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111 - Centro Studi Cinematografici
SOMMARIO n. 111 Anno XVII (nuova serie) n. 111 maggio-giugno 2011 Altra verità (L’) ......................................................................................... 41 Amici, amanti e... ..................................................................................... 43 Angele e Tony ......................................................................................... 10 00165 ROMA - Via Gregorio VII, 6 tel. (06) 63.82.605 Sito Internet: www.cscinema.org E-mail: [email protected] Aut. Tribunale di Roma n. 271/93 Baci mai dati (I) ........................................................................................ 45 Beyond ................................................................................................... 19 Cappuccetto rosso sangue .................................................................... 20 Abbonamento annuale: euro 26,00 (estero $50) Versamenti sul c.c.p. n. 26862003 intestato a Centro Studi Cinematografici Cirkus Columbia ..................................................................................... 33 Come l’acqua per gli elefanti .................................................................. 30 Dilemma (Il) ............................................................................................ 39 Easy Girl ................................................................................................. 9 Frozen .................................................................................................... 35 Giorno della vita (Un) ............................................................................. 44 Machete .................................................................................................. 28 Malavoglia .............................................................................................. 31 Mr. Beaver ............................................................................................... 14 Redazione: Marco Lombardi Alessandro Paesano Carlo Tagliabue Giancarlo Zappoli Non lasciarmi ......................................................................................... 8 Parto col folle .......................................................................................... 16 Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare ............................................. 6 Hanno collaborato a questo numero: Veronica Barteri Elena Bartoni Luca Caruso Maria Cristina Caponi Marianna Dell’Aquila Elena Mandolini Diego Mondella Fabrizio Moresco Francesca Piano Silvia Preziosi Tiziana Vox Ragazzi stanno bene (I) ......................................................................... 12 Ragazzo con la bicicletta (Il) .................................................................. 46 Red ......................................................................................................... 29 RCL – Ridotte capacità lavorative .......................................................... 3 Rito (Il) .................................................................................................... 17 Se sei così, ti dico di sì ........................................................................... 37 Segui il tuo cuore ................................................................................... 27 Sesso aggiunto (Il) ................................................................................. 22 Shelter – Identità paranormali ................................................................ 4 Silvio Forever .......................................................................................... 34 Thor ........................................................................................................ 42 Tree of Life (The) .................................................................................... 2 Una cella in due ...................................................................................... 47 Vi presento i nostri ................................................................................... 13 Indice dell’annata 2010 ................................................................... 23 Bimestrale di cultura cinematografica Edito dal Centro Studi Cinematografici Spedizione in abb. post. (comma 20, lettera C, Legge 23 dicembre 96, N. 662 Filiale di Roma) Si collabora solo dietro invito della redazione Direttore Responsabile: Flavio Vergerio Direttore Editoriale: Baldo Vallero Cast e credit a cura di: Simone Emiliani Segreteria: Cesare Frioni Stampa: Tipostampa s.r.l. Via dei Tipografi, n. 6 Sangiustino (PG) Nella seguente filmografia vengono considerati tutti i film usciti a Roma e Milano, ad eccezione delle riedizioni. Le date tra parentesi si riferiscono alle “prime” nelle città considerate. Film Tutti i film della stagione THE TREE OF LIFE (The Tree of Life) Stati Uniti, 2011 Supervisori effetti visivi: Dominic Parker, Tom Debenham (One of US), Bryan Hirota (Prime Focu Visual Effects), Daniel P. Rosen (Evil Eye Pictures), Olivier Dumont (Method Studios), Dan Glass Coordinatori effetti visivi: Briana Aeby (Prime Focus VFX), Chaya Feiner (One of US), Erin Ferguson, Alexa Hale Supervisore effetti digitali: Bradley Friedman Supervisore costumi: Suzy Freeman Supervisore musiche: Suzy Freeman Supervisore animazione: Lyndon Barrois (Prime Focus Visual Effects) Interpreti: Brad Pitt (Mr. O’Brien), Sean Penn (Jack), Jessica Chastain (Mrs.O’Brien ), Hunter McCracken (Jack piccolo ), Laramie Eppler (R.L.), Tye Sheridan (Steve), Fiona Shaw (nonna), Jessica Fuselier (guida), Nicolas Gonda (Mr. Reynolds), Will Wallace (architetto ), Kelly Koonce (Padre Haynes), Bryce Boudoin (Robert), Jimmy Donaldson (Jimmy), Kameron Vaughn (Cayler), Cole Cockburn (Harry Bates), Dustin Allen (George Walsh), Brayden Whisenhunt (Jo Bates), Joanna Going (moglie di Jack), Samantha Martinez (Samantha), Savannah Welch (signora Kimball), Tamara Jolaine (Signora Stone), Julia M. Smith (Beth), Anne Nabors (Rue), Christopher Ryan (prigioniero), Tyler Thomas (Tyler Stone), Michael Showers (signor Brown), Kimberly Whalen (signora Brown), Irene Bedard, Finnegan Williams, Michael Koeth, John Howell Durata: 139’ Metri: 3800 Regia: Terrence Malick Produzione: Nigel Ashcroft, Greg Eliason, Dede Gardner, Sarah Green, Grant Hill, Brad Pitt, Bill Pohlad per Cottonwood Pictures/ Plan B Entertainment/ River Road Entertainment Distribuzione: 01 Distribution Prima: (Roma 18-5-2011; Milano 18-5-2011) Soggetto e sceneggiatura: Terrence Malick Direttore della fotografia: Emmanuel Lubezki Montaggio: Hank Corwin, Jay Rabinowitz, Daniel Rezende, Billy Weber, Mark Yoshikawa Musiche: Alexandre Desplat Scenografia: Jack Fisk Costumi: Jacqueline West Produttore esecutivo: Donald Rosenfeld Produttori associati: Ivan Bess, Nicolas Gonda, Sandhya Shardanand Line producer: Susan Kirr Casting: Vicky Boone, Francine Maisler Aiuti regista: Bobby Bastarache, Cleta Elaine Ellington, Scott R. Meyers, Katie Tull Operatori: Nathanael Vorce, Jörg Widmer Art director: David Crank Arredatore: Jeanette Scott Trucco: Michaela Farrell, Meredith Johns, Darylin Nagy Acconciature: Charles Yusko distanza di molto tempo dalla prematura scomparsa del fratello minore (ad appena 19 anni), Jack O’Brien vive ancora nel ricordo del suo adorato compagno di giochi d’infanzia. Nonostante abbia un’invidiabile posizione pro- A fessionale (è uno stimato architetto) e una moglie che lo ama, è un uomo smarrito, tormentato dal proprio passato e in cerca di un senso da dare alla sua esistenza. Con la testa e il cuore torna agli anni Cinquanta, quando, assieme ai genitori e 2 ad altri due fratelli, viveva in apparente tranquillità in un piccolo paese del Texas. A quell’età, Jack è un ragazzino introverso e solitario, obbligato a rispettare le ferree regole impostegli dal padre, un ingegnere, che è spesso in giro per il mondo a vendere brevetti. Il signor O’Brien, a causa della sua educazione (anche religiosa) molto rigida e dei suoi comportamenti duri, a volte perfino brutali, con la sottomessa moglie e i tre figli, finisce per inimicarsi la propria stessa famiglia. Jack arriva a odiarlo a tal punto da desiderare la sua morte. Mentre, nel frattempo, osserva con occhi pieni di curiosità e stupore il mondo e inizia a misurarsi con la presenza quotidiana del male. Pur essendo stato allevato secondo i principi cristiani, l’adolescente mette continuamente in discussione la sua fede interrogando Dio sulle ingiustizie della vita. E, proprio grazie al confronto con l’autorità paterna, scopre la volontà di crescere, di ribellarsi e anche la tentazione del peccato. Quando, infine, il padre è costretto a trasferirsi, con l’intera famiglia, in un’altra città degli Stati Uniti per problemi di lavoro (lo stabilimento dove è impiegato è stato chiuso), si rende conto di aver fallito Film tutto nella sua vita e di aver rinunciato troppo presto ai propri sogni, compreso a quello di diventare un musicista. L’uomo tenta così di recuperare il difficile rapporto col primogenito. a concentrazione e la densità di suggestioni e visioni proposte da The Tree of Life lascia esterrefatti. Dinnanzi a un tale disarmante splendore, noi pubblico siamo come tanti signor O’Brien che riconoscono la propria stoltezza nel non aver saputo notare la magnificenza di ciò che ci circonda. Si rischia di rimanere soverchiati da un così potente sovraccarico di metafore, a cui peraltro il filosofo Malick ci aveva già abituato con capolavori come La rabbia giovane e, soprattutto, I giorni del cielo. Ancora una volta, nel pensiero del regista texano (visualizzato dalla prodigiosa fotografia di Lubezki), predominano in tutta la loro selvaggia bellezza le forze della natura, con i suoi elementi essenziali: acqua, terra, aria e luce. Il primo, sinonimo di purezza, grazia e vitalità, si identifica con la figura della madre, una dolce ed eterea creatura dai capelli rossi con il volto di Jessica Chastain (scommettiamo che sarà la nuova Cate Blanchett?). L’ultimo, invece, scelto come simbolo di nascita e di speranza, anche al di là della vita (una sorta di ectoplasma luminoso apre e chiude il racconto, assieme ad una candela), disegna vettori di forza, movimenti e vibrazioni dell’anima. Nell’universo di Malick tutto ha un senso e ogni cosa è illuminata: dal più piccolo organismo cellulare al neonato Jack, la cui culla è posta sotto la finestra a godere dei raggi solari. Raggi che penetrano tra le grandi magnolie del giardino di casa O’Brien (l’albero è l’emblema per eccellenza dell’evoluzione umana) che, a loro volta, pervadono ogni inquadratura grazie a “protettive” architetture scolpite nello spazio. La pianta, soltanto se è accuratamente annaffiata ogni giorno - come ordina il capofamiglia al figlio - può portare buoni frutti. Altrimenti, se viene alimentata da cattivi “concimi” come la rabbia, l’odio, la frustrazione, cresce male e presto diventa arida. Proprio come Jack (un toccante Sean Penn), che da adulto si ritrova inadeguato ad amare, a vivere, disorientato come è dai ricordi dolce-amari di gioventù. Nel presente, innalza di mestiere grattacieli a Houston, non più rampicanti. Ma quegli imponenti edifici di vetro e acciaio, nelle cui superfici lucide si specchia la sua identità in frantumi, non hanno nulla di rassicurante. Malick, nella prima abbondante e forse eccessiva mezz’ora di immagini docu- L Tutti i film della stagione mentaristiche (stile Herzog e non Piero Angela) – (come qualcuno dei comuni mortali spettatori ha avuto l’ardire di affermare!), costruisce assieme a una squadra di montatori e di esperti di effetti speciali una sinfonia visiva di indiscutibile fascino e perizia scientifica, in cui si avvicendano scene molto realistiche del cosmo, della luna, delle stelle e della Terra. La creazione dell’universo cede, quindi, il testimone alle origini della civiltà, con le immense distese glaciali preistoriche e la presenza dei dinosauri, primissimi esempi di selezione naturale. Nella terza e ultima parte, relativa alla nascita della vita umana, l’autore americano attinge poi al suo ricco bagaglio mistico-spirituale per raccontare il controverso legame di un adolescente con il proprio padre. Tra i due c’è amore e disprezzo, devozione e risentimento, esattamente come fra i protagonisti di Il Petroliere di P.T. Anderson, un’altra sofferta storia familiare in cui la durezza paterna si scontra con l’ingenuità filiale. Il rapporto con la religione, invece, passa attraverso la perdita dell’innocenza e la scoperta (dolorosa) della malvagità e della violenza, di cui può essere capace l’uomo. Il cuore pulsante del film diviene allora il piccolo Jack, che tutto osserva e rapisce dalla realtà di provincia che gli scorre accanto, per tentare di avvicinarsi alla tolleranza, al perdono, alla Verità (la mdp è sempre all’altezza del suo sguardo). La sua è una incessante invocazione al Signore, affinché giunga a rischiarare la sua mente dai ragionevoli dubbi di ogni credente. Il giovane debuttante Hunter McCracken “offusca” l’intero cast (perfino il bravo Brad Pitt, che riassume in sé la “logica del più forte” con una convincente gestualità), grazie a un’innata presenza scenica che può fare a meno anche della parola. I suoi occhioni, colmi di paura e, al contempo, di sete di conoscenza trapassano lo schermo con un’energia simile soltanto a quella liberata dalle esplosioni lunari, o dalle correnti delle maree. Le domande fondamentali della vita in bocca a un ragazzino? Ebbene sì. La cultura americana, ancora una volta, ci offre una lezione di cui dovremmo fare tesoro: la curiosità ed il turbamento che germogliano in tenera età, fanno dei bambini degli “esseri superiori”. The Tree of Life, Palma d’Oro al Festival di Cannes 2011, non è una semplice opera cinematografica, ma un’esperienza di vita difficilmente ripetibile per uno spettatore. Lascia il segno più di un’ora di catechismo e squarcia le tenebre delle nostre coscienze come una preghiera, senza tempo, né confini geografici. Universale. La madre, infatti, chiede di continuo il conforto di Dio: da quando perde tragicamente il figlio, al ricongiungimento proprio con quest’ultimo, su una spiaggia affollata di gente che vaga senza meta. È in questo paradiso terrestre che Jack adulto rincontra la sua famiglia e “riconsegna” finalmente il fratellino nelle mani dei genitori. L’ultimo e forse catartico passaggio del suo lungo viaggio metafisico, tra passato e presente, che non a caso si chiude in forma di supplica: «Signore proteggici e guidaci fino alla fine dei tempi... ». Diego Mondella RCL-RIDOTTE CAPACITÀ LAVORATIVE Italia, 2010 Regia: Massimiliano Carboni Produzione: Mauro Berardi e Agenzia Multimediale Italiana S.R.L. (A.M.I.) Distribuzione: Iris Film Prima: (Roma 10-12-2010; Milano 10-12-2010) Soggetto: Alessandro di Rienzo Sceneggiatura: Alessandro di Rienzo, Paolo Rossi, Massimiliano Carboni Montaggio: Sara Pazienti Musiche: Gruppo Operaio Scenografia: Filippo Marranci, Barbara Carboni Produttore esecutivo: Mauro Berardi Direttore di produzione: Giulia Dal Moro Consulente musicale: Paolo Dossena Suono: Daniele Maraniello Interpreti: Paolo Rossi, Emanuele Dell’Aquila, Davide Rossi, Alessandro Di Rienzo, Daniele Maraniello, Biagio Ippolito Durata: 75’ Metri: 2250 3 Film iugno 2010. Dopo mesi di cronache, voci, dibattiti politici e sindacali, alla Fiat di Pomigliano D’Arco, in provincia di Napoli, gli operai votano per il referendum indetto dalla direzione dell’azienda sul nuovo accordo sul sistema lavorativo e sui diritti dei lavoratori. Scopo della strategia dell’amministratore delegato di Fiat, Marchionne: ridimensionare gli stabilimenti Fiat, migliorare la competitività aziendale ed espandersi in nuovi e importanti mercati non solo europei. Per favorire il piano evolutivo della Fiat, Marchionne vuole portare la produzione della Panda dalla Polonia a Pomigliano e ritoccare i modelli di lavoro operaio al fine di migliorarne l’efficienza dei lavoratori. Con il 63 per cento dei voti favorevoli, vince il sì al referendum: nuovi orari di lavoro, nuove turnazioni e tante altre novità nel nuovo accordo tra azienda e operai in una delle fabbriche automobilistiche più famose e storiche del nostro Paese, insediata nella cittadina campana già negli anni Sessanta. Ma chi ha votato no? Cosa accadrà a quelli che hanno ridotte capacità lavorative? Quali saranno le conseguenze per i lavoratori e per tutta la città, una città in cui le strade portano i nomi dell’Alfa e di Torino? Per capire cosa è davvero accaduto nella cittadina campana, erroneamente immaginata da chi non la conosce come un luogo arretrato e iso- G Tutti i film della stagione lato, giunge a distanza di circa 30 giorni dopo il voto, una piccola troupe guidata dall’attore friulano Paolo Rossi. Fingendo dei sopralluoghi per un ipotetico film, Rossi interroga vari personaggi locali, dal sindaco di destra agli operai, dal prete del paese alle mogli dei lavoratori. Scopo della ricerca è quello di raccogliere materiale per un film di fantascienza, l’unico genere che permetterebbe di poter raccontare la complessa situazione che si vive a Pomigliano, con le sue mille sfumature, con le sue illogicità. Una situazione che sembra “ di fantascienza” e che invece è realtà. i vorrebbe poco a esprimere pareri personali su quanto è accaduto a Pomigliano. Una situazione destinata a cambiare il modello concettuale lavorativo non solo nel nostro Paese, in cui certamente non sono state poche le lotte sindacali, ma in tutto il mondo. Basterebbe ancora oggi, al tempo in cui stiamo scrivendo, aprire un giornale e leggere nuove notizie su Pomigliano D’arco e il futuro della Fiat nella cittadina campana. Ma c’è chi ne parla per noi, registrando con l’occhio indiscreto e spesso fastidioso (per alcuni) della macchina da presa una situazione destinata stravolgere non solo il panorama economico e industriale nazionale, ma soprattutto la vita e il futuro di C tanti lavoratori, delle loro famiglie, l’economia di un’intera area geografica. Se tutto questo non fosse all’ordine del giorno sulle cronache di tutti i giornali nazionali, si potrebbe pensare che sia tutto vero? Forse molti direbbero: è fantascienza. Allora quale modo migliore per riprendere la realtà giocando il racconto costantemente in bilico tra realtà e finzione? Ridotte capacità lavorative, di Massimiliano Carboni con lo straordinario Paolo Rossi (ma anche Emanuele Dell’Aquila, Alessandro Di Rienzo e Davide Rossi) si avvale proprio della poesia corrosiva del racconto dell’attore friulano per raccontare, senza distorsioni, le mille sfumature di una situazione complessa. Un quadro talmente poco credibile da poter essere rappresentato solo con la creazione di altri pianeti, come il Pianeta Lapo, e nuovi personaggi. Tutti elementi inesistenti che vengono chiamati come rappresentazioni di ciò che invece c’è ed è reale. Si tratta quindi del tentativo di raccontare con ironia e toni graffianti una situazione che, come abbiamo già detto, è destinata a cambiare il panorama economico e politico-sindacale nel nostro Paese, ma, soprattutto, quello di una regione che da anni è tristemente additata per mille problemi, dai rifiuti alla criminalità, dal dissesto sociale all’imprenditoria corrotta. Marianna Dell’Aquila SHELTER – IDENTITÀ PARANORMALI (Shelter) Stati Uniti, 2010 Acconciature: Annemarie Bradley Supervisore effetti speciali: Ken Gorrell Supervisori effetti visivi: Mark Freund (Pacific Title), Marc Varisco Coordinatore effetti visivi: Frank Spirizi (Asylum) Operatore steadicam: Sandy Hays Interpreti: Julianne Moore (Cara Harding), Jonathan Rhys Meyers (David/Adam/Wesley), Jeffrey DeMunn (dr. Harding), Frances Conrot (Mrs. Bernburg), Nathan Corddry (Stephen Harding), Brooklynn Proulx (Sammy), Brian Anthony Wilson (Virgil), Noycwe Feurring (strega nonna urlante), Steven Rishard (detective Danton), Charles Techman (Monty Hughes), John Peakes (dr. Charles Foster), Michael Graves (uomo che urla), Chaz Moneypenny (Adam Sabre), Rick Applegate (Warder Collins), Loretta Higgins (dottoressa), Tamara Johnson (bibliotecaria), Trenton Rupecht (Monty giovane), Diane Jonardi (strega nonna urlante 1918), Jules Sylvester (uomo anziano/mungitore serpente), KatiAna Davis (ragazzina urlante/familiare), James Howard (Missouri D.A.), Michael Mihalich (governatore), Paul J. Rosenburg (Wesley Crite), Charles David Richards Durata: 112’ Metri: 3070 Regia: Måns Mårlind, Björn Stein Produzione: Emilio Diez Barroso, Neal Edelstein, Darlene Caamano Loquet, Mike Macari per NALA Films/MacariEdelstein/Shelter Productions Distribuzione: Moviemax Prima: (Roma 25-2-2011; Milano 25-2-2011) V.M.: 14 Soggetto e sceneggiatura: Michael Cooney Direttore della fotografia: Linus Sandgren Montaggio: Steve Mirkovich Musiche: John Frizzell Scenografia: Tim Galvin Costumi: Luca Mosca Produttori esecutivi: David Bergstein, Billy Rovzar Produttori associati: Jeffrey Keswin, Vance Owen, Fernando Rovzar Coproduttore: Bill Bannerman Casting: Diane Heery, Jason Loftus Aiuti regista: Steve Danton, Janell M. sammelman, Bill Delaney, Bill Bannerman, John Lind, Meaghan F. McLaughlin Art director: Jesse Rosenthal Arredatore: Rebecca Brown Trucco: Rachel Geary, Lee Grimes 4 Film ello studio del governatore del Missouri, Cara conduce un’arringa accusatoria contro un detenuto che poco dopo viene giustiziato. Lei ritiene che la sindrome da personalità multiple non esista. Mentre è in aeroporto, le telefona suo padre, il dr. Harding, per sottoporle il caso di uno strano paziente. Si chiama David Bernburg e gli è stato segnalato dall’amico dr. Charlie Foster. Cara incontra David, che è in sedia a rotelle, e gli fa delle domande e dei test. Quindi torna dal padre. Dalla sala dalla quale osservano David, Harding telefona al ragazzo, chiedendogli se ci sia Adam. David ha una trasformazione violenta e diventa Adam. Cambia voce, carattere, cammina e sa che il marito di Cara è stato ucciso. Si gratta il collo. Dopo quest’incontro, Harding nota che ha offerto a Cara un’occasione per riconsiderare alcune delle sue certezze. Lascia poi alla figlia un video nel quale parla con David, notando che gli risulta difficile credere in un Dio che ha permesso che venisse assassinato senza motivo il marito di sua figlia, che era veramente un brav’uomo. Cara va a trovare Charlie, interrogandolo su Adam Saber. Lui non ha una bella cera, si gratta il collo. La donna va quindi al liceo frequentato da David. Trova l’annuario scolastico, ma la foto di David non corrisponde al volto del ragazzo che lei ha conosciuto. Poi telefona a Charlie, per chiedergli di inviarle le cartelle cliniche di Adam, ma sente che sta malissimo. Poco dopo Charlie inizia a vomitare terra, ha la schiena devastata, si nota un’ombra fulminea nella sua stanza. Cara raggiunge casa di David, ma scopre che è morto: la madre le racconta dell’incidente che gli impedì di camminare, poi del suo omicidio, in un bosco, a opera di adoratori del demonio, dopo che avevano abusato di lui. Cara ipotizza col padre che Adam, avendo appreso dai media della storia di David, ne conservasse una ‘foto mentale’: per quanto orribile fosse la sua vita, c’era qualcuno cui era andata peggio. Sarebbe però pienamente consapevole della situazione, non ha una personalità dissociata. Cara fa incontrare la madre di David con Adam. Quando ‘diventa’ David, il ragazzo cita un’impressionante serie di dettagli che sbalordiscono la donna. Quella sera Cara va in chiesa a pregare, il giorno dopo porta David nel luogo ove avvenne il suo omicidio. David rivive quelle scene, si impressiona, ha paura e piange. Poi ha una trasformazione e si risveglia Wesley Crite, leader di una band underground. Cara ha una lite col padre. Gli chiede furiosa perché le stia facendo questo. E lui ribatte, perché ha smesso di fare domande a se stessa: ha svi- N Tutti i film della stagione luppato un sistema immutabile di principi, che rifiuta di sottoporre a ogni tipo di introspezione. Anche in questo caso: voleva aiutare Adam a scoprire quale malattia gli abbia causato la ‘frattura della psiche, o dimostrare definitivamente che lui aveva torto? Cara va sulla tomba di Wesley, morto probabilmente suicida nel ’94. In quel periodo, Adam era in prigione e potrebbe aver creato un’altra personalità, con una storia peggiore della sua. Cara incontra Wes, che le chiede, per via della croce che porta, se abbia scelto la sua professione in nome della scienza o della fede. Lei si definisce ‘un medico della scienza, ma una donna di fede’. Poi gli mostra il giornale con la notizia della sua morte. Wes ha una crisi e si risveglia David, cantando una canzoncina scritta da lui. La madre conferma: è la canzone di David, composta dopo l’incidente, mai pubblicata e che lui canticchiava quand’era triste o spaventato. Cara ipotizza che Adam possa avere assistito all’omicidio di David e si reca nella sua casa infantile, per scoprire da cosa stia fuggendo. La casa pare abbandonata, poi nel bagno Cara rinviene un cadavere. Arriva la polizia, ma Cara s’allontana di corsa, avendo dimenticato di prendere a scuola la piccola Samanta. La trova con Charles, nel corpo di Adam. Telefona al padre e nota che secondo lei v’è un collegamento tra Adam e le altre personalità: vogliono tutte sapere se una persona ha fede. Il padre, che ha una tosse sospetta, la informa quindi che Charlie è morto. Sulla schiena del cadavere v’era incisa una strana croce, la stessa che Cara ha visto alle pareti della casa di David, la cui madre la informa: “C’è la magia del Diavolo su queste colline”, indirizzandola poi dalla Guaritrice, in cima alla valle. Cara la trova: è una vecchia cieca che vede attraverso gli occhi di una ragazza. Cara assiste di nascosto a una guarigione operata dalla vecchia, che alla fine le chiede: “Adesso crederai?”. Suo fratello Stephen sta intanto convertendo in suono le immagini di Adam ripreso nel sonno. Il buio sul video, la cosa che si muove è un’onda sonora, una strana voce che dice: “Il reverendo Christian Moore dà rifugio all’Infedele”. Ne informa Cara, invitandola a recarsi in un paese vicino per reperire informazioni. Sammy intanto tossisce e si tocca il collo. Cara trova un anziano, che le mostra dei video sulla grande Guerra realizzati da suo padre, e le narra del rev. Moore, che predicava che per resistere all’influenza bastava aver fede nel Signore. Molta gente voltò allora le spalle alla Guaritrice. Ma Moore in realtà aveva perso la fede e vaccinato i suoi figli, lasciando gli altri a morire. Sicché la gente, scoperto l’ingan5 no, uccise i suoi figli e lo portò dalla Guaritrice, che incise una croce sulla sua schiena e poi gli risucchiò l’anima, riempiendogli la bocca di fango perché non vi potesse tornare. E infine disse: “Rev. Christian Moore ora rifugio per gli infedeli”. Cara riceve una telefonata della polizia: suo padre è in pericolo. In casa sua v’è Adam, ma il vero Adam è morto, è il corpo che ha ritrovato lei. Mentre parla col padre, nello schermo della proiezione appare un uomo identico ad Adam. Harding che sputa fango. Adam gli succhia l’anima e fugge via. Cara telefona al fratello Stephen, che sta portando la nipotina dal medico, per via di una tosse tremenda e di uno sfogo sulla schiena. Caroline vuole che la porti dalla Guaritrice. Ma in quel frangente arriva suo padre, nel corpo di Adam. Stephen e Sammy si barricano in casa, ma l’uomo sfonda una porta e Stephen rimane ferito. Morirà poco dopo dissanguato, dopo aver accompagnato Sammy e Cara dalla Guaritrice. Per la piccola non c’è niente da fare: lei ha fatto la sua scelta, ha rinnegato Dio, ormai il ‘rifugio’ è iniziato e lui la troverà. Sopraggiunge Adam e insegue Cara e la piccola nel bosco. Samantha inizia a sputare fango. Adam le succhia l’anima e la bimba rivive nel suo corpo. Inizia a piangere. Cara lo coccola, poi prega e lo strangola, inchiodandolo infine a una sporgenza del terreno. Il cadavere della piccola Sammy riprende vita, ma canta la canzone di David. un film terribile, inquietante, drammatico. L’argomentazione delle prime scene è chiara. Caroline è una neuropsichiatra, convinta delle sue teorie, e conduce lunghe requisitorie per dimostrare la propria tesi: i criminali sono coscienti delle loro azioni, non hanno alibi. Il film costituisce invece, a partire da un meccanismo perverso innescato a sua insaputa dal dr. Harding, padre di Cara, una feroce antitesi, una violenta confutazione dell’approfondita e all’apparenza incontrovertibile requisitoria iniziale di Cara. Cara si ostina e conduce le sue indagini serrate, perché è donna di scienza e non può piegarsi all’inspiegabile. Ma è anche molto religiosa: già nelle prime scene si nota che porta una croce al collo. Fa recitare le preghiere a Sammy, la figlioletta, anche se lei è poco reattiva a queste ultime. Perché non crede in Dio, come il nonno, entrambi sconvolti dal brutale e immotivato assassinio del marito di Cara. E questo si rivela il discrimine del film: avere fede o meno. Cara chiede ai suoi pazienti se credano o meno. La Guaritrice, come un oracolo sentenzia: “È una cosa È Film terribile perdere una persona cara. La peggior cosa è perdere la fede”. Ma tutto sfocia poi nel demoniaco, anticipato dalle parole della dolente madre di David: “C’è la magia del Diavolo su queste colline”. E, qualche giorno prima, narrando del figlio lei aveva espresso un monito: “David ha voltato le spalle a Dio e si è affidato alla scienza per trovare le sue risposte. Il Signore ce l’ha detto piuttosto chiaramente: ‘Non perdete la vostra fede in me’ ”. Chi infatti non ha fede nel film muore. Pellicola non banale sul Male e sulle presenze paranormali, che colpiscono alle spalle: come affetti da una scabbia demoniaca, tutti i predestinati si grattano dietro il collo quando il loro corpo sta per divenire Tutti i film della stagione rifugio del Male. La storia è aggrovigliata e densa di rimandi nei decenni, anche se alla fine tutto viene esplicitato, risalendo a una maledizione emessa durante la I Guerra mondiale. Le identità si alternano e si sovrappongono, sostituendosi l’una all’altra, pur in un medesimo corpo. Unico rimane infatti il corpo e il volto del protagonista, nel quale s’incarnano via via i ‘dannati’: ‘Adam’, questo il suo primo nome, come quello del primo uomo, tormentato mentre dorme da incubi e visioni, che poi si risveglia, senza ricordare nulla, in posti diversi, dando corpo a differenti identità. Il montaggio è serrato, in un film basato principalmente sui primi piani e sull’espressività dei volti. Correlativo oggettivo all’angoscia che si adden- sa nell’anima è un cielo sempre livido o un notturno cittadino, il vento e le inquietanti immagini del paese ove Cara si reca per le sue ricerche, gli interni asfittici o illuminati al neon. Dapprima il film sembra vertere sul thriller psichico, nel quale si dipanano meccanismi, astuzie e strategie psicologiche. Poi sfiora l’horror, quando la stessa Cara è costretta ad arrendersi all’imponderabile, che le ruba a uno a uno tutti gli affetti più cari: prima l’amico medico, poi il padre, il fratello, la figlioletta. Lei ha fede e si salva, rimanendo però sola al mondo, con una reincarnazione nel corpo di sua figlia, ma che sua figlia non è. Luca Caruso PIRATI DEI CARAIBI: OLTRE I CONFINI DEL MARE (Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides) Stati Uniti, 2011 Acconciature: Karen Asano-Myers, Barbara Cantu, Paulette Crammond, Catherine Davies, Paul Gooch, Peter King, Paula Price, Brad Scott, Kimberley Spiteri Supervisori effetti speciali: David Brighton, Neil Corbould, John Frazier Coordinatore effetti speciali: Mark Hawker Supervisori effetti visivi: Gary Brozenich (MPC), Tony Clark (Rising Sun Pictures), Charles Gibson, Ian Hunter, David Sanger (New Deal Studios), Charlie Iturriaga (Ollin Studio), Gregory Oehler (CIS Hollywwod), Christian Pokorny (Scanline VFX), Ben Snow (ILM), Simon Stanley-Clamp (Cinesite) Coordinatori effetti visivi: Mark Webb (Bluebolt), Gina Willis (Disney), Damian O’Farrill (Ollin VFX), Marlene Nehls (MPC), Paul Edwards (Cinesite), Cynthia Crimmins, Kerry Drumm, Sofus Graae, Victor F. Medel, Abigail Mendoza, Nicole Montemayor, Naz Shams, Jakris Smittant Supervisore effetti digitali: Jeffrey Jasper (New Deal Studios) Supervisore costumi: Stacy Horn Supervisore musiche: Bob Badami, Melissa Muik Supervisore animazione: Tim Harrington (ILM) Animazione personaggi: Clarence Robello Animazione: Christian Kratzert (Sanline VFX), Michael Midlock, Louis Jones, Shawn Miller (ILM), Michael Shelton (Asylum FX), Sandy Heslop, Peta Bayley, Santiago Colombo, Sandy Heslop, Alex Hislop, Jess Morris, Peter Panton, Dony Permedi Interpreti: Johnny Depp ( Jack Sparrow ), Ian McShane (Barbanera), Penelope Cruz (Angelica), Richard Griffiths (re Giorgio II), Geoffrey Rush (Barbarossa), Stephen Graham (Scrum), Gemma Ward (Tamara), Judi Dench (signora dell’alta società), Keith Richards (Capitano Teague), Sam Claflin (Philip), Kevin McNally (Gibbs), Óscar Jaenada (Lo Spagnolo), Greg Ellis (Groves), Astrid Berges-Frisbey (Syrena), Yuki Matsuzaki (Garheng), Bronson Webb (cuoco), Toni Busker, Antoinette Nikprelaj (sirena), Christopher Fairbank (Ezekiel), Matt Lasky, Mark Smith,Azmyth Kaminski, Chuck Williams ( pirati ), Robert Stone ( Gaoler ), Sebastian Armesto ( re Ferdinando), Paul Bazely (Salaman), Lee Nicholas Harris (secondino), Juan Carlos Vellido (capitano spagnolo), Richard Thomson (Derrick), Ian Mercer Durata: 137’ Metri: 3900 Regia: Rob Marshall Produzione: Jerry Bruckheimer per Walt Disney Pictures/Jerry Bruckheimer Films/Moving Picture Company (MPC) Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Prima: (Roma 18-5-2011; Milano 18-5-2011) Soggetto: ispirato al romanzo Mari stregati di Tim Powers; Ted Elliott, Terry Rossio, Stuart Beattie, Jay Wolpert (personaggi) Sceneggiatura: Ted Elliott, Terry Rossio Direttore della fotografia: Dariusz Wolski Montaggio: David Brenner, Michael Kahn, Wyatt Smith Musiche: Hans Zimmer Scenografia: John Myhre Costumi: Penny Rose Produttori esecutivi: John DeLuca, Ted Elliott, Chad Oman, Terry Rossio, Mike Stenson, Barry H. Waldman Produttori associati: Pat Sandston, Melissa Reid Direttori di produzione: Sarah Bradshaw, Ellen Gordon Casting: Lucy Bevan, Kathy Driscoll, Francine Maisler Aiuti regista: Chloe Chesterton, Laurie Deuters, Nora Henderson, Sid Karne, Peter Kohn, Carly Lewisohn, James McGrady, Terry McShane, Gregory J. Pawlik Jr., David Pinkus, Timothy R. Price, Christian Rigg, Jake Rollins, George Marshall Ruge, Paul Sacks, Michelle Schrauwers, Nick Shuttleworth, Andrew Vanneck, Timothy Wood Operatori: Steve Gainer, Don King, David Morgan, Robert Stoneman, Robert Binnall Operatori Steadicam: David Luckenbach, Peter Robertson Art directors: Drew Boughton, John Chichester, Robert Cowper, Zack Grobler, Tomas Voth Arredatore: Gordon Sim Effetti speciali trucco: Rick Glassman, Will Huff, Ken Niederbaumer Trucco: Chantal Boom’la, Paul Bopyce, Belinda Bryant, Amy Byrne, Leo Corey Castellano, Suzanne Diaz, Mahealani Diego, Wendy Kemp Forbes, Teri Galati, Joel Harlow, Elizabeth Hoel, Suzanne Jansen, Dean Jones, Uxue Laguardia, Steve LaPorte, Gemma Low, Ana Lozano, Monica MacDonald, Sharon Martin, Nuria Mbomio, Kenny Myers, Deborah Patino Rutherford, Heather Plott, Don Rutherford, Laine Rykes, Tricia Sawyer, Nikoletta Skarlatos, Sophie Slotover, Brigitta Smart, Mike Smithson, Nadia Stacey, Sarah Walkinshaw, Josh Weston, Lucy Willis, Sian Turner, Jay Wejebe 6 Film ack Sparrow, dopo esser riuscito a scappare alle guardie reali britanniche, si ritrova misteriosamente a viaggiare sulla nave del terribile Barbanera. Qui incontra Angelica, figlia del celebre pirata e sua vecchia fiamma, che gli propone di unirsi alla ciurma per trovare la Fontana della Giovinezza. Jack un po’ per paura, un po’ per i rimorsi nei confronti della ragazza abbandonata diversi anni prima, accetta. Barbanera, però, non è l’unico interessato all’impresa, anche la flotta britannica guidata da Barbossa è alla ricerca dell’acqua miracolosa che però, narra la leggenda, deve essere mischiata a una lacrima di sirena e bevuta in particolari calici per fare effetto. Barbanera, a cui è stata divinizzata una morte imminente, per trovare tutti gli elementi non si fa scrupoli; rapisce una sirena e, sotto tortura, cerca di farle uscire una lacrima, ma senza risultato. Sulla nave c’è anche un giovane predicatore, Philip, che, grazie al suo amore, fa commuovere l’essere marino tanto da farle spuntare l’agognata lacrima. Il pirata senza indugi ruba la preziosa goccia e lascia la sirena morire fra la disperazione del suo innamorato. Intanto Jack ha il compito di recuperare i calici mancanti nell’accampamento degli spagnoli. Qui si imbatte in Barbossa che gli confessa di non essere interessato alla fonte, ma a uccidere Barbanera per una vecchia vendetta. Jack, dopo aver preso i calici, promette di aiutarlo. Barbanera arrivato alla fonte miracolosa trova l’amara sorpresa, Barbossa e i suoi uomini pronti a sfidarlo. Fra spade e colpi bassi è un duello all’ultimo sangue interrotto dall’arrivo degli spagnoli che distruggono la fonte considerata blasfema. Barbanera e Angelica, però, sono feriti. Jack, impietosito, prova a utilizzare i residui dell’acqua e l’unica lacrima per salvare uno dei due. Lascia a loro la scelta porgendo i calici. Barbanera velocemente prende quello salvifico, ma stranamente a stare meglio è la figlia. Jack, infatti, sicuro dell’egoismo del pirata aveva invertito i calici. Angelica è tutt’altro che felice di aver avuto salva la vita e, per aumentare la sua rabbia, Capitan Sparrow l’abbandona su un’isola deserta. Barbossa, morto il nemico, si impossessa della sua nave e con una ciurma di zombie inizia a solcare i mari dove la bella sirena, riuscitasi a salvare, ha portato il giovane Philip. J Tutti i film della stagione opo attese, smentite e tanta tanta pubblicità torna nelle sale il vascello pirata guidato da Capitan Jack Sparrow. Stiamo parlando ovviamente di I pirati dei Caraibi - Oltre i confini dei mari , quarto capitolo della saga targata Disney che, grazie a qualche geniale intuizione e un’ossessiva campagna di marketing, ha conquistato milioni di spettatori nel mondo. Grandi e piccini che non hanno esitato, neanche dopo il terrificante terzo capitolo, ad accalcarsi al botteghino. Inspiegabilmente. O meglio, una spiegazione si potrebbe dare. Gli amici della Disney, tutt’altro che ingenui, consapevoli di aver raschiato il fondo del barile l’ultima volta, hanno optato per un restyling completo e, con una passata di vernice sulle parti arrugginite, hanno riconsegnato al pubblico il prodotto “come nuovo”. Effettivamente qualche novità c’è, a partire dal regista Rob Marshall, che ha sostituito lo “storico” Gore Verbiski, per finire a Penelope Cruz nei panni di Angelica, una nuova eroina creata per non far sentire troppo la mancanza della battagliera Keira Knightley. I difetti del precedente capitolo, invece, sono rimasti inalterati, primo fra tutti la confusione narrativa. Bisogna essere molto concentrati durante la proiezione, per riuscire sommariamente a capire la trama, basti pensare D 7 che il solo guardare l’orologio o distrarsi un secondo, fa precipitare lo spettatore nel più completo groviglio mentale. La verità è che tante situazioni non vengono analizzate come dovrebbero, mentre altre diluite fino alla noia. La colpa è degli sceneggiatori che hanno improvvisato uno script mediocre adattando (male) il romanzo Mari Stregati di Tim Power al canovaccio standard della saga. Detto questo il sospetto è lecito: la storia è solo un pretesto per far interagire i personaggi, nulla di più. Ci sono gli effetti speciali a fare il resto e la magia di un cinema che è puro intrattenimento visivo. Se poi il racconto non fila, è un problema secondario, il pubblico vuole rivedere Jack Sparrow, il vero magnete della saga, incantare tutti con la sua comicità molto poco piratesca, ancora una volta. Sì, bisogna ammetterlo Johnny Deep, riesce a mantenere vivo il carisma del suo personaggio nonostante tutto e, con grande sorpresa, crea la giusta alchimia anche con la new entry latina Penelope Cruz. I loro battibecchi, probabilmente, sono la parte più riuscita della pellicola, se si esclude la delicata parentesi amorosa fra il predicatore e la sirena una storia solamente abbozzata che meritava un respiro più ampio. Ma va bene così, queste smancerie non sono roba da pirati. Francesca Piano Film Tutti i film della stagione NON LASCIARMI (Never Let Me Go) Gran Bretagna, 2010 Regia: Mark Romanek Produzione: Andrew Macdonald, Allon Reich per DNA Films/ Film4/Fox Searchlight Pictures Distribuzione: 20th Century Fox Italia Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011) Soggetto: tratto dal romanzo Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro Sceneggiatura: Alex Garland Direttore della fotografia: Adam Kimmel Montaggio: Barney Pilling Musiche: Rachel Portman Scenografia: Mark Digby Costumi: Rachael Fleming, Steven Noble Produttori esecutivi: Mark Romanek, Alex Garland, Kazuo Ishiguro, Tessa Ross Produttore associato: Joanne Smith Co-produttore: Richard Hewitt Direttori di produzione: John Crampton, Donald Sabourin Casting: Kate Dowd Aiuti regista: Lee Grumett, Carol-Anne Henderson, Carley Lane, Sarah MacFarlane, Jo Tew, Erin Lander Operatore: Julian Morson el bel mezzo della campagna inglese si staglia il tetro collegio di Hailsham, retto da una donna d’acciaio come Miss Emily che impone ai suoi scolari di indossare un braccialetto elettromagnetico. Qui vivono e studiano Kathy, Tommy e Ruth: tre giovani in pieno sviluppo puberale alle prese con piccoli problemi di cuore, nati da un’amicizia che profuma d’amore. Ma, prima che la piccola Kathy possa dichiarare il suo amore a Tommy, Ruth riesce a far breccia nel cuore del fanciullo e a legarsi sentimentalmente a lui. A Kathy non rimane altro che spasimare in silenzio, attendendo nell’ombra che il baby fidanzamento salti in aria e spetti a lei gettare via i cocci della conflagrata relazione. Eppure, per ora quel momento è ben lungi dal venire. Intanto, fra le varie attività previste nel loro percorso didattico, vi è pure la possibilità di esprimere la propria creatività artistica in disegni o sculture da esibire all’interno della galleria di “Madame”. La monotonia quotidiana dell’esistenza di Hailsham viene sconvolta dall’arrivo di Miss Lucy, che un giorno confida ai suoi alunni la dura verità inerente il proprio futuro: la vita di ciascuno di loro sarà recisa ben presto da una mano invisibile armata di forbici, che si servirà di quei giovani corpi. Infatti, ogni allievo di quella scuola è stato creato in laboratorio al solo scopo di donare organi sani a individui compatibili, senza attendere la morte prima di effettuare il prelievo. In questo modo, qualunque “offerente” può - anzi deve! - sottoporsi a un trapianto da una a quattro volte nel corso del N Operatore Steadicam: Julian Morson Art director: Paul Cripps Supervisore art director: Denis Schnegg Arredamento: Michelle Day Trucco: Sallie Jaye, Belinda Parish, Tapio Salmi Acconciature: Belinda Parish, Tapio Salmi Supervisore effetti speciali: Sam Conway Supervisore effetti visivi: Matthew Twyford Coordinatore effetti visivi: Mark Webb (Baseblack) Supervisore costumi: Charlotte Child Supervisori musiche: George Drakoulias, Randall Poster Interpreti: Carey Mulligan (Kathy), Andrew Garfield (Tommy), Keira Knightley (Ruth), Isobel Meikle-Small (Kathy da piccola), Ella Purnell (Ruth da piccola), Charlie Rowe (Tommy da piccolo), Charlotte Rampling (sig.na Emily), Sally Hawkins (sig.na Lucy), Kate Bowes Renna (sig.na Geraldine), Nathalie Richard (Madame), Andrea Riseborough (Chrissie), Domhall Gleeson ( Rodney ), Hannah Sharp ( Amanda ), Christina Carrafiell (Laurs), Oliver Parsons (Arthur), Luke Bryant (David) Durata: 103’ Metri: 2830 suo arco vitale, per poi essere dispensato tramite la morte. Com’era prevedibile, a seguito di simile dichiarazione pubblica la tutrice Lucy è immediatamente sollevata dall’incarico. Intanto, gli anni passano e i tre protagonisti raggiungono la maggiore età, che permette loro di poter lasciare il collegio dove finora hanno alloggiato. Così, al compimento di sedici anni, Kathy, Tommy e Ruth sono spediti in un piccolo agglomerato urbano denominato “Cottages”, dove possono prendere confidenza con altri ragazzi provenienti da strutture analoghe a Hailsham. Fra questi, il terzetto di amici per la pelle fa conoscenza della coppia formata da Chrissie e Rodney. Saranno proprio Chrissie e Rodney a mettere al corrente gli ex alunni di Hailsham di una sorta di “leggenda metropolitana” che circola da qualche tempo nel loro ambiente: sembra che se due ragazzi riescono a trovare la maniera per certificare di fronte alle autorità preposte il sentimento che lega l’uno all’altro, possono ottenere un rinvio alla prima operazione. Purtroppo, non sanno nient’altro che possa essergli di aiuto. Tuttavia, Tommy ipotizza in gran segreto a Kathy che la chiave per leggere cosa custodisce un’anima in fondo al cuore sia proprio l’arte. Certo la sua è solo una vaga supposizione, ma potrebbe essere quella giusta. Se così fosse, per lui non ci sarebbe comunque via di scampo, dal momento che durante il soggiorno a Hailsham il giovane non ha prodotto nulla degno di rilevanza. Tale indiscrezione viene fuori in occasione di una gita urbana, avente lo scopo di mostrare a 8 Ruth il possibile essere umano da cui è stata clonata. Dopo quell’estemporanea escursione cittadina, i rapporti di cordialità tra Kathy e Ruth vanno via via deteriorandosi, fino a lacerarsi del tutto nel giro di pochi giorni. Per non pensare troppo alle sue pene d’amore, Kathy prende la decisione di fare domanda come assistente, riuscendo alla fine a ottenere una risposta positiva per iniziare l’apprendistato. Se, da una parte, il lavoro di collaboratrice permette a Kathy di girare in lungo e in largo il Regno Unito, dall’altra, la ragazza perde completamente di vista per dieci anni i compagni. L’unica notizia che giunge alle sue orecchie riguarda la rottura definitiva di Ruth e Tommy, a seguito d’innumerevoli litigi. Per caso, un giorno Kathy si trova in una clinica ospedaliera ad assistere una donatrice, quando scopre che in una delle camere della casa di cura soggiorna Ruth, ormai alla sua seconda operazione chirurgica. Munendosi di una certa dose di coraggio e buona volontà, Kathy si reca a far visita all’amica di un tempo, la quale esprime il forte desiderio di riabbracciare Tommy - anche lui con due interventi alle spalle - e di effettuare tutti insieme un’allegra scampagnata alla ricerca di un relitto marino. Kathy acconsente e mette a disposizione la propria vettura per un viaggio, che riapre antiche ferite non ancora rimarginate. Il momento più toccante equivale a quello in cui Ruth chiede scusa a entrambi gli astanti per aver sabotato a tutti i costi l’amore che sarebbe potuto nascere tra Kathy e Tommy. Al fine di essere perdonata, consegna nelle mani Film dell’ex partner un biglietto su cui è scritto il domicilio di “Madame”. Nei giorni seguenti, riavvampa la grande fiamma d’amore e sia Kathy che Tommy si ritrovano come incendiati dal fuoco della passione; pertanto, gli amanti si risolvono a chiedere una proroga. Questa volta, Tommy è assolutamente convinto di poter ottenere una posticipazione, giacché possiede quaderni e quaderni di disegni da esibire all’occhio critico di “Madame”. Tommy e Kathy non sanno, però, di andare incontro alla più grande delusione di tutta la loro vita. Infatti, supportata da un’anziana Miss Emily ridotta sulla sedia a rotelle, “Madame” ammette di non poter fare nulla per il loro caso, poiché dall’istante in cui il sistema delle donazioni è stato attuato non sono mai stati previsti i rinvii. Per quanto riguarda l’arte, la galleria aveva uno scopo di natura etica: dare prova alla collettività che ciascuno dei donatori è un’entità provvista di anima. Le poche speranze a cui il giovane uomo si aggrappava si sono sgretolate di colpo e oramai non gli resta altro che urlare contro il cielo una sorda disperazione mescolata a rabbia cieca. Da lì a due settimane circa, Tommy morirà sotto i ferri come era già accaduto poco prima a Ruth, mentre alla protagonista verrà notificato l’avviso della sua prima donazione. l «Time» ha giudicato il libro dello scrittore Kazuo Ishiguro (originario di Nagasaki, ma naturalizzato inglese) come il migliore romanzo dell’anno 2005 e l’ha inserito nella lista dei cento migliori romanzi pubblicati in lingua inglese. Nel 2006 Non lasciarmi ha vinto anche la quarta edizione del prestigioso Premio letterario Merck Serono. L’opera letteraria su cui Ishiguro ha lavorato per quindici anni fa parte di quelle scritture della catastrofe tra utopia e distopia, al pari di alcuni capolavori come 1984 di George Orwell e Il mondo nuovo di Aldous Huxley. Analogamente al libro di Huxley, in Non lasciarmi la società occidentale s’impernia sui principi della riproduzione seriale resi possibili dai progressi dell’ingegneria genetica, in quanto particolari individui “speciali” sono procreati in una maniera extrauterina e privi di vincoli familiari. Il condizionamento psico-fisico che ricevono sin dalla tenera età li costringe ad accettare il destino con rassegnazione, sopportando stoicamente i pensieri negativi che li assalgono in ogni momento. A quanto pare, neanche l’opzione del suicidio viene mai presa in seria considerazione da qualcuno di loro. Strano, molto strano, giacché nessuno gli punta mai la canna di un fucile all’altezza del cuore. Non lasciarmi ruota intorno a una tragedia impossibile, laddove il sacrificio di Tommy, Ruth e Kathy non ha più nulla di I Tutti i film della stagione catartico; semmai i tre protagonisti assomigliano di più a osservatori passivi, i quali hanno perso prima ancora di iniziare la partita. Come scriveva Umberto Eco, gli uomini si dividono in due schieramenti: Apocalittici e integrati. Così, la massima latina Omnia vincit amor si arrende di fronte alla “cattiva maestra”, la scienza. Lo sbigottimento dello spettatore nasce dal fatto che l’impossibilità di essere normali non è calata in una situazione fittizia e illusoria (come di solito accade in questi casi) e, proprio per questo, appare maggiormente sinistra. Certo, chiunque di noi potrebbe sentirsi attratto dall’eventualità di trascorrere una vita che si protrae per cento anni, ciò nonostante questa science fiction offre il destro per una riflessione innanzitutto sui limiti umani postulati da Dio e sulla libertà di scelta individuale. Lo straniamento presente nella pelli- cola del regista Mark Romanek (One hour photo) ha la funzione di ammonimento per il futuro, a differenza del forte tasso di evasione presente nei lungometraggi di casa nostra. Il tema dell’inquinamento della coscienza collettiva viene impiegato in funzione critica, come dimostrazione per assurdo, con tutto il corollario di domande che si trascina appresso. Impossibile che questo dramma spirituale non commuova pure chi in genere si lascia impietosire con scarsa frequenza e facilità. Tuttavia, replicare verbalmente il concetto nel monologo finale pronunciato da Carey Mulligan risulta meccanico, oltre che abbastanza noioso. Tranne qualche leggera esitazione, è del tutto evidente il buon lavoro svolto dai tre protagonisti Carey Mulligan, Andrew Garfield e Keira Knightley. Maria Cristina Caponi EASY GIRL (Easy A) Stati Uniti, 2010 Regia: Will Gluck Produzione: Zanne Devine, Will Gluck per Screen Gems/Olive Bridge Entertainment Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia Prima: (Roma 4-3-2011; Milano 4-3-2011) Soggetto e sceneggiatura: Bert V. Royal Direttore della fotografia: Michael Grady Montaggio: Susan Littenberg Musiche: Brad Segal Scenografia: Marcia Hinds Costumi: Mynka Draper Produttore associato: Alicia Emmrich Coproduttore: Mark Benton Johnson Casting: Lisa Miller Katz Aiuti regista: Todd Amateau, Anthony J. Nahar, Will Sandoval, Heather Kritzer, Bruce A. Simon Art director: Bo Johnson Arredatore: Karen Agresti Trucco: Michelle Vittone, David Waterman Acconciature: Adruitha Lee, Jose Zamora Coordinatore effetti speciali: Tyler Matson Supervisore effetti visivi: Rocco Passionino Coordinatore effetti visivi: Carolyn Martin Operatori: Geoffrey Haley, patrick Rousseau Operatore steadicam: Geoffrey Haley Supervisore musiche: Wende Crowley Coreografie: Jennifer Hamilton Interpreti: Emma Stone (Olive), Penn Badgley (Woodchuck Todd), Amanda Byrnes (Marianne), Dan Byrd (Brandon), Thomas Haden Church (Mr. Griffith), Patricia Clarkson (Rosemary), Cam Gigandet (Micah), Lisa Kudrow (Mrs. Griffith), Malcom McDowell (preside Gibbons), Alyson Michalka (Rhiannon), Stanley Tucci (Dill), Fred Armisen (pastore), Jake Sandvig (Anson), Morgan Rusler (Mr. Abernathy), Nicki Tyler Flynn (Mrs. Abernathy), Mahaley Manning (Nina), Jameson Moss (Evan), Blake Hood (Kennedy Peters-Booth), Bryce Clyde Jenkins (Chip), Neil Soni (Zia), Stacey Travis (madre di Marianne), Bonnie Burroughs (madre di Micah), Eddie Applegate (nonno di Micah), Norma Michaels (nonna di Micah), Yolanda Snowball (receptionist), Andrew Fleming (dottore), Lalaine (ragazza gossip), D’Anthony Palms (Josh Wisniewski), Juliette Goglia, Braeden Lemasters Durata: 92’ Metri: 2550 9 Film live Penderghast, studentessa di liceo pur di non andare in campeggio con la sua migliore amica Rhiannon, dotata di stramba famiglia hippy, finge di avere un impegno con un ragazzo più grande che frequenta il college. Al ritorno dal week-end, per non farsi scoprire, Olive prosegue nella sua messinscena, lasciando intendere all’amica di aver perso la verginità proprio con il suo nuovo boyfriend immaginario. Purtroppo le confidenze delle due amiche giungono all’orecchio della puritana e pettegola Marianne, leader di un gruppo di preghiera. La storia si arricchisce di particolari man mano che passa di bocca in bocca, o meglio di sms in sms e la fama di Olive, studentessa fino a quel momento invisibile, aumenta a dismisura. La ragazza decide di sfruttare questo momento propizio per emergere e per farsi notare e arriva ad accettare proposte “immaginarie” dai ragazzi più timidi e problematici. Naturalmente dietro ricompensa di soldi, buoni per il cinema o per le migliori catene di abbigliamento. In fretta il pettegolezzo genera nell’immaginario collettivo una pessima reputazione della ragazza, raggiungendo in men che non si dica una dimensione esagerata e incontrollabile. Incredula e testarda, come se non bastasse, Olive si cuce addosso una “lettera scarlatta”, ispirandosi all’eroina del romanzo, si veste con abiti da spogliarellista e decide di lasciar credere ai compagni ciò che vogliono, per vedere fino a che punto possa spingersi il loro pregiudizio e la sua discriminazione. Ben presto, però, la situazione le sfugge di mano e si rende conto delle conseguenze derivate dalle sue menzogne. Inizia a ritrovarsi sola e tristemente capisce di essere avvicinata dai ragazzi solo per uno scopo. C’è solo una persona che sembra continuare a rispettarla e prenderla in considerazione per quella che realmente è: il ragazzo con cui da piccola aveva “simulato” il primo bacio. Sarà proprio lui a conferirle la forza per raccontare a tutti la verità sul proprio conto. In primis ai suoi stravanti genitori, che, nonostante appaiano anticonvenzionali e fuori degli schemi, si dicono sinceramente preoccupati per lei. Poi fa in modo che tutti vedano sul web un messaggio videoregistrato e lanciato da lei stessa, in cui mette fine alla propria messinscena. Chiarito finalmente il malinteso e presentate le sue scuse anche a Rhiannon, Olive è libera di godersi la sua spensierata giovinezza con il suo ragazzo. O asy Girl (ennesimo titolo italiano trasformato dall’inglese originale Easy A) è la dimostrazione che spesso anche una commedia per teenager può arrivare a raggiungere risultati modesti. E Will Gluck ammicca allo spettatore re- E Tutti i film della stagione alizzando una pellicola tutto sommato fresca e piacevole. Il cinema infatti ancora una volta riesce a penetrare e rileggere le varie tendenze della società, fornendo una puntuale, intelligente istantanea sulla natura della “reputazione” nell’epoca della socializzazione online, quando qualsiasi cosa che sia inviata per sms o pubblicata su “facebook” è automaticamente vera, anche senza una minima prova. La stessa protagonista accende una telecamera, se la punta addosso e trasmette dalla sua stanza, facendo in modo che tutti attraverso “YouTube” possano sapere la versione dei fatti sul suo conto. La voglia di condividere elementi della propria vita, che ha a che fare con l’esibizionismo, ma anche con il voyeurismo e la curiosità di spiare l’altro, ha moltiplicato a livello esponenziale il gioco del pettegolezzo. Olive un po’ per spirito di generosità, un po’ per divertimento, sceglie con cognizione di giocare al femminismo postmoderno. Prendendo spunto da La lettera scarlatta, che la protagonista assieme ai compagni studiano durante il corso di letteratura inglese, il regista tratta la questione della messa all’indice di comportamenti ritenuti “indecorosi” e compromettenti per la comunità. Proprio quegli atteggiamenti che nel secolo precedente avevano creato scandalo nel romanzo di Nathaniel Hawthorne. Senza calcare troppo la mano, dunque si fa strada una riflessione sulla necessità della menzogna nella nostra società, sull’importanza dell’apparire sull’essere, sul bigottismo e il puritanesimo di una cultura che a parole si dice libertaria e moderna, ma nei fatti fino ad oggi non sembra aver fatto molti passi avanti. La pellicola trova una formula semplice ed efficace per parlare non della perdita dell’innocenza, ma del tema dell’omologazione di un’età sofferta e delicata come quella adolescenziale. E l’obiettivo da raggiungere è quello di portare a una conoscenza e ad un successivo apprezzamento di sé. Sullo schermo diversi sono i riferimenti alle teen-comedy, leggere e spassose degli anni ’80 ed in particolare ai film di John Hughes (la protagonista si lamenta che “la sceneggiatura della propria vita” non sia stata curata da lui). La regia certo non è da Oscar, c’è qualche lungaggine di troppo e spesso qualcosa suona un po’ troppo accomodante e buonista: dalla famiglia di Olive, non convenzionale certo, ma sempre disponibile nei confronti della figlia, pronta a perdonarle qualsiasi errore, incapace di credere, anche solo per un secondo, alle voci riguardanti la promiscuità della giovane. Tuttavia il film vanta dei dialoghi spumeggianti (di sicuro in parte svantaggiati dalla traduzione italiana) e la visione è resa piacevole dal ricco e simpatico cast di contorno. Emma Stone, protagonista assoluta, si cala bene nei panni di una ragazza fuori dall’ordinario, disincantata, cinica, ma anche terribilmente romantica. Su tutti fantastica però l’interpretazione di Stanley Tucci e Patricia Clarkson, che tutti i figli probabilmente avrebbero voluto avere come genitori. Veronica Barteri ANGELE E TONY (Angèle et Tony) Francia, 2010 Regia: Alix Delaporte Produzione: Hélène Cases per Lionceau Films/Canal+/CinéCinéma Distribuzione: Sacher Distribuzione Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011) Soggetto e sceneggiatura: Alix Delaporte Direttore della fotografia: Claire Mathon Montaggio: Luise Decelle Musiche: Mathieu Maestracci Scenografia: Hélène Ustaze Costumi: Bibiane Blondy, Dorothée Guiraud, Julie Couturier Direttore di produzione: Eric Chabot Casting: Laure Cochener Aiuti regista: Luc Catania, Julie Navarre Trucco: Anouck Sullivan Interpreti: Clotilde Hesme (Angèle), Grégory Gadebois (Tony), Evelyne Didi (Myriam), Jérôme Huguet (Ryan), Antoine Couleau (Yohan), Patrick Descamps (nonno), Patrick Ligardes (avvocato), Lola Dueñas (Anabel), Elsa Bouchair (giudice), Corinne Marienneau (nonna) Durata: 85’ Metri: 2330 10 Film ngèle è una giovane donna appena uscita dal carcere. Tony lavora al porto, ha da poco perso suo padre in un incidente in mare e vive con la madre. Angèle ha bisogno di un lavoro e di un legame stabile per ottenere l’affidamento del figlio, che ha vissuto gli ultimi due anni con i nonni paterni. Decide così di pubblicare un annuncio matrimoniale al quale risponde Tony. Dopo essersi incontrati in un bar ed essersi scambiati poche parole, i due si lasciano senza nessuna aspettativa. Intanto Angèle decide di andare a trovare il figlio a scuola, ma, all’uscita dei bambini, lascia un giocattolo al suocero e scappa via senza incontrare il bambino. Quella stessa sera Angèle va al porto per parlare con Tony, che, dopo avergli mostrato il suo posto di lavoro, gli propone di lavorare con loro aiutando la madre nella vendita del pesce. Dopo qualche esitazione e dopo aver parlato con il suo “tutore” che la invita a trovarsi una sistemazione per provare a chiedere l’affidamento, Angèle torna al porto e accetta di lavorare con Tony. Le viene data la camera di Ryan, fratello di Tony, che -dopo la morte del padre- ha lasciato la casa e passa le giornate al porto, al fianco dei sommozzatori per provare a recuperarne il corpo. Così, nonostante la madre di Tony non sia molto convinta, la ragazza inizia a lavorare con loro. Angèle si impegna, impara a conoscere meglio il suo lavoro, cerca di stabilire un rapporto con la madre di Tony e con Ryan, fa amicizia con le altre donne del posto, partecipa anche ai preparativi per la sfilata delle barche, ma non riesce ad avvicinarsi come vorrebbe a Tony. Ogni volta che prova a sedurlo infatti, lui la respinge. Un giorno, d’accordo con il nonno, Angèle prova a parlare con suo figlio, che però non vuole vederla. Tornata a casa, si accorge che la madre di Tony ha frugato fra le sue cose e infatti la donna le chiede spiegazioni sul figlio e sull’arresto (legato all’incidente in cui il padre del bambino è rimasto ucciso). Intanto, durante la recita dei bambini del paese, in cui Angèle interpreta la strega di Biancaneve, Tony sente di volere la ragazza e finalmente la bacia. Angèle è felice, innamorata, torna da suo figlio, che è al parco con la nonna, e A Tutti i film della stagione decide di portarlo con sé per qualche ora, per fargli vedere il posto in cui vive. I due trascorrono finalmente del tempo insieme; con loro, c’è anche la mamma di Tony, che intanto è stato portato in carcere dopo una protesta al porto. La donna, Angèle e il figlio vanno così a riprendere Tony, che quando vede il bambino- chiede spiegazioni alla ragazza e insieme riportano il bambino dai nonni. L’indomani, durante i preparativi finali per la sfilata delle barche, Tony (che intanto ha parlato con il tutore di Angèle) porta la ragazza a scegliere il suo vestito sposa, sperando che questo possa aiutarla a ottenere l’affidamento. Ma, durante il colloquio con il giudice, Angèle capisce che è ancora troppo presto e chiede che il bambino venga affidato ai nonni ancora per un po’, per permettergli di riavvicinarsi a lei con il tempo necessario. Il giorno del matrimonio, proprio mentre Angèle e Tony stanno per andare in chiesa, arrivano il nonno e il bambino. Angèle è felicissima, e proprio davanti alla chiesa, Tony decide di portare il bambino a vedere i granchi sulla spiaggia. Angèle et Tony è il primo lungometraggio della cineasta francese Alix Delaporte. Un’opera prima davvero ottima; un film intenso, profondo, sincero che punta molto sulle interpretazioni degli attori, sull’essenzialità dei dialoghi e sulla composizione delle inquadrature. La macchina da A 11 presa risulta quasi invisibile, la regia è lineare e segue la storia dei due protagonisti, raccontando una bellissima storia d’amore che nasce praticamente dal nulla. Due personaggi distanti l’uno dall’altro: lei bella, spontanea, decisa, furba; lui più grande d’età, un lavoratore, molto chiuso e un po’ solitario. Pur avendo due caratteri così diversi, tra i due si instaura uno splendido rapporto e si innamorano veramente. Lui la aiuta, si prende cura di lei trovandole un lavoro, offrendole una stanza, si fida di lei senza chiederle niente del suo passato e non si lascia sedurre soltanto dall’aspetto fisico, perché ha bisogno di qualcosa di più vero. Lei, che inizialmente aveva soltanto bisogno di una sistemazione per ottenere l’affidamento del figlio, trova invece l’amore, un amore sincero e profondo, che va aldilà del rapporto fisico, e che l’aiuta a recuperare il rapporto con il suo bambino, a prescindere dall’affidamento. Angèle et Tony è un film sulla magia di una storia d’amore che nasce inaspettatamente, sui sentimenti, sulle emozioni e sulla sensibilità delle persone. Perfette le interpretazioni dei due attori Clotilde Hesme (Les amants réguliers) e Grégory Gadebois, significativi i loro dialoghi, ma anche i loro silenzi, gli sguardi, le espressioni. Una bella pellicola da non lasciarsi sfuggire. Silvia Preziosi Film Tutti i film della stagione I RAGAZZI STANNO BENE (The Kids Are All Right) Stati Uniti, 2010 Direttore di produzione: Bergen Swanson Casting: Laura Rosenthal Aiuti regista: Jesse Nye, Jasmine Alhambra, Emily Hogan Art director: James Connelly Arredatore: David Cook Trucco: Elaine L. Offers, Valli O’Reilly Ronnie Specter Acconciature: Carl Bailey, Cydney Cornell, Daniel Curet, Jason Green Supervisore costumi: Jacqueline Aronson Supervisore musiche: Liza Richardson Interpreti: Julianne Moore (Jules), Annette Bening (Nic), Mark Ruffalo (Paul), Mia Wasikowska (Joni), Josh Hutcherson (Laser), Yaya DaCosta (Tanya), Kunal Sharma (Jai), Eddie Hassell (Clay), Zosia Mamet (Sasha), Joaquín Garrido (Luis), Rebecca Lawrence (Brooke), Lisa Eisner (Stella), Eric Eisner (Joel), Sasha Spielberg (trovatella), James MacDonald (padre di Clay), Margo Victor (barista) Durata: 106’ Metri: 2850 Regia: Lisa Cholodenko Produzione: Gary Gilbert, Philippe Hellmann, Jordan Horowitz, Jeffrey Levy-Hinte, Celine Rattray, Daniela Taplin Lundberg per Focus Features/Gilbert Films/Antidote Films/Mandalay Vision/10th Hole Productions/Artist International Management/ Artist International/Saint Aire Production/UGC PH Distribuzione: Lucky Red Prima: (Roma 11-3-2011; Milano 11-3-2011) Soggetto e sceneggiatura: Lisa Cholodenko, Stuart Blumberg Direttore della fotografia: Igor Jadue-Lillo Montaggio: Jeffrey M. Werner Musiche: Carter Burwell Scenografia: Julie Berghoff Costumi: Mary Claire Hannan Produttori esecutivi: J. Todd Harris, Neil Katz, Riva Marker, Anna O’Shea, Andy Sawyer, Steven Saxton, Christy Scott Cashman, Ron Stein Coproduttori: Charles E. Bush jr., Todd J. Labarowski, Camille Moreau, Joel Newton, Laura Rosenthal, Berger Swanson a coppia omosessuale formata dalle splendide cinquantenni Nic e Jules può ritenersi completamente appagata: una grande casa, una certa stabilità economica e – soprattutto – due gioiellini di figli di nome Joni e Laser. Le cose iniziano a girare per il verso sbagliato quando, su pressione di Laser, l’appena maggiorenne Joni fa in modo di combinare un incontro fra loro e Paul, lo sconosciuto padre biologico. A dispetto delle aspettative nutrite da entrambi i fratelli, il donatore del seme si dimostra un uomo dotato di un certo charme, giacché con il suo fare da impenitente playboy professa idee poco convenzionali e possiede un ristorante biologico nei sobborghi periferici di Los Angeles. Com’era ovvio immaginarsi, le loro due madri riescono a malapena a digerire l’idea di condividere Joni e Laser con individuo mai visto e conosciuto prima d’ora. Tuttavia, Nic e Jules sono costrette a fare buon viso a cattivo gioco, invitando Paul a un pranzo informale nella loro veranda. Durante il banchetto, il capofamiglia Nic si rode l’anima e, in più di un’occasione, guarda a occhio torvo l’uomo che le siede accanto. Meno diffidente si dimostra la compagna Jules, che accetta persino di riorganizzare dietro pagamento il giardino posto dietro all’abitazione di Paul. Con il tempo, la circospezione di Nic nei confronti di Paul aumenta sempre più, amplificata da un lato dal desiderio di distacco e autonomia della prole e dall’altro dall’evidente calo di deside- L rio dei due coniugi. La situazione sfugge completamente dalle mani di Nic, nel momento in cui Joni è pizzicata in sella alla moto di Paul, disubbidendo così a uno dei tanti dettami impartiti dalle genitrici. Nel frattempo, anche Jules rimane incantata dai modi gentili del giovane e, senza pensare a nulla, intreccia una relazione meramente sessuale con Paul. In più, sentendosi posta sotto esame dallo sguardo pettegolo e moralizzante del proprio assistente latino-americano di mezza età, la donna non esita a licenziare il suo braccio destro e a terminare il lavoro contando solo su stessa. A metterci un ulteriore carico è poi proprio Paul, che dichiarando a Jules l’amore che prova per lei, ci va davvero giù pesante. Da lì a qualche giorno, il flirt adulterino tra Jules e Paul viene smascherato da Nic. Infatti, durante una cena partita inizialmente con il piede giusto, quest’ultima rinviene nello scolo del rubinetto del bagno di Paul una ciocca dei capelli rossicci della donna. Sebbene sia a dir poco allibita da simile scoperta che si presenta ai suoi occhi, Nic riesce comunque a procrastinare il momento dei chiarimenti. Tornate finalmente nel loro appartamento, Nic vuole che sia accontentata quella richiesta di spiegazioni e quella necessità di chiarezza, a lungo trattenuta con tutte le forze. Lo schiamazzo notturno dei due sposi butta giù dal letto sia Joni che Laser, i quali decidono di origliare la violenta discussione dal buco della serratura e puntare l’indice contro la madre infedele. Mi12 gliore sorte non tocca a Paul, bollato a guisa di padre fallace e menzognero. Pertanto, a nulla varranno le scuse poste dagli insinceri amanti con il capo cosparso di cenere. Però, se, come dicono i saggi, il tempo è un gran dottore, ci vorranno settimane, mesi o forse anni, ma alla fine qualsiasi dispiacere potrà essere dimenticato; almeno, così sembra nel finale del film. Infatti, il viaggio atto ad accompagnare Joni fino alla sede del nuovo college a cui si è appena inscritta, sancirà il riavvicinamento della coppia lesbo nel seno di una famiglia non più corrosa da possibili minacce esterne. incitore di ben due Golden Globe, I ragazzi stanno bene è stato candidato a quattro Premi Oscar come miglior film, sceneggiatura originale, attrice protagonista e attore non protagonista. Il quartetto di grandi interpreti formato da Annette Bening, Julianne Moore, Mark Ruffalo e la promettente Mia Wasikowska è diretto con gran maestria, potenza e autocontrollo dalla statunitense Lisa Cholodenko. Fra tutti quanti, comunque, la parte del leone spetta alla veterana Bening, perfetta nel ruolo della mater familias Nic che cerca di preservare lo stato delle cose a qualsiasi costo, ripudiando persino la presenza ingombrante di Paul, ossia la figura maschile giunta a occupare un posto vacante da troppi anni. Per contrasto, il comportamento poco tradizionale assunto dal padre biologico si palesa V Film come esatta antitesi della castrante protezione genitrice, personificata dalla grintosa Nic. Attraverso lui, l’omosessuale Jules riscopre per un breve lasso di tempo la sopita familiarità carnale tra due persone di sesso opposto, mossa forse dalla pulsione all’incorporazione e all’integrazione di condividere un figlio. In questa singolare metafisica della passione amorosa, Jules è definibile come un termine medio di scarto, rientrante nella sfera del diritto di conquista secondo Paul e, al contempo, nel campo del diritto di giustizia per il coniuge Nic. In fondo, l’adulterio commesso dalla naïf Jules e dall’immaturo Paul ai danni di Nic non conduce a una sconfitta, bensì un’occasione per mettere a nudo la propria vera anima di fronte allo specchio. Al pari di lapsus, sintomi e motti di spirito, il gesto di lasciare a far bella mostra di sé alcuni suoi oggetti nell’abitazione di Paul Tutti i film della stagione non è altro che un atto mancato da parte di Jules per riconoscere, accettare e ammettere, a livello inconscio, come lei abbia potuto cedere anche per un solo istante alle vie della lussuria. Sebbene l’opera della regista di Laurel Canyon e High Art rappresenti un moderno nucleo di consanguinei che respinge l’immagine antica della famiglia generativa, I ragazzi stanno bene non polarizza l’attenzione esclusivamente sul matrimonio anticonformista di due donne. Infatti, in occasione di un’intervista stampa, l’autrice ha dichiarato: «Volevamo esplorare ciò che affronta qualsiasi famiglia, in particolar modo qualsiasi famiglia con figli: l’ansia e il divertimento, il dolore e l’angoscia di vedere la tua famiglia che si trasforma... Che tu sia gay o eterosessuale, o single, o parte di una coppia interrazziale o qualsiasi altra cosa, tutti affrontano molte sfide, i commoventi riti del cambiamento, le scelte fatte, lo sforzo di tener duro per mantenere l’unità». Inoltre, la sceneggiatura scritta a quattro mani dalla Cholodenko con Stuart Blumberg si tiene a una certa distanza di sicurezza da qualunque sovrastruttura politicamente corretta, orchestrando alla grande un sound ricco di carattere che spazia dalla commedia al dramma malinconico in 35 mm. Il film prodotto a basso costo e da una casa indipendente è stato proiettato in anteprima mondiale al Sundance di Robert Redford lo scorso anno, in una versione ancora non del tutto definitiva. In seguito, I ragazzi stanno bene è andato incredibilmente bene in ogni festival in cui è stato presentato, compreso il Festival Internazionale del Film di Roma. Maria Cristina Caponi VI PRESENTO I NOSTRI (Little Fockers) Stati Uniti, 2010 Regia: Paul Weitz Produzione: Robert De Niro, John Hamburg, Jay Roach, Jane Rosenthal per DreamWorks Pictures/ Everyman Pictures/ Paramount Pictures/ Relativity Media/ Tribeca Productions/ Universal Pictures Distribuzione: Universal Prima: (Roma 14-1-2011; Milano 14-1-2011) Soggetto: tratto dai personaggi ideati da Greg Glienna e Mary Ruth Clarke. Sequel di Ti presento i miei (2000) e di Mi presenti i tuoi?(2004) diretti da Jay Roach Sceneggiatura: John Hamburg, Larry Stuckey Direttore della fotografia: Remi Adefarasin Montaggio: Leslie Jones, Greg Hayden, Myron I. Kerstein Musiche: Stephen Trask Scenografia: William Arnold Costumi: Molly Maginnis Produttori esecutivi: Ryan Kavanaugh, Daniel Lupi, Meghan Lyvers, Andrew Miano, Nancy Tenenbaum Direttore di produzione: Meredith Zamsky Casting: Joseph Middleton Aiuti regista: Paula Case, Mike Currie, Stephen P. Del Prete, Larry D. Katz Operatori: Joe Chess, David E. Diano, David Richert, P. Scott Sakamoto, Scott Whitbread Operatori Steadicam: Joe Chess, P. Scott Sakamoto Art director: Sue Chan Arredatore: David Smith Trucco: Steve Artmont, Kate Biscoe, Gabriel De Cunto, David vevamo lasciato Greg e Pam Fotter in dolce attesa e li ritroviamo con due gemelli in procinto di festeggiare il quinto compleanno. Improvvisamente nonno Jack sfiora l’infarto, ma da solo riesce a “defibrillarsi”. Sorge a A DeLeon, Vivian Maxwell, Suzi Ostos, Tricia Sawyer, Pamela S. Westmore, Patty York Acconciature: Beatrice De Alba, John Isaacs, Geraldine Jones, Miia Kovero, Barbara Lorenz, Dominic Mango, Janine Rath Supervisori effetti visivi: Raymond Chen (Rhythm & Hues Studios), Scott M. Davids (Level 256), Todd Shifflett Coordinatori effetti visivi: Sean Stortroen (Rhythm & Hues Studios), Jennifer Avery, Gloria Cohen, Meg Tyra Interpreti: Robert De Niro (Jack Byrnes), Ben Stiller (Greg Fotter), Owen Wilson (Kevin Rawley), Blythe Danner (Dina Byrnes), Teri Polo (Pamela Byrnes-Fotter), Jessica Alba (Andi), Dustin Hoffman (Bernie Fotter), Barbra Streisand (Rozalin Fotter), Raven-Symone (Tamyra), Thomas Robinson (Henry), Laura Dern (preside), Daisy Tahan (Samantha), Harvey Keitel (Randy Weir), Liam Ferguson, Selena Johnson (genitori), Sergio Calderon (Gustavo), Hash Patel (dott. Alex Carillo), Germaine Mozel Sims (Jill Humphrey), Colin Baiocchi (Henry Focker ), Rob Huebel ( dottore scabroso ), Olga Fonda (Svetlana), Lala Khanian (dottoressa), Kevin Hart (infermiere Louis), Thomas McCarthy (dottor Bob), Yul Vazquez (Junior), Jack Axelrod (Chappy), Clent Bowers (signor Androvsky), Laksh Singh (dottor Patel), Jake Keiffer (Rufus), Deepak Chopra (se stesso),Nick Kroll, David Pressman, Hugh Dane, Amy Stiller, Randy Chuang, Joe Thamawat, Harry Bali, Celina Zambón Durata: 98’ Metri: 2700 questo punto un problema: trovare un degno erede al ruolo di “padrino” della famiglia. La scelta, per forza di cose, ricade sulle spalle di Greg, con tutto il peso e l’ansia di cui solo il terribile suocero sa caricarlo. Come se non bastasse, torna a 13 farsi vivo il ricco e stravagante ex pretendente di Pam. Greg attraversa un momento difficile: da un lato sta cercando di iscrivere i suoi adorati figli in una scuola prestigiosa, dove non è affatto semplice entrare, dall’altro deve ristrutturare la Film casa che lui e sua moglie hanno appena comprato, ma che, per vari motivi, non viene mai ultimata. Si rischia così di compromettere la tanto attesa festa di compleanno dei bambini. Tuttavia, Greg cerca di fare il possibile per meritarsi il titolo di nuovo “capo famiglia” e per rientrare nel tanto osannato “cerchio della fedeltà”. Inaspettatamente, nella sua vita, entra la bellissima e disinvolta Andi Garcia, una rappresentante farmaceutica decisa a fare di lui il testimonial di una pillola per la disfunzione erettile. L’uomo sembra resistere alla tentazione, tuttavia, stretto dalle difficoltà finanziarie, accetta di intraprendere una campagna pubblicitaria al fianco della donna. Jack e la moglie, intanto, si trasferiscono a casa Fotter e Jack inizia a nutrire nuovi sospetti sulla fedeltà di Greg. Il suocero arriva a seguirlo ovunque, pur di coglierlo in flagrante e dimostrare la sua cattiva fede. Per un terribile equivoco, lo sorprende in un atteggiamento affettuoso con Andi. Quando i genitori di Greg, Bernie e Roz e i suoceri Jack e Dina si riuniscono per l’attesa festa di compleanno, preparata in modo impeccabile da Kevin, Greg intende dimostrare allo scettico Jack di essere un valido padre di famiglia, degno di ereditare il timone di casa Byrnes. Dopo uno scontro all’ultimo colpo tra i due e un altro principio di infarto di Jack, le due famiglie si riconciliano e Greg finalmente si merita il titolo di “don Fotter”. Tutti i film della stagione opo dieci anni di macchine della verità, ed equivoci, siamo giunti al terzo capitolo della saga familiare Fotter. Passano gli anni ma i Fotter non cambiano: Greg è sempre il pasticcione che cerca l’approvazione del suocero, ex agente della Cia, mentre Jack è l’inossidabile patriarca rigido, che vuole avere tutto sotto controllo. Se nel primo capitolo, Ti presento i miei, Greg voleva fare colpo sui genitori della sua fidanzata nonostante un rapporto complicato con il futuro suocero e nel secondo, Mi presenti i tuoi?, era alle prese con i classici problemi di una famiglia “allargata”, in Vi Presento i Nostri Greg è cresciuto e ci fa conoscere la sua famiglia attuale, composta dalla moglie Pam e dai due gemellini. Nonostante questa volta Jay Roach abbia lasciato la regia a Paul Weitz, questo non impedisce al film di guardare con eccessiva emulazione alle invenzioni accumulate in precedenza, rievocandole ogni qualvolta è possibile e rinunciando a elaborarne di nuove. Accade così che la pellicola rinunci a una vita autonoma e si accontenti di lucidare il successo pregresso, vivendo di rendita. La maggior debolezza della sceneggiatura non sta dunque tanto nell’umorismo ripetitivo e monotematico, che è un marchio di fabbrica e come tale si mette in conto, ma, piuttosto, nel modo in cui trascura il suo oggetto principale, la storia, perdendo delle occasioni preziose. In mancanza d’altro ci si attacca alle citazioni, parodiando vari classici del D cinema: Il Padrino su tutti, poi Lo Squalo nella divertente scena nella piscina delle palline e persino Toro Scatenato, con De Niro che fa la parodia di se stesso. E se già si parte prevenuti, non aspettandosi grandi innovazioni da un prodotto del genere, di sicuro comunque non è piacevole constatare che gran parte delle trovate, così come le scelte narrative e di regia, sono all’insegna del già visto. In prima linea c’è sempre l’eterna lotta tra Greg e Jack, che si punzecchiano di continuo, perché è ciò che il pubblico ama di più e vuole vedere. In effetti De Niro e Stiller fanno scintille e a ogni capitolo trovano una sempre maggiore intesa. Il resto del cast è messo troppo da parte: i personaggi di Barbara Streisand e Dustin Hoffman, onnipresenti nel secondo episodio, sono qui ridotti a poche battute e le ‘new entry’ illustri Harvey Keitel e Laura Dern sembrano davvero uno spreco di talento. Più spazio è lasciato invece a Owen Wilson e Jessica Alba, che sembrano alquanto sopra le righe. Questo giro si ricorre a gag triviali e grossolane di natura corporale (vomito, flatulenze e riferimenti agli organi genitali) che ci ricordano con tanta amarezza i cinepanettoni. La saga dunque mantiene la sua mitologia, autocelebrandosi, facendo appena sorridere, attirando famiglie e alimentando botteghini. Quale sarà la prossima mossa del clan Fotter? Veronica Barteri MR. BEAVER (The Beaver) Stati Uniti, 2011 Trucco: LuAnn Claps, Nicky Pattison Coordinatore effetti speciali: Tim Rossiter Supervisore effetti visivi: John Bair, Jake Braver Supervisore costumi: Hartsell Taylor Supervisore musiche: Alexandra Patsavas Interpreti: Mel Gibson ( Walter Black ), Jodie Foster (Meredith Black), Jennifer Lawrence (Norah), Anton Yelchin ( Porter Black ), Zachary Booth ( Jared ), Riley Thomas Stewart (Henry Black ), Cherry Jones ( vice presidente ), Michelle Ang (traduttrice giapponese), Jeff Corbett (padre volontario), Kris Arnold (cameriere), Lorna Pruce, Folake Olowofoyeku (infermiere), John Bernhardt (padre adottivo), Bill Massof (tecnico delle protesi), Kelly Coffield Park (mamma di Norah), Michael Rivera (Hector), Elizabeth Kaledin (giornalista), Paul Hodge ( bullo delle superiori), Baylen Thomas, Sam Breslin Wright, Matt Lauer, Jon Stewart, Terry Gross Durata: 91’ Metri: 2500 Regia: Jodie Foster Produzione: Steve Golin, Keith Redmon, Anna Ruark per Summit Entertainment/ Participant/ Imagenation Abu Dhabi FZ/ Anonymous Content Distribuzione: Medusa Prima: (Roma 20-5-2011; Milano 20-5-2011) Soggetto e sceneggiatura: Kyle Killen Direttore della fotografia: Hagen Bogdanski Montaggio: Lynzee Klingman Musiche: Marcelo Zarvos Scenografia: Mark Friedberg Costumi: Susan Lyall Produttore associato: Dianne Dreyer Casting: Allison Hall, Avy Kaufman Aiuti regista: Guy Efrat, Marcos González Palma, Francisco Ortiz, Doug Torres Operatori: Oliver Cary, Frank G. DeMarco Art directors:Alex DiGerlando, Kim Jennings Arredatore: Rebecca Meis DeMarco 14 Film alter Black soffre di una forma di depressione molto acuta. L’azienda di giocattoli per bambini, ereditata dal padre, sta fallendo fra le sue mani e la moglie Meredith non riesce più a gestire la situazione. Porter, il figlio maggiore della coppia, sembra odiare suo padre e cerca di attenuare tutti quei suoi atteggiamenti che rivede in sé stesso; per racimolare qualche soldo, Porter scrive tesine a pagamento per i suoi compagni. Il figlio più piccolo Henry, di neanche otto anni, non sembra accorgersi di ciò che sta accadendogli attorno. Meredith, pur amando il marito, decide di cacciarlo di casa. Walter si ritrova a dormire in un infido motel. Nel buttare alcuni ricordi nel cassonetto, trova una marionetta – peluche a forma di castoro: decide di prenderla. Completamente ubriaco e pupazzo alla mano, tenta due volte il suicidio senza riuscirci. Walter si risveglia il mattino successivo col pupazzo che inizia a parlargli tramite la sua voce. Mr. Beaver, questo il nome del suo pupazzo, diventa il suo trainer psicologico, il suo medico che potrà salvarlo dalla depressione. Walter da quel momento vive col pupazzo sulla mano, affermando che è la terapia suggerita proprio dal suo medico curante. Dopo un attimo di stordimento, Meredith accetta la situazione. Walter sembra rinascere; riprende le redini della sua azienda che inizia una nuova scalata e Meredith lo riaccetta nella sua vita. Porter intanto si sta avvicinando alla compagna Norah, intelligente ragazza che gli ha chiesto di scrivergli il discorso per la cerimonia del diploma; i due ragazzi pian piano si conoscono e si innamorano. Porter scopre che Norah ha un talento per la pittura che la ragazza sfruttava per creare meravigliosi murales; ma dalla morte del fratello Norah ha deciso di non dipingere più. Meredith, intanto, è ben contenta che il suo matrimonio con Walter abbia ripreso vita, ma non riesce più a sopportare la presenza di Mr. Beaver che è ormai diventato il terzo incomodo. La situazione degenera il giorno dell’anniversario di matrimonio: Meredith tenta di farlo ragionare, di fargli abbandonare Mr. Beaver, facendo però scappare Walter dal ristorante. Porter viene arrestato con Norah: ha cercato di farle nuovamente dipingere dei murales ma scoperti dalla polizia vengono portati in centrale. Fuori dalla prigione Walter e Porter, già provato dalla rottura con Norah, litigano violentemente: Meredith capisce che Walter è irrecuperabile e scopre che nessun medico specializzato ha consigliato a Walter questa particolare cura. Moglie e figli abbandonano Walter che finalmente Tutti i film della stagione W inizia a comprendere i suoi errori. Inizia una lotta furiosa fra lui e Mr. Beaver che termina con Walter che si amputa volontariamente il braccio dove si trova il pupazzo. È passato diverso tempo, Porter finalmente riesce a far pace con Norah. Walter si trova in un ospedale psichiatrico, dove finalmente, passo dopo passo, riesce a guarire. Sarà l’arrivo inaspettato di Porter alla clinica, che segna la loro riconciliazione, a sancire la guarigione di Walter. n semplice film sulla depressione, oppure è qualcosa di più? Mr. Beaver, che vede il ritorno alla regia di Jodie Foster, tocca non solo il male oscuro, come viene ormai spesso definito lo stato depressivo, ma anche il rapporto fra padre e figlio, l’autoanalisi, l’assistenza ai malati. Perché se da una parte c’è chi deve affrontare la malattia, dall’altra c’è la famiglia dell’ammalato che ha un compito non facile: sostenerlo nonostante gli schiaffi e gli attacchi verbali. E non solo. Perché in Mr. Beaver, ritroviamo le difficoltà dell’accettarsi, coi successi e persino i fallimenti, che diventano il vero fulcro del film. Walter vede il suo mondo sgretolarsi, l’azienda ereditata dal padre sta fallendo nelle sue mani, la moglie non riesce più a capire come possa aiutarlo e il figlio maggiore lotta con tutte le forze per non assomigliargli. Il percorso di Walter e suo figlio sono l’uno specchio dell’altro: stessi tic, stessi atteggiamenti, stessa voglia di non seguire le orme del proprio genitore. Come un’antica tragedia greca, anche qui le colpe dei genitori ricadono inevitabilmente sui figli; Porter dovrà, infatti, perdonare suo padre, onde poter andare avanti con la sua vita. Jodie Foster riesce con delicatezza, un po’ di ironia, e tanta maestria ad affron- U 15 tare un tema pesante e renderlo non così spiacevole. Perché la Foster alterna sapientemente momenti ironici a quelli inevitabilmente più drammatici; persino il conflitto finale fra Mr. Beaver e Walter, che avrebbe potuto lasciare spazio a qualche sogghigno, diventa un momento drammatico. Il film segue un andamento lineare, privo di sbalzi temporali o colpi di scena. Due le storie raccontate, quella principale di Walter e il suo pupazzo e la sottotrama di Porter e di Norah; apparentemente distaccata, una storia a sé, la sottotrama và a confluire nel giusto momento con la storia principale. Essendo la storia di un uomo, della sua psiche e della sua famiglia, vien da sé che il cast dovesse reggere un peso di tale portata. Jodie Foster e Mel Gibson vi riescono perfettamente. I loro duetti sono impeccabili, sia nei momenti drammatici, che in quelli ironici. Bravo anche il giovane Anton Yelchin, che già si era fatto notare in Charlie Bartlett e Star Trek; sicuramente da tenere d’occhio. Per tutta la durata del film c’è nello spettatore un andamento altalenante: si ride e poi ci si rattrista. Nonostante questo, si ha la sensazione che non venga mai premuto l’acceleratore fino in fondo; come in una sorta di limbo, le emozioni restano in uno stato superficiale. Eppure, se pensavi di essere sfuggito al momento topico, quello che inevitabilmente ti fa scappare la lacrimuccia finale, eccolo quando meno lo aspetti: è il momento della riconciliazione fra padre e figlio. Mr. Beaver, presentato fuori concorso al Festival di Cannes, è un film da osservare, per capire come si possa parlare di depressione e schizofrenia, con ironia, sarcasmo e tribolazioni. Elena Mandolini Film Tutti i film della stagione PARTO COL FOLLE (Due Date) Stati Uniti, 2010 Acconciature: Merribelle Anderson, Jennifer Bell, Richard Boggs, Vanessa Davis, Yvette Meely, Dawn Turner Supervisore effetti speciali: Yves DeBono Supervisore effetti visivi: Marc Kolbe Coordinatori effetti visivi: Michael Zavala (Method Studios), Stephen Ceci Supervisore costumi: Mitchell Ray Kenney Supervisori musiche: George Drakoulias, Randall Poster Interpreti: Rober t Downey Jr.( Peter Highman ), Zach Galifianakis (Ethan Tremblay), Michelle Monaghan (Christine Highman), Juliette Lewis (Heidi), Jamie Foxx (Jim), Rza (addetto alla sicurezza), Matt Walsh, Jeremy Ambler (agenti della TSA), James Martin Kelly (Chuck), Rhoda Griffis (donna all’aereoporto ), Jon Gould ( viaggiatore/autista ), Joseph Harold (soldato), Paul Renteria (guardia alla frontiera), Mimi Kennedy (Rosie), Danny McBride (Lonnie), Brody Stevens (autista della limousine), Jakob Ulrich (Patrick), Naiia Ulrich (Alex), Todd Phillips (Barry), Bobby Tisdale (Carl), Connie Sawyer (guardia al confine), Marco Rodriguez (agente federale), Tymberlee Hill (la nuova madre), Keegan Michael Key (il nuovo padre), Aaron Lustig (dottor Greene), Jon Cryer (Alan Harper), Charlie Sheen (Charlie Harper), Gilbert Galon, Cesar Aguirre (viaggiatori all’aereoporto), Charley Barksdale (passeggero del volo) Durata: 93’ Metri: 2550 Regia: Todd Phillips Produzione: Daniel Goldberg, Todd Phillips per Warner Bros. Pictures/ Legendary Pictures/ Green Hat Films Distribuzione: Warner Bros. Pictures Prima: (Roma 28-1-2011; Milano 28-1-2011) Soggetto: Alan R. Cohen, Alan Freedland Sceneggiatura: Alan R. Cohen, Alan Freedland, Adam Sztykiel, Todd Phillips Direttore della fotografia: Lawrence Sher Montaggio: Debra Neil-Fisher Musiche: Christophe Beck Scenografia: Bill Brzeski Costumi: Louise Mingenbach Produttori esecutivi: Scott Budnick, Susan Downey, Thomas Tull Produttore associato: Joseph Garner Co-produttori: Jeffrey Wetzel, David Witz Direttore di produzione: David Witz Casting: Juel Bestrop, Seth Yanklewitz Aiuti regista: Jeremy Reisig, Paul Schneider, Jeffrey Wetzel Operatori: Daniel C. Gold, Tommy Lohmann, Porter Versfelt III Supervisione art director: Shepherd Frankel Art directors: Desma Murphy, Clint Wallace Arredamento: Danielle Berman Trucco: LaLette Littlejohn, Joseph Regina, Janeen Schreyer, Dionne Wynn ’architetto Peter Highman si trova ad Atlanta per lavoro; la moglie Christine, che lo aspetta a Los Angeles, partorirà venerdì il loro primo bambino con programmato parto cesareo. Peter, felice e innamoratissimo della moglie, sta per prendere l’aereo che lo riporterà a casa. Destino vuole che incontri l’eccentrico Ethan, aspirante attore gay, che gli sconvolgerà la vita fin dal primo momento. Infatti, Ethan in soli cinque minuti riesce a farlo accusare di spaccio di droga e farlo scendere dall’aereo. Purtroppo per Peter, l’aereo è partito con i suoi bagagli, soldi e documenti. Per tornare a casa, si vedrà costretto ad accettare il passaggio in macchina di Ethan diretto a Los Angeles per un importante provino per il telefilm “Due uomini e mezzo”. Durante il viaggio, i due scoprono i loro caratteri: Peter è buono ma facilmente irascibile, mentre Ethan è bizzarro, incosciente ma generoso. Ethan svela a Peter che suo padre è morto di recente e che le ceneri, chiuse in un contenitore del caffè, le vorrebbe liberare nel Gran Canyon. I due affrontano una serie di assurde situazioni, fra cui un grave incidente d’auto e il fermo di Peter al confine messicano; tutte queste situazioni vengono scaturite da strampalati comportamenti di Ethan, che li porteran- L no a incontrare anche personaggi stravaganti come la spacciatrice Heidi, o il veterano di guerra sulla sedia a rotelle, pronto a menar mani e manganello. Come se non bastasse, Ethan cerca di far litigare Peter con Jim, suo migliore amico che li aiuta in un momento critico del viaggio, adducendo che Christine possa aver avuto una relazione extraconiugale proprio con Jim. Nonostante tutto, Peter comincia a provare simpatia per il suo strano compagno di viaggio, al punto tale da accompagnarlo al Gran Canyon per fargli spargere le ceneri del padre. Christine chiama Peter: sta per partorire con metodo naturale prima del previsto. I due corrono con la macchina per arrivare giusto in tempo, anche se Peter sverrà proprio un secondo prima della nascita della figlia. Sono passati diversi giorni dal parto e Peter si gode la sua bella famiglia guardando l’ormai amico Ethan che recita nel telefilm “Due uomini e mezzo”. odd Phillips dopo il bel collaudato Una notte da leoni ritenta il successo con Parto col folle. Un road – movie in chiave comica che ci regala molte situazioni surreali, ma comunque divertenti, scandite da battute ad hoc. Il regista si diverte a sbeffeggiare vecchi T 16 cliché di altri film di genere, deridendo situazioni, luoghi e personaggi che sono entrati a pieno diritto nel nostro immaginario; lo spacciatore dal cuore buono con figli nel salotto, il reduce di guerra amareggiato dalla vita e sulla sedia a rotelle, l’attore gay con la permanente, fino al giocatore di colore di basket. A differenza del già citato Una notte da leoni, Phillips qui non indaga l’immaturità e la sindrome di Peter Pan, ma ci racconta un’America dei miti, quella dei sogni che ormai non esistono più e che sono stati sostituiti da una realtà fatta anche di controlli serrati agli aeroporti e di poliziotti drogati; naturalmente il tutto filtrato attraverso l’occhio della commedia e dell’ironia. Il meccanismo regge e funziona: si sorride e si ride di gusto. Ormai sono molto rare le commedie che riescono a far ridere di cuore senza l’utilizzo di parolacce, ma col semplice uso di situazioni divertenti. E Todd Phillips sembra aver intrapreso la giusta strada. Deliziosa anche la colonna sonora che comprende successi dei Wolfmother, Band of Horses e Rod Stewart. Dulcis in fundo, Robert Downey Jr e Zach Galifianakis. I due attori interpretano personaggi agli antipodi: Peter è un architetto di successo che sta per diventare padre, mentre Ethan è un aspirante attore Film la cui vita è un totale disastro. Galifianakis, già visto prorpio in Una notte da leoni, dimostra di avere doti poliedriche, di sapersi calare nella parte e di crederci fino in Tutti i film della stagione fondo, regalandoci un’interpretazione degna di nota. Lo stesso dicasi per Robert Downey Jr, che, a ogni nuovo film, cresce come attore. La sua forza è saper recitare con naturalezza e senza eccessi; cosa non da poco. Da vedere. Elena Mandolini IL RITO (The Rite) Stati Uniti, 2011 Arredatore: Peter Walpole Trucco: Katalin Jakots Costumi: Carlo Poggioli Effetti speciali: Kristian Mallett FX, Leonardo Cruciano Workshop, Filmex Studio, M.A.G. Special Effects, Multifilm Special Effects Ldt, Method Studios Interpreti: Anthony Hopkins (Padre Lucas), Colin O’Donogue (Michael Kovak), Alice Braga (Angeline), Toby Jones (Padre Matthew), Ciaran Hinds (Padre Xavier), Rutger Hauer (Istvan Kovak), Marta Gastini (Rosaria), Maria Grazia Cucinotta (Zia Andria), Arianna Veronesi (Francesca), Andrea Calligari (Vincenzo), Torrey De Vitto (Nina), Chris Marquette (Eddie), Rosa Pianeta (donna esorcista ), Marija Karan ( Sandra), Ben Cheetham (Michael bambino), Cecilia Dazzi (infermiera), Giampiero Ingrassia (dottore) Durata: 112’ Metri: 3100 Regia: Mikael Hafstrom Produzione: Beau Fkynn, Tripp Vinson per Contrafilm, Fletcher & Company, New Line Cinema Distribuzione: Warner Bros Prima: (Roma 11-3-2011; Milano 11-3-2010)- V.M.: 14 Soggetto: tratto dal libro Il rito. Storia vera di un esorcista di oggi di Matt Baglio Sceneggiatura: Michael Petroni Direttore della fotografia: Ben Davis Montaggio: David Rosenbloom Musiche: Alex Heffes Scenografia: Andrew Laws Costumi: Carlo Poggioli Produttori esecutivo: Robert Bernacchi Co-produttori: Christy Fletcher, Mark Touhy Casting: Deborah Aquila, Matrycia Wood ichael Kovak e il padre hanno una ditta di pompe funebri in America. Per fuggire a questo destino, dato che il genitore non pagherebbe mai i suoi studi, Michael entra in seminario. Quattro anni dopo, sono maturi i tempi per l’ordinazione. Il superiore si complimenta con lui per gli ottimi risultati negli esami, eccetto in teologia, ove ha fatto un disastro, come se si volesse fare bocciare. Michael gli invia una mail, nella quale denuncia la sua assenza di fede e la decisione di abbandonare il percorso intrapreso. È sera, piove, Michael è per strada. Il direttore lo chiama, ma inavvertitamente inciampa. Una ciclista per scansarlo si sposta in mezzo alla strada e viene travolta da un furgone. A Michael il compito di benedirla nell’istante del trapasso. Il direttore assiste alla scena e ne resta colpito. È fermamente convinto che Michael stia commettendo un errore a ritirarsi. Crede in lui e lo informa che l’anno precedente il Vaticano ha ricevuto oltre mezzo milione di segnalazioni di possessioni demoniache. Le gerarchie impongono, quindi, che entro l’anno successivo ogni diocesi abbia un esorcista. Non è un posto ambito. In Vaticano v’è un nuovo programma, con l’intento di ri-insegnare al clero il rito di esorcismo. Michael è il suo potenziale candidato. Il ragazzo viene quindi inviato a Roma per tre mesi. Michael si presenta a lezione. Durante il suo intervento, padre Xavier parla di possessio- M ne demoniaca, mostrando poi inquietanti immagini di esorcismi. “I demoni sono la fanteria del diavolo. Spesso operano in gruppi e infestano le loro vittime. Il primo compito di un esorcista è scoprire il numero dei demoni possedenti e il loro nome, un segreto che i demoni proteggono con ferocia inaudita. Quando l’esorcista ha un nome, finalmente, può iniziare a imporre il suo controllo su quell’entità, e così cacciarla”. La spiegazione continua: è facile confondere una malattia psichiatrica con la possessione. Sta all’esorcista riconoscerla, anche perché il posseduto acquisisce conoscenze dell’inconoscibile. “Oggetto di questo corso è osservare i fenomeni attraverso la lente della fede”. Innanzi ai dubbi e le reticenze di Michael, che non crede nel diavolo, padre Xavier lo manda da Padre Lucas, un famoso esorcista. Per farlo credere, Lucas ha convocato Rosaria, ragazza 16enne, posseduta e incinta. Padre Lucas assolve Michael dai peccati, poi, dopo avergli impartito alcune istruzioni, lo invita ad aiutarlo nell’esorcismo. Il rito ha inizio. Il diavolo si manifesta nella ragazza. Quando è andata via, Michael chiede: “Allora, tutto qui?”. “Cosa ti aspettavi? La liberazione spirituale può richiedere mesi, anni...” ribatte Lucas. E continua: “Il diavolo preferisce che tu creda che lui non esista”. E ancora: “La cosa interessante per gli scettici, gli atei, è che sono sempre alla ricerca di prove, di certezze”. Lucas rivela che talvolta 17 perde la fede, è un uomo debole, senza potere, ma qualcosa dentro di lui continua a raschiare e scavare, come fosse l’unghia di Dio e, alla fine, lui viene spinto fuori dall’oscurità, nel pieno della luce. Michael va via. Nel centro di Roma incontra Angelina, giornalista che frequenta il suo corso. Lei sa dell’incontro con Padre Lucas, che le rifiuta un’intervista. Gli chiede pertanto cos’abbia visto da lui. A lezione padre Xavier nota che i nomi del diavolo sono tanti, poi manca la luce. Michael esterna a Xavier le sue reticenze sui metodi di Padre Lucas, ma l’insegnante lo rassicura che lui ottiene risultati. Michael torna da Lucas e interroga Rosaria, dato che si è ritrovato il braccialetto di lei in tasca. Lucas compie quindi un nuovo esorcismo, più violento. Rosaria parla con la voce del diavolo, prova a sedurre Michael, poi si avventa contro di lui. Quindi vomita chiodi. L’esorcismo ha fine. Rimasto solo con Lucas, Michael cerca una spiegazione razionale a quanto avvenuto, chiedendo l’intervento di uno psichiatra. Ma l’esorcista lo mette in guardia: “Devi stare attento: scegliere di non credere nel diavolo non ti proteggerà da lui”. Lucas e Michael vanno a casa di Vincenzo, un bambino che sogna un mulo che dice di essere suo padre e lo invita a uccidersi, risvegliandosi poi con dei lividi a forma di zoccoli sul corpo. Lucas si fa portare dalla madre il cuscino di Vincenzo per scacciare gli spiriti maligni e vi trova dentro una rana. Film Rosaria ha intanto tentato di affogarsi ed è in ospedale in preda alla possessione. Michael e Padre Lucas parlano con il diavolo, che è entrato in lei durante uno stupro da parte di suo padre. Morirà poco dopo insieme al bambino che ha in grembo a causa di un’emorragia. Lucas nota che il demonio voleva una vita e l’ha presa, probabilmente adesso troverà qualcun altro. Lucas si dispera, invitando Michael a difendere la sua anima buona. Il ragazzo racconta la storia ad Angelina. Anche lei gli racconta la sua: suo fratello fu internato in manicomio a 19 anni, perché sentiva il diavolo parlargli e le cose che gli diceva a volte si avveravano. Quella notte Michael ha degli incubi, si sveglia, bussa a Xavier per comunicargli che suo padre ha avuto un ictus. La mattina dopo, rientrando nella stanza, Michael la trova invasa dalle rane. Si mette in viaggio, ma ha un ritardo. Telefona in ospedale e riesce a parlare col padre, invitandolo a stare tranquillo. Un istante dopo, prende il telefono un medico, comunicando a Michael che suo padre è morto nel pomeriggio, sei ore prima. Michael rammenta la morte della madre, poi dalla finestra vede delle impronte di mulo sulla neve. Sente delle voci, ha delle visioni, prima suo padre che si accascia, poi un mulo cogli occhi rossi. Crede di impazzire. Con Angelina va dalla madre di Vincenzo, ricordando che il bambino le aveva sussurrato qualcosa. La madre rivela a Michael: “Ha detto che tuo padre sarebbe morto”. Vincenzo sostiene che glielo aveva riferito il mulo. Michael corre da Lucas, ma lo trova stravolto sotto la pioggia. Lucas afferma che non può più pregare, che non è in stato di grazia. Lo invita quindi a metterlo sotto chiave e ad andare a chiamare padre Xavier, che è forte: Tutti i film della stagione “Il terrore è reale, Michael. Lo sconfiggerai solo quando crederai”. Xavier però è partito ed è irraggiungibile. Michael fa ritorno a casa di Lucas: i crocifissi sono tutti sottosopra. Michael parla col demonio che possiede Lucas, e gli racconta degli ultimi istanti di vita del padre, morto nello stesso ospedale dove morì sua madre. Lucas riprende un istante coscienza e, per aiutarlo, Michael lo incatena a una sedia, praticando su di lui un esorcismo. Michael teme di non farcela, ma Angelina lo sostiene: “È un destino, tu non sei solo”. A Michael viene allora in mente la frase che sua madre gli aveva scritto su un santino raffigurante l’Angelo custode, “Tu non sei solo”. Torna da Lucas, ma il demonio lo consiglia di lasciar perdere: “Non hai la forza, non hai la fede”. Angelina insiste: “Prega e basta, Michael”. Il demonio parla ad Angelina di suo fratello, morto in manicomio. Poi attacca Michael, notando che fin da piccolo era destinato a lui, come quando al funerale della madre piegò la croce del rosario. Angelina lo incoraggia: “Dio ti ha scelto, Michael. Accetta Dio, non puoi vincere senza di lui”. Lucas s’avventa contro Angelina, poi contro Michael, invitandolo a credere nel diavolo. Ma Michael è saldo, fa la sua professione di fede e ordina con forza al demone di abbandonare Lucas. Il diavolo però gli dice: “Io non ti lascerò mai, Michael”. Poi gli rivela il suo nome: “Baal”. Alla fine Lucas è esausto. Sorge il sole su Roma. Lucas si risveglia, vegliato da Angelina, mentre Michael ha messo ordine nel suo giardino. Lucas rivela a Michael: “In te ho visto tanto di me”. Poi un invito: “La fede ti si addice, non abbandonarla, combatti la battaglia giusta con tutte le tue forze!”. I due si salutano per sempre. 18 Michael è tornato in America. Riceve da Roma una lettera, con dentro l’articolo di Angelina e un messaggio: “Accendendo una luce sulla verità! Mi manchi”. Michael indossa la stola e va in chiesa a confessare. Oggi è uno dei 14 esorcisti operanti negli Usa, vicino Chicago. Lucas ha praticato più di 2000 esorcismi e continua ad operare vicino Firenze. I spirata a eventi reali – recita una scritta in sovrimpressione, che fa seguito a una frase di Giovanni Paolo II, secondo il quale il Diavolo è ancora vivo e operante nel mondo – Il Rito è un’intensa opera divulgativa sulla possessione demoniaca e gli esorcismi. Il film si avvale di un montaggio serrato: si passa rapidamente da una situazione a un’altra in un gioco di collegamenti e rimandi ove tutto ha un senso e ogni particolare è destinato a ritornare. Ma, sopra ogni cosa, s’impone il male che imperversa nel mondo, attraverso una serie di segni soprannaturali che ne attestano la presenza. A iniziare dall’incidente della ciclista, alla luce che manca in aula durante la lezione sui nomi dei diavoli, dalla morte di Rosaria a quella dei genitori di Michael. Il demonio manifesta sui posseduti la sua potenza, con trucchi che mirano a sbalordire gli increduli: dalla conoscenza di lingue ignote e particolari inconoscibili, a vere pirotecnie demoniache, come le allucinazioni, le voci, gli oggetti che i protagonisti si ritrovano in tasca, il dialogo coi morti, il vividissimo ricordo di avvenimenti lontani decenni. Michael è un alfiere della razionalità. Ha intrapreso gli studi in seminario solo per affrancarsi da un lavoro nell’azienda familiare di pompe funebri che non ama. Il suo intento iniziale è quello di mollare tutto alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale e ottenere così una borsa di studio. Forse non ha fede nel Bene, ma di certo non crede nel Male e vorrebbe ricondurre tutto alla scienza. Poteva fuggire in qualsiasi altro modo, gli fanno però notare i suoi consiglieri, ma ha scelto il sacerdozio. E durante la sua formazione manifesterà fermezza e coraggio, preparandosi a dovere al ruolo che lo attende. Alla fine, dovrà arrendersi all’insondabile mistero del soprannaturale, che sfugge a qualsiasi dottrina e comprensione. La vita non gli ha risparmiato dolori. Ancora bambino perde la madre, trascorre l’infanzia e la giovinezza in mezzo ai cadaveri, il padre morirà mentre lui si trova a Roma. Visioni e flashback, come un tormento, gli tornano di continuo nella mente, fino a quando, innanzi all’innegabile presenza del demonio, avrà la forza di urlare la sua fede e divenire servi- Film tore di Dio. È proprio la fede che lo salva. Diventa prete e continua ad amministrare nel confessionale il sacramento della riconciliazione, rimettendo i peccati ai fedeli e rimanendo quindi in prima linea nella lotta contro il Maligno. Le lezioni di padre Xavier forniscono a Michael e al grande pubblico i rudimenti teorici in materia di esorcismi, elementi che sono poi messi in opera da Padre Lucas. Quest’ultimo non è però immune dagli attacchi del demonio. Anche lui, che ne è il più fiero combattente, ne viene invaso in un momento di debolezza spirituale. È la prova definitiva che occorre a Michael per riconoscere il male ed essere pienamente investito sul campo dell’ufficio di esorcista. Nel film v’è una continua presenza di simboli religiosi, dalle statue del Cristo e della Vergine, al rosario Tutti i film della stagione nell’abitacolo di un taxi di Roma, città in cui la pellicola è in parte ambientata, aggiudicandosi quindi un enorme spot cinematografico, benché appaia più caotica di quanto sia in realtà. Ricorrono anche i gatti, animale assai diffuso nella Capitale, mentre Padre Lucas nota che è inutile dare loro un nome, tanto “non vengono e fanno quello che vogliono”. Come il demonio, di cui peraltro – secondo certe credenze – sono simbolo. Si può non credergli, ma il Male è sempre esistito nel mondo. Già Cristo scacciava i demoni e invitava gli apostoli a fare altrettanto nel suo nome, nella perdurante certezza che le forze degli inferi non avrebbero prevalso (“Non praevalebunt”). Semmai è l’attuale società, sempre più edonista e secolarizzata, ad aver eliminato dalla pro- pria coscienza questa dura realtà. Sicché il film squarcia il velo dell’indifferenza e di un senso del peccato ormai rimosso, facendo affacciare lo spettatore sull’abisso oscuro della possessione, mediante una trama assai densa, in cui eventi inspiegabili si intrecciano tra loro turbando le vite della gente comune e dei ministri di Cristo. Il confine tra realtà e finzione è labile, eppure il film non sconfina mai in un immaginario eccessivo. Anche lo scioglimento è placido: la tempesta è passata e ha permesso a ciascuno di trovare la sua collocazione nell’accidentato campo di battaglia del mondo, ove Bene e Male, Cristo e Satana si fronteggiano, prima dello scontro finale. Luca Caruso BEYOND (Svinalängorna) Svezia/Finlandia, 2010 Casting: Jeanette Klintberg Aiuti regista: James Velasquez, Carl Moberg Trucco: Elisabeth Bukkehave Effetti speciali trucco: Lars Carlsson Supervisore effetti speciali: Martin Madsen Interpreti: Noomi Rapace (Leena), Ola Rapace (Johan), Outi Mäenpää (Aili), Ville Virtanen (Kimmo), Tehilla Blad (Leena bambina), Junior Blad (Sakari), Alpha Blad (Marja), Selma Cuba ( Flisan ), Minna Haapkylä ( Helmi ), Håkan Bengtsson (Veikko), Julia Öhrström-Jönsson (Riita), Lotten Roos (Inga-Lill), Rasmus Troedsson (Sten Hård), Simon J. Berger ( Bengt Brink ), Kerstin Andersson ( Margareta Persson ), Björn Johansson ( Niklas Lindberg ), Anette Lindbäck ( Britta ), Eva Järinge ( Ann-Christine ), Anders Beckman (poliziotto) Durata: 95’ Metri: 2530 Regia: Pernilla August Produzione: Ralph Carlsson, Helena Danielsson per Kamoli Films/Drak Film/Hepp Film. In coproduzione con Blind Spot Pictures Oy/SVT/YLE Distribuzione: Sacher Prima: (Roma 16-3-2011; Milano 16-3-2011) Soggetto: dal romanzo omonimo di Susanna Alakoski Sceneggiatura: Pernilla August, Lolita Ray Direttore della fotografia: Erik Molberg Hansen Montaggio: Åsa Mossberg Musiche: Magnus Jarlbo, Sebastian Öberg Scenografia: Anna Asp Costumi: Kicki Ilander Produttore esecutivo: Lone Korslund Produttore associato: Maria Dahlin Coproduttori: Gunnar Carlsson, Tero Kaukomaa, Helle Ulsteen Direttori di produzione: Åsa Karlsson, Erik Magnusson eena è una giovane donna sposata e con due bambine. È il giorno di santa Lucia, al mattino le bambine svegliano i genitori portando loro la colazione a letto. L’atmosfera è intima e serena, ma una telefonata irrompe sulla scena e riporta Leena a confrontarsi con il passato che ha cercato (e cerca) di cancellare: una telefonata dall’ospedale della sua città natale la avverte che sua madre è in fin di vita. Leena non vorrebbe, ma il marito la spinge perché si mettano in macchina tutti insieme e partano per raggiungere quella nonna che le bambine non sapevano di avere. Il viaggio di Leena al capezzale della madre è un percorso che la protagonista fa con estrema fatica e molto dolore: vorrebbe tornare indietro, L non risponde alle domande di marito e figlie sulla sua infanzia, è irritabile e scontrosa fino a spaventare le bambine e lasciare interdetto il compagno. Intanto, nella mente di Leena il presente lascia il posto ai ricordi del passato: la casa nuova in cui si erano trasferiti con padre, madre e fratellino quando erano emigrati dalla Norvegia alla Svezia, le prime amicizie e gli allenamenti di Leena bambina che entra a far parte della squadra di nuoto, la felicità e l’amore dei genitori. All’arrivo in ospedale dalla madre, la donna chiede a Leena di portarle il padre. Fredda e quasi rancorosa, Leena si reca controvoglia nella casa di quando era ragazza a prendere le ceneri del padre. Marito e bambine, invece, la seguono con curio- 19 sità nei luoghi della sua misteriosa infanzia, rispetto a cui Leena resta reticente. Il rientro in casa scatena nella giovane donna ricordi ancora più vividi: dalla vittoria dei campionati di nuoto juniores alla delusione di vedere il padre ubriaco a Natale picchiare la madre, ai tentativi di proteggere il fratellino minore dalla violenza domestica coprendola con giochi che lo distraessero. Una volta tornata in ospedale, l’ultimo confronto tra Leena e la madre riporta a galla ciò che la figlia rimprovera alla madre: di non aver lasciato il padre violento per tenere i figli, andati in affidamento dopo le ennesime botte subite. A quell’infanzia il fratellino non aveva retto, diventando tossico e morendo giovanissimo di overdose. Di fronte all’amore che la ma- Film dre ancora dimostra per l’uomo che ha rovinato la loro famiglia, Leena corre via. Una volta a casa, una telefonata le comunica che la madre è morta. A quel punto solo l’abbraccio del marito di Leena riesce a contenerne il pianto disperato. eyond di Pernilla August è un bel film sulla famiglia e sull’amore che dovrebbe costruirla. Un film girato con cura, in cui il ritmo lento della narrazione lascia ai sentimenti tutto lo spazio per respirare: il dolore e, al tempo stesso, la compassione si mescolano e restano attaccati addosso allo spettatore, catturato da una storia avvincente, pur non essendo thrilling. B Tutti i film della stagione Invertendo i termini classici della questione, nel film della August la protagonista fa forza sul presente per riuscire a guardare indietro al proprio passato. La Leena bambina che incrocia Leena adulta, ricorre nei momenti di vita familiare al presente, nelle scene di intima serenità domestica, e diventa il segno visibile dell’incessante domanda dell’inconscio della protagonista che deve affrontare il proprio passato senza negarlo, proprio per rendere giustizia alla bambina coraggiosa che è stata. La complessità delle relazioni, l’amore che può diventare anche distruttivo, l’incapacità o meglio ancora l’impossibi- lità dei figli di cancellare il legame irrisolvibile con i genitori (per quanto incapaci siano), l’impronta lasciata dall’infanzia, sono tutti temi che il racconto intreccia in modo pulito e onesto, senza nulla concedere al sentimentalismo, ma andando a fondo nella psicologia dei personaggi. Infine, il fatto che Leena, nonostante la durezza dell’infanzia vissuta, abbia costruito una famiglia solida, matura, pienamente amorevole, apre la prospettiva della speranza e getta su tutta la pellicola una luce calda, capace di illuminare anche gli angoli più bui del passato. Tiziana Vox CAPPUCCETTO ROSSO SANGUE (Red Riding Hood) Stati Uniti, 2011 Coordinatori effetti visivi: Tamar Shaham (CosFX), Joey Bonander, James Cochrane, Sheila Giroux, Lauren Weidel, Dione Wood Supervisore effetti digitali: Mihaela Orzea (Soho VFX) Supervisore musiche: Brian Reitzell Supervisore animazione: Brian Wells Animazione: Jeetendra G. Bhagtani, Chad Finnerty, Nikhil Deshmukh (Rhythm & Hues Studios), David Apgar, Aaron Deerfield, Damian Isherwood, Casey McDermott, Brian Wells, Lauren Wells, Kirsten Yamaguchi, Nikhil Salvi Interpreti: Amanda Seyfried (Valerie), Gary Oldman (Padre Solomon), Billy Burke (Cesaire), Shiloh Fernandez (Peter), Max Irons (Henri Lazar), Virginia Madsen (Suzette), Lukas Haas (padre August), Julie Christie (nonna), Shauna Kain (Roxanne), Michael Shanks (Adrien Lazar), Michael Hogan (magistrato), Matt Ward (fratello del capitano), Lauro Chartrand (uomo di Tizona), Cole Heppell ( Claude ), Kacey Rohl (Prudence), Carmen Lavigne (Rose), Dalila Bela, Alexandria Maillot (Lucie), Joel Graves (Peter sbagliato), Jordan Becker (taglialegna), Jana Berengel (cantante), Megan Charpentier (Valerie da piccola), Bella King (figlia di Solomon), Paul Wu (soldato di Kusarigama), Dj Greenburg (Peter da piccolo), Christine Willes (Madame Lazar), Cainan Wiebe (adolescente), Darren Shahlavi (uomo con la sciabola), Adrian Holmes (capitano), Jen Halley (Marguerite) Durata: 99’ Metri: 2740 Regia: Catherine Hardwicke Produzione: Leonardo DiCaprio, Jennifer Davisson Killoran, Alex Mace, Julie Yorn per Warner Bros. Pictures/Appian Way/ Random Films Distribuzione: Warner Bros. Pictures Prima: (Roma 22-4-2011; Milano 22-4-2011) Soggetto e sceneggiatura: Dadid Leslie Johnson Direttore della fotografia: Mandy Walker Montaggio: Nancy Richardson, Julia Wong Musiche: Brian Reitzell, Alex Heffes Scenografia: Thomas E. Sanders Costumi: Cindy Evans Produttori esecutivi: Catherine Hardwicke, Michael Ireland, Jim Rowe Direttore di produzione: Brendan Ferguson Casting: Michelle Allen, Ronna Kress Aiuti regista: Paul Barry, Misha Bukowski, Andy Cheng, Philip Nee Nee, Tracey Poirier, Rhonda Taylor Operatore: Stephen S. Campanelli Art director: Don Macaulay Arredatore: Shane Vieau Effetti speciali trucco: Céline Godeau Trucco: Monica Huppert Acconciature: Sharon Markell, Julie McHaffie Supervisori effetti speciali: Scott R. Treliving Supervisori effetti visivi: Mark Stetson (Zoic Studios), Allan Magled (Soho VFX), Jeffrey A. Okun Dagor, piccolo villaggio di montagna al limitare di una fitta foresta, in attesa della luna piena si prepara il sacrificio per il lupo che infesta la zona, mentre la gente è invitata a chiudersi in casa. “Pochi conoscevano il nome del nostro villaggio – racconta Valerie – ma molti avevano sentito parlare delle cose terribili che vi accadevano”. Flashback: la piccola Valerie è nel bosco con l’amico Peter. I due catturano un coniglio bianco con una trappola e poi lo sgozzano. “Fin da quando era- A vamo bambini, Peter ha sempre saputo come farmi infrangere le regole” rivela Valerie. I due sono molto innamorati, ma lei deve sposare il ricco Henry: così ha deciso la sua famiglia. Mentre Valerie e Peter meditano di fuggire, in paese suona l’allarme: nonostante gli abitanti abbiano mantenuto il patto, il lupo ha ucciso ancora. Stavolta Lucy, la sorella maggiore di Valerie. Erano 20’anni che non succedeva, ma solo perché gli viene sacrificato il bestiame migliore a ogni luna piena. Gli abitanti intendono vendicarsi e ucci20 dere il lupo. Ma perché Lucy era fuori quella notte? Forse amava Henry e aveva scoperto che era il fidanzato di sua sorella e ha preferito morire piuttosto che vivere senza di lui. Henry però ha sempre amato Valerie. Se la ami davvero, lasciala stare”. Gli uomini si organizzano e partono per uccidere il lupo mannaro, che non può uscire di giorno, né calpestare il suolo consacrato. Valerie invita Peter a fare attenzione, non lo vuole perdere, ma lei è ormai promessa a Henry. Va poi a trovare la nonna, che le ricorda: “Tutti i Film dolori diminuiscono con il pane” e le dona un mantello rosso per il suo matrimonio. A Valerie sembra però di essere stata venduta. Gli uomini rientrano con la testa di un lupo dalla caccia, durante la quale è rimasto ucciso Adriane, padre di Henry. Valerie scopre che sua madre era segretamente innamorata dell’uomo e che Lucy non poteva sposare Henry in quanto era sua sorellastra, figlia della madre e di Adriane, ma il padre non lo sa. Arriva intanto con un vasto seguito Padre Solomon, che ha distrutto lupi mannari, maghi e streghe nelle città di tutto il regno, accorso per fermare la bestia. Gli viene presentata la testa del lupo, ma Padre Solomon nega che quello sia il lupo mannaro: “Voi non avete idea con chi avete a che fare”. Racconta la sua storia, anche il suo paesino era tormentato da un lupo. Una volta si ubriacò e andò cogli amici a dargli la caccia: lo uccise e gli tagliò una zampa, ma, tornato a casa, trovò la moglie con una benda insanguinata al polso. Quando aprì il sacco, la zampa del lupo era sparita e al suo posto v’era la mano della moglie. “Dissi alle mie figlie che il lupo mannaro aveva ucciso la loro madre, ma non era la verità: la uccisi io. Quando un lupo mannaro muore, riprende la sua forma umana. Il vostro lupo è ancora vivo, credetemi”. Salomon parla quindi della luna di sangue: una volta ogni 13 anni il pianeta rosso si allinea con la luna è quello l’unico periodo in cui un nuovo lupo mannaro può essere creato. In quella settimana il lupo passa ad altri la sua maledizione con un solo morso. “Durante la normale luna piena, il morso di un lupo mannaro vi uccide – specifica un suo assistente. Ma con la luna di sangue, le vostre anime sono a rischio”. Salomon fa barricare il villaggio: nessuno potrà uscire finché il lupo non verrà ucciso. Ma il popolo, ancora convinto di avere annientato il lupo, quella notte ne festeggia l’uccisione. Durante la festa, Valerie vede Peter ballare con un’altra ragazza e s’ingelosisce. Henry attacca pubblicamente Peter, accusandolo di averli lasciati soli durante la battuta di caccia, mentre lui aveva invitato tutti a rimanere insieme, e così suo padre è morto. Valerie si mette in mezzo, Henry la allontana, ma Peter la difende minacciandolo. Valerie e Peter sono ancora insieme: “Io ti amo Peter. Lo so che anche tu mi ami e che dentro stai bruciando”. Ma Peter ribatte: “Con lui hai un futuro, con me che vita avresti? Sono sbagliato per te”. Ma lei replica: “Non mi interessa. L’unica vita che voglio è con te”. Peter sta per possederla, spiato da Henry, ma viene chiamato fuori. Nel corso della festa arriva però l’enorme lupo mannaro e inizia a uccidere. La gente si rifugia in chiesa. Solomon urla: “È forte, ma Dio è più forte”. Riescono a metterlo in fuga, ma Tutti i film della stagione lui torna e parla con Valerie: “Non puoi fuggire da me”. Ha occhi umani, solo lei lo può sentire. “Io ti conosco bene, tu sogni di lasciare questo villaggio. Lascia che ti porti via con me, io e te siamo uguali”. Lei ribatte: “No, io non sono come te, brutto assassino”. E lui: “Anche tu hai ucciso, vero? Cosa ne è stato del coniglio, Valerie? Vieni via con me, altrimenti le strade si tingeranno di sangue. Tornerò a prenderti, prima che la luna di sangue sparisca”. Quindi fugge via. Alla scena ha assistito la sua amica Roxanne. La mattina dopo si contano le numerose vittime della bestia. Padre Solomon ritiene che il lupo discenda da una stirpe lunga e ininterrotta, perché ogni generazione è più forte della precedente e che bisogna trovarlo nella sua forma umana. Potrebbe essere chiunque, i segni sono: isolamento, stregoneria, magia nera, strani odori, comportamento anormale. “Le vostre dimore saranno setacciate, i vostri segreti portati alla luce. Se siete innocenti non avete niente da temere, ma se siete colpevoli io giuro su Dio onnipotente che sarete distrutti”. Viene portato un uomo ferito dal morso del lupo, ma Padre Solomon lo finisce, poiché v’è la luna di sangue. Peter insiste con Valerie che bisogna andare via, poiché sono tutti in pericolo: “Vieni via con me”, le stesse parole del lupo. Ma lei si rifiuta: “Non ci vengo con te, Peter, mi dispiace”. La madre di Valerie è stata graffiata dal lupo, e la nonna se ne sta prendendo cura. Henry sa che Valerie non lo ama e rompe il fidanzamento. Padre Solomon fa torturare Claude, il fratello menomato di Roxanne, credendo s’intenda di stregoneria. Roxanne si presenta a Solomon: in cambio del rilascio del fratello offre il suo corpo, ma poiché non lo convince, rivela il nome di una strega, Valerie. La ragazza viene arrestata e accusata pubblicamente: il lupo vuole lei, che viene imprigionata. Roxanne scopre che Claude è morto. Peter e Henry si alleano per salvare Valerie. La nonna sospetta intanto che il lupo sia Henry, ma lui al contrario inizia a temere che il lupo sia lei, che vive da sola in una capanna sperduta nel bosco. Il padre di Valerie viene arrestato, mentre lei, indossando una maschera da lupo, viene condotta in mezzo alla piazza, ove riceve la benedizione del curato padre August. Valerie svolge il ruolo della preda, in attesa del lupo, sotto lo sguardo di Padre Solomon e dei suoi soldati. Peter però appicca un incendio ed Henry la libera. Solomon ordina di uccidere Peter, padre Auguste si oppone e Solomon lo pugnala alle spalle. Peter viene arrestato, mentre Henry e Valerie tentano la fuga. Henry viene ferito. I due si rifugiano sul suolo consacrato, quando arriva il lupo. Provano a ucciderlo, lui stacca un braccio a Padre Solomon. Il lupo invita Valerie ad andare con lui, altri21 menti distruggerà il villaggio. Lei sta per cedere, ma le amiche, che prima l’han tradita, le fanno da barriera. Solomon, morso dal lupo, viene ucciso dal soldato cui lui stesso aveva ucciso il fratello, anch’esso morso dal lupo. Valerie si risveglia, ma Peter non c’è. Si reca quindi a trovare la nonna, temendo sia in pericolo. Nel bosco incontra Peter, ma credendo sia il lupo (per via di una mano ustionata a causa del supplizio infertogli da Solomon, che lei riconduce invece alla bruciatura che il lupo ha subito sfiorando colla zampa il suolo consacrato) lo accoltella. Arriva quindi a casa della nonna e vi trova il padre, che ha ucciso la donna poiché aveva capito che il lupo è lui. Lui è sempre stato umiliato: se n’era andato in città, ma voleva le sue figlie con sé. Il dono doveva andare alla figlia maggiore, Lucy, che attira nel bosco con una falsa lettera a firma di Henry. Le parla, ma Lucy non lo comprende, perché non ha il suo sangue e non è sua figlia. Lui perde il controllo: uccide Lucy, sfregia la moglie e ne uccide l’amante. Però ha lasciato tracce del suo odore, che avevano fatto comprendere alla nonna la verità. L’uomo vuole portare Valerie con sé: basta un morso e sarà anche più forte di lui, ma lei: “Ci dev’essere un Dio, perché voi siete il diavolo...”. “E tu la figlia del diavolo”. Arriva Peter, che riesce a piantare un’accetta nella schiena dell’uomo, mentre Lucy lo finisce conficcandogli nell’addome la mano di Padre Salomon, dalle unghie argentate, che ha raccolto poco prima davanti la chiesa. Peter si accorge però di essere stato morso sul braccio: diventerà un lupo. “Tutto quello che conoscevo era andato in pezzi, ora vedevo tutto con occhi diversi. I due sventrano l’uomo, gli riempiono la pancia di sassi e lo buttano in un lago, per evitare che Valerie, in quanto figlia del lupo, venga impiccata. Poi Peter va via, per capire come proteggerla, ma lei lo aspetterà. Col tempo la madre di Valerie si rese conto che il padre non sarebbe più tornato. Henry scelse una vita onorata, per proteggere la popolazione dall’oscurità. Dagor tornò ai suoi vecchi ritmi, il lupo non tornò mai più, ma il villaggio viveva ancora nella paura: era la sola vita che conoscesse. Valerie si trasferisce nella foresta, nella casa della nonna. “Vivere separati da tutti comporta dei pericoli, ma pericoli di quel genere mi fanno meno paura”, afferma la ragazza. Compare infatti il lupo, mansueto e Valerie gli sorride. egreti inconfessabili e oscure leggende animano questo film gotico, buio, notturno, con incubi e persecuzioni che si agitano nel ventre di una povera comunità di montagna, ove l’unica cosa che conta sembra affermarsi e avere un futuro ricco, pure a costo dei S Film propri sogni d’amore. Una fiaba sentimentale, con elementi da melodramma e accenti horror: Cappuccetto Rosso è solo un pretesto, e della favola originale v’è ben poco. Questa rivive solo in un incubo di Valerie che, sopravvissuta a varie traversie, sogna di trovarsi nel letto con la nonna, che ha occhi, orecchie e denti troppo grandi. Va a trovarla e al suo posto rinviene il padre, che è il lupo. E da lì si sviluppa l’epilogo tragico, che comporta il patricidio e l’occultamento del suo cadavere, oltre la condanna, per la ragazza, a un destino d’infelicità. Ma, paradossalmente, è la tragedia del lupo che consentirà a Valerie di non piegarsi a un matrimonio combinato e vivere nell’attesa romantica del suo amato Peter, da sola nella casa che fu della nonna, in mezzo al bosco. Sorte che evidentemente Tutti i film della stagione preferisce a un matrimonio d’interesse. La madre ha rivelato a Valerie che lei non amava suo padre quando lo ha sposato, era innamorata di un altro uomo, “Ma alla fine ho amato tuo padre, e lui mi ha dato due splendide figlie”. Una delle due, però, l’ha generata con l’amante Adriane. Crede che il marito non lo saprà mai, ma è lui il feroce lupo mannaro che infesta la zona: una volta scoperto il tradimento, perderà il controllo e darà inizio a una feroce scia di sangue, che solo Valerie potrà interrompere, con l’offerta di sé. Quando arriva Padre Solomon, il crudele inquisitore, nel paese s’insinua il sospetto vicendevole e viene seminata la discordia: il lupo può essere chiunque. E la pellicola procederà attraverso sospetti e indizi concatenati, nell’ossessiva ricerca del colpevole. Fin dalle prime scene, il film on- deggia sul crinale che separa innocenza e cattiveria, candore e crudeltà, affetto e tradimento. La protagonista, Valerie, ha una sua dolcezza inquietante, che la rende in certi istanti ambigua. Così come Padre Solomon, il giustiziere che si rivelerà un impietoso assassino. Nell’aria sembra gravare un senso di oppressione e di minaccia, dovuto all’incombere della potenza cieca e furiosa del lupo mannaro, che simboleggia una punizione soprannaturale per comportamenti passati non sempre limpidi. Le paure recondite vengono fuori una ad una, ciascuno reagisce come può, tradisce ed è tradito. Alla fine torna la pace, ma il paese continuerà a vivere nel terrore: la sola vita che conosce. Luca Caruso IL SESSO AGGIUNTO Italia, 2010 Operatore Steadicam: George Bianchini Art director: Ola Maslik Arredamento: Diana Salzburg Trucco: Massimo Allinoro Arredamento: Alessandra Martelli Supervisore musiche: Interpreti: Giuseppe Zeno (Alan), Myriam Catania (Nancy), Lino Guanciale (Valentino), Valentina D’Agostino (Laura), Gigi Savoia (padre di Alan), Cloris Brosca (madre di Alan), Gioia Spaziani (Camilla ), Paco Reconti ( Gianni ), Riccardo De Torrebruna (Walter), Renato Marotta (Carlo), Davide Giordano (Marco), Tommaso Busiello (Cesare), Giulia Amoroso (Barbara), Veronica Corsi (Silvia), Nicola Sorrenti (Francesco), Valerio Miduri (fratello di Alan), Aurora Giovinazzo (Caterina) Durata: 99’ Metri: 2720 Regia: Francesco Antonio Castaldo Produzione: Francesco Antonio Castaldo, Giovanni Madonna per Madcast Distribuzione: Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011) Soggetto e sceneggiatura: Francesco Antonio Castaldo Direttore della fotografia:Maurizio Dell’Orco Montaggio: Giovanni Madonna Musiche: Nicola Piovani Scenografia: Walter Caprara Costumi: Rosalia Guzzo Casting: Rita Forzano Aiuti regista: Neil Daly, Karen Kane, Thomas K. Lee, Thomas Tobin Operatore: Todd Armitage lan è un tossicodipendente. Vive le sue giornate di espedienti, cercando di recuperare più soldi possibili per comprarsi l’eroina. La madre cerca di aiutarlo come può, dandogli pochi spicci, così come la sorella, nonostante i suoi problemi economici. Alan non riesce a trovare la molla che la liberi dalla droga. Neanche il padre, con cui ha un rapporto conflittuale, e il piccolo fratellino riescono a liberarlo. Il ritorno di Nancy, sua ex fiamma che lo ha trascinato nel tunnel della droga, complica le cose e Maria, la sua attuale compagna, non lo aiuta per nulla: ogni volta che Alan tenta di uscirne, lei lo tenta con una dose di droga. Come se non bastasse, l’amico Valentino sta morendo di AIDS. Infine, il cammino della redenzione arriva col ricongiungimento con la figura del padre morto e del suo io bambino, che, fino a quel momento, veniva percepito come il fratelli- A no. Assieme alla madre, comincerà questo difficile percorso. n film che ci conduce nei meandri della droga senza tregua. Un continuo rimando a immagini crude e dialoghi espliciti. Il sesso aggiunto opera prima di Francesco Antonio Castaldo, ci mostra questo mondo, senza andare a fondo e le riflessioni del protagonista, seppur belle, restano pure osservazioni fine a se stesse. La voce fuori campo del protagonista, ci conduce per mano nella sua storia, fatta di delusioni scolastiche, amorose e la discesa nella droga. Tutto apparentemente segue un percorso lineare; in realtà l’intreccio è ben più complesso. Quello che nel corso del film appare come il fratello minore è in realtà Alan stesso da piccolo, il suo Io con le sue speranze per il futuro e il desiderio di compiacere il padre U 22 adorante; di rimando il padre è, in realtà, morto quando era bambino e la proiezione del genitore defunto è la sua parte colpevole, quella che si autoaccusa e si addita. Quella a cui assistiamo è un insieme di spezzoni, di ricordi, posti, molte volte, neanche in ordine cronologico, ma che apparentemente formano un percorso temporale rettilineo. È la storia di un risveglio, di una rinascita, di una risalita. E se il film risulta ripetitivo nella sua drammaticità, il finale lo riscatta: è l’amore della madre che lo aiuterà nella sua rinascita. Bravo, veramente bravo Giuseppe Zeno. Lo stesso non si può dire degli altri attori che, spesso, sembrano essere troppo consapevoli della presenza del set. Un film che ha un grande potenziale, ma che non lo sfrutta appieno. Elena Mandolini Film Tutti i film della stagione 2010 INDICE DELL’ANNATA INDICE DEI FILM A About Elly Aiuto Vampiro Alice in Wonderland Amabili resti Amante inglese (L’) Amore Amore buio (L’) Amori folli (Gli) An Education Anno Uno Apprendista stregone (L’) Appuntamento con l’amore Artista (L’) A-Team (The) Avatar 14/106 45/104-105 6/103 23/106 4/103 14 12/107 6/107 41/104-105 22/103 3/103 5/107 12/106 50/104-105 24/106 2/104-105 B Baciami ancora 40/103 Bangkok Dangerous – Il codice dell’assassino 20/104-105 Basilicata Coast to Coast 48/104-105 Battaglia dei tre regni (La) 29/103 Bella 48/106 Bella società (La) 16/106 Benvenuti al sud 26/108 Bocca del lupo (La) 7/103 Bright Star 42/106 Brotherood 17/106 Bruno 8/108 Buried – Sepolto 35/108 Butterfly Zone – Il senso della farfalla 47/106 C Cacciatore di Ex (Il) 47/104-105 Canto delle spose 54/104-105 Casa sulle nuvole (La) 23/103 Cella 211 22/104-105 Che fine hanno fatto i Morgan? 30/104-105 5 appuntamenti per farla innamorare 56/106 City Island 44/106 Codice: Genesi 44/104-105 Compleanno (Il) Concerto (Il) Copia conforme Coraline e la porta magica Corsa a Witch Mountain Crazy Heart 2 38/106 2/103 45/106 H Halloween II 46/104-105 Happy Family 54/106 Harry Potter e i doni della morte – Parte 16/108 Hole in 3D (The) 34/106 33/107 28/108 0/103 D I Daddy Sitter 6/104-105 Dear John 4/104-105 Departures 36/104-105 Diamond 13 8/106 18 anni dopo 61/106 Dieci inverni 8/103 Donna di nessuno (La) 42/107 Donne senza uomini 38/103 Doppia ora (La) 3/108 Dragon Trainer 61/104-105 Draquila – L’Italia che trema 42/104-105 Due vite per caso 52/106 Imbroglio del lenzuolo (L’) 36/106 In carne e ossa 19/108 Invictus – L’invincibile 9/103 Io & Marilyn 26/103 Io sono l’amore 37/104-105 Io, Don Giovanni 29/104-105 Iron Man 2 10/106 K Karate Kid (The) – La leggenda continua 34/108 E L Earth – La nostra terra Era glaciale 3 (L’) – L’alba dei dinosauri Estate di Martino (L’) 29/107 Legion Letters to Juliet London River Lourdes 59/106 21/108 9/104-105 17/107 40/107 24/103 F M Figli delle stelle 16/108 Figlio più piccolo (Il) 32/103 Final Destination 3D (The) 16/107 Fiori di Kirkuk (I) 40/108 Fontana dell’amore (La) 29/106 Francesca 24/104-105 Manolete 11/104-105 Martyrs 44/107 Maschi contro femmine 17/108 Matrimoni e altri disastri 57/106 Meno male che ci sei 41/103 Microfono per due (Un) 38/107 Mine vaganti 36/103 Mio vicino Totoro (Il) 62/106 Miral 35/107 Missionario (Il) 31/103 Misure straordinarie 14/104-105 Mondo dei replicanti (Il) 5/104-105 G Generazione 1000 euro 53/106 Genitori & figli: agitare bene prima dell’uso 35/103 Genova 14/103 G. I. Joe – La nascita dei Cobra 9/107 Giustizia privata 8/107 Green Zone 52/104-105 N Nel paese delle creature selvagge 23 26/106 Niko – Una renna per amico 19/103 Nine 15/103 Noi credevamo 23/108 Non è ancora domani (La Pivellina) 2/106 Nord 37/106 North Face 13/107 Notte con Beth Cooper (Una) 39/107 Notte da leoni (Una) 25/108 Notte folle a Manathan 56/104-105 O Oceani 3D Oggi sposi Oltre le regole – The Messenger Onda (L’) 40/104-105 11/107 57/104-105 12/103 P Padre dei miei figli (Il) 58/106 Pandorum – L’universo parallelo 25/107 Panico al villaggio 4/108 Papessa (La) 33/106 Passione (La) 43/107 Pelham 1 2 3: ostaggi in metropolitana 26/107 Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo – Il ladro di fulmini 3/106 Perdona e dimentica 50/106 Piazza giochi 60/104-105 Piccolo Nicolas e i suoi genitori (Il) 58/104-105 Pietro 14/107 Piovono polpette 11/103 Polinesia sotto casa (La) 28/107 Poliziotti fuori – Due sbirri a piede libero 22/107 Popieluszko 42/103 Post Mortem 32/108 Potiche – La bella statuina 18/108 Precious 30/108 Première Étoile 49/104-105 Prima cosa bella (La) 19/104-105 Film Profeta (Il) 26/104-105 Puzzole alla riscossa 53/104-105 Q Tutti i film della stagione Bright Star Broderskab Brüno Buried Tra le nuvole 17/103 Tutto l’amore del mondo 10/104-105 Twilight Saga (The): Eclipse 3/107 42/106 17/106 8/108 35/108 C Qualcosa di speciale 14 kilòmetros Quattro volte (Le) Questione di cuore 29/108 46/106 39/106 23/107 R Racconti incantati 19/106 Ragazzi miei 13/106 Regina dei cavalli di carta (La) 49/106 Riccio (Il) 34/103 Richiamo della foresta 3D (Il) 63/104-105 Ritorno a Brideshead 13/108 Road (The) – La strada 27/106 Robin Hood 6/106 S Sansone 20/107 Scusa ma ti voglio sposare 13/104-105 Secondo tempo 38/104-105 Segreto dei tuoi occhi (Il) 37/108 Sex and the City 2 20/106 Shadow 60/106 Shrek e vissero felici e contenti 27/107 Shutter Island 7/104-105 Simon Konianski 21/106 Single Man (A) 27/103 Social Network (The) 10/108 Soffocare 37/107 Solitudine dei numeri primi 21/107 Somewhere 2/107 Sono viva 7/106 Splice 31/107 Stanno tutti bene 14/108 Strategia degli affetti (La) 32/107 Superpoliziotto al supermercato (Il) 9/108 T Tata Matilda e il grande botto 30/106 Tempo che ci rimane (Il) 41/106 Teza 27/104-105 Ti amerò sempre 17/104-105 Ti presento un amico 15/108 U Call of the Wild 63/104-105 Celda 211 22/104-105 Chant des mariées (Le) 54/104-105 Chi bi / Red Cliff 29/103 Choke 37/107 Cirque du Freak: The Vampire’s Assistant 45/104-105 City Island 44/106 Cloudy with a Chance of Meatballs 11/103 Concert (Le) 2/103 Cop Out 22/107 Copie conforme 45/106 Coraline 33/107 Crazy Heart 20/103 U2 3D 32/106 Ultima estate (L’) 31/106 Una soluzione razionale 40/106 Unstoppable – Fuori controllo 31/108 Uomo che verrà (L’) 39/103 Uomo fiammifero (L’) 59/104-105 Uomo nero (L’) 35/104-105 Up 23/104-105 Urlo 18/107 V Valigia sul letto 63/106 Vendicami 38/104-105 20 sigarette 2/108 Videocrazy – Basta apparire 28/103 Viola di mare 34/107 Vita è una cosa meravigliosa (La) 12/104-105 Daddy Sitter 6/104-105 Darbareye Elly 14/106 Date Night 56/104-105 Dear John 4/104-105 Det enda rationella 40/106 Diamond 13 8/106 Did You Hear About the Morgans? 30/104-105 Wall Street: il denaro non dorme mai 38/108 Whiteout – Incubo bianco 16/104-105 Winx Club 3D – Magica avventura 7/108 E Earth 29/107 Everybody’s Fine 14/108 Exstraordinary Measures 14/104-105 TITOLI ORIGINALI F A Final Destination (The) 3D Francesca Furry Vengeance 14 Kilómetros 46/106 Alice in Wonderland 6/103 An Education 22/103 Artista (El) 50/104-105 A-Team (The) 24/106 Avatar 2/104-105 16/107 24/104-105 53/104-105 G Genova G.I. Joe: The Rise of Cobra Golakani Kirkuk Green Zone B Bangkok Dangerous 20/104-105 Bedtime Stories 19/106 Bella 48/106 Book of Eli (The) 44/104-105 Bounty Hunter (The) 47/104-105 Boys Are Back (The) 13/106 Brideshead Revisited 13/108 I Ice Age: Dawn of the Dinosaurs Invictus Iron Man 2 59/106 9/103 10/106 K Karate Kid (The) 34/108 L D W Hangover (The) 25/108 Harry Potter and the Deathly Hallows: Part I 6/108 Hate Valentine’s Day (I) 56/106 Herbes folles (Les) 41/104-105 Hérisson (Le) 34/103 Hole (The) 34/106 How to Train Your Dragon 61/104-105 Howl 18/107 14/103 9/107 40/108 52/104-105 Law Abiding Citizen 8/107 Legion 9/104-105 Letters to Juliet 17/107 Life During Wartime 50/106 London River 40/107 Lourdes 24/103 Love Happens 29/108 Love you, Beth Cooper (I) 39/107 Lovely Bones (The) 23/106 Luftslotten som sprängdes 49/106 M Manolete 11104-105 Marc Pease Experience (The) 38/107 Marmaduke 20/107 Martyrs 44/107 Messenger (The) 57/104-105 Miral 35/107 Missionnaire (Le) 31/103 N Nanny McPhee and the Big Bang Niko – Lentäjän poika Nine Nord Nordwand 30/106 19/103 15/103 37/106 13/107 O H Halloween II 24 46/104-105 OceanWorld 3D Okuribito 40/104-105 36/104-105 Film P Camp Brandon 29/108 Campanella Juan José 37/108 Campion Jane 42/106 Capotondi Giuseppe 3/108 Capponi Luciano 47/106 Capuano Antonio 6/107 Carnahan Joe 24/106 Carr Steve 9/108 Charles Larry 8/108 Chiarini Marco 59/104-105 Claudel Philippe 17/104-105 Cohn Mariano 50/104-105 Columbus Chris 3/106, 39/107 Cooper Scott 20/103 Coppola Sofia 2/107 Corsini Catherine 4/103 Cortés Rodrigo 35/108 Costa Marco 60/104-105 Costanzo Saverio 21/107 Covi Tizza 2/106 Cugno Gian Paolo 16/106 V Pandorum 25/107 Panique au village 4/108 Päpstin (Die) 33/106 Partir 4/103 Paul Blart: Mall Cop 9/108 Percy Jackson & the Olympians: The Lightning Thief 3/106 Père de mes enfants (Le) 58/106 Petit Nicolas (Le) 58/104-105 Popieluszko. Wolnosc jest w nas 42/103 Post Mortem 32/108 Potiche 18/108 Precious 30/108 Première étoile (Le) 49/104-105 Prophète (Un) 26/104-105 Valentine’s Day 12/106 Vengeance/Fuk sau 39/104-105 Videocracy 28/103 W Wall Street 2: Money Never Sleeps 38/108 Welle (Die) 12/103 When in Rome 29/106 Where the Wild Things Are 26/106 Whiteout 16104-105 Y Y a longtemps que je t’aime (Il) 17/104-105 Year One 3/103 R Race to Witch Mountain 28/108 Road (The) 27/106 Robin Hood 6/106 Sans état d’âme 42/107 Secreto de sus ojos (El) 37/108 Sex and the City 2 20/106 Shrek Forever After 27/107 Shutter Island 7/104-105 Simon Konianski 21/106 Single Man (A) 27/103 Social Network (The) 10/108 Somewhere 2/107 Sorcerer’s Apprentice (The) 5/107 Splice 31/107 Surrogates 5/104-105 T Taking of Pelham (The) 1 2 3 26/107 Teza 27/104-105 Time That Remains (The) 41/106 Tonari No Totoro 62/106 Twilight Saga (The): Eclipse 3/107 U 32/106 31/108 23/104-105 17/103 D Daniels Lee 30/108 Dante Joe 34/106 DeBlois Dean 61/104-105 De Felitta Raymond 44/106 Delattre Roger 31/103 Denstad Langlo Rune 37/106 Dey Tom 20/107 di Majo Nina 57/106 Diritti Giorgio 39/103 Docter Pete 23/104-105 Donato Nicolo 17/106 Duprat Gastón 50/104-105 Z Zanan-e bedun-e mardan S U2 3D Unstoppable Up Up in the Air Tutti i film della stagione 38/103 INDICE DEI REGISTI A Achache Mona 34/103 Albau Karin 54/104-105 Alfredson Daniel 49/106 Alvart Christian 25/107 Amadei Aureliano 2/108 Angeli Christian 19/108 Arau Alfonso 36/106 Archibugi Francesca 23/107 Aronadio Alessandro 52/106 Aubier Stéphane 4/108 Audiard Jacques 26/104-105 Avati Pupi 32/103 E Eastwood Clint Ellis David R. Epstein Rob Farhadi Asghar 14/106 Favreau Jon 10/106 Fickman Andy 28/108 Filiberti Marco 38/106 Fincher David 10/108 Fiori Dodo 32/107 Ford Tom 27/103 Fothergill Alastair 29/107 Frammartino Michelangelo 39/106 Friedman Jeffrey 18/107 Frimmel Rainer 2/106 38/104-105 6/104-105 8/106 40/106 40/107 17/108 6/103 Cameron James Gabai Richard 2/104-105 25 Hallström Lasse 4/104-105 Hansen-Løve Love 58/106 Hausner Jessica 24/103 Hegner Michael 19/103 Hicks Scott 13/106 Hillcoat John 27/106 Hughes Albert 44/104-105 Hughes Allen 44/104-105 J Jackson Peter 23/106 Jarrold Julian 13/108 Jean-Baptiste Lucien 49/104-105 Johnson Mark Steven 29/106 Jones Kirk 14/108 Jonze Spike 26/106 Juusonen Kari 19/103 K 40/108 45/106 53/104-105 L Larrain Pablo Laugier Pascal Lawrence Marc Leo Edoardo Levy Shawn Linfield Mark Lord Phil Louiso Todd Lucini Luca 32/108 44/107 30/104-105 61/106 56/104-105 29/107 11/103 38/107 11/107 M G C H Kamkari Fariborz Kiarostami Abbas Kumble Roger F B Bastianello Fabio Becker Walt Béhat Gilles Bergmark Jörgen Bouchareb Rachid Brizzi Fausto Burton Tim 9/103 16/107 18/107 Gandini Erik 28/103 Gansel Dennis 12/103 Gentili Dino 7/106 Gentili Filippo 7/106 Gerima Haile 27/104-105 Giorgi Eleonora 31/106 Giovannesi Claudio 23/103 Goroni Andrea 28/107 Grandi Riccardo 10/104-105 Gray F. Gary 8/107 Greengrass Paul 52/104-105 Gregg Clark 37/107 Guadagnino Luca 37/104-105 Guaglianone Daniele 14/107 Guzzanti Sabina 42/104-105 63/104-105 Maiorca Donatella 34/107 Film Mantello François 40/104-105 Mantello JeanJacques 40/104-105 Marano Vincenzo 42/107 Marcello Pietro 7/103 Marshall Garry 12/106 Marshall Rob 15/103 Martone Mario 23/108 Mazzacurati Carlo 43/107 Meyjes Menno 11/104-105 Mieli Valerio 8/103 Mihaileanu Radu 2/103 Miller Chris 11/103 Miniero Luca 26/108 Mitchell Mike 27/107 Miyazaki Hayao 62/106 Moccia Federico 13/104-105, 12/107 Monteverde Alejandro Gomez 48/106 Monzón Daniel 22/104-105 Mostow Jonathan 5/104-105 Moverman Oren 57/104-105 Muccino Gabriele 40/103 Tutti i film della stagione S Z Saldanha Carlos 59/106 Salvatores Gabriele 54/106 Sanders Chris 61/104-105 Saura Carlos 29/104-105 Scherfig Lone 22/103 Schnabel Julian 35/107 Scorsese Martin 7/104-105 Scott Ridley 6/106 Scott Tony 26/107, 31/108 Selick Henry 33/107 Sena Domenic 16/104-105 Shankman Adam 19/106 Slade David 3/107 Solondz Todd 50/106 Smeriglio Saverio 28/107 Smith Kevin 22/107 Sommers Stephen 9/107 Stewart Scott 9/104-105 Stölzl Philipp 13/107 Stone Oliver 38/108 Straffi Iginio 7/108 Suleiman Elia 41/106 Zampaglione Federico Zombie Rob Zwart Harald B O Olivares Gerardo Owens Catherine Ozon François Özpetek Ferzan 46/106 32/106 18/108 36/103 P Pang Chun Oxide Papaleo Rocco Patar Vincent Patrick King Michael Paunesco Bobby Pellegrini Lucio Pellington Mark Peterson Bob Phillips Todd Pieraccioni Leonardo Prieto Luis 20/104-105 48/104-105 4/108 20/106 24/104-105 16/108 32/106 23/104-105 25/108 26/103 41/103 R Ramis Harold Reitman Jason Resnais Alain Rubini Sergio 3/103 17/103 41/104-105 35/104-105 Takita Yojiro Tartaglia Eduardo Tennant Andy Thurmeier Mike Tirard Laurent To Johnnie Turtelataub Jon 36/104-105 63/106 47/104-105 59/106 58/104-105 39/104-105 5/107 C Caponi Maria Cristina 14/104105, 53/104-105, 24/106, 30/ 106, 32/106, 44/106, 58/106, 13/107, 14/107, 40/107, 10/ 108, 21/108 Caruso Luca 19/103, 22/103, 31/103, 16/104-105, 20/104105, 3/106, 8/106, 10/106, 14/ 106, 34/106, 19/108, 31/108, 35/108 Ceccarelli Gianluigi 41/106, 45/ 106, 60/106 Cecchini Chiara 11/103, 34/103, 23/104-105, 60/104-105, 26/ 106, 59/106, 62/106, 28/107, 33/107, 7/108, 9/108, 13/108, 28/108 Ceracchi Sara 38/104-105, 47/ 104-105, 61/104-105 V Vanzina Carlo 12/104-105, 15/108 Vardalos Nia 56/106 Vaughan Tom 14/104-105 Venier Massimo 53/106 Veronesi Giovanni 35/103 Virzì Paolo 19/104-105 W Wald Micha 21/106 Weitz Paul 45/104-105 White Susanna 30/106 Wieczynski Rafal 42/103 Winick Gary 17/107 Winterbottom Michael 14/103 Woo John 29/103 Wortmann Sönke 33/106 D Dell’Aquila Marianna 8/103, 4/ 104-105, 6/104-105, 10/104105, 12/104-105, 13/104-105, 46/106, 16/107, 22/107, 32/ 107, 38/107 Di Giacomantonio Tania 23/103 Di Giorgio Davide 44/107 Y Yates David Emiliani Simone 9/103, 29/103, 36/103, 2/104-105, 46/104105, 36/106, 25/107, 31/107, 35/107, 37/108 G Grasselli Silvio 42/103, 59/104105, 37/106, 39/106, 48/106 M Barteri Veronica 17/103, 32/103, 35/103, 11/104-105, 52/104105, 56/104-105, 57/104-105, 13/106, 29/106, 40/106, 54/ 106, 61/106, 6/107, 11/107, 37/ 107, 14/108 Bartoni Elena 3/103, 15/103, 20/ 103, 24/104-105, 27/104-105, 35/104-105, 49/104-105, 50/ 104-105, 54/104-105, 58/104105, 63/104-105, 21/106, 31/ 106, 42/106, 3/107, 9/107, 28/ 107, 29/107, 4/108, 23/108, 34/ 108 T 21/108 31/107 38/103 60/106 46/104-105 34/108 INDICE DEGLI AUTORI N Natale Massimo Natali Vincenzo Neshat Shirin E 6/108 26 Mandolini Elena 2/103, 26/103, 40/104-105, 45/104-105, 7/ 106, 47/106, 63/106, 8/107, 12/107, 17/107, 26/107, 39/ 107, 42/107, 8/108, 25/108, 29/108 Mondella Diego 14/103, 27/103, 38/103, 39/103, 37/104-105, 17/106, 27/106, 38/106, 50/ 106, 2/107, 18/107, 2/108, 3/ 108, 32/108 Moresco Fabrizio 4/103, 41/103, 22/104-105, 26/104-105, 29/ 104-105, 36/104-105, 37/104105, 42/104-105, 44/104-105, 16/106, 33/106, 21/107, 38/ 108, 40/108 P Petacco Danila 6/103, 6/106, 19/ 106, 53/106, 5/107 Piano Francesca 40/103, 5/ 104-105, 30/104-105, 48/ 104-105, 12/106, 20/106, 52/ 106, 56/106, 57/106, 20/107, 34/107, 6/108, 16/108, 17/ 108, 26/108 Pinetti Manuela7/103, 12/103, 7/ 104-105, 9/104-105, 17/104105, 23/107 S Sammarco Valerio 28/103, 19/ 104-105, 2/106, 23/106, 49/ 106 V Vergerio Flavio 24/103, 41/104105 Vox Tiziana 43/107, 15/108, 18/ 108, 30/108, Film Tutti i film della stagione SEGUI IL TUO CUORE (Charlie St. Cloud) Stati Uniti, Canada, 2010 Effetti speciali trucco: Koji Ohmura Trucco: Marleen Alter, John E. Jackson, Trish Seeney Acconciature: Raul Hernandez, Cathrine A. Marcotte, Kelvin R. Trahan, Brenda McNally Effetti speciali: Rory Cutler Interpreti: Zac Efron (Charlie St. Cloud), Charlie Tahan (Sam St. Cloud), Amanda Crew (Tess Carroll), Augustus Prew (Alistar Wooley), Donald Logue (Tink Weathebee), Kim Basinger (Claire St. Cloud), Ray Liotta (Florio Ferrente), Dave Franco (Sully), Matt Ward (Connors), Miles Chalmers (Latham), Jesse Wheeler (Green), Desiree Zukowski (Carla Ferrente), Adrian Hough (Ben Carroll), Jill Teed (Grace Carroll), Tegan Moss (Cindy), Julia Maxwell (Rachel), Paul Duchart (Reverendo Polk), Natasha Denis (Julie), Sophie Stukas (Mary Rogers), Paul Chevreau (Hoddy Snow) Durata: 99’ Metri: 3000 Regia: Burr Steers Produzione: Marc Platt, Michael Fottrell per Marc Platt productions, Charlie Gilm Productions, Relativity Media Distribuzione: Universal Prima: (Roma 21-1-2011; Milano 21-1-2011) Soggetto: tratto dal romanzo “Ho sognato di te” di Ben Sherwood Sceneggiatura: Craig Pearce, Lewis Colick Direttore della fotografia: Enrique Chedlak Montaggio: Padraic McKinley Musiche: Rolfe Kent Scenografia: Ida Random Costumi: Denise Wingate Produttori esecutivi: Ben Sherwood, Adam Siegel Co-produttore: Chay Carter Casting: Andrea Brown Trucco: Connie Parker harlie St. Cloud è un giovane asso della vela che vive con la madre e il fratellino Sam che porta con sé durante le regate più difficili. Fresco dei successi in mare e appena diplomato, il giovane vince una prestigiosa borsa di studio all’università di Stanford ed è in procinto di lasciare la sua cittadina della costa nord-occidentale del Pacifico. Ma, una sera, i due fratelli hanno un brutto incidente stradale, in cui Sam perde la vita e Charlie miracolosamente sopravvive grazie al repentino intervento del paramedico Florio Ferrente. Distrutto dalla perdita del fratello, ai funerali Charlie fugge dal luogo della sepoltura, corre nel bosco alle spalle del cimitero e si ferma in una radura. Allo sparo dei cannoni all’ora del tramonto, Charlie vede apparirgli Sam con il guantone da baseball fra le mani che lo aspetta per il solito allenamento serale. Cinque anni dopo, la vita di Charlie ha preso una piega molto diversa rispetto a come la aveva sognata. Ora lavora come guardiano del cimitero e non esce più in mare, la sua barca è conservata tra cumuli di altre imbarcazioni in disuso. Vive solitario in una casa nel bosco e ha rinunciato al college. Ma quella esperienza di pre-morte che ha vissuto, gli ha dato la possibilità di comunicare con i morti. Ogni sera, al tramonto, mentre i cannoni sparano il consueto colpo, si precipita nella radura a giocare con il fantasma di Sam, rispettando la scadenza con impressionante puntualità. Un giorno la vecchia compagna di liceo Tess torna nella cittadina. La ragazza, grande appassionata di vela, è diventata sempre più abile in mare. Presto si imbarcherà per una regata in solitaria intorno C al mondo come rappresentante più giovane della competizione. Charlie è attratto da Tess, ma non riesce a lasciarsi andare alla sua vita, completamente preso dal legame col fratello. Un giorno, la ragazza, sfidando una tempesta in arrivo, decide di uscire in mare nonostante il parere contrario del suo allenatore Tink. Il giorno dopo, Charlie incontra Tess, la invita a cena e non si reca all’appuntamento con Sam. Dopo cena, Charlie segue Tess nel bosco e passa la notte con lei. Il mattino dopo, Tess lo convince a uscire in mare con la sua vecchia barca. I due ragazzi si divertono molto. Poco dopo, al bar, Charlie è scosso da un notizia terribile: Tink gli dice che Tess è dispersa in mare da circa due giorni. Hanno ritrovato la barca ma non la ragazza. Con chi ha passato gli ultimi giorni Charlie? Si trattava del fantasma di Tess che solo lui poteva vedere? Charlie si precipita al cimitero e prega disperato. Intanto la vedova di Florio Ferrente, morto nel frattempo, va da Charlie e gli consegna una medaglietta appartenuta al marito raffigurante San Giuda, il santo di tutte le cause perse, ricordandogli che per Florio non esistevano cause perse. Charlie crede che Tess non sia morta, chiede a Tink la sua barca perché è convinto di sapere dove sia la ragazza. I due escono in mare e raggiungono l’ultimo punto dove era stata localizzata la barca della giovane. Le ricerche proseguono fino la tramonto, mentre Sam aspetta il fratello nel bosco. Charlie in lacrime chiede perdono a Sam che, dopo aver atteso invano, si incammina verso una luce intensa. Nello stesso momento, dal mare, Charlie vede in cielo una scia luminosa. Il giovane si 27 tuffa alla ricerca di Tess e la trova ancora in vita in un crinale di rocce frastagliate. Giorni dopo, Charlie rimette a posto la sua barca e si presenta a casa di una Tess ancora convalescente per portarla a fare un giro. Ma la ragazza non vuole, non è del mare che ha paura ma di come lui la fa sentire. Ma vivere vuol dire correre rischi e la convince a salire sulla barca. Tornato nel bosco, Charlie parla ancora con Sam, gli chiede scusa e gli confida la sua sofferenza. Il fratello gli dice che soffre perché è vivo. Charlie gli giura che saranno per sempre fratelli. opo la morte, oltre la morte, al di là della vita, ancora una volta. Nella stessa stagione cinemato grafica in cui il ‘vecchio’ Clint ha trattato il tema con una commovente e potente storia incentrata sull’universo Hereafter, anche altri registi ci hanno provato. Con registri, prospettive e modalità molto diverse. È il caso di Segui il tuo cuore, ennesimo titolo banalizzato nella versione italiana (l’originale è Charlie St. Cloud). Qui siamo più o meno dalle parti del teen movie con solito protagonista belloccio, idolo delle ragazzine e con ‘giusta’ ambientazione nel mondo dei liceali sani e sportivi, qui campioni di regate in mare. Effettivamente più che a Eastwood e al suo veggente Matt Damon, le dis-avventure del veggente Charlie mostrano somiglianze più evidenti con quel campione del genere sentimental-soprannaturale che risponde al titolo di Ghost: anche qui un ‘angelo’ è intrappolato in quel delicato passaggio tra la vita e la morte. E la scia luminosa che lascia nel cielo al suo passaggio la stelli- D Film na del fratellino defunto non può non ricordare da vicino l’intensa luce angelica attraverso cui ‘ascendeva’ al cielo nel lacrimoso finale di Ghost il compianto Patrick Swayze. Tratto dal secondo romanzo di Ben Sherwood “The Dead and Life of Charlie St. Cloud”, il film mescola amori e fantasmi, eros e morte, baci e lacrime, ‘al-di-là’ e ‘al-di-qua’, in linea con un filone di successo di questi ultimi tempi a Hollywood che da alcuni è stato definito ‘adolescenzial-menagramo’. Anche qui in fatto di jella ci siamo in pieno: il bel protagonista sem- Tutti i film della stagione bra avviato verso una promettente carriera di campione di regate ma perde il fratellino in un incidente automobilistico e, invece che andare all’università, si mette a fare il custode di cimiteri, vive da solo in una casetta nel bosco antistante il cimitero e tutte le sere in una radura incontra il fantasma del fratello (la mamma che appare nelle prime scene sparisce improvvisamente senza spiegazioni e si scomoda Kim Basinger per il ruolo). Non è tutto, il coscienzioso paramedico che gli ha salvato la vita è condannato a morte da un male incurabile (e si chiama Ray Liotta per fargli interpretare uno dei personaggi più sfortunati della storia del cinema) e la bella campionessa di vela di cui si innamora sfida il mare e quasi ci lascia la pelle. Fatto il pieno di disgrazie, si vira verso un finale da commedia. E così il bel faccino dell’idolo delle adolescenti, Zac Efron, ancora diretto da Burr Steers (con cui aveva già lavorato nel 2009 in 17 Again – Ritorno al liceo), naviga tra le onde dell’oceano come un vero asso della vela ma, ahimè, finisce con l’annegare, complice il regista e un bestseller strappalacrime, in un mare di melassa. Il nostro Charlie gioca a baseball tutti i giorni al tramonto col fantasma del fratellino morto, fa l’amore in un bosco con una bella aspirante campionessa di vela (ma che è in realtà dispersa in mare), parla con il fantasma di un suo ex compagno di liceo diventato sergente morto in guerra. Ma poi d’incanto ecco ritornare le cose a posto: ritrova la bella velista ancora viva (e dire che dispersa in mare da giorni!) e saluta tra i boschi il fratellino che vola per sempre in cielo come una stellina luminosa. Tutti felici, tutto tranquillo. E così il nostro bel ragazzo riprende a veleggiare sereno nel mare azzurro come i suoi occhi. E le adolescenti sorridono asciugandosi in fretta le lacrime al buio dei titoli di coda prima che si riaccenda la luce in sala. Elena Bartoni MACHETE (Machete) Stati Uniti, 2010 Effetti speciali trucco: Doug Field, Meredith Johns Trucco: Ermahn Ospina Acconciature: Charles Yusko Supervisore effetti speciali: Everett Byrom III Supervisori effetti visivi: Toader Alex, Rodney Brunet, Jean-Pierre Flayeux, Chris Olivia, Robert Rodriguez Interpreti: Danny Trejo (Machete Cortez), Steven Seagal (Rogelio Torrez), Michelle Rodriguez (Luz), Jeff Fahey (Michael Booth), Cheech Marin (padre Cortez). Lindsay Lohan (April), Don Johnson (Von Jacklson), Jessica Alba (Sartana), Robert De Niro (senatore McLaughlin), Shea Whigham (cecchino), Daryl Sabara (Julio), Gilbert Trejo (Jorge), Ara Celi (giornalista), Tom Savini (Osiris Ampanpour), Billy BlairAzione (tirapiedi di Von),Electra Avellan (infermiera Mona), Felix Sabates (Doc Felix ), Elise Avellan ( infermiera Lisa ), Marci Madison (infermiera Fine), Vic Trevino (agente federale), Mayra Leal (Chica), Alejandro Antonio (cuoco), Juan Gabriel Pareja (Rico), Alicia Rachel Marek (June), Jason Douglas, Mitchell Lance Adams (poliziotti), Brent Smiga (seguace del cecchino), Chris Warner, Jim Henry (guardie) Durata: 105’ Metri: 2850 Regia: Ethan Maniquis, Robert Rodriguez Produzione: Elizabeth Avellan, Robert Rodriguez, Rick Schwartz per Overnight Films/ Troublemaker Studios/ Dune Entertainment III/ Dune Entertainment Distribuzione: Key Films Prima: (Roma 6-5-2011; Milano 6-5-2011) V.M.: 14 Soggetto e sceneggiatura: Alvaro Rodriguez, Robert Rodriguez Direttore della fotografia: Jimmy Lindsey Montaggio: Rebecca Rodriguez, Robert Rodriguez Musiche: John Debney, Carl Thiel Scenografia: Christopher Stull Costumi: Nina Proctor Produttori esecutivi: Ashok Amritraj, Alan Bernon, Anthony Gudas, Myles Nestel Produttore associato: Tom Proper Co-produttore: Dominic Cancilla Line producer: Dominic Cancilla Casting: J.C. Cantu, Mary Vernieu Aiuti regista: Jeff Guerrero, Susan Jasso, David Rimer Operatore: Sean Maxwell Arredatore: Bart Brown 28 Film achete è un ex federale messicano cacciato dai ranghi quando ha insistito nelle indagini nei confronti del narcotrafficante Torres, occasione che è costata l’orribile uccisione della moglie. Ora, operaio alla frontiera con gli Usa, Machete vive di stenti senza illusioni, confortato dall’amicizia di Luz, venditrice di tortillas e tacos per i lavoratori frontalieri e per i clandestini sempre numerosi, che premono ai confini. In realtà, Luz è una delle anime della resistenza messicana ai soprusi di una serie di personaggi che agiscono indisturbati in quella terra di nessuno: il Senatore Mc Laughlin è in piena campagna elettorale e cerca di assicurarsi i voti dell’estrema destra xenofoba con una serie di azioni sanguinose contro i clandestini, grazie all’aiuto del ricco industriale Michael Booth e alle squadre della morte comandate dal corrotto Von Jackson. Booth assolda Machete per compiere un attentato proprio contro il senatore: in realtà è una trappola, in quanto Booth ha già preparato un altro killer che ferisca il senatore e tolga dalla circolazione Machete ottenendo così due risultati in uno. Machete è ferito e viene aiutato a mettere in salvo la pelle proprio M Tutti i film della stagione da Luz, ferita anche lei gravemente, data per morta e poi pronta per la battaglia finale e dalla collega poliziotta Sartana. Questo però non è l’inizio della fine, ma il segnale di una vera presa di coscienza: parte infatti da qui la rivolta generale della terra di confine dove Machete conduce tutte le popolazioni a ribellarsi al senatore, a Booth e ai loro sicari in un’epica strage senza superstiti. i tutto e di più” fu lo slogan, ampiamente citato anche in seguito, che accompagnò l’uscita del film a Venezia 2010 con Presidente di giuria Quentin Tarantino, nume tutelare e ispiratore di Robert Rodriguez, qui regista insieme a Ethan Manquis: un grande tributo al film di genere, ai b. movies oggi difficilissimi da fare, realizzato attraverso il delirio e il parossismo di azioni e personaggi con l’obiettivo ben fermo dell’immagine pura, in cui enfatizzare al massimo il divertimento e la sua genuinità. Comunque sono due le linee fondamentali di conduzione che possiamo vedere: una ipertrofia di violenza, baracconate grand guignol, effettacci, ammiccamenti un po’ a tutto, a cominciare, ap- “D punto da Tarantino, ma anche Bud Spencer e poi esplosioni e trovate strabilianti come il prete, fratello del protagonista, molto più capace con le armi da fuoco che con gli strumenti della liturgia e quella strepitosa delle budelle di uno dei vari cattivi squartati, usate per calarsi da una finestra. La seconda è data dalla compiaciuta, evidente presa in giro di se stessi e della propria icona costruitasi nel tempo, realizzata da attori come Don Johnson e Robert De Niro: il primo esalta il suo fascino da sciupafemmine (una catasta di flirt, amori e matrimoni nel suo passato) e il volto integerrimo del detective incorruttibile e senza paura delle sue serie televisive di successo nelle gesta infami di un sadico guardiano al servizio dei potenti; il secondo sgretola ridendo il monumento che la storia del cinema gli ha eretto, prendendo a fucilate i clandestini e facendo discorsi elettorali eccessivi anche per il più sfrenato dei razzisti. Solo i grandi consapevoli della propria forza possono adottare comportamenti simili. Fabrizio Moresco RED (Red) Stati Uniti, 2010 Coordinatori effetti speciali: Jeff Brink, Laird McMurray, Bruno Van Zeebroeck Supervisori effetti visivi: Marco Recuay (Scoundrel), Dariush Derakhshani (Radium), Randy Goux (CIS Vancouver), Zachary Kinney, Mark Larranaga, James Madigan, Rocco Passionino Coordinatori effetti visivi: Curtis Tsai (CIS Vancouver), Sheila Giroux, Andrew G. Cox, Adam Reeb, Joseph Shahood, Darryl Stawychny, Katie Stetson, Jody Wilson Supervisori costumi: Roslyn Hanchard, Alison Parker Supervisore musiche: Julianne Jordan Interpreti: Bruce Willis (Frank Moses), Morgan Freeman (Joe Matheson), John Malkovich (Marvin Boggs), Helen Mirren (Victoria), Mary-Louise Parker (Sarah Ross), Karl Urban (William Cooper), Ernest Borgnine (Henry), James Remar (Gabriel Singer), Jefferson Brown (Fred), Brian Cox (Ivan Simanov), Richard Dreyfuss (Alexandeer Dunning), Julian McMahon (Robert Stanton), Rebecca Pidgeon (Cynthia Wilkes), James Remar (Gabriel Singer), Michelle Nolden (Michelle Cooper), Jonathan Walker (agente Burbacher), Jaqueline Fleming (Marna), Randy Wade Kelley (paramedico), Laura DeCarteret (donna della raccolta fondi), Robert Morse (interrogatore), Neil Whitely (comandante FBI), Tara Yelland (segretaria), Matthew Olver (tecnico della sorveglianza), Nancy E.L. Ward (supervisore di Sarah), Audrey Wasilewski (donna d’affari), Justine Wachsberger (infermiera Mary), Emily Kuroda (signora Chan), Tony De Santis (capo della sicurezza), Greg Bryk, Heidi von Palleske, Randy Wade Kelley Durata: 111’ Metri: 3050 Regia: Robert Schwentke Produzione: Lorenzo di Bonaventura, Mark Vahradian per Summit Enter tainment/Di Bonaventura Pictures/DC Entertainment Distribuzione: Medusa Prima: (Roma 11-5-2011; Milano 11-5-2011) Soggetto: tratto dall’omonima serie a fumetti ideata da Warren Ellis e illustrata da Cully Hamner Sceneggiatura: Erich Hoeber, Jon Hoeber Direttore della fotografia: Florian Ballhaus Montaggio: Thom Noble Musiche: Christophe Beck Scenografia: Alec Hammond Costumi: Susan Lyall Produttori esecutivi: Jake Myers, Gregory Noveck Produttore associato:Misha Skoric Co-produttore:David Ready Direttori di produzione: Whitney Brown, Edith Leblanc Casting: Deborah Aquila, Mary Tricia Wood Aiuti regista: Steve Battaglia, Adam Bocknek, Gary Capo, Tyler Delben, Myron Hoffert, Grant Lucibello, Melissa McLean, Andrew M. Robinson Operatori: Jerry M. Jacob, Thomas Lappin, Jeffrey J. Tufano Art director: Brandt Gordon Arredatore: Carolyn ‘Cal’ Loucks Trucco: Michael Hancock, Patricia Keighram, Gerald Quist, Jordan Samuel Acconciature: Deena Adair, Patricia Medina, Jennifer Bower O’Halloran, Donna Spahan 29 Film rank Moses è un ex agente della CIA. Nelle sue giornate, scandite con regolarità ferrea e con ritmi che lasciano intuire la disciplina della vita precedente, l’unico momento piacevole è costituito dalle telefonate con Sarah, giovane impiegata dell’ufficio delle pensioni (appassionata di romanzi rosa alla James Bond) con cui flirta ormai da mesi. Una notte, un commando armato fino ai denti entra in casa di Frank per ucciderlo, ma l’ex agente CIA dimostra di essere ancora un osso duro e riesce a fuggire. Convinto che chiunque voglia ucciderlo sappia anche della sua liaison con Sarah, va dalla ragazza e la costringe (letteralmente) a seguirlo. Intanto gli alti vertici della CIA incaricano Cooper, giovane, tecnologico e ambizioso agente, di far fuori Moses, il cui fascicolo segreto colloca tra i RED: “Retired Extremely Dangerous” (pensionati estremamente pericolosi). Moses, in fuga dai continui attacchi di killer puntualmente fatti fuori, rimette insieme la squadra con cui lavorava: il vecchio Joe (arzillo vecchietto ormai in casa di riposo), Marvin (mitomane convinto di essere sempre nel mirino, che vive in un bunker mimetizzato in una palude), Victoria (signora bene che non è riuscita a smettere con il lavoro ed è restata nel giro F Tutti i film della stagione “omicidi&spionaggio” accettando lavoretti occasionali), e l’immancabile ex agente del KGB prestato ai buoni, Ivan. Sotto gli occhi prima increduli e poi entusiasti di Sarah, il team di pensionati CIA si scontra con l’agenzia e con i killer che vogliono uccidere Moses a suon di pallottole, esplosioni, diversivi, dimostrando di non essere affatto in età da pensione. Seguendo la pista dell’omicidio di una giornalista che stava indagando su una strage in Patagonia, Moses scopre che a volerlo morto non è altri che il Vice Presidente degli Stati Uniti, colpevole di aver massacrato in gioventù un intero villaggio e adesso impegnato a cancellare ogni traccia del suo passato: Moses era in Patagonia ed è quindi nella lista dei testimoni scomodi da eliminare. Dopo inseguimenti, pedinamenti, ricatti psicologici e agguati a sorpresa, Moses mette il novellino della CIA davanti alla verità dell’intrigo, lasciandogli la possibilità di chiudere il caso e far fuori la parte deviata dei servizi segreti. Moses può finalmente tornare alla pensione e dedicarsi a Sarah, ormai definitivamente conquistata. R ED è un fumettone divertente e coinvolgente. Tratto dalla miniserie di graphic novels dello sce- neggiatore Warren Ellis, il film conserva i caratteristici tratti delle comic actions di stampo avventuroso e li amplifica in favore di una narrazione leggera e disimpegnata. In RED, infatti, non c’è alcun reale conflitto, a parte quello labile (e mai portato fino in fondo) tra due generazioni differenti (i vecchietti e i novellini della CIA). Il racconto induce lo spettatore all’evasione pura e riesce a coinvolgerlo in un ritmo serrato di azione senza preoccupazione alcuna: i caratteri dei personaggi, che gigioneggiano nel proprio ruolo di eroi, così come i ralenti e l’enfasi delle scene “di fuoco”, sono dichiaratamente citazioni parodistiche dei film di spionaggio “seri”. Se la regia è brava a inquadrare l’action e la spy-story, mutuandone stilemi e piegandoli alla commedia, altrettanto degni di nota sono gli interpreti stellari: Bruce Willis – impavido osso duro e impeccabile gentleman, Morgan Freeman – simpatico e impenitente casanova in ospizio, John Malkovich – reduce schizzato e sotto anfetamine, Helen Mirren – elegante ma spietata dama bianca, e Mary-Louise Parker – goffa impiegata in cerca di amore e avventura. Tiziana Vox COME L’ACQUA PER GLI ELEFANTI (Water for Elephants) Stati Uniti, 2011 Arredamento: Jim Erikson Effetti speciali: Mark Byers, David Burton, Paul Graff Interpreti: Robert Pattinson ( Jacob Jankowski ), Reese Witherspoon (Marlena Rosenbluth), Christoph Waltz (August Rosenbluth), James Frain (custode di Rosie), Paul Schneider (Charlie O’Brien), Hal Holbrok (Jacob Jankiwshi vecchio), Tim Guinee (Diamond Joe), Dan Lauria (sceriffo), Tatum Etheridge (figlia di Jacob), Ken Foree (Earl), Mark Povinelli (KInko), Scott MacDonald (Blackie), Richard Blake (Grady), Jim Norton (Camel), Calvin Dean (James), Tracy Phillips (Nell), Liam Gonzales (figlio di Jacob), Kyle Jordan (Russ), Niko Novik (William), Phlippe Badreau (Rube), Jim Jansen (Dean Wilkins), Emerson Brooks (Carson), Stephen Taylor (Wade, Donna W. Scott (Barbara), Brad Grennquist (Robinson) Durata: 121’ Metri: 3330 Regia: Francis Lawrence Produzione: Gil Netter, Ervin Stoff, Andrew R. Tennenbaum per 3 Arts Entartainment, Crazy Horse Effects, Flash point Entertainment, Fox 2000 Oucitures Distribuzione: 20th Century Fox Italia Prima: (Roma 6-5-2011; Milano 6-5-2011) Soggetto: tratto dal romanzo”Acqua agli elefanti” di Sara Gruen Sceneggiatura: Richard La Gravenese Direttore della fotografia: Rodrigo Prieto Montaggio: Alan Edward Bell Musiche: James Newton Howard Scenografia: Jack Fisk Costumi: Jaqueline West Produttore esecutivo: Didier Hoarau Direttore di produzione: Molly Allen Casting: Denise Chamian acob Jankowski è un ragazzo di origini polacche, studente in medicina veterinaria a pochi esami dalla laurea. Il tragico incidente in cui perde entrambi i genitori lo costringe a interrompere gli studi: i debiti del padre e la grande depressione del ’29 rendono per lui impossibile J finire gli studi e necessario trovare una casa e un lavoro. Intenzionato a recarsi in città, come molti altri ragazzi in quel periodo, Jacob si mette in marcia seguendo i binari su cui in una notte di pioggia incrocia provvidenzialmente il treno del Circo Benzini. Il ragazzo ci salta su, aggrappandosi al vagone con la te30 nacia della disperazione di chi non ha niente da perdere. Da subito l’accoglienza è tutt’altro che calorosa: la numerosa famiglia del circo ha già troppe bocche da sfamare. Il nuovo venuto sarebbe senz’altro buttato giù dal treno come inutile zavorra se non fosse per le sue competenze veterinarie: ha notato la zop- Film pia del cavallo su cui si esibisce Marlena, stella del circo e moglie del padrone (August). Il cavallo, purtroppo, è ormai da abbattere perché affetto da una patologia incurabile, ma Jacob si è meritato la possibilità di entrare nella famiglia Benzini. Nonostante i tempi duri, o forse proprio per quelli, August, dispotico proprietario e pater familias, ambisce a rendere il circo Benzini il più famoso di tutti e per questo taglia ulteriormente gli stipendi e investe i pochi soldi rimasti nell’acquisto di Rosie, elefantessa destinata a essere cavalcata da Marlene in un nuovo, spettacolare numero, unico nel suo genere. Così inizia l’avventura bohemienne di Jacob: a lui e alle sue conoscenze sugli animali viene affidato l’addestramento di Rosie (venduta come ottusa dal precedente proprietario). Sull’elefante inizialmente sembrano non avere alcun effetto tanto il pungolo che August usa crudelmente, quanto la pazienza di Jacob e Marlena. Accade per caso che il giovane veterinario scopra che Rosie capisce ed esegue perfettamente gli ordini che le si danno in polacco. Mentre il circo Benzini fa il tutto esaurito grazie al numero di Marlene, la giovane e infelice moglie del padrone e l’umile e gentile veterinario si scoprono attratti l’una dall’altro. Quando August si accorge del legame tra i due, il tradimento (solo presunto) scatena la sua reazione più violenta: dà ordine ai suoi scagnozzi di buttare Jacob giù dal treno e picchia Marlena. Jacob tuttavia torna al circo per salvare la donna che ama e che si è legata prematuramente all’uomo sbagliato. Quello stesso giorno alcuni dipendenti di August, stanchi dei suoi modi autoritari e violenti, aprono le gabbie degli animali, che irrompono in pista nel bel mezzo dello spettacolo. Mentre il pubblico fugge in preda al panico, August vede Jacob e capisce che Marlena è intenzionata a scappare con lui. Nel parapiglia generale, August sta quasi per strangolare Marlena, quando Rosie lo colpisce provvidenzialmente ferendolo a morte (e dimostrando di essere tutt’altro che stupida). Finalmente Marlena e Jacob sono liberi di formare una propria famiglia (con elefante al seguito). na lunga e prevedibilmente contrastata storia d’amore, questo è Come l’acqua per gli elefanti, che Francis Lawrence mette su grande schermo adattando l’omonimo romanzo bestseller di Sara Gruen. Il giovane protagonista, povero, educato e gentile, l’antagonista ricco, possessivo e violento, la bella e delicata moglie/prigioniera del secondo, che inevitabilmente scopre con il primo il significato della parola “amore”. Il triangolo reg- U Tutti i film della stagione ge matematicamente, ma di emozioni il film ne regala pochine. Tutto è sterilizzato dalla fotografia patinata, dai personaggi che si appiattiscono sul prevedibile stereotipo (nonostante la buona volontà degli attori), dalla violenza e dalla crudeltà che nel mondo circense sono credibili, e quasi attesi, ma che qui appaiono “come da copione”. Nani, ballerine, donne cannone, animali maltrattati e in gabbia, la durezza del lavoro: gli ingredienti per (ri)costruire il meraviglioso spettacolo del circo ci sono tutti, ma restano puri elementi d’atmosfera; anche il contesto della Grande Depressione, che potrebbe acuire l’autenticità del racconto, non riesce a innescare un meccanismo drammatico sufficiente ad appassionare lo spettatore. Raccontata da Jacob ormai ottantenne e in fuga da una casa di riposo, la romantica storia di d’amore tra lui e Marlena assume forma di un lungo flash-back, tutto in focalizzazione interna al personaggio e con lo sguardo benevolo dell’anziano che ripercorre la propria vita. Questa scelta determina un’ulteriore perdita di potenza narrativa alla storia, ormai chiaramente consegnata al passato. Il mondo visto con le lenti dell’amore romantico diventa prevedibile e piuttosto banale, nonostante gli spunti del mondo circense in cui è ambientato, che la sceneggiatura manca di cogliere. Tiziana Vox MALAVOGLIA Italia, 2010 Regia: Pasquale Scimeca Produzione: Pasquale Scimeca per Arbash, Classic, Cinecitta Luce, Cinesicilia, in collaborazione con Rai Cinema Distribuzione: Cinecitta’ Luce Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011) Soggetto: liberamente tratto dal romanzo omonimo di Giovanni verga Sceneggiatura: Pasquale Scimeca, Nennella Buonaiuto, con la collaborazione di Tonino Guerra Direttore della fotografia: Duccio Cimatti Montaggio: Francesca Bracci Musiche: Alfio Antico Scenografia: Paolo Previti Costumi: Grazia Colombini Direttore di produzione: Linda Di Dio Interpreti: Antonio Curcia (‘Ntoni), Giuseppe Firullo (Padron ‘Ntoni), Omar Noto (Alessi), Doriana La Fauci (Maruzza), Freta Tomasello (Lia), Giovanni Calcagno (cantastorie), Vincenzo Albanese (commerciante di pesce), Salvatore Ragusa (Michele), Roberta Zitelli (Uzzy), Elena Ghezzi (Mena), Naceur Ben Hammouda (Alfio), Andrea Paternostro (Michele), Vincenzo Consolo (se stesso) Durata: 94’ Metri: 2600 31 Film ortopalo di Capo Passero (Siracusa). ‘Ntoni Malavoglia se ne sta seduto sul molo a mangiare un panino. Avviene intanto uno sbarco di clandestini. Uno di essi, Alef, riesce a fuggire e ‘Ntoni lo salva dal controllo della polizia. Divide il pane con lui, poi lo battezza Alfio, trovandogli un alloggio nel vicolo, vicino casa sua e un lavoro nelle serre. ‘Ntoni appartiene a una famiglia di pescatori, ma nutre una forte passione per la musica: la mattina, prima di mettersi in mare sulla barca Provvidenza, registra i proverbi recitati dal nonno Padron ‘Ntoni su una base musicale techno. Arriva una lettera e ‘Ntoni parte per Milano per lavorare. Le sorelle Lia e Mena rimangono in paese, insieme al fratello minore Alessi, al nonno, al padre Bastianazzo e alla madre Maruzza. Mena inizia a legare con Alfio. Lia frequenta invece Michele, un ragazzo benestante, ma sospettato di spacciare droga. Il padre Bastianazzo parte con la Provvidenza per una missione in Africa (deve portarvi dei documenti consegnatigli da un affarista del paese). Ma la barca fa naufragio e Bastianazzo muore. La famiglia cerca inutilmente un prestito per rimettere in sesto la Provvidenza. Alla fine trova i soldi firmando delle carte all’affarista, dando come garanzia la propria Casa del nespolo. ‘Ntoni torna al paese e si rimette in mare, ma l’esperienza in continente ha cambiato il ragazzo, che litiga con uno dei membri dell’equipaggio e viene allontanato. ‘Ntoni, ormai irascibile e litigioso, si rifugia nel bar di Uzzi, con la quale condivide la passione per la musica e dove passa gran parte delle sue giornate. La Provvidenza viene intanto sistemata, mentre Maruzza inizia a dare i primi segni di pazzia. ‘Ntoni si ravvede e torna in mare col nonno e il fratello Alessi. Una sera, mentre sono in mare, vengono sorpresi da una tempesta: loro si salvano, ma la barca è nuovamente distrutta e Padron ‘Ntoni rimane ferito. ‘Ntoni si ubriaca da Uzzi. Alessi va a correre da solo in una pista di go-kart. A causa dei debiti, la famiglia è quindi costretta a lasciare la Casa del nespolo. ‘Ntoni invia una canzone a una radio, poi attacca Michele, che è insieme a Lia e gli ruba pistola e auto. Michele è, in realtà, un poliziotto infiltrato tra gli spacciatori. I poliziotti arrestano Alfio, perché non ha i P Tutti i film della stagione documenti e poi ‘Ntoni. I due si ritrovano insieme in cella. Pregano. Epilogo: alla radio passa la canzone di ‘Ntoni, con la sua musica e i proverbi recitati dal nonno. Titolo: “Proverbi”. La conduttrice ne parla come della canzone dell’anno, il brano che ha vinto il Festival dei due mari. È uscita la notizia che, con il premio in denaro ottenuto, ‘Ntoni ha ricomprato la Casa del nespolo, ha fatto aggiustare la barca di famiglia, la Provvidenza, ed è ritornato a fare il pescatore. Si apre quindi il sondaggio: “Voi che ne pensate della sua scelta? Pensate che è uno che ha capito la vita, oppure è uno scemo?”. Mena intanto ha avuto un figlio. Padron ‘Ntoni cammina con Maruzza al tramonto. ilm di stridenti contrasti, il regista Pasquale Scimeca si misura in Malavoglia con il romanzo simbolo della stagione verista, riadattandolo tuttavia in chiave moderna. È un film di sperimentazione, che mostra il volto di una Sicilia arcaica e retrograda, a confronto però con i temi e i problemi della più spinta attualità (l’immigrazione, il precariato, la malavita). In un’epoca di perfezione estetica, quasi si fatica ad adattarsi al volto adusto e rugoso di padron ‘Ntoni, a ragazze non truccate, donne dai capelli scarmigliati e con i visi stravolti. Non è un’estetica del brutto ma, per un pubblico abituato a pellicole alla moda, il crudo realismo di quest’opera è come un pugno. Non solo nelle immagini, ma anche nei suoni, per via di un insistito dialetto siculo (il film è sottotitolato in italiano), che anche l’immigrato marocchino ‘Alfio’ prende a parlare, non avendo altri maestri. Muore Bastianazzo, ma la famiglia non si sfalda, anzi si riaggrega attorno al roccioso padron ‘Ntoni e redime anche chi sta per perdersi, come il nipote ‘Ntoni che, dopo aver respirato l’aria di Milano, torna cambiato e viene a scontrarsi con idee e valori arcaici. Agli interni poveri e asfittici sono contrapposti esterni meravigliosi, come il mare in tempesta, che insieme alla musica è uno dei protagonisti della pellicola. Il film si fonda infatti su una colonna sonora alquanto caratteristica e che crea atmosfera, oltre che su silenzi prolungati e profondissimi, come se le scene andassero completate dalle intuizioni dello spettatore. Apprezzabile il cam- F 32 meo in cui lo scrittore Vincenzo Consolo, nel ruolo di se stesso, s’incontra con padron ‘Ntoni. “Ho sempre pensato di scrivere un racconto sulla Provvidenza. Chissà cosa voleva significare Verga, dando questo nome, Provvidenza?”, chiede Consolo. “Un nome di buona fortuna”, ribatte il vecchio patriarca. Vi sono primi piani intensi e l’interpretazione magistrale di una Maruzza che appare come una Baccante, nei suoi incubi e al suono dei tamburi. E in effetti trapela a tratti l’impianto tipico di una tragedia greca, con le irrisolte contraddizioni dell’esistenza e dei che pare s’incattiviscano sui destini di una povera famiglia di pescatori siciliani. Inquadrature strette, primi piani penetranti, forti di un’espressività tipicamente sicula, per una recitazione che appare in certi istanti poco convincente, ma gli attori (non professionisti) in effetti non recitano: sono dei caratteri che interpretano se stessi alle prese con la vita reale, le difficoltà e il fatalismo tragico di una terra che poche opportunità riserva ai suoi figli. Anche gli amori e i flirt adolescenziali sono tormentati, in quanto vi sono le apparenze da salvaguardare, perché la gente parla, in questo Sud periferico, povero e abbandonato, avaro e ingiusto nei confronti dei suoi abitanti, specie le nuove generazioni e i migranti che vi approdano in barca, presi dalla disperazione della fuga. È una terra, però, la Sicilia, dalla quale si parte, o si fugge, ma alla quale inevitabilmente si ritorna... Già, perché il film ha un finale di riscatto: la Provvidenza non ha resistito alle tempeste del mare, ma i Malavoglia s’impongono sulle tempeste del vivere. Mare e musica: elementi entrambi fluttuanti, furia incontrollabile il primo, materia continuamente modificata dalla volontà umana l’altra, fino a divenire elemento di riscatto nel mare di un destino avverso. La canzone del ventenne ‘Ntoni, in cui l’antica saggezza popolare si fonde a musica ultramoderna, spopola e assicura al ragazzo una cospicua rendita, che lui però reinveste per riacquistare la casa di famiglia, rimettere in sesto la barca e tornare in mare. Perché ci si può illudere del clamore e lottare affinché la realtà cambi, ma al proprio destino non si sfugge. Luca Caruso Film Tutti i film della stagione CIRKUS COLUMBIA (Cirkus Columbia) Bosnia-Erzegovina/Francia/Gran Bretagna/Germania/Slovenia/Belgio, 2010 Costumi: Jasna Hadziahmetovic Bekric Co-produttori: Gehrard Meixner, Miroslav Mogorovich, Roman Paul Casting: Sara Isa Djukanovic Trucco: Martina Sibic-Dodovic Interpreti: Miki Manojlovic (Divko Buntic), Mira Furlan (Lucija), Boris Ler (Martin), Jelena Stupljanin (Azra), Milan Strljic (Ivanda Ranko), Mario Knezovic (Pivac), Svatislav Goncic (Savo), Almir Mehic (Bill), Mizra Tanovic (Antisa), Miralem S. Zubcevic (Leon), Slaven Knezovic (Miro), Sead Bejtovic (Staklar) Durata: 113’ Metri: 3100 Regia: Danis Tanovic Produzione: Marc Baksic Camo, Marc Bashet, Cedomir Kolar, Mirsad Purivatra per 2006 ASAP Film Autonomous, Studi Mai Film, Man’s Film Productions con collaborazione con Canal +, Rai Cinema, Eurimages, Arechibald Films Distribuzione: Archibald Film Prima: (Roma 27-5-2011; Milano 27-5-2011) Soggetto: dal romanzo omonimo di Ivca Dikic Sceneggiatura: Danis Tanovic, Ivca Dikic Direttore della fotografia: Walther van den Ende Montaggio: Petar Markovic Musiche: Crisoph Blaser, Steffen Kamles Scenografia: Dusan Milavec, Sanda Popovic osnia, 1991. Divko Buntic torna dalla Germania dopo venti anni di esilio, in compagnia di una giovane e appariscente ragazza di nome Azra e del suo fedele gatto nero Bonny. Ora che, con la caduta del muro di Berlino è finito il comunismo e ha accumulato una discreta ricchezza, l’uomo vuole trascorrere una vita tranquilla nel suo paese d’origine. Pretende con la forza la restituzione della casa dove abita la prima moglie, Lucija: con l’aiuto del sindaco, caccia infatti la donna e il figlio Martin, da poco chiamato alle armi e alla disperata ricerca di un contatto radio con l’America. Per completare il suo piano di vendetta contro l’ex consorte, rileva quindi il suo negozio di parrucchiera (che regala alla nuova compagna) e cerca perfino di allontanarla da Martin, convincendo quest’ultimo a trasferirsi da lui. Intanto, nel villaggio si registrano i primi episodi di intolleranza e corruzione che porteranno alla guerra fra serbi e bosniaci: l’ex sindaco comunista Leon viene aggredito da una banda di irregolari; mentre, il capitano della caserma, Savo (amico e confidente di Lucija nei lunghi anni di assenza del marito), viene invitato a sposare la “vantaggiosa” causa serba da un capo dell’esercito jugoslavo. Un giorno, Bonny scappa dal lucernario di casa. Divko, sull’orlo della pazzia, decide di mettere addirittura un’ingente taglia in marchi tedeschi per chi glielo riporterà indietro. L’uomo, impegnato a ritrovare il suo gatto, non si accorge che tra il figlio ed Azra sta nascendo l’amore. Martin viene arrestato dal suo migliore amico, Pivac, arruolatosi in un’unità paramilitare che combatte in difesa della Croazia. Il padre riesce, però, a farlo liberare e a ricondurlo sano e salvo dalla madre. B Prima che le milizie armate facciano irruzione nella propria casa, aiuta sua moglie, il figlio, la compagna ed il capitano Savo a fuggire all’estero. o Man’s Land, Triage, Cirkus Columbia. La trilogia sul conflitto nell’ex Jugoslavia di Tanovic è un viaggio di ricognizione nel “buco nero” della storia recente dell’Est Europa, che, a distanza di 20 anni dal suo tragico inizio, grava ancora sulla coscienza di chi non fece abbastanza per evitarlo (l’Onu, la Nato e l’intera comunità internazionale). Nel terzo capitolo, Cirkus Columbia, Tanovic lavora lungo le crepe squarciate dal (sempre labile) ricordo involontario, per colmare un vuoto a lungo sedimentatosi e sottrarlo al rischio dell’oblio. Non ripercorre le fasi della contesa fratricida, né indaga i motivi all’origine dello sfaldamento di una nazione. Né, tanto meno, mostra i primi frangenti bellici. Prima che quel perimetro di terra compreso tra la Serbia e la Bosnia si tramuti in teatro di scontri per tre lunghi anni, meglio preservare il ricordo di un’umanità ancora integra, solidale e felice. L’obiettivo del regista “sorprende” i suoi personaggi proprio in quel particolare momento che precede l’avvento improvviso di qualcosa dalla portata incommensurabile. Qualcosa dal respiro universale, in cui si possono riconoscere tanti altri scenari bellici moderni, non ultimo quello recente della Libia. Una tragedia umana, insomma, tristemente condivisa in tutto il mondo. La dissestata famiglia Buntic riscopre il vincolo della solidarietà, paradossalmente, proprio grazie alla guerra. Nell’illusione di catturare, di nuovo, quel prima. Di non N 33 vedere svanire sotto i colpi delle granate la pacifica ordinarietà di un tempo. Il gatto nero di Divko, portato al guinzaglio (!), diventa la proiezione della propria immagine sbiadita da riabilitare agli occhi della gente. L’oggetto perduto a cui dare la caccia (irresistibili le scene in cui lo scemo del villaggio si presenta alla porta del proprietario con l’animale sbagliato!). Il felino non farà infatti mai ritorno dal suo padrone, perché forse il passato, prima ancora che dalla bufera della Storia, è già stato spazzato dalla stagione dei rancori. Mentre apparirà ai giovani Martin e Azra, nell’istante in cui i loro corpi si avviluppano clandestinamente nella foresta. In Cirkus Columbia un piccolo paese bosniaco, da microcosmo a parte, ignaro o meglio incredulo dell’imminente guerra civile (anche in La vita è un miracolo di Kusturica c’è una simile distorta percezione della realtà), si erge a metafora di un destino votato all’odio e alla sopraffazione. Vendetta, arroganza, orgoglio, avidità si insinuarono letalmente tra le genti, propagandosi come un veleno che divide e distrugge famiglie e relazioni umane. Questo fu il vero incipit della polveriera balcanica. Come nel film premio Oscar No Man’s Land, dove lo spazio del conflitto era quello angusto della trincea, Tanoviæ smaschera la follia e l’insensatezza delle rivalità etniche. L’assurdità e la banalità del Male, che si annida nell’anima di popoli abituati a co-abitare in una realtà multireligiosa. Due grandi gruppi che convivevano nella Bosnia orientale, serbi e musulmani, si scoprono nemici. L’uomo della porta accanto può trasformarsi in un guardiano di campo, in un torturatore. Film Partendo da una traccia realistica e riconoscibile, Tanoviæ sceglie di immettere la narrazione sui binari del tragicomico of- Tutti i film della stagione frendo la parte del mattatore a uno straordinario Miki Manojlovic (senza per questo concedersi gli slanci immaginifici o circen- si, né gli eccessi da slapstick comedy di Kusturica in Underground). Tutto ciò per mostrare quanto, a volte, può essere ridicola e futile l’affannosa difesa dei propri beni materiali dinnanzi allo spettro di un genocidio Non si può non ricordare una delle primissime scene, quando la moglie tira un secchio d’acqua bollente ai poliziotti che vogliono sfrattarla e poi, subito dopo, lancia dalla finestra una pomata per scottature nel tentativo di soccorrerli! Oppure la bellissima sequenza finale, che potrebbe anche essere un ricordo o un sogno. Dopo la guerra, Lucija ritorna dalla Germania ripetendo lo stesso identico viaggio del marito (a suo tempo scappato per non essere arruolato nell’esercito): entrambi, sorridenti e spensierati, salgono su ciò che rimane di una giostra. La ruota gira ed il movimento incessante della vita riprende. Diego Mondella SILVIO FOREVER Italia, 2011 Regia: Roberto Faenza, Filippo Macelloni Produzione: Andrea Gnesutta per Ad Hoc Film Distribuzione: Lucky Red Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011) Soggetto e sceneggiatura: Gianantonio Stella, Sergio Rizzo Montaggio: Riccardo Cremona, Anna Zanconato Coordinamento ricerche archivi: Cristina Rajola Ricerche archivi: Arnaldo Donnini, Chiara Capparella Art director: Edoardo Campanale ianantonio Stella e Sergio Rizzo, autori di libri sulla drammatica realtà del nostro Paese come “La Casta” e “La Deriva”, qui come sceneggiatori, Roberto Faenza ancora in odore di quel sessantottismo demoniaco che gli fece scontare quindici anni di esilio per quel Forza Italia del 1977 (guarda che titolo!) dedicato alla DC e Filippo Macelloni, registi hanno realizzato questo documentario di montaggio utilizzando solamente pezzi di repertorio. Le fonti sono gli archivi della RAI, a cui si sono rivolti con grande prudenza (con Mediaset non ci hanno nemmeno provato) e le ore e ore di conversazioni registrate tra Paolo Guzzanti e Berlusconi con la possibile finalità di una biografia ufficiale, poi mai realizzata. Quando il sonoro originale non era accet- G Voce: Neri Marcoré Collaborazione: Massimo Fiocchi Coordinamento Post-Produzione: Monica Verzolini Interpreti: Silvio Berlusconi, Rosa Bossi Berlusconi, Ugo Gregoretti, Roberto Benigni, Mike Bongiorno, Raimondo Vianello, Dario Fo, Noemi Letizia, Indro Montanelli, Marco Travaglio Durata: 85’ Metri: 2330 tabile, gli autori hanno utilizzato Neri Marcorè che ha rifatto la voce di Berlusconi ripulendola però da ogni intenzione comica o allusiva, pervenendo così, nei limiti del possibile, a una sorta di clonazione vocale. Silvio Berlusconi quindi in toto, dall’inizio a oggi: il salvataggio della sorellina caduta nel latte; i compiti passati ai compagni dietro pagamento (ma se prendevano cinque il piccolo Berlusconi restituiva i soldi); la prima occupazione come agente immobiliare quando trascinava i parenti a fare la parte degli acquirenti per accrescere l’interesse verso un appartamento; l’esperienza sulle navi da crociera come intrattenitore musicale; l’apertura delle televisioni private e il lancio delle trasmissioni con le ragaz- 34 ze spogliate; la forzatura sull’uso delle frequenze ottenute con leggi amiche grazie alla vicinanza con i potenti come Bettino Craxi; l’acquisto del Milan e la costituzione di una squadra imbattibile, senza badare a spese, in Italia e nel mondo; le molteplici apparizioni televisive; i processi a cui i giudici milanesi tentano da anni di farlo partecipare; lo stuolo di avvocati, portaborse, cortigiani e yesmen; il terremoto dell’Aquila, il ferimento a Piazza del Duomo; gli scandali sessuali; la compravendita degli avversari in Parlamento. Il tutto punteggiato dalla libera sfrontatezza di Fo, Benigni, Luttazzi e Travaglio che sembrano gli unici e ultimi ostacoli all’avanzata schiacciasassi di un’armata che non fa prigionieri. Film ensavamo di vedere un filmato anti-Berlusconi che volesse rinfocolare l’odio e il disprezzo di chi lo odia e lo disprezza e aprire gli occhi a chi non riesce ancora a odiarlo né a disprezzarlo. No, non è stato così. È stato peggio. Il documentario è stato realizzato e proposto con acutezza politica e sociale e con sapienza cinematografica dagli autori in maniera semplice (si fa per dire se si pensa alle migliaia di ore di filmati e registrazioni rivisti, riconsiderati, rielaborati, montati e rimontati etc) e partendo da un’intuizione davvero geniale: eliminare ogni voce in terza persona, ogni commento da programma serio da terza serata televisiva e far raccontare tutto da Berlusconi stesso in prima persona, supportato, come abbiamo detto, da Neri Marcorè; non pretendere di tenere sotto controllo e in binari prefissati l’argomento, enorme, elefantiaco nel suo continuo debordare da vent’anni, né pretendere di scovare chissà quali segreti nella costituzione del network televisivo o nel groviglio giudiziario. Il titolo intanto che già nella particolarità della sua costituzione avrebbe dovuto metterci in guardia: Silvio Forever, due parole, non tre se fosse stata seguita formalmente la grammatica inglese Silvio for ever, ma due e con la seconda maiuscola, a rappresentare un nome e un cognome da intrattenitore da avanspettacolo, da cantante di bassa ribalta, utilizzato tra un numero e l’altro per non fare rumoreggia- P Tutti i film della stagione re troppo il pubblico, un petomane, un barzellettiere capace di suscitare la famosa “gattata” cioè il lancio di gatti morti sul palcoscenico delle sale romane dell’avanspettacolo, che avveniva quando la miseria dello showman toccava il fondo dell’abiezione. Alberto Sordi è stato un grande maestro nell’illustrarci tutto questo e grande sarebbe stato a interpretare questo film come attore vero e proprio. Risultato, anzi, risultati perché sono due. Il primo è il trionfo del ridicolo che immagine dopo immagine Sivio Berlusconi tratteggia, costruisce, ingrandisce come un magma che lievita fangoso nel gonfiare, accrescere, enfatizzare qualsiasi cosa tocchi, come un Mida della dimensione: da una, in fin dei conti, giusta emancipazione e liberalizzazione dei programmi televisivi, ingessati in un puritanesimo bacchettone, alla catasta di nudi femminili in cui il mondo della donna ha smarrito (non avendone capito subito la portata) e confuso la propria identità, le proprie idee, le proprie conquiste; le case, le ville, le magioni, i castelli, i manieri da uno a trenta; il denaro dimensionato non secondo una “normale” grande ricchezza, ce ne sono tanti di ricchi e ricchissimi nel mondo, ma soldi a montagne, pubblicizzati, mitizzati, idolatrati, esposti; e infine lo charme che Silvio racconta di possedere nella compiaciuta felicità di se stesso, di essere così quando spiega i “meccanismi” segreti per sedurre le donne, anche queste tante, tantissime, a mucchi come le decine, centinaia di ra- gazze che popolavano le cene di Arcore al ritmo di uno squallido refrain vecchio quanto il mondo. Secondo risultato: lo sgomento che prende il cuore dello spettatore alla fine del filmato, un distillato di tristezza che squarcia il fondo dell’animo nello svelare a se stessi il riconoscimento che Berlusconi non è la causa, ma la conseguenza di un quadro sociale che non lascia scampo: è l’Italia questa, siamo noi, lo abbiamo sempre desiderato, atteso e sognato; ognuno di noi nel mondo del lavoro o in qualsiasi livello delle relazioni umane ha incontrato tanti berlusconi che ancora non sapevano di esserlo e che avevano bisogno solo di legittimazione e di rappresentatività. Ma ce le ricordiamo le torme di pseudodemocristiani baciapile intorno ai consessi dorotei? E nei film Luce degli anni ’30 i poveri gerarchi, mezzi gerarchi, adepti, battimani e servi che nelle riunioni paramilitari cercavano di saltare nei cerchi di fuoco con tanto di pancia e pappagorgia? Ma sono sempre qui, lì, immutabili, siamo noi, Berlusconi non ha manipolato né plagiato il Paese ma ne ha soltanto intercettato al momento giusto le pulsioni, gli umori, gli istinti più bassi e gli ha rivenduto a prezzi mostruosi una bella patacca fatta di menzogne, di impegni disattesi, di promesse tradite, di giocattoli di latta, di paccottiglia volgare. Lo sappiamo, lo sanno tutti, ma siamo Italiani, Viva l’Italia. Fabrizio Moresco FROZEN (Frozen) Stati Uniti, 2010 Casting: Nancy Nayor Aiuti regista: Craig Borden, Jason Richard Miller, Aaron Walters Operatori: Brian Sullivan, Brian Wilcox Art director: Richard T. Olson Supervisore effetti speciali trucco: Chris Hanson Effetti speciali trucco: Greg T. Moon Coordinatore effetti speciali: Dean W. Miller Supervisore effetti visivi: Tyler A. Hawes Interpreti: Kevin Zegers (Dan), Shawn Ashmore (Lynch), Emma Bell (Parker), Ed Ackerman (Jason), Rileah Vanderbilt (Shannon), Adam Johnson (Rifkin), Chris York (Ryan), Kane Hodder (Cody), Peder Melhuse (autista), John Omohundro (James), Will Barratt (Sullivan), Adam Green, Joe Lynch (uomini sulla seggiovia), Cody Blue Snider, Dee Snider Durata: 93’ Metri: 2580 Regia: Adam Green Produzione: Peter Block, Cory Neal per A Bigger Boat/ ArieScope Pictures Distribuzione: M2 Pictures Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011) Soggetto e sceneggiatura: Adam Green Direttore della fotografia: Will Barrat Montaggio: Ed Marx Musiche: Andy Garfield Scenografia: Bryan McBrien Costumi: Barbara Nelson Produttori esecutivi: Michael Hogan, John Penotti, Tim Williams Co-produttori: Amanda Essick, Jason Richard Miller, Mark Ward Line producer: Don Schain Direttore di produzione: Shauna Miller 35 Film na piccola comitiva di amici è in montagna a sciare: i due fidanzati Dan e Parker, insieme a Joe. D’improvviso l’impianto di risalita s’arresta e i tre rimangono sospesi. Poi riparte. Joe è un bravo sciatore. Parker e Dan vanno invece in snowboard, ma lei ha ancora molto da imparare. Dapprima, Joe è un po’ polemico e si lamenta con Dan di aver portato Parker con loro, ma poi i tre legano. Joe conosce frattanto la bella Shannon. Quella sera l’impianto ha chiuso prima, perché sta arrivando una tempesta. Ma i tre, che la mattina hanno dato 100 dollari sottobanco all’addetto dell’impianto per gli skipass, lo convincono a lasciarli passare per un’ultima discesa. Si siedono sul sedile della seggiovia e partono. La guardia deve scappare via e si fa sostituire da un collega, cui raccomanda di attendere gli ultimi tre sciatori. Vedendo arrivare un terzetto, quello crede siano i tre amici: sciaguratamente blocca l’impianto e loro rimangono lassù. Dapprima i tre parlano nervosi, quindi iniziano ad avere freddo. Vengono spente tutte le luci e i tre cominciano a urlare e a disperarsi. Provano a ragionare, ma è domenica sera e temono di rimanere lassù fino al venerdì successivo, quando riapriranno le piste. La luna viene coperta dalle nuvole, ha inizio una bufera di neve. Arriva un mezzo spalaneve, ma non li vede e torna indietro. Cercano di farsi coraggio, di parlare d’altro, ma insorge in loro la paura di morire. Siccome stanno iniziando a congelare, Dan decide di buttarsi di sotto. Ma, a causa dell’altezza elevata, si spezza le gambe e rimane bloccato per terra, sanguinante e con le ossa di fuori. In lontananza si avvertono degli ululati. Joe vorrebbe arrampicarsi per raggiungere un pilone, scendere e correre in aiuto di Dan, ma è tutto ghiacciato. Dan si trova intanto un lupo davanti, riesce però a metterlo in fuga. Dan non si sente più le gambe, a Parker si sta congelando il volto. Joe prova di nuovo ad arrampicarsi, mentre i cavi gli tranciano i guanti e gli fanno sanguinare le mani. In quel frangente arriva un branco di lupi, che divora Dan. Joe impedisce a Parker di guardare lo strazio del suo fidanzato. Urlano tutti disperati. Più tardi Parker rimprovera a Joe di non aver impedito a Dan di buttarsi, ma lui non lo accetta: lei non lo ha fermato, né ha proposto nulla, lui era suo amico da una vita. Joe osserva che la ragazza avrebbe preferito ci fosse lui laggiù, aggiungendo che se non fossero stati tutto il giorno a guardare lei che cadeva sulla U Tutti i film della stagione pista, avrebbero sciato tranquilli e a quest’ora sarebbero a casa. Se lei per una volta fosse rimasta a casa, invece d’infilarsi in ogni aspetto della vita di Dan, il suo migliore amico sarebbe ancora vivo. Invece ora è morto. Poi i due si scusano vicendevolmente e si abbracciano. Si fa giorno, esce il sole, ma il luogo è ancora deserto. Parker ha una mano assiderata. Si fa la pipì addosso. I due chiacchierano, si raccontano aneddoti, quello che faranno appena tornati giù... Joe si arrampica nuovamente, raggiungendo il sedile più indietro, devastandosi le mani. Il sedile su cui è rimasta Parker sta invece per cadere. Sotto si raduna un branco di lupi famelici. Joe riesce a scendere a terra e viene aggredito dai lupi. Li mette in fugga colpendoli colla paletta da sci, poi scia di corsa verso la base, inseguito dai lupi. Parker rimane sola sul sedile pendolante. Si fa sera, poi notte. La mattina dopo, quando si risveglia, è ancora sola. Si dimena. Il sedile cede, ma con gradualità, e lei cade dolcemente per terra. Il sedile però le arriva addosso e la ferisce a un piede. Striscia sul manto bianco per un lungo tratto. Poi si trova innanzi del sangue sulla neve e il corpo sbranato di Joe, con un branco di lupi sazi intorno. Va avanti. Arriva a una strada. Passa un’auto ma non la vede. Riprende intanto a nevicare. Arriva un’altra auto. Un uomo la soccorre e la carica in auto per portarla in ospedale, osservando: “Andrà tutto bene, andrà tutto bene”. Lei, come assente, avverte la voce di Dan ripetere: “Andrà tutto bene, amore mio. Andrà tutto bene”. I protagonisti del film compaiono fin dalle prime scene: un impianto di risalita, montagne innevate, tre ragazzi... Quella che sembra una serena giornata di relax tra amici si trasforma però in un incubo, quando scende la notte e monta la bufera, sospingendo gli stessi spettatori a un interrogativo inquietante: ‘E se succedesse a me, cosa farei?’. Il film è una meditazione sull’assurdità e la fragilità dell’esistenza: una serie di sfortunati casi costringe tre ragazzi in condizioni estreme. Loro s’industriano in ogni modo per fronteggiarle – è un insopprimibile istinto di sopravvivenza ad animarli –, ma soccombono infine alle forze di una natura avversa. La neve, che fiocca copiosa, copre e nasconde quel che resta del corpo di Dan. I lupi, a loro volta, divorano Joe. È la natura che riprende possesso di quanto le è proprio e silenziosamente si vendica degli sfregi ai quali gli uomini la sottopongono. I 36 La vita umana è davvero appesa a un filo, in questo caso a dei cavi. Premonizione della tragedia si era avuta la mattina, quando l’impianto s’era arrestato per alcuni minuti. Oltremodo profetica è poi la discussione che i tre fanno la sera, su quale possa essere la morte peggiore, poco dopo che l’impianto si è bloccato. Misto di thriller di sopravvivenza con lievi accenti horror (le ossa spezzate che fuoriescono dal corpo di Dan), il film presenta suggestivi squarci paesaggistici, d’una natura destinata però a rivelarsi crudele. Alcune leggerezze giovanili che sembrano dapprima trascurabili, si riveleranno invece fatali: l’inesperienza (Parker non sa sciare), l’imperizia (mettersi sulla funivia nonostante stia per chiudere). Riaffiorano tutte con rancore mentre la tragedia si consuma. Dan e Joe, oltre che amici fin dall’infanzia, sono abili sciatori, Parker invece no. I due ragazzi hanno il desiderio di un’ultima sciata, ma una discesa vera, liberatoria, non compromessa dagli schiamazzi di Parker. Se Parker fosse rimasta a casa, questo non sarebbe successo. Poi le invettive e le rimostranze tra Parker e Joe cedono il posto alla disperazione, malcelata nei discorsi dei due giovani sopravvissuti, che si narrano episodi del loro passato e ancora agognano un futuro, più per darsi coraggio che per reale convinzione. I tre caratteri dei protagonisti sono ben delineati: la coppia di fidanzati insieme all’amico del cuore di lui, risentito dall’intrusione della ragazza tra sé e Dan in un contesto – la vacanza sulla neve – al quale lei è estranea e per l’essere quindi relegato al ruolo di ‘terzo incomodo’. I ragazzi danno prova di una spiccata vitalità, pur all’interno di una situazione bloccata: la montagna che pare dormire sotto il soffice manto bianco della neve, e un impianto di risalita sul quale sono prigionieri. Altrettanto dinamismo si manifesta nei loro antagonisti: un branco di lupi feroci, che fa strazio di Dan e Joe. Lo spettatore è raggelato: per via di una serie di banalità, i protagonisti si ritrovano senza vie d’uscita, se non la morte. Rimane solo Parker, tramortita da un’esperienza che non potrà mai dimenticare, perché cicatrici le rimangono sul corpo e nell’anima, che ode, come quella di un fantasma lontano, la voce dell’amato Dan che le ripete come una rassicurazione drammatica “Andrà tutto bene”. Luca Caruso Film Tutti i film della stagione SE SEI COSÌ, TI DICO DI SÌ Italia, 2011 Regia: Eugenio Cappuccio Produzione: Antonio Avati, Pupi Avati per Duea Film, in collaborazione con Medusa Film Distribuzione: Medusa Prima: (Roma 14-4-2011; Milano 15-4-2011) Soggetto e sceneggiatura: Claudio Piersanti, Eugemio Cappuccio, Antonio Avati Direttore di produzione: Critina Bravini, Gianfranco Musiu Direttore della fotografia: Gian Filippo Corticelli Montaggio: Fabio Nunziata Musiche: Francesco Cerasi Scenografia: Giuliani Pannuti Costumi: Maria Massari, Stefania Consaga avelletri, piccolo paesino della Puglia. Un tizio con una bella macchina è alla disperata ricerca di Piero Cicala, cantante di successo degli anni ’80 ormai in pensione. Nessuno sembra sapere dove sia, ma, alla fine, qualcuno lo indirizza al ristorante “Al polpo re”. Qui si scopre che il misterioso personaggio sta cercando l’uomo per fargli una offerta e che questi lavora per un’agenzia di spettacolo. La proprietaria del locale, nonché ex moglie di Cicala, è scettica riguardo alla proposta e si ostina a sostenere la tesi che il coniuge sia passato a miglior vita. Sarà il cuoco a intercedere presso la donna e a convincerla a raccontare tutta la verità all’impresario. Qui si scopre l’astio che la signora cova per lo show business, che ha sfruttato lei e Piero per poi abbandonarli ai debiti e all’improvviso anonimato. Proprio mentre la donna intima di lasciarli in pace, arriva, in sella a una vespa mezza scassata, il redivivo cantante. Egli non fa nessuno sforzo per celare il proprio scetticismo e rancore nei confronti del mondo impersonato dall’impresario, dicendogli a chiare lettere che questi ha fatto un viaggio a vuoto e che mai e poi mai canterà la sua vecchia hit Io, te e il mare alla trasmissione di Rai Uno intitolata I migliori anni. L’unico a essere entusiasta è il suo amico Gianni Ciola che, insieme al defunto Vito Corrente, era suo partner nel terzetto “I magnifici C.C.C.”. Anche i dipendenti del ristorante non si sentono di scoraggiare Piero, ma l’ostacolo maggiore è rappresentato dalla moglie, pron- S Effetti speciali: Justeleven Trucco: Luigi Rocchetti Interpreti: Emilio Solfrizi (Piero Cicala), Belen Rodriguez (Talita Cortes), Iaia Forte (Maria), Roberto De Francesco (Gustavo Bacelli), Salvatore Marino (Amed), Toto’ Onnis (Gianni Ciola), Manuela Morabito ( Arianna ), Fabrizio Buompastore (emissario), Gaetano D’Amore (Vincenzo Corrente), Azzurra Mar tino ( Giusy ), Pinuccio Sinisi ( Superman ), Justin RosniakFrancesca Falella ( Terry ), Eleonora Albrecht (MIchelle), Gianni Colajemma (MIchele), Carlo Conti (se stesso) Durata: 100’ Metri: 2750 ta a denigrare ogni qualsivoglia possibilità che l’ex marito torni a calcare le scene a sessanta anni. In fondo, però, Cicala è tentato, sebbene i suoi sogni siano legati alla canzone Amami di più, che secondo Gianni, porta sfortuna in quanto ha decretato la fine delle loro carriere, oltre a essere coincisa con la morte di Vito. Dopo un lungo travaglio interiore, Piero prende la tanto attesa decisione e si presenta nel cuore della notte alla bottega di Gianni (ora barbiere) per dire all’amico che ha intenzione di accettare e per migliorare il look. L’ex socio riesce a fare un ottimo lavoro su di lui, grazie ai ferri del suo nuovo mestiere: tinte e tupè posticci. Il giorno seguente, Piero è in viaggio con l’impresario Fabrizio alla volta di Roma, dove soggiornerà nel lussuosissimo hotel Exedra. Poco dopo, tra le urla dei fans e i flash dei fotografi, fa il suo arrivo la capricciosa diva Talita Cortes, famosa regina del gossip mondiale, giunta nella capitale per il lancio di un nuovo profumo. Infastidita da una domanda poco opportuna rivoltale da un giornalista, Talita fugge dalla conferenza stampa e, inseguita dai giornalisti, si rifugia proprio nella stanza di Cicala. Alla vista di quello strambo individuo, Talita è a dir poco affascinata, tanto da prenderlo in simpatia e da far scattare qualcosa di sopito all’interno dell’uomo. Quest’ultimo si sente d’improvviso gratificato, riuscendo a trovare in sé la giusta carica per l’imminente esibizione. Ormai pronto, Cicala esce dalla stanza per raggiungere Fabrizio, ma lo aspettano al varco uno 37 stuolo di giornalisti che vogliono sapere come mai Talita fosse nella sua stanza. Il protagonista glissa visibilmente infastidito dalla cosa e parte verso gli studi della RAI. Intanto al suo paese natio, tutto è organizzato per l’occasione e il ristorante “Al polpo re” è gremito di gente pronta a osannare/criticare il conterraneo. Mossa dalla curiosità, Talita si sintonizzata sul programma all’interno della sua stanza d’albergo, mentre è immersa nella vasca. Prima dell’esibizione di Cicala, va in onda un servizio di cronaca rosa che ipotizza in qualche modo una relazione tra il cantante e Talita, servizio che getta lo scompiglio nel ristorante. Giusto il tempo di una breve intervista da parte del conduttore Carlo Conti e Piero è pronto finalmente a entrare in scena: una miriade di dubbi lo assalgono mentre si siede al pianoforte per intonare le note iniziali di Amami di più. Il conduttore non capisce cosa stia succedendo e, contemporaneamente, a Savelletri Gianni rimane interdetto sentendo la melodia di quella canzone maledetta. Il tutto dura pochi istanti perché la regia prende la decisione di staccare lo strumento, cosicché Cicala si vede costretto ad alzarsi e a iniziare a intonare il pezzo che lo ha reso celebre, con il sollievo dell’amico e la gioia dei suoi concittadini. L’esibizione va bene e viene apprezzata pure dalla nuova amica del cantante. I due s’incontrano di nuovo all’ingresso dell’albergo quando lei, sbronza, cade tra le sue braccia e lo bacia davanti ad una folla di paparazzi. In seguito, la donna lo trascina a festeggia- Film re insieme a degli amici: i due continuano a bere e Talita comunica a Piero l’intenzione di portarlo in America per farlo cantare al compleanno di una sua cara amica. All’alba, Cicala è svegliato bruscamente dalla segretaria personale della star che gli dice di prepararsi a partire, nonostante lui non abbia alcun ricordo di quanto è avvenuto la sera precedente. Il viaggio è lungo ed entrambi hanno tempo per conoscersi meglio. Giunto negli Stati Uniti, Piero si ritrova chiuso dentro una mega torta di compleanno, in attesa che arrivi il momento del taglio per poter uscire. Dopo una presentazione degna di un big della musica, il nostro eroe sbuca goffamente dal nascondiglio tra le risa dei commensali. Nonostante tutto, Cicala non si da per vinto e intona le strofe di Io, te e il mare. Durante l’esibizione, alquanto macchiettistica, Piero inciampa e perde il tupè facendo ridere ancora di più gli astanti e perdendo la maschera che aveva fin lì vestito. Poi il personaggio prende coraggio e, sedendosi al piano, comincia a suonare Amami di più. Il risultato è una performance struggente che rapisce il pubblico, riuscendo a strappare uno scroscio di applausi. Finito l’incanto connesso al mondo di Talita, Piero torna in Italia per ritrovare Fabrizio intenzionato a fargli da personal manager. Al paese lo aspettano anche l’ex moglie, gelosa per la storia di Talita, ma segretamente contenta per la rinascita del compagno e un Gianni felicissimo per il roseo avvenire dell’amico,. E Cicala finalmente ritrova il sorriso perso. Tutti i film della stagione N el 1968 l’artista Andy Warhol affermava che «in the future, everyone will be world-famous for 15 minutes» («Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti»). Aveva ragione. di innumerevoli mediocri che sono riusciti a diventare celebrità senza far troppa fatica - in maniera quasi istantanea - ce ne sono a migliaia e migliaia, anche se si volesse prendere in esame la sola situazione italiana. E chi di queste meteore oggigiorno nutrisse il desiderio di recuperare la scena un tempo perduta, può farlo, magari cavalcando l’onda (letteralmente parlando) del mare di una delle tante isole, dove, di volta in volta, viene ambientata l’edizione corrente del programma L’isola dei famosi. Gran bella trovata l’invenzione della nostalgia! Così, il vintage torna di moda ogni qual volta una star di basso livello ritorna dall’oblio in cui era stata confinata, con inevitabili effetti che sconfinano nel trash più squallido. In uno scenario come questo, dominato, per l’appunto, da tele-dipendenti, il regista Eugenio Cappuccio immette il suo eroe desaparecido Piero Cicala, colui che negli anni Ottanta scalò la hit parade con la canzone-tormentone Io, te e il mare. Poi, come dice il proverbio, tra il dire e il fare c’è di mezzo un oceano infinito di “se” («se non sei raccomandato, se non conosci qualcuno, non vai da nessuna parte» esclama a un tratto un personaggio) e da allora, fin troppa acqua è passata sotto i ponti. È assolutamente corretto sostenere che il soggetto di Se sei così ti dico di sì nasce da una profonda riflessione sui modelli precedenti di vip oramai dimenti- 38 cati e pure con il fine di dare una lezione sullo stritolante microcosmo dello show business. Buono, tuttavia non perfetto, lo svolgimento dell’idea, concepita dallo stesso Cappuccio insieme a Antonio Avati, Claudio Piersanti e Guia Soncini. Il motivo di tale incompiutezza è forse da rintracciare nella scarsa dose di sfrontatezza e irriverenza che Cappuccio porta in atto sino alla fine del suo personalissimo discorso. Lungo i set ricostruiti tra Roma, Puglia e Texas, il regista di Uno su due e Volevo solo dormirle addosso, dispone quelle che lui stesso ha soprannominato con affetto i “droni”, ovvero le futuristiche fotocamere Canon 7D in full HD, per la prima volta impiegate da un filmaker italiano. Con il suo simpatico piglio perennemente imbronciato, il volto dell’attore Emilio Solfrizzi è del tutto “trasparente” nell’esprimere le emozioni che attraversano il personaggio di Cicala. Sia che si tratti di un primo piano che di una figura intera, l’interprete della fiction Tutti pazzi per l’amore, riempie l’intero schermo e costituisce una coppia perfetta con Belen Rodriguez, qui alla sua prima performance importante dopo aver debuttato nel cinepanettone Natale in Sudafrica di Neri Parenti. Giustamente si ha come l’impressione che l’autore, coadiuvato dagli altri sceneggiatori, abbia voluto realizzare lo script del lungometraggio, pensando, in primo luogo, al contegno e all’atteggiamento che la Rodriguez dimostra di fronte alle telecamere. Invero, Cappuccio non ha alcuna intenzione di impiegare la Rodriguez in maniera anticonvenzionale, ma proprio con il fine ultimo di realizzare un calco tra l’irreale diva Talita Cortes e l’immagine così ben caratterizzata della vera Belen. Se ne deduce, quindi, che nessun disorientamento potrà mai cogliere lo spettatore, il quale, anzi, viene attratto dal modo in cui il proprio idolo femminile cerca di smitizzarsi in modo ironico e compiaciuto. A quanto pare, la starlette di Sanremo ci ha preso gusto a stare davanti alla macchina da presa, dal momento che ha dichiarato alla stampa quanto il cinema per lei rappresenti una fantastica sfida. Naturalmente, il fatto che da un paio di anni la più famosa argentina del nostro paese compaia quotidianamente sulle copertine glamour dei rotocalchi non può non giocare al lancio promozionale della pellicola. Maria Cristina Caponi Film Tutti i film della stagione IL DILEMMA (The Dilemma) Stati Uniti, 2011 Acconciature: Dominic Mango, Tony Mirante Coordinatore effetti speciali: John D. Milinac Supervisore effetti visivi: Justin Ball Coordinatore effetti visivi: Matt Anderson Supervisore costumi: Jennifer Jobst, Andrea Knaub Supervisore musiche: Alexandra Patsavas Interpreti: Vince Vaughn (Ronny Valentine), Kevin James (Nick Backman), Winona Ryder (Geneva Backman), Jennifer Connelly (Beth), Queen Latifah (Susan Warner), Amy Morton (Diane Popovich), Eduardo N. Martinez (Felix), Rance Howard (Burt), Clint Howard (Herbert Trimpy), Guy Van Swearingen (Saul), Troy West (dottor Rosenstone), Laura Whyte (Sue), Tim Rhoze (Charles), Channing Tatum (Zip), Chelcie Ross (Thomas Fern), Amy Morton (Diane), Rebecca Spence (Jackie), Debbi Burns (donna sulla panchina), January Stern (dirigente della Chrysler), Grace Rex (Betty), Larry Neumann Jr (Howard Buckman - ufficio prestiti), Mike McNamara (cugino James), Walt Sloan (impiegato della Chrysler), Madison Dirks, Michael Patrick Thornton, Mimi Sagadin, Louie Lawless (impiegato della B&V), Barbara Elizabeth Maleski (cliente del bar), Kathleen Lawlor (zia), Michael A. MacRae (autista), Sandy Marshall (medico), Catherine Bruzzini (proprietaria del ristorante) Durata: 111’ Metri: 3050 Regia: Ron Howard Produzione: Brian Grazer, Ron Howard, Vince Vaughn per Universal Pictures/Imagine Entertainment/Spyglass Entertainment/Wild West Pictures Show Productions Distribuzione: Universal Pictures Prima: (Roma 20-5-2011; Milano 20-5-2011) Soggetto e sceneggiatura: Allan Loeb Direttore della fotografia: Salvatore Totino Montaggio: Daniel P. Hanley, Mike Hill Musiche: Hans Zimmer, Lorne Balfe Scenografia: Daniel B. Clancy Costumi: Daniel Orlandi Produttori esecutivi: Todd Hallowell, Kim Roth, Victoria Vaughn Produttori associati: William M. Connor, Kathleen McGill, Louisa Velis Direttore di produzione: Kathleen McGill Casting: Janet Hirshenson, Jane Jenkins Aiuti regista: William M. Connor, Bac DeLorme, Traci M. Lewis, Kristen Ploucha, Stefan Rand Operatori: Andrew Rowlands, Salvatore Totino Arredatore: Kathy Lucas Trucco: Steve Artmont, Judy Chin, Latrice Edwards, Lisa Jelic, Aimee Lippert-Bastian, Suzi Ostos onny e Nick sono amici dai tempi del college. Da anni, i due compari lavorano fianco a fianco nel settore dell’industria automobilistica: il primo gestisce la sezione marketing, mentre il secondo ha l’incarico di costruttore. Ora, si è appena presentata l’occasione di un’intera esistenza: mettere a punto il brevetto di un motore ecologico adatto alle macchine sportive modello Dodge. Se tutto fila liscio, Ronny e Nick potrebbero incassare un assegno da parecchi zeri, oltre che un contratto vita natural durante. Purtroppo per loro, i giorni a disposizione per presentare il prodotto finale sono davvero pochi e, quindi, Nick dovrà darsi anima e corpo a questo dannato piano di lavoro, senza concedersi alcun tipo di distrazione. E, invece, esiste il pericolo che la coppia, formata da Nick e dalla moglie Geneva, non rimanga più tale. Infatti, del tutto casualmente Ronny assiste a un incontro segreto tra la donna e un suo giovane amante tatuato avvenuto all’interno dell’orto botanico di New York, luogo dove Ronny ha pensato di chiedere la mano dell’eterna fidanzata Beth. Per un soffio Ronny riesce a non farsi vedere dalla coppia traditrice, ma riceve i rimproveri del responsabile del parco e l’ingiunzione di non mettere più piede nel giardino. Tuttavia, il fatto di essere stato sgridato rappresenta R l’ultimo dei problemi per il protagonista, giacché la vicinanza con alcune piante velenose gli ha procurato vari eritemi su buona parte della superficie cutanea del volto e del braccio destro. Comunque sia, non è neanche il dolore fisico a preoccupare troppo l’uomo, quanto il fatto di non sapere se confidare o no al compagno ciò che ha appena visto. Inizia, così, il personale calvario di Ronny. Dopo aver chiesto il personale parere della sorella Diane e di alcuni perfetti sconosciuti in fila allo sportello della banca, l’esperto in marketing decide di affrontare il collega. Niente di fatto però, dal momento che Nick si trova sull’orlo di una crisi di nervi per via degli scarsi risultati raggiunti in studio. La sera, durante una partita di hockey su ghiaccio, Ronny s’isola per qualche minuto con Geneva e le confida di sapere qualcosa che potrebbe infrangere il loro legame sentimentale. Messa alle strette, la donna dichiara di aver ceduto alla passione dei sensi solo in quel momento e che nessuna trasgressione si verificherà in futuro. Geneva fa menzione pure del fatto che da parecchie notti si strugge in silenzio perché il marito si sottrae ai propri doveri coniugali e cerca sollievo tra le mani di una massaggiatrice vietnamita dei quartieri bassi. Alla fine della discussione, i due giungono alla conclusione che l’infedeltà 39 della partner verrà tenuta nascosta fino alla consegna del progetto alla Chrysler e - solo a quel punto - sarà Ginevra a confessare la sua colpa di fronte al marito. La situazione sembrerebbe aver raggiunto un livello di stasi, ciononostante il protagonista vuole fare ancora luce sulla questione. Per questo, Ronny pedina il socio fino alle case operaie poste nella zona periferica della città e scopre che effettivamente Nick si comporta nella maniera descritta dalla consorte. Date le circostanze, l’uomo avverte il bisogno impellente di contattare telefonicamente Geneva. Al cellulare, la donna mente in maniera plateale all’amico del marito, raccontando di trovarsi nel proprio appartamento. Ma, Ronny non è stupido e capisce all’istante che Ginevra gli sta dicendo una bugia bella e buona: pertanto, le chiede seduta stante di incontrarsi a quattr’occhi in un bar. Qui finalmente Genevra getta via la maschera e minaccia l’uomo. Se come dice il saggio in guerra e in amore tutto è lecito, Geneva non lesina a raccontar balle a Nick pur di mettere in cattiva luce Ronny. Invero, il gioco sporco consisterebbe nel riportare all’orecchio di Nick la notizia di presunte avances sessuali attuate da Ronny a danno della stessa Ginevra. In più, questa vera e propria “serpe in seno” potrebbe anche spifferare i retroscena intimi di una notte Film di sesso accorsa circa un ventennio prima (stiamo parlando dell’epoca dell’università) tra un Ronny e una Geneva piuttosto sbronzi, quando ancora Nick neppure conosceva la sua futura sposa. Ora Ronny deve pure farsi in quattro per dimostrare la propria innocenza agli occhi dell’amico! Pensa così di munirsi di un super teleobbiettivo fotografico a favore di una documentazione tangibile della scappatella matrimoniale di Geneva. Una volta provvisto della strumentazione necessaria, tallona da lontano i concubini e aspetta il momento esatto in cui la coppia scivoli sotto le coperte per scattare il bottone della macchina fotografica. Affinché riesca a ritrarre al meglio i due morosi in pose inequivocabili, Ronny accetta anche la sfida di arrampicarsi su di un albero e infilarsi di soppiatto sul terrazzo dell’abitazione privata del giovane amante. Peccato che quando il reportage fotografico del protagonista sia appena terminato, il proprietario di casa si accorga della presenza di una figura indistinta sul suo balcone. Nasce una violenta colluttazione fra i due. Apparentemente si ha l’impressione che Ronny abbia la meglio, poiché riesce a stendere emotivamente l’avversario, distruggendo l’acquario ricco di pesci esotici per mezzo di una chitarra rara che brandisce a mo di arma. Poi, facendosi scudo della fiamma di un accendino, riesce ad aprirsi un varco e a uscire in fretta e furia dallo stabile. A ogni buon conto, in mezzo alla carreggiata della strada ritrova Zip (questo il nome dell’amatore da strapazzo) che con una mazza da baseball ha tutta l’intenzione di fracassare la macchina d’epoca di Ronny. Quest’ultimo ha assolutamente poco tempo per rassegnarsi allo scempio della sua vettura blu elettrico e dal motore rombante, prima di non collezionare un ritardo mostruoso in occasione dei festeggiamenti per i quaranta anni di matrimonio dei genitori di Beth. In tale circostanza, il protagonista non si lascia sfuggire la ghiotta possibilità di alzare in alto i calici e brindare ai comandamenti cui devono obbedire gli innamorati: la sincerità, la sincerità e, ancora, la sincerità. Beth si azzarda più volte a far cessare uno spettacolo così patetico, ma riesce a spuntarla solo in un secondo momento, quando da ultimo Ronny acconsente a seguirla in cucina. Tra le stoviglie, la fidanzata fa una ramanzina esemplare a Ronny e, in nome di quella “sincerità” che poc’anzi ha tanto osannato, esige che il suo uomo le dica tutta la verità sui giorni trascorsi. Per dare il buon esempio, la donna gli svela di essere stata contattata da una celebre catena di ristorazione per aprire un locale Tutti i film della stagione nel cuore di Las Vegas, ma di aver rifiutato questa chance per timore che il vizio del gioco si possa risvegliare nel compagno. Deluso dal palesamento dei pensieri di Beth, Ronny alza i tacchi e si dirige dritto dritto in ufficio, dove passa il resto della nottata. L’indomani riceve da una “gola profonda” della Chrysler la soffiata che il direttore della ditta medita seriamente di proporre il progetto embrionale di Nick e Ronny a un altro team di esperti. I due soci hanno solo una manciata di ore per non vedersi privati della propria idea. Mentre il genietto dei motori è al lavoro, l’amico guida in direzione della casa di Zip: il protagonista congettura di rimborsare una parte delle lesioni da lui cagionate in cambio della riconsegna della macchina fotografica. L’affare riesce ad andare in porto. Intanto, occultato dal tronco di un grande albero, Nick intravede il suo confidente elargire una notevole somma di denaro a un perfetto sconosciuto, senza poter afferrare neanche una frase del dialogo. È naturale che in questa maniera Nick fraintenda totalmente l’accaduto. Le conseguenze di tale qui pro quo sono illustrate nel momento esatto in cui Ronny rincasa. Nel suo alloggio lo aspettano amici e confidenti, riuniti in cerchio per intavolare una seduta psicoterapeutica di gruppo grazie al sostegno di uno strizzacervelli. Ognuno degli invitati - fatta eccezione per Geneva - crede di aver riposto male la propria fiducia nei confronti della guarigione di un giocatore incallito come Ronny, sebbene siano tutti predisposti ad assisterlo. Credendo che possa essere utile un confronto con quello che reputa un allibratore, Nick ha persino offerto ospitalità a Zip. Dal canto suo, il giovane recita d’incanto la parte di bookmaker e inizia a ridere a crepapelle, quando Ronny porge la macchina fotografica al socio per esibire la dura verità su Geneva. A cagionare l’ilarità del giovane è il fatto che la memoria dello strumento è stata quasi azzerata, se non fosse per la foto dello stesso Zip con il dito medio sollevato e un pesce esanime accanto. Ronny non perdona affatto lo scherzo mancino dell’amante di Geneva e lo caccia immediatamente dall’appartamento. Allontanato l’ospite malvisto, il protagonista chiede perdono a Nick di non aver svergognato prima la condotta vile tenuta da Geneva. Com’era facile da prevedere, l’inventore disapprova con rabbia l’atteggiamento di Ronny e pianta in asso la donna con cui divide il tetto da circa venti anni. Pure Ronny oltrepassa la soglia di casa, sperando che una passeggiata gli schiarisca le idee. Qualche ora dopo Ronny riappare sulla “scena del crimine”, portando 40 con sé un sacchetto che - a suo dire - dovrebbe contenere dei toast per Beth. Somma la gioia della donna allorché, aperto il pacchetto, rinviene un solitario da diciotto carati. Il sì tanto atteso non tarda a seguire la proposta ufficiale di matrimonio. Il mondo sembrerebbe in parte esser ritornato a sorridere per il povero Ronny, il quale deve ancora trovare le parole giuste per manifestare a Nick quanto tenga alla loro amicizia. I due si trovano di nuovo faccia a faccia, in occasione dell’incontro finale con il presidente della Chrysler: questa è una tappa decisiva per apprezzare i frutti del loro lavoro di squadra. Ci pensa Ronny a rompere il ghiaccio, con un laconico «Come va?». Dalle parole si passa in breve ai fatti e Nick infligge due destri micidiali a Ronny, che finisce a terra dolorante. Risolto il dissidio tramite una buona dose di ceffoni, i due soci filano di nuovo d’amore e d’accordo, riuscendo così a esporre le loro argomentazioni e superando in maniera brillante le verifiche pratiche del prodotto. rchiviato il soggiorno romano di Angeli e demoni, l’ex sbarbatello protagonista del telefilm Happy Days torna nella madrepatria. Le ultime tracce di commedia per il regista Ron Howard risalgono a circa diciassette anni or sono, quando sul set di Cronisti d’assalto dirigeva Michael Keaton, Glenn Close, Marisa Tomei e Robert Duvall. Con disagio, l’autore ha cercato di catalizzare intorno a sé la creatività che lo contrassegnava ai tempi di Splash-Una sirena a Manhattan, Cocoon e Parenti, amici e tanti guai. Per scrivere una storia di corna che colpiscono a tradimento e di gag che ruotano intorno al trinomio amicizia, segreti, menzogne, Howard ha contattato lo sceneggiatore Allan Loeb, autore di alcuni script, quali Due cuori e una provetta, Noi due sconosciuti e Mia moglie per finta. A tratti, Il dilemma seleziona porzioni o granelli del contesto sociale contemporaneo, mostrando come sotto la “confezione” attraente della middle class americana vivifichino ancora stereotipi pregiudizievoli (le macchine ecologiche sono riservate a un target gay) e come la pratica dello “spendi e spandi” sia portata avanti, nonostante il continuo spettro di finire sul lastrico. Il regista ha poi inserito, dove appropriato, una riflessione sulla licenza o meno di matrimonio ai giorni nostri, in accordo con il consolidamento da una parte e l’incrinatura dall’altra del patrimonio tipico di molte screwball hollywoodiane. Il quesito se proteggere le nozze o spiattellare la verità, nonostante la paura A Film di qualunque pena o danno, coinvolge da vicino la comunità degli spettatori. Purtroppo, non coopera allo sviluppo della storia il ritmo piuttosto lento che scandisce la vicenda narrata. Oramai il pubblico è troppo smaliziato, in quanto avvezzo alle “soluzioni sature” di colpi di scena messi in scena da film tipo Il cacciatore di ex e simili. A onor del vero, Il dilemma assolve in pieno la richiesta d’intrattenimento promessa in partenza. Risulta, però, abbastanza eccessivo assistere alla manifestazione e all’estensione di uno spunto di tal genere per oltre cento undici minuti. I limiti modulari alla base della mediocrità dell’opera sono sovvertiti quasi esclusivamente nella sequenza dell’analisi collettiva, che trova Tutti i film della stagione qualche assonanza con una scena simile in atto nello spassoso pre-finale di Io, loro e Lara di Carlo Verdone. Di sicuro, Howard speculava sul fatto che sarebbe stato favorito al box office dal reclutamento di Vince Vaughn (qui anche produttore), che con questa pellicola avanza ulteriormente nel cammino della consapevolezza della famiglia attuale iniziato con Ti odio, ti lascio, ti..., L’isola delle coppie, Tutti insieme inevitabilmente. Ricordando le origini scanzonate nel gruppo comico denominato “The Frat Pack” di questo interprete proveniente da Minneapolis, è lecito affermare che, in questo lungometraggio, Vaughn è in grado di valorizzare al meglio il suo appeal. Il regista è stato bravo nell’incoraggiare la diversità fisica del personaggio principale, scegliendo come comprimario l’attore sovrappeso e tarchiato Kevin James. Positivo anche il contributo del team femminile, che sente la necessità di integrarsi con due attori già molto affiatati. Una rediviva - al cinema Winona Ryder veste i panni della moglie fedifraga Genevaa, strappando la parte a candidate illustri come Carla Gugino, Uma Thurman e Kate Beckinsale. Tuttavia, non può competere con la meravigliosa quarantenne Jennifer Connelly. Sprecato, invece, il supporto irriverente di una Queen Latifah, in un ruolo secondario. Maria Cristina Caponi L’ALTRA VERITÀ (Route Irish) Gran Bretagna/Francia/Belgio/Italia/Spagna, 2010 Direttore di produzione: Fuad Khalil Casting: Caroline Stewart Effetti speciali: David Harris, Stuart Wishart Interpreti: Mark Womak (Fergus), Andrea Lowe (Rachel), John Bishop (Frankie), Geoff Bell (Walker), Jack Fortune (Haynes), Talib Rasool (Harim), Craig Lundberg (Craig), Trevor Williams (Nelson), Bradley Thompson (Fergus bambino), Daniel Foy (Frankie bambino), Najwa Nimru (Marisol), Maggie Southers (madre di Frankie), Anthonu Schumaker (Andy), Gary Cargill (impresario pompe funebri), Donna Elson (Peggy), Stephen Lord (Steve), James Locke (Jay), Tayf Basil (Yousef), Raji Hawra (Ranj) Durata: 109’ Metri: 3000 Regia: Ken Loach Produzione: Pascal Caucheteux, Rebecca O’Brien, Tim Cole per Sixteen Films, Why Not Productions. Wild Brunch, Les Film de Fleuve, Urania Pictures, Tornasol Films, Alta Produccion & France 2 Cinema e Canal +, France Television, Cinecinema, Sofica UGC 1, Diaphana Distribution, Cineart, Canto Bros Productions & Vision+Media Distribuzione: Bim Prima: (Roma 20-4-2011; Milano 20-4-2011) Soggetto e Sceneggiatura: Paul Laverty Direttore della fotografia: Chris Menges Montaggio: Jonathan Morris Musiche: George Fanton Fergus è un contractor appena rientrato in Inghilterra dall’Iraq, dove ha lasciato il suo migliore amico, Frankie. Frankie, dopo aver cercato inutilmente di parlare con Fergus al telefono - come testimoniano i messaggi che Fergus continua ad ascoltare e in cui l’amico chiede aiuto - resta ucciso sulla “route Irish”, considerata una delle zone più pericolose del mondo. La moglie di Frankie, Rachel, “‘l’unica cosa che i due uomini non abbiano diviso in vita loro”, accusa Frankie di essere responsabile della morte del marito: per seguire lui aveva accettato di fare il contractor, perdendo la vita. Fergus, sentendosi doppiamente in colpa, continua ad avere davanti agli occhi le immagini della sua vita insieme a Frankie: quando da ragazzini marinavano la scuola, le sere passate al pub a bere birra, la proposta di seguirlo a “fare soldi” in Iraq, le azioni in cui si sono coperti a vicenda... F Dati i messaggi in segreteria telefonica e un cellulare che Frankie aveva affidato a mani sicure perché arrivasse a lui, Fergus si convince che la morte di Frankie non sia stato un incidente, come vuole far credere la società per cui entrambi lavoravano, e decide quindi di scoprire “l’altra verità”. Aiutato da Rachel, Fergus inizia a indagare: analizza con l’aiuto di Harim (iracheno che vive a Londra), i dati presenti nel cellulare e scopre che Frankie era stato testimone dell’uccisione di un’intera famiglia di civili da parte della pattuglia di contractors con cui era. Da un contatto che ha in Iraq, Fergus sa che Frankie negli ultimi tempi era ai ferri corti con Nelson (che, nel video salvato nel cellulare, risulta il responsabile dell’omicidio dei civili) e che quest’ultimo, fanatico e sadico, minacciava Frankie perché non denunciasse l’accaduto. Nelson non è però l’unico a voler mettere a tacere la cosa: anche Haynes, il capo 41 dell’agenzia dei contractor, avrebbe visto svanire molti affari in caso l’incidente si fosse conosciuto. Intanto Nelson, arrivato in Inghilterra, si mette sulle tracce di Fergus e del cellulare che (ha saputo) è nelle sue mani. Mette sottosopra gli appartamenti di Rachel e Fergus, senza trovare nulla; alla fine, arriva ad Harim, che picchia fino a farsi consegnare il telefonino. Fergus a sua volta trova, rapisce e tortura Nelson, finché non confessa di aver progettato la morte di Frankie. Quando ormai Fergus è convinto di aver vendicato il suo migliore amico, scopre da un altro compagno rientrato dalle zone di guerra che Nelson non poteva aver ucciso Frankie, perché era stato mandato in Afghanistan. Fergus capisce che era stato Haynes ad alimentare i suoi sospetti su Nelson e che quest’ultimo è il vero responsabile della morte di Frankie. Sconvolto, Fergus elimina anche Haynes e poi si toglie la vita. Film Dopo Il mio amico Eric, Ken Loach resta nella provincia anglosassone ma cambia genere: dalla (seppur sottile e impegnata) commedia, passa al dramma (tutto privato ma con inevitabili ricadute politiche) dei reduci dalle zone di guerra. Fergus e Frankie, infatti, sono contractor, ovvero scorta per giornalisti, reporter, politici, quindi non prendono parte attiva al conflitto in corso, eppure sono travolti e annientati Tutti i film della stagione dalla violenza con cui devono per forza avere a che fare. La guerra ha conseguenze terribili, sempre, per chiunque vi prenda parte e a qualsiasi titolo: questo è il nocciolo centrale di tutto il discorso che Loach articola nella storia scritta con Laverty. Se né Frankie né Fergus hanno scelto per motivazioni ideali di andare in Iraq, ma solo per guadagno, per “lavoro”, resta il fatto che la loro azione nel paese li porta a contatto con i lati più assurdi della violenza che muove uomo contro uomo. Se Frankie muore proprio perché non sopporta la violenza e rifiuta di accettare il “danno collaterale” della morte di civili innocenti (e per questo perde la vita, a sua volta ucciso da chi trae lucro dal conflitto), Fergus sembra inizialmente vedere nella violenza l’unico mezzo per fare giustizia: la usa per far confessare chi crede colpevole della morte dell’amico, poi per vendicarlo, ma alla fine ne resta anche lui annientato. Il racconto, che Loach gira su sceneggiatura di Laverty, mutua la struttura del poliziesco per cercare i colpevoli, ma poi vira sul film di denuncia, quando è evidente, al protagonista come allo spettatore, che la giustizia privata, in questo caso, non basta. Il dramma è privato, personale, individuale, ma il portato del discorso è politico. Forse per questo il film, ogni tanto, sembra perdersi nei rivoli delle mille possibili riflessioni a cui rimanda. Fortunatamente l’interpretazione intensa degli attori protagonisti (Mark Womak e Andrea Lowe su tutti) riesce, grazie anche all’intreccio ben congegnato, a rendere il film interessante e non banale fino all’ultima, disperata scena. Tiziana Vox THOR (Thor) Usa, 2011 Casting: Sara Finn, Randu Hiller Arredamento: Lauri Gaffin Trucco: Luisa Abel Effetti Speciali: Buf, Luma Pictures, Ceg Media,The Base Studio, Legacy Effects, Fuel Vfx, Digital Domain Interpreti: Chris Hemsworth (Thor), Natalie Portman (Jane Foster), Tom Hiddelston (Loki), Colm Feore (Laufey), Idris Elba (Heimdall), Kat Dennings (Darcy), Rene Russo (Frigga), Anthony Hopkins (Odino), Clark Gregg (Agente Phil Coulson), Jamie Alexander (Sif), Joshua Dallas (Fandral), Ray Stevenson (Volstagg), Tadanobu Asano (Hogun), Josh Cox (Halstrum), Troy brenna (Kale), Adriana Barrazza (Isabel Alvarez) Durata: 130’ Metri: 3570 Regia: Kenneth Branagh Produzione: Kevin Feige per Marvel Enterprises Distribuzione: Universal Prima: (Roma 27-4-2011; Milano 27-4-2011) Soggetto: dal personaggio dei fumetti creato da Jack Kirby, Stan Lee, Larry Lieber; J. Michael Staczynski, Mark Protosevich Sceneggiatura:Ashley Miller, Zack Stanz, Don Payne Direttore della fotografia: Hans Zambarioukos Montaggio: Paul Rubell Musiche: Patrick Doyle Scenografia: Bo Welch Costumi: Alexandra Byrne Produttore esecutivo: Louis D’Esposito, Stan Lee, Patricia Whitcher hor è l’erede al trono di Asgard, di cui è ancora re il vecchio Odino, che governa la sua gente in equilibrio e saggezza con lo scopo di tenere lontano i lutti e i dolori di una guerra sempre possibile con il popolo degli uomini di ghiaccio, già una volta vinti, ma sempre temibili e vicini. Thor è giovane, arrogante, impetuoso T e, per un inutile colpo di mano, si gioca il passaggio della corona: accompagnato da suo fratello Loki e da quattro fidati guerrieri va a provocare a casa loro gli uomini di ghiaccio dalla cui furia si salvano tutti a stento. Odino comprende che non è ancora il momento di passare la mano a un figlio così irresponsabile e preferisce bandirlo lontano, su un altro pianeta, la Ter42 ra, privo dei suoi superpoteri rappresentati dalla forza del sacro martello, per imparare un po’ di fatica e di umiltà. Thor si imbatte, anzi è proprio investito dal loro fuoristrada, nell’equipe del Dr. Erik che, insieme alla sua assistente Jane, sta facendo degli studi e delle ricerche scientifiche avendo come base una cittadina del Nuovo Messico. Il giovane eroe ca- Film duto dallo spazio non capisce subito in quale mondo sia capitato, ma, ben presto, la sua forza e la sua determinazione si dimostrano utili a fronteggiare i servizi segreti attirati dalle tracce lasciate dal suo atterraggio. Le sue azioni fanno comprendere presto chi sia il giovane misterioso e il suo apprendimento sulla strada dell’umanità fa passi da gigante, grazie soprattutto all’interesse manifestato dalla giovane scienziata. Arriva anche presto il momento in cui Thor deve fare ritorno nel suo Paese lontano: un mostro catapultato sulla terra e faticosamente sconfitto gli fa capire che lassù c’è chi lo ha tradito e lo vuole morto: è Loki, da sempre geloso della sua primogenitura a ordire il complotto che dovrebbe eliminare Thor e il vecchio Odino. Nel duello finale a tre tra le folgori dello spazio profondo è Loki a lasciarsi morire, conscio che non c’è futuro per lui ad Asgard. La momentanea pacificazione non contribuisce molto a rasserenare l’animo di Thor, preso dal ricordo di Jane. Come agirà il giovane eroe per ottenere l’amore e la sovranità del suo popolo in pace? Da verificare, forse, nel prossimo capitolo della saga. uesta la ricetta del lavoro preparato a tavolino: un fumetto di ambientazione nordico stellare, cioè luce e buio mescolati insieme, sostenuto con quanto di meglio in circolazione per trucchi ed effetti; il consolidato telaio professionale di una serie di attori coagulati intorno a una star; la direzione affidata a un regista sempre intriso del suo passato shakespeariano che dissemina qua e là (un po’ Amleto, un po’ Re Lear) per conferire dei paramenti aulici a una materia Q Tutti i film della stagione così smaccatamente moderna e adolescenziale. L’operazione è certamente riuscita grazie anche alla centralità eroica del principe stellare Thor, ben rappresentato da quella macchina di muscoli e di sfrontata giovinezza che è l’australiano Chris Hemsworth, già protagonista di altre mitologiche battaglie televisive e cinematografiche: a lui non può resistere l’altra faccia della medaglia hollywoodiana, cioè il colto bagaglio di dramma storico e di ballo classico rappresentato da Natalie Portman. Proprio in questo confronto quasi subliminale possiamo vedere bene espresssa la contrapposizione tra le tifoserie del cinema di una volta considerato l’unico e serio (Fellini e Visconti, Wilder e Zinneman, tanto per capirci) e quello della fantasy di oggi, con il moto continuo di suoni e luci fantasmagoriche e computerizzate. Se quello di allora non c’è più, e non può né potrebbe esserci, non dobbiamo vedere negli straripanti blockbuster di oggi la realizzazione di una cinematografia incolta e insultante dei sacri lombi, ma solo l’espressione dell’uso che questi tempi offrono e, nel migliore dei casi, anche la ricerca di un cammino nuovo che, per ora, non è possibile capire dove potrà condurre. Quando in futuro si sentirà la necessità di nuove poetiche e forme espressive che possano rappresentare l’esigenza e l’urgenza di un nuovo modo di pensare, sentire ed esistere, magari ripescando modalità, pensieri e sentimenti di quegli anni lontani, tutto potrà essere messo su uno schermo nuovo grazie alle nuove conquiste dell’immagine e del sonoro. La storia dell’uomo, del resto, ha sempre dimostrato, pur in una costellazione dolorosa di miserie e sofferenze, la capacità e la grandiosità di impensabili svolte. Fabrizio Moresco AMICI, AMANTI E… (No Strings Attached) Stati Uniti, 2011 Casting: Joanna Colbert Arredamento: Danielle Berman Effetti speciali: John Hartigan Interpreti: Natalie Portman (Emma Franklin), Ashton Kutcher (Adam Kurtzman), Kevin Kline (Alvin), Cary Elwes (dottor Metzner), Greta Gerwig (Patrice), Lake Bell (Lucy), Olivia Thirby (Katie Kurtzman), Jake M. Johnson (Ell), Mindy Kaling (Shira), Talia Balsam (Sandra Kurtzman), Ophelia Lovibond (Vanessa), Guy Branum (Guy), Ben Lawson (Sam), Jennifer Irwin (Megan), Adhir Kalyan (Kevin), Abby Elliott (Joy), Vedette Lim (Lisa), Mollee Gray (Sari), Matthew Moy (Chuck) Durata: 110’ Metri: 3030 Regia: Ivan Reitman Produzione: Ivan Reitman, Joe Medjuck, Jeffrey Clifford, Ali Bell, per Handsomecherlie Film, Katalyst Films, The Montecito Picture Company, Paramount Pictures, Spyglass Enterteinment, Cold Spring Pictures Distribuzione: Universal Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011) Soggetto: Mike Samonek, Elizabeth Meriwether Sceneggiatura: Elizabeth Meriwether Direttore della fotografia: Roger Stoffers Montaggio: Dana E. Glauberman Scenografia: Ida Random Costumi: Julie Weiss 43 Film n un prologo, che attraversa circa quindici anni, conosciamo Adam ed Emma dai primi turbamenti adolescenziali, quando s’incontrano per la prima volta a un campeggio estivo e hanno un imbarazzante approccio, ai bizzarri tempi del college, sino a un incontro che li porrà inaspettatamente uno di fronte all’altra, ormai adulti. Emma è un medico che lavora in ospedale quasi tutto il giorno. È carina, brillante, simpatica, ma allergica alle relazioni amorose e interpersonali che possano farla soffrire, in particolare dopo la morte del padre. Adam è assistente di produzione per sit-com televisive. È prestante, belloccio, estroverso, tuttavia vive nell’ombra costante del padre, affascinante e amatissima star tv. La ragazza che da tempo frequenta, per quanto superficiale e insignificante, lo lascia, preferendo suo padre a lui. Il colpo è davvero troppo forte e affogare nell’alcol i suoi drammi esistenziali sembra la soluzione giusta. E ancor di più trascorrere sotto gli effetti dell’ubriacatura la serata al telefonino, chiamando tutte le ragazze in rubrica, per trovarne una disposta ad accoglierlo nel proprio letto. La ‘ E ’ di Emma, non tarda ad arrivare. Nonostante inizialmente non succeda nulla, i due ragazzi in fretta instaurano un inaspettato feeling sessuale, che li porta a stipulare una sorta di “patto” che li vedrà partner di letto, ma senza alcun coinvolgimento emotivo e sentimentale. Tuttavia, mentre Adam, dolce e premuroso oltre ogni aspettativa, sembra da subito coccolare l’idea di un coinvolgimento più serio, Emma ha troppe questioni non risolte con se stessa che le impediscono di vivere appieno la propria vita sentimentale. Imporrà, dunque, ad Adam una serie di paletti per cui la loro relazione dovrà nutrirsi esclusivamente di sesso. Inizialmente, per entrambi le cose andranno a gonfie vele, tra appuntamenti clandestini e fughe all’insegna della passione. Tuttavia, inevitabilmente, la gelosia e l’amore prima o poi vengono a bussare alla porta. Mentre Adam prova a portare la relazione a un livello successivo, Emma è sempre più sfuggente e terrorizzata e tenta più volte la fuga. Decidono, allora, di lasciarsi una volta per tutte e provano a frequentare altre persone. Il tentativo per entrambi si rivela fallimentare. Adam ormai disilluso e ferito dal comportamento di Emma, rimane fermo sulle sue posizioni e non prova a tornare indietro sui suoi passi. Emma, dopo essersi sottoposta a un approfondito esame di coscienza sul suo modo di affrontare la vita e i sentimenti, in occasione del matrimonio della giovane sorella, decide di ritornare dall’unico uomo che abbia mai amato. Emma e Adam finalmente si ritrovano, ma questa volta per rimanere uniti. I Tutti i film della stagione ommedia sentimentale Amici, amanti e... a differenza delle solite opere del genere, stravolge tutte le prospettive. Il tocco femminile della sceneggiatrice, infatti, si evince in ogni fotogramma: non è il protagonista maschile a essere il solito dongiovanni che non vuole legami, bensì è la sua controparte femminile. Infatti la protagonista di questa inusuale storia di (non) amore rappresenta un modello di femminilità contemporaneo, apparentemente disancorato dai modelli proposti e imposti alle generazioni passate e che da un rapporto con l’altro sesso non chiede altro che svago e divertimento. L’inizio della pellicola è già visto e poco originale: un ragazzo e una ragazza si incontrano in una situazione più o meno goffa e imbarazzate, poi, dopo qualche anno, si incontrano di nuovo per caso. E come se non bastasse ci troviamo di fronte allo stesso quesito: se possa esistere l’amicizia tra uomo e donna. Se fino a vent’anni fa la questione faceva sorridere e incuriosiva, oggi lo stesso interrogativo sarebbe a dir poco sciocco e prevedibile. No Strings Attached (“Senza legami”, questo il titolo originale) è dunque una storia senza pretese, che rispecchia quelli che sono i rapporti tra gli uomini e le donne, talmente spaventati dal coinvolgimento emotivo che sono pronti a precludersi ogni emozione e ogni sentimento e ad abbandonarsi solamente ai piaceri della carne. A conti fatti, Ivan Reitman, tornato dopo cinque anni dietro la macchina da presa, si chiede se un uomo e una donna possono essere amici facendo sesso senza un coinvolgimento sentimentale. “Non c’è sesso senza amore” sosteneva il testo di una canzone di Venditti. Nonostante nel corso del film si cerchino di mischiare un C po’ le carte in tavola, la soluzione della partita è lapalissiana. Il tentativo di movimentare la scena fallisce soprattutto per la mancanza di una solida struttura portante, evidente già nell’eccessiva velocità del prologo amoroso e poi sempre più evidente nell’incedere dei due protagonisti, che subiscono il tira e molla di loro stessi, vittime di svolte repentine e senza senso. Benché il tema di partenza sia sempre lo stesso, la gestione di un rapporto uomo-donna e le varie implicazioni affettive che da questo scaturiscono, siamo molto lontani da film come Harry ti presento Sally, in cui la straordinaria incisività dei dialoghi, brillanti e originali e la gestazione del tempo di attesa rendevano il lieto fine un momento catartico e per nulla scontato. Al contrario, qui tutto appare più forzato, innaturale, con lunghe sequenze a prima vista inutili e superflue, costruite per allungare il brodo e arrivare con fatica all’epilogo, già da tempo “telefonato”. Ed è un peccato vedere i due protagonisti perdersi in personaggi a due dimensioni, così privi di spessore e di profondità. Anche se i due interpreti sembrano dimostrare un’intesa perfetta ed elettrizzante, la bella Natalie Portman, fresca di Oscar, in una parte poco sviscerata, non appare per nulla convincente e il prestante Ashton Kutcher, ridotto a ricoprire un ruolo da bambolotto gonfiabile, rappresenta e incarna tutto quello che ogni donna vorrebbe dal proprio amato. Il cast vanta inoltre nomi famosi come Kevin Kline, che tuttavia è ridotto a interpretare i panni di un padre vanesio e irresponsabile, che ha una storia nientemeno che con la fidanzata di suo figlio. Veronica Barteri UN GIORNO DELLA VITA Italia, 2010 Regia: Giuseppe Papasso Produzione: Pio Annuzzo, Giovanni Esposito per GFC Production Distribuzione: Irisi Film Prima: (Roma 14-1-2011; Milano 14-1-2011) Soggetto: Giuseppe Papasso Sceneggiatura: Giuseppe Papasso, Mimmo Rafele Direttore della fotografia: Ugo Menegatti Montaggio: Valentina Romano Scenografia: Nunzia Decollanz Costumi: Sandra Cianci Interpreti: Alessandro haber (Carlo Lombardi), Maria Grazia Cucinotta (Amelia), Ernesto Mahieux (Don Michele La Porta), Pascal Zullino (Pietro), Mia Benedetta (Virginia), Domenico Fortunato (Rizzo), Daniele Russo (Aurelio), Massimo Sorrentino (Ciccio), Nando Irene (Rocco), Matteo Basso (Salvatore), Amedeo Angelone (Alessio), Francesca D’Amico (Caterina), Orazio Cammarota (Cesare) Durata: 87’ Metri: 2400 44 Film asilicata 1964. A dodici anni Salvatore finisce in riformatorio a causa della sua grande passione per il cinema. Dalla prigione racconta la sua storia a Carlo Lombardi, giornalista del quotidiano “La provincia”. Una passione che lo spinge a raggiungere ogni giorno in bicicletta, insieme agli amici Alessio e Caterina, il paese vicino distante cinque chilometri per poter vedere i film proiettati in una saletta di terza visione. Il bambino deve affrontare quotidianamente l’ostilità del padre Pietro, un contadino fervente comunista che non vede di buon occhio la passione del figlio per il cinema e che lo vorrebbe impegnato nella lettura dei testi di Karl Marx. La notizia della morte improvvisa in seguito ad un attacco cardiaco di Palmiro Togliatti, getta nella disperazione Pietro e tutta la sezione locale del PCI, dove si pensa subito di organizzare la trasferta a Roma per assistere ai funerali. Intanto, l’annuncio della vendita di un vecchio proiettore 16 millimetri affisso fuori della sala cinematografica che frequenta assiduamente, fa nascere nel piccolo Salvatore l’idea di creare una piccola sala per proiezioni nel suo paese. L’idea incontra però un grosso scoglio: la mancanza assoluta di denaro. Proprio mentre il padre lo arruola a tempo pieno nella sezione per prendere parte all’attività del partito, a Salvatore viene un’idea geniale. Nottetempo si introduce nella sezione e sottrae i soldi destinati alla trasferta romana per i funerali. Acquistato il proiettore con il denaro rubato, i tre bambini propongono al parroco del loro paese, Don Michele, di organizzare un circolo cinematografico parrocchiale. Allestita la sala, i ragazzini e il parroco iniziano le proiezioni. Intanto la notizia del furto di denaro dalla sezione del PCI viene tenuta segreta e il primo indiziato è Aurelio perché è stato visto introdursi nella sezione di notte. L’uomo finisce per confessare di essersi introdotto nella sezione per appartarsi con la sua amante, che è la mamma della piccola Caterina. Alla donna viene tolta la custodia della bambina che viene affidata alla zia. Non riuscendo più a tenere il suo segreto, Salvatore finisce per confessare la verità del furto al padre che lo picchia e lo mette in castigo facendo valere la sua autorità anche sulla moglie intervenuta a difesa del figlio. Dal riformatorio Salvatore ha raccontato la sua storia al giornalista Lombardi il quale gli chiede se ne sia valsa la pena commettere quel reato. Il bambino risponde confessando che il cinema gli manca moltissimo e solo per questo ne è valsa la pena. Aurelio mostra a Pietro e a sua moglie l’articolo uscito sul giornale riguardante la storia del loro figlio. Poco tempo dopo Salvatore ottiene, grazie a Carlo, il permesso speciale di uscire dal riformatorio. Il B Tutti i film della stagione padre decide di venire incontro al grande sogno di suo figlio portandolo al cinema a vedere l’ultimo film del suo eroe preferito, Maciste. Nel buio della sala, davanti alle immagini che scorrono sul grande schermo, Salvatore piange di felicità. n piccolo grande sogno, un giorno della vita. Il piccolo grande sogno del cinema. Delicatezza, autenticità, semplicità sono le doti migliori del film che può vantare la validità di un messaggio universale: il valore di un sogno. Anzi, allargando lo sguardo alle vicende narrate nel film, si potrebbe parlare di valore ‘dei’ sogni. La pecca maggiore risiede certamente nella mancanza di novità del plot. Un giorno della vita ci è parso un po’ troppo un Nuovo Cinema Paradiso in salsa “basilisca”. Gli occhi meravigliati di platee di paesani del meridione di fronte alla magia del cinema, il bigottismo di tanta gente di provincia, il mormorio delle chiacchiere di paese nei confronti della “malafemmina” di turno, padri maneschi e mariti prepotenti, tutto sa un po’ troppo di già visto. Ma occorre dar merito al regista Giuseppe Papasso, saggista e documentarista che nel 1987 ha esordito con il documentario Berlino: il muro della vergogna, di avere apertamente confessato le sue fonti ammettendo di aver tratto ispirazione da I quattrocento colpi di Truffaut, suo grande amore cinematografico di gioventù. Interessante la scelta dell’anno di ambientazione, il 1964 della morte di Togliatti, del Concilio Vaticano, della prima con- U giuntura economica dopo il miracolo, della valorizzazione delle sale cinematografiche parrocchiali: su questo sfondo si è dimostrata vincente la scelta di mostrare uno scontro padre-figlio che bene simboleggia le forti contraddizioni dell’Italia del boom economico. Il film è stato girato interamente in Basilicata tra Melfi, Forenza, Rionero in Vulture e Barile. Può vantare un’ottima squadra di attori, tra cui spicca il piccolo protagonista, l’esordiente Matteo Basso, ben contornato da un gruppo di bravi professionisti capitanati dal bravissimo Pascal Zullino nei panni del padre-padrone e da illustri partecipazioni che includono Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Haber e Ernesto Mahieux. È la prima esperienza produttiva autonoma della GFG, piccola casa di produzione di Giovanni Esposito e Pio Annuzzo nata con lo scopo di sviluppare progetti di qualità. Nella stessa ottica, il film è stato distribuito dalla Iris Film, giovane casa di distribuzione creata a gennaio del 2009 da Christian Lelli, sensibile alle tematiche socio-culturali che permeano le opere prese in considerazione per la distribuzione. Rendiamo il merito al coraggio della instancabile Maria Gazia Cucinotta (che qui ritaglia per sé il ruolo di contorno della mamma del piccolo protagonista) di aver supportato con forza ancora una volta un “piccolo” film girato con sincerità e mano felice e che ha il dono prezioso di veicolare valori sinceri e appassionati. Elena Bartoni I BACI MAI DATI Italia, 2009 Regia: Roberta Torre Produzione: Amedeo Bacigalupo, Roberta Torre per Nuova Film, Rosetta Film Distribuzione: Videa-CDE Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011) Soggetto: Roberta Torre Sceneggiatura: Roberta Torre, Laura Nucilli, Alessandro Amapani Direttore della fotografia: Fabio Zanarion Montaggio: Osvaldo Bargero Musiche: Federico Di Giambattista, Andrea Fabiani Scenografia: Biagio Fersini Costumi: Loredana Buscemi Casting: Alessio De Leonardis Trucco: Rinaldo Romani Interpreti: Carla Marchese (Manuela), Donatella Finocchiaro (Rita), Beppe Fiorello (Giulio), Piera Degli Esposti (Viola), Pino Micol (Don Livio), Martina Galletta (Ersilia), Alessio Vassallo (Giuliano), Tony Palazzo (Onorevole), Valentina Giordanella (Marianna) Durata: 90’ Metri: 2470 45 Film anuela è una tredicenne dal volto pulito e schietto, vive a Librino, quartiere periferico e degradato di Catania, e lì sogna di diventare parrucchiera, mentre lavora da sottoshampista nel salone a tinte forti della inarrivabile coiffeur e simil-fattucchiera Viola. Manuela è una ragazzina cresciuta in fretta, figlia di una madre femme-fatal, frustrata dalle fatiche casalinghe e dalle ristrettezze economiche (che non manca di rimproverare a figlie e marito), e di un sedicente allenatore di calcio, padre affettuoso ma disoccupato senza prospettive. Manuela si isola dalle ormai consuete scenate materne e dai dispetti della sorella maggiore (esteticamente sulle orme materne), indossando sempre un paio di auricolari in cui ascolta musica “a palla”, correndo veloce sulle strade assolate e polverose di periferia, ora verso il mare, ora verso il negozio di Viola, ora verso i casermoni in cui vive il suo ragazzo (o meglio, colui che lei vorrebbe diventasse tale). Una mattina d’estate, proprio nella piazza desolata sotto casa di Manuela, il parroco del quartiere inaugura la statua della Madonna che ha fatto scolpire a un famoso artista contemporaneo. Nella notte, alcuni ragazzi decapitano la scultura e fanno sparire la testa della Madonna. Lo sconcerto si diffonde nel quartiere, finché Manuela non racconta che la Madonna le è apparsa in sogno per indicarle dov’è la sua testa. Le indicazioni del luogo dove trovare la parte mancante della statua sono giuste e Manuela viene immediatamente (e immancabilmente) santificata. Di lì in poi, casa di Manuela diventa una sorta di santuario per tutti i disperati della M Tutti i film della stagione zona: tutti a chiedere piccoli e grandi miracoli e tutti pronti a pagare. Per Rita, madre di Manuela, è la possibilità di arricchirsi e riscattarsi, per Manuela, pian piano, diventa un incubo: troppe speranze destinate a restare deluse, troppe illusioni da alimentare impunemente. La ragazzina, inizialmente abbastanza concreta e cinica per stare al gioco della “santa”, non resiste a lungo: vuole andare al mare, non fare miracoli, spiega alla madre confessando di essersi inventata l’apparizione della Madonna. Rita, caparbiamente decisa a cambiare la propria vita, accusa il colpo ma capisce di aver sbagliato: come le grida in faccia Manuela, ha confuso speranza e illusione e riversato così le sue insoddisfazioni sulle figlie. Rita ora è pronta ad amare Manuela, anche se non farà il miracolo di farla diventare ricca, Manuela ritrova l’affetto materno che le è mancato e ritorna tredicenne senza responsabilità miracolose, se non fosse che un miracolo accade davvero... on I baci mai dati, Roberta Torre conferma la sua estetica visionaria, appanna la vista dello spettatore portandolo nei sogni dei suoi personaggi e lo fa respirare con fatica insieme a loro, gli mostra, in modo oniricamente illogico, speranze, desideri, illusioni che si intrecciano nella vita e nella testa della protagonista. In questo modo, la forma della narrazione cinematografica sostiene il racconto di un mondo di periferia, dove il degrado è mascherato dal trucco pesante delle donne, dai tacchi a spillo e dalle zeppe, dai capelli cotonati fino al paradosso, dal rossetto acceso e dai biondi-Marylin, e dove la religione si confonde con la magia, la realtà con il sogno, la speranza con l’illusione. C La galleria di personaggi grotteschi che sfilano davanti a Manuela, chiedendo il miracolo, formano un carosello surreale ma con qualcosa di umanissimo: la disperata necessità di sperare. Il fatto è, come rivela una battuta-chiave del film, che tra sperare ed essere presi per i fondelli il confine è labile e l’umanità perduta nella valle di lacrime e sudore di Librino sembra averlo passato da un pezzo. Le immagini pop con cui Roberta Torre descrive il mondo della giovane simil-santa, si richiama alle espressioni più kitsch della religiosità popolare, eppure le smarca dalla genuinità originale e le colloca in un racconto che ricorda i colori di Almodovar soprattutto nei personaggi femminili: disincantati, spietati e fragili allo stesso tempo. Se la realtà viene descritta a tratti forti, ma onirici e surreali, l’incanto dei sogni della protagonista ha invece colori puliti e candidi, a rispecchiare l’animo di Manuela. In questo contrasto, il film trova uno dei suoi elementi di ritmo. L’altro è costituito dalla scelta di personaggi di seconda e terza fascia, divertenti, per costruire un’arena del racconto credibile nel suo essere sui generis. Volendo andare a fondo, tra i molti strappi del film (non impeccabile dal punto di vista della sceneggiatura), si può dar merito a I baci mai dati di parlare della difficoltà di costruirsi una vita in contesti di degrado, della facilità con cui si crede che l’unica via per cambiare la propria vita sia quella epifanica del miracolo (dalla vincita alla lotteria alla grazia ricevuta) e del coraggio che si può trovare guardando in modo semplice, non costruito, alla realtà così com’è, per farne la base da cui cominciare a crescere. Tiziana Vox IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA (Le gamin au vélo) Belgio/Francia/Italia, 2011 Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne Produzione: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Denis Freyd per Les Films du Fleuve/Archipel 35/Lucky Red/France 2 Cinéma/ Radio Télévision Belge Francophone/Belgacom TV Distribuzione: Lucky Red Prima: (Roma 18-5-2011; Milano 18-5-2011) Soggetto e sceneggiatura: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne Direttore della fotografia: Alain Marcoen Montaggio: Marie-Hélène Dozo Scenografia: Igor Gabriel Costumi: Maïra Ramedhan-Lévy yril ha quasi dodici anni e un’idea fissa: ritrovare il padre che lo ha lasciato in un orfano trofio con la promessa (poi disattesa) che sarebbe andato a riprenderlo. Rabbiosamente ostinato nella ricerca del padre, Cyril non si arrende quando al C Produttori esecutivi: Delphine Tomson Produttori associati: Stefano Massenzi, Bernadette Meunier, André Michotte, Arlette Zylberberg Co-produttore: Andrea Occhipinti Direttore di produzione: Philippe Groff Aiuti regista: Jean-François Ravagnan Trucco: Nathalie Tabareau Interpreti: Thomas Doret (Cyril Catoul), Cécile De France (Samantha), Jérémie Renier (Guy Catoul), Fabrizio Rongione (libraio), Olivier Gourmet (proprietario del bar), Egon Di Mateo (Wes) Durata: 87’ Metri: 2400 suo numero di telefono non risponde nessuno e scappa dalla casa protetta per andare di persona dove il padre abita. Ma lì non c’è più nessuno: suo padre è andato via. Non c’è traccia nemmeno della bicicletta che gli aveva regalato e che per Cyril ha enorme valore. Nell’inseguimento tra 46 gli assistenti dell’orfanotrofio e il dodicenne in fuga, Cyril, per non essere portato via, si aggrappa a Samantha, giovane parrucchiera, coinvolta, suo malgrado, nel corpo a corpo tra il ragazzino e i responsabili che cercano di farlo tornare nel centro di accoglienza. Davanti a lei, Cyril si Film rifiuta di accettare che il padre possa essere andato via senza dirgli niente: gli avrebbe prima riportato la sua bicicletta. La donna, decisamente colpita dalla storia del piccolo, si presenterà di lì a poco all’orfanotrofio con la bici di Cyril: l’ha comprata dall’uomo a cui il padre l’aveva venduta prima di trasferirsi. Cyril sceglie Samantha come sua sua famiglia di appoggio per il fine settimana. Il rapporto tra loro non è facile, perché il ragazzo è chiuso e ossessionato dalla ricerca del padre. Trovatolo, Samantha lo accompagna dall’uomo, costringendolo a dire direttamente al figlio le sue vere intenzioni, senza illuderlo: Cyril ascolta quindi dalla viva voce del padre che non vuole occuparsi mai più di lui. Sentirsi rifiutato dal padre è per Cyril un dolore incontenibile, che solo la presenza di Samantha sembra in qualche modo attutire. Nei week end che Cyril passa con Samantha, il ragazzo è sempre inseparabile dalla sua bicicletta, con cui corre in solitaria per le strade del paese. Un giorno, Cyril viene adocchiato da Wes, un teppista in erba della zona, che lo blandisce facendolo sentire importante e compreso (anche lui ha passato del tempo nella casa di accoglienza), e poi lo convince ad aggredire e derubare un commerciante per cui aveva lavorato. Per uscire la sera in cui è programmato il colpo, Cyril litiga violentemente con Samantha, che si arrende quando il ragazzino le scappa di casa dopo averla ferita con delle forbici. Il colpo non va a segno e Cyril si ritrova a gestire da solo le conseguenze di quello che ha fatto: Wes, infatti, se ne lava le mani e anche il padre (da cui Cyril torna per chiedere aiuto) lo caccia senza voler aiutarlo. Solo Samantha saprà stargli vicino, perdonarlo, e accettare di continuare il percorso di conoscenza e affetto reciproco che avevano iniziato e che adesso anche Cyril è disposto a intraprendere. reddo e distaccato come un documentario, il film dei Dardenne inquadra la fenomenologia del l’abbandono e della rabbia del dodicenne protagonista senza lasciare che la macchina da presa sia offuscata dai sentimenti. L’affetto, il dolore, la speranza, la rabbia e l’illusione di Cyril come di Samantha emergono dai fatti tanto più evidenti quanto più le inquadrature sono rigorose e oggettive. Il movimento continuo del ragazzino abbandonato viene rappresentato con il suo pedalare instancabile e ostinato sulla bicicletta da cui non sa separarsi. Sotto il profilo del racconto, la parabola vissuta dal protagonista dei Dardenne richiama alla mente personaggi del capolavoro di Collodi: Cyril/Pinocchio, sordo a qualsiasi consiglio degli adulti, si lascia trascinare in un attimo dal teppistello/Lucignolo, e non sa nemmeno lui perché. Fortunatamente, proprio come nel notissimo F Tutti i film della stagione classico, quando ormai l’irrequieto dodicenne sembra destinato a restare somaro e fare una brutta fine, è la figura femminile di Samantha (Fata Turchina e Parrucchiera) che lo salva con paziente bontà. Cyril dunque cerca il padre e trova una madre (putativa). E la pellicola si apre quindi anche al tema della genitorialità che, se pure non si decide, di sicuro si deve accettare e costruire, nel tempo, procedendo per tentativi ed errori reciproci. Nessun sentimentalismo e nessuna enfasi, per Il ragazzo con la bicicletta: Samantha e Cyril non hanno fitti dialoghi, scambiano domande e risposte semplici e dirette senza alcuna retorica, ma sono in grado di comunicare l’uno all’altro quello che provano: i gesti, i mugugni, gli sguardi, i silenzi e la conversazione quotidiana (e a volte stentata) rendono l’atmosfera autentica, come quella delle famiglie che tutti conoscono. Sono bravi i Dardenne a raccontare l’adolescenza e il rapporto (qui mancante) con il padre cercato, l’hanno già fatto in precedenza (da La promesse a L’enfant), e nel film premiato a Cannes con il Gran Premio della Giuria (ex aequo con C’era una volta in Anatolia di Ceylan) scelgono di chiudere la pellicola nel segno della speranza, con il giovane protagonista che pedala verso il futuro non più da solo. Tiziana Vox UNA CELLA IN DUE Italia, 2011 Regia: Nicola Barnaba Produzione: Bruno Frustaci, Alessandro carpigo, Marcello Frustaci, Giordano Carioti per A&B Production e GM Production Distribuzione: Sacher Distribuzione Prima: (Roma 4-3-2011; Milano 4-3-2011) Soggetto e sceneggiatura: Luca Biglione, Enzo Salvi Direttore della fotografia: Federico Del Zoppo Montaggio: Ugo De Rossi Musiche: Andrea Felli Scenografia: Massimiliano mereu Costumi: Antonio De Pterillo Effetti speciali: Cane Cane Srl Interpreti: Enzo Salvi (Romolo Giovagnoli), Maurizio Battista (Angelo Zingoni), Massimo cecchini (Manolo Badilanti), Simona Borioni (Ilde Aldobrandi), Serena Bonanno (Minica), Jane Alexander (Pamela Rovere), Nicole Murgia (Carlotta Giovagnoli), Gianni ferreri ()’ avvocato), Melita Toniolo (Valeria), Riccardo Angelini (Corrado), Mario Corsi (Don Mario), Sara Tommasi (segretaria dott. Lavinio), Elena ossola (Pm Rosati)), Mariano D’Angelo (dott. Gioffredi), Riccardo Valeriani (dott. Lavinio), Primo Parmeggiani (Primo), Pasqualina Sanna (animatrice Zoomarine), Nicola Di Gioia (Capobanda), Ludovica Leoni (animatrice Zoomarine), Laura D’Annibale (ragazza al ristorante), Veronica Ciardi (ragazza al risorante) Durata: 90’ Metri: 2470 47 Film ue uomini in mutande, Romolo e Angelo, corrono tra i campi per tornare in carcere. Ci narrano la loro storia: Romolo Giovagnoli è un ricco avvocato, sposato, spregiudicato sul lavoro, con l’amante. Angelo Zingoni, invece, è disoccupato, innamorato non corrisposto dell’amica Monica, ha un colloquio per un lavoro da tuttofare in un’auto-rivendita, ma scopre all’ultimo istante che quel posto è stato assegnato a un altro. Romolo parte per la Svizzera per lavoro, o almeno così dice alla moglie. In realtà è al mare con l’amante, pedinato da un detective che consegna le foto alla moglie, che va a denunciarlo per i suoi imbrogli. All’approdo, viene arrestato dai carabinieri. Angelo, frattanto, compie un maldestro tentativo di furto in una tabaccheria e viene anche lui arrestato. I due si ritrovano in cella insieme a uno strano individuo psicopatico, Manolo. Romolo dapprima è molto scostante, poi familiarizza con Angelo e si abitua alla vita del carcere: le visite, la consegna dei pacchi, i momenti in comune. Romolo scrive alla figlia Carlotta, chiedendole anche notizie della madre, pare infatti che si siano dimenticate di lui. Poi incontra in carcere la moglie Ilde, che lo ha denunciato. Ilde gli rinfaccia il tradimento, invitandolo a dimenticarsi di lei e di sua figlia. Carlotta continua intanto a pensare a lui e gli scrive una lettera, ma la madre non gliela farà mai pervenire. Romolo riceve la visita della sua assistente Pamela, Angelo quella di Monica, che gli confida: “Mi manchi”. Al termine di una partitella a calcio, arriva un furgone. Alcuni detenuti evadono, portando con sé Romolo e Angelo, che hanno assistito alla scena. Li fanno spogliare e poi li abbandonano in mezzo a una strada di campagna. Mentre vagano in cerca di un telefono per sentire il commissariato, i due si ritrovano nella casa di un morto, poi in mezzo a una sfilata di moda. Si addormentano su una spiaggia, la mattina dopo si risvegliano in mezzo ad un bombardamento: è il set di un film di guerra. Scappano e si nascondono nel furgone di un acquapark, Zoomarine. Lì scambiano per animatori, poiché per coprirsi hanno indossato dei costumi, e affrontano diverse peripezie. Alla fine tornano in prigione. Carlotta segue le vicende in Tv, poi ritrova nel cestino la lettera che la madre non ha spedito. Rimprovera la donna, si allonta- D Tutti i film della stagione na e va a trovare il padre. Romolo e Angelo, ormai unitissimi, fanno progetti per il futuro. Il primo che esce di prigione aspetta l’altro, poi se ne vanno in Costa Rica per cominciare una nuova vita. Però, parlando parlando, Angelo scopre che è stato Romolo a far assegnare a un altro il suo posto all’auto-salone... Qualche giorno dopo, Angelo viene liberato. Va da Monica, che lo invita a stare da lei, dal momento che è stato sfrattato. Da amici che erano, tra loro sboccia finalmente l’amore. I due aprono quindi una società informatica insieme. Romolo denuncia tutti i suoi complici, poi anche lui viene liberato. Incontra Pamela e la ringrazia: è l’unica che gli è stata vicina. Romolo si rivede a pranzo con Angelo, ma quest’ultimo gli rivela che non andrà più in Costa Rica. Romolo ci resta male. Ilde lo abbandona, lui affida a Pamela l’unico conto bancario rimastogli, deludendo Carlotta. Pamela fuggirà all’estero. Romolo è ridotto in miseria e un anno dopo, senza saperlo, va a fare un colloquio nell’agenzia di Angelo. Per una sfortunata coincidenza, però, non incrocia l’amico e sostiene il colloquio con un suo collaboratore, che lo scarta. Romolo passeggia triste per Roma. Ferma un taxi, sul quale ritrova casualmente Angelo. Mentre i due si abbracciano, si gira il conducente: Manolo. Gli chiedono: “Ma tu come hai fatto a uscire? Eri innocente, o ti hanno dato la semiinfermità mentale”. “No, totale!” ribatte lui con un ghigno e riparte sgommando, mentre si sentono le urla di Angelo e Romolo. S i costituisce sul grande schermo una nuova coppia comica: Romolo (Enzo Salvi), avvocato brillante, spregiudicato, sbruffone, un po’ coatto, abituato a ottenere tutto ciò che vuole al punto che, quando le cose iniziano ad andare male, non riesce ad adattarsi a questa idea; e Angelo (Maurizio Battista), timido, remissivo, sfortunato nella vita e nell’amore, che, viceversa, non riesce a credere a se stesso quando le cose iniziano ad andargli bene. I ruoli alla fine si ribaltano: Angelo corona il suo sogno d’amore e raggiunge onestamente il successo, fondando una piccola società con la sua amata Monica; Romolo, invece, viene abbandonato da tutte le sue donne: oltre la moglie Ilde, se ne vanno anche la figlia Carlotta e la ‘fidata’ segretaria Pamela, che fug- ge ai Tropici dopo essersi fatta intestare l’ultimo conto bancario rimasto al suo capo. Due vite dapprima parallele, destinate a non incontrarsi, perché troppo diversi sono gli ambienti e i giri che frequentano, si ritrovano però nel luogo ove tutte le differenze sociali si annullano: il carcere. Certo, la prigione presentata in questo film è un edulcorato sfondo per una commedia comica, un luogo allegro animato da figure semileggendarie: l’Avvocato (Gianni Ferreri), un ex principe del foro che fornisce a ogni recluso una arzigogolata scusa per discolparlo, chiedendo in cambio delle sigarette; o’ Professore, che vive in carcere come in una reggia, servito e riverito dalle guardie; e poi il bizzarro Manolo (uno stralunato Massimo Ceccherini), matto furioso, che ruggisce, mangia topi e insetti, turbando i sogni e i giorni dei compagni di cella. Dopo che le vicende di Angelo e Romolo si sono incrociate, oltre che in astratto – è la raccomandazione di Romolo per il cugino della sua amante che fa perdere il lavoro ad Angelo, costringendolo a una rapina – anche nella vita reale, un’impennata narrativa della pellicola si ha con l’evasione dei due, o meglio il loro rapimento dal carcere. In quella libertà non desiderata, ridotti in mutande, si trovano ad affrontare una serie di peripezie e siparietti vari, che tuttavia li ‘imprigionano’ un po’. Prodotto con pochi mezzi, il film, pur sostenendo i buoni sentimenti e il valore di un’amicizia sincera, tanto oltre non riesce ad andare. Per quanto abili e affiatati, Salvi e Battista rimangono infatti intrappolati nelle gag e nelle situazioni sulle quali la pellicola si sviluppa. Fanno da corredo un parterre di immancabili belle donne e opportune musiche di sottofondo. In una delle ultime scene, Romolo passeggia su di un ponte di Roma, carezzando forse l’idea del suicidio, quando passa per caso il taxi con sopra Angelo. Finale goliardico e surreale: i due amici, che si ritrovano capitando sulla stessa autovettura, scoprono che alla guida v’è il terzo compagno di cella, Manolo, che finalmente articola delle frasi e poi parte all’impazzata verso chissà quale disastro. 90 minuti leggeri e spensierati. “Un film d’evasione” recita il sottotitolo con gioco di parole: carino, ma nulla di più. Luca Caruso VALUTAZIONI PASTORALI Altra verità (L’) – complesso-problematico / dibattiti Amici, amanti e... - futile / grossolanità Angele e Tony – consigliabile-problematico / dibattiti Baci mai dati (I) – complesso / ambiguità Beyond – complesso / problematico Cappuccetto rosso sangue – futile / violento Cirkus Columbia – consigliabile-problematico / dibattiti Come l’acqua per gli elefanti – consigliabile / semplice Dilemma (Il) – consigliabile / semplice Easy Girl – futile / grossolanità Frozen – n.c. Giorno della vita (Un) – consigliabile / semplice Machete – futule / violento Malavoglia – n.c. Mr. Beaver – consigliabile / problematico Non lasciarmi – complesso-problematico / dibattiti Parto col folle – futile / superficialità Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare – consigliabile / semplice Ragazzi stanno bene (I) – sconsigliabilenon utilizzabile / scabroso Ragazzo con la bicicletta (Il) – consigliabile-problematico / dibattiti Red – consigliabile / semplice Ridotte capacità lavorative – consigliabile-problematico / dibattiti 48 Rito (Il) – complesso / superficialità Se sei così, ti dico di si – consigliabile / brillante Segui il tuo cuore – consigliabile / semplice Sesso aggiunto (Il) – complesso-problematico / dibattiti Shelter – Identità paranormali – futile / scabrosità Silvio Forever – complesso-superficialità / dibattiti Thor – consigliabile / semplice Tree of Life (The) – consigliabile-problematico / dibattiti Una cella in due – futile / semplice Vi presento i nostri – futile / grossolanità