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POLITECNICO DI MILANO
Facoltà di Ingegneria dei Processi Industriali
Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Elettrica
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta
per un dispositivo statico di compensazione
Tesi di Laurea di:
Niccolò CENTRI
Matr. 740845
Relatore: Prof. Ing. Federica Foiadelli
Anno Accademico 2010-2011
0
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
1
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
INDICE
Introduzione
5
Capitolo 1- Qualità della tensione e analisi dei principali disturbi di rete
1.11.2-
Introduzione
Definizioni e acronimi utilizzati nel capitolo
1.2.1- Definizioni EMC di base
1.3Caratterizzazione fisica dei disturbi
1.3.1- Armoniche e interarmoniche
1.3.1.1- Armoniche
1.3.1.2- Principali fonti di armoniche industriali
1.3.1.3- Propagazione delle armoniche nelle reti
1.3.1.4- Leggi di composizione delle armoniche
1.3.1.5- Inter-Armoche
1.3.2- Variazioni di tensione e flicker
1.3.2.1- Descrizione del fenomeno
1.3.2.2- Sorgenti di variazione di tensione e flicker
1.3.2.3- Propagazione delle variazioni di tensione e dei flicker
1.3.3- Squilibri di tensione
1.3.3.1- Descrizione del fenomeno
1.3.3.2- Sorgenti di squilibri di tensione
1.3.3.3- Propagazione dello squilibrio di tensione
1.4- Buchi di tensione e brevi interruzioni
1.5- Sovratensioni
1.5.1- Generalità
1.5.2- Sovratensioni temporanee
1.5.3- Sovratensioni transitorie
1.6- Variazioni della frequenza di rete
1.7- Componenti di corrente continua
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Capitolo 2- Studio sulle origini e gli effetti delle interruzioni e dei buchi di tensione.
2.1- Introduzione
2.2- Fenomenologia
2.2.1- Documenti normativi
2.2.1.1- Definizioni
2.3- Buchi di tensione
2.3.1- Caratterizzazione dei buchi di tensione
2.3.2- Propagazione dei buchi di tensione nelle reti di trasmissione e distribuzione
2.3.2.1- Propagazione nelle reti di trasmissione AAT/AT
2.3.2.2- Propagazione nelle reti MT
2.3.3- Classificazione dei buchi di tensione
2.4- Fenomeni che danno origine a buchi di tensione
2.4.1- Misurazione statistica dei buchi di tensione
2.5- Relazione tra disturbi e caratteristiche di rete
2.6- Interruzioni di tensione
2.6.1- Fenomeni che danno origine a interruzioni di tensione
2.7- Procedura per la stima del numero di buchi di tensione
2.8- Stima del numero atteso di interruzioni della tensione
2.9- Effetti di buchi e interruzioni di tensione sulle apparecchiature
2.10- Desensibilizzazione di apparecchi e processi
2.11- Messa a terra del neutro tramite bobina di Petersen
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Capitolo 3- Dispositivi DVR per la compensazione statica dei disturbi di rete
3.1- Considerazioni preliminari
3.2- Elementi costitutivi di un DVR
3.3- Equazioni fondamentali di un sistema DVR
3.4- Modelli operativi dei sistemi DVR
3.4.1- Modalità di protezione
3.4.2- Modalità di standby
3.4.3- Modalità di iniezione
3.5- Strutture di controllo per i DVR
3.6- Schemi di regolazione per i DVR
3.6.1- Controllo nelle coordinate d-q
3.6.2- sincronizzazione con il PLL
3.6.2.1- Struttura generale del PLL
3.6.2.2- Schema adottato per il PLL
3.7- Filtri di uscita dell’inverter del DVR
3.8- Modalità di identificazione del buco di tensione
3.9-Schema di principio di un sistema DVR
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Capitolo 4- Studio dei sistemi di accumulo attualmente installati nelle principali applicazioni Automotive
4.1- Introduzione
4.2- Descrizione dei sistemi di accumulo
4.2.1- Accumulatori al piombo acido
4.2.1.1- Struttura, funzionamento e caratteristiche
4.2.2- Batterie al Nichel-Cadmio
4.2.3- Batterie a Nichel-Metallo ioduro
4.2.4- Batterie Nichel-Zinco
4.2.5- Accumulatori al sodio
4.2.5.1- Batterie sodio Nichel-Cloruro
4.2.5.2- Batterie Sodio-Zolfo
4.2.5.3- Accumulatori ZEBRA
4.2.6- Accumulatori al Litio
4.2.6.1- Accumulatori al Litio-Ioni
4.2.6.2- Accumulatori al Litio-Polimeri
4.2.7- Accumulatori REDOX
4.2.7.1- Batterie REDOX a flusso
4.2.7.2- Accumulatori REDOX al vandanio
4.2.8- Batterie alluminio-aria
4.3- Accumulatori di tipo elettrostatico
4.4- Il controllo delle batterie
4.4.1- Stato di carica delle batterie
4.4.1.1- Modelli circuitali
4.4.1.2- Metodi coulometrici
4.4.1.3- Metodo della misura della resistenza interna
4.4.1.4- Metodo della misura della tensione a vuoto
4.4.1.5- Metodo della misiura della tensione di cella
4.4.2- Equalizzazione delle batterie
4.4.2.1- Equalizzazione passiva
4.4.2.2- Equalizzazione attiva
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Capitolo5- Analisi statistica delle interruzioni di tensione relative all’anno 2009
5.1- Presentazione dello studio
5.2- Analisi
5.2.1- Elenco dei dati raccolti
5.2.2- Elaborazione statistica dei dati raccolti
5.3- Conclusioni
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Capitolo 6- Simulazione di intervento di un DVR in seguito al verificarsi di un buco di tensione
6.1- Premessa
6.2- Progettazione del circuito
6.2.1- Disegno del circuito di prova
6.3- Parametri
6.4- Caratterizzazione del buco di tensione
6.5- Costruzione del sistema di controllo
6.6- Realizzazione del modello
6.7- Analisi dei risultati
6.8- Problematiche energetiche
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Conclusioni
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Bibliografia
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Indice delle figure
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
INTRODUZIONE
Questa tesi vuole affrontare, in modo più esaustivo possibile, i vari aspetti che riguardano i
problemi della qualità della fornitura elettrica.
Il lavoro è stato suddiviso in cinque capitoli principali.
Nel primo capitolo, si è scelto di fornire una rapida panoramica di tutte le problematiche riguardanti
i disturbi condotti nella rete elettrica, in modo particolare, si sono analizzate le sorgenti e le
modalità di propagazione dei disturbi legati alle armoniche, ai flicker, agli squilibri di tensione, alle
sovratensioni e alle variazioni di frequenza.
Nel secondo capitolo, si sono analizzate nel dettaglio le origini e gli effetti che buchi di tensione e
delle microinterruzioni possono avere ai danni della rete elettrica; ciò e stato possibile innanzitutto
definendo i fenomeni a livello normativo e poi contestualizzando gli eventi a seconda delle reti in
cui questi tendono a formarsi. Tutto ciò si è concluso con una raccolta di dati inerenti all’incidenza
dei buchi a seconda del tipo di rete, del tipo di isolamento, dell’ampiezza del guasto e della sua
durata. Queste premesse hanno posto le basi teoriche per lo svolgimento degli studi seguenti.
Il terzo capitolo ha preso in esame i sistemi statici di compensazione, analizzandone in particolar
modo gli aspetti costruttivi e le problematiche. In un secondo momento si sono poi analizzati i
diversi tipi di compensazione possibile a seconda della potenza attiva iniettabile. Le nozioni
contenute in questo capitolo, unitamente a quelle descritte nel capitolo quattro, sono state di grande
utilità ai fini della simulazione.
Nel capitolo quattro, si è deciso di analizzare più o meno dettagliatamente i diversi tipi di sistemi di
accumulo statico presenti sul mercato, suddividendoli in base al principio di funzionamento
(elettrochimico o elettrostatico) e ai diversi componenti necessari per le reazioni interne. Nella
seconda parte si è poi intrapresa un analisi dei vari tipi di controlli effettuabili sullo stato di carica
ed di equalizzazione delle singole celle.
Nel capitolo cinque, si è condotto uno studio statistico con lo scopo, (dato un insieme di dati
riguardanti le potenze, le energie e le zone in cui si sono verificate delle interruzioni del servizio
elettrico), di verificare la probabilità che in una data macrozona, si verifichi un’interruzione di
tensione con una potenza e un’energia compensabili da un dispositivo DVR. L’analisi ha preso in
esame campioni provenienti da tutta Italia suddividendoli in base alla diversa provenienza e
gravosità.
Nel sesto e ultimo capitolo, l’intenzione principale è stata quella di effettuare una veloce prova
sperimentale sulle possibilità di applicazione di un dispositivo DVR. Il lavoro è stato svolto
utilizzando un circuito dimensionato ad hoc, al fine di poter determinare il comportamento del
5
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
compensatore a fronte di un buco di tensione considerato standard, con una sorgente di
alimentazione ausiliaria considerata variabile, in quando derivata da batterie installate su
autovetture
di
tipo
elettrico
collegate
alla
rete
sensibile
al
disturbo
simulato.
6
CAPITOLO 1
QUALITA’ DELLA TENSIONE E ANALISI DEI PRINCIPALI DISTURBI
DI RETE
1.1
INTRODUZIONE
Il presente capitolo affronta l’aspetto della qualità della tensione fornita agli utenti dal “gestore”
della rete elettrica di trasmissione e distribuzione.
Sono presi in esame i principali disturbi condotti con particolare riferimento a quei disturbi con
propensione a sommarsi fra di loro (per esempio: armoniche, flicker, ecc.) e di conseguenza che
presentano un rischio reale di superare soglie non compatibili con le apparecchiature sensibili
ormai largamente diffuse in rete.
Nel capitolo non verrà però affrontato il fenomeno dei buchi di tensione, l’argomento infatti
verrà approfondito nei capitoli successivi in quanto principale argomento della disamina.
1.2
DEFINIZIONI E ACRONOMI UTILIZZATI NEL CAPITOLO
Per una migliore comprensione di questo testo si ritiene utile riportare alcune definizioni di base
comunemente usate nella compatibilità elettromagnetica (EMC) e alcuni acronomi utilizzati
nello stessa
.
1.2.1 DEFINIZIONI EMC DI BASE[5]
- Disturbo elettromagnetico
Fenomeno elettromagnetico che può degradare la prestazione di un dispositivo, di
un'apparecchiatura o di un sistema.
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
- Compatibilità elettromagnetica (EMC)
Capacità di un dispositivo o di un'apparecchiatura o di un sistema di funzionare
correttamente nel relativo ambiente elettromagnetico, senza introdurre disturbi
intollerabili nell'ambiente stesso o provocarli agli altri apparecchi ivi presenti.
- Livello di Compatibilità elettromagnetica
Valore specificato di un disturbo elettromagnetico, che ha alta probabilità di non essere
superato (95%, salvo diversa indicazione) applicato ad un dispositivo, apparecchiatura o
sistema.
Tale livello costituisce un valore di riferimento che consente di determinare sia i i di
immunità di dispositivi, apparecchi e sistemi nell'impianto utilizzatore che le loro
emissioni.
- Emissione
Processo attraverso il quale viene emesso un determinato disturbo da una sorgente.
(Sebbene le sorgenti dei disturbi siano sempre singoli dispositivi o apparecchi, nella
presente descrizione in molti casi l'emissione é riferita al Punto di Accoppiamento
Comune (PAC), come risultato globale del funzionamento dell'impianto utilizzatore).
- Livello di emissione
Livello di un determinato disturbo elettromagnetico emesso da una sorgente, misurato in
modo specificato.
- Immunità
Capacità di un dispositivo, apparecchiatura o sistema di funzionare senza degrado delle
prestazioni in presenza di un determinato disturbo elettromagnetico.
- Suscettibilità
Degradazione delle prestazioni di un dispositivo, apparecchiatura o sistema causata da un
determinato disturbo elettromagnetico.
8
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
1.3
CARATTERIZZAZIONE FISICA DEI DISTURBI
I disturbi condotti nelle reti di trasporto e distribuzione dell'energia elettrica AAT, AT, MT e BT
sono alterazioni dell'ampiezza o della forma d'onda della tensione che, prodotti da una sorgente,
si propagano lungo una rete di alimentazione, viaggiando sui conduttori di linea e in molti casi
anche attraverso i trasformatori, per cui possono spesso trasferirsi tra reti a differente livello di
tensione.
I disturbi considerati nel seguito sono:
- armoniche e inter-armoniche
- variazioni di tensione e flicker
- squilibrio di tensione
- buchi di tensione e brevi interruzioni
- sovratensioni
- variazioni della frequenza di rete
- componenti di corrente continua
- segnali intenzionalmente iniettati in rete.
1.3.1 ARMONICHE E INTER-ARMONICHE
1.3.1.1 ARMONICHE[4]
Descrizione del fenomeno
Le armoniche sono tensioni o correnti sinusoidali con frequenza pari ad un multiplo intero
(ordine) della frequenza fondamentale di funzionamento del sistema elettrico, la cui presenza
determina una distorsione della forma d'onda della tensione di alimentazione.
Le armoniche in un sistema di distribuzione sono generate in piccola parte dal sistema stesso e
per la maggior parte da apparecchi utilizzatori e possono risultare costanti o variare nel tempo in
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
base alle condizioni di funzionamento dei singoli apparecchi che le generano e del numero di
apparecchi disturbanti attivi in ogni istante.
Le armoniche di corrente iniettate in rete dalle varie sorgenti, nel percorrere le impedenze della
rete, danno luogo a delle cadute che praticamente rappresentano le armoniche di tensione.
Per le reti elettriche, le armoniche che prevalentemente vengono considerate sono quelle
comprese fra gli ordini 2 e 40 (100 – 2000 Hz per le reti con frequenza fondamentale di 50 Hz).
Le armoniche sono valutate (con riferimento alla tensione):
- individualmente mediante la loro ampiezza relativa (Uh) espressa in volts o % / p.u. della
fondamentale (U1), dove h é l'ordine dell'armonica
- globalmente attraverso il fattore di distorsione totale, calcolato mediante la seguente
espressione[4]:
=
ℎ
La stessa valutazione vale per le correnti espresse in Arms o in % / p.u. riferite a una corrente di
riferimento.
La valutazione globale della corrente vale[4]:
=
ℎ
Sorgenti di armoniche
Le principali sorgenti di correnti armoniche nelle reti sono:
- carichi commutati elettronicamente: raddrizzatori, convertitori, regolatori in AC, ciclo
convertitori;
- carichi con caratteristiche non lineari: apparecchiature a saturazione magnetica, lampade a
scarica, forni ad arco , saldatrici ad arco, trasformatori;
- carichi inseriti e disinseriti da organi di manovra: condensatori, filtri e motori a induzione.
Esiste nelle reti anche una modestissima generazione di tensione armonica dovuta a: generatori,
motori e trasformatori; il loro contributo non e' considerato in questa analisi.
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Raddrizzatori, convertitori, cicloconvertitori e regolatori
Queste apparecchiature sono le maggiori responsabili dell'inquinamento armonico nelle reti.
Le frequenze armoniche caratteristiche e la relativa ampiezza sono funzione di molti parametri
quali:
- realizzazione monofase o trifase
- numero di impulsi lato rete di alimentazione
- tipo di spianamento sul lato DC (quando esiste lo stadio DC): induttivo alto, induttivo
medio, induttivo basso, induttivo-capacitivo, capacitivo
- angolo di accensione α (in presenza di controllo)
- rapporto di corto circuito (rapporto fra la potenza di corto circuito lato alimentazione e la
potenza nominale lato DC).
Queste apparecchiature possono essere suddivise in due grandi famiglie meglio descritte in
seguito:
- apparecchiatura di larga diffusione, piccola potenza, generalmente di tipo monofase
- apparecchiatura di limitata diffusione, di potenza superiore alla decina di kW,
generalmente di tipo trifase.
Apparecchiature di larga diffusione e piccola potenza
Questa apparecchiatura nell'ambito domestico / terziario quali piccoli alimentatori monofasi a
spianamento capacitivo e altre apparecchiature controllate elettronicamente rappresentano oggi
una delle maggiori cause di inquinamento armonico delle reti di distribuzione pubblica; infatti
pur risultando quasi sempre di modesta potenza il loro numero e' alquanto elevato e pure alto e' il
loro grado di contemporaneità.
Va tenuto presente che la quasi totalità di queste apparecchiature esistenti sul mercato presentano
emissioni armoniche naturali derivanti dallo stato attuale della tecnologia impiegata.
Apparecchiature di limitata diffusione ed elevata potenza
Le apparecchiature di grossa potenza si riscontrano soprattutto nell'ambito industriale.
Gli ordini armonici caratteristici contenuti nella corrente lato rete di alimentazione dei ponti
convertitori trifasi sono dati da[1]:
ℎ = 1±
∗
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
dove:
h: ordine dell'armonica caratteristica di corrente lato rete di alimentazione
pl: numero di impulsi del convertitore lato rete di alimentazione
n
numero intero 0, 1, 2, 3, .........
L'ampiezza di tali armoniche, come già detto, e' funzione delle caratteristiche di realizzazione dei
ponti; essa risulta:
=
1
ℎ
1.3.1.2 PRINCIPALI FONTI DI ARMONICHE INDUSTRIALI
Forni ad arco in AC
A causa della caratteristica tensione-corrente dell'arco, questo carico rappresenta anche una
considerevole sorgente di emissione armonica.
Forni ad arco in DC
L’emissione armonica di questi forni e’ strettamente dettata dalla tipologia dei ponti di
conversione adottati.
Altre sorgenti di armoniche
Altre sorgenti di armoniche sono rappresentate da:
- lampade a fluorescenza lineari;
- lampade fluorescenti compatte;
- saldatrici ad arco;
- manovre di trasformatori o altri elementi saturabili;
- manovre di banchi di condensatori/filtri.
1.3.1.3 PROPAGAZIONE DELLE ARMONICHE NELLE RETI
La distorsione armonica della tensione in un punto della rete elettrica è principalmente la
conseguenza delle cadute di tensione prodotte dalle armoniche di corrente nel percorrere le
impedenze della rete.
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Va evidenziato che le armoniche si propagano sia dai livelli di tensione superiori verso quelli
inferiori che viceversa.
Alcune armoniche possono subire un processo di amplificazione in determinati punti della rete
elettrica dove si manifesta una condizione di risonanza, ciò può comportare amplificazioni della
distorsione relativa a un'armonica di una data frequenza.
Da un punto di vista concettuale, la propagazione delle armoniche di tensione in qualsiasi rete e’
governata dal rapporto fra l’impedenza di trasferimento del nodo monitorato rispetto al nodo
iniettore e l’impedenza vista nel nodo iniettore.
1.3.1.4 LEGGI DI COMPOSIZIONE DELLE ARMONICHE
Il livello di disturbo armonico nelle reti e’ fortemente influenzato dalla modalità di composizione
dei contributi provenienti dalle diverse sorgenti di disturbo esistenti in una rete. Nonostante la
diversa natura delle armoniche la distorsione armonica di tensione in un qualsiasi punto del
sistema di distribuzione e' il risultato della combinazione vettoriale delle tensioni armoniche
dovute alle singole sorgenti delle armoniche stesse.
Date queste considerazioni è possibile quindi scrivere una legge di combinazione di carattere
generale[1],[3]:
Uh = (Σi(Uhi)α)(1/α)
dove:
U = e' la tensione armonica risultante, di ordine h, per il gruppo di emissioni individuali
h
considerate
Uhi = sono le emissioni individuali di ordine h, considerate
α
= e' l'esponente che caratterizza la legge di combinazione delle varie componenti individuali.
L'esponente α dipende: principalmente dal valore di probabilità che la grandezza risultante non
sia superata e dal campo di variazione dell'ampiezza e fase dei singoli componenti armonica.
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
1.3.1.5 INTER-ARMONICHE
Descrizione del fenomeno
Le inter-armoniche sono tensioni o correnti sinusoidali con frequenza diversa da un multiplo
intero della fondamentale la cui presenza determina una distorsione (modulazione) della forma
d'onda della tensione di alimentazione.
Nei sistemi di trasmissione e distribuzione le inter-armoniche di interesse per i disturbi condotti
si presentano in un campo di frequenza da 0 a 9 kHz; in questo rapporto sono descritte quelle
nella banda 0 - 2000 Hz.
Le inter-armoniche di corrente sono originate da due differenti processi:
- variazione ciclica di carico che origina correnti inter-armoniche vicine alla fondamentale e
alle armoniche caratteristiche;
- commutazione non sincrona di ponti convertitori di potenza;.
Sorgenti di inter-armoniche
Le principali sorgenti di inter-armoniche nelle reti sono:
- carichi commutati elettronicamente.
-carichi con caratteristiche non lineari e/o non stazionarie.
Regolatori con controllo a pacchetti di cicli
Sono sempre più usati per il controllo accurato di processi produttivi; generalmente la potenza
interessata e’ modesta.
Forni ad arco in AC
Il forno ad arco, oltre a generare armoniche, a causa della non ripetitività del suo ciclo operativo
genera inter-armoniche presentando di fatto uno spettro continuo.
Propagazione delle inter-armoniche nelle reti
Per quanto riguarda la propagazione delle inter-armoniche vale quanto riportato per le
armoniche.
Generalmente le inter-armoniche interessano maggiormente le reti BT e parzialmente quelle MT.
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
1.3.2 VARIAZIONI DI TENSIONE E FLICKER
1.3.2.1 DESCRIZIONE DEL FENOMENO[5]
Variazioni di tensione
Le variazioni di tensione possono essere classificate in due gruppi: lente e rapide.
Le variazioni lente sono deviazioni "medie" dal valore nominale dell'ampiezza della tensione di
consegna entro una fascia predefinita (per esempio del ±10%) rispetto alla tensione dichiarata;
esse sono determinate dalla variazione lenta dei carichi e dalla corrispondente azione di
regolazione effettuata dai variatori sotto carico dei trasformatori.
Il tempo in cui si verifica la variazione è come minimo dell'ordine della decina di secondi.
Le variazioni rapide sono abbassamenti o aumenti bruschi di qualche percento della tensione
preesistente, generalmente seguiti, se abbassamenti, da un ritorno a un valore intermedio tra
quello preesistente e tra il minimo raggiunto.
Tali variazioni sono generalmente causate dalla commutazione dei carichi (partenza motori in
particolare), dal funzionamento di carichi con ciclo operativo particolarmente variabile.
Una valutazione approssimata, e’ data dall’espressione seguente[5]:
∆Val PAC = (Zrete al PAC / Zequiv. variazione di carico al PAC)*cos(ϕZrete al PAC - ϕZequiv. variazione di carico al PAC)
Flicker
Il flicker e’ originato dalla fluttuazione della tensione. Si definisce fluttuazione di tensione una
serie di variazioni rapide (uguali o diverse) della tensione.
Fluttuazioni di tensione che presentano frequenze di modulazione del 50 Hz, comprese tra 0.5 e
40 Hz, danno origine al fenomeno del flicker (sfarfallio), ovvero della sensazione visiva
provocata dalle fluttuazioni della intensità di illuminazione delle lampade.
Le lampade a incandescenza sono fra le più sensibili, in quanto in termini percentuali una
variazione nella tensione di alimentazione causa una variazione di intensità luminosa più di tre
volte maggiore[5].
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Il livello di sensazione istantanea di flicker è una funzione quadratica dell'ampiezza della
variazione luminosa e quindi della fluttuazione di tensione che la genera.
1.3.2.2 SORGENTI DI VARIAZIONI DI TENSIONE E FLICKER
Le fluttuazioni di tensione e il flicker sono prodotte dalla variazione dei carichi e in particolare i
carichi industriali sono la causa più importante.
Il flicker può essere originato anche dall’effetto combinato di una popolazione di carichi
connessi allo stesso sistema di distribuzione, anche se ogni singolo carico preso individualmente
non origina flicker.
I principali carichi con propensione a originare flicker sono i seguenti:
Reti AAT di trasmissione
- forni ad arco in AC e DC
- laminatoi.
Reti AT di trasmissione e distribuzione
- forni ad arco in AC e DC
- laminatoi
- grossi cicloconvertitori
- grossi impianti di saldatrici
- manovra di: grossi carichi, banchi di condensatori shunt, linee, trasformatori, ecc..
Reti MT di distribuzione
- saldatrici
- grossi motori con partenza a piena tensione di linea (AC)
- grossi motori di azionamenti con partenza soft o a piena tensione di linea
- attrezzature per trattamento rottame
- attrezzature di miniera
- manovra di: carichi relativamente grossi, banchi di condensatori shunt, ecc.
- forni a resistenza.
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Reti BT di distribuzione
- carichi domestici e assimilabili con controllo automatico del ciclo di carico
- motori con partenza a piena tensione di linea (AC)
- motori di azionamenti con partenza soft o a piena tensione di linea
- piccole saldatrici
- manovra di: carichi relativamente grossi, banchi di condensatori shunt, ecc.
- piccoli forni a resistenza
- generiche piccole apparecchiature con controllo a treni di cicli.
Fra tutti i carichi sopra elencati quelli più critici sono sicuramente i forni ad arco e le grosse
saldatrici a resistenza in quanto possono influenzare estese aree di rete.
1.3.2.3 PROPAGAZIONE DELLE VARIAZIONI DI TENSIONE E DEL FLICKER
Le variazioni di tensione e il flicker si propagano nelle reti allo stesso modo.
Con riferimento al flicker, da un punto di vista concettuale, la propagazione in qualsiasi rete e’
determinata dal rapporto fra l’impedenza di trasferimento del nodo monitorato rispetto al nodo di
emissione e l’impedenza vista nel nodo di emissione.
Fra differenti livelli di tensione il trasferimento avviene sempre dal livello di tensione superiore a
quello inferiore.
Considerando le affermazioni eseguite, e’ stata definita una legge di carattere generale per la
composizione di singole emissioni di flicker; essa viene applicata sia a flicker di breve termine
(Pst) che di lungo termine (Plt). Con riferimento al Pst la legge e’ la seguente[4]:
=
∝
∝
dove:
Pst: e' la severità di flicker risultante del gruppo di emissioni individuali considerato
Psti:
sono le emissioni di flicker individuali del gruppo considerato
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
α: e' un coefficiente che dipende dalla natura delle sorgenti di flicker le cui emissioni sono da
sommare. Praticamente il valore formalizzato a livello della letteratura internazionale e
attualmente utilizzato a livello generale e’ α = 3.
α = 3:
si usa quando si ritiene basso il rischio di coincidenza delle variazioni rapide di
tensione
α = 2:
si usa in presenza di coincidenza di processi stocastici particolari, per esempio forni
ad arco in fusione contemporanea
α = 1:
si usa in presenza di ripetitiva coincidenza di variazioni di tensione.
1.3.3 SQUILIBRIO DI TENSIONE
1.3.3.1 DESCRIZIONE DEL FENOMENO
Lo squilibrio di tensione (o corrente) si verifica quando esiste una diversità delle ampiezze delle
tensioni di fase o del normale sfasamento di 120 gradi tra le fasi, per cui il sistema trifase non
risulta più simmetrico.
Generalmente il grado di squilibrio e' definito tramite il rapporto fra la componente di sequenza
inversa (o omopolare) e quella diretta.
Lo squilibrio di tensione in una rete di trasmissione o distribuzione può essere espresso nel modo
seguente[1]:
U
u
=
1− 3 − 6 ∗ β
1+ 3 − 6 ∗ β
con
β= U
(U
4
LL1− 2
2
LL1− 2
+ U LL 2 − 3 + U LL 3 −1
4
4
+ U LL 2 − 3 + U LL 3 −1
2
2
)
2
oppure:
U =U
u
neg
1 

= × V L1 + α 2 ×V L 2 + α ×V L3 
3 

La prima espressione dà lo squilibrio espresso in p.u. della tensione esistente durante la misura;
la seconda espressione dà lo squilibrio espresso nell’unità di misura in cui e’ espressa la tensione
durante la misura.
18
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
1.3.3.2 SORGENTI DI SQUILIBRIO DI TENSIONE
Le principali sorgenti di squilibrio sono la ripartizione non equilibrata dei carichi monofasi sulla
BT e i carichi monofasi alimentati fase-fase sulla MT e BT.
1.3.3.3 PROPAGAZIONE DELLO SQUILIBRIO DI TENSIONE
La propagazione dello squilibrio di tensione nelle reti praticamente e’ uguale a quella del flicker;
lo squilibrio si trasferisce dai livelli di tensione superiori a quelli di tensione inferiori e non
viceversa.
1.4 BUCHI DI TENSIONE E BREVI INTERRUZIONI
Questo specifico disturbo e’ oggetto di un’analisi più approfondita di un altro punto
dell’elaborato e pertanto si rimanda a tale capitolo tutto ciò riguarda la descrizione dettagliata
del fenomeno, la sua origine e la sua propagazione.
1.5 SOVRATENSIONI
1.5.1 GENERALITÀ
In questo punto sono descritte le sovratensioni inerenti alle reti di trasporto e distribuzione
dell’energia elettrica.
Le sovratensioni, come bene esprime la parola stessa, sono sopraelevazioni della tensione
conseguenti a modificazioni dello stato elettrico della rete elettrica. Sono generalmente
classificate in relazione alla loro durata, ma anche in relazione ad altri parametri quali: tempo di
fronte (tempo necessario per raggiungere circa il valore massimo), loro origine, contenuto
energetico, modalità di impatto sul componente di rete o apparecchiatura dell’utente.
Le sovratensioni sono originate sia da eventi esterni al sistema elettrico quali fulminazioni e altre
cause che da eventi interni come manovre e guasti intrinseci ai componenti. Nelle reti AAT
hanno più peso le sovratensioni di origine interna, mentre il contrario si verifica per le reti BT.
19
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
La loro propagazione e' soprattutto funzione delle frequenze presenti nella sovratensione, della
struttura di rete e delle caratteristiche dei componenti.
La loro limitazione e' funzione della natura della sovratensione: per esempio le sovratensioni
temporanee sono generalmente controllate agendo sulla struttura o su operazioni condotte sulla
rete, mentre le sovratensioni transitorie sono limitate ai livelli protettivi assicurati da scaricatori e
spinterometri.
Gli effetti delle sovratensioni consistono principalmente nelle sollecitazioni degli isolamenti:
cedimento dielettrico con guasto permanente, invecchiamento accelerato del dielettrico, guasti
ripetuti in presenza di isolamenti autoripristinanti. Non secondario, soprattutto per la BT, e'
l'effetto di interferenza su apparecchiature sensibili causandone il degrado delle prestazioni a
causa del trasferimento induttivo/capacitivo dovuto a fronti ripidi, alte frequenze.
Nel seguito e' riportata una sintesi dei tipi di sovratensioni che ci si può attendere nelle reti
elettriche di trasmissione e distribuzione, classificandole per durata (classificazione più usata a
livello impiantistico) e indicandone le principali cause che le originano.
L’analisi riguarda le sovratensioni fase terra, presentandole in due grandi famiglie:
- sovratensioni temporanee
- sovratensioni transitorie.
1.5.2 SOVRATENSIONI TEMPORANEE
Reti AT e AAT
Si manifestano soprattutto in presenza di perdita di carico, energizzazione di trasformatori e
guasti monofasi a terra; interessano prevalentemente le reti poco magliate, con lunghe linee e
bassa potenza di corto circuito.
Reti MT
In reti a neutro isolato o a terra tramite resistenza/reattanza, possono durare tempi molto lunghi
(anche qualche ora). La loro ampiezza raggiunge valori di circa 1.8 p.u. se originate da guasto
monofase a terra e valori fino a 2.5 - 3.5 p.u.
20
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Reti BT
Generalmente le reti BT presentano il neutro direttamente a terra e questo contribuisce a
contenere il rischio che si verifichino sovratensioni di questo tipo con ampiezza superiore a 1.2
p.u..
1.5.3 SOVRATENSIONI TRANSITORIE
Reti AT e AAT
Le maggiori ampiezze si presentano alla richiusura rapida trifase di linee e all'apertura di piccole
correnti induttive (strappamento di corrente).
Reti MT
Nella sintesi di seguito riportata le sovratensioni sono raggruppate in relazione alla durata del
transitorio.
Transitori di lunga durata (>100 µs)
Queste sovratensioni sono principalmente originate da: operazioni di fusibili, manovre
,applicazione di guasto con e senza arco a terra, trasferimenti da AT a MT attraverso
l'accoppiamento magnetico dei trasformatori.
Transitori di media durata (da >1µ
µs a ≤100 µs)
La loro origine e' principalmente dovuta a:
- induzione elettromagnetica di fulminazioni che cadono nelle vicinanze delle linee (la
maggior parte) e fulminazioni dirette (piuttosto rare).
- operazioni di interruttori con propensione all’apertura per lo zero.
Reti BT
Nella sintesi di seguito riportata le sovratensioni sono raggruppate in relazione alla durata del
transitorio.
Transitori di lunga durata (>100 µs)
Sono originati principalmente da:
- operazioni di fusibili limitatori
21
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
- manovre di banchi di condensatori
- trasferimenti da MT a BT attraverso l'accoppiamento magnetico dei trasformatori .
Transitori di media durata (da >1µ
µs a ≤100 µs)
La loro origine e' principalmente dovuta a:
- induzione elettromagnetica di fulminazioni che cadono nelle vicinanze delle linee BT
- fulminazioni dirette sui conduttori ovviamente fuori da ogni controllo
- accoppiamento resistivo che in presenza di correnti di fulminazioni in percorsi con
resistenza di terra comune origina sovratensioni
Transitori di breve durata (<1 µs)
La loro origine e' principalmente:
- apertura di piccole correnti induttive o di modeste lunghezze di conduttori nella rete BT
- apertura e chiusura in BT di contatti con "gap" in aria (rele', contattori) che danno delle
successioni di aperture e riaccensioni.
1.6 VARIAZIONI DELLA FREQUENZA DI RETE
Le variazioni di frequenza sono scostamenti della frequenza di alimentazione dalla frequenza
nominale della rete e dipendono quasi sempre da eventi che riguardano essenzialmente il sistema
di generazione e trasmissione.
Per la rete nazionale interconnessa alla rete europea, le variazioni di frequenza transitorie sono
dovute principalmente a: distacco di grossi gruppi generatori, applicazione di guasti in AAT e
AT, apertura di interconnessioni importanti e commutazione di grossi carichi. Queste variazioni
transitorie sono compensate in tempi relativamente rapidi (qualche secondo) dalla regolazione
dei motori primi dei gruppi generatori. Successivamente le potenze di scambio tra reti
interconnesse vengono riequilibrate in tempi dell'ordine del minuto dalle centrali preposte alla
regolazione secondaria frequenza-potenza. La regolazione frequenza-potenza provvede
generalmente ad annullare il valor medio degli scarti di potenza trasferita tra reti interconnesse a
seguito delle variazioni di frequenza.
22
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
1.7 COMPONENTI DI CORRENTE CONTINUA
Sulla base dell’esperienza fino ad ora acquisita, componenti di tensione e corrente continua
riscontrate nelle reti sono quasi sempre poco significative.
23
CAPITOLO 2
STUDIO SULLE ORIGINI E GLI EFFETTI DELLE INTERRUZIONI E
DEI BUCHI DI TENSIONE
2.1 INTRODUZIONE
Il presente capitolo si propone di evidenziare le cause principali di eventi quali le interruzioni ed i buchi
di tensione che contribuiscono ad abbassare il livello di qualità della fornitura di energia elettrica.
In tale argomentazione si potranno quindi gettare le basi per lo studio dei diversi modi possibili al fine di
limitare e in alcuni casi eliminare l’incidenza che questi fenomeni hanno sulle utenze della rete.
2.2 FENOMENOLOGIA
2.2.1 DOCUMENTI NORMATIVI
2.2.1.1 DEFINIZIONI [3],[4],[6]
Buco di tensione[6]: riduzione temporanea della tensione in un punto della rete elettrica sotto
una determinata soglia. Se durante un buco la tensione scende sotto una soglia di interruzione,
l’evento è considerato essere sia un buco che un’interruzione.
Buco di tensione[3]: riduzione improvvisa della tensione in un punto del sistema elettrico
superiore ad una determinata soglia, seguita dal ritorno della tensione al valore nominale dopo un
breve intervallo di tempo. Generalmente la soglia corrisponde al valore minimo della tensione
nella banda di tolleranza. Un buco di tensione è un disturbo elettromagnetico bidimensionale, il
cui livello è determinato dall’ampiezza della riduzione e dalla sua durata.
Buco di tensione nella fornitura: riduzione improvvisa della tensione di alimentazione ad un
valore compreso tra il 90 e 1 % della tensione nominale, seguita dal ritorno al valore nominale
dopo un breve periodo di tempo.
24
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
“Voltage sag”:variazione del valore r.m.s. di ampiezza tra il 10 e il 90 % del valore nominale e
di durata compresa tra 0,5 cicli e un minuto.
Tensione di riferimento di un buco di tensione: valore specificato rispetto al quale l’ampiezza,
la soglia ed altri valori vengono espressi in termini percentuali o p.u.. Come tensione di
riferimento viene di solito usata la tensione nominale.
Soglia di inizio di un buco di tensione: valore r.m.s. di tensione in un sistema elettrico per
definire l’inizio di un buco. Tipicamente per questa soglia è utilizzato un valore compreso fra
0,85 e 0,95 della tensione di riferimento.
Soglia di fine di un buco di tensione: valore r.m.s. di tensione in un sistema elettrico per
definire la fine di un buco. Tipicamente per questa soglia è utilizzato il valore 0 o 0,01 della
tensione di riferimento sopra la soglia di inizio.
Tensione residua (secondo le norme IEC 61000-2-8 draft): valore minimo della tensione r.m.s.
registrata durante un buco o una breve interruzione. La tensione residua può essere espressa in
volt o in percentuale del valore p.u. della tensione di riferimento.
Tensione residua: valore minimo della tensione r.m.s. registrata durante un buco o una breve
interruzione. La tensione ritenuta può essere espressa in volt o in percentuale del valore p.u. della
tensione dichiarata.
Ampiezza di un buco di tensione: differenza tra la tensione di riferimento e la tensione residua.
L’ampiezza può essere espressa in volt o in percentuale del valore p.u. della tensione di
riferimento.
Durata di un buco di tensione: tempo tra l’istante in cui la tensione in un punto della rete
scende sotto la soglia d’inizio e l’istante in cui sale sopra la soglia di fine
“Sliding reference voltage”:valore della tensione r.m.s. in un punto della rete calcolata con
continuità in uno specifico intervallo per rappresentare il valore della tensione immediatamente
25
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
precedente il buco, da usare come valore di riferimento. Lo specifico intervallo è molto più
lungo della durata di un buco.
Valore r.m.s.: radice quadrata della media dei quadrati dei valori istantanei della quantità
considerata su un determinato intervallo.
Urms(1/2) (secondo le norme IEC 61000-4-30 draft) : valore della tensione r.m.s. misurata su un
ciclo e ricalcolata ogni mezzo ciclo.
Interruzione breve: condizione in cui la tensione ad un terminale della rete è inferiore all’ 1 %
della tensione nominale per una durata fino a tre minuti.
Interruzione: riduzione della tensione in un punto della rete sotto un valore di soglia.
Soglia di interruzione: valore di tensione r.m.s. in una rete di alimentazione specificato come
frontiera sicché un buco in cui la tensione su tutte le fasi scende sotto di esso è classificato come
breve interruzione.
2.2.1.2VAOLORI CARATTERISTICI DEI BUCHI DI TENSIONE.
Tensione r.m.s. funzione del tempo
La tensione r.m.s è ottenuta come media dei campioni di tensione su una finestra di una certa
durata.
In forma matematica l’ampiezza della tensione r.m.s calcolata su un ciclo è:
!
"#$ =
1
%
(
()*+
&"'$
ove N è il numero di campioni per ciclo e v(i) è la forma d’onda della tensione registrata.
Ampiezza e durata di un evento
Si definisce tensione residua come la minima tensione r.m.s. calcolata durante l’evento. Per
determinare la durata di un evento sono state definite due soglie: soglia di inizio e soglia di fine
di un buco di tensione. Il buco inizia quando la tensione diventa inferiore alla soglia di inizio e
26
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
termina quando la tensione supera la soglia di fine. La durata dell’evento è la differenza tra i
tempi di inizio e fine del buco.
2.3 BUCHI DI TENSIONE
2.3.1 CARATTERISTICHE DEI BUCHI DI TENSIONE [6]
I buchi di tensione provocano degli effetti sui macchinari meno gravi rispetto a quelli causati
dalle interruzioni della tensione, però il loro numero può essere in un anno molte volte superiore.
Per tener conto dell’andamento piuttosto irregolare della tensione durante il guasto, l’ampiezza
del buco di tensione è definita come la radice della media quadratica dei valori di tensione dopo
che si è verificato il buco di tensione, cioè come la radice della media dei quadrati della tensione
residua durante il guasto
Per stimare l’ampiezza di un buco di tensione in un sistema radiale in seguito ad un guasto trifase
si può utilizzare il modello semplificato mostrato in figura 1.
pcc
ZF
ES
Guasto
ZS
Carico
Vsag
Nello schema che verra successivamente utilizzato nell’elaborazione, sono evidenziate le varie
componenti che concorrono alla simulazione, in particolare si notano:
- Il punto di comune accoppiamento (pcc) tra il feeder guasto e il il carico soggetto al
conseguente abbassamento di tensione;
- L’impedenza equivalente di sistema (ZS);
- L’impedenza di guasto (ZF).
L’analisi intuitiva del circuito ci permette di osservare che la caduta di tensione si propaga
essenzialmente dai livelli a tensione maggiore verso quelli inferiori, e che la corrente nel carico
27
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
prima e durante il guasto viene trascurata; pertanto le due impedenze ZF e ZS sono attraversate
dalla stessa corrente di guasto e la tensione nel PCC è data da[3]:
V sag =
ZF
p.u.
ZF +ZS
L’ampiezza del buco è il valore assoluto del fasore V sag nell’equazione appena enunciata.
Il buco é quindi più profondo se il guasto è elettricamente vicino al carico o quando il livello di
guasto è piccolo (grande ZS).
Generalizzando il discorso si può concludere che guasti in rete causano buchi di tensione
profondi se si verificano vicino ai carichi, poco profondi invece se si verificano in punti distanti,
mentre l’ampiezza dei buchi dovuti a guasti sulla rete di trasmissione è molto variabile.
I buchi di tensione sono dunque caratterizzati dalla durata, la cui misura pone alcuni problemi
poiché non vi è un cambiamento brusco della tensione, ma un passaggio graduale; è pertanto
necessario definire una soglia oltre la quale misurare la durata del buco.
I buchi di tensione si possono raggruppare in base alla loro origine, qualora si disegni un
diagramma dell’ampiezza dei buchi in relazione alla durata (asse x: durata in secondi; asse y:
tensione in p.u.).
E’ stato proposto a livello internazionale di raggruppare i buchi di tensione in 5 classi[3]:
- Classe Y : ampiezza fra l’80 e il 90 %, durata fra 20 ms e 3 s
- Classe X : ampiezza fra il 40 e l’80 %, durata fra 20 ms e 150 ms
- Classe S : ampiezza fra il 40 e l’80 %, durata fra 150 ms e 600 ms
- Classe T : ampiezza fra 0 e il 40 %, durata fra 20 ms e 600 ms
- Classe Z : ampiezza fra 0 e il 80 %, durata fra 600 ms e 3 s
Il numero di eventi per anno è ottenuto per ognuna delle 5 classi. Le 5 classi sono mostrate nella
figura seguente(2),[3]:
28
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
90 %
Y
Ampiezza
80 %
X
S
40%
Z
T
150 ms
600 ms
3s
Durata
Fig. 2 : raggruppamenti dei buchi di tensione a seconda dell’ampiezza e della durata secondo la classificazione internazionale.
La figura successiva
mostra le probabili cause dei buchi in base all’ampiezza e alla durata degli
stessi(fig. 3)[3].
Fig. 3 : Probabili cause di buco di tensione a seconda della loro ampiezza a della durata dell’evento.
29
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
2.3.2PROPAGAZIONE DEI BUCHI DI TENSIONE NELLE RETI DI TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
La conoscenza delle modalità di propagazione dei buchi di tensione nella rete è necessaria per
poter valutare il numero atteso di eventi nei nodi della rete.
La propagazione dei buchi all’interno dello stesso livello di tensione è governato principalmente
dall’impedenza fra due nodi della rete alla frequenza di lavoro. In generale i buchi si propagano
senza attenuazione nel verso del flusso della corrente, mentre si propagano nella direzione
inversa con una grande attenuazione.
2.3.2.1 PROPAGAZIONE IN RETI DI TRASMISSIONE AAT/AT
All’interno dello stesso livello di tensione i buchi si propagano dalla sbarra sede di guasto ad una
differente sbarra monitorata, anche distante centinaia di chilometri, con una attenuazione
proporzionale al rapporto tra l’impedenza della sbarra sede di guasto e l’impedenza di
trasferimento della sbarra monitorata.
2.3.2.2 PROPAGAZIONE IN RETI MT
Un guasto che avviene su un “feeder” MT causa lo scatto di numerosi dispositivi di protezione.
Gli utenti serviti dalla sbarra guasta subiscono, al minimo, una breve interruzione, mentre gli
utenti alimentati dagli altri “feeders” saranno soggetti ad uno o più buchi di tensione in funzione
della natura dl guasto.
2.3.2.3 PROPAGAZIONE ATTRAVERSO TRASFORMATORI
La forma di un buco di tensione ai capi del secondario dipende dal collegamento del
trasformatore e dalla natura del guasto sul primario.
La propagazione di buchi di tensione dalla Media all’Alta tensione è apprezzabile, come già
ribadito prima, solo quando la potenza di corto circuito dell’alta tensione è molto bassa.
30
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
2.3.3 CLASSIFICAZIONE DEI BUCHI DI TENSIONE[3]
Il carico è spesso collegato ad un livello di tensione inferiore a quella del punto del guasto,
pertanto il collegamento degli avvolgimenti del trasformatore tra il PCC e i carichi influenza la
forma del buco come vista al carico.
La classificazione riportata è derivata assumendo le seguenti convenzioni:
- Condizioni stazionarie che consentono l’analisi mediante i fasori;
- Le componenti di sequenza 0 della tensione non si propagano ai terminali dei carichi;
- Si trascura la corrente nel carico prima, durante e dopo il guasto;
- L’impedenza ZS è uguale per le sequenze positiva e negativa;
- I guasti sono monofasi, trifasi e bifase non a terra;
La classificazione risultante quindi individua 4 tipi di buchi, indicati con le lettere da A a D, e
può essere così riepilogata:
− Tipo A. E’ dovuto ad un guasto trifase: l’ampiezza della tensione decresce ugualmente su
tutte le fasi e non vi sono sfasamenti.
− Tipo B. Diminuisce la tensione di una sola fase, mentre le altre due rimangono invariate.
− Tipo C. Questo è il buco che viene sentito da un carico connesso a stella in seguito ad un
guasto bifase senza trasformatori tra questi due punti: la tensione su una fase rimane
invariata, mentre i fasori delle altre due tensioni si muovono uno verso l’altro.
− Tipo D. Questo buco è caratteristico di un carico collegato a triangolo affetto da un guasto
bifase. Tutte le tensioni di fase variano rispetto a quelle che si hanno prima del guasto.
2.4 FENOMENI CHE DANNO ORIGINE A BUCHI DI TENSIONE
La principale causa dei buchi di tensione in una rete è rappresentata dai guasti ed in qualche caso
dai sovraccarichi transitori dovuti allo spunto di grossi motori o inserzione di grossi carichi.
Le cause di guasto per una rete MT possono essere principalmente ricondotte a due grosse
categorie:
31
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
- Cause esterne dovute ad eventi naturali o accidentali;
- Cause interne dovute a guasti interni ai componenti della rete o a manovre intempestive
nell’impianto.
I guasti possono essere classificati a loro volta in base al numero di fasi coinvolte e al tempo di
permanenza del circuito:
- monofasi
- polifasi
- autoestinguenti (estinzione spontanea prima dell’intervento delle protezioni)
- transitori (0,3 secondi)
- semipermanenti (30-180 secondi)
- permanenti
I buchi di tensione si propagano senza attenuazioni dai livelli superiori a quelli inferiori di
tensione soprattutto quando vi sono i trasformatori abbassatori con lo stesso collegamento sul
primario e sul secondario.
Come già detto il disturbo viene in parte veicolato dalla rete ed in parte prodotto dall’ambiente
industriale ed il disturbo complessivo è dato dalla somma dei due contributi.
Nel caso dei buchi generati dall’impianto industriale questi sono principalmente dovuti a
partenze di motori alimentati direttamente a 50 Hz oppure dall’energizzazione dei trasformatori
o grossi banchi di condensatori.
Anche se la maggior parte dei buchi di tensione ha origine sulla rete di distribuzione, una
sensibile percentuale di questi dipende anche dal sistema di trasmissione e dagli utenti, in questi
casi un guasto sulla rete AT produce un buco di tensione avvertibile su tutta la rete alimentata
dalle sbarre.
2.4.1 MISURAZIONE STATISTICA DEI BUCHI DI TENSIONE.
Le tabelle esposte qui sotto sono il risultato di alcuni di questi studi statistici e risulteranno di particolare
interesse durante lo svolgimento dell’elaborato, in quanto permetteranno di valutare la fattibilità di un
sistema atto a compensare i disturbi dovuti a questi fenomeni (fonte CESI).
- La tabella 1 mostra il numero massimo di eventi registrato in corrispondenza di ogni
coppia durata – ampiezza;
- La tabella 2 riporta la media del numero di eventi per ogni cella;
32
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
- La tabella 3 mostra il numero massimo di eventi in ogni cella dopo aver scartato i 5 %
valori più alti registrati per quella cella, cioè il numero di eventi che ha il 95 % di probabilità
di non essere superato. In calce alla tabella è dato numero di eventi totali in tutti i siti che
probabilisticamente non viene superato nel 95 % dei casi.
Le tabelle 4, 5 e 6 presentano gli analoghi valori per reti miste.
Tensione residua
(% della tensione di riferimento)
Durata (secondi)
0.01 < ∆t ≤
0.1< ∆t ≤
0.5< ∆t ≤ 1
1< ∆t ≤ 3
3< ∆t ≤ 20
20< ∆t ≤ 60
0.1
0.5
90 > u ≥ 70
63
38
8
1
1
0
70 > u ≥ 40
8
29
4
0
0
0
40 > u ≥ 0
6
17
1
3
0
0
u = 0 (interruzioni)
1
1
2
1
1
10
3< ∆t ≤ 20
20< ∆t ≤
Massimo numero di eventi per sito: 124
Tabella 1 Rete con cavi sotterranei : incidenza dei buchi di tensione , numero massimo per anno
Tensione residua
Durata (secondi)
0.01 < ∆t ≤
0.1< ∆t ≤
0.1
0.5
90 > u ≥ 70
13.4
9.5
0.4
0.2
0.1
0
70 > u ≥ 40
1.5
5.9
0.3
0
0
0
40 > u ≥ 0
0.1
1.8
0.2
0.2
0
0
u = 0 (interruzioni)
0.1
0.1
0.3
0.1
0.1
0.7
3< ∆t ≤ 20
20< ∆t ≤
(% della tensione di riferimento)
0.5< ∆t ≤ 1
1< ∆t ≤ 3
60
Massimo numero di eventi per sito: 35
Tabella 2 Rete con cavi sotterranei: incidenza dei buchi di tensione, numero medio per anno
Tensione residua
(% della tensione di riferimento)
Durata (secondi)
0.01 < ∆t ≤
0.1< ∆t ≤
0.5< ∆t ≤ 1
1< ∆t ≤ 3
0.1
0.5
90 > u ≥ 70
60
23
19
3
1
0
0
70 > u ≥ 40
5
19
1
0
0
0
40 > u ≥ 0
1
8
1
0
0
0
u = 0 (interruzioni)
0
0
1
0
1
1
Massimo numero di eventi per sito: 63
Tabella 3 Rete con cavi sotterranei: incidenza dei buchi di tensione, numero corrispondente al valore per anno con probabilità di non essere superato
nel 95 % dei casi
33
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Tensione residua
Durata (secondi)
0.01 < ∆t ≤
0.1< ∆t ≤
0.1
0.5
0.5< ∆t ≤ 1
1< ∆t ≤ 3
3< ∆t ≤ 20
20< ∆t ≤ 60
90 > u ≥ 70
111
99
20
8
3
1
70 > u ≥ 40
50
59
14
3
1
0
40 > u ≥ 0
5
26
11
4
1
1
u = 0 (interruzioni)
5
25
104
10
15
24
(% della tensione di riferimento)
Massimo numero di eventi per sito: 306
Tabella 4 Rete mista: incidenza dei buchi di tensione , numero massimo per anno
Tensione residua
Durata (secondi)
0.01 < ∆t ≤
0.1< ∆t ≤
0.5< ∆t ≤ 1
1< ∆t ≤ 3
3< ∆t ≤ 20
20< ∆t ≤ 60
0.1
0.5
90 > u ≥ 70
26.8
27.6
3.4
1.2
0.3
0.02
70 > u ≥ 40
3.1
15.1
1.3
0.4
0.02
0
40 > u ≥ 0
0.4
6.5
1
0.4
0.1
0.02
u = 0 (interruzioni)
0.3
3.5
7.4
1.2
1.1
2.1
(% della tensione di riferimento)
Massimo numero di eventi per sito: 103
Tabella 5 Rete mista: incidenza dei buchi di tensione , numero medio per anno
Tensione residua
Durata (secondi)
0.01 < ∆t ≤
0.1< ∆t ≤
0.1
0.5
0.5< ∆t ≤ 1
1< ∆t ≤ 3
3< ∆t ≤ 20
20< ∆t ≤ 60
90 > u ≥ 70
61
68
12
6
1
0
70 > u ≥ 40
8
38
4
1
0
0
40 > u ≥ 0
2
20
4
2
1
0
u = 0 (interruzioni)
0
18
26
5
4
9
(% della tensione di riferimento)
Massimo numero di eventi per sito: 256
Tabella 6 Rete mista: incidenza dei buchi di tensione, numero corrispondente al valore per anno con probabilità di non essere superato nel 95 %
dei casi
Le tabelle 7 e 8 [3]presentano i risultati per le reti MT con cavi sotterranei.
Le tabelle 9,10 e 11 [3] presentano i risultati per le reti MT con cavi aerei, 12 con cavi interrati.
34
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Tensione residua
Durata (secondi)
(% della tensione di
0.02 < ∆t ≤
0.1< ∆t
0.5< ∆t
1< ∆t ≤
3< ∆t ≤
20< ∆t ≤
60< ∆t ≤
riferimento )
0.1
≤ 0.5
≤1
3
20
60
180
90 > u ≥ 85
105
34
8
20
43
11
10
85 > u ≥ 70
64
54
28
2
0
0
0
70 > u ≥ 40
65
126
9
2
0
0
0
40 > u ≥ 1
26
53
3
1
0
0
0
1> u ≥ 0 (interruzioni)
0
9
5
6
3
1
2
Tabella 7 Rete MT con cavi sotterranei: incidenza dei buchi di tensione, numero massimo per anno
Tensione residua
Durata (secondi)
0.02 < ∆t
0.1< ∆t
0.5< ∆t
1< ∆t ≤
3< ∆t ≤
20< ∆t ≤
60< ∆t ≤
≤ 0.1
≤ 0.5
≤1
3
20
60
180
90 > u ≥ 85
37,4
12,1
1,8
1,9
4,2
1,2
1,1
85 > u ≥ 70
24,0
20,4
4,4
0,5
0
0
0
70 > u ≥ 40
14,2
19,7
2,1
0,2
0
0
0
40 > u ≥ 1
5,6
12,5
0,8
0,1
0
0
0
1> u ≥ 0 (interruzioni)
0
0,8
0,7
0,6
0,7
0,2
0,5
(% della tensione di riferimento )
Tabella 8 Rete MT con cavi sotterranei: incidenza dei buchi di tensione, numero medio per anno
Tensione residua
Durata (secondi)
0.02 < ∆t
0.1< ∆t
0.5< ∆t
1< ∆t ≤
3< ∆t ≤
20< ∆t ≤
60< ∆t ≤
≤ 0.1
≤ 0.5
≤1
3
20
60
180
90 > u ≥ 85
541
61
24
25
53
51
10
85 > u ≥ 70
1532
203
136
20
7
1
1
70 > u ≥ 40
1146
225
38
26
8
1
1
40 > u ≥ 1
97
424
31
28
5
1
3
1> u ≥ 0 (interruzioni)
2
20
7
27
27
6
10
(% della tensione di riferimento )
Tabella 9 Rete MT aerea: incidenza dei buchi di tensione, numero massimo per anno
35
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Tensione residua
Durata (secondi)
0.02 < ∆t≤
0.1< ∆t
0.5< ∆t
1< ∆t ≤
3< ∆t ≤
20< ∆t ≤
60< ∆t ≤
0.1
≤ 0.5
≤1
3
20
60
180
90 > u ≥ 85
47,1
11,7
2,3
1,2
1,5
1,1
0,2
85 > u ≥ 70
63,9
28,1
5,3
1,0
0,2
0
0
70 > u ≥ 40
36,5
31,9
3,6
1,1
0,2
0
0
40 > u ≥ 1
10,4
24,2
2,5
0,8
0,2
0
0
1> u ≥ 0 (interruzioni)
0
0,8
0,3
1,1
1,4
0,4
0,6
(% della tensione di riferimento )
Tabella 10 Rete MT aerea: incidenza dei buchi di tensione, numero medio per anno
Tensione residua
Durata (secondi)
(% della tensione di riferimento )
0.02 < ∆t
0.1< ∆t
0.5< ∆t
1< ∆t ≤
3< ∆t ≤
20< ∆t ≤
60< ∆t ≤
≤ 0.1
≤ 0.5
≤1
3
20
60
180
90 > u ≥ 85
150
37
9
6
3
2
1
85 > u ≥ 70
238
93
14
5
1
0
0
70 > u ≥ 40
141
128
15
5
1
0
0
40 > u ≥ 1
55
113
12
4
1
0
0
1> u ≥ 0 (interruzioni)
0
4
1
6
7
2
3
Tabella 11 Rete MT aerea: incidenza dei buchi di tensione, numero corrispondente al valore per anno con probabilità del 95 % di non essere
superato
Tensione residua
Durata (secondi)
(% della tensione
0.02 ≤ ∆t
0.1≤ ∆t
0.25≤ ∆
0.5≤ ∆t
0.75≤
1≤ ∆t
3 ≤ ∆t
20≤ ∆t
riferimento)
< 0.1
< 0.25
<0.5
< 0.75
∆t
<3
< 20
< 180
<1
90 > u ≥ 85
1,67
0,33
0,00
0,33
0,00
0,00
0,00
0,00
85 > u ≥ 70
3,67
3,33
0,67
0,33
0,00
0,00
0,00
0,00
70 > u ≥ 40
0,67
2,67
0,33
1,33
0,00
1,33
0,00
0,00
40 > u ≥ 10
0,00
0,33
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
10> u ≥ 0
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
(interruzioni)
Tabella 12 Rete MT con cavi sotterranei: incidenza dei buchi di tensione, numero massimo per anno
36
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Tensione residua
Durata (secondi)
(% della tensione
0.02 ≤
0.1≤ ∆t
0.25≤
0.5≤ ∆t
0.75≤
1≤ ∆t
3 ≤ ∆t
20≤ ∆t
riferimento)
∆t
< 0.25
∆t
< 0.75
∆t
<3
< 20
< 180
< 0.1
< 0.5
<1
90 > u ≥ 85
1,17
0,17
0,00
0,17
0,00
0,00
0,00
0,00
85 > u ≥ 70
3,67
2,50
0,50
0,33
0,00
0,00
0,00
0,00
70 > u ≥ 40
0,33
1,33
0,17
1,00
0,00
0,67
0,00
0,00
40 > u ≥ 10
0,00
0,17
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
10> u ≥ 0
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
(interruzioni)
Tabella 13 Rete MT con cavi sotterranei: incidenza dei buchi di tensione, numero medio per anno
2.5 RELAZIONI TRA DISTURBI E CARATTERISTICHE DI RETE
Le interazioni fra disturbi e rete elettrica sono influenzate dalle diverse caratteristiche della rete
stessa.
In ogni caso ogni azione comporta una serie di conseguenze da valutare con attenzione per
evitare il peggioramento globale della qualità quando si considerino tutti gli elementi che la
definiscono.
Per quanto riguarda la struttura, per ridurre il numero o le conseguenze dei buchi di tensione, la
più idonea è caratterizzata da:
- Ridotta lunghezza media delle linee MT;
- Ridotto numero di linee alimentate da ciascuna cabina primaria;
- Esercizio a sbarre separate;
- Opportuna scelta delle linee attestate sulla stessa semisbarra di cabina primaria;
- Riduzione del numero dei componenti isolanti;
- Elevata potenza di cortocircuito.
I primi due punti implicano la realizzazione di un elevato numero di cabine primarie.
Quanto previsto nel terzo punto è applicato quasi ovunque.
Il quinto punto comporta la necessità di avere il minor numero possibile di isolamento.
Il sesto permette di ridurre la profondità dei buchi di tensione a spese però di pesanti
sollecitazioni dei componenti ed in particolare degli interruttori.
37
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
2.6 INTERRUZIONI DI TENSIONE
Le interruzioni di tensione possono essere brevi (durata inferiore a 3 minuti) o lunghe (durata
superiore a 3 minuti).
In condizioni normali di esercizio il numero annuale di brevi interruzioni della tensione fornita
può variare da qualche decina a parecchie centinaia. La durata di circa il 70 % delle brevi
interruzioni è inferiore al secondo, mentre le interruzioni lunghe accidentali sono di solito
originate da cause esterne o da eventi che non possono essere previsti dal fornitore, ed è per
questo che non è possibile indicare i valori tipici per la frequenza annuale e per la durata delle
lunghe interruzioni. Ciòdetto però si verifica che in condizioni normali la frequenza annuale di
tali interruzioni può variare da meno di dieci a un massimo di 50 eventi, a seconda delle zone
considerate.
L’effetto delle variazioni di tensione si fa sentire principalmente nei seguenti soggetti industriali:
- motori asincroni alimentati direttamente alla frequenza di rete;
- calcolatori, PLC, processori;
- sistemi di controllo;
- azionamenti elettrici;
- illuminazione con lampade a scarica;
- apparecchiature elettroniche in generale;
- relè di protezione e controllo.
2.6.1 FENOMENI CHE DANNO ORIGINE A INTERRUZIONI DELLA TENSIONE
Brevi interruzioni della tensione sono provocate da interventi dei dispositivi di protezione
associati con una richiusura automatica in seguito a guasti sulle linee.
La principale causa delle interruzioni della fornitura di energia elettrica è la perdita
dell’isolamento dei dispositivi dei sistemi di potenza e dei cavi elettrici.
Nella maggior parte dei casi l’effetto del guasto consiste nel provocare una corrente di corto
circuito che deve essere eliminata sconnettendo dal sistema il componente difettoso.
Le cause di guasto possono essere classificate in due categorie: esterne o interne. Nel primo caso
le cause del guasto sono naturali o accidentali e sono indipendenti dall’impianto di generazione
38
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
della potenza; nel secondo caso l’origine del guasto è interno al sistema, per esempio l’avaria di
un componente.
Tra le cause esterne si possono menzionare:
− condizioni climatiche
− cause varie ed accidentali : contatti, collisioni.
Le cause interne di guasti sono principalmente dovute alla perdita dell’isolamento di linee, cavi,
trasformatori. Altre cause sono imputabili a malfunzionamenti delle protezioni o a errori umani.
Un altro tipo di classificazione, analogamente a quanto espresso per i buchi di tensione, può
essere quello che discrimina il fenomeno delle interruzioni in base alla durata, ossia un guasto si
dice transitorio quando la parte di rete che ne è affetta viene isolata per un breve periodo dopo
del quale è rienergizzata e recuperata alla normale operatività. Al contrario se si verifica un
guasto ed è necessario riparare o sostituire dei componenti prima di ridare tensione, il guasto si
dice permanente.
Guasti autoestinguenti possono aver luogo sulle linee AT e MT. Tali guasti scompaiono dopo
pochi istanti al massimo.
Un guasto può essere del tipo indicato in seguito:
− monofase : fase - terra (o – neutro),
− bifase : fase – fase, con o senza collegamento a terra,
− trifase : fra le tre fasi con o senza collegamento a terra.
Una distinzione è spesso fatta tra guasti monofasi e polifasi (comprendendo questi ultimi i guasti
bi- e trifase).
2.7 PROCEDURE PER LA STIMA DEL NUMERO DI BUCHI DI TENSIONE
Il sistema di trasporto dell’energia elettrica è composto da trasmissione e distribuzione; le
principali differenze tra i due sistemi sono la tensione di lavoro e l’interconnessione, infatti, la
trasmissione è un sistema interconnesso di linee ad alta tensione che terminano a sottostazioni; la
maggior parte delle sbarre delle sottostazioni è pertanto alimentato da più linee che si
congiungono da differenti nodi di potenza e quindi il grado di affidabilità è alto poiché la stessa
può essere mantenuta ad una sbarra anche in caso di perdita di una linea o di un generatore.
39
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
La distribuzione è invece un sistema radiale, predisposto per alimentare le diverse zone di
utilizzo, che scala la tensione dalla trasmissione mediante un trasformatore.
Un buco di tensione risulta spesso dal passaggio di una corrente di guasto attraverso l’impedenza
del sistema di potenza al punto di guasto. Pertanto si verificano buchi per guasti sia nel sistema
di trasmissione che di distribuzione. In dipendenza dal sistema in cui si verifica un guasto, questi
può influenzare un numero grande o relativamente piccolo di utenti.
Per quanto riguarda i fenomeni nelle linee di trasmissione, quanto più lontano è il punto di
guasto dal punto in esame, tanto meno severo sarà il valore dell’ampiezza del buco di tensione.
Un guasto nel sistema radiale di distribuzione si comporta in modo differente; a causa
dell’impedenza del trasformatore e della configurazione radiale la maggior parte dei guasti
influenza solo gli utenti a valle del trasformatore. Questo include tutti gli utenti sugli altri circuiti
alimentati dal trasformatore.
Gli utenti sul circuito guasto, su una linea munita di dispositivi di protezione, vedranno un buco
seguito da un’interruzione permanente o temporanea della tensione.
I dati relativi ai buchi di tensione, necessari per valutare la compatibilità, possono essere dedotti
da misure storiche o da procedure di previsione.
E’ è possibile utilizzare procedure differenti, che utilizzano programmi di calcolo:
I dati necessari per condurre tale studio sono:
− struttura della rete,
− caratteristiche fisiche dei componenti della rete
− tassi di guasto delle linee e delle stazioni.
2.8 STIMA DEL NUMERO ATTESO DI INTERRUZIONI DELLA TENSIONE
La valutazione del numero di interruzioni attese in un punto della rete viene effettuata
considerando che le interruzioni possono essere dovute o ad una mancanza di alimentazione
della sbarra cui il nodo in esame è collegato o ad una interruzione fra la sbarra ed il nodo.
Per quanto riguarda la mancata alimentazione della sbarra si valutano tutte le possibilità di
alimentare la stazione da parte delle stazioni ad essa collegate.
A partire quindi dalla conoscenza dei dati statistici relativi ai guasti dei componenti della rete si
calcola la probabilità che la stazione in esame non venga alimentata da nessuna delle stazioni
adiacenti per un tempo superiore al secondo.
40
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
2.9 EFFETTI DI BUCHI ED INTERRUZIONI DI TENSIONE SULLE APPARECCHIATURE
I buchi di tensione e le interruzioni brevi possono comportare interventi intempestivi dei relè di
minima tensione, dei contattori, irregolarità nel funzionamento dei motori, malfunzionamenti di
apparati elettronici digitali, spegnimento di lampade a scarica con ritardo di riaccensione.
Le conseguenze dei buchi di tensione e delle interruzioni brevi sono molto variabili, a seconda
della tipologia degli impianti elettrici e delle singole apparecchiature, nonché del processo
produttivo ed in particolare del grado di integrazione dell’automazione.
I vari tipi di impianti maggiormente interessati da questi fenomeni possono essere:
- impianti di illuminazione con lampade a scarica.
- motori asincroni dove si produce un momentaneo rallentamento.
- motori sincroni.
- contattori, che con la loro ricaduta spesso provocano un arresto intempestivo del motore.
- sistemi elettronici di controllo ed elaborazione, questi sono i carichi più sensibili alle
interruzioni brevi che, in assenza di opportune precauzioni, provocano arresti di
funzionamento con necessità di rielaborazione o ricostruzione delle informazioni perdute
2.10DESENSIBILIZZAZIONE DI APPARECCHI E PROCESSI
Per limitare i buchi di tensione e le interruzioni si possono utilizzare vari metodi tra i quali
distinguiamo:
per la rete di alimentazione
− aumento della potenza di corto circuito;
− riduzione della lunghezza delle linee aeree;
per la rete interna all’utente
− introduzione di adeguato coordinamento fra le protezioni d’impianto con la rete di
alimentazione al fine di minimizzare i tempi di eliminazione dei guasti;
− riduzione delle cadute di tensione dovute ad avviamenti di grossi carichi mediante
alimentazioni privilegiate;
− interporre fra rete e carico un gruppo di continuità o utilizzare dei sistemi di tipo
innovativo, come quelli ricercati in questa tesi, basati sull’elettronica di potenza che
41
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
migliorino la qualità dell’alimentazione e riducano la probabilità di malfunzionamento
delle reti.
In una installazione industriale sono presenti, contemporaneamente, macchine e sistemi di
comando, controllo e regolazione.
Per rendere insensibili i sistemi di comando ai disturbi condotti occorre alimentarli con adeguati
gruppi di continuità.
Nei casi in cui l’inerzia del processo sia insufficiente a mantenere i macchinari in funzione per
un tempo sufficiente alla rialimentazione, le possibili soluzioni di desensibilizzazione sono:
- l’alimentazione delle apparecchiature per mezzo di un sistema di continuità rotante con
accumulatore inerziale capace di sostenere il carico per interruzioni fino a 1 s.
I dispositivi di emergenza per alimentare i sistemi di comando durante i buchi o le interruzioni si
basano sull’accumulo di energia; possono essere di vario tipo:
- gruppo rotante con volano.
- Alimentatori di potenza senza interruzioni
UPS (Uninterruptible Power Supply). Si
presentano con varie tipologie costruttive fra le quali possiamo distinguere le seguenti:
- i sistemi off-line ;
si presentano come sistemi a doppia conversione che funzionano con by-pass normalmente
chiuso. L’apertura dell’interruttore avviene in caso di assenza di tensione della rete: in
questo caso il carico deve essere in grado di sopportare una breve interruzione.
- i sistemi a singola conversione;
la configurazione a singola conversione è rappresentata da un sistema DC-AC singolo che
alimenta la batteria in presenza della piena tensione di rete, mentre assorbe energia dalla
batteria per alimentare il carico durante un buco di tensione.
- i sistemi a doppia conversione .
I sistemi a doppia conversione presentano una cascata di conversione CA/CC e CC/CA con
un sistema di accumulo elettrochimico che in presenza di un buco di tensione alimenta
l’inverter (conversione CC/CA) e sostiene la rete per il tempo necessario al ripristino delle
42
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
condizioni nominali della rete, mentre durante il funzionamento normale rimane in tampone
alla rete ricaricandosi. Questa configurazione si presta a funzionare con molteplici modalità.
La soluzione ad UPS(fig. 4) tradizionale presenta però alcuni inconvenienti:
− si ha assorbimento di corrente distorta dalla rete;
− perdite elevate associate agli stadi di conversione;
− problemi di selettività per guasti o sovraccarichi a valle dell’UPS in quanto varia la
caratteristica del generatore equivalente a seconda che si alimenti il carico tramite UPS o
rete.
Per far fronte a questi problemi e garantire una maggiore funzionalità ed efficienza ai sistemi di
sostentamento della rete sono stati progettati e sviluppati sistemi innovativi.
Fig. 4 : Schema di principio di un UPS collegato a un carico sensibile, il sistema è composto anche da un ATS in grado si commutare
l’alimentazione del carico da rete a gruppo elettrogeno, durante l’avvio del generatore l’UPS ha il compito di sostenere il carico senza variazioni
di tensione eccessiva (>95%).
2.11 MESSA A TERRA DEL NEUTRO MEDIANTE BOBINE DI PETERSEN
La messa a terra del neutro della rete MT mediante bobine di Petersen(fig. 5) permette di
contrastare la corrente capacitiva circolante nel punto di guasto introducendo una componente
induttiva capace di limitare i disagi dovuti alle brevi interruzioni.
La riduzione della corrente di guasto comporta:
43
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
− l’aumento della probabilità che il guasto si autoestingua prima dell’apertura dell’interruttore
di linea MT, con conseguente riduzione del numero di interruzioni per i clienti,
− diminuzione della probabilità di riadescamento dei guasti.
Fig.5 : Inserzione di una bobina di Petersen al centro stella del generatore.
44
CAPITOLO 3
DISPOSITIVI DVR PER LA COMPENSAZIONE STATICA DEI DISTURBI
DI RETE
3.1 CONSIDERAZIONI PRELIMINARI[15],[17]
Il presente capitolo si propone di spiegare e sviluppare modelli mono e trifase di dispositivi per la
compensazione di potenza. Questi dispositivi saranno principalmente rivolti alla risoluzione dei
problemi presentati dai
buchi di tensione parziali in reti di media tensione, in particolare si
analizzeranno i sistemi DVR[4],[5] (Dynamic Voltage Restorer)(5).
Come già accennato nei capitoli 1 e 2, tra problemi di power quality qelli relativi agli abbassamenti
di tensione devono considerarsi fra i i disturbi più gravi. Per superare questi problema negli anni si
è introdotto il concetto di dispositivi di alimentazione statici per la compensazione della tensione di
rete. Uno di questi dispositivi è il Restauratore di tensione dinamica (DVR), che è il più efficiente
ed efficace dispositivo moderna concezione utilizzato nelle reti di distribuzione elettrica.
Il DVR inietta tensione nel sistema al fine di regolare la tensione al lato del carico. È normalmente
installato in un sistema di distribuzione tra i morsetti del carico critico da proteggere e il punto di
accoppiamento comune (PCC).
I DVR di recente concezione possono in oltre effettuare anche diverse funzioni di compensazione
dei disturbi armonici,e di limitazione dei transitori delle correnti di guasto.
L’inserzione in rete di un DVR(fig. 6) è di tipo serie tramite trasformatore che, in caso di buchi di
tensione sulla rete a monte, introduce, indipendentemente sulle tre fasi, una tensione che si
aggiunge a quella a monte preesistente, riportandone il valore a valle entro un intervallo prefissato
in pochi millisecondi. La regolazione è di tipo continuo e le possibili strutture di controllo per il
dispositivo sono riportate nei paragrafi successivi.
45
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Carico
Rete
"privilegiato"
Inverter
Accumulo
FIG. 6 . Schema di principio di un sistema DVR
L’accumulo, in genere, è di entità medio-bassa ed è basato su batterie di condensatori o chimiche
con tempi di compensazione variabili tra le poche centinaia di millisecondi ed il secondo.
Normalmente i dimensionamenti sono relativi alla compensazione di buchi di tensione con
profondità massima dell’ordine del 50% della nominale[18].
L’energia quindi richiesta nella fase di compensazione viene prelevata dal condensatore lato
continua, il cui dimensionamento è dipendente dalla durata e profondità del buco di tensione
massimo che si vuole compensare.
Per quanto riguarda l’analisi dell’alimentazione dell’accumulo energetico infine, va ricordato che
sebbene sia possibile realizzare una struttura di regolazione che permetta all'inverter di alimentare
direttamente anche la sezione di accumulo lato continua durante il funzionamento normale della
rete, è preferibile utilizzare, in generale, un circuito di alimentazione esterno, che nel nostro caso
sarà costituito dalla totalità delle batterie in quel momento collegate al dispositivo. La motivazione
principale di questo accorgimento è quella della riduzione delle perdite, in quanto in una soluzione
con circuito ausiliario esterno è possibile mantenere tutti gli interruttori in una posizione di aperto,
evitando perciò tutte le perdite di commutazione che avvengono durante i cicli di conversione.
46
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Fig. 7 : Inserzione di un DVR a monte di un carico privilegiato rispetto a un guasto su di una linea alimentante un'altra utenza.
3.2 Elementi costitutivi di un DVR[18],[19]
- Trasformatore BOOSTER
L'iniezione Booster è un trasformatore appositamente progettato appositamente con il
tentativo di limitare i disturbi legati al rumore e alle perdite a vuoto.
I suoi compiti principali sono:
- collegare il DVR alla rete di distribuzione tramite gli avvolgimenti di media tensione,
iniettando le tensioni imposte dai convertitori
- fornire una separazione galvanica fra la struttura di controllo e la rete.
- Filtro
Consente di limitare il contenuto armonico della tensione imposta dal convertitore.
-VSC ( Convertitore e Accumulo)
Il VSC è un sistema elettronico di potenza è costituito da un dispositivo di accumulo e da
uno di commutazione, può generare una tensione sinusoidale a qualsiasi frequenza
desiderata, grandezza e angolo di fase.
Nell'applicazione del DVR, il VSC è usato per sostituire temporaneamente la tensione di
alimentazione o per sopperirne a una sua parziale mancanza.
Vi sono quattro principali tipi di dispositivi di commutazione:
- Metal Oxide Semiconductor Field Effect Transistor (MOSFET),
- Gate Turn-Off tiristori (GTO),
- Insulated Gate Bipolar Transistor (IGBT)
47
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
- Integrated Gate Commutated Thyristors (IGCT)
- Circuito di carica dell’accumulatore statico.
-Circuiti di controllo e protezione.
Fig. 8 : Esempio di quadro contenete un trasformatore serie di tipo BOOSTER.
3.3 EQUAZIONI FONDAMENTALI DI UN SISTEMA DVR[20]
Considerando il circuito equivalente esposto in figura, le equazioni fondamentali sono descritte in
modo semplificato dalla formula:
,-.
=
/
+ 123
/
−
23
Dove:
VL = Tensione richiesta ai capi del carico;
ZTH = Impedenza equivalente de’anello;
IL = Corrente del carico;
VTH = Tensione del carico nel momento in cui si verifica l’evento dannoso.
La corrente di carico è data da :
/
<0=
=
5
/
+ 67/ 8
+ 123;"<)=$ −
Considerando anche le fasi si può scrivere in oltre che:
,-.
/;
23;>
48
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
?/
? = tan) C D
Con:
/
3.4 MODELLI OPERATIVI DEI SISTEMI DVR
La funzione di base del DVR è quella di iniettare un VDVR generata da un convertitore a
commutazione forzata in serie alla tensione del bus per mezzo di un trasformatore booster.
Le ampiezze istantanee delle tre tensioni di iniezione vengono generalmente controllate in modo da
eliminare eventuali effetti dannosi trasmissibili alla tensione di carico. Ciò significa che, come già
accennato, ogni disturbo di tensione generato dalla rete elettrica viene compensato da un
equivalente di tensione generato dal convertitore e iniettato a livello di media tensione attraverso il
trasformatore booster.
I DVR dispongono di tre modalità di funzionamento che sono:
- modalità di protezione;
- modalità di attesa;
- iniezione / modalità boost.
3.4.1- MODALITÀ DI PROTEZIONE(9)[18]
Se la sovracorrente sul lato del carico supera il limite consentito a causa di corto circuito sul
carico o un'elevata corrente di spunto, il DVR viene isolato dai sistemi utilizzando gli
interruttori di bypass (S2 e S3 si apre) e la chiusura di un percorso alternativo per la corrente
(S1 sarà chiuso).
FIG. 9 : Topologia del circuito di protezione del DVR in caso di guasto o sovraccarico sulla rete sensibile.
49
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
3.4.2- MODALITÀ DI STANDBY (VVDR=0)(10)
La modalità standby del trasformatore booster pone l’avvolgimento a bassa tensione è in
cortocircuito attraverso il convertitore. Nessuna commutazione dei semiconduttori si verifica in
questa modalità di funzionamento e la corrente a pieno carico passa attraverso il primario.
Fig. 10 : Modalita di standby del DVR, nel caso in cui non sia richiesto nessun tipo di intervento di Power Qality.
3.4.3- MODALITÀ DI INIEZIONE
Consisite nell'iniezione di una tensione di compensazione attraverso il trasformatore booster
a causa del rilevamento di un disturbo della tensione di alimentazione
3.5 STRUTTURE DI CONTROLLO PER I DVR(11), [4],[5]
Le principali tecniche di compensazione per dispositivi DVR sono riconducibili alle seguenti
quattro soluzioni:
-
Compensazione della tensione preesistente (o“compensazione esatta”). Scopo del DVR è
quello di ripristinare la tensione di rete con modulo e fase uguale a quella precedente il buco
di tensione.
-
Compensazione in fase. Il DVR genera una tensione sempre in fase con la tensione di rete
misurata, anche durante il buco di tensione.
-
Compensazione con minima energia. Si realizza una compensazione che richiede
l’erogazione della minima energia da parte dell’elemento di accumulo. Le modalità di
50
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
realizzazione di questa compensazione sono molteplici e si basano principalmente sul fatto
che iniettando una tensione in quadratura rispetto alla corrente di carico non si richiede
alcuna erogazione di potenza da parte del DVR. In pratica ciò permette un rifasamento del
carico visto complessivamente dalla rete a monte del DVR.
Analizzando le prime e principali tre tecniche di compensazione, si può inoltre sottolineare che:
-
la compensazione esatta richiede una tensione maggiore dell’ampiezza del buco a causa
della rotazione di fase della tensione durante il buco stesso;
-
la tecnica di compensazione in fase permette una minimizzazione della tensione generata dal
DVR;
-
la compensazione con minima energia comporta l’iniezione di una tensione in quadratura
rispetto alla corrente del carico al fine di minimizzare le richieste del sistema di
compensazione.
Considerando ciò che è stato affermato fino ad ora si può sostenere che per quanto riguarda i
sistemi DVR la compensazione esatta è da preferirsi alle altre sebbene questa non sia sempre
energeticamente conveniente.
Una soluzione, di semplice realizzazione, può essere individuata nell’implementazione di un
controllo tale che, durante il funzionamento del dispositivo DVR, la fase della tensione di
riferimento sul carico sia sempre determinata da un PLL (Phase Looked Loop), il cui aggancio
viene bloccato sul valore di fase verificatosi durante il buco di tensione stesso. In questo modo,
durante la compensazione del disturbo, la tensione generata dal DVR risulta esattamente uguale a
quella preesistente.
51
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Tensione nominale
VDVR,3
Vpre-sag
VDVR,1
Vsag
Iload
VDVR,2
Fig. 11 : Diagramma fasoriale dei tre tipi di compensazione a seconda del tipo di inserzione che si vuole attuare con il sistema DVR.
3.6 SCHEMI DI REGOLAZIONE PER IL DVR[22]
La funzione principale del DVR è, come già accennato, quella di regolare la tensione durante il
buco di tensione considerando che, durante il funzionamento regolare della rete, il DVR funzioni in
stand-by.
In generale, la regolazione del DVR richiede, a parte un algoritmo per l’identificazione del buco di
tensione, due elementi principali che sono il regolatore di tensione e il Phase Looked Loop (PLL)
per la generazione del riferimento per la tensione da applicare. Per quanto riguarda il controllo di
tensione, vi sono teoricamente due approcci possibili:
-
controllo a catena chiusa della tensione del carico. La tensione del carico viene misurata e
confrontata con un riferimento; un opportuno regolatore genera quindi la tensione di
riferimento per il modulatore dell’inverter.
-
controllo a catena aperta. Rappresenta lo schema di regolazione più semplice. Partendo
dalla generazione di un riferimento di tensione mediante un PLL e dalla misura della
tensione di rete esistente si calcola, per differenza, la tensione che il DVR deve iniettare in
serie. Questa metodologia non pone particolari vincoli di stabilità anche se la precisione
della regolazione può essere inferiore.
52
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
3.6.1
CONTROLLO NELLE COORDINATE d-q(12)
Il controllo a catena aperta [5]può essere convenientemente realizzato nelle coordinate d-q rotanti
secondo la sequenza positiva della tensione di rete. Supponendo di realizzare una struttura di
compensatore per reti MT a neutro isolato (o a terra mediante impedenza), la struttura di controllo
può essere realizzata come riportato nella figura seguente:
Trasformatore
serie
Rete
Carico
VSI
abc
dq
SVM
_
Vdref
+
Vqref=0
_
+
Vα
dq
Vβ
αβ
PLL
Fig. 12 : Schema di controllo ad anello aperto nelle coordinate d-q
3.6.2
SINCRONIZZAZIONE CON IL PLL
Prima di introdurre lo schema del PLL, si riportano alcuni principi generali in modo da rendere più
comprensibile la metodologia utilizzata.
3.6.2.1 STRUTTURA GENERALE DEL PLL[16]
Un PLL ("Phase Locked Loop" o "Ciclo ad Aggancio di Fase")[5],[6] è un sistema a
controreazione, avente in ingresso un segnale periodico di frequenza fi, che regola un "Oscillatore
Controllato in Tensione" (VCO) in modo che questo abbia una frequenza fo uguale a quella del
53
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
segnale di ingresso. Lo sfsamento ϕ tra fi ed fo costituisce il segnale di errore. La struttura tipica di
un PLL è mostrata in figura(13).
fi
fo
Rivel.
di
Fase
φ
vo
Filtro
vo
PB
vo
fo
VCO
Fig. 13 :Struttura generale di un PLL.
L'evoluzione nel tempo dei due segnali(12) periodici con frequenze fi ed fo può essere rappresentata,
da due vettori rotanti Vi e Vo. Per definizione, le pulsazioni ωi = 2π·fi e ωo = 2π·fo sono le velocità
angolari istantanee dei due vettori.
ω i= 2π fi
Vi
φ
Vo
ω o= 2 π fo
αi
αo
Fig. 14 : Evoluzione nel tempo dei segnali di tensione con periodi diversi. Il DVR deve fare in modo che le frequenze di iniezione coincidano con
quelle dell’alimantazione.
Dalle precedenti figure si evidenzia quindi come il rivelatore di fase del PLL svolga la funzione di
integratore delle due frequenze istantanee fi ed fo, generando la differenza delle due fasi αi ed αo.
Uno schema del rilevatore di fase è riportato nella figura(14)
54
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Rivel.
di Fase
fi
+
fo
φ
2π
s
fi - fo
-
vo
Filtro
vo
PB
vo
fo
VCO
Fig. 15 : Schema di un rivelatore di fase.
3.6.2.2 SCHEMA ADOTTATO PER IL PLL
Lo schema descritto precedentemente può essere facilmente esteso a sistemi trifase tenendo conto
che il rilevatore di fase è direttamente dato dalla componente in quadratura della tensione di rete.
Con riferimento alla figura riportata nel seguito, ove VS rappresenta la tensione di rete e VSPLL la
tensione di riferimento del PLL, si nota che l’errore di fase è dato dalla formula:
&<
E − ? = tan) C D − ? ≈ sin"E − ?$ = &
&F
<
cos ? − & F sin ?
errore che rappresenta proprio la coordinata q in un sistema di riferimento ad assi rotanti così
definito:
v sα 
v  =
 sβ 
2 1
⋅
3 0
− 1/ 2
3/2
v sd   cosθ
v  = 
 sq  − sinθ
β
v sa 
− 1/ 2   
⋅ v sb
− 3 / 2  
v sc 
sinθ  v sα 
⋅ 
cosθ  vsβ 
VS
VSPLL
θ
φ
α
55
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
In queste condizioni il PLL può essere direttamente realizzato con lo schema di figura (fig. 16), ove
una componente integrale nel regolatore permette un perfetto aggancio alle tensioni di rete.
ωnom
abc
VSabc
αβ
αβ
Normalizzazione
dq
VSq
1/Vnom
Regolatore
R(s)
ω+ +
Integratore
con reset (0-2π)
1/s
θ
θ
Fig. 16 : Schema di realizzazione di un PLL.
3.7-
FILTRI DI USCITA DELL’INVERTER DEL DVR[15]
Il dimensionamento del filtro di uscita dell'inverter (sia induttivo che capacitivo) dipende
fortemente sia dalla tipologia che dalla frequenza di commutazione raggiungibile dai componenti di
potenza.
Analizzando alcuni aspetti principali che i filtri devono possedere per un corretto svolgimento del
loro compito si possono evidenziare le seguenti caratteristiche:
-
un filtro di uscita di tipo capacitivo deve essere fortemente smorzato in quanto l'inverter è in
stand-by durante l’assenza del buco di tensione ed il carico "vede" in serie alla linea
un'impedenza costituita dal parallelo dell'induttanza di dispersione del trasformatore e dal
condensatore di filtro;
-
il filtro può, in generale, essere inserito sia lato inverter che lato rete. Per quanto riguarda un
confronto tra le due soluzioni, si possono mettere in evidenza i seguenti fattori:
1
un filtro inserito lato inverter va dimensionato per la bassa tensione, mentre nel caso di
inserimento lato linea il dimensionamento deve essere realizzato per la tensione di rete
(MT) e quindi con maggior problemi di isolamento;
2
posizionando il filtro lato inverter si realizza un miglior filtraggio delle frequenze di
commutazione generate dall’inverter in quanto l’impedenza del trasformatore crea una
sorta di disaccoppiamento verso il carico.
3
l’inserzione del filtro lato rete, offre due notevoli vantaggi. Il primo è associato al fatto
che durante il funzionamento in “stand-by” la totale impedenza del sistema di
compensazione è determinata solo dall’impedenza di corto circuito del trasformatore. Il
56
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
secondo è associato al fatto che durante il funzionamento del DVR la caduta di tensione
sul filtro di uscita risulta inferiore.
-
nel caso di un dimensionamento del filtro realizzato per l’inserzione lato rete, tenendo conto
che il DVR funziona solo durante i buchi di tensione, è possibile ammettere una maggiore
distorsione di tensione alle frequenze di commutazione.
3.8-
MODALITA’ DI IDENTIFICAZIONE DEL BUCO DI TENSIONE
Il sistema DVR richiede una elevata velocità di risposta nell’identificazione del buco di tensione al
fine di poter intervenire tempestivamente e ripristinare la tensione nominale sul carico, tale
problematica ammette alcune soluzioni descritte qui a seguito:
-
valutazione del modulo della tensione nelle coordinate d-q. Il modulo del vettore è
direttamente proporzionale al valore efficace della tensione e può rappresentare un indice
della presenza o meno del buco di tensione.
-
raddrizzamento della tensione di rete e filtraggio della tensione raddrizzata (per
l’eliminazione delle componenti armoniche).
-
utilizzo di una media mobile pari a 10ms sulla tensione raddrizzata con una valutazione del
valore efficace fase per fase.
Volendo poi comporre un algoritmo per verificare il metodo migliore (fase per fase) tale da
permettere l’identificazione del buco di tensione in un eventuale simulazione, è risultato deve essere
costituito da:
-
misura delle singole tensioni concatenate e loro filtraggio;
-
identificazione (fase per fase) dell’attraversamento per lo zero della tensione di rete;
-
misura del valore efficace (fase per fase);
-
utilizzo di tale valore per l’identificazione del buco di tensione.
57
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
3.9 SCHEMA DI PRINCIPIO DI UN SISTEMA DVR[5],[4]
Tenendo conto di quanto detto in precedenza sull’argomento DVR, si riporta in seguito uno schema
di principio(fig. 18), e uno a blocchi(fig. 17), relativi a un generico sistema di compensazione,
alimentato da una fonte di energia in c.c., chiamato a compensare i buchi di tensione provenienti
dalla rete.
Fig. 17 : Schema a blocchi di un sistema DVR
Fig. 18 : Schema di principio di un DVR, in cui si può notare, la presenza del filtro in derivazione al ponte controllato, e la presenza dell’interruttore
controllato per le diverse configurazioni di funzionamento
58
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
CAPITOLO 4
STUDIO DEI SISTEMI DI ACCUMULO ATTUALMENTE INSTALLATI
NELLE PRINCIPALI APPLICAZIONI AUTOMOTIVE.
4.1 INTRODUZIONE[8]
Il seguente capitolo si propone di esporre lo stato dell’arte riguardante i vari sistemi di accumulo
installati all’interno dei più comuni veicoli plug-in[7]. L’analisi di tali sistemi ci aiuterà a
calcolare la quantità di energia accumulata, potenzialmente disponibile per un eventuale utilizzo
in sede di compensazione elettrica dei disturbi.
Tenendo conto di quanto già esposto nei capitoli precedenti appare ovvio infatti, che la base per
un efficiente compensazione dei disturbi elettrici è costituita da un buon accumulo di energia
statica, resa disponibile istante per istante dalla presenza di dispositivi elettrochimici installati a
monte dei vari sistemi di compensazione.
A seguito perciò esporremo le diverse tecnologie già esistenti, evidenziando per ognuna le
potenzialità e i relativi difetti.
La discussione prenderà quindi in esame:
a) Accumulatori di tipo elettrochimico[8]
-
Accumulatori al litio
-
Accumulatori al piombo
-
Accumulatori al nichel (MH e Cd)
-
Accumulatori al sodio
-
Accumulatori al vandio
-
Accumulatori all’alluminio
b) Accumulatori di tipo elettrostatico
-
Supercondensatori
59
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Oltre a ciò verrà esposta anche una parte inerente al controllo circuitale installato all’interno di
ogni vettura necessario al buon funzionamento e alla migliore resa dei sistemi di accumulo.
4.2 DESCRIZIONE DEI SISTEMI DI ACCUMULO.
Il sistema di accumulo dell’energia incide fortemente sull’energia immagazzinabile (espressa
normalmente in kWh), è il principale parametro che determina l’autonomia, mentre la potenza di
picco erogabile (espressa normalmente in kW) stabilisce un limite alle prestazioni ottenibili(fig.
19).
Fig. 19 : diagramma della disponibilità di energia/potenza ricavabile da differenti fonti di alimentazione statiche.
Generalmente un sistema di accumulo dell’energia è composto da due tipi differenti di
accumulatori:
- Accumulatori di tipo elettrochimico (batterie).
Permettono di immagazzinare, con un peso ed un volume ragionevoli, elevate quantità di
energia. La qualità del pacco di batterie si misura con due parametri: la capacità specifica
in peso (Wh/kg), che esprime la quantità di energia immagazzinata per unità di peso e la
capacità specifica in volume (Wh/m3), che esprime lo stesso concetto ma rapportato
all’unità di volume.
- Accumulatori di tipo elettrostatico (supercondensatori).
60
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Assicurano elevatissime potenze di picco, ma con capacità specifiche in peso o volume,
relativamente basse. In sostanza garantiscono la possibilità di fare fronte ad elevate
richieste di potenza per tempi brevi.
Un buon sistema di accumulo dell’energia per veicoli deve poter garantire, con peso e volume
contenuti, una grande capacità di immagazzinamento dell’energia, e un’elevata potenza di picco,
deve essere quindi una giusta commistione di accumulatori elettrici e statici.
Accumulatori di tipo elettrochimico[2].
Esistono diversi tipi di accumulatori elettrochimici, ed i parametri che le caratterizzano in
termini di prestazioni, sono i seguenti:
-
Capacità (C): È il prodotto dell’intensità di corrente erogata per il tempo necessario a
scaricare completamente l’accumulatore a quella data corrente. Viene misurata in
ampère-ora (Ah) ed è una misura della quantità di carica elettrica (1 Ah = 3600
coulomb ). Tale capacità varia fortemente in relazione all’entità della corrente di
scarica. Per questo motivo spesso è indicata con un pedice che indica il tempo totale
di scarica (in ore) a corrente differente da quella nominale.
-
Tasso di scarica (C/x): è la corrente che scarica completamente una batteria carica in
x ore (a meno della variazione di capacità con la corrente di scarica). Per esempio una
batteria di capacità pari a 90Ah ad un tasso di scarica C/2 (spesso indicato con 0,5C)
eroga, nel caso ideale, una corrente di 45A.
-
Stato di carica (SoC, state of charge): è la percentuale di energia residua
immagazzinata nelle batterie.
-
Profondità di scarica (DoD, depth of discharge): è il valore complementare allo stato
di carica SoC.
-
Tasso di autoscarica: è la percentuale di cui diminuisce, nel periodo indicato
(normalmente mese o anno) la quantità di energia accumulata nella batteria lasciata a
riposo (es. 2,5% al mese).
61
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
-
Numero di cicli di carica/scarica: è il numero di cicli di carica e scarica completi che
la batteria può sopportare prima che la sua capacità decada ad un valore sensibilmente
minore di quello nominale (normalmente il 50%).
-
Effetto memoria (lazy battery): Alcuni tipi di batterie ricaricabili, se ripetutamente
caricate prima che la loro carica sia completamente esaurita, “ricordano” la capacità
energetica precedente alla ricarica, ovvero, se di una batteria completamente carica si
utilizza al 60% e successivamente si sottopone a ricarica, il 40% dell’energia
somministrata non viene riconosciuta e risulta quindi inutilizzabile. Le batterie
maggiormente soggette a questo fenomeno sono quelle al nichel-cadmio e, in misura
minore quelle al nichel-metallo idruro (NiMH). Nelle prime il fenomeno è dovuto alla
crescita delle dimensioni dei cristalli di cadmio, diminuendo così la superficie
interessata dalle reazioni elettrochimiche. L’effetto della crescita delle dimensione dei
cristalli è più pronunciato se la batteria viene lasciata sotto carica per giorni, o viene
ripetutamente scaricata in maniera incompleta. Nelle batterie al litio tale effetto non si
verifica in quanto non si ha alcuna modificazione delle dimensioni dei grani o della
struttura cristallina dei materiali elettrodici.
La batteria ideale per applicazioni su veicoli ibridi deve avere una elevata densità di energia, una
lunga vita elettrica, un ampio range di temperatura di utilizzo, una tasso di autoscarica minimo,
una bassa resistenza interna, essere priva dell’effetto memoria, poter essere caricata
velocemente, avere un basso costo, essere sicura e facilmente smaltibile o riciclabile una volta
terminata la sua vita utile.
Da come si può vedera dalla tabella(14), nessuna batteria presente sul mercato soddisfa in pieno
tutte queste caratteristiche ma alcune in particolare hanno caratteristiche tali da poter essere usate
in questo ambito.
62
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Tipo
Densità di
Tensione di cella
Durata (cicli di
Tempo di
Auto scarica
energia[Wh/kg]
[V]
carica)
scarica [h]
mensile [%]
Piombo
30-50
2
500-800
8-16
5-20
Ni-Cd
40-60
1.2
1500
1
15
Ni-MH
30-80
1.2
1000
2-4
30
Li-ion
100-160
3.7
500-1000
2-4
5
Li-po
120-200
3.7
300-500
2-4
5
Tab. 14 : caratteristiche salienti delle batterie più diffuse sul mercato.
Nel seguito analizzeremo i diversi tipi di accumulatori più diffusi sul mercato.
4.2.1 ACCUMULATORI AL PIOMBO ACIDO[10]
Le batterie piombo-acido(fig. 20) sono prodotte a livello commerciale da oltre un secolo.
Il loro successo è essenzialmente dovuto al basso costo e alla larga disponibilità del piombo,
oltre ad una tecnologia relativamente semplice e ormai affermata di manifattura. Si aggiungono
infine i vantaggi di relativa sicurezza e di infrastrutture di servizio e di riciclaggio diffuse e ben
consolidate.
La ricarica di questi accumulatori è accompagnata dallo sviluppo agli elettrodi di idrogeno ed
ossigeno che sfuggono all’esterno sotto forma di gas. La conseguente perdita di acqua deve
essere reintegrata mediante rabbocchi periodici.
Questi accumulatori particolarmente robusti trovano ancora largo impiego per le applicazioni
stazionarie e per l’impiego nei veicoli di trasporto e trazione standard, ove vengono impiegati
nell’alimentazione dei sistemi elettrici di bordo, questa ancora larga diffusione (circa i 2/3 degli
accumulatori oggi presenti in circolazione) è giustificata anche dalla loro lunga durata di vita
valutabile intorno ai 20 anni qualora sia assicurata una regolare manutenzione (batteria
stazionaria gestita in tampone e cioè a tensione costante di valore basso ma sufficiente a
reintegrare l’autoscarica).
In genere questi accumulatori, che utilizzano un largo eccesso di elettrolita (densità da 1,21 a
1,25 g/cm3), presentano valori di energia specifica fra 15 e 25 Wh/kg (30-50 Wh/l) e picchi di
potenza specifica di 20-40 W/kg (40-80 W/l).
63
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Fig. 20 : Raffigurazione schematica della struttura interna di una batterie al piombo-acido.
4.2.1.2 STRUTTURA, FUNZIONAMENTO E CARATTERISTICHE.
Gli accumulatori al piombo-acido utilizzano un anodo fatto di polvere di piombo spugnosa e un
catodo di diossido di piombo (PbO2 ) mentre l’elettrolita nel quale sono immersi gli elettrodi è
una soluzione acquosa al 20% di acido solforico (H2SO4 ) Figura(20),(21).
Fig. 21 : Raffigurazione storica del principio si funzionamento delle batterie al piombo.
64
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Fig. 22 Principio di funzionamento della carica e scarica di una batteria al piombo acido.
Negli accumulatori al piombo più moderni si utilizza una lega di piombo che inibisce l’elettrolisi
dell’acqua, allungando la durata utile di vita della batteria e inibendo il pericolo di esplosioni
causato dall’idrogeno gassoso disperso durante la reazione.
La soluzione elettrolitica trasporta cariche elettriche attraverso lo spostamento di ioni che sono
presenti nella soluzione stessa, nel caso specifico sono presenti ioni H+ e ioni
SO42- .
Immergendo gli elettrodi nella soluzione di elettrolita si ha una reazione che determina
all’equilibrio una d.d.p. tra gli elettrodi.
Al polo positivo (piastra ricoperta di diossido di piombo, PbO2 ) si ha la seguente semireazione
di riduzione[7]:
PbO2 + 4H ++ SO42-+ 2e- ⇔ PbSO4 + 2H2O
mentre al polo negativo (piastra di piombo, Pb) si verifica la reazione di ossidazione:
Pb + SO4 2-⇔ PbSO4 + 2e-
65
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
La reazione totale della cella all’equilibrio risulta perciò:
PbO2 + Pb + 2H2SO4(s) ⇔ 2PbSO4 + 2H2O (22)
La differenza di potenziale che si instaura tra i due elettrodi è la somma dei potenziali delle
singole semireazioni e il cui valore dipende essenzialmente dai potenziali di riduzione delle due
reazioni e dalla concentrazione dell’elettrolita nella soluzione, risulta invece indipendente dalla
forma e dalle dimensioni degli elettrodi stessi (piastre) sempre se si garantisce una quantità di
elementi sufficienti alle reazioni. La massima corrente erogabile invece dipende dalle
dimensione dell’elettrodo.
Le reazioni descritte sono reversibili e possono avvenire spontaneamente in caso di scarica (da
sinistra verso destra) o assorbendo energia dall’esterno in fase di carica (da destra verso sinistra).
In un accumulatore al piombo acido quindi il processo di scarica avviene attraverso una reazione
reversibile in cui il piombo, di cui sono costituiti gli elettrodi, reagisce con l’acido solforico
(H2SO4 ) presente nella soluzione elettrolita formando acqua (H2O) e solfato di piombo (PbSO4
).
Durante il processo di scarica la formazione di acqua e di solfato di piombo causano la
diminuzione della concentrazione D [g/cm3] di acido solforico nella soluzione elettrolitica e
quindi della sua densità, che determina, l’abbassamento della differenza di potenziale (d.d.p.) tra
gli elettrodi in accordo con l’equazione di Nernst, qui di seguito riportata in una versione
semplificata per le batterie al piombo(23):
d.d.p.cella = 0, 84 + D
66
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Fig 23 : Schematizzazione della reazione che si verifica all’interno dell’elettrolita durante il processo di scarica della batteria.
Fig.24 : Percentuale di scarica in funzione della tensione e del tempo durante il quale questa viene richiesta dal carico.
Durante la fase di ricarica di una batteria al piombo avviene un processo inverso a quello appena
descritto. Collegando ai due elettrodi un generatore di corrente si ha il passaggio di elettroni
dall’elettrodo positivo al generatore e da questo all’elettrodo negativo.
67
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Il processo di ricarica si può considerare ultimato quando tutte le molecole del solfato di piombo
(PbSO4 ) formatesi durante la scarica sono state nuovamente scomposte ripristinando l’iniziale
concentrazione di acido solforico (H2SO4 ) nell’elettrolita.
Se, raggiunta la condizione di carica completa, si continua a fornire energia alla batteria non si
ha ulteriore incremento della carica accumulata, ma l’energia fornita produce solamente ulteriore
elettrolisi delle molecole d’acqua presenti nella soluzione, secondo la reazione:
2H2O ⇒ 2H2 + O2
determinando la formazione di idrogeno e ossigeno allo stato gassoso, condizione questa
estremamente pericolosa in quanto la miscela dei due gas ad elevate concentrazioni può risultare
esplosiva.
Poiché non vi è un confine preciso tra i due processi chimici bisogna considerare che durante la
fase di carica di una batteria al piombo (specialmente nella fase finale) si forma sempre del gas.
È quindi importante che il processo di carica non si protragga oltre il necessario in quanto oltre
alla formazione di gas pericolosi vi è anche l’effetto, non secondario, della perdita di acqua dalla
soluzione con la conseguente variazione della densità dell’elettrolita rispetto ai valori ottimali nel
caso di batterie con elettrolita liquido o di formazione di bolle di gas che rimangono imprigionate
in modo irreversibile nell’elettrolita nel caso di batterie al gel.
4.2.2. BATTERIE AL NICHEL-CADMIO[12]
E’ basata sul prototipo di batteria alcalina di Thomas Edison, con l’unica differenza che il catodo
è realizzato in cadmio (Cd), anziché in ferro (Fe).
La reazione completa della cella risulta:
2NiO(OH) + Cd + 2H2O ⇔ 2Ni(OH)2 + Cd(OH)2
e produce una differenza di potenziale nominale fra gli elettrodi di 1,2V.
I relativi punti di forza e i difetti sono elencati nello specchietto seguente:
68
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Vantaggi
-
Richiedono meno cura e sono più difficili da danneggiare.
-
Di solito durano molto tempo (molti cicli carica-scarica)
-
Possono solitamente essere scaricate o caricate più velocemente rispetto alle gel-cell
oppure alle batterie piombo-acido.
-
Non vengono danneggiate se vengono lasciate scariche per molto tempo.
Svantaggi
-
Gli accumulatori NiCd sono relativamente costosi. A confronto con gli accumulatori
al piombo i materiali e le lavorazioni sono più costose.
-
Possono sviluppare un falso effetto "fondo del barile", non accettando di essere
ulteriormente scaricate, se molto spesso, di routine vengono portate allo stesso livello
di scarica e poi ricaricate (vedi "effetto memoria" più avanti).
Attualmente tutte le batterie NiCd vengono realizzate con le tecnica “jelly-roll”, cioè avvolgendo
attorno ad un nucleo cilindrico diversi strati di piastre anodiche e catodiche.
4.2.3. BATTERIE AL NICHEL-METALLO IDRURO (NiMH).
Le batterie nichel-metallo idruro (NiMH)[8] sono un’evoluzione di quelle nichel-cadmio (NiCd)
e rispetto a queste ultime presentano il vantaggio di avere una densità energetica del 30-40% in
più, e di aver eliminato l’uso del cadmio, un metallo pesante pericoloso.
Il polo negativo è costituito da una lega metallica generalmente di nichel e terre rare (per
esempio il LaNi5 ); in particolare queste leghe sono in grado di immagazzinare e
successivamente rilasciare una quantità d’idrogeno un migliaio di volte superiore al proprio
volume.
L’elettrolita impiegato è una soluzione diluita di idrossido di potassio (KOH) cui sono aggiunti,
in minor quantità, altri composti chimici per migliorare le prestazioni della batteria. Il separatore
tra anodo e catodo, che impedisce il contatto elettrico tra gli elettrodi, ma ne permette un
efficiente scambio ionico, è costituito da un sottile film a base di nylon.
La reazione di ossidazione che avviene all’anodo è la seguente (con M si intende un metallo o un
composto intermetallico):
69
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
MH + OH- ⇔ M + H2O + e-
mentre al catodo, la riduzione è:
NiO(OH) + H2O + e- ⇔ Ni(OH)2 + OH-
per cui nel complesso, la reazione completa è:
MH + NiO(OH) ⇔ M + Ni(OH)2
e produce una differenza di potenziale (d.d.p.) nominale fra gli elettrodi di 1,2V.
Le batterie al nichel-metallo idruro (NiMH) stanno ormai sostituendo le vecchie batterie al
nichel-cadmio (NiCd), più tossiche e meno efficienti. La massima energia che può essere
immagazzinata nelle comuni batterie AA è attualmente di circa 13 kJ (3000 mAh; 1,2 V), mentre
in condizioni ordinarie, il rendimento energetico di carica-scarica dei moduli è prossimo al 85%,
purtroppo pero la loro autoscarica risulta relativamente elevata.
A livello commerciale, lo sviluppo e la diffusione di batterie Ni/MeH sono mirati principalmente
alle applicazioni per le apparecchiature portatili.
Vengono realizzate celle Ni/MeH cilindriche con energia specifica intorno ai 40-50 Wh/kg
(150-170 Wh/l), cioè il 30 40% in più delle Ni-Cd.
A temperatura ambiente attorno ai 20 °C, la loro capacità risente poco della velocità di scarica
e il loro rendimento energetico risulta superiore al 85%.
A basse temperature si osserva un deterioramento delle prestazioni comunque inferiore a
quello sofferto dagli accumulatori al piombo.
La loro autoscarica a temperatura ambiente ammonta al 10% a settimana (20%/mese), ma sono
possibili valori di 2-3% al giorno. Essa cresce inoltre rapidamente con la temperatura.
70
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Fig. 25 : Spaccato della struttura interna di una batteria Ni-MH
4.2.4 BATTERIE NICHEL-ZINCO (NI-ZN)
La loro capacità di poter erogare una elevata potenza abbinata al peso ridotto le rende
particolarmente adatta all’utilizzo in veicoli elettrici. Non utilizzano materiali tossici in quanto il
cadmio è stato sostituito dallo zinco e sono caratterizzate da un numero di cicli di vita nella
media.
2Ni(OH)2(s) + Zn(OH)2(s) ⇔ 2Ni(OH)3(s) + Zn(s)
4.2.5. ACCUMULATORI AL SODIO
4.2.5.1 BATTERIE SODIO-NICHEL CLORURO (Ni-NaCl):
Sono costituite da celle contenenti sodio-nichel cloruro e funzionanti a caldo (260 °C), racchiuse
in un contenitore termico. Deve essere dotata di un sistema di controllo, il quale ne gestisce il
corretto funzionamento. Le caratteristiche tecniche sono molto promettenti (oltre 1.000 cicli di
71
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
carica/scarica e ottima potenza specifica) anche se al momento non sono ancora disponibili di
serie; sono installate su prototipi di auto e mezzi pubblici in fase pre-commerciale. Un grave
inconveniente è l’autoscarica: si scaricano completamente in sei/otto giorni.
4.2.5.2 BATTERIE SODIO-ZOLFO (Na-S)[14]:
Contengono zolfo liquido (fuso) all’elettrodo positivo e sodio liquido a quello negativo come
materiali attivi separati da un elettrolita di ceramica (allumina solida). L’elettrolita permette
soltanto agli ioni positivi del sodio di passarvi attraverso. Gli ioni di sodio si uniscono con lo
zolfo per formare i polisolfuri di sodio: 2Na + 4S = Na2S4 (fase di scarica). Il processo è
reversibile e nella fase di carica l’energia elettrica induce i polisolfuri di sodio a liberare gli ioni
positivi che attraversano l’elettrolita per ricombinarsi come sodio elementare; la cella ha circa
2V di tensione nominale, funziona a 300°C ed è accreditata di una elevata efficienza (circa 89%).
4.2.5.3 ACCUMULATORi ZEBRA
Sono una delle migliori tecnologie oggi disponibili per l’accumulo di energie elettrica, sono dette
anche batterie al Nichel-Cloruro di Sodio.
La loro struttura è composta da un elettrolita metallico di beta allumina che divide la cella in due
settori preposti ad ospitare uno l’elettrodo positivo e l’altro quello negativo. Il catodo è composto
di NiCl2 , un sale impregnato di beta allumina, mentre l’anodo è fatto di sodio (Na) ed è
collegato fra l’elettrolita e il case contenitivo.
La temperatura di funzionamento della cella è di circa 250°C, temperatura alla quale è già
avvenuta la fusione del NaAlCl4 (154°C), in queste condizioni si ci si trova nella posizione in
cui sull’elettrodo negativo giace il sodio, mentre su quello positivo si trova il cloruro di nichel.
Durante la chiusura del circuito e la conseguente scarica avviene la reazione che porta alla
formazione di cloruro di sodio e nichel, l’elettrolita che consente la conduzione degli ioni
all’interno delle celle è la beta allumina.
La reazione che esprime questo funzionamento è la seguente:
2Na = 2Na+ + 2e- Anodo
72
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
NiCl2 + 2e- = 2Cl- + Ni Catodo
La tensione a vuoto di una singola cella è pari a circa 2.58V, costante su circa tutta la
caratteristica fino a scarica avvenuta, le ZEBRA non subiscono l’effetto memoria e riescono a
ricaricarsi del 50% in 30 minuti, la loro densita di energia è di circa 120 Wh/kg con una potenza
specifica di 150 W/kg, sopportano più di 1000 cicli con un efficienza energetica del 87%, l’unico
grosso inconveniente per questo tipo di accumulatori è rappresentato dalla loro temperatura di
funzionamento.
Fig. 26 Accumulatore ZEBRA
4.2.6 ACCUMULATORI AL LITIO.[10],[8]
Il litio (Li) è il più leggero fra i metalli ed ha uno dei più alti potenziali di elettrodo: la
combinazione di queste due caratteristiche gli conferisce un contenuto energetico consistente,
con una capacità specifica teorica che arriva a 3860 Ah/kg contro 820 Ah/kg per lo zinco e 260
Ah/kg per il piombo.
Ogni atomo di litio è in grado di cedere un elettrone e, avendo un peso molecolare di molto
inferiore agli altri elementi costituenti le pile sopra descritte, poco meno di 7g di litio permettono
il trasferimento di una mole di elettroni. Il principale svantaggio del litio è rappresentato invece
dalla sua fortissima reattività che può creare diversi problemi.
Caratteristica comune a tutte le batterie che utilizzano il litio è il fatto che queste debbono essere
utilizzate con estrema cura: esistono infatti dei forti vincoli sulle massime correnti di scarica e di
carica e sulla temperatura di lavoro della batteria. Per tali motivi, talvolta, i pacchi di batterie
sono solitamente interfacciati con l’esterno attraverso opportuni circuiti di protezione.
73
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
In questa serie di paragrafi verranno descritte la maggior parte delle tecnologie utilizzate per la
costituzione di tali accumulatori, e principalmente verranno analizzate:
-
Batterie agli ioni di litio
-
Batterie ai polimeri del litio
4.2.6.1 ACCUMULATORI LITIO/IONI (LION)[9]
I problemi di sicurezza hanno ritardato l'accettazione di questa tecnologia. Infatti, a causa della
presenza di liquidi organici infiammabili, gli accumulatori LION necessitano per tutte la
applicazioni di precisi controlli per proteggere il pacco-batteria e le singole celle dalle
sovraccariche e sovrascariche. Entrambe possono infatti comportare, in seguito ai rilasci di gas e
di vapori organici in pressione, incendi o addirittura esplosioni.
Proprio per ragioni di sicurezza, i costruttori hanno adottato, oltre a robusti contenitori metallici
sigillati, sofisticati e costosi, equipaggiamenti elettronici di controllo della temperatura e del
livello di carica, facilitato, come si è detto, dalla significative variazioni della tensione a vuoto ai
morsetti in funzione dello stato di carica.
Le celle LiON presentano una tensione nominale di 3,6 V.In relazione alla loro forma (cilindrica
o prismatica) e alle dimensioni, le unità da una o più celle per le varie applicazioni presentano
energia specifica di 70-110 Wh/kg (150-270 Wh/l).
Per le loro caratteristiche di ingombro (30-50% in meno) e di peso (50% in meno), queste celle
hanno in parte sostituito le nichel-cadmio ed anche le Ni/MeH. Esse sono adatte ad operare in un
intervallo più ampio di temperatura fra -20 e 60°C.
Le LION sono avvantaggiate inoltre da una autoscarica del 5-10% al mese (0,3% al giorno a
20°C e 4% a 45 °C) inferiore rispetto alle batterie alcaline. La loro ricarica viene completata in
circa 2,5 ore, mentre quella parziale al 80 % richiede circa 1 ora. La vita dichiarata è di 600-800
cicli.
Costruttivamente l’anodo di una batteria Li-ion è costituito di strati di grafite che “trattengono”
atomi di litio, mentre il catodo è a base di un suo sale (solitamente LiMn2O4 ).
L’elettrolita utilizza soluzioni non acquose di solventi organici a elevata costante dielettrica
come il carbonato di propilene (C2H4CO3 ) nei quali vengono disciolti sali di litio (LiPF6 ,
LiBF4 , LiClO4 e LiAsF4 ) e successivamente aggiunti altri composti organici per incrementare
la conducibilità ionica delle soluzioni. Una batteria carica ha la maggior parte del litio all’interno
della struttura atomica del piatto negativo.
La reazione chimica che avviene è la seguente:
74
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Li1-xCoO2 + LixC6 ⇔ C6 + LiCoO2
e produce una differenza di potenziale nominale fra gli elettrodi di 3,6V.
Durante il processo di carica(27) il litio presente nell’elettrodo positivo si ionizza e si sposta
sull’elettrodo negativo, mentre durante la scarica si ha il processo opposto (processo di
intercalazione) e il composto iniziale si ricrea. Una volta terminata la carica la maggior parte
degli ioni di litio si trova sull’elettrodo negativo.
Fig.27: Flusso degli ioni di Li+ all’iterno dell’elettrolita, a seconda che ci si trovi nella fase di scarica o di carica della batteria.
Le celle agli ioni di litio, non formano normalmente litio metallico durante la carica o la scarica,
infatti in condizioni operative normali, il litio sotto forma di ione si muove dentro e fuori della
struttura dei materiali attivi che rappresentano l’anodo ed il catodo. Gli ioni di litio, sono ridotti
elettrochimicamente nell’anodo di grafite.
Nel catodo, formato da ossido di litio e metallo, il litio rimane nella forma di ione. Il materiale
che forma il catodo, è sottoposto ad un cambio di stato di ossidazione reversibile. Poiché il
materiale del catodo è sottoposto ad un cambiamento elettrochimico e non ad una reazione
chimica, la degradazione del materiale è poco probabile.
75
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
In aggiunta, i materiali attivi nelle batterie agli ioni di litio, sono insolubili nell’elettrolita
organico. Questo elimina il possibile problema della ricristallizzazione in strutture cristalline più
grandi, le quali hanno bassa diffusività ionica. Per questo motivo, le celle in esame possiedono
potenzialmente una vita estremamente lunga e non hanno l’effetto memoria, tipico di altri tipi di
batterie.
Oltre ai principali componenti delle celle appena trattati, è necessario prendere in considerazione
anche il collettore. Il collettore è rappresentato da un elettrodo di rame o alluminio che si trova a
contatto con i materiali attivi e si estende in verticale su tutta la cella. Lo scopo del collettore è
quello di prelevare gli elettroni prodotti dalla reazione su tutta l’altezza della cella e trasportarli
sul circuito elettrico esterno. I collettori sono fatti di materiale conduttore: rame o alluminio, per
fare in modo che la caduta di tensione tra due punti dello stesso sia la più piccola possibile.
Le celle agli ioni di litio possono essere suddivise principalmente in due gruppi, secondo il tipo
di materiale utilizzato per il catodo.
4.2.6.2ACCUMULATORI LITIO-POLIMERI[10]
Le celle litio polimeriche del tipo a elettrolita gelificato sono decisamente recenti e note
soprattutto per essere in grado di operare a temperatura ambiente. Esse, proprio perchè costituite
da film plastici flessibili, si adattano a tutte le forme richieste per i vari dispositivi elettronici e
consentono un processo di manifattura più semplice e, in prospettiva, meno costoso.
Inoltre le celle polimeriche sono avvantaggiate da uno spessore minore rispetto alle LION. La
riduzione da 5-6 mm a solo 3-4 mm delle nuove batterie consente l'impiego di un contenitore
sigillato più leggero.
Le celle polimeriche sono generalmente considerate più sicure delle LION, perchè il loro
elettrolita gelificato, meno reattivo di quello liquido, non viene rilasciato anche nelle eventualità
di sovraccariche e sovrascariche. Dunque, anche la minore necessità di sistemi di controllo le
rende più competitive dal punto di vista economico.
Le batterie litio polimeriche presentano in genere 200-250 Wh/l e 120-130 Wh/kg, con 5001000 cicli di vita.
Un analisi costruttiva determina che l'elettrodo positivo è a base di ossidi di vanadio (VOx),
mentre l'elettrolita è costituito da una soluzione di un sale di litio (Li(CF3SO2)2N in un solvente
polimerico. Le celle, ottenute per laminazione dei componenti presentano uno spessore di 100
µm con avvolgimento a spirale.
76
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Le batterie litio-polimeriche si stanno sviluppando anche per applicazioni stazionarie (circa 110
Wh/l).
4.2.7 ACCUMULATORI REDOX
4.2.7.1 BATTERIE REDOX A FLUSSO
Le batterie redox(26) convertono l'energia chimica contenuta in un elettrolita liquido in energia
elettrica. Esse utilizzano, per principio, reazioni accoppiate di ossido-riduzione in cui sia i
reagenti, sia i prodotti di reazione, in forma ionica, sono completamente disciolti in soluzione
acquosa. Le soluzioni del catodo e dell'anodo sono separate in cella da una membrana in modo
da evitarne il mescolamento e quindi l'autoscarica.
Le prime celle utilizzavano soluzioni di ferro e cromo: in questo caso, le reazioni di
ossidoriduzione
interessano le coppie Fe3+/Fe2+ al polo positivo e Cr3+/Cr2+ al negativo, in forma di cloruri, con
aggiunta di HCl come elettrolita di supporto. Il potenziale a circuito aperto è di 1,2 V al 50% di
carica. Nelle batterie di seconda generazione al vanadio (VRB: Vanadium Redox Battery), hanno
luogo le seguenti reazioni di semicella:
Catodo V4+ V5+ + eAnodo V3+ + e- V2+
Fig. 28 : Schema di funzionamento di un accumulatore REDOX
77
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
4.2.7.2 ACCUMULATORE REDOX AL VANADIO
Il principale vantaggio del sistema VRB rispetto a quello precedente è che l'eventuale diffusione
delle soluzioni attraverso la membrana non compromette la ricarica dell'elettrolita.
Quest'ultimo presenta dunque concettualmente una durata indefinita di vita.
Lo schema di un sistema redox a flusso è mostrato nella figura su riportata. La sezione di
accumulo è formata da due serbatoi indipendenti dell'anolita (V3+/V2+) e del catolita
(V5+/V4+).
Il loro volume e la concentrazione delle specie redox nelle soluzioni condizionano la quantità di
energia immagazzinata. La potenza del sistema è determinata dalla superficie della membrana
che condiziona “l’intensità” dello scambio ionico. I sistemi di accumulo redox non presentano
particolari problemi di sicurezza. Tuttavia, lo sviluppo di idrogeno in carica al polo negativo,
anche se contenuto con materiali elettrodici ad alta sovratensione, non può essere escluso.
In generale, per le loro caratteristiche intrinseche, i sistemi di accumulo redox a flusso
presentano, rispetto agli accumulatori convenzionali, i seguenti vantaggi:
-
la loro durata di vita è, in linea di principio, illimitata.
-
l’energia accumulata è completamente indipendente dalla potenza erogata.
-
le celle rimangono sempre equalizzate, perchè percorse dalle stesse soluzioni.
-
le batterie redox, non richiedono particolari sistemi di raffreddamento.
-
le batterie VRB sono adatte alla ricarica meccanica, cioè al ricambio per via idraulica
delle soluzioni esaurite con quelle fresche.
Sempre in termini concettuali, i sistemi redox presentano anche delle limitazioni:
- la necessità di flussare le soluzioni, e quindi di pompe, comporta consumi di energia;
- la circolazione idraulica in parallelo attraverso le celle, tra loro collegate elettricamente
in serie porta ad una sorta di auto scarica.
- la presenza di parti meccaniche in movimento introduce un elemento di inaffidabilità
da valutare;
78
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
4.2.8. BATTERIA ALLUMINIO-ARIA
È in via di sviluppo; potenzialmente ha venti volte la densità d’energia delle migliori batterie
ricaricabili ma necessita di ulteriori sviluppi, in quanto non si è ancora riusciti a superare il
rendimento del 50%, ben al di sotto del massimo teorico.
4.3 ACCUMULATORI DI TIPO ELETTROSTATICO (SUPERCONDENSATORI) [9](29).
Questi dispositivi di accumulo si fondano sulla separazione di carica fra due piastre elettrodiche
immerse in un elettrolita, basata in genere, su processi superficiali capacitivi di doppio strato.
Fig. 29 : differenze di principio di funzionamento tra condensatori tradizionali, ad ossido di alluminio o supercondensatori.
Da un punto di vista concettuale i supercapacitori non differiscono dai capacitori convenzionali,
se non per le loro superiori prestazioni(fig. 29).
Poichè i capacitori elettrochimici sono caratterizzati da processi unicamente di trasferimento di
carica molto rapidi, che interessano solo la superficie dei materiali elettrodici, l'energia specifica
accumulabile è inferiore a quella delle batterie, ma è disponibile in una scala di tempi molto più
brevi, quindi con potenze specifiche elevate. Nei SC, dove non si verificano modifiche dei
materiali elettrodici, sono dunque possibili centinaia di migliaia di cicli di carica-scarica, con
efficienze energetiche molto elevate.
L'unità fondamentale, la cella, comprende due elettrodi separati da un elettrolita, che funziona da
dielettrico. Essi sono normalmente costituiti dallo stesso materiale, caratterizzato da una grande
79
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
area superficiale per garantire un'elevata capacità specifica in termini di peso e di volume. I
materiali elettrodici più comunemente usati sono a base di carboni attivi e di ossidi.
Un'elevata conducibilità elettronica è indispensabile per limitare la resistenza interna e garantire
quindi un'elevata potenza.
I capacitori possono apportare benefici per tutte le applicazioni a potenza variabile compresi i
DVR analizzati nel capitolo 3. Va notato poi che mentre un sistema di accumulo tradizionale
fornisce la potenza di base, il SC è disponibile a soddisfare i picchi di potenza richiesti. In questo
modo, esso permette alle altre sorgenti di potenza, ad es. accumulatori elettrochimici, di operare
in maniera più efficiente con effetti positivi anche sulla loro vita.
Una prospettiva attraente riguarda la trazione elettrica stradale, dove il supercapacitore, di peso e
volume contenuto, è previsto come elemento di interfaccia fra il motore elettrico e la batteria per
livellare i picchi di potenza ad essa richiesti.
Il target per un SC destinato ad un veicolo elettrico di medie dimensioni, è:
-
massa inferiore ai 100 Kg
-
volume < 45 l
-
energia immagazzinata di 500 Wh
-
60 kW di potenza durante un ciclo medio di scarica di 20-50 s
-
efficienza energetica globale maggiore del 95%.
Va comunque notato che un supercondensatore presenta nei confronti dei tradizionali capacitori
dei limiti relativi alla totale potenza accumulabile per ogni ciclo(tab 15).
Tipo
Densità di energia
Densità di potenza [W/kg]
Durata (cicli di carica)
50-160
100-400
300-2000
5-10
10000-30000
<1000000
[Wh/kg]
Accumulatore
elettrochimico
Accumulatore
elettrostatico
Tab. 15 : confronto fra sorgenti dei energia elettrochimica e sorgenti elettrostatiche
La chiave per spiegare le eccezionali capacità dei supercondensatori sta nel principio di
funzionamento descritto prima: l’energia immagazzinata è superiore rispetto ad un condensatore
80
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
classico poiché la separazione di carica si ha nel doppio strato elettrochimico che avviene a
distanze di scala molecolare.
Fig. 30 : supercondensatore reperibile in commercio.
Per la maggior parte delle applicazioni i supercondensatori vengono forniti già assemblati in
“moduli” formati di singole celle connesse in serie e parallelo, per aumentare sia la tensione di
lavoro, sia la capacità complessiva.
La struttura viene incapsulata per ottenere robustezza meccanica e grado di isolamento da
umidità e polvere, e completata con sistemi di bilanciamento della tensione sulle singole celle di
tipo dissipativo, che nel caso più semplice, sono costituiti da semplici resistori.
4.4 IL CONTROLLO DELLE BATTERIE[10][13]
Il controllo elettronico delle batterie è una pratica necessaria e fondamentale sia allo scopo di
preservare quest’ultime dagli stress e dai guasti, consentendo di conseguenza una più lunga
durata di esercizio, e un miglior sfruttamento della potenza ottenibile sia in condizioni di
normale esercizio che nei momenti in cui la potenza richiesta è più elevata.
I principali fattori di rischio per le batterie, di qualunque tipo esse siano, sono la sovraccarica o la
scarica troppo profonda. Il primo fenomeno può portare alla distruzione della batteria (se al litio)
81
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
o alla creazione di gas pericolosi (se al piombo), mentre il secondo può condurre ad una
riduzione permanente della capacità massima immagazzinabile. In entrambi i casi comunque si
ha un deterioramento delle prestazioni degli accumulatori.
Il controllo dello stato di carica delle batterie (SoC, state of charge) è indispensabile quindi, per
assicurare un corretto utilizzo degli accumulatori.
In un veicolo ibrido le batterie sono sempre connesse in serie per poter disporre di una tensione
sufficientemente elevata. Il controllo dello stato di carica deve essere effettuato per ogni singola
cella del pacco.
4.4.1 STATO DI CARICA DELLE BATTERIE.
Esistono diverse tecniche per determinare lo stato di carica di una batteria, di seguito verrà
riportata una breve panoramica sulle tecniche più diffuse.
4.4.1.1MODELLI CIRCUITALI[7].
Il comportamento di una batteria può essere descritto sulla base di diversi modelli circuitali che
comprendono, oltre alla resistenza interna serie, anche altri elementi parassiti di tipo capacitivo e
induttivo di minor rilevanza(29). Attraverso questi modelli, è possibile, misurando alcuni
parametri, ricavare una stima dello stato di carica. Il modello che descrive una batteria al litio, ad
esempio, è costituito oltre che da un generatore di tensione, da una resistenza serie e da altre
resistenze accompagnate da capacità che dipendono dalla superficie dell’elettrodo (CPE,
constant phase element), e da un’induttanza serie.
Fig. 31 : Modello circuitale di una batteria al litio.
82
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
4.4.1.2 METODI COULOMETRICI.
Con questo nome si identificano tutte quelle metodologie per la determinazione dello stato di
carica che si basano sulla valutazione della carica estratta dalla batteria durante il processo di
scarica; il più semplice fra essi prevede l’integrazione della corrente.
La carica estratta dall’istante iniziale all’istante T, è dato dalle relazione:
Q = ∫ i t dt
Integrato fra 0 e T
dove i(t) è la corrente estratta dalla batteria (positiva se uscente).
Gli ampère-ora estratti risultano allora
Ah = Q / 3600 .
La corrente di scarica media Imed si può ricavare come rapporto tra la carica estratta Q ed il
tempo T. Sulla base di questi parametri si può quindi stimare lo stato di carica con diversi
approcci.
4.4.1.3 METODO DELLA MISURA DELLA RESISTENZA INTERNA.
La misura di questa grandezza deve essere effettuata in condizioni stazionarie, cioè a fenomeni
transitori esauriti e più misure devono essere separate da un breve intervallo di tempo: infatti, le
condizioni della batteria sono in continuo ma lento mutamento, per cui solo nel caso di misure
ravvicinate si può ritenere trascurabile la variazione dello stato di carica durante l’intervallo di
misurazione.
L’importanza della determinazione della resistenza interna non risiede solo nella necessità di
tenerne conto per ricavare il potenziale a vuoto della cella ma anche e soprattutto per la
determinazione dello stato di carica.
Per gli accumulatori agli ioni di litio la resistenza avrà un andamento pressoché costante per il
90% del tempo di scarica e un rapido incremento nella fase finale.
83
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
4.4.1.4 METODO DELLA MISURA DELLA TENSIONE A VUOTO.
Esiste un legame tra la tensione a vuoto fornita da una batteria e il suo stato di carica: essa infatti
diminuisce al diminuire dello stato di carica e si potrebbe pensare di utilizzare questa grandezza
per stimare lo stato di carica.
Anche in questo caso però è necessario ricavare una serie di coefficienti che indichino la
relazione fra le due grandezze per via sperimentale. In ogni caso il problema principale di questa
soluzione è sua la scarsa precisione.
4.4.1.5 METODO DELLA MISURA DELLA TENSIONE DI CELLA.
Esistono relazioni empiriche che permettono di calcolare per batterie agli ioni di litio, ma anche
per altri tipi di accumulatori, lo stato di carica di una cella a partire dalla tensione cui si trova in
un determinato istante.
Di seguito è riportata una delle possibili formule applicabile:
SoC = 100 ⋅ {0.1966 + [ 0.0387 −1.4523 ⋅ (3.7835 −Vcella ) ]}
Si tratta di relazioni non lineari particolarmente onerose dal punto di vista computazionale.
4.4.2 EQUALIZZAZIONE DELLE BATTERIE
L’equalizzazione dello stato di carica delle batterie è particolarmente importante in tutte quelle
applicazioni che producono elevati gradienti di corrente di carica/scarica.
Va sottolineato che, sia per le batterie al piombo acido, sia per quelle al litio, sia per quelle al
nichel metallo idruro, è importante che la carica avvenga a tensione inferiore ad un valore di
sicurezza che danneggerebbe irreparabilmente l’accumulatore.
Tenere sotto controllo la tensione(15) complessiva della stringa di batterie non è sufficiente,
perché causa dispersione dei parametri, celle nominalmente uguali, possono possedere
caratteristiche leggermente diverse. Ad esempio una cella con una capacità ridotta o una
resistenza interna maggiore tende ad avere una variazione di tensione maggiore e quindi è più
facilmente soggetta guasti per sovratensione rispetto le altre che compongono il blocco.
84
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Tipo di batteria
Limite massimo di tensione [V]
Piombo-acido
2.3-2.4
Ni-Cd
1.50
Ni-MH
1.45
Litio
4.2-4.3
Tab. 15 :limiti di tensione di cella nelle batterie più diffuse sul mercato.
Per le motivazioni espresse, durante i cicli di carica alcune batterie potrebbero raggiungere prima
delle altre la tensione finale di carica, in questo caso è indispensabile impedire a queste celle di
continuare il processo. La tecnica più semplice consiste nell’arrestare la carica appena la
prima delle celle raggiunge la completa carica, tuttavia così facendo il processo si
interromperebbe con alcune batterie non ancora completamente cariche, inoltre nei successivi
cicli la differenza
tenderebbe a peggiorare.
Un tecnica di equalizzazione efficace deve invece permettere a tutti gli elementi di raggiungere
la tensione di carica finale inibendo la carica alle celle già completamente cariche.
I metodi di equalizzazione di questo tipo si possono dividere in due categorie:
-
Equalizzazione passiva. L’energia immagazzinata in eccesso nelle
batterie viene dissipata attraverso dei dispositivi passivi connessi in
parallelo ad ogni singola cella.
-
Equalizzazione attiva. L’energia immagazzinata in eccesso nelle
batterie viene ridistribuita alla altre celle a minor tensione.
4.4.2.1 EQUALIZZAZIONE PASSIVA[8](32).
Con questa tecnica ogni cella ha in parallelo la serie composta da un resistore e da un elemento di
commutazione. Gli interruttori vengono comandati da una logica di controllo che chiude selettivamente le
batterie già cariche sulle rispettive resistenze permettendo la dissipazione dell’energia in eccesso.
85
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Fig. 32 : Equalizzazione passiva della batteria. Ogni cella viene baipassata una volta raggiunta la tensione richiesta.
I principali vantaggi di questa tecnica sono il basso costo, la semplicità circuitale e realizzativa,
la velocità nella equalizzazione. Gli svantaggi sono la richiesta di resistenze in grado di dissipare
potenze che possono essere anche notevoli e la necessità di avere interruttori capaci di
interrompere correnti elevate; queste esigenze limitano il campo di utilizzo ad applicazioni di
potenza medio-bassa.
4.4.2.2 EQUALIZZAZIONE ATTIVA[8].
L’equalizzazione attiva delle celle permette di avere una efficienza energetica maggiore in
quanto l’energia immagazzinata dalla cella più carica non viene dissipata ma ridistribuita alle
altre celle; per questa ragione vengono utilizzati elementi non dissipativi quali condensatori,
induttori o trasformatori.
Esistono due tipi di tecniche di equalizzazione attiva: a spostamento di carica e a convertitori di
energia.
-
Spostamento di carica(33)
Questa tecnica consiste in un meccanismo di rimozione di parte della carica presente in
una cella con carica in eccesso, l’immagazzinamento in un condensatore, e la ricarica di
un secondo elemento.
86
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Fig. 33 : Schema di funzionamento di un sistema di equalizzazione che sfrutta il principio dello spostamento di carica fra le celle a più alto
potenziale e un condensatore posto in derivazione a queste.
-
Convertitori di energia(34),(35).
Questa seconda tipologia di equalizzazione si basa sulla conversione di energia svolta
da elementi quali induttori e trasformatori per spostare energia da una cella ad
un’altra, si hanno due tipi principali di energy converters: swiched transformer e
shared transformer.
Il metodo swiched transformer adotta una struttura simile a quella del flying capacitor
dove al posto del condensatore vi è inserito un trasformatore.
87
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Fig 34 : Equalizzazione delle celle mediante un convertitore a energia del tipo swiched transformer
Questo tipo di equalizzazione permette un rapido bilanciamento di un pacco multiplo di celle con
una minima perdita. I principali svantaggi sono la complessità del circuito magnetico e l’assoluta
mancanza di modularità. Una variante di questo circuito consiste nell’utilizzo di un trasformatore
per ogni cella, in questo modo la struttura si presenta più modulare ma si ha un aumento di costo
e ingombro.
Fig. 3
Fig. 35 : Equalizzazione della carica delle celle di un accumulatore elettrochimico tramite il metodo dello shared transformer.
88
CAPITOLO 5
ANALISI STATISTICA DELLE INTERRUZIONI DI TENSIONE
RELATIVE L’ANNO 2009
5.1 PRESENTAZIONE DELLO STUDIO.[3][4]
Nel presente capitolo ci si propone di effettuare uno studio relativo alle interruzioni di potenza
avvenute nell’anno 2009 in tre zone di interesse rilevante nel nostro paese.
La trattazione ha il fondamentale scopo di fornire un’analisi di fattibilità per quanto riguarda
l’applicazione pratica dei sistemi di compensazione di potenza accennati nel capitolo 3. In modo
particolare, si vorrà calcolare in che modo, per quale casistica, e con quale incidenza i sistemi di
compensazione potranno attenuare o addirittura eliminare i disturbi associati ai distacchi
imprevisti della rete.
La compensazione dei disturbi di rete dovrà tenere conto sia della velocità di risposta che delle
potenzialità di un sistema che preleva la sua energia da accumulatori statici aventi diverso livello
di carica.
La trattazione, come già accennato, tiene conto della divisione che il gestore della rete elettrica
TERNA ha preso in considerazione per la classificazione zonale dei diversi distacchi. L’Italia
quindi, è stata divisa in otto macrozone, e per ogni macrozona sono state registrate tutte le
interruzioni dell’alimentazione, sia pubbliche che private, classificate in base alla località di
avvenuto guasto e al gestore della cabina\e dove il distacco ha avuto luogo, i dati raccolti sono
invece stati l’ora di inizio del distacco, la tensione, la potenza non fornita, l’energia e la durata
del disservizio.
89
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
5.2 ANALISI
Avendo a disposizione un gran numero di dati, si fornisce un analisi statistica di tali avvenimenti,
prendendo come esempio tre zone tipicamente rappresentative delle diversità che ancora oggi
attraversano il nostro paese. Si sono perciò analizzate tutte le interruzioni pubbliche avvenute fa
il primo gennaio e il trentuno dicembre 2009 nelle aree lombarda, laziale e campana.
5.2.1 ELENCO DEI DATI RACCOLTI[10]
In questo paragrafo verranno immesse le tabelle relative la raccolta dei dati delle tre macroaree
enunciate prima.
-Tabelle della potenza non fornita
Tab 16 Potenza degl’impianti pubblici soggetti a interruzione di alimentazione.
Potenza in MW delle interruzioni nell'area Nord
4
5
5
4
30
1
8
54
6
3
2
17
7
13
6
2
11
5
18
24
6
6
1
11
49
10
1
12
65
15
1
21
61
14
58
6
43
5
9
18
1,7
26
2
6
83
16
1
90
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Tab.17 Potenza in MW per le interruzioni avvenuta nella macrozona Sud
20
2,3
46,5
5,8
11
9,2
18,5
1,6
9,4
13
19,66
14,4
12,5
3,7
18
10
8,5
4,2
4,4
17
4,3
7,5
15,5
2,9
2
10
18,5
9,01
17,7
5,5
17,1
24,2
0,1
0,2
3
6
8,5
9,6
7,1
9,1
17,1
28,2
0,1
11,5
1,3
6,2
20
4,5
6,6
40,5
0,4
40
0,6
11,7
2,5
23
8
20,5
6,9
16
7,2
16
1,8
0,5
5
12
18
14
8
1,7
8
39
3,7
7
44
10,85
4,8
7,5
16,5
1
8,8
20
1,8
6
360
3
10,5
12,5
13,5
5,6
11,5
20
3
4,2
1,6
8
4,8
12,5
3
7,3
1
6,5
3,8
2
50
24
5,07
4
5
380
4,7
28,5
1
15,5
8
5
3,05
9
16
6
10
9,6
190
5
5
5
20
4
3,5
4
1
11,5
12
6,5
9,2
5
20
2,2
13
1
10
7,7
8,4
28,5
6
31
20
2
6
12
21
9
5
42
15
10
10
24
20,5
9
3
13
1,8
121
20
20
12,5
26
1,8
5
16
3,4
0,6
78
15
4,5
12
1,25
5
4
2
2,7
2,4
43,5
10
3,5
12
1,5
5
1
2
0,5
7
14
0,8
1
45
10,8
11,5
6
2
5
34
8,8
4
10,5
49
7,2
2,7
4
2
7,5
22
7
23
3
50
0,15
17
1
30
36
3
11
18,5
1,6
362
2,25
29
5
50
0,65
11
18
8,6
15,5
53
2,2
29
22
50
6,1
9
13,5
17
1,8
48
2,1
19
6,5
2,4
15,4
4
26,4
1
40
11,6
16
13
2,5
28
13,2
12
15
2,6
21
3,8
2,4
14,3
2,2
10
91
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Tab. 18 Potenza in MW delle interruzioni relativa la macrozona Centro
40
33
13
14,5
5
18
20
4
20
9
2,5
30
10
1
5
4
40
9
6
20
3,6
18
2
12
80
17
23
30
1
10
1
10
8
8
2
20
2
11
6
7
4
4,5
14
8
2
3,4
6
3,5
14
14
3
1,3
2,5
4
16
4,2
14
14
15
1
4
0,5
15
9
14
45
13
4
30
4,3
5
3
14
7
13
16,5
9
1,6
5
17,8
16
8
2
5
18
10
7
2,5
5
15
15
2
4
4,3
92
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
-Tabelle dell’energia non fornita.
Tab.19 energia non fornita (MWh) durante le interruzioni di alimentazione nella macrozona
Nord.
0,18
0,33
0,2
0,2
1,25
0,1
0,35
1,17
0,43
0,07
1,83
0,3
0,07
0,43
0,03
0,43
0,53
0,03
0,5
0,5
0,19
1,2
1
16,8
0,3
0,03
0,15
1,1
0,15
1,42
0,33
0,08
0,2
2,7
1,47
30,22
0,93
1,42
40,08
0,1
1,38
37,62
0,1
0,4
26,52
0,03
0,07
0,07
93
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Tab.20 energia non fornita (MWh) durante le interruzioni di alimentazione nella macrozona Sud.
0,18
0,1
1,38
0,03
0,04
0,06
0,25
0,21
0,3
0,2
0,33
0,4
0,15
0,17
0,11
1,2
0,13
0,26
0,35
1,25
0,2
0,14
2,65
0,14
0,02
1,29
0,14
0,07
1,17
0,1
0,07
1,55
0,13
0,16
0,33
0,07
0,07
1,83
0,43
0,08
0,33
0,54
0,2
0,33
0,14
0,43
0,43
0,3
3,6
0,98
0,27
0,19
0,48
0,67
0,5
0,53
0,03
2,65
0,08
0,1
0,19
0,7
0,07
1,2
0,5
0,03
0,43
0,06
0,15
0,15
2,02
0,13
0,3
1
0,19
0,1
0,02
0,43
0,01
1,3
1,1
0,03
0,01
0,13
0,22
0,05
0,58
1,45
0,33
0,15
0,15
0,9
0,18
0,11
0,59
0,04
2,7
0,08
1,42
0,6
0,05
0,09
0,02
0,08
0,93
1,47
0,2
0,02
0,03
0,02
0,35
0,11
0,1
1,42
0,07
0,15
0,48
0,17
0,3
0,17
94
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Tab.21 energia non fornita (MWh) durante le interruzioni di alimentazione nella macrozona
centro
0,12
0,23
1
0,08
0,25
0,42
0,03
0,89
16,4
0,23
1
0,77
0,067
0,55
6,97
0,13
1,2
0,27
1,5
0,03
0,67
0,03
0,18
0,07
0,48
0,25
3,5
0,23
0,33
0,15
0,28
0,07
0,67
0,25
0,07
0,08
0,03
0,34
0,08
0,67
0,33
0,07
0,01
0,07
0,39
0,57
1,33
0,24
0,02
0,05
0,03
4,2
0,05
4
1,08
0,13
1
0,2
0,47
0,07
0,4
0,2
1,38
0,43
0,02
0,53
0,07
1,33
0,03
0,08
0,43
0,27
0,025
0,5
0,23
0,07
0,07
0,07
0,75
0,3
0,23
0,23
1
0,65
0,45
0,09
0,02
0,23
5.2.2 ELABORAZIONE STATISTICA DEI DATI RACCOLTI.
Ci si propone ora di esporre i grafici e i risultati ricavati dall’elaborazione statistica dei dati
raccolti, si è ipotizzata una distribuzione casuale della variabili aleatorie, ossia la potenza e la
durata dei guasti venuti a verificarsi durante l’arco dell’anno.
Tramite la media e la deviazione standard calcolate in base alla zona di accadimento del guasto,
si è poi potuto (grazie alla discreta quantità dei rilievi) costruire il modello di una gaussiana,
sulla base di questo grafico poi, si è potuto dividere in intervalli di confidenza l’insieme delle
misurazioni effettuate.
Quest’operazione ci ha permesso di verificare, a fronte di un evento negativo su una cabina o una
rete di distribuzione, la probabilità di avere un certo valore di potenza/energia interessata
piuttosto che un altro, potendo quindi stabilire un intervallo di valori in cui è plausibile che si
attesti un eventuale guasto su linee di distribuzione.
95
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
ELABORAZIONE DEI DATI INERENTI ALLA POTENZA NON FORNITA
0,4
0,35
0,3
0,25
0,2
0,15
0,1
0,05
0
Fig. 36 Macrozona Lombardia
Media = 16.44 MW
Deviazione standard = 19.62 MW
N° di campioni = 47
Massimo = 83 MW
Minimo = 1 MW
96
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
0,45
0,4
0,35
0,3
0,25
0,2
0,15
0,1
0,05
0
Fig. 37 Macrozona Sud
Media = 16.45 MW
Deviazione standard = 40.45 MW
N° campioni = 261
Massimo = 380 MW
Minimo = 0.2 MW
97
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
0,25
0,2
0,15
0,1
0,05
0
Fig.38 Macrozona Centro
Media = 11.36 MW
Deviazione standard = 11.61 MW
N° campioni = 94
Massimo = 40 MW
Minimo = 1 MW
98
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Elaborazione dei dati inerenti all’energia non fornita
0,4
0,35
0,3
0,25
0,2
0,15
0,1
0,05
0
Fig.39 Macrozona Nord
Media = 3.72 MWh
Deviazione Standard = 9.56 MWh
N° di campioni = 45
Massimo = 40.8 MWh
Minimo = 0.07 MWh
99
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
0,45
0,4
0,35
0,3
0,25
0,2
0,15
0,1
0,05
0
-0,05
Fig. 40 Macrozona Sud
Media = 0.65 MWh
Deviazione standard = 1.33 MW
N° di campioni = 120
Massimo = 0.01MWh
Minimo = 3.6 MWh
100
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
0,25
0,2
0,15
0,1
0,05
0
Fig 41 Macrozona centro
Media = 0.73 MWh
Deviazione standard = 1.95 MWh
N° campioni = 88
Massimo = 16.4
Minimo = 0.02
101
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
0,5
0,45
0,4
0,35
0,3
0,25
0,2
0,15
0,1
0,05
0
Fig. 42 Totale italiano delle interruzioni di potenza
Media = 14.7 MW
Deviazione standard = 29.3 MW
N° di campioni = 402
Massimo = 380 MW
Minimo = 0.2 MW
5.3 CONCLUSIONI
Analizzando i dati raccolti nel corso degli anni, si possono condurre alcune considerazioni prima
dello sviluppo dello studio di fattibilità che verrà a seguire.
Come prima osservazione si può notare che, data l’omogeneità del campione analizzato,
nonostante il numero di campioni sia molto diverso a seconda della macrozona analizzata, le
medie e le deviazioni standard di ciascuna area risultano simili sia per quanto riguarda le energie
che per quanto riguarda le potenze.
In secondo luogo si può constatare anche che la macrozona sud presenta un’instabilità di rete
decisamente più marcata rispetto alle aree lombarda e centrale, questo è testimoniato dal numero
di rilevazioni effettuate, che risulta decisamente superiore rispetto a quello delle altre aree ( 132
campioni analizzati contro gli 88 del centro e i 48 della Lombardia ). Questa disparità nel
numero di
campioni ci ha costretto a dover impostare i calcoli in modo diverso, potendo usare dei
sottoinsiemi con un intervallo di confidenza più stretto nella zona lombarda piuttosto che in
102
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
quella meridionale, ciò è andato a favore dell’accuratezza della stima per la seconda rispetto la
prima.
Ai fini del calcolo, e per una miglior impostazione statistica, si sono dovuti per forza escludere
dal grafico tutte gli eventi i con una durata superiore ai 10 secondi. L’esclusione dall’analisi di
questi valori ha sia una natura analitica, (i valori non erano omogenei e rischiavano, alzando la
media complessiva, di far figurare l’apice della gaussiana troppo decentrato rispetto la media
effettiva delle interruzioni.) che fisica, in quanto era totalmente inutile considerare fattibile lo
studio di un sistema di sostegno per microinterruzioni della rete che richieda ad accumulatori
statici energie capaci di toccare anche valori prossimi ai 300 MWh.
Analizzando i grafici a disposizione infine, possiamo concludere anche che, per poter
dimensionare in modo corretto un impianto di continuità plausibile come dimensioni e costi, la
percentuale delle interruzioni che si potrà valutare sarà circa compresa fra il 15 e il 20% dei casi
presi in esame, ossia valuteremo guasti di potenza compresa 1 e 3 MW ed energie non superiori
a 0.3 MWh.
103
CAPITOLO 6
SIMULAZIONE DI INTERVENTO DI UN DVR IN SEGUITO AL
VERIFICARSI DI UN BUCO DI TENSIONE
6.1 PREMESSA.
Il presente capitolo si propone di applicare le nozioni citate fino a questo punto con il fine di
determinare uno schema circuitale ed una relativa analisi, in merito alla possibilità di
compensare un buco di tensione tramite l’utilizzo di un sistema DVR che usi come sorgente di
accumulo un sistema di batterie reperibile tramite la presenza di vetture ibride in collegamento
alla rete.
Lo studio dei sistemi DVR presentato nel capitolo 4 ci ha già reso possibile valutare le
caratteristiche salienti di questi sistemi di compensazione, che stupiscono in particolar modo per
la loro velocità di intervento e per la possibilità di garantire un controllo di fase esatto nei
confronti dell’alimentazione.
Con le nozioni emerse nella digressione inoltre, si ipotizzerà di avere a disposizione una creta
quantità di accumulatori chimici. Questi saranno considerati come interconnessi alla rete elettrica
tramite un sistema di raddrizzatori aventi lo scopo di caricare le batterie installate sulle vetture.
Queste batterie, rappresenteranno per la rete sia un carico da alimentare, che una possibile risorsa
da far intervenire nel momento della necessità.
Date queste premesse, ci proporremo quindi di ipotizzare un evento negativo, ( bucho di
tensione) e di valutare la capacità di compensazione di un parco macchine connesso a una cabina
di alimentazione secondaria.
6.2 PROGETTAZIONE DEL CIRCUITO[23]
Come già menzionato nel capitolo 3, gli apparecchi DVR costituiscono un ottimo sistema per
sostenere il carico per brevi periodi di tempo a fronte di eventi negativi rappresentati dalle brevi
interruzioni o dai buchi di tensione.
La simulazione che andremo ad intraprendere prenderà in esame proprio una di queste
evenienze. Costruirà infatti una rete elettrica costituita da un generatore, una linea di
104
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
trasmissione AT, dalla quale si dirameranno due linee MT radiali, una di semplice carico, mentre
l’altra sensibile ad eventuali fluttuazioni di tensione.
Dato quest’assunto preliminare, e prendendo in considerazione le ipotesi sostenute nei capitoli
2, 3, 4, e 5, si cercherà di costruire un modello in grado, data una fonte di energia statica di
potenza ed energia sufficienti, di appianare i disturbi causati da un buco di tensione che insiste su
una linea in cavo da 12.5 kV.
6.2.1 DISEGNO DEL CIRCUITO DI PROVA.
Qui a seguito, in fig 41, è disegnato in maniera schematica il circuito che andremo a simulare:
Il circuito disegnato simula una rete MT alla quale è connesso un carico sensibile, simulando un
guasto a monte della linea, si ipotizzerà un abbassamento della tensione di rete del 60%, lo scopo
della simulazione sarà determinare, dati i parametri inseriti, l’energia e la potenza richieste ad un
accumulatore statico agli ioni di litio, al fine di compensare l’abbassamento della tensione.
fig. 43 Circuito equivalente della simulazione.
105
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
6.3 PARAMETRI.
Parametri della rete:
Generatore:
Tensione: 24 [kV]
Frequenza: 50 [Hz]
Potenza di corto circuito(Pcc): 100 [MVA]
Rapporto (X/R): 7
Trasformatore MT/AT
Tensione primaria: 24 [kV]
Tensione secondaria: 132 [kV]
Frequenza: 50 [Hz]
Potenza nominale: 100 [MVA]
Resistenza (primario): 0.02 [Ω]
Induttanza (primario): 0.05 [H]
Resistenza (secondario S1): 0.0348 [Ω]
Induttanza (secondario S1): 0.055 [H]
Resistenza (secondario S2): 1.04 [Ω]
Induttanza (secondario S2): 1.18 [H]
Linea 1:
Resistenza : 2 [Ω]
Induttanza: 2.22 [mH]
106
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Capacità: 1.3 [µF]
Linea 2:
Resistenza : 1.18 [Ω]
Induttanza: 1.25 [mH]
Capacità: 0.1 [µF]
Trasformatore L1:
Tensione primaria: 132 [kV]
Tensione secondaria: 12.5 [kV]
Frequenza: 50 [Hz]
Potenza nominale: 35 [MVA]
Resistenza (primario): 0.1 [Ω]
Induttanza (primario): 0.035 [H]
Resistenza (secondario ): 0.022 [Ω]
Induttanza (secondario ): 0.054 [H]
Trasformatore L2:
Tensione primaria: 132 [kV]
Tensione secondaria: 12.5 [kV]
Frequenza: 50 [Hz]
Potenza nominale: 35 [MVA]
Resistenza (primario): 0.15 [Ω]
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Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Induttanza (primario): 0.033 [H]
Resistenza (secondario ): 0.056 [Ω]
Induttanza (secondario ): 0.023 [H]
Carico 1:
Resistenza: 100 [Ω]
Induttanza: 12 [mH]
Capacità: 1.3 [µF]
Carico 2:
Resistenza: 200[Ω]
Induttanza: 20 [mH]
Trasformatore BOOSTER:
Tensione primaria: 200 [V]
Tensione secondaria: 12.5 [kV]
Frequenza: 50 [Hz]
Potenza nominale: 100 [kVA]
Resistenza (primario): 0.30 [Ω]
Induttanza (primario): 0.045 [H]
108
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
6.4 CARATTERIZZAZIONE DEL BUCO DI TENSIONE.
Considerando la rete avente le caratteristiche sopra menzionate, si suppone che all’istante T=
500 ms avvenga nel punto indicato sullo schema (40) un guasto trifase a terra avente un
impedenza tale da (come descritto nei capitoli 2 e 5) causare un abbassamento della tensione al
carico 2 pari a 0.7 p.u., il guasto avrà una durata di 200 ms.
La durata dell’abbassamento e il suo modulo costituiscono un evento probabile, sia per quanto
riguarda la variabile temporale che per l’ampiezza del disturbo. Considerando l’ipotesi di un
eventuale intervento delle protezioni di rete posizionate a monte del sistema sensibile poi, si può
affermare che, date le assunzioni enunciate nel capitolo 5, l’interruzione scaturita dal guasto
rientrerebbe entro il 70% dei casi di microinterruzioni analizzate nel corso dell’elaborato.
6.5 COSTRUZIONE DLE SISTEMA DI CONTROLLO[22]
Al fine di compensare tutti i cali di tensione simulati nel circuito di prova, si ha la necessità di
implementare un sistema di controllo a tempo discreto che, prendendo come ingresso il modulo
della tensione di sequenza diretta, riesca a determinare sia l’angolo che la fase necessari a
compensare il disturbo origine del segnale di errore. Ai fini del calcolo è necessario conoscere
solamente la tensione nel suo valore efficace, tutto ciò che riguarda gli assorbimenti di potenza
attiva piuttosto che reattiva, verrà tralasciato nel corso della simulazione in quanto di secondario
interesse.
La figura 41 mostra lo schema di controllo del DVR, questo sistema esercita un controllo di
tensione angolare esattamente come descritto nel capitolo 3.
Il funzionamento del dispositivo è presto descritto:
il segnale in ingresso rappresenta la tensione ai capi del carico, questo valore, opportunamente
trasformato tramite la trasformata di Fortesque in tensione diretta, inversa e omopolare, viene
confrontato nella sua componente diretta, da un nodo sommatore nel quale vengono confrontati i
valori in ingresso e le tensioni di riferimento(nel nosto caso 0.98 p.u.).
trasforma il dato in ingresso con il fine di generare un angolo O capace di portare l’errore a 0
A valle del nodo sommatore si trova l’integratore, che, unitamente al blocco Firing angle,
p.u..
Il valore in uscita dai blocchi presi in considerazione, è usato come riferimento dal PWM,il quale
agisce modulando la frequenza degl’impulsi di comando del ponte controllato posto a valle della
batteria.
109
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
In fig. 42 e 43 vengono riportati gli scemi utilizzati nella simulazione del sistema di controllo del
DVR.
Fig. 44: Schema del sistema di controllo del dispositivo DVR, da sinistra a destra si possono evidenziare, il sistema di aggancio di fase,
l’integratore, il nodo di confronto con in ingresso il valore di 1 p.u. e il valore della tensione ai capi del carico espressa in p.u. nella variabile di
sequenza diretta,
Fig. 45: Ciclo ad aggancio di fase, permette la sincronizzazione del segnale PWM e quindi del ponte controllato con la variabile di rete.
110
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
6.6 REALIZZAZIONE DEL MODELLO
Considerando la nozioni teoriche del capitolo3, lo schema di figura 40 e gli appunti sul sistema
di controllo di un dispositivo DVR si espone qui a seguito il grafico realizzato in Simulink
tramite il quale si è riusciti a raggiungere le ipotesi condotte prima.
Sono state effettuate in totale due prove, la prima è stata condotta analizzando il sistema con
l’interruttore collegato al sistema DVR aperto, mentre quelli posizionati in derivazione alle tre
fasi risultano cortocircuitati sui rispettivi trasformatori Booster.
In questo modo si sono potuti ottenere dei risultati relativi al comportamento del sistema nel caso
in cui il dispositivo di sostegno della tensione non fosse inserito.
Nella seconda configurazione invece, l’interruttore principale è stato richiuso, e i Booster
alimentati, in questo modo si sono potute constatare gli importanti miglioramenti che un sistema
DVR è in grado di apportare a una rete elettrica sul fronte del miglioramento della Power Qality.
Come ultime considerazioni, data la letteratura del capitolo 4, si sono potute effettuare delle
considerazioni riguardanti la fattibilità dell’ipotesi relativa all’alimentazione di un tale sistema,
usando come sorgente statica il sistema di batterie e supercondensatori installati in auto plug-in
allacciate allo stessa rete da salvaguardare.
Fig. 46 : Schema del circuito equivalente non che del controllo del sistema DVR, di tutte le variabili controllate, quelle di maggiore interesse
sono rappresentate dalle tensioni e dalla sequenza diretta ai morsetti del carico, che rendono possibile il confronto fra l’utilizzo o meno del
dispositivo di compensazione
111
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
6.7 ANALISI DEI RISULTATI.
In questo paragrafo vengono esposti i grafici principali riguardanti il comportamento del sistema
nelle due configurazioni esposte prima.
Caso 1
Fig. 47: Andamento della tensione ai morsetti del carico in presenza di guasto sulla linea, senza l’intervento del sistema di compensazione
Fif. 48: Andamento della tensione ai morsetti del carico, nella variabile di sequenza diretta, in presenza di guasto sulla linea, senza l’intervento
del sistema di compensazione
112
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Caso 2
Fig. 49: Andamento della tensione ai morsetti del carico in presenza di guasto sulla linea, senza l’intervento del sistema di compensazione
Fif. 50: Andamento della tensione ai morsetti del carico, nella variabile di sequenza diretta, in presenza di guasto sulla linea, con l’intervento del
sistema di compensazione
113
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Dall’analisi delle due casistiche si può notare come, in presenza di un DVR, l’abbassamento di
tensione venga totalmente ristabilito ancor prima della fine del primo ciclo. Trascurando una
leggera fluttuazione del modulo del vettore di tensione diretta si può affermare che, anche
considerando l’effetto degli elementi reattivi presenti nel circuito, ai morsetti del carico non
viene percepita nessuna fluttuazione importante. Tuttavia si prevede che il DVR compensi buchi
“poco profondi”
Relativamente alla struttura del controllo, si è adottata una soluzione “a catena chiusa” con
regolazione della tensione concatenata al carico. Tale soluzione garantisce, rispetto a quella “a
catena aperta” una maggior precisione e la possibilità di compensare le cadute di tensione
sull’impedenza equivalente del dispositivo a seguito degli assorbimenti del carico alimentato a
valle del DVR.
6.8 PROBLEMATICHE ENERGETICHE
Altro discorso è quello che affronta le problematiche di energetico relative a questo tipo di
compensazione.
Le principali batterie presenti in commercio presentano una caratteristica di cella equiparabile a
quella esposta in fig(51), tale caratteristica è da inserire in un complesso che vede le celle
collegate a pacco fra di loro, tale configurazione porta le batterie in commercio ad avere, come
già esposto nel capitolo 4, caratteristiche di funzionamento pari a :
Fig. 51: Caratteristica V-Ah di una cella agli ioni di litio standard. La caratteristica rimane costante tra 0.2 e 1.45 A, mente decade appena si
supera la corrente massima di scarica.
Considerando quindi che, data la simulazione, la potenza richiesta ai morsetti del DVR è pari a
542.5 kW, stimiamo che le batterie, nel momento di necessità siano accorpate in stringhe capaci
di fornire una tensione di uscita di 250 Vcc.
114
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
Data la potenza richiesta e le perdite inevitabili che hanno sede nel commutatore, la corrente
richiesta in ingresso del Booster sarà di 2200 [A].
Gli alimentatori statici per auto motive momentaneamente in commercio sono in grado di fornire
una tensione in uscita variabile da 12.5 a 72 Vcc, con:
Capacità nominale: 60/170 [Ah]
Energia specifica massima:94/120 [Wh/kg]
Massima corrente continuativa: 180/200 [A]
Massima corrente di picco (60s):300 [A]
Date queste premesse, si può dedurre che, per un adeguata compensazione del disturbo preso in
esame, stimando un livello variabile di carica delle singole celle, e senza che l’intervento di
quest’ultime causi un eccessiva scarica dei moduli ai quali è richiesto di far fronte al disturbo,
dovranno essere disponibili ai morsetti del ponte raddrizzatore un numero di celle oscillante fra
le
140 e le 350 unità.
Un numero così elevato di moduli non consente di poter considerare questo genere di tecnologia
applicabile nell’immediato.
Tuttavia, la diffusione sempre maggiore dei veicoli elettrici, sta portando a considerare questi
sistemi anche come potenziali risorse da utilizzare nelle evenienze esaminate in questa
trattazione.
115
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
CONCLUSIONI
Negli anni a venire, le reti elettriche di distribuzione continueranno ad essere interessate da un
processo di profonda trasformazione, cui sono attualmente sottoposte. Tra i mutamenti ai quali
stiamo assistendo, si nota l’esigenza di consentire l’accesso alla rete elettrica ad un numero
sempre più crescente di nuovi utenti di tipologia attiva e passiva. La rete elettrica dovrà perciò
essere coniugata con l’ineludibile necessità ad una gestione che riesca a garantire gli adeguati
standard di sicurezza e di qualità del servizio.
Durante lo svolgimento, si è potuto riflettere su questa tipologia di problemi e dare spunto ad
alcune interessanti considerazioni; lo studio dei principali disturbi di rete condotto nei capitoli
uno e due ha infatti permesso di evidenziare come le reti elettriche di distribuzione siano ancora
oggi soggette a forti disturbi che ne pregiudicano la stabilità.
Questi disturbi, specie con l’avvento di apparecchiatura elettroniche altamente sensibili ai
problemi dell’alimentazione (causa loro stesse di disturbi condotti, come enunciato nel cap. 1),
hanno richiamato sempre più spesso l’interesse della ricerca ai fini di mitigarne le conseguenze
o, in alcuni casi, addirittua di prevenirne le cause.
In particolar modo, durante lo svolgimento si è cercato di trovare un rimedio efficace ai fini della
compensazione dei buchi di tensione e delle micro interruzioni. Come si è potuto evidenziare nel
capitolo 5, infatti, questi disturbi condotti, caratterizzati nella maggior parte dei casi da brevi
durate ed energie generalmente ridotte, sono comunemente subiti dagli utenti della rete elettrica,
che ne soffrono gli effetti in termini di continuità di servizio.
Per risolvere questo problema, si è pensato di inserire a monte dei carichi maggiormente sensibili
un sistema di compensazione dinamica abbastanza veloce e potente da sostenere l’alimentazione
degli utilizzatori senza eccessive distorsioni dovute al passaggio dei alimentazione.
Con l’inserzione del DVR è però sorto il problema della sorgente di accumulo statico: queste
batterie, come descritto dettagliatamente nel capitolo 4, sono spesso costose e ingombranti,
specie se le potenze richieste superano certi valori.
La necessità di reperire una fonte di energia statica a basso costo ha condotto a stimare che, in
futuro,con la sempre maggiore diffusione dei veicoli a trazione elettrica, sarà possibile
richiamare l’energia necessaria alla compensazione dai veicoli stessi, che durante la loro fase di
ricarica delle batterie, potranno decidere di connettersi in punti della rete ove sarà prevista
l’installazione dei dispositivi di compensazione.
116
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
BIBLIOGRAFIA
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[13]”Soluzioni innovative di alimentazione per clienti con esigenze di forniture ad alta qualità”
http://www.ricercadisistema.it .
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117
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in Electrical Engineering.
[18] “Implementation of Dynamic Voltage Restorer for Voltage Sag Mitigation” S.Deepa, Dr. S.
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[19] “Voltage Sag Mitigation Using Dynamic Voltage Restorer System” .
[20] “Simulation and Modelling of a dynamic voltage” Mehmet Tümay Ahmet Teke K. Çağatay
Bayındır M. Uğraş Cuma.
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Amr Y. Abou-Ghazala, Tarek I. El-Shennawy.
118
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
INDICE DELLE FIGURE:
123456789101112131415161718192021222324252627282930313233343536373839404142434445464748495051-
Circuito del sistema radiale
Classi di raggruppamento dei buchi di tensione
Probabili cause di buco di tensione a seconda della loro ampiezza a della durata
Schema di principio di un dispositivo UPS
Schema di inserzione di una bobina di Petersen
Schema di principio di un sistema DVR
Inserzione in rete di un sistema DVR
Quadro contenente un sistema DVR
Circuito di protezione di un sistema DVR
Modalità standby del circuito di protezione del sistema DVR
Schema vettoriale della compensazione DVR
Schema di controllo ad anello aperto del sistema di controllo del DVR
Struttura di un PLL
Evoluzione dei segnali per la sincronizzazione PLL
Schema di un rilevatore di fase
Schema di realizzazione di un PLL
Schema a blocchi di un dispositivo DVR
Schema di principio e filtro di un dispositivo DVR
Energia/Potenza disponibili a seconda delle diverse fonti di energia statica
Raffigurazione schematica di una batteria al piombo acido
Raffigurazione del principio di funzionamento delle batterie al piombo acido
Carica/Scarica delle batterie al piombo acido
Schematizzazione delle reazioni di cella
Scarica in funzione della tensione
Spaccato di una batteria al Nichel Cadmio
Accumulatore ZEBRA
Reazioni di cella di un accumulatore Li-Ion
Schema di funzionamento di un accumulatore REDOX
Funzionamento di condensatori tradizionali rispetto i supercondensatori
Immagine di un supercondensatore
Modello circuitale di una batteria al litio
Equalizzazione passiva delle celle di una batteria
Equalizzazione attiva con condensatori
Equalizzazione con metodo swiched transformer
Equalizzazione con metodo shared transformer
Macrozona Nord
Macrozona Sud
Macrozona centro
Macrozona Nord
Macrozona Sud
Macrozona centro
Totale italiano delle interruzioni di potenza
Circuito equivalente della simulazione
Schema del sistema di controllo nella simulazione
Ciclo ad aggancio di fase
Schema della simulazione
Andamento della tensione in assenza di compensazione
Andamento della variabile di tensione diretta in assenza di compensazione
Andamento della tensione con compensazione
Andamento della variabile di tensione diretta con compensazione
Caratteristica V-Ah di una cella agli ioni di litio
24
25
26
40
41
43
44
45
46
47
49
50
51
51
52
53
55
55
57
61
61
62
64
64
68
70
72
74
76
77
79
83
84
85
85
93
94
95
96
97
98
99
102
107
107
108
109
109
110
110
111
119
Analisi di Power Quality delle reti elettriche di distribuzione e proposta per un dispositivo statico di
compensazione
120
Fly UP