
che mirano a sbalordire gli increduli: dalla
conoscenza di lingue ignote e particolari
inconoscibili, a vere pirotecnie demoniache, come le allucinazioni, le voci, gli oggetti che i protagonisti si ritrovano in tasca, il dialogo coi morti, il vividissimo ricordo di avvenimenti lontani decenni. Michael è un alfiere della razionalità. Ha intrapreso gli studi in seminario solo per affrancarsi da un lavoro nell’azienda familiare di pompe funebri che non ama. Il suo
intento iniziale è quello di mollare tutto alla
vigilia dell’ordinazione sacerdotale e ottenere così una borsa di studio. Forse non
ha fede nel Bene, ma di certo non crede
nel Male e vorrebbe ricondurre tutto alla
scienza. Poteva fuggire in qualsiasi altro
modo, gli fanno però notare i suoi consiglieri, ma ha scelto il sacerdozio. E durante la sua formazione manifesterà fermezza e coraggio, preparandosi a dovere al
ruolo che lo attende. Alla fine, dovrà arrendersi all’insondabile mistero del soprannaturale, che sfugge a qualsiasi dottrina e
comprensione. La vita non gli ha risparmiato dolori. Ancora bambino perde la
madre, trascorre l’infanzia e la giovinezza
in mezzo ai cadaveri, il padre morirà mentre lui si trova a Roma. Visioni e flashback,
come un tormento, gli tornano di continuo
nella mente, fino a quando, innanzi all’innegabile presenza del demonio, avrà la
forza di urlare la sua fede e divenire servi-
Film
tore di Dio. È proprio la fede che lo salva.
Diventa prete e continua ad amministrare
nel confessionale il sacramento della riconciliazione, rimettendo i peccati ai fedeli e
rimanendo quindi in prima linea nella lotta
contro il Maligno. Le lezioni di padre Xavier forniscono a Michael e al grande pubblico i rudimenti teorici in materia di esorcismi, elementi che sono poi messi in opera da Padre Lucas. Quest’ultimo non è però
immune dagli attacchi del demonio. Anche
lui, che ne è il più fiero combattente, ne
viene invaso in un momento di debolezza
spirituale. È la prova definitiva che occorre a Michael per riconoscere il male ed essere pienamente investito sul campo dell’ufficio di esorcista. Nel film v’è una continua presenza di simboli religiosi, dalle statue del Cristo e della Vergine, al rosario
Tutti i film della stagione
nell’abitacolo di un taxi di Roma, città in
cui la pellicola è in parte ambientata, aggiudicandosi quindi un enorme spot cinematografico, benché appaia più caotica
di quanto sia in realtà. Ricorrono anche i
gatti, animale assai diffuso nella Capitale, mentre Padre Lucas nota che è inutile
dare loro un nome, tanto “non vengono e
fanno quello che vogliono”. Come il demonio, di cui peraltro – secondo certe credenze – sono simbolo. Si può non credergli, ma il Male è sempre esistito nel
mondo. Già Cristo scacciava i demoni e
invitava gli apostoli a fare altrettanto nel
suo nome, nella perdurante certezza che
le forze degli inferi non avrebbero prevalso (“Non praevalebunt”). Semmai è l’attuale società, sempre più edonista e secolarizzata, ad aver eliminato dalla pro-
pria coscienza questa dura realtà. Sicché
il film squarcia il velo dell’indifferenza e di
un senso del peccato ormai rimosso, facendo affacciare lo spettatore sull’abisso
oscuro della possessione, mediante una
trama assai densa, in cui eventi inspiegabili si intrecciano tra loro turbando le
vite della gente comune e dei ministri di
Cristo. Il confine tra realtà e finzione è labile, eppure il film non sconfina mai in un
immaginario eccessivo. Anche lo scioglimento è placido: la tempesta è passata e
ha permesso a ciascuno di trovare la sua
collocazione nell’accidentato campo di
battaglia del mondo, ove Bene e Male,
Cristo e Satana si fronteggiano, prima dello
scontro finale.
Luca Caruso
BEYOND
(Svinalängorna)
Svezia/Finlandia, 2010
Casting: Jeanette Klintberg
Aiuti regista: James Velasquez, Carl Moberg
Trucco: Elisabeth Bukkehave
Effetti speciali trucco: Lars Carlsson
Supervisore effetti speciali: Martin Madsen
Interpreti: Noomi Rapace (Leena), Ola Rapace (Johan),
Outi Mäenpää (Aili), Ville Virtanen (Kimmo), Tehilla Blad
(Leena bambina), Junior Blad (Sakari), Alpha Blad (Marja),
Selma Cuba ( Flisan ), Minna Haapkylä ( Helmi ), Håkan
Bengtsson (Veikko), Julia Öhrström-Jönsson (Riita), Lotten
Roos (Inga-Lill), Rasmus Troedsson (Sten Hård), Simon J.
Berger ( Bengt Brink ), Kerstin Andersson ( Margareta
Persson ), Björn Johansson ( Niklas Lindberg ), Anette
Lindbäck ( Britta ), Eva Järinge ( Ann-Christine ), Anders
Beckman (poliziotto)
Durata: 95’
Metri: 2530
Regia: Pernilla August
Produzione: Ralph Carlsson, Helena Danielsson per Kamoli
Films/Drak Film/Hepp Film. In coproduzione con Blind Spot
Pictures Oy/SVT/YLE
Distribuzione: Sacher
Prima: (Roma 16-3-2011; Milano 16-3-2011)
Soggetto: dal romanzo omonimo di Susanna Alakoski
Sceneggiatura: Pernilla August, Lolita Ray
Direttore della fotografia: Erik Molberg Hansen
Montaggio: Åsa Mossberg
Musiche: Magnus Jarlbo, Sebastian Öberg
Scenografia: Anna Asp
Costumi: Kicki Ilander
Produttore esecutivo: Lone Korslund
Produttore associato: Maria Dahlin
Coproduttori: Gunnar Carlsson, Tero Kaukomaa, Helle Ulsteen
Direttori di produzione: Åsa Karlsson, Erik Magnusson
eena è una giovane donna sposata e con due bambine. È il giorno
di santa Lucia, al mattino le
bambine svegliano i genitori portando loro
la colazione a letto. L’atmosfera è intima
e serena, ma una telefonata irrompe sulla
scena e riporta Leena a confrontarsi con
il passato che ha cercato (e cerca) di cancellare: una telefonata dall’ospedale della sua città natale la avverte che sua madre è in fin di vita. Leena non vorrebbe,
ma il marito la spinge perché si mettano in
macchina tutti insieme e partano per raggiungere quella nonna che le bambine non
sapevano di avere. Il viaggio di Leena al
capezzale della madre è un percorso che
la protagonista fa con estrema fatica e
molto dolore: vorrebbe tornare indietro,
L
non risponde alle domande di marito e figlie sulla sua infanzia, è irritabile e scontrosa fino a spaventare le bambine e lasciare interdetto il compagno. Intanto, nella mente di Leena il presente lascia il posto ai ricordi del passato: la casa nuova in
cui si erano trasferiti con padre, madre e
fratellino quando erano emigrati dalla
Norvegia alla Svezia, le prime amicizie e
gli allenamenti di Leena bambina che entra a far parte della squadra di nuoto, la
felicità e l’amore dei genitori.
All’arrivo in ospedale dalla madre, la
donna chiede a Leena di portarle il padre.
Fredda e quasi rancorosa, Leena si reca
controvoglia nella casa di quando era ragazza a prendere le ceneri del padre. Marito e bambine, invece, la seguono con curio-
19
sità nei luoghi della sua misteriosa infanzia, rispetto a cui Leena resta reticente.
Il rientro in casa scatena nella giovane
donna ricordi ancora più vividi: dalla vittoria dei campionati di nuoto juniores alla
delusione di vedere il padre ubriaco a Natale picchiare la madre, ai tentativi di proteggere il fratellino minore dalla violenza
domestica coprendola con giochi che lo distraessero. Una volta tornata in ospedale,
l’ultimo confronto tra Leena e la madre riporta a galla ciò che la figlia rimprovera
alla madre: di non aver lasciato il padre
violento per tenere i figli, andati in affidamento dopo le ennesime botte subite. A quell’infanzia il fratellino non aveva retto, diventando tossico e morendo giovanissimo
di overdose. Di fronte all’amore che la ma-
Film
dre ancora dimostra per l’uomo che ha rovinato la loro famiglia, Leena corre via. Una
volta a casa, una telefonata le comunica che
la madre è morta. A quel punto solo l’abbraccio del marito di Leena riesce a contenerne il pianto disperato.
eyond di Pernilla August è un bel
film sulla famiglia e sull’amore
che dovrebbe costruirla. Un film
girato con cura, in cui il ritmo lento della
narrazione lascia ai sentimenti tutto lo spazio per respirare: il dolore e, al tempo stesso, la compassione si mescolano e restano attaccati addosso allo spettatore, catturato da una storia avvincente, pur non
essendo thrilling.
B
Tutti i film della stagione
Invertendo i termini classici della
questione, nel film della August la protagonista fa forza sul presente per riuscire a guardare indietro al proprio passato.
La Leena bambina che incrocia Leena adulta, ricorre nei momenti di vita familiare al presente, nelle scene di intima serenità domestica, e diventa il segno visibile dell’incessante domanda dell’inconscio
della protagonista che deve affrontare il
proprio passato senza negarlo, proprio per
rendere giustizia alla bambina coraggiosa
che è stata.
La complessità delle relazioni, l’amore che può diventare anche distruttivo,
l’incapacità o meglio ancora l’impossibi-
lità dei figli di cancellare il legame irrisolvibile con i genitori (per quanto incapaci siano), l’impronta lasciata dall’infanzia, sono tutti temi che il racconto intreccia in modo pulito e onesto, senza nulla
concedere al sentimentalismo, ma andando a fondo nella psicologia dei personaggi.
Infine, il fatto che Leena, nonostante
la durezza dell’infanzia vissuta, abbia costruito una famiglia solida, matura, pienamente amorevole, apre la prospettiva della speranza e getta su tutta la pellicola una
luce calda, capace di illuminare anche gli
angoli più bui del passato.
Tiziana Vox
CAPPUCCETTO ROSSO SANGUE
(Red Riding Hood)
Stati Uniti, 2011
Coordinatori effetti visivi: Tamar Shaham (CosFX), Joey
Bonander, James Cochrane, Sheila Giroux, Lauren Weidel,
Dione Wood
Supervisore effetti digitali: Mihaela Orzea (Soho VFX)
Supervisore musiche: Brian Reitzell
Supervisore animazione: Brian Wells
Animazione: Jeetendra G. Bhagtani, Chad Finnerty, Nikhil
Deshmukh (Rhythm & Hues Studios), David Apgar, Aaron
Deerfield, Damian Isherwood, Casey McDermott, Brian Wells,
Lauren Wells, Kirsten Yamaguchi, Nikhil Salvi
Interpreti: Amanda Seyfried (Valerie), Gary Oldman (Padre
Solomon), Billy Burke (Cesaire), Shiloh Fernandez (Peter),
Max Irons (Henri Lazar), Virginia Madsen (Suzette), Lukas
Haas (padre August), Julie Christie (nonna), Shauna Kain
(Roxanne), Michael Shanks (Adrien Lazar), Michael Hogan
(magistrato), Matt Ward (fratello del capitano), Lauro Chartrand
(uomo di Tizona), Cole Heppell ( Claude ), Kacey Rohl
(Prudence), Carmen Lavigne (Rose), Dalila Bela, Alexandria
Maillot (Lucie), Joel Graves (Peter sbagliato), Jordan Becker
(taglialegna), Jana Berengel (cantante), Megan Charpentier
(Valerie da piccola), Bella King (figlia di Solomon), Paul Wu
(soldato di Kusarigama), Dj Greenburg (Peter da piccolo),
Christine Willes (Madame Lazar), Cainan Wiebe (adolescente), Darren Shahlavi (uomo con la sciabola), Adrian Holmes
(capitano), Jen Halley (Marguerite)
Durata: 99’
Metri: 2740
Regia: Catherine Hardwicke
Produzione: Leonardo DiCaprio, Jennifer Davisson Killoran,
Alex Mace, Julie Yorn per Warner Bros. Pictures/Appian Way/
Random Films
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Prima: (Roma 22-4-2011; Milano 22-4-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Dadid Leslie Johnson
Direttore della fotografia: Mandy Walker
Montaggio: Nancy Richardson, Julia Wong
Musiche: Brian Reitzell, Alex Heffes
Scenografia: Thomas E. Sanders
Costumi: Cindy Evans
Produttori esecutivi: Catherine Hardwicke, Michael Ireland,
Jim Rowe
Direttore di produzione: Brendan Ferguson
Casting: Michelle Allen, Ronna Kress
Aiuti regista: Paul Barry, Misha Bukowski, Andy Cheng, Philip
Nee Nee, Tracey Poirier, Rhonda Taylor
Operatore: Stephen S. Campanelli
Art director: Don Macaulay
Arredatore: Shane Vieau
Effetti speciali trucco: Céline Godeau
Trucco: Monica Huppert
Acconciature: Sharon Markell, Julie McHaffie
Supervisori effetti speciali: Scott R. Treliving
Supervisori effetti visivi: Mark Stetson (Zoic Studios), Allan
Magled (Soho VFX), Jeffrey A. Okun
Dagor, piccolo villaggio di montagna al limitare di una fitta foresta, in attesa della luna piena si
prepara il sacrificio per il lupo che infesta la
zona, mentre la gente è invitata a chiudersi
in casa. “Pochi conoscevano il nome del nostro villaggio – racconta Valerie – ma molti
avevano sentito parlare delle cose terribili
che vi accadevano”. Flashback: la piccola
Valerie è nel bosco con l’amico Peter. I due
catturano un coniglio bianco con una trappola e poi lo sgozzano. “Fin da quando era-
A
vamo bambini, Peter ha sempre saputo come
farmi infrangere le regole” rivela Valerie. I
due sono molto innamorati, ma lei deve sposare il ricco Henry: così ha deciso la sua famiglia. Mentre Valerie e Peter meditano di
fuggire, in paese suona l’allarme: nonostante gli abitanti abbiano mantenuto il patto, il
lupo ha ucciso ancora. Stavolta Lucy, la sorella maggiore di Valerie. Erano 20’anni che
non succedeva, ma solo perché gli viene sacrificato il bestiame migliore a ogni luna piena. Gli abitanti intendono vendicarsi e ucci20
dere il lupo. Ma perché Lucy era fuori quella
notte? Forse amava Henry e aveva scoperto
che era il fidanzato di sua sorella e ha preferito morire piuttosto che vivere senza di lui.
Henry però ha sempre amato Valerie. Se la
ami davvero, lasciala stare”. Gli uomini si
organizzano e partono per uccidere il lupo
mannaro, che non può uscire di giorno, né
calpestare il suolo consacrato. Valerie invita
Peter a fare attenzione, non lo vuole perdere, ma lei è ormai promessa a Henry. Va poi
a trovare la nonna, che le ricorda: “Tutti i
Film
dolori diminuiscono con il pane” e le dona
un mantello rosso per il suo matrimonio. A
Valerie sembra però di essere stata venduta.
Gli uomini rientrano con la testa di un lupo
dalla caccia, durante la quale è rimasto ucciso Adriane, padre di Henry. Valerie scopre
che sua madre era segretamente innamorata dell’uomo e che Lucy non poteva sposare
Henry in quanto era sua sorellastra, figlia
della madre e di Adriane, ma il padre non lo
sa. Arriva intanto con un vasto seguito Padre Solomon, che ha distrutto lupi mannari,
maghi e streghe nelle città di tutto il regno,
accorso per fermare la bestia. Gli viene presentata la testa del lupo, ma Padre Solomon
nega che quello sia il lupo mannaro: “Voi
non avete idea con chi avete a che fare”. Racconta la sua storia, anche il suo paesino era
tormentato da un lupo. Una volta si ubriacò
e andò cogli amici a dargli la caccia: lo uccise e gli tagliò una zampa, ma, tornato a
casa, trovò la moglie con una benda insanguinata al polso. Quando aprì il sacco, la
zampa del lupo era sparita e al suo posto
v’era la mano della moglie. “Dissi alle mie
figlie che il lupo mannaro aveva ucciso la
loro madre, ma non era la verità: la uccisi
io. Quando un lupo mannaro muore, riprende la sua forma umana. Il vostro lupo è ancora vivo, credetemi”. Salomon parla quindi della luna di sangue: una volta ogni 13
anni il pianeta rosso si allinea con la luna è
quello l’unico periodo in cui un nuovo lupo
mannaro può essere creato. In quella settimana il lupo passa ad altri la sua maledizione con un solo morso. “Durante la normale
luna piena, il morso di un lupo mannaro vi
uccide – specifica un suo assistente. Ma con
la luna di sangue, le vostre anime sono a rischio”. Salomon fa barricare il villaggio:
nessuno potrà uscire finché il lupo non verrà
ucciso. Ma il popolo, ancora convinto di avere annientato il lupo, quella notte ne festeggia l’uccisione. Durante la festa, Valerie vede
Peter ballare con un’altra ragazza e s’ingelosisce. Henry attacca pubblicamente Peter,
accusandolo di averli lasciati soli durante la
battuta di caccia, mentre lui aveva invitato
tutti a rimanere insieme, e così suo padre è
morto. Valerie si mette in mezzo, Henry la
allontana, ma Peter la difende minacciandolo. Valerie e Peter sono ancora insieme:
“Io ti amo Peter. Lo so che anche tu mi ami e
che dentro stai bruciando”. Ma Peter ribatte: “Con lui hai un futuro, con me che vita
avresti? Sono sbagliato per te”. Ma lei replica: “Non mi interessa. L’unica vita che voglio è con te”. Peter sta per possederla, spiato
da Henry, ma viene chiamato fuori. Nel corso della festa arriva però l’enorme lupo mannaro e inizia a uccidere. La gente si rifugia
in chiesa. Solomon urla: “È forte, ma Dio è
più forte”. Riescono a metterlo in fuga, ma
Tutti i film della stagione
lui torna e parla con Valerie: “Non puoi fuggire da me”. Ha occhi umani, solo lei lo può
sentire. “Io ti conosco bene, tu sogni di lasciare questo villaggio. Lascia che ti porti
via con me, io e te siamo uguali”. Lei ribatte: “No, io non sono come te, brutto assassino”. E lui: “Anche tu hai ucciso, vero? Cosa
ne è stato del coniglio, Valerie? Vieni via con
me, altrimenti le strade si tingeranno di sangue. Tornerò a prenderti, prima che la luna
di sangue sparisca”. Quindi fugge via. Alla
scena ha assistito la sua amica Roxanne. La
mattina dopo si contano le numerose vittime
della bestia. Padre Solomon ritiene che il lupo
discenda da una stirpe lunga e ininterrotta,
perché ogni generazione è più forte della precedente e che bisogna trovarlo nella sua forma umana. Potrebbe essere chiunque, i segni sono: isolamento, stregoneria, magia
nera, strani odori, comportamento anormale. “Le vostre dimore saranno setacciate, i
vostri segreti portati alla luce. Se siete innocenti non avete niente da temere, ma se siete
colpevoli io giuro su Dio onnipotente che
sarete distrutti”. Viene portato un uomo ferito dal morso del lupo, ma Padre Solomon lo
finisce, poiché v’è la luna di sangue. Peter
insiste con Valerie che bisogna andare via,
poiché sono tutti in pericolo: “Vieni via con
me”, le stesse parole del lupo. Ma lei si rifiuta: “Non ci vengo con te, Peter, mi dispiace”. La madre di Valerie è stata graffiata dal
lupo, e la nonna se ne sta prendendo cura.
Henry sa che Valerie non lo ama e rompe il
fidanzamento. Padre Solomon fa torturare
Claude, il fratello menomato di Roxanne, credendo s’intenda di stregoneria. Roxanne si
presenta a Solomon: in cambio del rilascio
del fratello offre il suo corpo, ma poiché non
lo convince, rivela il nome di una strega, Valerie. La ragazza viene arrestata e accusata
pubblicamente: il lupo vuole lei, che viene
imprigionata. Roxanne scopre che Claude è
morto. Peter e Henry si alleano per salvare
Valerie. La nonna sospetta intanto che il lupo
sia Henry, ma lui al contrario inizia a temere che il lupo sia lei, che vive da sola in una
capanna sperduta nel bosco. Il padre di Valerie viene arrestato, mentre lei, indossando
una maschera da lupo, viene condotta in mezzo alla piazza, ove riceve la benedizione del
curato padre August. Valerie svolge il ruolo
della preda, in attesa del lupo, sotto lo sguardo di Padre Solomon e dei suoi soldati. Peter però appicca un incendio ed Henry la libera. Solomon ordina di uccidere Peter, padre Auguste si oppone e Solomon lo pugnala
alle spalle. Peter viene arrestato, mentre Henry e Valerie tentano la fuga. Henry viene ferito. I due si rifugiano sul suolo consacrato,
quando arriva il lupo. Provano a ucciderlo,
lui stacca un braccio a Padre Solomon. Il
lupo invita Valerie ad andare con lui, altri21
menti distruggerà il villaggio. Lei sta per
cedere, ma le amiche, che prima l’han tradita, le fanno da barriera. Solomon, morso dal
lupo, viene ucciso dal soldato cui lui stesso
aveva ucciso il fratello, anch’esso morso dal
lupo. Valerie si risveglia, ma Peter non c’è.
Si reca quindi a trovare la nonna, temendo
sia in pericolo. Nel bosco incontra Peter, ma
credendo sia il lupo (per via di una mano
ustionata a causa del supplizio infertogli da
Solomon, che lei riconduce invece alla bruciatura che il lupo ha subito sfiorando colla
zampa il suolo consacrato) lo accoltella.
Arriva quindi a casa della nonna e vi trova il
padre, che ha ucciso la donna poiché aveva
capito che il lupo è lui. Lui è sempre stato
umiliato: se n’era andato in città, ma voleva
le sue figlie con sé. Il dono doveva andare
alla figlia maggiore, Lucy, che attira nel bosco con una falsa lettera a firma di Henry.
Le parla, ma Lucy non lo comprende, perché
non ha il suo sangue e non è sua figlia. Lui
perde il controllo: uccide Lucy, sfregia la
moglie e ne uccide l’amante. Però ha lasciato tracce del suo odore, che avevano fatto
comprendere alla nonna la verità. L’uomo
vuole portare Valerie con sé: basta un morso
e sarà anche più forte di lui, ma lei: “Ci dev’essere un Dio, perché voi siete il diavolo...”.
“E tu la figlia del diavolo”. Arriva Peter, che
riesce a piantare un’accetta nella schiena dell’uomo, mentre Lucy lo finisce conficcandogli nell’addome la mano di Padre Salomon,
dalle unghie argentate, che ha raccolto poco
prima davanti la chiesa. Peter si accorge però
di essere stato morso sul braccio: diventerà
un lupo. “Tutto quello che conoscevo era andato in pezzi, ora vedevo tutto con occhi diversi. I due sventrano l’uomo, gli riempiono
la pancia di sassi e lo buttano in un lago, per
evitare che Valerie, in quanto figlia del lupo,
venga impiccata. Poi Peter va via, per capire come proteggerla, ma lei lo aspetterà. Col
tempo la madre di Valerie si rese conto che il
padre non sarebbe più tornato. Henry scelse
una vita onorata, per proteggere la popolazione dall’oscurità. Dagor tornò ai suoi vecchi ritmi, il lupo non tornò mai più, ma il
villaggio viveva ancora nella paura: era la
sola vita che conoscesse. Valerie si trasferisce nella foresta, nella casa della nonna.
“Vivere separati da tutti comporta dei pericoli, ma pericoli di quel genere mi fanno
meno paura”, afferma la ragazza. Compare
infatti il lupo, mansueto e Valerie gli sorride.
egreti inconfessabili e oscure leggende animano questo film gotico, buio, notturno, con incubi e
persecuzioni che si agitano nel ventre di
una povera comunità di montagna, ove
l’unica cosa che conta sembra affermarsi
e avere un futuro ricco, pure a costo dei
S
Film
propri sogni d’amore. Una fiaba sentimentale, con elementi da melodramma e accenti horror: Cappuccetto Rosso è solo un
pretesto, e della favola originale v’è ben
poco. Questa rivive solo in un incubo di
Valerie che, sopravvissuta a varie traversie, sogna di trovarsi nel letto con la nonna,
che ha occhi, orecchie e denti troppo grandi. Va a trovarla e al suo posto rinviene il
padre, che è il lupo. E da lì si sviluppa l’epilogo tragico, che comporta il patricidio e l’occultamento del suo cadavere, oltre la condanna, per la ragazza, a un destino d’infelicità. Ma, paradossalmente, è la tragedia del
lupo che consentirà a Valerie di non piegarsi a un matrimonio combinato e vivere
nell’attesa romantica del suo amato Peter,
da sola nella casa che fu della nonna, in
mezzo al bosco. Sorte che evidentemente
Tutti i film della stagione
preferisce a un matrimonio d’interesse. La
madre ha rivelato a Valerie che lei non amava suo padre quando lo ha sposato, era innamorata di un altro uomo, “Ma alla fine ho
amato tuo padre, e lui mi ha dato due splendide figlie”. Una delle due, però, l’ha generata con l’amante Adriane. Crede che il
marito non lo saprà mai, ma è lui il feroce
lupo mannaro che infesta la zona: una volta scoperto il tradimento, perderà il controllo e darà inizio a una feroce scia di sangue,
che solo Valerie potrà interrompere, con l’offerta di sé. Quando arriva Padre Solomon,
il crudele inquisitore, nel paese s’insinua il
sospetto vicendevole e viene seminata la
discordia: il lupo può essere chiunque. E la
pellicola procederà attraverso sospetti e
indizi concatenati, nell’ossessiva ricerca del
colpevole. Fin dalle prime scene, il film on-
deggia sul crinale che separa innocenza e
cattiveria, candore e crudeltà, affetto e tradimento. La protagonista, Valerie, ha una
sua dolcezza inquietante, che la rende in
certi istanti ambigua. Così come Padre Solomon, il giustiziere che si rivelerà un impietoso assassino. Nell’aria sembra gravare un senso di oppressione e di minaccia,
dovuto all’incombere della potenza cieca e
furiosa del lupo mannaro, che simboleggia
una punizione soprannaturale per comportamenti passati non sempre limpidi. Le paure recondite vengono fuori una ad una,
ciascuno reagisce come può, tradisce ed è
tradito. Alla fine torna la pace, ma il paese
continuerà a vivere nel terrore: la sola vita
che conosce.
Luca Caruso
IL SESSO AGGIUNTO
Italia, 2010
Operatore Steadicam: George Bianchini
Art director: Ola Maslik
Arredamento: Diana Salzburg
Trucco: Massimo Allinoro
Arredamento: Alessandra Martelli
Supervisore musiche:
Interpreti: Giuseppe Zeno (Alan), Myriam Catania (Nancy),
Lino Guanciale (Valentino), Valentina D’Agostino (Laura), Gigi
Savoia (padre di Alan), Cloris Brosca (madre di Alan), Gioia
Spaziani (Camilla ), Paco Reconti ( Gianni ), Riccardo De
Torrebruna (Walter), Renato Marotta (Carlo), Davide Giordano
(Marco), Tommaso Busiello (Cesare), Giulia Amoroso (Barbara), Veronica Corsi (Silvia), Nicola Sorrenti (Francesco),
Valerio Miduri (fratello di Alan), Aurora Giovinazzo (Caterina)
Durata: 99’
Metri: 2720
Regia: Francesco Antonio Castaldo
Produzione: Francesco Antonio Castaldo, Giovanni Madonna
per Madcast
Distribuzione:
Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Francesco Antonio Castaldo
Direttore della fotografia:Maurizio Dell’Orco
Montaggio: Giovanni Madonna
Musiche: Nicola Piovani
Scenografia: Walter Caprara
Costumi: Rosalia Guzzo
Casting: Rita Forzano
Aiuti regista: Neil Daly, Karen Kane, Thomas K. Lee, Thomas
Tobin
Operatore: Todd Armitage
lan è un tossicodipendente. Vive
le sue giornate di espedienti, cercando di recuperare più soldi
possibili per comprarsi l’eroina. La madre
cerca di aiutarlo come può, dandogli pochi
spicci, così come la sorella, nonostante i suoi
problemi economici. Alan non riesce a trovare la molla che la liberi dalla droga. Neanche il padre, con cui ha un rapporto conflittuale, e il piccolo fratellino riescono a
liberarlo. Il ritorno di Nancy, sua ex fiamma che lo ha trascinato nel tunnel della droga, complica le cose e Maria, la sua attuale
compagna, non lo aiuta per nulla: ogni volta che Alan tenta di uscirne, lei lo tenta con
una dose di droga. Come se non bastasse,
l’amico Valentino sta morendo di AIDS. Infine, il cammino della redenzione arriva col
ricongiungimento con la figura del padre
morto e del suo io bambino, che, fino a quel
momento, veniva percepito come il fratelli-
A
no. Assieme alla madre, comincerà questo
difficile percorso.
n film che ci conduce nei meandri della droga senza tregua. Un
continuo rimando a immagini crude e dialoghi espliciti. Il sesso aggiunto
opera prima di Francesco Antonio Castaldo, ci mostra questo mondo, senza andare a fondo e le riflessioni del protagonista,
seppur belle, restano pure osservazioni
fine a se stesse. La voce fuori campo del
protagonista, ci conduce per mano nella
sua storia, fatta di delusioni scolastiche,
amorose e la discesa nella droga. Tutto apparentemente segue un percorso lineare;
in realtà l’intreccio è ben più complesso.
Quello che nel corso del film appare come
il fratello minore è in realtà Alan stesso da
piccolo, il suo Io con le sue speranze per il
futuro e il desiderio di compiacere il padre
U
22
adorante; di rimando il padre è, in realtà,
morto quando era bambino e la proiezione del genitore defunto è la sua parte colpevole, quella che si autoaccusa e si addita. Quella a cui assistiamo è un insieme
di spezzoni, di ricordi, posti, molte volte,
neanche in ordine cronologico, ma che apparentemente formano un percorso temporale rettilineo. È la storia di un risveglio,
di una rinascita, di una risalita. E se il film
risulta ripetitivo nella sua drammaticità, il
finale lo riscatta: è l’amore della madre che
lo aiuterà nella sua rinascita. Bravo, veramente bravo Giuseppe Zeno. Lo stesso
non si può dire degli altri attori che, spesso, sembrano essere troppo consapevoli
della presenza del set. Un film che ha un
grande potenziale, ma che non lo sfrutta
appieno.
Elena Mandolini
Film
Tutti i film della stagione
2010
INDICE
DELL’ANNATA
INDICE
DEI FILM
A
About Elly
Aiuto Vampiro
Alice in Wonderland
Amabili resti
Amante inglese (L’)
Amore
Amore buio (L’)
Amori folli (Gli)
An Education
Anno Uno
Apprendista stregone (L’)
Appuntamento con
l’amore
Artista (L’)
A-Team (The)
Avatar
14/106
45/104-105
6/103
23/106
4/103
14 12/107
6/107
41/104-105
22/103
3/103
5/107
12/106
50/104-105
24/106
2/104-105
B
Baciami ancora
40/103
Bangkok Dangerous –
Il codice dell’assassino
20/104-105
Basilicata Coast to
Coast
48/104-105
Battaglia dei tre regni
(La)
29/103
Bella
48/106
Bella società (La)
16/106
Benvenuti al sud
26/108
Bocca del lupo (La)
7/103
Bright Star
42/106
Brotherood
17/106
Bruno
8/108
Buried – Sepolto
35/108
Butterfly Zone – Il senso della farfalla
47/106
C
Cacciatore di Ex (Il) 47/104-105
Canto delle spose 54/104-105
Casa sulle nuvole (La) 23/103
Cella
211 22/104-105
Che fine hanno fatto
i Morgan?
30/104-105
5 appuntamenti
per farla innamorare 56/106
City Island
44/106
Codice: Genesi
44/104-105
Compleanno (Il)
Concerto (Il)
Copia conforme
Coraline e la porta magica
Corsa a Witch Mountain
Crazy Heart 2
38/106
2/103
45/106
H
Halloween II
46/104-105
Happy Family
54/106
Harry Potter e i doni
della morte – Parte
16/108
Hole in 3D (The)
34/106
33/107
28/108
0/103
D
I
Daddy Sitter
6/104-105
Dear John
4/104-105
Departures
36/104-105
Diamond 13
8/106
18 anni dopo
61/106
Dieci inverni
8/103
Donna di nessuno (La) 42/107
Donne senza uomini
38/103
Doppia ora (La)
3/108
Dragon Trainer
61/104-105
Draquila – L’Italia
che trema
42/104-105
Due vite per caso
52/106
Imbroglio del lenzuolo
(L’)
36/106
In carne e ossa
19/108
Invictus – L’invincibile
9/103
Io & Marilyn
26/103
Io sono l’amore
37/104-105
Io, Don Giovanni
29/104-105
Iron Man 2
10/106
K
Karate Kid (The) –
La leggenda continua 34/108
E
L
Earth – La nostra terra
Era glaciale 3 (L’) –
L’alba dei dinosauri
Estate di Martino (L’)
29/107
Legion
Letters to Juliet
London River
Lourdes
59/106
21/108
9/104-105
17/107
40/107
24/103
F
M
Figli delle stelle
16/108
Figlio più piccolo (Il)
32/103
Final Destination 3D
(The)
16/107
Fiori di Kirkuk (I)
40/108
Fontana dell’amore (La) 29/106
Francesca
24/104-105
Manolete
11/104-105
Martyrs
44/107
Maschi contro femmine 17/108
Matrimoni e altri disastri 57/106
Meno male che ci sei
41/103
Microfono per due (Un) 38/107
Mine vaganti
36/103
Mio vicino Totoro (Il)
62/106
Miral
35/107
Missionario (Il)
31/103
Misure straordinarie 14/104-105
Mondo dei replicanti
(Il)
5/104-105
G
Generazione 1000 euro 53/106
Genitori & figli: agitare
bene prima dell’uso
35/103
Genova
14/103
G. I. Joe – La nascita
dei Cobra
9/107
Giustizia privata
8/107
Green Zone
52/104-105
N
Nel paese delle creature selvagge
23
26/106
Niko – Una renna per
amico
19/103
Nine
15/103
Noi credevamo
23/108
Non è ancora domani
(La Pivellina)
2/106
Nord
37/106
North Face
13/107
Notte con Beth Cooper
(Una)
39/107
Notte da leoni (Una)
25/108
Notte folle a Manathan
56/104-105
O
Oceani 3D
Oggi sposi
Oltre le regole –
The Messenger
Onda (L’)
40/104-105
11/107
57/104-105
12/103
P
Padre dei miei figli (Il)
58/106
Pandorum – L’universo
parallelo
25/107
Panico al villaggio
4/108
Papessa (La)
33/106
Passione (La)
43/107
Pelham 1 2 3: ostaggi
in metropolitana
26/107
Percy Jackson e gli Dei
dell’Olimpo – Il ladro
di fulmini
3/106
Perdona e dimentica
50/106
Piazza giochi
60/104-105
Piccolo Nicolas e i
suoi genitori (Il) 58/104-105
Pietro
14/107
Piovono polpette
11/103
Polinesia sotto casa
(La)
28/107
Poliziotti fuori – Due
sbirri a piede libero
22/107
Popieluszko
42/103
Post Mortem
32/108
Potiche – La bella statuina
18/108
Precious
30/108
Première Étoile
49/104-105
Prima cosa bella
(La)
19/104-105
Film
Profeta (Il)
26/104-105
Puzzole alla riscossa
53/104-105
Q
Tutti i film della stagione
Bright Star
Broderskab
Brüno
Buried
Tra le nuvole
17/103
Tutto l’amore del
mondo
10/104-105
Twilight Saga (The):
Eclipse
3/107
42/106
17/106
8/108
35/108
C
Qualcosa di speciale
14 kilòmetros
Quattro volte (Le)
Questione di cuore
29/108
46/106
39/106
23/107
R
Racconti incantati
19/106
Ragazzi miei
13/106
Regina dei cavalli di
carta (La)
49/106
Riccio (Il)
34/103
Richiamo della foresta
3D (Il)
63/104-105
Ritorno a Brideshead
13/108
Road (The) – La strada 27/106
Robin Hood
6/106
S
Sansone
20/107
Scusa ma ti voglio sposare
13/104-105
Secondo tempo
38/104-105
Segreto dei tuoi occhi
(Il)
37/108
Sex and the City 2
20/106
Shadow
60/106
Shrek e vissero felici e
contenti
27/107
Shutter Island
7/104-105
Simon Konianski
21/106
Single Man (A)
27/103
Social Network (The)
10/108
Soffocare
37/107
Solitudine dei numeri
primi
21/107
Somewhere
2/107
Sono viva
7/106
Splice
31/107
Stanno tutti bene
14/108
Strategia degli affetti
(La)
32/107
Superpoliziotto al supermercato (Il)
9/108
T
Tata Matilda e il grande
botto
30/106
Tempo che ci rimane
(Il)
41/106
Teza
27/104-105
Ti amerò sempre
17/104-105
Ti presento un amico
15/108
U
Call of the Wild
63/104-105
Celda 211
22/104-105
Chant des mariées
(Le)
54/104-105
Chi bi / Red Cliff
29/103
Choke
37/107
Cirque du Freak:
The Vampire’s
Assistant
45/104-105
City Island
44/106
Cloudy with a Chance
of Meatballs
11/103
Concert (Le)
2/103
Cop Out
22/107
Copie conforme
45/106
Coraline
33/107
Crazy Heart
20/103
U2 3D
32/106
Ultima estate (L’)
31/106
Una soluzione razionale 40/106
Unstoppable – Fuori
controllo
31/108
Uomo che verrà (L’)
39/103
Uomo fiammifero
(L’)
59/104-105
Uomo nero (L’)
35/104-105
Up
23/104-105
Urlo
18/107
V
Valigia sul letto
63/106
Vendicami
38/104-105
20 sigarette
2/108
Videocrazy – Basta
apparire
28/103
Viola di mare
34/107
Vita è una cosa meravigliosa (La)
12/104-105
Daddy Sitter
6/104-105
Darbareye Elly
14/106
Date Night
56/104-105
Dear John
4/104-105
Det enda rationella
40/106
Diamond 13
8/106
Did You Hear About
the Morgans?
30/104-105
Wall Street: il denaro
non dorme mai
38/108
Whiteout – Incubo
bianco
16/104-105
Winx Club 3D – Magica avventura
7/108
E
Earth
29/107
Everybody’s Fine
14/108
Exstraordinary Measures
14/104-105
TITOLI
ORIGINALI
F
A
Final Destination
(The) 3D
Francesca
Furry Vengeance
14 Kilómetros
46/106
Alice in Wonderland
6/103
An Education
22/103
Artista (El)
50/104-105
A-Team (The)
24/106
Avatar
2/104-105
16/107
24/104-105
53/104-105
G
Genova
G.I. Joe: The Rise
of Cobra
Golakani Kirkuk
Green Zone
B
Bangkok Dangerous 20/104-105
Bedtime Stories
19/106
Bella
48/106
Book of Eli (The)
44/104-105
Bounty Hunter (The) 47/104-105
Boys Are Back (The)
13/106
Brideshead Revisited
13/108
I
Ice Age: Dawn of the
Dinosaurs
Invictus
Iron Man 2
59/106
9/103
10/106
K
Karate Kid (The)
34/108
L
D
W
Hangover (The)
25/108
Harry Potter and the
Deathly Hallows:
Part I
6/108
Hate Valentine’s Day (I) 56/106
Herbes folles (Les) 41/104-105
Hérisson (Le)
34/103
Hole (The)
34/106
How to Train Your
Dragon
61/104-105
Howl
18/107
14/103
9/107
40/108
52/104-105
Law Abiding Citizen
8/107
Legion
9/104-105
Letters to Juliet
17/107
Life During Wartime
50/106
London River
40/107
Lourdes
24/103
Love Happens
29/108
Love you, Beth Cooper (I)
39/107
Lovely Bones (The)
23/106
Luftslotten som sprängdes
49/106
M
Manolete
11104-105
Marc Pease Experience (The)
38/107
Marmaduke
20/107
Martyrs
44/107
Messenger (The)
57/104-105
Miral
35/107
Missionnaire (Le)
31/103
N
Nanny McPhee and
the Big Bang
Niko – Lentäjän poika
Nine
Nord
Nordwand
30/106
19/103
15/103
37/106
13/107
O
H
Halloween II
24
46/104-105
OceanWorld 3D
Okuribito
40/104-105
36/104-105
Film
P
Camp Brandon
29/108
Campanella Juan José 37/108
Campion Jane
42/106
Capotondi Giuseppe
3/108
Capponi Luciano
47/106
Capuano Antonio
6/107
Carnahan Joe
24/106
Carr Steve
9/108
Charles Larry
8/108
Chiarini Marco
59/104-105
Claudel Philippe
17/104-105
Cohn Mariano
50/104-105
Columbus Chris 3/106, 39/107
Cooper Scott
20/103
Coppola Sofia
2/107
Corsini Catherine
4/103
Cortés Rodrigo
35/108
Costa Marco
60/104-105
Costanzo Saverio
21/107
Covi Tizza
2/106
Cugno Gian Paolo
16/106
V
Pandorum
25/107
Panique au village
4/108
Päpstin (Die)
33/106
Partir
4/103
Paul Blart: Mall Cop
9/108
Percy Jackson & the
Olympians: The Lightning Thief
3/106
Père de mes enfants
(Le)
58/106
Petit Nicolas (Le)
58/104-105
Popieluszko. Wolnosc
jest w nas
42/103
Post Mortem
32/108
Potiche
18/108
Precious
30/108
Première étoile (Le) 49/104-105
Prophète (Un)
26/104-105
Valentine’s Day
12/106
Vengeance/Fuk sau 39/104-105
Videocracy
28/103
W
Wall Street 2: Money
Never Sleeps
38/108
Welle (Die)
12/103
When in Rome
29/106
Where the Wild Things
Are
26/106
Whiteout
16104-105
Y
Y a longtemps que je
t’aime (Il)
17/104-105
Year One
3/103
R
Race to Witch Mountain 28/108
Road (The)
27/106
Robin Hood
6/106
Sans état d’âme
42/107
Secreto de sus ojos
(El)
37/108
Sex and the City 2
20/106
Shrek Forever After
27/107
Shutter Island
7/104-105
Simon Konianski
21/106
Single Man (A)
27/103
Social Network (The)
10/108
Somewhere
2/107
Sorcerer’s Apprentice
(The)
5/107
Splice
31/107
Surrogates
5/104-105
T
Taking of Pelham
(The) 1 2 3
26/107
Teza
27/104-105
Time That Remains
(The)
41/106
Tonari No Totoro
62/106
Twilight Saga (The):
Eclipse
3/107
U
32/106
31/108
23/104-105
17/103
D
Daniels Lee
30/108
Dante Joe
34/106
DeBlois Dean
61/104-105
De Felitta Raymond
44/106
Delattre Roger
31/103
Denstad Langlo Rune
37/106
Dey Tom
20/107
di Majo Nina
57/106
Diritti Giorgio
39/103
Docter Pete
23/104-105
Donato Nicolo
17/106
Duprat Gastón
50/104-105
Z
Zanan-e bedun-e
mardan
S
U2 3D
Unstoppable
Up
Up in the Air
Tutti i film della stagione
38/103
INDICE
DEI REGISTI
A
Achache Mona
34/103
Albau Karin
54/104-105
Alfredson Daniel
49/106
Alvart Christian
25/107
Amadei Aureliano
2/108
Angeli Christian
19/108
Arau Alfonso
36/106
Archibugi Francesca
23/107
Aronadio Alessandro
52/106
Aubier Stéphane
4/108
Audiard Jacques
26/104-105
Avati Pupi
32/103
E
Eastwood Clint
Ellis David R.
Epstein Rob
Farhadi Asghar
14/106
Favreau Jon
10/106
Fickman Andy
28/108
Filiberti Marco
38/106
Fincher David
10/108
Fiori Dodo
32/107
Ford Tom
27/103
Fothergill Alastair
29/107
Frammartino Michelangelo
39/106
Friedman Jeffrey
18/107
Frimmel Rainer
2/106
38/104-105
6/104-105
8/106
40/106
40/107
17/108
6/103
Cameron James
Gabai Richard
2/104-105
25
Hallström Lasse
4/104-105
Hansen-Løve Love
58/106
Hausner Jessica
24/103
Hegner Michael
19/103
Hicks Scott
13/106
Hillcoat John
27/106
Hughes Albert
44/104-105
Hughes Allen
44/104-105
J
Jackson Peter
23/106
Jarrold Julian
13/108
Jean-Baptiste
Lucien
49/104-105
Johnson Mark Steven
29/106
Jones Kirk
14/108
Jonze Spike
26/106
Juusonen Kari
19/103
K
40/108
45/106
53/104-105
L
Larrain Pablo
Laugier Pascal
Lawrence Marc
Leo Edoardo
Levy Shawn
Linfield Mark
Lord Phil
Louiso Todd
Lucini Luca
32/108
44/107
30/104-105
61/106
56/104-105
29/107
11/103
38/107
11/107
M
G
C
H
Kamkari Fariborz
Kiarostami Abbas
Kumble Roger
F
B
Bastianello Fabio
Becker Walt
Béhat Gilles
Bergmark Jörgen
Bouchareb Rachid
Brizzi Fausto
Burton Tim
9/103
16/107
18/107
Gandini Erik
28/103
Gansel Dennis
12/103
Gentili Dino
7/106
Gentili Filippo
7/106
Gerima Haile
27/104-105
Giorgi Eleonora
31/106
Giovannesi Claudio
23/103
Goroni Andrea
28/107
Grandi Riccardo
10/104-105
Gray F. Gary
8/107
Greengrass Paul
52/104-105
Gregg Clark
37/107
Guadagnino Luca 37/104-105
Guaglianone Daniele
14/107
Guzzanti Sabina
42/104-105
63/104-105
Maiorca Donatella
34/107
Film
Mantello François 40/104-105
Mantello JeanJacques
40/104-105
Marano Vincenzo
42/107
Marcello Pietro
7/103
Marshall Garry
12/106
Marshall Rob
15/103
Martone Mario
23/108
Mazzacurati Carlo
43/107
Meyjes Menno
11/104-105
Mieli Valerio
8/103
Mihaileanu Radu
2/103
Miller Chris
11/103
Miniero Luca
26/108
Mitchell Mike
27/107
Miyazaki Hayao
62/106
Moccia Federico
13/104-105, 12/107
Monteverde
Alejandro Gomez
48/106
Monzón Daniel
22/104-105
Mostow Jonathan
5/104-105
Moverman Oren
57/104-105
Muccino Gabriele
40/103
Tutti i film della stagione
S
Z
Saldanha Carlos
59/106
Salvatores Gabriele
54/106
Sanders Chris
61/104-105
Saura Carlos
29/104-105
Scherfig Lone
22/103
Schnabel Julian
35/107
Scorsese Martin
7/104-105
Scott Ridley
6/106
Scott Tony
26/107, 31/108
Selick Henry
33/107
Sena Domenic
16/104-105
Shankman Adam
19/106
Slade David
3/107
Solondz Todd
50/106
Smeriglio Saverio
28/107
Smith Kevin
22/107
Sommers Stephen
9/107
Stewart Scott
9/104-105
Stölzl Philipp
13/107
Stone Oliver
38/108
Straffi Iginio
7/108
Suleiman Elia
41/106
Zampaglione
Federico
Zombie Rob
Zwart Harald
B
O
Olivares Gerardo
Owens Catherine
Ozon François
Özpetek Ferzan
46/106
32/106
18/108
36/103
P
Pang Chun Oxide
Papaleo Rocco
Patar Vincent
Patrick King
Michael
Paunesco Bobby
Pellegrini Lucio
Pellington Mark
Peterson Bob
Phillips Todd
Pieraccioni
Leonardo
Prieto Luis
20/104-105
48/104-105
4/108
20/106
24/104-105
16/108
32/106
23/104-105
25/108
26/103
41/103
R
Ramis Harold
Reitman Jason
Resnais Alain
Rubini Sergio
3/103
17/103
41/104-105
35/104-105
Takita Yojiro
Tartaglia Eduardo
Tennant Andy
Thurmeier Mike
Tirard Laurent
To Johnnie
Turtelataub Jon
36/104-105
63/106
47/104-105
59/106
58/104-105
39/104-105
5/107
C
Caponi Maria Cristina 14/104105, 53/104-105, 24/106, 30/
106, 32/106, 44/106, 58/106,
13/107, 14/107, 40/107, 10/
108, 21/108
Caruso Luca 19/103, 22/103,
31/103, 16/104-105, 20/104105, 3/106, 8/106, 10/106, 14/
106, 34/106, 19/108, 31/108,
35/108
Ceccarelli Gianluigi 41/106, 45/
106, 60/106
Cecchini Chiara 11/103, 34/103,
23/104-105, 60/104-105, 26/
106, 59/106, 62/106, 28/107,
33/107, 7/108, 9/108, 13/108,
28/108
Ceracchi Sara 38/104-105, 47/
104-105, 61/104-105
V
Vanzina
Carlo
12/104-105, 15/108
Vardalos Nia
56/106
Vaughan Tom
14/104-105
Venier Massimo
53/106
Veronesi Giovanni
35/103
Virzì Paolo
19/104-105
W
Wald Micha
21/106
Weitz Paul
45/104-105
White Susanna
30/106
Wieczynski Rafal
42/103
Winick Gary
17/107
Winterbottom Michael
14/103
Woo John
29/103
Wortmann Sönke
33/106
D
Dell’Aquila Marianna 8/103, 4/
104-105, 6/104-105, 10/104105, 12/104-105, 13/104-105,
46/106, 16/107, 22/107, 32/
107, 38/107
Di Giacomantonio Tania 23/103
Di Giorgio Davide
44/107
Y
Yates David
Emiliani Simone 9/103, 29/103,
36/103, 2/104-105, 46/104105, 36/106, 25/107, 31/107,
35/107, 37/108
G
Grasselli Silvio 42/103, 59/104105, 37/106, 39/106, 48/106
M
Barteri Veronica 17/103, 32/103,
35/103, 11/104-105, 52/104105, 56/104-105, 57/104-105,
13/106, 29/106, 40/106, 54/
106, 61/106, 6/107, 11/107, 37/
107, 14/108
Bartoni Elena 3/103, 15/103, 20/
103, 24/104-105, 27/104-105,
35/104-105, 49/104-105, 50/
104-105, 54/104-105, 58/104105, 63/104-105, 21/106, 31/
106, 42/106, 3/107, 9/107, 28/
107, 29/107, 4/108, 23/108, 34/
108
T
21/108
31/107
38/103
60/106
46/104-105
34/108
INDICE
DEGLI AUTORI
N
Natale Massimo
Natali Vincenzo
Neshat Shirin
E
6/108
26
Mandolini Elena 2/103, 26/103,
40/104-105, 45/104-105, 7/
106, 47/106, 63/106, 8/107,
12/107, 17/107, 26/107, 39/
107, 42/107, 8/108, 25/108,
29/108
Mondella Diego 14/103, 27/103,
38/103, 39/103, 37/104-105,
17/106, 27/106, 38/106, 50/
106, 2/107, 18/107, 2/108, 3/
108, 32/108
Moresco Fabrizio 4/103, 41/103,
22/104-105, 26/104-105, 29/
104-105, 36/104-105, 37/104105, 42/104-105, 44/104-105,
16/106, 33/106, 21/107, 38/
108, 40/108
P
Petacco Danila 6/103, 6/106, 19/
106, 53/106, 5/107
Piano Francesca 40/103, 5/
104-105, 30/104-105, 48/
104-105, 12/106, 20/106, 52/
106, 56/106, 57/106, 20/107,
34/107, 6/108, 16/108, 17/
108, 26/108
Pinetti Manuela7/103, 12/103, 7/
104-105, 9/104-105, 17/104105, 23/107
S
Sammarco Valerio 28/103, 19/
104-105, 2/106, 23/106, 49/
106
V
Vergerio Flavio 24/103, 41/104105
Vox Tiziana 43/107, 15/108, 18/
108, 30/108,
Film
Tutti i film della stagione
SEGUI IL TUO CUORE
(Charlie St. Cloud)
Stati Uniti, Canada, 2010
Effetti speciali trucco: Koji Ohmura
Trucco: Marleen Alter, John E. Jackson, Trish Seeney
Acconciature: Raul Hernandez, Cathrine A. Marcotte, Kelvin
R. Trahan, Brenda McNally
Effetti speciali: Rory Cutler
Interpreti: Zac Efron (Charlie St. Cloud), Charlie Tahan (Sam St.
Cloud), Amanda Crew (Tess Carroll), Augustus Prew (Alistar
Wooley), Donald Logue (Tink Weathebee), Kim Basinger (Claire
St. Cloud), Ray Liotta (Florio Ferrente), Dave Franco (Sully), Matt
Ward (Connors), Miles Chalmers (Latham), Jesse Wheeler
(Green), Desiree Zukowski (Carla Ferrente), Adrian Hough (Ben
Carroll), Jill Teed (Grace Carroll), Tegan Moss (Cindy), Julia Maxwell
(Rachel), Paul Duchart (Reverendo Polk), Natasha Denis (Julie),
Sophie Stukas (Mary Rogers), Paul Chevreau (Hoddy Snow)
Durata: 99’
Metri: 3000
Regia: Burr Steers
Produzione: Marc Platt, Michael Fottrell per Marc Platt
productions, Charlie Gilm Productions, Relativity Media
Distribuzione: Universal
Prima: (Roma 21-1-2011; Milano 21-1-2011)
Soggetto: tratto dal romanzo “Ho sognato di te” di Ben Sherwood
Sceneggiatura: Craig Pearce, Lewis Colick
Direttore della fotografia: Enrique Chedlak
Montaggio: Padraic McKinley
Musiche: Rolfe Kent
Scenografia: Ida Random
Costumi: Denise Wingate
Produttori esecutivi: Ben Sherwood, Adam Siegel
Co-produttore: Chay Carter
Casting: Andrea Brown
Trucco: Connie Parker
harlie St. Cloud è un giovane asso
della vela che vive con la madre
e il fratellino Sam che porta con
sé durante le regate più difficili. Fresco dei
successi in mare e appena diplomato, il
giovane vince una prestigiosa borsa di studio all’università di Stanford ed è in procinto di lasciare la sua cittadina della costa nord-occidentale del Pacifico. Ma, una
sera, i due fratelli hanno un brutto incidente stradale, in cui Sam perde la vita e
Charlie miracolosamente sopravvive grazie al repentino intervento del paramedico
Florio Ferrente. Distrutto dalla perdita del
fratello, ai funerali Charlie fugge dal luogo della sepoltura, corre nel bosco alle
spalle del cimitero e si ferma in una radura. Allo sparo dei cannoni all’ora del tramonto, Charlie vede apparirgli Sam con il
guantone da baseball fra le mani che lo
aspetta per il solito allenamento serale.
Cinque anni dopo, la vita di Charlie ha preso una piega molto diversa rispetto a come
la aveva sognata. Ora lavora come guardiano del cimitero e non esce più in mare,
la sua barca è conservata tra cumuli di altre imbarcazioni in disuso. Vive solitario
in una casa nel bosco e ha rinunciato al
college. Ma quella esperienza di pre-morte che ha vissuto, gli ha dato la possibilità
di comunicare con i morti. Ogni sera, al
tramonto, mentre i cannoni sparano il consueto colpo, si precipita nella radura a giocare con il fantasma di Sam, rispettando
la scadenza con impressionante puntualità. Un giorno la vecchia compagna di liceo Tess torna nella cittadina. La ragazza,
grande appassionata di vela, è diventata
sempre più abile in mare. Presto si imbarcherà per una regata in solitaria intorno
C
al mondo come rappresentante più giovane della competizione. Charlie è attratto
da Tess, ma non riesce a lasciarsi andare
alla sua vita, completamente preso dal legame col fratello. Un giorno, la ragazza,
sfidando una tempesta in arrivo, decide di
uscire in mare nonostante il parere contrario del suo allenatore Tink. Il giorno
dopo, Charlie incontra Tess, la invita a
cena e non si reca all’appuntamento con
Sam. Dopo cena, Charlie segue Tess nel
bosco e passa la notte con lei. Il mattino
dopo, Tess lo convince a uscire in mare con
la sua vecchia barca. I due ragazzi si divertono molto. Poco dopo, al bar, Charlie
è scosso da un notizia terribile: Tink gli
dice che Tess è dispersa in mare da circa
due giorni. Hanno ritrovato la barca ma
non la ragazza. Con chi ha passato gli ultimi giorni Charlie? Si trattava del fantasma di Tess che solo lui poteva vedere?
Charlie si precipita al cimitero e prega disperato. Intanto la vedova di Florio Ferrente, morto nel frattempo, va da Charlie
e gli consegna una medaglietta appartenuta al marito raffigurante San Giuda, il
santo di tutte le cause perse, ricordandogli che per Florio non esistevano cause
perse. Charlie crede che Tess non sia morta, chiede a Tink la sua barca perché è convinto di sapere dove sia la ragazza. I due
escono in mare e raggiungono l’ultimo
punto dove era stata localizzata la barca
della giovane. Le ricerche proseguono fino
la tramonto, mentre Sam aspetta il fratello
nel bosco. Charlie in lacrime chiede perdono a Sam che, dopo aver atteso invano,
si incammina verso una luce intensa. Nello stesso momento, dal mare, Charlie vede
in cielo una scia luminosa. Il giovane si
27
tuffa alla ricerca di Tess e la trova ancora
in vita in un crinale di rocce frastagliate.
Giorni dopo, Charlie rimette a posto la sua
barca e si presenta a casa di una Tess ancora convalescente per portarla a fare un
giro. Ma la ragazza non vuole, non è del
mare che ha paura ma di come lui la fa
sentire. Ma vivere vuol dire correre rischi
e la convince a salire sulla barca. Tornato
nel bosco, Charlie parla ancora con Sam,
gli chiede scusa e gli confida la sua sofferenza. Il fratello gli dice che soffre perché
è vivo. Charlie gli giura che saranno per
sempre fratelli.
opo la morte, oltre la morte, al di
là della vita, ancora una volta.
Nella stessa stagione cinemato
grafica in cui il ‘vecchio’ Clint ha trattato il
tema con una commovente e potente storia incentrata sull’universo Hereafter, anche altri registi ci hanno provato. Con registri, prospettive e modalità molto diverse.
È il caso di Segui il tuo cuore, ennesimo titolo banalizzato nella versione italiana (l’originale è Charlie St. Cloud). Qui siamo più o meno dalle parti del teen movie
con solito protagonista belloccio, idolo delle ragazzine e con ‘giusta’ ambientazione
nel mondo dei liceali sani e sportivi, qui
campioni di regate in mare. Effettivamente più che a Eastwood e al suo veggente
Matt Damon, le dis-avventure del veggente Charlie mostrano somiglianze più evidenti con quel campione del genere sentimental-soprannaturale che risponde al titolo di Ghost: anche qui un ‘angelo’ è intrappolato in quel delicato passaggio tra
la vita e la morte. E la scia luminosa che
lascia nel cielo al suo passaggio la stelli-
D
Film
na del fratellino defunto non può non ricordare da vicino l’intensa luce angelica
attraverso cui ‘ascendeva’ al cielo nel lacrimoso finale di Ghost il compianto Patrick Swayze.
Tratto dal secondo romanzo di Ben
Sherwood “The Dead and Life of Charlie
St. Cloud”, il film mescola amori e fantasmi, eros e morte, baci e lacrime, ‘al-di-là’
e ‘al-di-qua’, in linea con un filone di successo di questi ultimi tempi a Hollywood
che da alcuni è stato definito ‘adolescenzial-menagramo’. Anche qui in fatto di jella ci siamo in pieno: il bel protagonista sem-
Tutti i film della stagione
bra avviato verso una promettente carriera di campione di regate ma perde il fratellino in un incidente automobilistico e, invece che andare all’università, si mette a
fare il custode di cimiteri, vive da solo in
una casetta nel bosco antistante il cimitero e tutte le sere in una radura incontra il
fantasma del fratello (la mamma che appare nelle prime scene sparisce improvvisamente senza spiegazioni e si scomoda
Kim Basinger per il ruolo). Non è tutto, il
coscienzioso paramedico che gli ha salvato la vita è condannato a morte da un
male incurabile (e si chiama Ray Liotta per
fargli interpretare uno dei personaggi più
sfortunati della storia del cinema) e la bella campionessa di vela di cui si innamora
sfida il mare e quasi ci lascia la pelle. Fatto il pieno di disgrazie, si vira verso un finale da commedia.
E così il bel faccino dell’idolo delle adolescenti, Zac Efron, ancora diretto da Burr
Steers (con cui aveva già lavorato nel 2009
in 17 Again – Ritorno al liceo), naviga tra
le onde dell’oceano come un vero asso
della vela ma, ahimè, finisce con l’annegare, complice il regista e un bestseller
strappalacrime, in un mare di melassa.
Il nostro Charlie gioca a baseball tutti
i giorni al tramonto col fantasma del fratellino morto, fa l’amore in un bosco con
una bella aspirante campionessa di vela
(ma che è in realtà dispersa in mare),
parla con il fantasma di un suo ex compagno di liceo diventato sergente morto
in guerra. Ma poi d’incanto ecco ritornare
le cose a posto: ritrova la bella velista
ancora viva (e dire che dispersa in mare
da giorni!) e saluta tra i boschi il fratellino
che vola per sempre in cielo come una stellina luminosa.
Tutti felici, tutto tranquillo. E così il nostro bel ragazzo riprende a veleggiare sereno nel mare azzurro come i suoi occhi.
E le adolescenti sorridono asciugandosi in
fretta le lacrime al buio dei titoli di coda
prima che si riaccenda la luce in sala.
Elena Bartoni
MACHETE
(Machete)
Stati Uniti, 2010
Effetti speciali trucco: Doug Field, Meredith Johns
Trucco: Ermahn Ospina
Acconciature: Charles Yusko
Supervisore effetti speciali: Everett Byrom III
Supervisori effetti visivi: Toader Alex, Rodney Brunet,
Jean-Pierre Flayeux, Chris Olivia, Robert Rodriguez
Interpreti: Danny Trejo (Machete Cortez), Steven Seagal
(Rogelio Torrez), Michelle Rodriguez (Luz), Jeff Fahey (Michael
Booth), Cheech Marin (padre Cortez). Lindsay Lohan (April),
Don Johnson (Von Jacklson), Jessica Alba (Sartana), Robert
De Niro (senatore McLaughlin), Shea Whigham (cecchino),
Daryl Sabara (Julio), Gilbert Trejo (Jorge), Ara Celi (giornalista),
Tom Savini (Osiris Ampanpour), Billy BlairAzione (tirapiedi di
Von),Electra Avellan (infermiera Mona), Felix Sabates (Doc
Felix ), Elise Avellan ( infermiera Lisa ), Marci Madison
(infermiera Fine), Vic Trevino (agente federale), Mayra Leal
(Chica), Alejandro Antonio (cuoco), Juan Gabriel Pareja (Rico),
Alicia Rachel Marek (June), Jason Douglas, Mitchell Lance
Adams (poliziotti), Brent Smiga (seguace del cecchino), Chris
Warner, Jim Henry (guardie)
Durata: 105’
Metri: 2850
Regia: Ethan Maniquis, Robert Rodriguez
Produzione: Elizabeth Avellan, Robert Rodriguez, Rick
Schwartz per Overnight Films/ Troublemaker Studios/ Dune
Entertainment III/ Dune Entertainment
Distribuzione: Key Films
Prima: (Roma 6-5-2011; Milano 6-5-2011) V.M.: 14
Soggetto e sceneggiatura: Alvaro Rodriguez, Robert
Rodriguez
Direttore della fotografia: Jimmy Lindsey
Montaggio: Rebecca Rodriguez, Robert Rodriguez
Musiche: John Debney, Carl Thiel
Scenografia: Christopher Stull
Costumi: Nina Proctor
Produttori esecutivi: Ashok Amritraj, Alan Bernon, Anthony
Gudas, Myles Nestel
Produttore associato: Tom Proper
Co-produttore: Dominic Cancilla
Line producer: Dominic Cancilla
Casting: J.C. Cantu, Mary Vernieu
Aiuti regista: Jeff Guerrero, Susan Jasso, David Rimer
Operatore: Sean Maxwell
Arredatore: Bart Brown
28
Film
achete è un ex federale messicano cacciato dai ranghi quando ha insistito nelle indagini nei
confronti del narcotrafficante Torres, occasione che è costata l’orribile uccisione
della moglie. Ora, operaio alla frontiera
con gli Usa, Machete vive di stenti senza
illusioni, confortato dall’amicizia di Luz,
venditrice di tortillas e tacos per i lavoratori frontalieri e per i clandestini sempre
numerosi, che premono ai confini. In realtà, Luz è una delle anime della resistenza
messicana ai soprusi di una serie di personaggi che agiscono indisturbati in quella terra di nessuno: il Senatore Mc Laughlin è in piena campagna elettorale e cerca di assicurarsi i voti dell’estrema destra
xenofoba con una serie di azioni sanguinose contro i clandestini, grazie all’aiuto
del ricco industriale Michael Booth e alle
squadre della morte comandate dal corrotto Von Jackson. Booth assolda Machete
per compiere un attentato proprio contro
il senatore: in realtà è una trappola, in
quanto Booth ha già preparato un altro
killer che ferisca il senatore e tolga dalla
circolazione Machete ottenendo così due
risultati in uno. Machete è ferito e viene
aiutato a mettere in salvo la pelle proprio
M
Tutti i film della stagione
da Luz, ferita anche lei gravemente, data
per morta e poi pronta per la battaglia finale e dalla collega poliziotta Sartana.
Questo però non è l’inizio della fine,
ma il segnale di una vera presa di coscienza: parte infatti da qui la rivolta generale
della terra di confine dove Machete conduce tutte le popolazioni a ribellarsi al senatore, a Booth e ai loro sicari in un’epica
strage senza superstiti.
i tutto e di più” fu lo slogan, ampiamente citato anche in seguito, che accompagnò l’uscita del film a Venezia 2010 con Presidente
di giuria Quentin Tarantino, nume tutelare
e ispiratore di Robert Rodriguez, qui regista insieme a Ethan Manquis: un grande
tributo al film di genere, ai b. movies oggi
difficilissimi da fare, realizzato attraverso il
delirio e il parossismo di azioni e personaggi con l’obiettivo ben fermo dell’immagine pura, in cui enfatizzare al massimo il
divertimento e la sua genuinità.
Comunque sono due le linee fondamentali di conduzione che possiamo vedere: una ipertrofia di violenza, baracconate grand guignol, effettacci, ammiccamenti un po’ a tutto, a cominciare, ap-
“D
punto da Tarantino, ma anche Bud Spencer e poi esplosioni e trovate strabilianti
come il prete, fratello del protagonista,
molto più capace con le armi da fuoco
che con gli strumenti della liturgia e quella strepitosa delle budelle di uno dei vari
cattivi squartati, usate per calarsi da una
finestra.
La seconda è data dalla compiaciuta,
evidente presa in giro di se stessi e della
propria icona costruitasi nel tempo, realizzata da attori come Don Johnson e Robert De Niro: il primo esalta il suo fascino
da sciupafemmine (una catasta di flirt,
amori e matrimoni nel suo passato) e il
volto integerrimo del detective incorruttibile e senza paura delle sue serie televisive
di successo nelle gesta infami di un sadico guardiano al servizio dei potenti; il secondo sgretola ridendo il monumento che
la storia del cinema gli ha eretto, prendendo a fucilate i clandestini e facendo discorsi
elettorali eccessivi anche per il più sfrenato dei razzisti.
Solo i grandi consapevoli della propria
forza possono adottare comportamenti simili.
Fabrizio Moresco
RED
(Red)
Stati Uniti, 2010
Coordinatori effetti speciali: Jeff Brink, Laird McMurray,
Bruno Van Zeebroeck
Supervisori effetti visivi: Marco Recuay (Scoundrel),
Dariush Derakhshani (Radium), Randy Goux (CIS Vancouver),
Zachary Kinney, Mark Larranaga, James Madigan, Rocco
Passionino
Coordinatori effetti visivi: Curtis Tsai (CIS Vancouver),
Sheila Giroux, Andrew G. Cox, Adam Reeb, Joseph Shahood,
Darryl Stawychny, Katie Stetson, Jody Wilson
Supervisori costumi: Roslyn Hanchard, Alison Parker
Supervisore musiche: Julianne Jordan
Interpreti: Bruce Willis (Frank Moses), Morgan Freeman (Joe
Matheson), John Malkovich (Marvin Boggs), Helen Mirren
(Victoria), Mary-Louise Parker (Sarah Ross), Karl Urban (William
Cooper), Ernest Borgnine (Henry), James Remar (Gabriel
Singer), Jefferson Brown (Fred), Brian Cox (Ivan Simanov),
Richard Dreyfuss (Alexandeer Dunning), Julian McMahon (Robert
Stanton), Rebecca Pidgeon (Cynthia Wilkes), James Remar
(Gabriel Singer), Michelle Nolden (Michelle Cooper), Jonathan
Walker (agente Burbacher), Jaqueline Fleming (Marna), Randy
Wade Kelley (paramedico), Laura DeCarteret (donna della raccolta fondi), Robert Morse (interrogatore), Neil Whitely (comandante FBI), Tara Yelland (segretaria), Matthew Olver (tecnico della
sorveglianza), Nancy E.L. Ward (supervisore di Sarah), Audrey
Wasilewski (donna d’affari), Justine Wachsberger (infermiera
Mary), Emily Kuroda (signora Chan), Tony De Santis (capo della
sicurezza), Greg Bryk, Heidi von Palleske, Randy Wade Kelley
Durata: 111’
Metri: 3050
Regia: Robert Schwentke
Produzione: Lorenzo di Bonaventura, Mark Vahradian per
Summit Enter tainment/Di Bonaventura Pictures/DC
Entertainment
Distribuzione: Medusa
Prima: (Roma 11-5-2011; Milano 11-5-2011)
Soggetto: tratto dall’omonima serie a fumetti ideata da Warren
Ellis e illustrata da Cully Hamner
Sceneggiatura: Erich Hoeber, Jon Hoeber
Direttore della fotografia: Florian Ballhaus
Montaggio: Thom Noble
Musiche: Christophe Beck
Scenografia: Alec Hammond
Costumi: Susan Lyall
Produttori esecutivi: Jake Myers, Gregory Noveck
Produttore associato:Misha Skoric
Co-produttore:David Ready
Direttori di produzione: Whitney Brown, Edith Leblanc
Casting: Deborah Aquila, Mary Tricia Wood
Aiuti regista: Steve Battaglia, Adam Bocknek, Gary Capo,
Tyler Delben, Myron Hoffert, Grant Lucibello, Melissa McLean,
Andrew M. Robinson
Operatori: Jerry M. Jacob, Thomas Lappin, Jeffrey J. Tufano
Art director: Brandt Gordon
Arredatore: Carolyn ‘Cal’ Loucks
Trucco: Michael Hancock, Patricia Keighram, Gerald Quist, Jordan Samuel
Acconciature: Deena Adair, Patricia Medina, Jennifer Bower
O’Halloran, Donna Spahan
29
Film
rank Moses è un ex agente della
CIA. Nelle sue giornate, scandite con regolarità ferrea e con ritmi che lasciano intuire la disciplina della
vita precedente, l’unico momento piacevole è costituito dalle telefonate con Sarah, giovane impiegata dell’ufficio delle
pensioni (appassionata di romanzi rosa
alla James Bond) con cui flirta ormai da
mesi. Una notte, un commando armato
fino ai denti entra in casa di Frank per
ucciderlo, ma l’ex agente CIA dimostra
di essere ancora un osso duro e riesce a
fuggire.
Convinto che chiunque voglia ucciderlo sappia anche della sua liaison con Sarah, va dalla ragazza e la costringe (letteralmente) a seguirlo. Intanto gli alti vertici della CIA incaricano Cooper, giovane,
tecnologico e ambizioso agente, di far fuori
Moses, il cui fascicolo segreto colloca tra
i RED: “Retired Extremely Dangerous”
(pensionati estremamente pericolosi).
Moses, in fuga dai continui attacchi di
killer puntualmente fatti fuori, rimette insieme la squadra con cui lavorava: il vecchio Joe (arzillo vecchietto ormai in casa
di riposo), Marvin (mitomane convinto di
essere sempre nel mirino, che vive in un
bunker mimetizzato in una palude), Victoria (signora bene che non è riuscita a smettere con il lavoro ed è restata nel giro
F
Tutti i film della stagione
“omicidi&spionaggio” accettando lavoretti occasionali), e l’immancabile ex agente
del KGB prestato ai buoni, Ivan.
Sotto gli occhi prima increduli e poi
entusiasti di Sarah, il team di pensionati
CIA si scontra con l’agenzia e con i killer
che vogliono uccidere Moses a suon di
pallottole, esplosioni, diversivi, dimostrando di non essere affatto in età da pensione.
Seguendo la pista dell’omicidio di una
giornalista che stava indagando su una
strage in Patagonia, Moses scopre che a
volerlo morto non è altri che il Vice Presidente degli Stati Uniti, colpevole di aver
massacrato in gioventù un intero villaggio
e adesso impegnato a cancellare ogni traccia del suo passato: Moses era in Patagonia ed è quindi nella lista dei testimoni scomodi da eliminare.
Dopo inseguimenti, pedinamenti, ricatti psicologici e agguati a sorpresa, Moses
mette il novellino della CIA davanti alla
verità dell’intrigo, lasciandogli la possibilità di chiudere il caso e far fuori la parte deviata dei servizi segreti. Moses può
finalmente tornare alla pensione e dedicarsi a Sarah, ormai definitivamente conquistata.
R
ED è un fumettone divertente e
coinvolgente. Tratto dalla miniserie di graphic novels dello sce-
neggiatore Warren Ellis, il film conserva i
caratteristici tratti delle comic actions di
stampo avventuroso e li amplifica in favore di una narrazione leggera e disimpegnata.
In RED, infatti, non c’è alcun reale
conflitto, a parte quello labile (e mai portato fino in fondo) tra due generazioni differenti (i vecchietti e i novellini della CIA).
Il racconto induce lo spettatore all’evasione pura e riesce a coinvolgerlo in un ritmo serrato di azione senza preoccupazione alcuna: i caratteri dei personaggi,
che gigioneggiano nel proprio ruolo di
eroi, così come i ralenti e l’enfasi delle
scene “di fuoco”, sono dichiaratamente
citazioni parodistiche dei film di spionaggio “seri”.
Se la regia è brava a inquadrare l’action e la spy-story, mutuandone stilemi e
piegandoli alla commedia, altrettanto degni di nota sono gli interpreti stellari: Bruce Willis – impavido osso duro e impeccabile gentleman, Morgan Freeman – simpatico e impenitente casanova in ospizio,
John Malkovich – reduce schizzato e sotto anfetamine, Helen Mirren – elegante ma
spietata dama bianca, e Mary-Louise
Parker – goffa impiegata in cerca di amore e avventura.
Tiziana Vox
COME L’ACQUA PER GLI ELEFANTI
(Water for Elephants)
Stati Uniti, 2011
Arredamento: Jim Erikson
Effetti speciali: Mark Byers, David Burton, Paul Graff
Interpreti: Robert Pattinson ( Jacob Jankowski ), Reese
Witherspoon (Marlena Rosenbluth), Christoph Waltz (August
Rosenbluth), James Frain (custode di Rosie), Paul Schneider
(Charlie O’Brien), Hal Holbrok (Jacob Jankiwshi vecchio), Tim
Guinee (Diamond Joe), Dan Lauria (sceriffo), Tatum Etheridge
(figlia di Jacob), Ken Foree (Earl), Mark Povinelli (KInko), Scott
MacDonald (Blackie), Richard Blake (Grady), Jim Norton
(Camel), Calvin Dean (James), Tracy Phillips (Nell), Liam
Gonzales (figlio di Jacob), Kyle Jordan (Russ), Niko Novik
(William), Phlippe Badreau (Rube), Jim Jansen (Dean Wilkins),
Emerson Brooks (Carson), Stephen Taylor (Wade, Donna W.
Scott (Barbara), Brad Grennquist (Robinson)
Durata: 121’
Metri: 3330
Regia: Francis Lawrence
Produzione: Gil Netter, Ervin Stoff, Andrew R. Tennenbaum
per 3 Arts Entartainment, Crazy Horse Effects, Flash point
Entertainment, Fox 2000 Oucitures
Distribuzione: 20th Century Fox Italia
Prima: (Roma 6-5-2011; Milano 6-5-2011)
Soggetto: tratto dal romanzo”Acqua agli elefanti” di Sara Gruen
Sceneggiatura: Richard La Gravenese
Direttore della fotografia: Rodrigo Prieto
Montaggio: Alan Edward Bell
Musiche: James Newton Howard
Scenografia: Jack Fisk
Costumi: Jaqueline West
Produttore esecutivo: Didier Hoarau
Direttore di produzione: Molly Allen
Casting: Denise Chamian
acob Jankowski è un ragazzo di
origini polacche, studente in medicina veterinaria a pochi esami
dalla laurea. Il tragico incidente in cui perde
entrambi i genitori lo costringe a interrompere gli studi: i debiti del padre e la grande depressione del ’29 rendono per lui impossibile
J
finire gli studi e necessario trovare una casa e
un lavoro. Intenzionato a recarsi in città, come
molti altri ragazzi in quel periodo, Jacob si
mette in marcia seguendo i binari su cui in
una notte di pioggia incrocia provvidenzialmente il treno del Circo Benzini. Il ragazzo ci
salta su, aggrappandosi al vagone con la te30
nacia della disperazione di chi non ha niente
da perdere. Da subito l’accoglienza è tutt’altro che calorosa: la numerosa famiglia del
circo ha già troppe bocche da sfamare. Il nuovo venuto sarebbe senz’altro buttato giù dal
treno come inutile zavorra se non fosse per le
sue competenze veterinarie: ha notato la zop-
Film
pia del cavallo su cui si esibisce Marlena, stella del circo e moglie del padrone (August). Il
cavallo, purtroppo, è ormai da abbattere perché affetto da una patologia incurabile, ma
Jacob si è meritato la possibilità di entrare
nella famiglia Benzini.
Nonostante i tempi duri, o forse proprio per quelli, August, dispotico proprietario e pater familias, ambisce a rendere il
circo Benzini il più famoso di tutti e per
questo taglia ulteriormente gli stipendi e
investe i pochi soldi rimasti nell’acquisto
di Rosie, elefantessa destinata a essere cavalcata da Marlene in un nuovo, spettacolare numero, unico nel suo genere.
Così inizia l’avventura bohemienne di
Jacob: a lui e alle sue conoscenze sugli animali viene affidato l’addestramento di Rosie (venduta come ottusa dal precedente proprietario). Sull’elefante inizialmente sembrano non avere alcun effetto tanto il pungolo che August usa crudelmente, quanto
la pazienza di Jacob e Marlena. Accade per
caso che il giovane veterinario scopra che
Rosie capisce ed esegue perfettamente gli
ordini che le si danno in polacco.
Mentre il circo Benzini fa il tutto esaurito grazie al numero di Marlene, la giovane e infelice moglie del padrone e l’umile e
gentile veterinario si scoprono attratti l’una
dall’altro. Quando August si accorge del
legame tra i due, il tradimento (solo presunto) scatena la sua reazione più violenta:
dà ordine ai suoi scagnozzi di buttare Jacob giù dal treno e picchia Marlena.
Jacob tuttavia torna al circo per salvare
la donna che ama e che si è legata prematuramente all’uomo sbagliato. Quello stesso
giorno alcuni dipendenti di August, stanchi
dei suoi modi autoritari e violenti, aprono le
gabbie degli animali, che irrompono in pista
nel bel mezzo dello spettacolo. Mentre il pubblico fugge in preda al panico, August vede
Jacob e capisce che Marlena è intenzionata
a scappare con lui. Nel parapiglia generale,
August sta quasi per strangolare Marlena,
quando Rosie lo colpisce provvidenzialmente ferendolo a morte (e dimostrando di essere tutt’altro che stupida). Finalmente Marlena e Jacob sono liberi di formare una propria famiglia (con elefante al seguito).
na lunga e prevedibilmente contrastata storia d’amore, questo è
Come l’acqua per gli elefanti, che
Francis Lawrence mette su grande schermo adattando l’omonimo romanzo bestseller di Sara Gruen. Il giovane protagonista, povero, educato e gentile, l’antagonista ricco, possessivo e violento, la bella e
delicata moglie/prigioniera del secondo, che
inevitabilmente scopre con il primo il significato della parola “amore”. Il triangolo reg-
U
Tutti i film della stagione
ge matematicamente, ma di emozioni il film
ne regala pochine. Tutto è sterilizzato dalla
fotografia patinata, dai personaggi che si
appiattiscono sul prevedibile stereotipo (nonostante la buona volontà degli attori), dalla violenza e dalla crudeltà che nel mondo
circense sono credibili, e quasi attesi, ma
che qui appaiono “come da copione”.
Nani, ballerine, donne cannone, animali
maltrattati e in gabbia, la durezza del lavoro:
gli ingredienti per (ri)costruire il meraviglioso
spettacolo del circo ci sono tutti, ma restano
puri elementi d’atmosfera; anche il contesto
della Grande Depressione, che potrebbe acuire l’autenticità del racconto, non riesce a innescare un meccanismo drammatico sufficiente ad appassionare lo spettatore.
Raccontata da Jacob ormai ottantenne e in fuga da una casa di riposo, la romantica storia di d’amore tra lui e Marlena
assume forma di un lungo flash-back, tutto in focalizzazione interna al personaggio e con lo sguardo benevolo dell’anziano che ripercorre la propria vita. Questa
scelta determina un’ulteriore perdita di
potenza narrativa alla storia, ormai chiaramente consegnata al passato. Il mondo
visto con le lenti dell’amore romantico diventa prevedibile e piuttosto banale, nonostante gli spunti del mondo circense in
cui è ambientato, che la sceneggiatura
manca di cogliere.
Tiziana Vox
MALAVOGLIA
Italia, 2010
Regia: Pasquale Scimeca
Produzione: Pasquale Scimeca per Arbash, Classic, Cinecitta Luce, Cinesicilia, in
collaborazione con Rai Cinema
Distribuzione: Cinecitta’ Luce
Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011)
Soggetto: liberamente tratto dal romanzo omonimo di Giovanni verga
Sceneggiatura: Pasquale Scimeca, Nennella Buonaiuto, con la collaborazione di
Tonino Guerra
Direttore della fotografia: Duccio Cimatti
Montaggio: Francesca Bracci
Musiche: Alfio Antico
Scenografia: Paolo Previti
Costumi: Grazia Colombini
Direttore di produzione: Linda Di Dio
Interpreti: Antonio Curcia (‘Ntoni), Giuseppe Firullo (Padron ‘Ntoni), Omar Noto
(Alessi), Doriana La Fauci (Maruzza), Freta Tomasello (Lia), Giovanni Calcagno
(cantastorie), Vincenzo Albanese (commerciante di pesce), Salvatore Ragusa (Michele), Roberta Zitelli (Uzzy), Elena Ghezzi (Mena), Naceur Ben Hammouda (Alfio),
Andrea Paternostro (Michele), Vincenzo Consolo (se stesso)
Durata: 94’
Metri: 2600
31
Film
ortopalo di Capo Passero (Siracusa). ‘Ntoni Malavoglia se
ne sta seduto sul molo a mangiare un panino. Avviene intanto uno
sbarco di clandestini. Uno di essi, Alef,
riesce a fuggire e ‘Ntoni lo salva dal
controllo della polizia. Divide il pane
con lui, poi lo battezza Alfio, trovandogli un alloggio nel vicolo, vicino casa
sua e un lavoro nelle serre. ‘Ntoni appartiene a una famiglia di pescatori, ma
nutre una forte passione per la musica:
la mattina, prima di mettersi in mare
sulla barca Provvidenza, registra i proverbi recitati dal nonno Padron ‘Ntoni
su una base musicale techno. Arriva una
lettera e ‘Ntoni parte per Milano per lavorare. Le sorelle Lia e Mena rimangono in paese, insieme al fratello minore
Alessi, al nonno, al padre Bastianazzo e
alla madre Maruzza. Mena inizia a legare con Alfio. Lia frequenta invece Michele, un ragazzo benestante, ma sospettato di spacciare droga. Il padre Bastianazzo parte con la Provvidenza per una
missione in Africa (deve portarvi dei documenti consegnatigli da un affarista del
paese). Ma la barca fa naufragio e Bastianazzo muore. La famiglia cerca inutilmente un prestito per rimettere in sesto la Provvidenza. Alla fine trova i soldi firmando delle carte all’affarista,
dando come garanzia la propria Casa
del nespolo. ‘Ntoni torna al paese e si
rimette in mare, ma l’esperienza in continente ha cambiato il ragazzo, che litiga con uno dei membri dell’equipaggio
e viene allontanato. ‘Ntoni, ormai irascibile e litigioso, si rifugia nel bar di
Uzzi, con la quale condivide la passione per la musica e dove passa gran parte delle sue giornate. La Provvidenza
viene intanto sistemata, mentre Maruzza inizia a dare i primi segni di pazzia.
‘Ntoni si ravvede e torna in mare col
nonno e il fratello Alessi. Una sera, mentre sono in mare, vengono sorpresi da
una tempesta: loro si salvano, ma la barca è nuovamente distrutta e Padron
‘Ntoni rimane ferito. ‘Ntoni si ubriaca
da Uzzi. Alessi va a correre da solo in
una pista di go-kart. A causa dei debiti,
la famiglia è quindi costretta a lasciare
la Casa del nespolo. ‘Ntoni invia una
canzone a una radio, poi attacca Michele, che è insieme a Lia e gli ruba pistola
e auto. Michele è, in realtà, un poliziotto infiltrato tra gli spacciatori. I poliziotti arrestano Alfio, perché non ha i
P
Tutti i film della stagione
documenti e poi ‘Ntoni. I due si ritrovano insieme in cella. Pregano. Epilogo:
alla radio passa la canzone di ‘Ntoni,
con la sua musica e i proverbi recitati
dal nonno. Titolo: “Proverbi”. La conduttrice ne parla come della canzone
dell’anno, il brano che ha vinto il Festival dei due mari. È uscita la notizia che,
con il premio in denaro ottenuto, ‘Ntoni
ha ricomprato la Casa del nespolo, ha
fatto aggiustare la barca di famiglia, la
Provvidenza, ed è ritornato a fare il pescatore. Si apre quindi il sondaggio:
“Voi che ne pensate della sua scelta?
Pensate che è uno che ha capito la vita,
oppure è uno scemo?”. Mena intanto ha
avuto un figlio. Padron ‘Ntoni cammina
con Maruzza al tramonto.
ilm di stridenti contrasti, il regista
Pasquale Scimeca si misura in
Malavoglia con il romanzo simbolo della stagione verista, riadattandolo
tuttavia in chiave moderna. È un film di
sperimentazione, che mostra il volto di
una Sicilia arcaica e retrograda, a confronto però con i temi e i problemi della
più spinta attualità (l’immigrazione, il
precariato, la malavita). In un’epoca di
perfezione estetica, quasi si fatica ad
adattarsi al volto adusto e rugoso di
padron ‘Ntoni, a ragazze non truccate,
donne dai capelli scarmigliati e con i visi
stravolti. Non è un’estetica del brutto ma,
per un pubblico abituato a pellicole alla
moda, il crudo realismo di quest’opera
è come un pugno. Non solo nelle immagini, ma anche nei suoni, per via di un
insistito dialetto siculo (il film è sottotitolato in italiano), che anche l’immigrato marocchino ‘Alfio’ prende a parlare,
non avendo altri maestri. Muore Bastianazzo, ma la famiglia non si sfalda, anzi
si riaggrega attorno al roccioso padron
‘Ntoni e redime anche chi sta per perdersi, come il nipote ‘Ntoni che, dopo
aver respirato l’aria di Milano, torna cambiato e viene a scontrarsi con idee e valori arcaici.
Agli interni poveri e asfittici sono
contrapposti esterni meravigliosi, come
il mare in tempesta, che insieme alla musica è uno dei protagonisti della pellicola. Il film si fonda infatti su una colonna
sonora alquanto caratteristica e che
crea atmosfera, oltre che su silenzi prolungati e profondissimi, come se le scene andassero completate dalle intuizioni dello spettatore. Apprezzabile il cam-
F
32
meo in cui lo scrittore Vincenzo Consolo, nel ruolo di se stesso, s’incontra con
padron ‘Ntoni. “Ho sempre pensato di
scrivere un racconto sulla Provvidenza.
Chissà cosa voleva significare Verga,
dando questo nome, Provvidenza?”,
chiede Consolo. “Un nome di buona fortuna”, ribatte il vecchio patriarca. Vi sono
primi piani intensi e l’interpretazione
magistrale di una Maruzza che appare
come una Baccante, nei suoi incubi e al
suono dei tamburi. E in effetti trapela a
tratti l’impianto tipico di una tragedia
greca, con le irrisolte contraddizioni dell’esistenza e dei che pare s’incattiviscano sui destini di una povera famiglia di
pescatori siciliani. Inquadrature strette,
primi piani penetranti, forti di un’espressività tipicamente sicula, per una recitazione che appare in certi istanti poco
convincente, ma gli attori (non professionisti) in effetti non recitano: sono dei
caratteri che interpretano se stessi alle
prese con la vita reale, le difficoltà e il
fatalismo tragico di una terra che poche
opportunità riserva ai suoi figli. Anche
gli amori e i flirt adolescenziali sono tormentati, in quanto vi sono le apparenze
da salvaguardare, perché la gente parla, in questo Sud periferico, povero e abbandonato, avaro e ingiusto nei confronti
dei suoi abitanti, specie le nuove generazioni e i migranti che vi approdano in
barca, presi dalla disperazione della
fuga. È una terra, però, la Sicilia, dalla
quale si parte, o si fugge, ma alla quale
inevitabilmente si ritorna... Già, perché
il film ha un finale di riscatto: la Provvidenza non ha resistito alle tempeste del
mare, ma i Malavoglia s’impongono sulle
tempeste del vivere. Mare e musica: elementi entrambi fluttuanti, furia incontrollabile il primo, materia continuamente
modificata dalla volontà umana l’altra,
fino a divenire elemento di riscatto nel
mare di un destino avverso. La canzone
del ventenne ‘Ntoni, in cui l’antica saggezza popolare si fonde a musica ultramoderna, spopola e assicura al ragazzo una cospicua rendita, che lui però
reinveste per riacquistare la casa di famiglia, rimettere in sesto la barca e tornare in mare. Perché ci si può illudere
del clamore e lottare affinché la realtà
cambi, ma al proprio destino non si sfugge.
Luca Caruso
Film
Tutti i film della stagione
CIRKUS COLUMBIA
(Cirkus Columbia)
Bosnia-Erzegovina/Francia/Gran Bretagna/Germania/Slovenia/Belgio, 2010
Costumi: Jasna Hadziahmetovic Bekric
Co-produttori: Gehrard Meixner, Miroslav Mogorovich, Roman
Paul
Casting: Sara Isa Djukanovic
Trucco: Martina Sibic-Dodovic
Interpreti: Miki Manojlovic (Divko Buntic), Mira Furlan (Lucija),
Boris Ler (Martin), Jelena Stupljanin (Azra), Milan Strljic
(Ivanda Ranko), Mario Knezovic (Pivac), Svatislav Goncic
(Savo), Almir Mehic (Bill), Mizra Tanovic (Antisa), Miralem S.
Zubcevic (Leon), Slaven Knezovic (Miro), Sead Bejtovic
(Staklar)
Durata: 113’
Metri: 3100
Regia: Danis Tanovic
Produzione: Marc Baksic Camo, Marc Bashet, Cedomir Kolar,
Mirsad Purivatra per 2006 ASAP Film Autonomous, Studi Mai
Film, Man’s Film Productions con collaborazione con Canal
+, Rai Cinema, Eurimages, Arechibald Films
Distribuzione: Archibald Film
Prima: (Roma 27-5-2011; Milano 27-5-2011)
Soggetto: dal romanzo omonimo di Ivca Dikic
Sceneggiatura: Danis Tanovic, Ivca Dikic
Direttore della fotografia: Walther van den Ende
Montaggio: Petar Markovic
Musiche: Crisoph Blaser, Steffen Kamles
Scenografia: Dusan Milavec, Sanda Popovic
osnia, 1991. Divko Buntic torna
dalla Germania dopo venti anni
di esilio, in compagnia di una
giovane e appariscente ragazza di nome Azra
e del suo fedele gatto nero Bonny. Ora che,
con la caduta del muro di Berlino è finito il
comunismo e ha accumulato una discreta ricchezza, l’uomo vuole trascorrere una vita
tranquilla nel suo paese d’origine.
Pretende con la forza la restituzione della casa dove abita la prima moglie, Lucija:
con l’aiuto del sindaco, caccia infatti la donna e il figlio Martin, da poco chiamato alle
armi e alla disperata ricerca di un contatto
radio con l’America. Per completare il suo
piano di vendetta contro l’ex consorte, rileva quindi il suo negozio di parrucchiera (che
regala alla nuova compagna) e cerca perfino di allontanarla da Martin, convincendo
quest’ultimo a trasferirsi da lui.
Intanto, nel villaggio si registrano i primi episodi di intolleranza e corruzione che
porteranno alla guerra fra serbi e bosniaci: l’ex sindaco comunista Leon viene aggredito da una banda di irregolari; mentre, il capitano della caserma, Savo (amico e confidente di Lucija nei lunghi anni
di assenza del marito), viene invitato a sposare la “vantaggiosa” causa serba da un
capo dell’esercito jugoslavo.
Un giorno, Bonny scappa dal lucernario di casa. Divko, sull’orlo della pazzia,
decide di mettere addirittura un’ingente taglia in marchi tedeschi per chi glielo riporterà indietro. L’uomo, impegnato a ritrovare il suo gatto, non si accorge che tra
il figlio ed Azra sta nascendo l’amore.
Martin viene arrestato dal suo migliore amico, Pivac, arruolatosi in un’unità paramilitare che combatte in difesa della Croazia. Il padre riesce, però, a farlo liberare
e a ricondurlo sano e salvo dalla madre.
B
Prima che le milizie armate facciano irruzione nella propria casa, aiuta sua moglie,
il figlio, la compagna ed il capitano Savo
a fuggire all’estero.
o Man’s Land, Triage, Cirkus Columbia. La trilogia sul conflitto
nell’ex Jugoslavia di Tanovic è
un viaggio di ricognizione nel “buco nero”
della storia recente dell’Est Europa, che,
a distanza di 20 anni dal suo tragico inizio,
grava ancora sulla coscienza di chi non
fece abbastanza per evitarlo (l’Onu, la Nato
e l’intera comunità internazionale).
Nel terzo capitolo, Cirkus Columbia,
Tanovic lavora lungo le crepe squarciate
dal (sempre labile) ricordo involontario, per
colmare un vuoto a lungo sedimentatosi e
sottrarlo al rischio dell’oblio. Non ripercorre le fasi della contesa fratricida, né indaga i motivi all’origine dello sfaldamento di
una nazione. Né, tanto meno, mostra i primi frangenti bellici.
Prima che quel perimetro di terra compreso tra la Serbia e la Bosnia si tramuti in
teatro di scontri per tre lunghi anni, meglio
preservare il ricordo di un’umanità ancora
integra, solidale e felice. L’obiettivo del regista “sorprende” i suoi personaggi proprio
in quel particolare momento che precede
l’avvento improvviso di qualcosa dalla portata incommensurabile.
Qualcosa dal respiro universale, in cui
si possono riconoscere tanti altri scenari
bellici moderni, non ultimo quello recente
della Libia. Una tragedia umana, insomma, tristemente condivisa in tutto il mondo.
La dissestata famiglia Buntic riscopre
il vincolo della solidarietà, paradossalmente, proprio grazie alla guerra. Nell’illusione
di catturare, di nuovo, quel prima. Di non
N
33
vedere svanire sotto i colpi delle granate
la pacifica ordinarietà di un tempo.
Il gatto nero di Divko, portato al guinzaglio (!), diventa la proiezione della propria
immagine sbiadita da riabilitare agli occhi
della gente. L’oggetto perduto a cui dare la
caccia (irresistibili le scene in cui lo scemo
del villaggio si presenta alla porta del proprietario con l’animale sbagliato!).
Il felino non farà infatti mai ritorno dal
suo padrone, perché forse il passato, prima ancora che dalla bufera della Storia,
è già stato spazzato dalla stagione dei
rancori. Mentre apparirà ai giovani Martin e Azra, nell’istante in cui i loro corpi
si avviluppano clandestinamente nella foresta.
In Cirkus Columbia un piccolo paese
bosniaco, da microcosmo a parte, ignaro o
meglio incredulo dell’imminente guerra civile (anche in La vita è un miracolo di Kusturica c’è una simile distorta percezione
della realtà), si erge a metafora di un destino votato all’odio e alla sopraffazione.
Vendetta, arroganza, orgoglio, avidità
si insinuarono letalmente tra le genti, propagandosi come un veleno che divide e
distrugge famiglie e relazioni umane. Questo fu il vero incipit della polveriera balcanica.
Come nel film premio Oscar No Man’s
Land, dove lo spazio del conflitto era quello angusto della trincea, Tanoviæ smaschera la follia e l’insensatezza delle rivalità etniche. L’assurdità e la banalità del
Male, che si annida nell’anima di popoli
abituati a co-abitare in una realtà multireligiosa. Due grandi gruppi che convivevano
nella Bosnia orientale, serbi e musulmani,
si scoprono nemici. L’uomo della porta accanto può trasformarsi in un guardiano di
campo, in un torturatore.
Film
Partendo da una traccia realistica e riconoscibile, Tanoviæ sceglie di immettere
la narrazione sui binari del tragicomico of-
Tutti i film della stagione
frendo la parte del mattatore a uno straordinario Miki Manojlovic (senza per questo
concedersi gli slanci immaginifici o circen-
si, né gli eccessi da slapstick comedy di
Kusturica in Underground). Tutto ciò per
mostrare quanto, a volte, può essere ridicola e futile l’affannosa difesa dei propri
beni materiali dinnanzi allo spettro di un
genocidio
Non si può non ricordare una delle primissime scene, quando la moglie tira un
secchio d’acqua bollente ai poliziotti che
vogliono sfrattarla e poi, subito dopo, lancia dalla finestra una pomata per scottature nel tentativo di soccorrerli!
Oppure la bellissima sequenza finale,
che potrebbe anche essere un ricordo o
un sogno. Dopo la guerra, Lucija ritorna
dalla Germania ripetendo lo stesso identico viaggio del marito (a suo tempo scappato per non essere arruolato nell’esercito): entrambi, sorridenti e spensierati, salgono su ciò che rimane di una giostra. La
ruota gira ed il movimento incessante della vita riprende.
Diego Mondella
SILVIO FOREVER
Italia, 2011
Regia: Roberto Faenza, Filippo Macelloni
Produzione: Andrea Gnesutta per Ad Hoc Film
Distribuzione: Lucky Red
Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Gianantonio Stella, Sergio Rizzo
Montaggio: Riccardo Cremona, Anna Zanconato
Coordinamento ricerche archivi: Cristina Rajola
Ricerche archivi: Arnaldo Donnini, Chiara Capparella
Art director: Edoardo Campanale
ianantonio Stella e Sergio Rizzo,
autori di libri sulla drammatica
realtà del nostro Paese come “La
Casta” e “La Deriva”, qui come sceneggiatori, Roberto Faenza ancora in odore
di quel sessantottismo demoniaco che gli
fece scontare quindici anni di esilio per
quel Forza Italia del 1977 (guarda che titolo!) dedicato alla DC e Filippo Macelloni, registi hanno realizzato questo documentario di montaggio utilizzando solamente pezzi di repertorio. Le fonti sono gli
archivi della RAI, a cui si sono rivolti con
grande prudenza (con Mediaset non ci
hanno nemmeno provato) e le ore e ore di
conversazioni registrate tra Paolo Guzzanti e Berlusconi con la possibile finalità di
una biografia ufficiale, poi mai realizzata.
Quando il sonoro originale non era accet-
G
Voce: Neri Marcoré
Collaborazione: Massimo Fiocchi
Coordinamento Post-Produzione: Monica Verzolini
Interpreti: Silvio Berlusconi, Rosa Bossi Berlusconi, Ugo
Gregoretti, Roberto Benigni, Mike Bongiorno, Raimondo
Vianello, Dario Fo, Noemi Letizia, Indro Montanelli, Marco Travaglio
Durata: 85’
Metri: 2330
tabile, gli autori hanno utilizzato Neri Marcorè che ha rifatto la voce di Berlusconi
ripulendola però da ogni intenzione comica o allusiva, pervenendo così, nei limiti
del possibile, a una sorta di clonazione
vocale.
Silvio Berlusconi quindi in toto, dall’inizio a oggi: il salvataggio della sorellina caduta nel latte; i compiti passati ai
compagni dietro pagamento (ma se prendevano cinque il piccolo Berlusconi restituiva i soldi); la prima occupazione
come agente immobiliare quando trascinava i parenti a fare la parte degli acquirenti per accrescere l’interesse verso
un appartamento; l’esperienza sulle navi
da crociera come intrattenitore musicale; l’apertura delle televisioni private e
il lancio delle trasmissioni con le ragaz-
34
ze spogliate; la forzatura sull’uso delle
frequenze ottenute con leggi amiche grazie alla vicinanza con i potenti come Bettino Craxi; l’acquisto del Milan e la costituzione di una squadra imbattibile,
senza badare a spese, in Italia e nel mondo; le molteplici apparizioni televisive;
i processi a cui i giudici milanesi tentano da anni di farlo partecipare; lo stuolo di avvocati, portaborse, cortigiani e
yesmen; il terremoto dell’Aquila, il ferimento a Piazza del Duomo; gli scandali
sessuali; la compravendita degli avversari in Parlamento.
Il tutto punteggiato dalla libera sfrontatezza di Fo, Benigni, Luttazzi e Travaglio che sembrano gli unici e ultimi ostacoli all’avanzata schiacciasassi di un’armata che non fa prigionieri.
Film
ensavamo di vedere un filmato
anti-Berlusconi che volesse rinfocolare l’odio e il disprezzo di chi
lo odia e lo disprezza e aprire gli occhi a
chi non riesce ancora a odiarlo né a disprezzarlo.
No, non è stato così. È stato peggio.
Il documentario è stato realizzato e
proposto con acutezza politica e sociale
e con sapienza cinematografica dagli autori in maniera semplice (si fa per dire se
si pensa alle migliaia di ore di filmati e
registrazioni rivisti, riconsiderati, rielaborati, montati e rimontati etc) e partendo
da un’intuizione davvero geniale: eliminare ogni voce in terza persona, ogni commento da programma serio da terza serata televisiva e far raccontare tutto da
Berlusconi stesso in prima persona, supportato, come abbiamo detto, da Neri
Marcorè; non pretendere di tenere sotto
controllo e in binari prefissati l’argomento, enorme, elefantiaco nel suo continuo
debordare da vent’anni, né pretendere di
scovare chissà quali segreti nella costituzione del network televisivo o nel groviglio giudiziario.
Il titolo intanto che già nella particolarità della sua costituzione avrebbe dovuto
metterci in guardia: Silvio Forever, due
parole, non tre se fosse stata seguita formalmente la grammatica inglese Silvio for
ever, ma due e con la seconda maiuscola,
a rappresentare un nome e un cognome
da intrattenitore da avanspettacolo, da
cantante di bassa ribalta, utilizzato tra un
numero e l’altro per non fare rumoreggia-
P
Tutti i film della stagione
re troppo il pubblico, un petomane, un barzellettiere capace di suscitare la famosa
“gattata” cioè il lancio di gatti morti sul palcoscenico delle sale romane dell’avanspettacolo, che avveniva quando la miseria
dello showman toccava il fondo dell’abiezione. Alberto Sordi è stato un grande
maestro nell’illustrarci tutto questo e grande sarebbe stato a interpretare questo film
come attore vero e proprio.
Risultato, anzi, risultati perché sono
due.
Il primo è il trionfo del ridicolo che immagine dopo immagine Sivio Berlusconi
tratteggia, costruisce, ingrandisce come un
magma che lievita fangoso nel gonfiare,
accrescere, enfatizzare qualsiasi cosa tocchi, come un Mida della dimensione: da
una, in fin dei conti, giusta emancipazione
e liberalizzazione dei programmi televisivi, ingessati in un puritanesimo bacchettone, alla catasta di nudi femminili in cui il
mondo della donna ha smarrito (non avendone capito subito la portata) e confuso la
propria identità, le proprie idee, le proprie
conquiste; le case, le ville, le magioni, i
castelli, i manieri da uno a trenta; il denaro
dimensionato non secondo una “normale”
grande ricchezza, ce ne sono tanti di ricchi e ricchissimi nel mondo, ma soldi a
montagne, pubblicizzati, mitizzati, idolatrati, esposti; e infine lo charme che Silvio
racconta di possedere nella compiaciuta
felicità di se stesso, di essere così quando
spiega i “meccanismi” segreti per sedurre
le donne, anche queste tante, tantissime,
a mucchi come le decine, centinaia di ra-
gazze che popolavano le cene di Arcore
al ritmo di uno squallido refrain vecchio
quanto il mondo.
Secondo risultato: lo sgomento che
prende il cuore dello spettatore alla fine
del filmato, un distillato di tristezza che
squarcia il fondo dell’animo nello svelare
a se stessi il riconoscimento che Berlusconi non è la causa, ma la conseguenza di
un quadro sociale che non lascia scampo:
è l’Italia questa, siamo noi, lo abbiamo
sempre desiderato, atteso e sognato;
ognuno di noi nel mondo del lavoro o in
qualsiasi livello delle relazioni umane ha
incontrato tanti berlusconi che ancora non
sapevano di esserlo e che avevano bisogno solo di legittimazione e di rappresentatività. Ma ce le ricordiamo le torme di
pseudodemocristiani baciapile intorno ai
consessi dorotei? E nei film Luce degli anni
’30 i poveri gerarchi, mezzi gerarchi, adepti, battimani e servi che nelle riunioni paramilitari cercavano di saltare nei cerchi di
fuoco con tanto di pancia e pappagorgia?
Ma sono sempre qui, lì, immutabili, siamo
noi, Berlusconi non ha manipolato né plagiato il Paese ma ne ha soltanto intercettato al momento giusto le pulsioni, gli umori, gli istinti più bassi e gli ha rivenduto a
prezzi mostruosi una bella patacca fatta
di menzogne, di impegni disattesi, di promesse tradite, di giocattoli di latta, di paccottiglia volgare.
Lo sappiamo, lo sanno tutti, ma siamo
Italiani, Viva l’Italia.
Fabrizio Moresco
FROZEN
(Frozen)
Stati Uniti, 2010
Casting: Nancy Nayor
Aiuti regista: Craig Borden, Jason Richard Miller, Aaron
Walters
Operatori: Brian Sullivan, Brian Wilcox
Art director: Richard T. Olson
Supervisore effetti speciali trucco: Chris Hanson
Effetti speciali trucco: Greg T. Moon
Coordinatore effetti speciali: Dean W. Miller
Supervisore effetti visivi: Tyler A. Hawes
Interpreti: Kevin Zegers (Dan), Shawn Ashmore (Lynch),
Emma Bell (Parker), Ed Ackerman (Jason), Rileah Vanderbilt
(Shannon), Adam Johnson (Rifkin), Chris York (Ryan), Kane
Hodder (Cody), Peder Melhuse (autista), John Omohundro
(James), Will Barratt (Sullivan), Adam Green, Joe Lynch (uomini sulla seggiovia), Cody Blue Snider, Dee Snider
Durata: 93’
Metri: 2580
Regia: Adam Green
Produzione: Peter Block, Cory Neal per A Bigger Boat/
ArieScope Pictures
Distribuzione: M2 Pictures
Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Adam Green
Direttore della fotografia: Will Barrat
Montaggio: Ed Marx
Musiche: Andy Garfield
Scenografia: Bryan McBrien
Costumi: Barbara Nelson
Produttori esecutivi: Michael Hogan, John Penotti, Tim
Williams
Co-produttori: Amanda Essick, Jason Richard Miller, Mark
Ward
Line producer: Don Schain
Direttore di produzione: Shauna Miller
35
Film
na piccola comitiva di amici è
in montagna a sciare: i due fidanzati Dan e Parker, insieme
a Joe. D’improvviso l’impianto di risalita s’arresta e i tre rimangono sospesi.
Poi riparte. Joe è un bravo sciatore.
Parker e Dan vanno invece in snowboard, ma lei ha ancora molto da imparare. Dapprima, Joe è un po’ polemico e si
lamenta con Dan di aver portato Parker
con loro, ma poi i tre legano. Joe conosce frattanto la bella Shannon. Quella
sera l’impianto ha chiuso prima, perché
sta arrivando una tempesta. Ma i tre, che
la mattina hanno dato 100 dollari sottobanco all’addetto dell’impianto per gli
skipass, lo convincono a lasciarli passare per un’ultima discesa. Si siedono sul
sedile della seggiovia e partono. La guardia deve scappare via e si fa sostituire
da un collega, cui raccomanda di attendere gli ultimi tre sciatori. Vedendo arrivare un terzetto, quello crede siano i
tre amici: sciaguratamente blocca l’impianto e loro rimangono lassù. Dapprima i tre parlano nervosi, quindi iniziano
ad avere freddo. Vengono spente tutte le
luci e i tre cominciano a urlare e a disperarsi. Provano a ragionare, ma è domenica sera e temono di rimanere lassù
fino al venerdì successivo, quando riapriranno le piste. La luna viene coperta
dalle nuvole, ha inizio una bufera di
neve. Arriva un mezzo spalaneve, ma non
li vede e torna indietro. Cercano di farsi
coraggio, di parlare d’altro, ma insorge
in loro la paura di morire. Siccome stanno iniziando a congelare, Dan decide di
buttarsi di sotto. Ma, a causa dell’altezza elevata, si spezza le gambe e rimane
bloccato per terra, sanguinante e con le
ossa di fuori. In lontananza si avvertono
degli ululati. Joe vorrebbe arrampicarsi
per raggiungere un pilone, scendere e
correre in aiuto di Dan, ma è tutto ghiacciato. Dan si trova intanto un lupo davanti, riesce però a metterlo in fuga. Dan
non si sente più le gambe, a Parker si
sta congelando il volto. Joe prova di nuovo ad arrampicarsi, mentre i cavi gli
tranciano i guanti e gli fanno sanguinare le mani. In quel frangente arriva un
branco di lupi, che divora Dan. Joe impedisce a Parker di guardare lo strazio
del suo fidanzato. Urlano tutti disperati.
Più tardi Parker rimprovera a Joe di non
aver impedito a Dan di buttarsi, ma lui
non lo accetta: lei non lo ha fermato, né
ha proposto nulla, lui era suo amico da
una vita. Joe osserva che la ragazza
avrebbe preferito ci fosse lui laggiù, aggiungendo che se non fossero stati tutto
il giorno a guardare lei che cadeva sulla
U
Tutti i film della stagione
pista, avrebbero sciato tranquilli e a quest’ora sarebbero a casa. Se lei per una
volta fosse rimasta a casa, invece d’infilarsi in ogni aspetto della vita di Dan, il
suo migliore amico sarebbe ancora vivo.
Invece ora è morto. Poi i due si scusano
vicendevolmente e si abbracciano. Si fa
giorno, esce il sole, ma il luogo è ancora deserto. Parker ha una mano assiderata. Si fa la pipì addosso. I due chiacchierano, si raccontano aneddoti, quello che faranno appena tornati giù... Joe
si arrampica nuovamente, raggiungendo il sedile più indietro, devastandosi le
mani. Il sedile su cui è rimasta Parker
sta invece per cadere. Sotto si raduna un
branco di lupi famelici. Joe riesce a scendere a terra e viene aggredito dai lupi.
Li mette in fugga colpendoli colla paletta da sci, poi scia di corsa verso la base,
inseguito dai lupi. Parker rimane sola sul
sedile pendolante. Si fa sera, poi notte.
La mattina dopo, quando si risveglia, è
ancora sola. Si dimena. Il sedile cede,
ma con gradualità, e lei cade dolcemente per terra. Il sedile però le arriva addosso e la ferisce a un piede. Striscia sul
manto bianco per un lungo tratto. Poi si
trova innanzi del sangue sulla neve e il
corpo sbranato di Joe, con un branco di
lupi sazi intorno. Va avanti. Arriva a una
strada. Passa un’auto ma non la vede.
Riprende intanto a nevicare. Arriva
un’altra auto. Un uomo la soccorre e la
carica in auto per portarla in ospedale,
osservando: “Andrà tutto bene, andrà
tutto bene”. Lei, come assente, avverte
la voce di Dan ripetere: “Andrà tutto
bene, amore mio. Andrà tutto bene”.
I protagonisti del film compaiono
fin dalle prime scene: un impianto di risalita, montagne innevate,
tre ragazzi... Quella che sembra una serena giornata di relax tra amici si trasforma
però in un incubo, quando scende la notte
e monta la bufera, sospingendo gli stessi
spettatori a un interrogativo inquietante: ‘E
se succedesse a me, cosa farei?’.
Il film è una meditazione sull’assurdità
e la fragilità dell’esistenza: una serie di sfortunati casi costringe tre ragazzi in condizioni estreme. Loro s’industriano in ogni
modo per fronteggiarle – è un insopprimibile istinto di sopravvivenza ad animarli –,
ma soccombono infine alle forze di una
natura avversa. La neve, che fiocca copiosa, copre e nasconde quel che resta del
corpo di Dan. I lupi, a loro volta, divorano
Joe. È la natura che riprende possesso di
quanto le è proprio e silenziosamente si
vendica degli sfregi ai quali gli uomini la
sottopongono.
I
36
La vita umana è davvero appesa a
un filo, in questo caso a dei cavi. Premonizione della tragedia si era avuta la mattina, quando l’impianto s’era arrestato
per alcuni minuti. Oltremodo profetica è
poi la discussione che i tre fanno la sera,
su quale possa essere la morte peggiore, poco dopo che l’impianto si è bloccato. Misto di thriller di sopravvivenza con
lievi accenti horror (le ossa spezzate che
fuoriescono dal corpo di Dan), il film presenta suggestivi squarci paesaggistici,
d’una natura destinata però a rivelarsi
crudele.
Alcune leggerezze giovanili che sembrano dapprima trascurabili, si riveleranno invece fatali: l’inesperienza (Parker non
sa sciare), l’imperizia (mettersi sulla funivia nonostante stia per chiudere). Riaffiorano tutte con rancore mentre la tragedia
si consuma. Dan e Joe, oltre che amici fin
dall’infanzia, sono abili sciatori, Parker invece no. I due ragazzi hanno il desiderio
di un’ultima sciata, ma una discesa vera,
liberatoria, non compromessa dagli schiamazzi di Parker. Se Parker fosse rimasta
a casa, questo non sarebbe successo. Poi
le invettive e le rimostranze tra Parker e
Joe cedono il posto alla disperazione,
malcelata nei discorsi dei due giovani sopravvissuti, che si narrano episodi del loro
passato e ancora agognano un futuro, più
per darsi coraggio che per reale convinzione.
I tre caratteri dei protagonisti sono ben
delineati: la coppia di fidanzati insieme all’amico del cuore di lui, risentito dall’intrusione della ragazza tra sé e Dan in un contesto – la vacanza sulla neve – al quale lei
è estranea e per l’essere quindi relegato
al ruolo di ‘terzo incomodo’.
I ragazzi danno prova di una spiccata vitalità, pur all’interno di una situazione bloccata: la montagna che pare dormire sotto il soffice manto bianco della
neve, e un impianto di risalita sul quale
sono prigionieri. Altrettanto dinamismo si
manifesta nei loro antagonisti: un branco di lupi feroci, che fa strazio di Dan e
Joe. Lo spettatore è raggelato: per via di
una serie di banalità, i protagonisti si ritrovano senza vie d’uscita, se non la
morte. Rimane solo Parker, tramortita da
un’esperienza che non potrà mai dimenticare, perché cicatrici le rimangono sul
corpo e nell’anima, che ode, come quella di un fantasma lontano, la voce dell’amato Dan che le ripete come una rassicurazione drammatica “Andrà tutto
bene”.
Luca Caruso
Film
Tutti i film della stagione
SE SEI COSÌ, TI DICO DI SÌ
Italia, 2011
Regia: Eugenio Cappuccio
Produzione: Antonio Avati, Pupi Avati per Duea Film, in collaborazione con Medusa Film
Distribuzione: Medusa
Prima: (Roma 14-4-2011; Milano 15-4-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Claudio Piersanti, Eugemio
Cappuccio, Antonio Avati
Direttore di produzione: Critina Bravini, Gianfranco Musiu
Direttore della fotografia: Gian Filippo Corticelli
Montaggio: Fabio Nunziata
Musiche: Francesco Cerasi
Scenografia: Giuliani Pannuti
Costumi: Maria Massari, Stefania Consaga
avelletri, piccolo paesino della
Puglia. Un tizio con una bella
macchina è alla disperata ricerca di Piero Cicala, cantante di successo
degli anni ’80 ormai in pensione. Nessuno sembra sapere dove sia, ma, alla
fine, qualcuno lo indirizza al ristorante
“Al polpo re”. Qui si scopre che il misterioso personaggio sta cercando l’uomo per fargli una offerta e che questi lavora per un’agenzia di spettacolo. La
proprietaria del locale, nonché ex moglie di Cicala, è scettica riguardo alla
proposta e si ostina a sostenere la tesi
che il coniuge sia passato a miglior vita.
Sarà il cuoco a intercedere presso la donna e a convincerla a raccontare tutta la
verità all’impresario. Qui si scopre
l’astio che la signora cova per lo show
business, che ha sfruttato lei e Piero per
poi abbandonarli ai debiti e all’improvviso anonimato. Proprio mentre la donna intima di lasciarli in pace, arriva, in
sella a una vespa mezza scassata, il redivivo cantante. Egli non fa nessuno sforzo per celare il proprio scetticismo e rancore nei confronti del mondo impersonato dall’impresario, dicendogli a chiare
lettere che questi ha fatto un viaggio a
vuoto e che mai e poi mai canterà la sua
vecchia hit Io, te e il mare alla trasmissione di Rai Uno intitolata I migliori
anni. L’unico a essere entusiasta è il suo
amico Gianni Ciola che, insieme al defunto Vito Corrente, era suo partner nel
terzetto “I magnifici C.C.C.”. Anche i dipendenti del ristorante non si sentono di
scoraggiare Piero, ma l’ostacolo maggiore è rappresentato dalla moglie, pron-
S
Effetti speciali: Justeleven
Trucco: Luigi Rocchetti
Interpreti: Emilio Solfrizi (Piero Cicala), Belen Rodriguez (Talita
Cortes), Iaia Forte (Maria), Roberto De Francesco (Gustavo
Bacelli), Salvatore Marino (Amed), Toto’ Onnis (Gianni Ciola),
Manuela Morabito ( Arianna ), Fabrizio Buompastore
(emissario), Gaetano D’Amore (Vincenzo Corrente), Azzurra
Mar tino ( Giusy ), Pinuccio Sinisi ( Superman ), Justin
RosniakFrancesca Falella ( Terry ), Eleonora Albrecht
(MIchelle), Gianni Colajemma (MIchele), Carlo Conti (se stesso)
Durata: 100’
Metri: 2750
ta a denigrare ogni qualsivoglia possibilità che l’ex marito torni a calcare le
scene a sessanta anni. In fondo, però,
Cicala è tentato, sebbene i suoi sogni siano legati alla canzone Amami di più,
che secondo Gianni, porta sfortuna in
quanto ha decretato la fine delle loro
carriere, oltre a essere coincisa con la
morte di Vito. Dopo un lungo travaglio
interiore, Piero prende la tanto attesa
decisione e si presenta nel cuore della
notte alla bottega di Gianni (ora barbiere) per dire all’amico che ha intenzione
di accettare e per migliorare il look. L’ex
socio riesce a fare un ottimo lavoro su di
lui, grazie ai ferri del suo nuovo mestiere: tinte e tupè posticci. Il giorno seguente, Piero è in viaggio con l’impresario
Fabrizio alla volta di Roma, dove soggiornerà nel lussuosissimo hotel Exedra.
Poco dopo, tra le urla dei fans e i flash
dei fotografi, fa il suo arrivo la capricciosa diva Talita Cortes, famosa regina
del gossip mondiale, giunta nella capitale per il lancio di un nuovo profumo.
Infastidita da una domanda poco opportuna rivoltale da un giornalista, Talita
fugge dalla conferenza stampa e, inseguita dai giornalisti, si rifugia proprio
nella stanza di Cicala. Alla vista di quello
strambo individuo, Talita è a dir poco
affascinata, tanto da prenderlo in simpatia e da far scattare qualcosa di sopito all’interno dell’uomo. Quest’ultimo si
sente d’improvviso gratificato, riuscendo a trovare in sé la giusta carica per
l’imminente esibizione. Ormai pronto,
Cicala esce dalla stanza per raggiungere Fabrizio, ma lo aspettano al varco uno
37
stuolo di giornalisti che vogliono sapere
come mai Talita fosse nella sua stanza.
Il protagonista glissa visibilmente infastidito dalla cosa e parte verso gli studi
della RAI. Intanto al suo paese natio,
tutto è organizzato per l’occasione e il
ristorante “Al polpo re” è gremito di
gente pronta a osannare/criticare il conterraneo. Mossa dalla curiosità, Talita
si sintonizzata sul programma all’interno della sua stanza d’albergo, mentre è
immersa nella vasca. Prima dell’esibizione di Cicala, va in onda un servizio
di cronaca rosa che ipotizza in qualche
modo una relazione tra il cantante e Talita, servizio che getta lo scompiglio nel
ristorante. Giusto il tempo di una breve
intervista da parte del conduttore Carlo
Conti e Piero è pronto finalmente a entrare in scena: una miriade di dubbi lo
assalgono mentre si siede al pianoforte
per intonare le note iniziali di Amami di
più. Il conduttore non capisce cosa stia
succedendo e, contemporaneamente, a
Savelletri Gianni rimane interdetto sentendo la melodia di quella canzone maledetta. Il tutto dura pochi istanti perché
la regia prende la decisione di staccare
lo strumento, cosicché Cicala si vede
costretto ad alzarsi e a iniziare a intonare il pezzo che lo ha reso celebre, con il
sollievo dell’amico e la gioia dei suoi
concittadini. L’esibizione va bene e viene apprezzata pure dalla nuova amica del
cantante. I due s’incontrano di nuovo
all’ingresso dell’albergo quando lei,
sbronza, cade tra le sue braccia e lo bacia davanti ad una folla di paparazzi. In
seguito, la donna lo trascina a festeggia-
Film
re insieme a degli amici: i due continuano a bere e Talita comunica a Piero
l’intenzione di portarlo in America per
farlo cantare al compleanno di una sua
cara amica. All’alba, Cicala è svegliato
bruscamente dalla segretaria personale
della star che gli dice di prepararsi a
partire, nonostante lui non abbia alcun
ricordo di quanto è avvenuto la sera precedente. Il viaggio è lungo ed entrambi
hanno tempo per conoscersi meglio.
Giunto negli Stati Uniti, Piero si ritrova
chiuso dentro una mega torta di compleanno, in attesa che arrivi il momento del
taglio per poter uscire. Dopo una presentazione degna di un big della musica, il nostro eroe sbuca goffamente dal
nascondiglio tra le risa dei commensali.
Nonostante tutto, Cicala non si da per
vinto e intona le strofe di Io, te e il mare.
Durante l’esibizione, alquanto macchiettistica, Piero inciampa e perde il tupè
facendo ridere ancora di più gli astanti
e perdendo la maschera che aveva fin lì
vestito. Poi il personaggio prende coraggio e, sedendosi al piano, comincia a
suonare Amami di più. Il risultato è una
performance struggente che rapisce il
pubblico, riuscendo a strappare uno
scroscio di applausi. Finito l’incanto
connesso al mondo di Talita, Piero torna in Italia per ritrovare Fabrizio intenzionato a fargli da personal manager. Al
paese lo aspettano anche l’ex moglie,
gelosa per la storia di Talita, ma segretamente contenta per la rinascita del
compagno e un Gianni felicissimo per il
roseo avvenire dell’amico,. E Cicala finalmente ritrova il sorriso perso.
Tutti i film della stagione
N
el 1968 l’artista Andy Warhol affermava che «in the future, everyone will be world-famous for
15 minutes» («Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti»). Aveva ragione. di
innumerevoli mediocri che sono riusciti a
diventare celebrità senza far troppa fatica - in maniera quasi istantanea - ce ne
sono a migliaia e migliaia, anche se si
volesse prendere in esame la sola situazione italiana. E chi di queste meteore
oggigiorno nutrisse il desiderio di recuperare la scena un tempo perduta, può
farlo, magari cavalcando l’onda (letteralmente parlando) del mare di una delle tante isole, dove, di volta in volta, viene ambientata l’edizione corrente del programma L’isola dei famosi. Gran bella trovata
l’invenzione della nostalgia! Così, il vintage torna di moda ogni qual volta una
star di basso livello ritorna dall’oblio in cui
era stata confinata, con inevitabili effetti
che sconfinano nel trash più squallido. In
uno scenario come questo, dominato, per
l’appunto, da tele-dipendenti, il regista Eugenio Cappuccio immette il suo eroe desaparecido Piero Cicala, colui che negli
anni Ottanta scalò la hit parade con la
canzone-tormentone Io, te e il mare. Poi,
come dice il proverbio, tra il dire e il fare
c’è di mezzo un oceano infinito di “se” («se
non sei raccomandato, se non conosci
qualcuno, non vai da nessuna parte»
esclama a un tratto un personaggio) e da
allora, fin troppa acqua è passata sotto i
ponti. È assolutamente corretto sostenere che il soggetto di Se sei così ti dico di
sì nasce da una profonda riflessione sui
modelli precedenti di vip oramai dimenti-
38
cati e pure con il fine di dare una lezione
sullo stritolante microcosmo dello show
business. Buono, tuttavia non perfetto, lo
svolgimento dell’idea, concepita dallo
stesso Cappuccio insieme a Antonio Avati, Claudio Piersanti e Guia Soncini. Il
motivo di tale incompiutezza è forse da
rintracciare nella scarsa dose di sfrontatezza e irriverenza che Cappuccio porta
in atto sino alla fine del suo personalissimo discorso. Lungo i set ricostruiti tra
Roma, Puglia e Texas, il regista di Uno
su due e Volevo solo dormirle addosso,
dispone quelle che lui stesso ha soprannominato con affetto i “droni”, ovvero le
futuristiche fotocamere Canon 7D in full
HD, per la prima volta impiegate da un
filmaker italiano.
Con il suo simpatico piglio perennemente imbronciato, il volto dell’attore Emilio Solfrizzi è del tutto “trasparente” nell’esprimere le emozioni che attraversano
il personaggio di Cicala. Sia che si tratti
di un primo piano che di una figura intera, l’interprete della fiction Tutti pazzi per
l’amore, riempie l’intero schermo e costituisce una coppia perfetta con Belen Rodriguez, qui alla sua prima performance
importante dopo aver debuttato nel cinepanettone Natale in Sudafrica di Neri Parenti. Giustamente si ha come l’impressione che l’autore, coadiuvato dagli altri
sceneggiatori, abbia voluto realizzare lo
script del lungometraggio, pensando, in
primo luogo, al contegno e all’atteggiamento che la Rodriguez dimostra di fronte alle telecamere. Invero, Cappuccio non
ha alcuna intenzione di impiegare la Rodriguez in maniera anticonvenzionale, ma
proprio con il fine ultimo di realizzare un
calco tra l’irreale diva Talita Cortes e l’immagine così ben caratterizzata della vera
Belen. Se ne deduce, quindi, che nessun
disorientamento potrà mai cogliere lo
spettatore, il quale, anzi, viene attratto dal
modo in cui il proprio idolo femminile cerca di smitizzarsi in modo ironico e compiaciuto. A quanto pare, la starlette di
Sanremo ci ha preso gusto a stare davanti alla macchina da presa, dal momento che ha dichiarato alla stampa quanto il
cinema per lei rappresenti una fantastica
sfida. Naturalmente, il fatto che da un paio
di anni la più famosa argentina del nostro
paese compaia quotidianamente sulle copertine glamour dei rotocalchi non può
non giocare al lancio promozionale della
pellicola.
Maria Cristina Caponi
Film
Tutti i film della stagione
IL DILEMMA
(The Dilemma)
Stati Uniti, 2011
Acconciature: Dominic Mango, Tony Mirante
Coordinatore effetti speciali: John D. Milinac
Supervisore effetti visivi: Justin Ball
Coordinatore effetti visivi: Matt Anderson
Supervisore costumi: Jennifer Jobst, Andrea Knaub
Supervisore musiche: Alexandra Patsavas
Interpreti: Vince Vaughn (Ronny Valentine), Kevin James (Nick
Backman), Winona Ryder (Geneva Backman), Jennifer Connelly
(Beth), Queen Latifah (Susan Warner), Amy Morton (Diane
Popovich), Eduardo N. Martinez (Felix), Rance Howard (Burt),
Clint Howard (Herbert Trimpy), Guy Van Swearingen (Saul), Troy
West (dottor Rosenstone), Laura Whyte (Sue), Tim Rhoze
(Charles), Channing Tatum (Zip), Chelcie Ross (Thomas Fern),
Amy Morton (Diane), Rebecca Spence (Jackie), Debbi Burns
(donna sulla panchina), January Stern (dirigente della Chrysler),
Grace Rex (Betty), Larry Neumann Jr (Howard Buckman - ufficio prestiti), Mike McNamara (cugino James), Walt Sloan (impiegato della Chrysler), Madison Dirks, Michael Patrick Thornton,
Mimi Sagadin, Louie Lawless (impiegato della B&V), Barbara
Elizabeth Maleski (cliente del bar), Kathleen Lawlor (zia), Michael
A. MacRae (autista), Sandy Marshall (medico), Catherine
Bruzzini (proprietaria del ristorante)
Durata: 111’
Metri: 3050
Regia: Ron Howard
Produzione: Brian Grazer, Ron Howard, Vince Vaughn per
Universal Pictures/Imagine Entertainment/Spyglass Entertainment/Wild West Pictures Show Productions
Distribuzione: Universal Pictures
Prima: (Roma 20-5-2011; Milano 20-5-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Allan Loeb
Direttore della fotografia: Salvatore Totino
Montaggio: Daniel P. Hanley, Mike Hill
Musiche: Hans Zimmer, Lorne Balfe
Scenografia: Daniel B. Clancy
Costumi: Daniel Orlandi
Produttori esecutivi: Todd Hallowell, Kim Roth, Victoria
Vaughn
Produttori associati: William M. Connor, Kathleen McGill,
Louisa Velis
Direttore di produzione: Kathleen McGill
Casting: Janet Hirshenson, Jane Jenkins
Aiuti regista: William M. Connor, Bac DeLorme, Traci M. Lewis,
Kristen Ploucha, Stefan Rand
Operatori: Andrew Rowlands, Salvatore Totino
Arredatore: Kathy Lucas
Trucco: Steve Artmont, Judy Chin, Latrice Edwards, Lisa Jelic,
Aimee Lippert-Bastian, Suzi Ostos
onny e Nick sono amici dai tempi
del college. Da anni, i due compari lavorano fianco a fianco nel
settore dell’industria automobilistica: il
primo gestisce la sezione marketing, mentre il secondo ha l’incarico di costruttore.
Ora, si è appena presentata l’occasione di
un’intera esistenza: mettere a punto il brevetto di un motore ecologico adatto alle
macchine sportive modello Dodge. Se tutto fila liscio, Ronny e Nick potrebbero incassare un assegno da parecchi zeri, oltre
che un contratto vita natural durante. Purtroppo per loro, i giorni a disposizione per
presentare il prodotto finale sono davvero
pochi e, quindi, Nick dovrà darsi anima e
corpo a questo dannato piano di lavoro,
senza concedersi alcun tipo di distrazione. E, invece, esiste il pericolo che la coppia, formata da Nick e dalla moglie Geneva, non rimanga più tale. Infatti, del tutto
casualmente Ronny assiste a un incontro
segreto tra la donna e un suo giovane
amante tatuato avvenuto all’interno dell’orto botanico di New York, luogo dove
Ronny ha pensato di chiedere la mano dell’eterna fidanzata Beth. Per un soffio Ronny riesce a non farsi vedere dalla coppia
traditrice, ma riceve i rimproveri del responsabile del parco e l’ingiunzione di non
mettere più piede nel giardino. Tuttavia, il
fatto di essere stato sgridato rappresenta
R
l’ultimo dei problemi per il protagonista,
giacché la vicinanza con alcune piante
velenose gli ha procurato vari eritemi su
buona parte della superficie cutanea del
volto e del braccio destro. Comunque sia,
non è neanche il dolore fisico a preoccupare troppo l’uomo, quanto il fatto di non
sapere se confidare o no al compagno ciò
che ha appena visto. Inizia, così, il personale calvario di Ronny. Dopo aver chiesto
il personale parere della sorella Diane e
di alcuni perfetti sconosciuti in fila allo
sportello della banca, l’esperto in marketing decide di affrontare il collega. Niente
di fatto però, dal momento che Nick si trova sull’orlo di una crisi di nervi per via
degli scarsi risultati raggiunti in studio. La
sera, durante una partita di hockey su
ghiaccio, Ronny s’isola per qualche minuto con Geneva e le confida di sapere qualcosa che potrebbe infrangere il loro legame sentimentale. Messa alle strette, la donna dichiara di aver ceduto alla passione
dei sensi solo in quel momento e che nessuna trasgressione si verificherà in futuro.
Geneva fa menzione pure del fatto che da
parecchie notti si strugge in silenzio perché il marito si sottrae ai propri doveri
coniugali e cerca sollievo tra le mani di
una massaggiatrice vietnamita dei quartieri bassi. Alla fine della discussione, i due
giungono alla conclusione che l’infedeltà
39
della partner verrà tenuta nascosta fino
alla consegna del progetto alla Chrysler e
- solo a quel punto - sarà Ginevra a confessare la sua colpa di fronte al marito. La
situazione sembrerebbe aver raggiunto un
livello di stasi, ciononostante il protagonista vuole fare ancora luce sulla questione. Per questo, Ronny pedina il socio fino
alle case operaie poste nella zona periferica della città e scopre che effettivamente
Nick si comporta nella maniera descritta
dalla consorte. Date le circostanze, l’uomo avverte il bisogno impellente di contattare telefonicamente Geneva. Al cellulare, la donna mente in maniera plateale
all’amico del marito, raccontando di trovarsi nel proprio appartamento. Ma, Ronny non è stupido e capisce all’istante che
Ginevra gli sta dicendo una bugia bella e
buona: pertanto, le chiede seduta stante di
incontrarsi a quattr’occhi in un bar. Qui
finalmente Genevra getta via la maschera
e minaccia l’uomo. Se come dice il saggio
in guerra e in amore tutto è lecito, Geneva
non lesina a raccontar balle a Nick pur di
mettere in cattiva luce Ronny. Invero, il
gioco sporco consisterebbe nel riportare
all’orecchio di Nick la notizia di presunte
avances sessuali attuate da Ronny a danno della stessa Ginevra. In più, questa vera
e propria “serpe in seno” potrebbe anche
spifferare i retroscena intimi di una notte
Film
di sesso accorsa circa un ventennio prima
(stiamo parlando dell’epoca dell’università) tra un Ronny e una Geneva piuttosto
sbronzi, quando ancora Nick neppure conosceva la sua futura sposa. Ora Ronny
deve pure farsi in quattro per dimostrare
la propria innocenza agli occhi dell’amico! Pensa così di munirsi di un super teleobbiettivo fotografico a favore di una documentazione tangibile della scappatella
matrimoniale di Geneva. Una volta provvisto della strumentazione necessaria, tallona da lontano i concubini e aspetta il
momento esatto in cui la coppia scivoli
sotto le coperte per scattare il bottone della macchina fotografica. Affinché riesca a
ritrarre al meglio i due morosi in pose inequivocabili, Ronny accetta anche la sfida
di arrampicarsi su di un albero e infilarsi
di soppiatto sul terrazzo dell’abitazione
privata del giovane amante. Peccato che
quando il reportage fotografico del protagonista sia appena terminato, il proprietario di casa si accorga della presenza di
una figura indistinta sul suo balcone. Nasce una violenta colluttazione fra i due. Apparentemente si ha l’impressione che Ronny abbia la meglio, poiché riesce a stendere emotivamente l’avversario, distruggendo l’acquario ricco di pesci esotici per
mezzo di una chitarra rara che brandisce
a mo di arma. Poi, facendosi scudo della
fiamma di un accendino, riesce ad aprirsi
un varco e a uscire in fretta e furia dallo
stabile. A ogni buon conto, in mezzo alla
carreggiata della strada ritrova Zip (questo il nome dell’amatore da strapazzo) che
con una mazza da baseball ha tutta l’intenzione di fracassare la macchina d’epoca di Ronny. Quest’ultimo ha assolutamente poco tempo per rassegnarsi allo scempio della sua vettura blu elettrico e dal
motore rombante, prima di non collezionare un ritardo mostruoso in occasione dei
festeggiamenti per i quaranta anni di matrimonio dei genitori di Beth. In tale circostanza, il protagonista non si lascia sfuggire la ghiotta possibilità di alzare in alto
i calici e brindare ai comandamenti cui
devono obbedire gli innamorati: la sincerità, la sincerità e, ancora, la sincerità.
Beth si azzarda più volte a far cessare uno
spettacolo così patetico, ma riesce a spuntarla solo in un secondo momento, quando da ultimo Ronny acconsente a seguirla
in cucina. Tra le stoviglie, la fidanzata fa
una ramanzina esemplare a Ronny e, in
nome di quella “sincerità” che poc’anzi
ha tanto osannato, esige che il suo uomo
le dica tutta la verità sui giorni trascorsi.
Per dare il buon esempio, la donna gli svela
di essere stata contattata da una celebre
catena di ristorazione per aprire un locale
Tutti i film della stagione
nel cuore di Las Vegas, ma di aver rifiutato questa chance per timore che il vizio del
gioco si possa risvegliare nel compagno.
Deluso dal palesamento dei pensieri di
Beth, Ronny alza i tacchi e si dirige dritto
dritto in ufficio, dove passa il resto della
nottata. L’indomani riceve da una “gola
profonda” della Chrysler la soffiata che il
direttore della ditta medita seriamente di
proporre il progetto embrionale di Nick e
Ronny a un altro team di esperti. I due soci
hanno solo una manciata di ore per non
vedersi privati della propria idea. Mentre
il genietto dei motori è al lavoro, l’amico
guida in direzione della casa di Zip: il protagonista congettura di rimborsare una
parte delle lesioni da lui cagionate in cambio della riconsegna della macchina fotografica. L’affare riesce ad andare in porto. Intanto, occultato dal tronco di un grande albero, Nick intravede il suo confidente
elargire una notevole somma di denaro a
un perfetto sconosciuto, senza poter afferrare neanche una frase del dialogo. È naturale che in questa maniera Nick fraintenda totalmente l’accaduto. Le conseguenze di tale qui pro quo sono illustrate
nel momento esatto in cui Ronny rincasa.
Nel suo alloggio lo aspettano amici e confidenti, riuniti in cerchio per intavolare una
seduta psicoterapeutica di gruppo grazie
al sostegno di uno strizzacervelli. Ognuno
degli invitati - fatta eccezione per Geneva
- crede di aver riposto male la propria fiducia nei confronti della guarigione di un
giocatore incallito come Ronny, sebbene
siano tutti predisposti ad assisterlo. Credendo che possa essere utile un confronto
con quello che reputa un allibratore, Nick
ha persino offerto ospitalità a Zip. Dal
canto suo, il giovane recita d’incanto la
parte di bookmaker e inizia a ridere a crepapelle, quando Ronny porge la macchina
fotografica al socio per esibire la dura verità su Geneva. A cagionare l’ilarità del
giovane è il fatto che la memoria dello strumento è stata quasi azzerata, se non fosse
per la foto dello stesso Zip con il dito medio sollevato e un pesce esanime accanto.
Ronny non perdona affatto lo scherzo mancino dell’amante di Geneva e lo caccia
immediatamente dall’appartamento. Allontanato l’ospite malvisto, il protagonista chiede perdono a Nick di non aver svergognato prima la condotta vile tenuta da
Geneva. Com’era facile da prevedere, l’inventore disapprova con rabbia l’atteggiamento di Ronny e pianta in asso la donna
con cui divide il tetto da circa venti anni.
Pure Ronny oltrepassa la soglia di casa,
sperando che una passeggiata gli schiarisca le idee. Qualche ora dopo Ronny riappare sulla “scena del crimine”, portando
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con sé un sacchetto che - a suo dire - dovrebbe contenere dei toast per Beth. Somma la gioia della donna allorché, aperto il
pacchetto, rinviene un solitario da diciotto carati. Il sì tanto atteso non tarda a seguire la proposta ufficiale di matrimonio.
Il mondo sembrerebbe in parte esser ritornato a sorridere per il povero Ronny, il
quale deve ancora trovare le parole giuste
per manifestare a Nick quanto tenga alla
loro amicizia. I due si trovano di nuovo
faccia a faccia, in occasione dell’incontro
finale con il presidente della Chrysler:
questa è una tappa decisiva per apprezzare i frutti del loro lavoro di squadra. Ci
pensa Ronny a rompere il ghiaccio, con un
laconico «Come va?». Dalle parole si passa in breve ai fatti e Nick infligge due destri micidiali a Ronny, che finisce a terra
dolorante. Risolto il dissidio tramite una
buona dose di ceffoni, i due soci filano di
nuovo d’amore e d’accordo, riuscendo così
a esporre le loro argomentazioni e superando in maniera brillante le verifiche pratiche del prodotto.
rchiviato il soggiorno romano di
Angeli e demoni, l’ex sbarbatello
protagonista del telefilm Happy
Days torna nella madrepatria. Le ultime
tracce di commedia per il regista Ron
Howard risalgono a circa diciassette anni
or sono, quando sul set di Cronisti d’assalto dirigeva Michael Keaton, Glenn Close, Marisa Tomei e Robert Duvall. Con disagio, l’autore ha cercato di catalizzare
intorno a sé la creatività che lo contrassegnava ai tempi di Splash-Una sirena a
Manhattan, Cocoon e Parenti, amici e tanti
guai. Per scrivere una storia di corna che
colpiscono a tradimento e di gag che ruotano intorno al trinomio amicizia, segreti,
menzogne, Howard ha contattato lo sceneggiatore Allan Loeb, autore di alcuni
script, quali Due cuori e una provetta, Noi
due sconosciuti e Mia moglie per finta. A
tratti, Il dilemma seleziona porzioni o granelli del contesto sociale contemporaneo,
mostrando come sotto la “confezione” attraente della middle class americana vivifichino ancora stereotipi pregiudizievoli (le
macchine ecologiche sono riservate a un
target gay) e come la pratica dello “spendi
e spandi” sia portata avanti, nonostante il
continuo spettro di finire sul lastrico. Il regista ha poi inserito, dove appropriato, una
riflessione sulla licenza o meno di matrimonio ai giorni nostri, in accordo con il consolidamento da una parte e l’incrinatura
dall’altra del patrimonio tipico di molte
screwball hollywoodiane.
Il quesito se proteggere le nozze o
spiattellare la verità, nonostante la paura
A
Film
di qualunque pena o danno, coinvolge da
vicino la comunità degli spettatori. Purtroppo, non coopera allo sviluppo della storia
il ritmo piuttosto lento che scandisce la vicenda narrata. Oramai il pubblico è troppo
smaliziato, in quanto avvezzo alle “soluzioni sature” di colpi di scena messi in scena da film tipo Il cacciatore di ex e simili. A
onor del vero, Il dilemma assolve in pieno
la richiesta d’intrattenimento promessa in
partenza. Risulta, però, abbastanza eccessivo assistere alla manifestazione e all’estensione di uno spunto di tal genere per
oltre cento undici minuti. I limiti modulari
alla base della mediocrità dell’opera sono
sovvertiti quasi esclusivamente nella sequenza dell’analisi collettiva, che trova
Tutti i film della stagione
qualche assonanza con una scena simile
in atto nello spassoso pre-finale di Io, loro
e Lara di Carlo Verdone.
Di sicuro, Howard speculava sul fatto
che sarebbe stato favorito al box office dal
reclutamento di Vince Vaughn (qui anche
produttore), che con questa pellicola avanza ulteriormente nel cammino della consapevolezza della famiglia attuale iniziato
con Ti odio, ti lascio, ti..., L’isola delle coppie, Tutti insieme inevitabilmente. Ricordando le origini scanzonate nel gruppo comico denominato “The Frat Pack” di questo
interprete proveniente da Minneapolis, è
lecito affermare che, in questo lungometraggio, Vaughn è in grado di valorizzare
al meglio il suo appeal. Il regista è stato
bravo nell’incoraggiare la diversità fisica
del personaggio principale, scegliendo
come comprimario l’attore sovrappeso e
tarchiato Kevin James. Positivo anche il
contributo del team femminile, che sente
la necessità di integrarsi con due attori già
molto affiatati. Una rediviva - al cinema Winona Ryder veste i panni della moglie
fedifraga Genevaa, strappando la parte a
candidate illustri come Carla Gugino, Uma
Thurman e Kate Beckinsale. Tuttavia, non
può competere con la meravigliosa quarantenne Jennifer Connelly. Sprecato, invece, il supporto irriverente di una Queen
Latifah, in un ruolo secondario.
Maria Cristina Caponi
L’ALTRA VERITÀ
(Route Irish)
Gran Bretagna/Francia/Belgio/Italia/Spagna, 2010
Direttore di produzione: Fuad Khalil
Casting: Caroline Stewart
Effetti speciali: David Harris, Stuart Wishart
Interpreti: Mark Womak (Fergus), Andrea Lowe (Rachel), John
Bishop (Frankie), Geoff Bell (Walker), Jack Fortune (Haynes),
Talib Rasool (Harim), Craig Lundberg (Craig), Trevor Williams
(Nelson), Bradley Thompson (Fergus bambino), Daniel Foy
(Frankie bambino), Najwa Nimru (Marisol), Maggie Southers
(madre di Frankie), Anthonu Schumaker (Andy), Gary Cargill (impresario pompe funebri), Donna Elson (Peggy), Stephen Lord
(Steve), James Locke (Jay), Tayf Basil (Yousef), Raji Hawra (Ranj)
Durata: 109’
Metri: 3000
Regia: Ken Loach
Produzione: Pascal Caucheteux, Rebecca O’Brien, Tim Cole
per Sixteen Films, Why Not Productions. Wild Brunch, Les
Film de Fleuve, Urania Pictures, Tornasol Films, Alta
Produccion & France 2 Cinema e Canal +, France Television,
Cinecinema, Sofica UGC 1, Diaphana Distribution, Cineart,
Canto Bros Productions & Vision+Media
Distribuzione: Bim
Prima: (Roma 20-4-2011; Milano 20-4-2011)
Soggetto e Sceneggiatura: Paul Laverty
Direttore della fotografia: Chris Menges
Montaggio: Jonathan Morris
Musiche: George Fanton
Fergus è un contractor appena
rientrato in Inghilterra dall’Iraq,
dove ha lasciato il suo migliore
amico, Frankie.
Frankie, dopo aver cercato inutilmente di
parlare con Fergus al telefono - come testimoniano i messaggi che Fergus continua ad ascoltare e in cui l’amico chiede
aiuto - resta ucciso sulla “route Irish”, considerata una delle zone più pericolose del
mondo.
La moglie di Frankie, Rachel, “‘l’unica cosa che i due uomini non abbiano diviso in vita loro”, accusa Frankie di essere responsabile della morte del marito: per
seguire lui aveva accettato di fare il contractor, perdendo la vita.
Fergus, sentendosi doppiamente in colpa, continua ad avere davanti agli occhi le
immagini della sua vita insieme a Frankie:
quando da ragazzini marinavano la scuola, le sere passate al pub a bere birra, la
proposta di seguirlo a “fare soldi” in Iraq,
le azioni in cui si sono coperti a vicenda...
F
Dati i messaggi in segreteria telefonica e un cellulare che Frankie aveva affidato a mani sicure perché arrivasse a lui,
Fergus si convince che la morte di Frankie
non sia stato un incidente, come vuole far
credere la società per cui entrambi lavoravano, e decide quindi di scoprire “l’altra verità”.
Aiutato da Rachel, Fergus inizia a indagare: analizza con l’aiuto di Harim (iracheno che vive a Londra), i dati presenti
nel cellulare e scopre che Frankie era stato testimone dell’uccisione di un’intera famiglia di civili da parte della pattuglia di
contractors con cui era. Da un contatto che
ha in Iraq, Fergus sa che Frankie negli ultimi tempi era ai ferri corti con Nelson (che,
nel video salvato nel cellulare, risulta il
responsabile dell’omicidio dei civili) e che
quest’ultimo, fanatico e sadico, minacciava Frankie perché non denunciasse l’accaduto.
Nelson non è però l’unico a voler mettere a tacere la cosa: anche Haynes, il capo
41
dell’agenzia dei contractor, avrebbe visto
svanire molti affari in caso l’incidente si
fosse conosciuto.
Intanto Nelson, arrivato in Inghilterra, si mette sulle tracce di Fergus e del cellulare che (ha saputo) è nelle sue mani.
Mette sottosopra gli appartamenti di Rachel e Fergus, senza trovare nulla; alla fine,
arriva ad Harim, che picchia fino a farsi
consegnare il telefonino.
Fergus a sua volta trova, rapisce e tortura Nelson, finché non confessa di aver
progettato la morte di Frankie. Quando
ormai Fergus è convinto di aver vendicato il suo migliore amico, scopre da un altro compagno rientrato dalle zone di guerra che Nelson non poteva aver ucciso
Frankie, perché era stato mandato in Afghanistan. Fergus capisce che era stato
Haynes ad alimentare i suoi sospetti su
Nelson e che quest’ultimo è il vero responsabile della morte di Frankie. Sconvolto,
Fergus elimina anche Haynes e poi si toglie la vita.
Film
Dopo Il mio amico Eric, Ken Loach resta nella provincia anglosassone ma cambia genere: dalla (seppur sottile e impegnata) commedia, passa al dramma (tutto
privato ma con inevitabili ricadute politiche)
dei reduci dalle zone di guerra. Fergus e
Frankie, infatti, sono contractor, ovvero
scorta per giornalisti, reporter, politici, quindi non prendono parte attiva al conflitto in
corso, eppure sono travolti e annientati
Tutti i film della stagione
dalla violenza con cui devono per forza
avere a che fare.
La guerra ha conseguenze terribili,
sempre, per chiunque vi prenda parte e a
qualsiasi titolo: questo è il nocciolo centrale di tutto il discorso che Loach articola
nella storia scritta con Laverty.
Se né Frankie né Fergus hanno scelto
per motivazioni ideali di andare in Iraq, ma
solo per guadagno, per “lavoro”, resta il
fatto che la loro azione nel paese li porta a
contatto con i lati più assurdi della violenza che muove uomo contro uomo.
Se Frankie muore proprio perché non
sopporta la violenza e rifiuta di accettare il
“danno collaterale” della morte di civili innocenti (e per questo perde la vita, a sua
volta ucciso da chi trae lucro dal conflitto),
Fergus sembra inizialmente vedere nella
violenza l’unico mezzo per fare giustizia: la
usa per far confessare chi crede colpevole
della morte dell’amico, poi per vendicarlo,
ma alla fine ne resta anche lui annientato.
Il racconto, che Loach gira su sceneggiatura di Laverty, mutua la struttura del
poliziesco per cercare i colpevoli, ma poi
vira sul film di denuncia, quando è evidente, al protagonista come allo spettatore, che
la giustizia privata, in questo caso, non basta. Il dramma è privato, personale, individuale, ma il portato del discorso è politico.
Forse per questo il film, ogni tanto, sembra perdersi nei rivoli delle mille possibili riflessioni a cui rimanda. Fortunatamente l’interpretazione intensa degli attori protagonisti (Mark Womak e Andrea Lowe su tutti)
riesce, grazie anche all’intreccio ben congegnato, a rendere il film interessante e non
banale fino all’ultima, disperata scena.
Tiziana Vox
THOR
(Thor)
Usa, 2011
Casting: Sara Finn, Randu Hiller
Arredamento: Lauri Gaffin
Trucco: Luisa Abel
Effetti Speciali: Buf, Luma Pictures, Ceg Media,The Base
Studio, Legacy Effects, Fuel Vfx, Digital Domain
Interpreti: Chris Hemsworth (Thor), Natalie Portman (Jane
Foster), Tom Hiddelston (Loki), Colm Feore (Laufey), Idris
Elba (Heimdall), Kat Dennings (Darcy), Rene Russo (Frigga), Anthony Hopkins (Odino), Clark Gregg (Agente Phil
Coulson), Jamie Alexander (Sif), Joshua Dallas (Fandral),
Ray Stevenson (Volstagg), Tadanobu Asano (Hogun), Josh
Cox (Halstrum), Troy brenna (Kale), Adriana Barrazza (Isabel
Alvarez)
Durata: 130’
Metri: 3570
Regia: Kenneth Branagh
Produzione: Kevin Feige per Marvel Enterprises
Distribuzione: Universal
Prima: (Roma 27-4-2011; Milano 27-4-2011)
Soggetto: dal personaggio dei fumetti creato da Jack Kirby,
Stan Lee, Larry Lieber; J. Michael Staczynski, Mark
Protosevich
Sceneggiatura:Ashley Miller, Zack Stanz, Don Payne
Direttore della fotografia: Hans Zambarioukos
Montaggio: Paul Rubell
Musiche: Patrick Doyle
Scenografia: Bo Welch
Costumi: Alexandra Byrne
Produttore esecutivo: Louis D’Esposito, Stan Lee, Patricia
Whitcher
hor è l’erede al trono di Asgard,
di cui è ancora re il vecchio Odino, che governa la sua gente in
equilibrio e saggezza con lo scopo di tenere lontano i lutti e i dolori di una guerra
sempre possibile con il popolo degli uomini di ghiaccio, già una volta vinti, ma sempre temibili e vicini.
Thor è giovane, arrogante, impetuoso
T
e, per un inutile colpo di mano, si gioca il
passaggio della corona: accompagnato da
suo fratello Loki e da quattro fidati guerrieri va a provocare a casa loro gli uomini
di ghiaccio dalla cui furia si salvano tutti
a stento. Odino comprende che non è ancora il momento di passare la mano a un
figlio così irresponsabile e preferisce bandirlo lontano, su un altro pianeta, la Ter42
ra, privo dei suoi superpoteri rappresentati dalla forza del sacro martello, per imparare un po’ di fatica e di umiltà.
Thor si imbatte, anzi è proprio investito dal loro fuoristrada, nell’equipe del Dr.
Erik che, insieme alla sua assistente Jane,
sta facendo degli studi e delle ricerche
scientifiche avendo come base una cittadina del Nuovo Messico. Il giovane eroe ca-
Film
duto dallo spazio non capisce subito in
quale mondo sia capitato, ma, ben presto,
la sua forza e la sua determinazione si dimostrano utili a fronteggiare i servizi segreti attirati dalle tracce lasciate dal suo
atterraggio. Le sue azioni fanno comprendere presto chi sia il giovane misterioso e
il suo apprendimento sulla strada dell’umanità fa passi da gigante, grazie soprattutto all’interesse manifestato dalla
giovane scienziata.
Arriva anche presto il momento in cui
Thor deve fare ritorno nel suo Paese lontano: un mostro catapultato sulla terra e
faticosamente sconfitto gli fa capire che
lassù c’è chi lo ha tradito e lo vuole morto: è Loki, da sempre geloso della sua primogenitura a ordire il complotto che dovrebbe eliminare Thor e il vecchio Odino.
Nel duello finale a tre tra le folgori dello
spazio profondo è Loki a lasciarsi morire,
conscio che non c’è futuro per lui ad
Asgard.
La momentanea pacificazione non contribuisce molto a rasserenare l’animo di
Thor, preso dal ricordo di Jane. Come agirà il giovane eroe per ottenere l’amore e
la sovranità del suo popolo in pace? Da
verificare, forse, nel prossimo capitolo della saga.
uesta la ricetta del lavoro preparato a tavolino: un fumetto di ambientazione nordico stellare, cioè
luce e buio mescolati insieme, sostenuto
con quanto di meglio in circolazione per
trucchi ed effetti; il consolidato telaio professionale di una serie di attori coagulati
intorno a una star; la direzione affidata a
un regista sempre intriso del suo passato shakespeariano che dissemina qua e
là (un po’ Amleto, un po’ Re Lear) per conferire dei paramenti aulici a una materia
Q
Tutti i film della stagione
così smaccatamente moderna e adolescenziale.
L’operazione è certamente riuscita grazie anche alla centralità eroica del principe stellare Thor, ben rappresentato da
quella macchina di muscoli e di sfrontata
giovinezza che è l’australiano Chris
Hemsworth, già protagonista di altre mitologiche battaglie televisive e cinematografiche: a lui non può resistere l’altra faccia
della medaglia hollywoodiana, cioè il colto
bagaglio di dramma storico e di ballo classico rappresentato da Natalie Portman.
Proprio in questo confronto quasi subliminale possiamo vedere bene espresssa la
contrapposizione tra le tifoserie del cinema
di una volta considerato l’unico e serio (Fellini e Visconti, Wilder e Zinneman, tanto per
capirci) e quello della fantasy di oggi, con il
moto continuo di suoni e luci fantasmagoriche e computerizzate. Se quello di allora non
c’è più, e non può né potrebbe esserci, non
dobbiamo vedere negli straripanti blockbuster di oggi la realizzazione di una cinematografia incolta e insultante dei sacri lombi,
ma solo l’espressione dell’uso che questi
tempi offrono e, nel migliore dei casi, anche
la ricerca di un cammino nuovo che, per ora,
non è possibile capire dove potrà condurre.
Quando in futuro si sentirà la necessità di
nuove poetiche e forme espressive che possano rappresentare l’esigenza e l’urgenza
di un nuovo modo di pensare, sentire ed
esistere, magari ripescando modalità, pensieri e sentimenti di quegli anni lontani, tutto
potrà essere messo su uno schermo nuovo
grazie alle nuove conquiste dell’immagine e
del sonoro.
La storia dell’uomo, del resto, ha sempre dimostrato, pur in una costellazione
dolorosa di miserie e sofferenze, la capacità e la grandiosità di impensabili svolte.
Fabrizio Moresco
AMICI, AMANTI E…
(No Strings Attached)
Stati Uniti, 2011
Casting: Joanna Colbert
Arredamento: Danielle Berman
Effetti speciali: John Hartigan
Interpreti: Natalie Portman (Emma Franklin), Ashton Kutcher
(Adam Kurtzman), Kevin Kline (Alvin), Cary Elwes (dottor
Metzner), Greta Gerwig (Patrice), Lake Bell (Lucy), Olivia
Thirby (Katie Kurtzman), Jake M. Johnson (Ell), Mindy Kaling
(Shira), Talia Balsam (Sandra Kurtzman), Ophelia Lovibond
(Vanessa), Guy Branum (Guy), Ben Lawson (Sam), Jennifer
Irwin (Megan), Adhir Kalyan (Kevin), Abby Elliott (Joy), Vedette Lim (Lisa), Mollee Gray (Sari), Matthew Moy (Chuck)
Durata: 110’
Metri: 3030
Regia: Ivan Reitman
Produzione: Ivan Reitman, Joe Medjuck, Jeffrey Clifford, Ali
Bell, per Handsomecherlie Film, Katalyst Films, The Montecito
Picture Company, Paramount Pictures, Spyglass
Enterteinment, Cold Spring Pictures
Distribuzione: Universal
Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011)
Soggetto: Mike Samonek, Elizabeth Meriwether
Sceneggiatura: Elizabeth Meriwether
Direttore della fotografia: Roger Stoffers
Montaggio: Dana E. Glauberman
Scenografia: Ida Random
Costumi: Julie Weiss
43
Film
n un prologo, che attraversa circa quindici anni, conosciamo
Adam ed Emma dai primi turbamenti adolescenziali, quando s’incontrano
per la prima volta a un campeggio estivo e
hanno un imbarazzante approccio, ai bizzarri
tempi del college, sino a un incontro che li
porrà inaspettatamente uno di fronte all’altra, ormai adulti. Emma è un medico che lavora in ospedale quasi tutto il giorno. È carina, brillante, simpatica, ma allergica alle
relazioni amorose e interpersonali che possano farla soffrire, in particolare dopo la
morte del padre. Adam è assistente di produzione per sit-com televisive. È prestante, belloccio, estroverso, tuttavia vive nell’ombra
costante del padre, affascinante e amatissima star tv. La ragazza che da tempo frequenta, per quanto superficiale e insignificante,
lo lascia, preferendo suo padre a lui. Il colpo
è davvero troppo forte e affogare nell’alcol i
suoi drammi esistenziali sembra la soluzione giusta. E ancor di più trascorrere sotto
gli effetti dell’ubriacatura la serata al telefonino, chiamando tutte le ragazze in rubrica, per trovarne una disposta ad accoglierlo
nel proprio letto. La ‘ E ’ di Emma, non tarda
ad arrivare. Nonostante inizialmente non succeda nulla, i due ragazzi in fretta instaurano
un inaspettato feeling sessuale, che li porta
a stipulare una sorta di “patto” che li vedrà
partner di letto, ma senza alcun coinvolgimento emotivo e sentimentale. Tuttavia, mentre Adam, dolce e premuroso oltre ogni aspettativa, sembra da subito coccolare l’idea di
un coinvolgimento più serio, Emma ha troppe questioni non risolte con se stessa che le
impediscono di vivere appieno la propria vita
sentimentale. Imporrà, dunque, ad Adam una
serie di paletti per cui la loro relazione dovrà nutrirsi esclusivamente di sesso. Inizialmente, per entrambi le cose andranno a gonfie vele, tra appuntamenti clandestini e fughe all’insegna della passione. Tuttavia, inevitabilmente, la gelosia e l’amore prima o
poi vengono a bussare alla porta. Mentre
Adam prova a portare la relazione a un livello successivo, Emma è sempre più sfuggente e terrorizzata e tenta più volte la fuga.
Decidono, allora, di lasciarsi una volta per
tutte e provano a frequentare altre persone.
Il tentativo per entrambi si rivela fallimentare. Adam ormai disilluso e ferito dal comportamento di Emma, rimane fermo sulle sue
posizioni e non prova a tornare indietro sui
suoi passi. Emma, dopo essersi sottoposta a
un approfondito esame di coscienza sul suo
modo di affrontare la vita e i sentimenti, in
occasione del matrimonio della giovane sorella, decide di ritornare dall’unico uomo che
abbia mai amato. Emma e Adam finalmente
si ritrovano, ma questa volta per rimanere
uniti.
I
Tutti i film della stagione
ommedia sentimentale Amici,
amanti e... a differenza delle solite opere del genere, stravolge
tutte le prospettive. Il tocco femminile della
sceneggiatrice, infatti, si evince in ogni fotogramma: non è il protagonista maschile a
essere il solito dongiovanni che non vuole
legami, bensì è la sua controparte femminile. Infatti la protagonista di questa inusuale
storia di (non) amore rappresenta un modello di femminilità contemporaneo, apparentemente disancorato dai modelli proposti e imposti alle generazioni passate e che
da un rapporto con l’altro sesso non chiede
altro che svago e divertimento. L’inizio della
pellicola è già visto e poco originale: un ragazzo e una ragazza si incontrano in una
situazione più o meno goffa e imbarazzate,
poi, dopo qualche anno, si incontrano di nuovo per caso. E come se non bastasse ci troviamo di fronte allo stesso quesito: se possa
esistere l’amicizia tra uomo e donna. Se fino
a vent’anni fa la questione faceva sorridere
e incuriosiva, oggi lo stesso interrogativo
sarebbe a dir poco sciocco e prevedibile. No
Strings Attached (“Senza legami”, questo il
titolo originale) è dunque una storia senza
pretese, che rispecchia quelli che sono i rapporti tra gli uomini e le donne, talmente spaventati dal coinvolgimento emotivo che sono
pronti a precludersi ogni emozione e ogni
sentimento e ad abbandonarsi solamente ai
piaceri della carne. A conti fatti, Ivan Reitman, tornato dopo cinque anni dietro la macchina da presa, si chiede se un uomo e una
donna possono essere amici facendo sesso senza un coinvolgimento sentimentale.
“Non c’è sesso senza amore” sosteneva il
testo di una canzone di Venditti. Nonostante
nel corso del film si cerchino di mischiare un
C
po’ le carte in tavola, la soluzione della partita è lapalissiana. Il tentativo di movimentare
la scena fallisce soprattutto per la mancanza di una solida struttura portante, evidente
già nell’eccessiva velocità del prologo amoroso e poi sempre più evidente nell’incedere dei due protagonisti, che subiscono il tira
e molla di loro stessi, vittime di svolte repentine e senza senso. Benché il tema di partenza sia sempre lo stesso, la gestione di un
rapporto uomo-donna e le varie implicazioni affettive che da questo scaturiscono, siamo molto lontani da film come Harry ti presento Sally, in cui la straordinaria incisività
dei dialoghi, brillanti e originali e la gestazione del tempo di attesa rendevano il lieto fine
un momento catartico e per nulla scontato.
Al contrario, qui tutto appare più forzato, innaturale, con lunghe sequenze a prima vista inutili e superflue, costruite per allungare
il brodo e arrivare con fatica all’epilogo, già
da tempo “telefonato”. Ed è un peccato vedere i due protagonisti perdersi in personaggi
a due dimensioni, così privi di spessore e di
profondità. Anche se i due interpreti sembrano dimostrare un’intesa perfetta ed elettrizzante, la bella Natalie Portman, fresca di
Oscar, in una parte poco sviscerata, non appare per nulla convincente e il
prestante Ashton Kutcher, ridotto a ricoprire
un ruolo da bambolotto gonfiabile, rappresenta e incarna tutto quello che ogni donna
vorrebbe dal proprio amato. Il cast vanta inoltre nomi famosi come Kevin Kline, che tuttavia è ridotto a interpretare i panni di un padre vanesio e irresponsabile, che ha una storia nientemeno che con la fidanzata di suo
figlio.
Veronica Barteri
UN GIORNO DELLA VITA
Italia, 2010
Regia: Giuseppe Papasso
Produzione: Pio Annuzzo, Giovanni Esposito per GFC Production
Distribuzione: Irisi Film
Prima: (Roma 14-1-2011; Milano 14-1-2011)
Soggetto: Giuseppe Papasso
Sceneggiatura: Giuseppe Papasso, Mimmo Rafele
Direttore della fotografia: Ugo Menegatti
Montaggio: Valentina Romano
Scenografia: Nunzia Decollanz
Costumi: Sandra Cianci
Interpreti: Alessandro haber (Carlo Lombardi), Maria Grazia Cucinotta (Amelia),
Ernesto Mahieux (Don Michele La Porta), Pascal Zullino (Pietro), Mia Benedetta
(Virginia), Domenico Fortunato (Rizzo), Daniele Russo (Aurelio), Massimo Sorrentino
(Ciccio), Nando Irene (Rocco), Matteo Basso (Salvatore), Amedeo Angelone
(Alessio), Francesca D’Amico (Caterina), Orazio Cammarota (Cesare)
Durata: 87’
Metri: 2400
44
Film
asilicata 1964. A dodici anni Salvatore finisce in riformatorio a
causa della sua grande passione
per il cinema. Dalla prigione racconta la sua
storia a Carlo Lombardi, giornalista del quotidiano “La provincia”. Una passione che
lo spinge a raggiungere ogni giorno in bicicletta, insieme agli amici Alessio e Caterina,
il paese vicino distante cinque chilometri per
poter vedere i film proiettati in una saletta di
terza visione. Il bambino deve affrontare quotidianamente l’ostilità del padre Pietro, un
contadino fervente comunista che non vede
di buon occhio la passione del figlio per il
cinema e che lo vorrebbe impegnato nella
lettura dei testi di Karl Marx. La notizia della morte improvvisa in seguito ad un attacco
cardiaco di Palmiro Togliatti, getta nella disperazione Pietro e tutta la sezione locale del
PCI, dove si pensa subito di organizzare la
trasferta a Roma per assistere ai funerali.
Intanto, l’annuncio della vendita di un vecchio proiettore 16 millimetri affisso fuori della
sala cinematografica che frequenta assiduamente, fa nascere nel piccolo Salvatore l’idea
di creare una piccola sala per proiezioni nel
suo paese. L’idea incontra però un grosso
scoglio: la mancanza assoluta di denaro. Proprio mentre il padre lo arruola a tempo pieno nella sezione per prendere parte all’attività del partito, a Salvatore viene un’idea
geniale. Nottetempo si introduce nella sezione e sottrae i soldi destinati alla trasferta
romana per i funerali. Acquistato il proiettore con il denaro rubato, i tre bambini propongono al parroco del loro paese, Don
Michele, di organizzare un circolo cinematografico parrocchiale. Allestita la sala, i ragazzini e il parroco iniziano le proiezioni. Intanto la notizia del furto di denaro dalla sezione del PCI viene tenuta segreta e il primo
indiziato è Aurelio perché è stato visto introdursi nella sezione di notte. L’uomo finisce
per confessare di essersi introdotto nella sezione per appartarsi con la sua amante, che
è la mamma della piccola Caterina. Alla donna viene tolta la custodia della bambina che
viene affidata alla zia. Non riuscendo più a
tenere il suo segreto, Salvatore finisce per
confessare la verità del furto al padre che lo
picchia e lo mette in castigo facendo valere
la sua autorità anche sulla moglie intervenuta a difesa del figlio. Dal riformatorio Salvatore ha raccontato la sua storia al giornalista Lombardi il quale gli chiede se ne sia
valsa la pena commettere quel reato. Il bambino risponde confessando che il cinema gli
manca moltissimo e solo per questo ne è valsa la pena. Aurelio mostra a Pietro e a sua
moglie l’articolo uscito sul giornale riguardante la storia del loro figlio. Poco tempo
dopo Salvatore ottiene, grazie a Carlo, il permesso speciale di uscire dal riformatorio. Il
B
Tutti i film della stagione
padre decide di venire incontro al grande
sogno di suo figlio portandolo al cinema a
vedere l’ultimo film del suo eroe preferito,
Maciste. Nel buio della sala, davanti alle
immagini che scorrono sul grande schermo,
Salvatore piange di felicità.
n piccolo grande sogno, un giorno della vita.
Il piccolo grande sogno del cinema. Delicatezza, autenticità, semplicità
sono le doti migliori del film che può vantare la validità di un messaggio universale: il valore di un sogno. Anzi, allargando
lo sguardo alle vicende narrate nel film, si
potrebbe parlare di valore ‘dei’ sogni.
La pecca maggiore risiede certamente nella mancanza di novità del plot. Un
giorno della vita ci è parso un po’ troppo
un Nuovo Cinema Paradiso in salsa “basilisca”. Gli occhi meravigliati di platee di
paesani del meridione di fronte alla magia
del cinema, il bigottismo di tanta gente di
provincia, il mormorio delle chiacchiere di
paese nei confronti della “malafemmina”
di turno, padri maneschi e mariti prepotenti, tutto sa un po’ troppo di già visto. Ma
occorre dar merito al regista Giuseppe
Papasso, saggista e documentarista che
nel 1987 ha esordito con il documentario
Berlino: il muro della vergogna, di avere
apertamente confessato le sue fonti ammettendo di aver tratto ispirazione da I
quattrocento colpi di Truffaut, suo grande
amore cinematografico di gioventù.
Interessante la scelta dell’anno di ambientazione, il 1964 della morte di Togliatti, del Concilio Vaticano, della prima con-
U
giuntura economica dopo il miracolo, della valorizzazione delle sale cinematografiche parrocchiali: su questo sfondo si è dimostrata vincente la scelta di mostrare uno
scontro padre-figlio che bene simboleggia
le forti contraddizioni dell’Italia del boom
economico.
Il film è stato girato interamente in Basilicata tra Melfi, Forenza, Rionero in Vulture e Barile. Può vantare un’ottima squadra di attori, tra cui spicca il piccolo protagonista, l’esordiente Matteo Basso, ben
contornato da un gruppo di bravi professionisti capitanati dal bravissimo Pascal
Zullino nei panni del padre-padrone e da
illustri partecipazioni che includono Maria
Grazia Cucinotta, Alessandro Haber e Ernesto Mahieux.
È la prima esperienza produttiva autonoma della GFG, piccola casa di produzione di Giovanni Esposito e Pio Annuzzo
nata con lo scopo di sviluppare progetti di
qualità. Nella stessa ottica, il film è stato
distribuito dalla Iris Film, giovane casa di
distribuzione creata a gennaio del 2009 da
Christian Lelli, sensibile alle tematiche
socio-culturali che permeano le opere prese in considerazione per la distribuzione.
Rendiamo il merito al coraggio della
instancabile Maria Gazia Cucinotta (che
qui ritaglia per sé il ruolo di contorno della
mamma del piccolo protagonista) di aver
supportato con forza ancora una volta un
“piccolo” film girato con sincerità e mano
felice e che ha il dono prezioso di veicolare valori sinceri e appassionati.
Elena Bartoni
I BACI MAI DATI
Italia, 2009
Regia: Roberta Torre
Produzione: Amedeo Bacigalupo, Roberta Torre per Nuova Film, Rosetta Film
Distribuzione: Videa-CDE
Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011)
Soggetto: Roberta Torre
Sceneggiatura: Roberta Torre, Laura Nucilli, Alessandro Amapani
Direttore della fotografia: Fabio Zanarion
Montaggio: Osvaldo Bargero
Musiche: Federico Di Giambattista, Andrea Fabiani
Scenografia: Biagio Fersini
Costumi: Loredana Buscemi
Casting: Alessio De Leonardis
Trucco: Rinaldo Romani
Interpreti: Carla Marchese (Manuela), Donatella Finocchiaro (Rita), Beppe Fiorello
(Giulio), Piera Degli Esposti (Viola), Pino Micol (Don Livio), Martina Galletta (Ersilia),
Alessio Vassallo (Giuliano), Tony Palazzo (Onorevole), Valentina Giordanella
(Marianna)
Durata: 90’
Metri: 2470
45
Film
anuela è una tredicenne dal volto pulito e schietto, vive a Librino, quartiere periferico e degradato di Catania, e lì sogna di diventare
parrucchiera, mentre lavora da sottoshampista nel salone a tinte forti della inarrivabile coiffeur e simil-fattucchiera Viola. Manuela è una ragazzina cresciuta in
fretta, figlia di una madre femme-fatal, frustrata dalle fatiche casalinghe e dalle ristrettezze economiche (che non manca di
rimproverare a figlie e marito), e di un sedicente allenatore di calcio, padre affettuoso ma disoccupato senza prospettive.
Manuela si isola dalle ormai consuete
scenate materne e dai dispetti della sorella
maggiore (esteticamente sulle orme materne), indossando sempre un paio di auricolari in cui ascolta musica “a palla”, correndo veloce sulle strade assolate e polverose di periferia, ora verso il mare, ora verso il negozio di Viola, ora verso i casermoni in cui vive il suo ragazzo (o meglio, colui
che lei vorrebbe diventasse tale).
Una mattina d’estate, proprio nella
piazza desolata sotto casa di Manuela, il
parroco del quartiere inaugura la statua
della Madonna che ha fatto scolpire a un
famoso artista contemporaneo. Nella notte, alcuni ragazzi decapitano la scultura e
fanno sparire la testa della Madonna. Lo
sconcerto si diffonde nel quartiere, finché
Manuela non racconta che la Madonna le
è apparsa in sogno per indicarle dov’è la
sua testa. Le indicazioni del luogo dove
trovare la parte mancante della statua sono
giuste e Manuela viene immediatamente (e
immancabilmente) santificata.
Di lì in poi, casa di Manuela diventa una
sorta di santuario per tutti i disperati della
M
Tutti i film della stagione
zona: tutti a chiedere piccoli e grandi miracoli e tutti pronti a pagare. Per Rita, madre di
Manuela, è la possibilità di arricchirsi e riscattarsi, per Manuela, pian piano, diventa
un incubo: troppe speranze destinate a restare deluse, troppe illusioni da alimentare impunemente. La ragazzina, inizialmente abbastanza concreta e cinica per stare al gioco della
“santa”, non resiste a lungo: vuole andare al
mare, non fare miracoli, spiega alla madre
confessando di essersi inventata l’apparizione della Madonna. Rita, caparbiamente decisa a cambiare la propria vita, accusa il colpo
ma capisce di aver sbagliato: come le grida
in faccia Manuela, ha confuso speranza e illusione e riversato così le sue insoddisfazioni
sulle figlie. Rita ora è pronta ad amare Manuela, anche se non farà il miracolo di farla
diventare ricca, Manuela ritrova l’affetto materno che le è mancato e ritorna tredicenne
senza responsabilità miracolose, se non fosse
che un miracolo accade davvero...
on I baci mai dati, Roberta Torre
conferma la sua estetica visionaria, appanna la vista dello spettatore portandolo nei sogni dei suoi personaggi e lo fa respirare con fatica insieme a
loro, gli mostra, in modo oniricamente illogico, speranze, desideri, illusioni che si intrecciano nella vita e nella testa della protagonista. In questo modo, la forma della narrazione cinematografica sostiene il racconto di un
mondo di periferia, dove il degrado è mascherato dal trucco pesante delle donne, dai
tacchi a spillo e dalle zeppe, dai capelli cotonati fino al paradosso, dal rossetto acceso e
dai biondi-Marylin, e dove la religione si confonde con la magia, la realtà con il sogno, la
speranza con l’illusione.
C
La galleria di personaggi grotteschi che
sfilano davanti a Manuela, chiedendo il miracolo, formano un carosello surreale ma con
qualcosa di umanissimo: la disperata necessità di sperare. Il fatto è, come rivela una battuta-chiave del film, che tra sperare ed essere presi per i fondelli il confine è labile e l’umanità perduta nella valle di lacrime e sudore di
Librino sembra averlo passato da un pezzo.
Le immagini pop con cui Roberta Torre
descrive il mondo della giovane simil-santa,
si richiama alle espressioni più kitsch della
religiosità popolare, eppure le smarca dalla
genuinità originale e le colloca in un racconto che ricorda i colori di Almodovar soprattutto nei personaggi femminili: disincantati,
spietati e fragili allo stesso tempo. Se la realtà viene descritta a tratti forti, ma onirici e
surreali, l’incanto dei sogni della protagonista ha invece colori puliti e candidi, a rispecchiare l’animo di Manuela. In questo contrasto, il film trova uno dei suoi elementi di ritmo. L’altro è costituito dalla scelta di personaggi di seconda e terza fascia, divertenti,
per costruire un’arena del racconto credibile nel suo essere sui generis.
Volendo andare a fondo, tra i molti strappi del film (non impeccabile dal punto di vista della sceneggiatura), si può dar merito
a I baci mai dati di parlare della difficoltà di
costruirsi una vita in contesti di degrado,
della facilità con cui si crede che l’unica via
per cambiare la propria vita sia quella epifanica del miracolo (dalla vincita alla lotteria alla grazia ricevuta) e del coraggio che
si può trovare guardando in modo semplice, non costruito, alla realtà così com’è, per
farne la base da cui cominciare a crescere.
Tiziana Vox
IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA
(Le gamin au vélo)
Belgio/Francia/Italia, 2011
Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Produzione: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Denis
Freyd per Les Films du Fleuve/Archipel 35/Lucky Red/France
2 Cinéma/ Radio Télévision Belge Francophone/Belgacom TV
Distribuzione: Lucky Red
Prima: (Roma 18-5-2011; Milano 18-5-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Jean-Pierre Dardenne, Luc
Dardenne
Direttore della fotografia: Alain Marcoen
Montaggio: Marie-Hélène Dozo
Scenografia: Igor Gabriel
Costumi: Maïra Ramedhan-Lévy
yril ha quasi dodici anni e
un’idea fissa: ritrovare il padre
che lo ha lasciato in un orfano
trofio con la promessa (poi disattesa) che
sarebbe andato a riprenderlo.
Rabbiosamente ostinato nella ricerca
del padre, Cyril non si arrende quando al
C
Produttori esecutivi: Delphine Tomson
Produttori associati: Stefano Massenzi, Bernadette Meunier,
André Michotte, Arlette Zylberberg
Co-produttore: Andrea Occhipinti
Direttore di produzione: Philippe Groff
Aiuti regista: Jean-François Ravagnan
Trucco: Nathalie Tabareau
Interpreti: Thomas Doret (Cyril Catoul), Cécile De France
(Samantha), Jérémie Renier (Guy Catoul), Fabrizio Rongione
(libraio), Olivier Gourmet (proprietario del bar), Egon Di Mateo (Wes)
Durata: 87’
Metri: 2400
suo numero di telefono non risponde nessuno e scappa dalla casa protetta per andare di persona dove il padre abita. Ma lì
non c’è più nessuno: suo padre è andato
via. Non c’è traccia nemmeno della bicicletta che gli aveva regalato e che per Cyril
ha enorme valore. Nell’inseguimento tra
46
gli assistenti dell’orfanotrofio e il dodicenne in fuga, Cyril, per non essere portato
via, si aggrappa a Samantha, giovane parrucchiera, coinvolta, suo malgrado, nel
corpo a corpo tra il ragazzino e i responsabili che cercano di farlo tornare nel centro di accoglienza. Davanti a lei, Cyril si
Film
rifiuta di accettare che il padre possa essere andato via senza dirgli niente: gli
avrebbe prima riportato la sua bicicletta.
La donna, decisamente colpita dalla
storia del piccolo, si presenterà di lì a poco
all’orfanotrofio con la bici di Cyril: l’ha
comprata dall’uomo a cui il padre l’aveva
venduta prima di trasferirsi.
Cyril sceglie Samantha come sua sua
famiglia di appoggio per il fine settimana.
Il rapporto tra loro non è facile, perché il
ragazzo è chiuso e ossessionato dalla ricerca del padre.
Trovatolo, Samantha lo accompagna dall’uomo, costringendolo a dire direttamente
al figlio le sue vere intenzioni, senza illuderlo: Cyril ascolta quindi dalla viva voce del
padre che non vuole occuparsi mai più di
lui. Sentirsi rifiutato dal padre è per Cyril un
dolore incontenibile, che solo la presenza di
Samantha sembra in qualche modo attutire.
Nei week end che Cyril passa con Samantha, il ragazzo è sempre inseparabile
dalla sua bicicletta, con cui corre in solitaria per le strade del paese. Un giorno, Cyril
viene adocchiato da Wes, un teppista in erba
della zona, che lo blandisce facendolo sentire importante e compreso (anche lui ha passato del tempo nella casa di accoglienza), e
poi lo convince ad aggredire e derubare un
commerciante per cui aveva lavorato.
Per uscire la sera in cui è programmato
il colpo, Cyril litiga violentemente con Samantha, che si arrende quando il ragazzino
le scappa di casa dopo averla ferita con delle
forbici. Il colpo non va a segno e Cyril si ritrova a gestire da solo le conseguenze di quello che ha fatto: Wes, infatti, se ne lava le mani
e anche il padre (da cui Cyril torna per chiedere aiuto) lo caccia senza voler aiutarlo.
Solo Samantha saprà stargli vicino,
perdonarlo, e accettare di continuare il
percorso di conoscenza e affetto reciproco
che avevano iniziato e che adesso anche
Cyril è disposto a intraprendere.
reddo e distaccato come un documentario, il film dei Dardenne
inquadra la fenomenologia del
l’abbandono e della rabbia del dodicenne
protagonista senza lasciare che la macchina da presa sia offuscata dai sentimenti.
L’affetto, il dolore, la speranza, la rabbia e
l’illusione di Cyril come di Samantha emergono dai fatti tanto più evidenti quanto più
le inquadrature sono rigorose e oggettive.
Il movimento continuo del ragazzino
abbandonato viene rappresentato con il
suo pedalare instancabile e ostinato sulla
bicicletta da cui non sa separarsi.
Sotto il profilo del racconto, la parabola vissuta dal protagonista dei Dardenne
richiama alla mente personaggi del capolavoro di Collodi: Cyril/Pinocchio, sordo a
qualsiasi consiglio degli adulti, si lascia trascinare in un attimo dal teppistello/Lucignolo, e non sa nemmeno lui perché. Fortunatamente, proprio come nel notissimo
F
Tutti i film della stagione
classico, quando ormai l’irrequieto dodicenne sembra destinato a restare somaro
e fare una brutta fine, è la figura femminile
di Samantha (Fata Turchina e Parrucchiera) che lo salva con paziente bontà.
Cyril dunque cerca il padre e trova una
madre (putativa). E la pellicola si apre quindi anche al tema della genitorialità che, se
pure non si decide, di sicuro si deve accettare e costruire, nel tempo, procedendo per tentativi ed errori reciproci.
Nessun sentimentalismo e nessuna enfasi, per Il ragazzo con la bicicletta: Samantha e Cyril non hanno fitti dialoghi, scambiano domande e risposte semplici e dirette
senza alcuna retorica, ma sono in grado di
comunicare l’uno all’altro quello che provano: i gesti, i mugugni, gli sguardi, i silenzi e
la conversazione quotidiana (e a volte stentata) rendono l’atmosfera autentica, come
quella delle famiglie che tutti conoscono.
Sono bravi i Dardenne a raccontare
l’adolescenza e il rapporto (qui mancante) con il padre cercato, l’hanno già fatto in
precedenza (da La promesse a L’enfant),
e nel film premiato a Cannes con il Gran
Premio della Giuria (ex aequo con C’era
una volta in Anatolia di Ceylan) scelgono
di chiudere la pellicola nel segno della speranza, con il giovane protagonista che pedala verso il futuro non più da solo.
Tiziana Vox
UNA CELLA IN DUE
Italia, 2011
Regia: Nicola Barnaba
Produzione: Bruno Frustaci, Alessandro carpigo, Marcello Frustaci, Giordano Carioti
per A&B Production e GM Production
Distribuzione: Sacher Distribuzione
Prima: (Roma 4-3-2011; Milano 4-3-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Luca Biglione, Enzo Salvi
Direttore della fotografia: Federico Del Zoppo
Montaggio: Ugo De Rossi
Musiche: Andrea Felli
Scenografia: Massimiliano mereu
Costumi: Antonio De Pterillo
Effetti speciali: Cane Cane Srl
Interpreti: Enzo Salvi (Romolo Giovagnoli), Maurizio Battista (Angelo Zingoni),
Massimo cecchini (Manolo Badilanti), Simona Borioni (Ilde Aldobrandi), Serena
Bonanno (Minica), Jane Alexander (Pamela Rovere), Nicole Murgia (Carlotta
Giovagnoli), Gianni ferreri ()’ avvocato), Melita Toniolo (Valeria), Riccardo Angelini
(Corrado), Mario Corsi (Don Mario), Sara Tommasi (segretaria dott. Lavinio), Elena
ossola (Pm Rosati)), Mariano D’Angelo (dott. Gioffredi), Riccardo Valeriani (dott.
Lavinio), Primo Parmeggiani (Primo), Pasqualina Sanna (animatrice Zoomarine),
Nicola Di Gioia (Capobanda), Ludovica Leoni (animatrice Zoomarine), Laura D’Annibale (ragazza al ristorante), Veronica Ciardi (ragazza al risorante)
Durata: 90’
Metri: 2470
47
Film
ue uomini in mutande, Romolo e
Angelo, corrono tra i campi per
tornare in carcere. Ci narrano la
loro storia: Romolo Giovagnoli è un ricco
avvocato, sposato, spregiudicato sul lavoro,
con l’amante. Angelo Zingoni, invece, è disoccupato, innamorato non corrisposto dell’amica Monica, ha un colloquio per un lavoro da tuttofare in un’auto-rivendita, ma
scopre all’ultimo istante che quel posto è stato
assegnato a un altro. Romolo parte per la
Svizzera per lavoro, o almeno così dice alla
moglie. In realtà è al mare con l’amante,
pedinato da un detective che consegna le foto
alla moglie, che va a denunciarlo per i suoi
imbrogli. All’approdo, viene arrestato dai
carabinieri. Angelo, frattanto, compie un
maldestro tentativo di furto in una tabaccheria e viene anche lui arrestato. I due si ritrovano in cella insieme a uno strano individuo
psicopatico, Manolo. Romolo dapprima è
molto scostante, poi familiarizza con Angelo
e si abitua alla vita del carcere: le visite, la
consegna dei pacchi, i momenti in comune.
Romolo scrive alla figlia Carlotta, chiedendole anche notizie della madre, pare infatti
che si siano dimenticate di lui. Poi incontra
in carcere la moglie Ilde, che lo ha denunciato. Ilde gli rinfaccia il tradimento, invitandolo a dimenticarsi di lei e di sua figlia.
Carlotta continua intanto a pensare a lui e
gli scrive una lettera, ma la madre non gliela farà mai pervenire. Romolo riceve la visita della sua assistente Pamela, Angelo quella di Monica, che gli confida: “Mi manchi”.
Al termine di una partitella a calcio, arriva
un furgone. Alcuni detenuti evadono, portando con sé Romolo e Angelo, che hanno assistito alla scena. Li fanno spogliare e poi li
abbandonano in mezzo a una strada di campagna. Mentre vagano in cerca di un telefono per sentire il commissariato, i due si ritrovano nella casa di un morto, poi in mezzo
a una sfilata di moda. Si addormentano su
una spiaggia, la mattina dopo si risvegliano
in mezzo ad un bombardamento: è il set di
un film di guerra. Scappano e si nascondono
nel furgone di un acquapark, Zoomarine. Lì
scambiano per animatori, poiché per coprirsi
hanno indossato dei costumi, e affrontano
diverse peripezie. Alla fine tornano in prigione. Carlotta segue le vicende in Tv, poi
ritrova nel cestino la lettera che la madre non
ha spedito. Rimprovera la donna, si allonta-
D
Tutti i film della stagione
na e va a trovare il padre. Romolo e Angelo,
ormai unitissimi, fanno progetti per il futuro. Il primo che esce di prigione aspetta l’altro, poi se ne vanno in Costa Rica per cominciare una nuova vita. Però, parlando parlando, Angelo scopre che è stato Romolo a
far assegnare a un altro il suo posto all’auto-salone... Qualche giorno dopo, Angelo
viene liberato. Va da Monica, che lo invita a
stare da lei, dal momento che è stato sfrattato. Da amici che erano, tra loro sboccia finalmente l’amore. I due aprono quindi una
società informatica insieme. Romolo denuncia tutti i suoi complici, poi anche lui viene
liberato. Incontra Pamela e la ringrazia: è
l’unica che gli è stata vicina. Romolo si rivede a pranzo con Angelo, ma quest’ultimo gli
rivela che non andrà più in Costa Rica. Romolo ci resta male. Ilde lo abbandona, lui
affida a Pamela l’unico conto bancario rimastogli, deludendo Carlotta. Pamela fuggirà all’estero. Romolo è ridotto in miseria e
un anno dopo, senza saperlo, va a fare un
colloquio nell’agenzia di Angelo. Per una
sfortunata coincidenza, però, non incrocia
l’amico e sostiene il colloquio con un suo
collaboratore, che lo scarta. Romolo passeggia triste per Roma. Ferma un taxi, sul quale
ritrova casualmente Angelo. Mentre i due si
abbracciano, si gira il conducente: Manolo.
Gli chiedono: “Ma tu come hai fatto a uscire? Eri innocente, o ti hanno dato la semiinfermità mentale”. “No, totale!” ribatte lui
con un ghigno e riparte sgommando, mentre
si sentono le urla di Angelo e Romolo.
S
i costituisce sul grande schermo
una nuova coppia comica: Romolo (Enzo Salvi), avvocato brillante, spregiudicato, sbruffone, un po’ coatto,
abituato a ottenere tutto ciò che vuole al punto che, quando le cose iniziano ad andare
male, non riesce ad adattarsi a questa idea;
e Angelo (Maurizio Battista), timido, remissivo, sfortunato nella vita e nell’amore, che, viceversa, non riesce a credere a se stesso
quando le cose iniziano ad andargli bene. I
ruoli alla fine si ribaltano: Angelo corona il suo
sogno d’amore e raggiunge onestamente il
successo, fondando una piccola società con
la sua amata Monica; Romolo, invece, viene
abbandonato da tutte le sue donne: oltre la
moglie Ilde, se ne vanno anche la figlia Carlotta e la ‘fidata’ segretaria Pamela, che fug-
ge ai Tropici dopo essersi fatta intestare l’ultimo conto bancario rimasto al suo capo.
Due vite dapprima parallele, destinate
a non incontrarsi, perché troppo diversi sono
gli ambienti e i giri che frequentano, si ritrovano però nel luogo ove tutte le differenze
sociali si annullano: il carcere. Certo, la prigione presentata in questo film è un edulcorato sfondo per una commedia comica,
un luogo allegro animato da figure semileggendarie: l’Avvocato (Gianni Ferreri), un
ex principe del foro che fornisce a ogni recluso una arzigogolata scusa per discolparlo, chiedendo in cambio delle sigarette; o’
Professore, che vive in carcere come in una
reggia, servito e riverito dalle guardie; e poi
il bizzarro Manolo (uno stralunato Massimo Ceccherini), matto furioso, che ruggisce, mangia topi e insetti, turbando i sogni
e i giorni dei compagni di cella.
Dopo che le vicende di Angelo e Romolo si sono incrociate, oltre che in astratto – è
la raccomandazione di Romolo per il cugino
della sua amante che fa perdere il lavoro ad
Angelo, costringendolo a una rapina – anche nella vita reale, un’impennata narrativa
della pellicola si ha con l’evasione dei due, o
meglio il loro rapimento dal carcere. In quella libertà non desiderata, ridotti in mutande,
si trovano ad affrontare una serie di peripezie e siparietti vari, che tuttavia li ‘imprigionano’ un po’. Prodotto con pochi mezzi, il
film, pur sostenendo i buoni sentimenti e il
valore di un’amicizia sincera, tanto oltre non
riesce ad andare. Per quanto abili e affiatati,
Salvi e Battista rimangono infatti intrappolati
nelle gag e nelle situazioni sulle quali la pellicola si sviluppa. Fanno da corredo un parterre di immancabili belle donne e opportune musiche di sottofondo. In una delle ultime scene, Romolo passeggia su di un ponte di Roma, carezzando forse l’idea del suicidio, quando passa per caso il taxi con sopra Angelo. Finale goliardico e surreale: i due
amici, che si ritrovano capitando sulla stessa autovettura, scoprono che alla guida v’è
il terzo compagno di cella, Manolo, che finalmente articola delle frasi e poi parte all’impazzata verso chissà quale disastro. 90
minuti leggeri e spensierati. “Un film d’evasione” recita il sottotitolo con gioco di parole:
carino, ma nulla di più.
Luca Caruso
VALUTAZIONI PASTORALI
Altra verità (L’) – complesso-problematico / dibattiti
Amici, amanti e... - futile / grossolanità
Angele e Tony – consigliabile-problematico / dibattiti
Baci mai dati (I) – complesso / ambiguità
Beyond – complesso / problematico
Cappuccetto rosso sangue – futile / violento
Cirkus Columbia – consigliabile-problematico / dibattiti
Come l’acqua per gli elefanti –
consigliabile / semplice
Dilemma (Il) – consigliabile / semplice
Easy Girl – futile / grossolanità
Frozen – n.c.
Giorno della vita (Un) – consigliabile /
semplice
Machete – futule / violento
Malavoglia – n.c.
Mr. Beaver – consigliabile / problematico
Non lasciarmi – complesso-problematico
/ dibattiti
Parto col folle – futile / superficialità
Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del
mare – consigliabile / semplice
Ragazzi stanno bene (I) – sconsigliabilenon utilizzabile / scabroso
Ragazzo con la bicicletta (Il) –
consigliabile-problematico / dibattiti
Red – consigliabile / semplice
Ridotte capacità lavorative –
consigliabile-problematico / dibattiti
48
Rito (Il) – complesso / superficialità
Se sei così, ti dico di si – consigliabile /
brillante
Segui il tuo cuore – consigliabile / semplice
Sesso aggiunto (Il) – complesso-problematico / dibattiti
Shelter – Identità paranormali – futile /
scabrosità
Silvio Forever – complesso-superficialità
/ dibattiti
Thor – consigliabile / semplice
Tree of Life (The) – consigliabile-problematico / dibattiti
Una cella in due – futile / semplice
Vi presento i nostri – futile / grossolanità
Fly UP