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eccoci qua - Istitutocam.com
ECCOCI QUA
LA COLOMBINA
DEL CAM
NUMERO 16
FEB-APR 2015
DIRETTORE
Ivo Ulisse Camerini
TESTI
Gianfranco Caprai
Patrizio Faloci
Marco Tulli
Francesca Cherubini
Alberto Casucci
Francesca Fanfano
Angelica Lorenzoni
Francesca Fanfano
Chiara Frescucci
Alessia Sommariva
I ragazzi del Cam
FOTO
Archivio CAM
GRAFICA
Gianfranco Caprai
Laura Meacci
Patrizio Faloci
IN COPERTINA
Foto di Patrizio Faloci
La Colombina del CAM
STAMPATO IN PROPRIO
Distribuito gratuitamente
Foto e testi sono accompagnati dal consenso al
trattamento dei dati personali
(D. Lgs. 196/2003)
CAM
Residenze Sanitarie
www.istitutocam.com
[email protected]
AMMINISTRAZIONE
via S. Lazzaro, 1 52044 Camucia AR
ECCOCI QUA
Aspettando il “cinquantesimo del
CAM” vi do il mio più caloroso
abbraccio.
Ebbene si, sono passati cinquanta
anni – io ne avevo due - da quando
il nostro babbo Emilio intraprese un
cammino che neppure lui avrebbe
potuto immaginare dove ci avrebbe
condotti.
Pioniere nelle idee e instancabile
timoniere - con al fianco la nostra
forte e sempre presente mamma
Maria - ha ideato e realizzato un
luogo dove la dignità dei più fragili ha
trovato dimora. Ogni giorno abbiamo
conferme che quello che facciamo ha
un senso profondo e che per questo
vale la pena di continuare …..
In questi giorni, per l’occasione,
abbiamo spulciato foto, documenti,
articoli di giornale, che oggi sono
molto più che ricordi: sono tracce
importanti delle tante mutazioni a cui
la nostra struttura si è adattata senza
però mai cambiare il proprio spirito,
la propria fisionomia: dedizione
all’ ascolto e alla comprensione, in
altri termini attenzione e cura delle
persone.
Uomini, donne, volti impressi nella
memoria, fisionomie di altri tempi,
sguardi pieni di desideri e attese. E
tanti, tantissimi ragazzi pieni di vivacità
e speranze. Famiglie, artigiani,
insegnanti, infermieri, medici……
autorità civili ed ecclesiastiche…..
bandiere aperte e sventolanti…….
un mondo ….in pieno movimento
tutto intento a costruire il futuro per
tanti giovani apparentemente meno
fortunati e socialmente emarginati,
oggi invece “uomini tra gli uomini”.
Molti di loro continuano a visitare
quella che è stata la scuola “dedicata”
che li ha accompagnati nel mondo del
lavoro con diplomi da artigiani; alcuni
di questi, oggi, con moglie e figli.
Quello che trovano qui è una struttura
migliorata nell’aspetto, con alberi
più grandi e arredi più confortevoli,
qualcosa di diverso, gli stessi
abitanti sono diversi, ma immutata
è l’accoglienza, la sensazione di far
parte di una grande famiglia. Una
gratificante soddisfazione per noi
che siamo eredi di questa prima
esperienza e prosecutori di questa
opera assistenziale, seppur con utenze
e finalità diverse.
Da qualche anno ad accoglierli non
c’è più il mio babbo, ma per loro
il ricordo è così vivo che l’assenza
pare non esistere: mille racconti,
tanti gli episodi che narrano della
grande capacità di comunicazione ed
il carisma di colui che è stato per loro
più un punto di riferimento di vita che
direttore di una scuola per artigiani.
Tante anche le lettere e gli articoli di
giornale che ci fanno rivivere i difficili,
ma entusiastici anni dell’avvio.
Insomma un turbinio di emozioni
che cercheremo di condividere il 6
Giugno prossimo, a cinquanta anni
esatti dalla fondazione del CAM,
presso di noi durante l’edizione del
Calendiprimavera, appuntamento
di festa dedicato ai nostri ospiti ed
alle loro famiglie.
Ringrazio a nome di noi tutti
coloro che ci onoreranno della loro
presenza.
A presto……!!!
Gianfranco Caprai
E'QUI LA FESTA
Martedì 17 febbraio, come da tradizione,
abbiamo festeggiato il Carnevale nella
nostra struttura. E’ una giornata veramente
speciale perché vengono a trovarci molti
nostri amici e tutti insieme festeggiamo il
Martedì Grasso tra maschere, canti, balli
e tanti buonissimi dolci!!!
Nei giorni precedenti alla festa ci
siamo impegnati moltissimo per trovare
dei costumi originali e delle musiche
coinvolgenti per rallegrare l’atmosfera
e festeggiare nel modo più divertente;
abbiamo addobbato la sala giochi e la sala
cinema con tantissime maschere colorate,
stelle filanti e festoni …. tra addobbi
colorati e il magnifico buffet di dolci delle
nostre bravissime cuoche, l’effetto finale
è stato strepitoso!!! Il pomeriggio è passato
velocemente, i ragazzi si sono cimentati
in balli di gruppo e hanno coinvolto tutti i
partecipanti, trascinandoli in pista! A fine
serata, mentre salutiamo i nostri ospiti in
procinto di andare via, l’atmosfera è serena
e rilassata e si respira ancora aria di festa
.… e profumo di strufoli! Qualcuno pensa
già a quale sarà il travestimento per il
prossimo anno, qualcun altro già si prenota
per vestirsi da pagliaccio …. in ogni caso,
qualsiasi sia la scelta finale dei costumi,
noi già sappiamo che sarà un successo!!!
Grazie a tutti coloro che hanno contribuito
a rendere questo pomeriggio di festa ancora
più emozionante!!!
le educatrici
CAM VS NIKE
Con l’arrivo della primavera abbiamo
disputato una bellissima partita di Calcetto
organizzata dal gruppo educativo e dalla
nostra amica Michela. Le squadre scese in
campo sono state ovviamente la nostra e
i ragazzi della Nike, colleghi di lavoro di
Michela. I nostri ragazzi, quando hanno
saputo dell’intenzione di organizzare una
partita, si sono prodigati subito in durissimi
allenamenti con il nostro preparatore atletico
Andrea per essere in forma per il giorno della
partita. Molti dei ragazzi amano giocare a
calcio, specie se vengono organizzate delle
partite con persone provenienti dall’esterno
della struttura. Potete immaginare come
sono trascorsi i giorni precedenti alla partita:
Gino e Vincenzo, insieme ad Andrea, si sono
impegnati in una faticosa scelta delle persone
che avrebbero giocato e nella creazione di
schemi di gioco che avrebbero dovuto
lasciare di stucco i nostri avversari;
la partita è stata come è solito dire
“sulla bocca di tutti” fino al fatidico
21 aprile, quando i nostri campioni
carichi di emozione hanno atteso nel
parcheggio l’arrivo degli amici della Nike.
L’incontro è stato davvero bello, i nostri
del Cam hanno fatto un’accoglienza molto
calorosa, sembrava che si conoscessero da
sempre. Cari lettori, non tutti sanno che la
bellezza di incontrare i ragazzi del Cam è
soprattutto l’assenza di barriere e ostacoli
nei ragazzi, ti fanno sentire accolto e da
sempre uno di famiglia. La partita come
potete immaginare si è svolta con molto
impegno da parte di tutti quanti, ma
soprattutto con divertimento; ricordiamo
con gioia le risate di Simone, le grida di
Michael, le parate di Luca (un vero portiere
da Nazionale!), i dribling di Gino, Patrizio
e Claudio. Non dimentichiamo la tifoseria
accanita sostenitrice del Cam, formata non
solo dai ragazzi che non hanno giocato,
ma anche dagli operatori, dalla direzione,
dalla proprietà, da tutto il gruppo degli
educatori, da parenti e da amici. Uno dei
momenti più simpatici da ricordare è stato
quando i ragazzi della Nike hanno pregato
il nostro Luca di diventare il loro portiere,
data l’evidente “imbranaggine” del loro
portiere Michela e Luca, molto lusingato
dalla richiesta ha accettato volentieri.
Nessuno dei nostri ha protestato, anzi
l’episodio è stato l’incentivo per uno
scambio di altri giocatori, così che non
c’era più la squadra della Nike e quella del
Cam ma due squadre miste perfettamente
integrate. Siete curiosi di sapere il
risultato? Ci dispiace deludervi ma noi
non lo sappiamo, ci siamo dimenticate di
tenere il conto dei goal, ma l’aspetto che
invece è rimasto vivo nella nostra mente
e soprattutto nel cuore è il ricordo della
gioia, del divertimento, delle chiacchierate
e della piacevolissima condivisione che
a fine partita abbiamo fatto della gustosa
merenda che le brave cuoche ci hanno
preparato.
Grazie Michela, Luca, Alessio, Francesco
M., Francesco R., Ernesto, Annarita e Sara
per averci regalato un pomeriggio davvero
speciale.
le educatrici
v
MARTEDI GRASSO
GIRAMONDO
FLORENCE BIKE FESTIVAL:
BICI E NON SOLO ...
Dal 17 al 19 Aprile si è tenuta a Firenze,
nell’incantevole cornice del Parco delle
Cascine di Firenze, la terza edizione della
bicifi che quest’anno si è arricchita di
nuovi eventi, spettacoli e innumerevoli
attrazioni, diventando un festival in piena
regola!
Invitati dal Sig.re Pietro Agosta, direttore
della Special Olympics di Firenze, non
ci potevamo perdere l’occasione di
partecipare, e così, sabato 18 Aprile siamo
andati al “Parco delle Cascine”.
Il tempo incerto e a tratti piovoso
non sempre ha consentito il regolare
svolgimento della manifestazione ma
eventi interessanti e piacevoli sorprese
non ci sono mancate comunque.
La prima, in ordine cronologico,e
per alcuni dei nostri ragazzi anche
d’importanza, è stato l’incontro con
Basanta e Bernardeschi, due giocatori
della Fiorentina Calcio, presenti alla
manifestazione per promuovere la “Bici
Viola” e per incontrare i tifosi in una
sessione di autografi.
Luca, incredulo e sorpreso, è rimasto
bloccato dalla gioia (un tifoso sfegatato
come lui…) rimanendo in posa plastica a
fianco dei due giocatori, mentre Roberto
P. , meno interessato al calcio, ma molto
intraprendente, si è letteralmente gettato
fra le braccia di Basanta, che, dopo essersi
ripreso dallo stupore, ha contraccambiato
calorosamente l’abbraccio , suscitando
l’allegria nel casuale pubblico!
La socievolezza e l’espansività non ci
è mai mancata e ogni occasione è stata
buona per fare nuove conoscenze!
“ E’ primaveraaa, svegliatevi bambinee,
che alle Cascine messer Aprile fa il
rubacuor”. Questo vecchio stornello
fiorentino è stato il leitmotiv della giornata,
che è stato più volte intonato da Roberto
L. in una collocazione spazio-temporale,
oserei dire, perfetta!
Giovani e accoglienti ragazze pon-pon del
“Viola Village Club” hanno intrattenuto
il pubblico con piacevoli coreografie
concedendoci generosamente tante belle
foto insieme a loro. Alcuni dei nostri
ragazzi si sono cimentati nel tirare calci
di rigore, ottenendo in premio i gadget
della loro amatissima squadra.
A questo punto ci sarebbe da chiedere… e le bici?
Beh… di bici erano pieni gli stand, nuove e d’epoca, accessori e quant’altro, e che
noi passeggiando abbiamo attentamente visitato. Gremiti di ciclisti i viali, e bici
acrobatiche domate da abilissimi atleti, hanno intrattenuto ovunque gli spettatori.
Così, fra tutte queste attrazioni la giornata se n’é andata via, come dire … in volata!
E con un “Ciao Fierenzeeeeee a presto!” i ragazzi, divertiti e soddisfatti, hanno
salutano la città.
Angelica e Alessandra
LA GITA CHE VORREI
L’arrivo del bel tempo, con le giornate più lunghe, è un piacevole invito a
viaggiare.
Le gite si fanno per vedere posti nuovi
o rivedere posti già conosciuti ma piaciuti (o anche per far conoscere i propri
luoghi agli amici).
Viaggiare ha anche il vantaggio di poter far conoscere gente nuova, che non
è poco.
Spesso durante le gite si cammina molto per cui spesso si torna stanchi ma
soddisfatti. La stanchezza scompare il
giorno dopo con il riposo ma lascia piacevoli ricordi che non svaniscono con il
tempo ma rimangono indelebili dentro
di noi.
Tutto quanto si vede durante un viaggio
serve ad arricchirsi culturalmente ed
anche quando non c’è interesse diretto
rimane comunque l’esperienza fatta.
Possiamo fare gite solo culturali, come
è capitato qualche volta, oppure semplicemente di svago e divertimento,
come le abbiamo fatte la maggior parte
delle volte.
Anche in solo giorno è possibile visitare luoghi nuovi, perchè è vero che
anche nelle vicinanze ci sono posti interessanti. D’altra parte è vero come si
dice che l’Italia è un posto meraviglioso e tutto da scoprire.
Ecco, se avessimo più tempo a disposizione una bella gita sarebbe il giro
d’Italia, non in bicicletta come fanno alcuni, ma comodamente seduti sul
nostro pulmino.
Dove andare?
A Roma, perché è bella e ricca di storia antica.
A Venezia, perché è particolare ed unica al mondo.
A Firenze, perché è bella e basta.
Oppure a Genova, a Napoli, a Como con il suo lago, a Verona per i concerti
all’Arena, la casa di Romeo e Giulietta e Gardaland che è li vicino.
Ma anche a vedere i trulli di Alberobello oppure le montagne delle Dolomiti o un tramonto a Capri o in Sicilia e, perché no? … le tre isole del lago
Trasimeno.
Siamo consapevoli che un giro così lungo non è realizzabile, rimane però
l’immaginazione che ci permette di sognarci ogni giorno in un luogo diverso. D’altra parte sognare ad occhi aperti non ci può essere impedito ed in più
non costa niente: basta girare il mappamondo, sfogliare un libro, guardare
delle foto e farci raccontare le storie da Francesca o Patrizio.
Giampietro e Letizia
A PAROLE MIE
Questa volta pubblichiamo due brevi
storie inventate di getto in due momenti
diversi.
Possono sembrare prive di senso, e un
pochino strampalate, ma solo leggendole
frettolasamente.
Invece, facendo più attenzione, qualche
insegnamento a vivere lo si può trovare ...
LA VERA STORIA DI ROMEO E
GIULIETTA
Romeo proveniva dalla famiglia dei
Cappelletti di Ravenna ma era nato a
Londra.
Era alto, magro, bello di fisico, con i
capelli lunghi neri e gli occhi azzurri.
Faceva l’attore in giro per il mondo
e conobbe Giulietta a Vienna. Lei
era giovane e bella. Faceva anche
lei l’attrice ma era anche una brava
cuoca. Fu amore a prima vista, quindi
recitarono insieme nei teatri di molte
città: Chicago, Roma, Venezia, Milano
e Parigi. Poi si sposarono ed ebbero sei
figli. Per fortuna la mamma di Giulietta
si offrì di curarsi dei bambini.
Crebbero sani, belli ed in buona salute.
Romeo e Giulietta in seguito smisero
di recitare e rimasero a casa. Giulietta
brava cuoca preparava spesso le lasagne,
le cotolette alla milanese ed il tiramisù.
Cucinava tutti i giorni bene e tanto.
Ingrassarono tutti e due ma vissero felici
e contenti lo stesso.
(Tiziana e Alessandro)
LA CITTA’ ALBERATA
C’è il sole a picco sulla città alberata.
Tanti olivi, sequoie, baobab, querce e
alberi di natale tutto l’anno. Tante case
basse e colorate: rosse, azzurre,viola e
verdi ma tutte con il tetto rosso.
La gente è tutta in giro, pochi lavorava
perché c’è il sole ma per fortuna anche
l’ombra degli alberi per ripararsi dal
caldo. La giornata è bella.
C’è un gruppo di persone: un uomo,
una donna e un po’ di bambini.
Potrebbero essere una famiglia ma
anche no. Sono in macchina e di
macchina c’è solo quella per le due
uniche vie della città. Gli altri vanno
a piedi o in bicicletta.
Il gruppo di persone sta tornando dalla
città vicina dove hanno pranzato al
ristorante. La città vicina è più ricca
ma anche più inquinata. Meno alberi
e case grigie ma anche molti ristoranti
che sono il motivo per il quale vi si
sono recati, anche se per poche ore,
con il taxi.
La loro vita è però in una casa rossa
con le tende bianche e tanti abeti
intorno. E’ lì che vivono felici e
contenti dopo la pizza e le patatine
mangiate nella città vicina, dove
torneranno solo per necessità.
(Letizia e Ivano)
Ora, invece, qualche pensiero sul
tempo, tema che ben si presta ad essere
interpretato.
Il tempo speso meglio è quello usato per giocare a pallone e guardare la tv. Spero
un giorno di poter giocare in una squadra di calcio vera.
(Vincenzo)
Nonostante i miei cinquant’anni e passa
mi sento giovane. Perché la giovinezza
si misura dentro di noi anche se non è
facile dimostrarla alle persone. E’ più
facile dimostrarla alle persone vicine
che agli sconosciuti.
(Luca)
Sono arrivata al CAM il 2 ottobre 2013, è passato più di un anno e in questo
periodo ci sono stati sia crisi sia periodi di tranquillità. Ho potuto fare delle
nuove esperienze, come stare parecchi giorni a Venezia, salire per la prima volta
a cavallo e giocare a bocce.
(Letizia)
Dopo 12 anni non me la sento più di
vivere al Cam. Vorrei tornare a casa per
avere un ambiente familiare. Di buono
c’è che qui sono seguito e curato dal
Dottor Varrasi.
Si mangia molto bene, gioco a bocce (ho
vinto cinque medaglie nel corso degli
anni) per cui ho potuto visitare anche
altre città. Ho visitato anche l’acquario
di Cattolica: gli squali sono la mia
passione ma anche i delfini che sono
miei amici, conosciuti però allo Zoo
Marine di Ostia.
Tenuto conto di tutto questo il vivere qui
è più sopportabile anche se spero sempre
di tornare ad Empoli per sempre.
(Antonio)
Io mi sento arzillo, agile, simpatico,
giovane, il cuore batte forte. La faccia
però è rugosa, di un uomo di una certa
età ma in buone condizioni. Mi piaccio.
(Roberto P.)
Mi piace molto passare il mio tempo in piscina e sono contento di poter andare
alle gare; però non vedo l’ora di tornare perché, dopo tanto tempo, mi verranno
a trovare mia sorella Clementina e suo marito…sono felice!
(Ivano)
Mi piace passare il tempo ballando e cantando. È bello festeggiare il mio
compleanno e quello degli altri ragazzi…ci sono delle buone torte e degli addobbi
da sistemare.
(Pietro)
CAM ARTE
S A P O N E N AT U R A L E A L L’ O L I O
D’OLIVA!
Il sapone ha una storia molto antica,
era già conosciuto dai babilonesi e
dagli egiziani che lo usavano per scopi
terapeutici. Secondo una leggenda
romana il termine sapone deriva da
“Monte Sapo“ che è il luogo dove si
sacrificavano gli animali.
Il sapone, dal punto di vista chimico, è
un sale ottenuto mescolando una base
(soda, potassa, calce) con un grasso
(animale, vegetale o minerale).
Il sapone naturale all’olio d’oliva è uno
dei migliori saponi perché l’olio d’oliva
è già allo stato naturale un detergente
nutriente, emolliente, antiossidante,
curativo della pelle e antiradicale, in
quanto contiene fenolo, acido linoleico,
sale di sodio, vitamina E e carotene.
Vi s t o c h e n o s t r a a z i e n d a a g r i c o l a
viene prodotto un eccellente olio
extravergine d’oliva abbiamo pensato:
perché non provare a realizzare un
sapone artigianale? Ovviamente, data
la presenza della soda caustica, la
lavorazione è stata effettuata solamente
dalle educatrici, alla quale però i ragazzi
hanno assistito ( a debita distanza),
interessati e molto incuriositi.
Due sono i metodi che possono essere
impiegati per la saponificazione,
metodo a caldo e a freddo. Quello
successivamente descritto è il metodo
a freddo che è quello che noi abbiamo
utilizzato, in quanto il più semplice da
eseguire.
Ed ecco gli ingredienti e la modalità di
preparazione.
Ingredienti:
1 k g di olio d’oliva
128 gr di soda caustica
300 gr di acqua
Preparazione:
Per prima cosa occorre pesare
l’olio d’oliva con una bilancina di
precisione. Dopodiché pesare la
soda caustica, dopo aver indossato
guanti protettivi,occhiali da lavoro e
mascherina, e infine pesare l’acqua.
Ve r s i a m o p o i l a s o d a c a u s t i c a
nell’acqua, giriamo con un cucchiaio
e quando la soluzione inizia a reagire
salendo fino a 80° di temperatura,
mescoliamo e aspettiamo che diventi
trasparente.
Versiamo la soluzione così preparata
direttamente nell’olio d’oliva,
immergiamo il minipimer e frulliamo
fino ad ottenere il “Nastro”, ovvero un
impasto abbastanza denso.
Ve r s i a m o i l c o m p o s t o o t t e n u t o
in uno stampo, che può essere in
silicone ma anche di altro materiale se
precedentemente rivestito con carta da
forno, e lo sbattiamo un paio di volte
per togliere eventuali bolle d’aria.
Copriamo lo stampo con una pellicola
con sopra ancora un panno e lo
lasciamo riposare per circa 24 ore.
Dopo aver controllato che lo stampo
non emani più calore estraiamo il
nostro sapone. Una volta tolto, lo
liberiamo dalla carta da forno, lo
tagliamo in pezzi a nostro piacimento
e lo lasciamo stagionare per circa 40
giorni in un luogo asciutto.
Passato tale periodo, il sapone
all’olio d’oliva sarà pronto per essere
utilizzato!
Angelica
INSERTO SPECIALE
Pellegrinaggio al Santuario di Santa Margherita da Cortona.
Sabato 9 Maggio si è materializzato il primo pellegrinaggio guidato da Frate Stefano
e Suor Fabiana, da Laviano a Cortona in onore della Patrona di Cortona. Il cammino è
stato preceduto dalla visita della casetta di Margherita in Laviano e della vicina chiesa
dove ad attenderci vi era Don Piero, parroco di Pozzuolo. Dopo breve raccoglimento, la
marcia dei quindici partecipanti ha preso avvio alla volta di Petrignano ove, presso la
quercia cosiddetta del Pentimento, sarebbe stata data lettura della prima delle quattro virtù
cardinali: la Prudenza.
bordi del lago Trasimeno. Ci sono validi motivi per ritenere che questo percorso sia stato
quello effettivamente seguito dalla Santa verso Cortona in quanto tutto all’apice di un
crinale -quindi asciutto e sempre percorribile - che da Petrignano porta fino alle colline
cortonesi nel punto più stretto della valle in prossimità del Riccio. Un’importante stampa
di Giovanni Inghirami del 1830, sei secoli più tardi, ci dà un quadro della situazione
morfologica e ci indica i percorsi consolidati nel tempo.
Particolare della Valdichiana nella Carta geografica del Granducato di Toscana, 1830, di Giovanni
Inghirami – In verde il percorso ipotizzato da Laviano a Cortona passante per Petrignano.
Casa di Santa Margherita, Laviano
La Quercia del Pentimento è una secolare pianta che si trova di fronte alla chiesetta in
Petrignano e si narra che qui Margherita abbia ritrovato il corpo di Raniero Del Pecora
(comunemente chiamato Arsenio) suo compagno si direbbe oggi, assassinato dai briganti
della zona e qui abbia preso la decisioni di prendere i voti. Una targa posta nel tronco ne
ricorda l’evento. Ripartiti, la seconda breve sosta è stata al campetto di calcio in prossimità
della fattoria Braccesca dei Marchesi Antinori, all’ombra delle querce che da sempre
proteggono i viandanti. Qui sorella Fabiana ci ha rifocillati con dolci e bevande…..addio
dieta !!! Questo tratto di strada, immersa nel verde, corre lungo quel confine tra quelli che
erano stato Pontificio e Granducato di Toscana, oggi rispettivamente Umbria e Toscana, ai
La terza sosta è stata effettuata presso la nostra struttura dove una piccola folla festante
ci attendeva. All’arrivo Milan ha lasciato partire i suoi piccioni viaggiatori che dopo
tre giri sopra le nostre teste, si sono diretti velocemente verso Cortona. Non è casuale
il passaggio qui in quanto in uno dei giardini del CAM si conserva un antico pozzo,
detto “Della Comune”, che per molto tempo è stata l’unica fonte di acqua dolce della
zona e si trova circa a metà del percorso. Dopo un gradito rinfresco, è stata illustrata
la seconda delle Virtù Cardinali con grande e sincera partecipazione dei nostri ragazzi:
la Temperanza. Tiziana in particolare ci ha divertiti con attenti e vivaci interventi che
hanno dato modo di approfondire l’argomento. Frate Stefano, alla fine, ha commentato la
bellissima l’atmosfera, la spontaneità ed i sorrisi dei nostri ragazzi. Io e Cecilia ci siamo
fermati qui mentre gli altri hanno proseguito per il Santuario commentando le altre due
virtù cardinali: la Fortezza e la Giustizia. Ci siamo promessi che questo sarà il primo di
tanti pellegrinaggi che vorremmo si possano ripetere ad ogni vigilia della Festa di Santa
Margherita. Il prossimo anno avremo un altro sito ove sostare ossia il tempietto che
stiamo realizzando al vertice della vicina Collina dei Ciliegi. Grazie a Frate Stefano e Suor
Fabiana di averci dato questa opportunità di fede e di riflessione. Al prossimo anno…!!!
La strada per Cortona lungo il Trasimeno.
All’ombra in prossimità del Pozzo della Comune.
Santa Margherita da Cortona
Margherita da Cortona ha una caratteristica presente in tutta la sua vita: l’essere stata
sempre innamorata. Una donna ardente d’amore profano nella prima parte della vita, e
nella seconda dopo la conversione, si consumò, come una candela, per il suo amore a
Gesù Cristo. Per essere luce e calore per gli altri, occorre decidere di lasciarsi consumare
a poco a poco, di lasciarsi mangiare dall’amore.
La santità è un percorso impervio e in salita, un camminare spesso anche al buio, senza
il conforto e la compagnia delle stelle. Ma è l’unica via per arrivare alla trasfigurazione
di se stessi. Per diventare luce e calore trasformati dalla Luce e dal Calore che è Dio.
Margherita, almeno nella seconda parte della vita, è vissuta così. È vissuta di amore totale,
“con mani innocenti e cuore puro” ha scalato l’ardua montagna. Per questo è santa. Ed
è giusto e confortante per noi ricordarla anche oggi a distanza di ben sette secoli.
Margherita nacque nel 1247 a Laviano, in Umbria. Quindi è una santa umbra, anche se è
vissuta per più di 25 anni a Cortona, sul versante toscano del Lago Trasimeno. Margherita
entrò nel cono di luce e santità francescana che ispirò San Francesco scomparso da
pochi anni.
All’età di 9 anni Margherita rimase orfana della madre. Un colpo molto duro e difficile da
superare per lei ancora bambina, bisognosa della guida e dell’affetto materno. La donna
che sposò in seconde nozze il padre, proprietario terriero ed assente dall’educazione dei
figli come era consuetudine all’epoca, complicò la difficile situazione della bambina. La
matrigna si comportò in maniera ostile e ruvida, arrivando a maltrattare ripetutamente
Margherita che perse il sorriso e la serenità. Cercava comprensione ed affetto che trovò
fuori casa, fuori dalla famiglia. La bella Margherita conobbe un giovane della zona, il
nobile e ricco Arsenio, che la convinse a fuggire e a rifugiarsi presso il castello di famiglia
a Montepulciano. Sembrava che quell’incontro aprisse nuovi orizzonti, più ampi di quelli
della famiglia, più confortanti e meno angoscianti del presente. Secondo una tradizione
sarebbe vissuta o meglio convissuta (e qui c’è l’aspetto “moderno” di Margherita) per
ben nove anni. Secondo qualche biografo ci fu anche la convalida della convivenza
davanti ad un notaio. Però niente matrimonio religioso ufficiale, per l’opposizione della
famiglia di lui.
Un particolare importante: l’arrivo di un figlio, Jacopo. Questa la situazione fino alla
morte improvvisa dell’Arsenio, sembra durante una partita di caccia. Margherita guidata
dal suo cane (elemento curioso presente nella sua iconografia) ritrovò il suo cadavere. A
quella vista rimase profondamente scossa. Ma non si scoraggiò. Rifiutata dalla famiglia
di lui, Margherita prese il figlio e andò via dal castello.
Logicamente fu rifiutata anche dalla casa paterna, dove imperava sempre la matrigna.
Questa è la prima versione, contenente elementi leggendari.
La seconda, mutuata dal biografo (e confessore) Fra’ Giunta Bevegnati afferma invece
che Margherita concluse la sua travolgente storia d’amore sposando (sembra solo dopo un
anno con matrimonio civile) l’Arsenio. Le differenze di classe tra i due furono dimenticate,
e Margherita visse come una gran signora a Montepulciano. Il marito continuò come
sempre la sua vita che non collimavano con gli ideali di Margherita. Ma lei lo amò lo
stesso fino alla fine.
Quale la versione più affidabile? Un’ipotesi è che in tutte e due sia intervenuto un certo
“lavoro redazionale” degli autori. In una versione si incattivisce Margherita per esaltarne
maggiormente la santità dopo. Nell’altra forse c’è stato un certo abbellimento per mostrare
che la ragazza non era poi completamente persa, prima. Non si sa con precisione. Solo
ipotesi.
Una vita di penitenza, di preghiera e servizio agli ammalati poveri
Comunque sia, alla morte di lui, Margherita diede una svolta totale alla propria vita, e,
avendo scoperto il nulla e la vacuità che le sembrava aver vissuto fino ad allora, si diede
a Dio con una conversione totale.
Margherita era anche adesso una donna innamorata, questa volta di Dio (cosa che non le
impedirà per niente di seguire il figlio e di provvedere alla sua educazione). Al rifiuto di
assistenza della famiglia del marito, prese il bambino e vestita a lutto e lacera, si avviò
verso Cortona, decisa ad intraprendere la strada della penitenza, dell’umiltà, della preghiera
e del servizio ai più poveri. Ideali non certo nuovi in terra d’Umbria e zone vicine.
Il vento del francescanesimo soffiava ancora, forte e invitante, anche in quegli anni. E
Margherita si lasciò trasportare.
Arrivò fino al convento dei frati, decisa a chiedere il saio della penitenza e iniziare così,
decisamente e pubblicamente, una nuova vita. Ma il frate guardiano non la pensava così:
rifiutò infatti di accoglierla perché, secondo lui, l’aspirante alla penitenza era “troppo
giovane e troppo bella”. Non avrebbe perseverato. C’è da sorridere.
Dopo tre anni di insistenza fu ammessa nel Terzo Ordine francescano, vestendo il mantello
penitenziale. Le fu quindi concessa una piccola cella, a fianco della chiesa di San Francesco
di Cortona. Visse di penitenza durissima, di preghiera, di servizio agli ammalati poveri.
Seppe anche organizzare, con alcune volontarie chiamate Poverelle, l’assistenza gratuita
a domicilio. Nel 1278 fondò anche l’Ospedale Casa di Santa Maria della Misericordia,
diventando per i malati non solo infermiera, ma anche amica, confidente e all’occorrenza
cuoca e questuante.
Solo Cristo è il sole che salva
Un giorno ebbe anche il coraggio di tornare al suo paese natale Laviano: in chiesa durante
una celebrazione eucaristica chiese il pubblico perdono per i suoi trascorsi giovanili non
edificanti. Si adoperò anche per portare la pace tra le varie fazioni combattenti della città
che l’ha accolta ed adottata.
Nelle evenienze più varie di vita pubblica e privata diventa un fatto naturale chiedere il
suo intervento, raccomandarsi alle sue preghiere, sollecitare i suoi consigli.
Non visse quindi estranea alle cose del mondo circostante, pur essendo profondamente
presente a Dio.
Margherita ebbe anche una intensa vita contemplativa, con esperienze mistiche e visioni,
nella contemplazione della Passione di Cristo. Lei non scrisse niente ma le sue esperienze
spirituali (visioni e dialoghi con Cristo) furono riportate dal suo biografo e confessore
francescano Fra’ Giunta Bevignati.
Margherita chiuse la sua esperienza terrena il 22 febbraio. Godeva già di venerazione
ancora in vita ma ora dopo la sua morte il culto si accrebbe grandemente nell’Italia
centrale. La canonizzazione arrivò solo il 17 maggio 1828 ad opera di Benedetto XIII.
Margherita da Cortona è una figura molto importante nel movimento e nella spiritualità
francescana. Non per niente è stata chiamata la Terza Stella del francescanesimo (dopo
Francesco e Chiara).
Ci fa anche capire oggi che la Santità è sempre possibile, per tutti. Che la misericordia
di Dio è sempre disponibile, per tutti. Ed è interessante che quando qualcuno del popolo
la chiamava “nuovo sole” ella lo rimproverava indicando il Cristo come il vero Sole e
l’unica Luce che salva.
CHE LUNA GIRA
QUANDO L’ORTO E’ UN PIACERE:
LE FRAGOLE
L’ortotherapy è un metodo riabilitativo
che appartiene all’ambito delle terapie
occupazionali, considerate in grado
di migliorare la salute sia fisica sia
mentale; consiste nell’incentivare, nel
preparare e nell’affiancare il soggetto
nella cura e nella gestione del verde,
nella coltivazione di fiori, ortaggi ed
altre piante. Proprio il prendersi cura di
organismi vivi, possibilmente in gruppo,
stimola il senso di responsabilità e di
socializzazione, aiuta l’acquisizione
di abilità, autonomia e competenze,
contribuisce allo sviluppo della capacità
di interazione e partecipazione, il
recupero e la valorizzazione delle abilità
dell’individuo. Volendo fare una sintesi
dei benefici che questo genere di attività
comporta potremmo così riassumere:
Dal punto di vista dei benefici fisici,
l’ortotherapy ha il merito di incentivare
lo sviluppo della motricità, favorendo
il coordinamento occhi-mani-braccia
e l’incremento della forza e della
resistenza;
Migliora le capacità di apprendimento,
poiché imparare il nome delle piante,
apprendere la ciclicità delle stagioni e di
conseguenza i tempi adatti di semina e
raccolto, organizzare lo spazio dell’orto
sono tutte attività che incrementano la
capacità di apprendimento e la sfera cognitiva dei soggetti coinvolti;
Rafforza l’autostima, in quanto il soggetto è chiamato a svolgere un ruolo attivo e
dal suo impegno si possono vedere realmente i frutti. Favorisce la socializzazione
e ci insegna il lavoro di squadra.
In questo periodo dell’anno mettiamo alla prova le nostre abilità di provetti
contadini piantando le fragole. E’ una delle colture più amate e diffuse perché non
richiede particolare bravura e occupano poco spazio, ma soprattutto producono
un numero elevato di frutti!!
Quando piantare le fragole??
Il periodo migliore è sicuramente la primavera!
Le fragole necessitano un’esposizione in pieno sole ed un terreno sabbioso, limoso
e ricco di sostanze organiche.
Prima di piantare le fragole il terreno va lavorato e liberato dalle erbacce, meglio
ancora sarebbe aggiungere un buon composto organico.
E’ necessario acquistare delle giovani piantine in vaso e porle in singole file a
circa 20-25 cm l’una dall’altra, è necessario che la buca sia fatta in modo tale che
la pianta sia parallela al terreno.
Le fragole necessitano di una innaffiatura regolare che va intensificata soprattutto
nel periodo estivo facendo attenzione di versare l’acqua alla base della pianta e
non sulle foglie. Inoltre durante tutto il periodo sarebbe bene eliminare le erbacce
che crescono intorno alle piante.
Quale varietà di fragole scegliere?
Se volete fare delle conserve o congelare i frutti sarebbe bene scegliere varietà
unifere poiché produrranno fragole una sola volta l’anno, pressoché tutte insieme.
Se invece volete mangiare frutta fresca di stagione per un bel pezzo meglio optare
per le bifere (producono frutti più volte l’anno dalla primavera all’autunno).
Alessia e Francesca C.
TUTTI A TAVOLA
DITE LA VOSTRA
INVOLTINI DI PROSCIUTTO CON PUNTE DI ASPARAGI
Della ‘umana radicalità’
Lavate gli asparagi, lessateli possibilmente in una pentola a vapore o, in
mancanza di questa, in una pentola di acqua salata bollente. In questo caso,
procedete così: immergeteli legati a mazzi e in piedi nell’acqua in ebollizione,
badando che il liquido dell’acqua non superi la metà del gambo degli asparagi.
Appena gli asparagi accennano a piegare le punte, scolateli, metteteli su
un tagliere, slegateli con precauzione, per evitare che le punte si stacchino,
e tagliate via quasi tutto il gambo (utilizzerete perciò solo le punte degli
asparagi, con una piccola parte del gambo). Appoggiate gli asparagi su
un canovaccio per far assorbire l’acqua di cui la verdura si sia imbevuta
cuocendo.
Pareggiate le fette di prosciutto in modo che siano tutte della stessa
misura. Dividete gli asparagi in otto mucchietti tutti uguali. Disponete ogni
mucchietto di asparagi al centro di ogni fetta di prosciutto, che arrotolerete
su se stessa badando di lasciare leggermente fuori le punte. Fermate ogni
involtino con uno stuzzicadenti. Passate gli involtini di prosciutto prima
nella farina, poi nelle uova precedentemente sbattute con una forchetta e
salate leggermente, quindi rigirateli nel pane grattugiato.
Mettete al fuoco una padella con l’olio; quando sarà bollente friggetevi gli
involtini, facendoli ben dorare da tutte le parti. Scolateli dall’olio e serviteli
ben caldi. Volendo, potete anche ricoprire ogni involtino con una fettina di
groviera e metterli poi un attimo in forno a gratinare.
Diceva Jacques Lacan che la funzione
del linguaggio non è quella d’informare,
ma di evocare.
Ed è questo che sempre mi colpisce
nel rapporto con un’altra prospettiva:
il fatto che possa evocare qualcosa
che in me risuona in una parte
ignota dell’essere e, in questo modo,
contribuisce a definirlo.
Entrato al CAM, ho capito ancora
meglio che ogni linguaggio è una
diversa visione del mondo e della vita;
decine di luoghi dell’anima, decine di
possibilità, decine di prospettive…un
caleidoscopio di significati e di misteri.
Narrazioni proprie, uniche certo, ma al
contempo anche universali.
Si tratta, credo, di qualcosa che potrei
definire come una ‘umana radicalità’.
Mi è parso che tra i tanti linguaggi, cosi
diversi e cosi ignoti, possa esistere una
sorta di ‘essenza’ dell’umano…una
radicalità appunto, un concentrato…
cosi nel dolore, come nella gioia, nella
paura come nella rabbia o nell’amore…
un alfabeto dell’uomo e della donna
autentico e drammatico.
Poche cose sono più difficili, mi dico,
del rapportarsi con una rivelazione
talmente potente, poche cose sono più
complesse del fare i conti con una parte
di se stessi rappresentata e resa viva,
Ingredienti:
asparagi kg 1
8 fette di prosciutto cotto, meglio se
tagliate un po’ alte
2 uova
pane grattugiato
poca farina
olio per friggere
sale
poche cose sono più sorprendenti della
‘umana radicalità’, ma anche poche
cose sono più nutrienti, arricchenti,
‘amplianti’.
Non so se, cari amici, vi sono mai
stato d’aiuto ma, di sicuro, voi si e,
perdonatemi, se ho approfittato di voi
per provare a crescere un poco. Grazie.
Marco Tulli
LO SCACCIAPENSIERI
BARZELLETTE
Il comandante dice: “allarme! allarme!
La nave va a picco!”
Un passeggero, che sta dormendo in
cabina, si sveglia e sentendo l’allarme
commenta: “che me ne importa tanto io
vado a Genova”.
Dall’arca di Noè scese per primo il
maestoso elefante, per seconda la
minuscola pulce. La pulce scivolò e si
schiantò contro l’elefante, il pachiderma
disse:”non iniziamo a spingere “
La pulce rispose :”non l’avevo vista”.
Il giorno dopo l’acquisto di un acquario
la moglie chiede al marito: “caro, hai
cambiato l’acqua ai pesci?”.
“no! non hanno ancora bevuto quella di
ieri”.
Il professore entrando in classe e
vedendo Pierino dormire sul banco gli
dice: “Pierino alzati” e lui: “prof ma
faccio tutto io a casa: lavo i piatti, lavo i
pavimenti, lavo il bagno ...”
“ma tua madre tuo padre e tua sorella?”
“no loro si lavano da soli”
Un carabiniere arriva contento in
ufficio: -”Ieri ho finito un bel puzzle”.
L’appuntato: - “E quanto ci hai messo?”.
- “Due anni”. -”mi sembra molto!!!”.
-”Ma che dici, sulla scatola c’era scritto:
da 3 a 6 anni!”.
-
Dottore, dottore: un cane mi ha
morsicato un dito! E gli hai messo su
qualcosa? No! Gli è piaciuto così!
Un palloncino dice ad un altro
palloncino:
“Attento al cactussssssssssssss......”
”Quale cactussssssssssssss........ “
-Lei e in contravvenzione! ha il cane
dietro senza rete di protezione
-... ma è un peluche
-guardi la razza non mi interessa!!
Perchè d’inverno i gatti non escono
mai??
Perchè fuori c’ è un freddo cane
In campagna: una signora a una
contadina: “ha delle uova?”
“naturalmente”
“sono di giornata? “certo che sono di
giornata, che domande, le galline di
notte dormono!
Ligabue canta: “Tutti vogliono
viaggiare in prima”.
Io l’ho fatto e ho bruciato motore e
frizione...
Due lumache da sempre amiche. Una
dice attraversiamo i binari,l’altra dice:
sei pazza fra due ore passa il treno
Un uomo entra in un cafè... splash…
CALEIDOSCOPIO
PRINCIPI E PRINCIPESSE ...
Con carrozza si intende genericamente
un mezzo di trasporto a trazione animale,
destinato esclusivamente al trasporto
di persone, più diffuso fino alla fine
del diciannovesimo secolo, ovvero
fino all’avvento delle automobili. Le
carrozze sono di tipologia diversa a
seconda dell’impiego a cui sono adibite.
Tra le varie denominazioni specifiche
esisteva ad esempio la berlina, chiusa
con funzione di rappresentanza, il
coupé anch’esso chiuso ma a soli due
posti, il calesse aperto per la bella
stagione, il landau, dotato di capote o
il più lussuoso phaeton, paragonabili
alle odierne vetture cabriolet e varie
altre versioni. Esse venivano trainate
da animali da tiro, solitamente da uno o
più cavalli, a seconda della tipologia del
mezzo e del suo impiego. Il conducente,
detto cocchiere, era sistemato in
posizione avanzata o sul retro della
carrozza su un alloggiamento rialzato
al di fuori dell’abitacolo destinato ad
ospitare i passeggeri, solitamente in
configurazione vis-à-vis. Sulle carrozze
vennero per prime sperimentate e
utilizzate le tecnologie che ritroviamo
sulle moderne auto, quali le sospensioni
a balestra per migliorare il comfort di
marcia dei passeggeri.
La continuità storica tra la carrozza
e l’automobile è testimoniata sia dal
fatto che le aziende specializzate nella
loro costruzione hanno perlopiù
proseguito l’attività di carrozziere
nel campo dei nuovi mezzi a motore,
sia per il fatto che ancora oggi
buona parte dei nomi utilizzati per
definire vari tipi di carrozzeria hanno
preso nome dalle loro progenitrici.
La storia della carrozza si perde
nei secoli, già le popolazioni
preistoriche e in seguito la civiltà
romana utilizzavano carri a trazione
animale.
Tornando ai giorni nostri, per
la precisione ad una soleggiata
mattinata di Aprile, è arrivato il
momento di salire a bordo… Una
splendida carrozza ci attende!
Partiamo, suddivisi in piccoli gruppi,
per un bel giro panoramico che
dal campo sportivo del Borghetto,
attraverso il paese, ci conduce fino
alla rive del lago Trasimeno.
Ci godiamo il panorama di un
viaggio molto emozionante riempito
da mille risate, gioia e da tanta
curiosita per questo mezzo di
trasporto cosi particolare e sul quale
non eravamo mai saliti. Una volta
terminato il nostro giro turistico
è quasi ora di pranzo, torniamo
al campo sportivo per un pic nic
all aria aperta. Nel pomeriggio
svolgiamo la nostra consueta lezione
di ippoterapia fatta di esercizi di
precisione e rilassamento, giochi
e tanto divertimento! La nostra
giornata si conclude e torniamo a
casa con la certezza di poter essere,
con degli abiti appropriati, dei
Principi e delle Principesse…
Un grazie a Laura Scalogni, Mauro
Pammolli e Luca Ciampi che
hanno reso possibile e ci hanno
accompagnato in questa avventura.
Francesca F.
UN LIETO RICORDO
Arrivo dal viale alberato.
Un incrocio: a destra la campagna , a
sinistra un piazzale assolato, un prato
ed edifici con molte porte. Guardo
avanti ed il viale prosegue. Mi prende
la curiosità di vedere cosa c’è in fondo.
Vado lentamente con passo incerto e
non mi fermo quando passo accanto e
due edifici bassi. Proseguo e salgo fino
alla cima di una collinetta. Mi fermo
e guardando dall’alto la zona inizio a
riflettere sulla mia situazione. Arrivano
molti pensieri come una turbolenza:
“dove sono?”, “chi abita qui?”, “cosa
sono venuto a fare?”.
Chiudo gli occhi e cerco di tirare le
fila dei miei pensieri, quindi cerco
qualcuno a cui chiedere. Scendo dalla
collinetta e mi imbatto in un ragazzo
come me. Mi prese con lui e mi portò
a fare un giro per vialetti e scale,
ombra e sole. Molti alberi, fiori e
prati. Non conosco questo ragazzo ma
fidandomi lo seguo. Entriamo in una
IL NOSTRO AMICO A QUATTRO ZAMPE
stanza enorme, con tavolini e divanetti,
c’è anche una televisione ma non c’è
nessuno. Usciamo e poco dopo entriamo
in un’altra stanza: uno specchio, tappeti,
attrezzi vari. Capisco da me che è una
palestra perché lui è quasi sempre zitto.
Il mio umore è cambiato, mi sento
più tranquillo, la paura del primo
momento è svanita. Tra le poche parole
mi porta ad una panchina, mi invita a
sedermi e mi dice: “aspetti con me?”.
Rispondo:”certo, tanto non so dove
siamo e nemmeno dove andar. Ma chi
o cosa aspettiamo?”. “Lo vedrai”, disse
lui.
Aspettiamo parlando per la prima
volta con calma del più e del meno,
fino a che la porta di fronte a noi non
si apre e compare una persona: giacca
e pantaloni grigi, camicia bianca e
cappello grigio calato sui capelli ricci.
Aveva il sorriso stampato sulle labbra.
Io rimasi in silenzio. Lui si avvicino e
disse: “buongiorno”. Mentre rispondevo
al saluto mi accorsi di tutta la gente che
c’era intorno a noi.
Gino
Il cane è il miglior amico dell’uomo, delle donne e anche dei bambini.
Anche noi ne abbiamo alcuni ormai da anni. Tra questi c’è Nerone: docile,
calmo e scherzoso. Non farebbe mai del male. Tutti vogliono bene a questo cane
giocherellone. Qualche volta abbaia ma solo per richiamare l’attenzione. D’altra
parte “can che abbaia non morde” e su questo siamo sicuri (di lui almeno … ).
Si chiama Nerone non perché ha dato fuoco a qualcosa ma solo perché è nero
di manto, più qualche macchia bianca sul dorso e sulle zampe, tanto per essere
precisi. E visto che il suo pelo è lucente vuol dire che gode anche di ottima salute.
Ripetiamo: è un canino molto dolce ed affettuoso. E’ il compagno di quasi tutti
noi, tanto che alcuni lo considerano il “proprio”. Al momento di portarlo fuori a
passeggiare comincia a scodinzolare e a saltellare come un grillo: sprizza felicità
da ogni poro della pelle. Ricambia l’affetto e le premure che noi abbiamo per lui
in questo modo, nel modo più semplice ma gratificante, prima di farsi un vero
bagno di carezze.
Stefania e Luca
NUMERO 16
MESE FEBBRAIO - APRILE
ANNO 2015
LA COLOMBINA
DEL CAM
Nella foto: Antico Pozzo della Comune - Ferretto
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www.istitutocam.com
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