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CHRIS HEMSWORTH - just cinema tabloid

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CHRIS HEMSWORTH - just cinema tabloid
Mon Roi
1-15 DICEMBRE
QUINDICINALE
CHRIS
HEMSWORTH
HEART OF
THE SEA
NEL NUOVO
FILM DI
RON HOWARD
LA
VERA
STORIA
DI MOBY
DICK
COPIA
GRATUITA
NUMERO 17
2
1-15 DICEMBRE 2015
1-15 DICEMBRE 2015
PRIMA
di...
3
IL BIOPIC C’E’!
A pochi giorni dall’anniversario della scomparsa
dell’indimenticabile Freddie Mercury, arriva la conferma
che il biopic a lui dedicato si farà. La notizia circola già
da 5 anni nell’ambiente, ma stavolta sappiamo qualcosa
in più: sembra che la sceneggiatura sia stata affidata ad
Anthony McCarten (La Teoria del Tutto) e che sarebbe
Ben Whishaw l’attore in lizza per interpretare l’idolo dei
Queen.
EDITORIALE
UN REGALO PER VOI
Just Cinema Tabloid è il nuovo quindicinale di informazione cinematografica e televisiva
Stefania Veneri
Mon Roi
1-15 DICEMBRE
Si avvicina il Natale e anche il
tempo dei regali. Noi che non
vogliamo assomigliare a Scrooge,
e neanche al Grinch, abbiamo
deciso di essere buoni come Santa
Claus...ma non come quello visto
al cinema in Babbo Bastardo, ma
piuttosto come quello raccontato
da Les Mayfield in Miracolo nella
34ª strada (Miracle on 34th Street)
con Richard Attenborough.
Ed eccovi in versione digitale il
numero 3 di Just Cinema Tabloid.
Nell’era dello sharing è d’obbligo
la condivisione, quindi prendete
questo simpatico giornale e
diffondetelo con zelo, farete
bene a noi, a voi e al cinema (ci
sentiamo in vena di scherzi).
Per questo numero non vale la
regola “soddisfatti o rimborsati”,
ma rimane sempre il nostro
piacere di raccontarvi quello
che sta accadendo nelle sale
cinematografiche attorno a voi.
“Una vigilia di Natale di molti
anni fa, me ne stavo tranquillo
nel mio letto. Non muovevo le
lenzuola, respiravo lentamente
senza fare rumore. Aspettavo di
udire un suono, un suono che
secondo un mio amico non avrei
mai sentito: le campanelle della
slitta di Babbo Natale!”
(da Polar Express, 2004 diretto da
Robert Zemeckis).
QUINDICINALE
CHRIS
HEMSWORTH
HEART OF
THE SEA
NEL NUOVO
FILM DI
RON HOWARD
LA
VERA
STORIA
DI MOBY
DICK
NUMERO 17
ANNE HATHAWAY IN
DOLCE ATTESA
Durante il red carpet di The Intern - Lo stagista inaspettato, Anne Hathaway
non è passata inosservata. Tutti gli occhi erano puntati su di lei e sulle sue
forme arrotondate dalla gravidanza che confermano le indiscrezioni lanciate
qualche settimana fa dal sito americano E!News.
COPIA
GRATUITA
THE GIRL BEFORE
HA UN REGISTA
Ron Howard sarà il regista di The Girl Before, l’adattamento del romanzo
inedito scritto da J.P. Delaney. La Universal Pictures si è accaparrata i diritti
dell’opera che sarà pubblicata nel 2016 e produrrà la pellicola insieme alla
Imagine Entertainment di Ron Howard, Brian Grazer ed Erica Huggins, e
alla Michael De Luca Productions. Una storia dai toni thriller e misteriosi in
cui una donna rivede nelle sua vita la stessa sorte toccata ad un’altra donna
diversi anni prima.
PROVACI ANCORA LEO!
LA PUBBLICAZIONE: JUST CINEMA TABLOID- Dicembre 2015 - Anno III-n°17 (Just Cinema)- email: [email protected]
Just Cinema n.17 Dicembre- Direttore di testata: Stefania Veneri- Direttore Responsabile: Roberto Pinotti- Coordinamento redazionale: Studio SV- email:
[email protected] Ufficio stampa e relazioni esterne email: [email protected] Ideazione e sviluppo progetto editoriale: Stefania VeneriProgetto Grafico: Marco Rosi- Hanno collaborato: Elisa Sciuto, Chiara Bua, Carlo Lanna, Emiliano Longobardi, Silivia Ricciardi, Vincenzo Trapani.
Just Cinema & Just Cinema Tabloid sono prodotti a marchio registrato e tutti i diritti sono riservati. Per iniziative e sinergie legate al marchio Just Cinema:
[email protected] Sito Ufficiale: www.justcinematabloid.comPagina Facebook: Just Cinema- Versione digitale. E’ vietata la riproduzione e la vendita.
Il 14 gennaio arriva in sala l’atteso Revenant – Redivivo, dopo una lunga
lavorazione (5 anni) siamo pronti per vedere l’ultima fatica del regista
Alejandro González Iñárritu che ha diretto Leonardo DiCaprio e Tom Hardy
alle prese con una storia vera ambientata nell’800. Secondo DiCaprio
vedremo il film più difficile in cui abbia mai lavorato e chi ha visto già la
pellicola assicura che le speranze per ottenere l’ambito Oscar ci sono tutte.
Sarà la volta buona? Noi tifiamo per lui!
4
1-15 DICEMBRE 2015
1-15 DICEMBRE 2015
PRIMA
PAGINA
Ron Howard si cimenta in una storia
al confine tra realtà e leggenda
Silvia Ricciardi
Dopo Rush (2013) il maestro Ron
Howard si dedica ad un racconto
epico, quasi leggendario, occupandosi
della storia vera della baleniera Essex e
dell’apparizione di un mostro marino
avente le sembianze di un’enorme balena
bianca: approderà nelle sale italiane il 3
dicembre Heart of the Sea – Le origini di
Moby Dick, distribuito in versione 2D e
in 3D.
La sceneggiatura, messa appunto da
Charles Leavitt, si basa sulla storia vera
di cui è stata protagonista la baleniera
Essex e tenta di ricostruirne la veridicità,
svanita all’interno della storia, sommersa
dal celebre romanzo che ne è derivato,
“Moby Dick” (1851) di Herman Melville.
Lo script trae notevoli spunti anche dal
romanzo di Nathaniel Philbrick intitolato
“In the Heart of the Sea: The Tragedy of
the Whaleship Essex” (2000).
I fatti narrano che Ron Howard abbia
ricevuto la sceneggiatura dall’attore Chris
Hemsworth proprio mentre i due stavano
lavorando sul set del film Rush. “Ho
amato lo script dal primo momento in
cui ho avuto modo di leggerlo – sostiene
Chris Hemsworth - La storia parla di
eroismo e di persone che vengono messe
a dura prova oltre i loro limiti, in qualsiasi
modo possibile. Mi ha colpito anche
l’aspetto più legato al thriller psicologico:
nel momento in cui l’equipaggio si
imbatte nel mostro, è destinato a far
cambiare rotta al proprio destino”.
L’attore ha manifestato la sua attrazione
nei confronti del lungometraggio,
soffermandosi sull’alone di mistero che
avvolge il fatidico incontro: “C’è qualcosa
di incredibilmente misterioso nel modo
in cui questo animale è ritratto e riguardo
il perché l’animale decida di attaccare
l’uomo. L’ordine naturale delle cose
viene sovvertito e il predatore diventa
la preda”. E così Howard ha scelto di
collaborare nuovamente con Hemsworth,
affidandogli il compito di condurre sul
grande schermo il personaggio di Owen
Chase, membro dell’equipaggio della
mitica baleniera.
Nell’inverno del 1820 la baleniera Essex
viene presa d’assalto da un gigantesco
mostro marino, un capodoglio dalle
dimensioni colossali che determina il
naufragio dell’equipaggio. I sopravvissuti,
confinati in mare aperto, lontano dalla
civiltà, saranno chiamati a confrontarsi
con la sfida più temibile per l’essere
umano: la lotta per la sopravvivenza. La
storia decide di raccontare non solo il
mostruoso assalto da parte della balena in
mare aperto, ma si sofferma anche sulle
sue drammatiche conseguenze: panico
e disperazione dilagano tra i superstiti,
portando l’uomo a mettere in dubbio le
sue più profonde credenze, da aspetti
più materiali come la moralità dei propri
commerci a riflessioni circa il valore da
attribuire alla propria vita.
“La storia vera di cui è stata protagonista
la baleniera Essex è fantastica, dal
carattere viscerale, è dotata di un nucleo
cinematico con una miriade di colpi di
scena disseminati lungo il cammino –
questo il cuore della vicenda che ha
affascinato il regista Ron Howard, che
continua confrontandosi con ciò che il
film nasconde, al di là della semplice
avventura che pone l’uomo in contrasto
con la natura – Il film si interroga riguardo
argomenti come il rapporto con gli altri,
la sopravvivenza, l’umanità e la natura,
i quali sono sottoposti al giudizio della
mente per poi essere connessi in maniera
diversa a seconda della sensibilità di ogni
singolo uomo, ma comunque finendo
per interrogare l’essere umano circa la
sua identità. Non sapevo niente sulla
storia dell’Essex e non sapevo che la
sceneggiatura fosse basata su fatti reali,
è stato strabiliante. Ho subito iniziato a
visualizzare un film che sarebbe stato
crudo e intenso… uno di quei film che
vorrei vedere, è questa la mia prova del
nove.”
Per Benjamin Walker, il Capitano George
Pollard, l’impatto mortale tra la balena
e l’Essex è solo uno degli elementi
principali - “Ci sono tre grandi conflitti
in questa storia: l’uomo contro l’uomo,
l’uomo contro la natura, l’uomo contro
sé stesso. Come si possono risolvere e
sopravvivere? E’ questo il senso del film.
Ma c’è anche tanta bellezza, dietro questo
processo possiamo vedere la resistenza
dello spirito umano.”
Senza ombra di dubbio, la balena bianca
riveste un ruolo fondamentale e proprio
per questo motivo, la sua creazione ha
coinvolto gli esperti di diversi ambiti come
ha ricordato il regista - “Insieme abbiamo
studiato e analizzato il comportamento
dei capodogli. Abbiamo incontrato
esperti di mammiferi marini e biologi
per avere una maggiore comprensione
delle loro abitudini. Quello che mi ha
particolarmente interessato è “perché”
sia successo. Un’imbarcazione attaccata
ripetutamente da una balena era un fatto
inaudito, mai accaduto prima; è questo
l’aspetto bizzarro. Sono arrivato a pensare
che questo animale sia stato spinto fino
ad una condizione critica che ha portato
poi all’inevitabile scontro.
A bordo della baleniera, il cui timone è
stretto saldamente nelle mani del regista
Premio Oscar Ron Howard, vi sono,
insieme a Chris Hemsworth e Benjamin
Walker, anche Cillian Murphy, Ben
Whishaw nei panni di Herman Melville,
Tom Holland e Brendan Gleeson per
un’avventura ai confini del mare che
indaga la storia tra mito, leggenda… e
realtà.
HEART OF THE SEA
LE ORIGINI DI MOBY DICK
5
Prima
PAGINA
6
1-15 DICEMBRE 2015
Amicizia, vita e dolori
Chiara Bua
Vincitore del Gran Premio Della Giuria e del
Premio del Pubblico al Sundance Film Festival
nel 2015, ‘Quel fantastico peggior anno della
mia vita’ è la storia divertente e commovente di
Greg (Thomas Mann), un liceale che cerca di
mimetizzarsi tra i suoi coetanei evitando relazioni
profonde. Persino il suo costante compagno Earl
(RJ Cyler), con il quale realizza cortometraggiparodia di classici del cinema, viene da lui
descritto più come un collega che come il suo
migliore amico. Ma quando sua madre (Connie
Britton) insiste affinché lui passi del tempo con
Rachel (Olivia Cooke), una compagna di scuola
recentemente colpita da un cancro, Greg scopre
pian piano quanto valore può avere un vero
legame di amicizia.
‘Quel fantastico peggior anno della mia vita’
(titolo originale ‘Me and Earl and the Dying Girl’),
film che uscirà nelle sale italiane il 3 dicembre
2015, è tratto dall’omonimo bestseller americano
scritto da Jesse Andrews, a breve disponibile
anche nel nostro Paese.
«Appena lessi il libro realizzai che non avevo
mai letto una ‘voce’ così originale” - spiega Dan
Fogelman, uno dei produttori della pellicola
- è giovane e autoconsapevole, impegnata e
toccante. Il mio istinto mi disse che il copione
lo avrebbe dovuto scrivere lui stesso, e che io
mi sarei limitato ad aiutarlo. Doveva solo capire
come funzionasse il formato.
CHRIS HEMSWORTH
L’attore si è sottoposto ad un’alimentazione ristretta con un
regime di circa 600 calorie al giorno, Una prova durissima
che gli ha permesso di perdere ben 15 kg con la dieta da lui
ribattezzata “perso nell’oceano”.
Ron Howard
7
QUEL FANTASTICO PEGGIOR ANNO DELLA MIA VITA
Chris Hemsworth
Chris Hemsworth è un attore di origini australiane,
nato a Melbourne l’11 agosto 1983.
- Ha due fratelli, di nome Luke e Liam, con cui
condivide la professione di attore.
- Dopo aver completato gli studi alla Heathmont
Secondary College di Melbourne, lavora in
produzioni televisive.
- Dal 2004 al 2009 interpreta il personal trainer
DAL
3 dicembre
1-15 DICEMBRE 2015
Kim Hyde nella soap opera “Home and Away”,
comparendo in 171 episodi.
- Nel 2009 viene scritturato da J.J. Abrams per la
parte di George Samuel Kirk, padre del famoso
Capitano Kirk in “Star Trek”.
- Sempre nel 2009 ottiene il ruolo da protagonista
nel cinecomic targato Marvel “Thor”, che gli
permette di acquisire fama a livello mondiale.
- Torna ad interpretare Thor in altri film, quali “The
Avengers”, “Thor: The Dark World” e “Avengers:
Age of Ultron”.
- Il regista Rupert Sanders lo ingaggia per il suo
“Biancaneve e il cacciatore”. (2012)
- Nel 2013 viene scelto da Ron Howard per la
parte di co-protagonista in “Rush”, accanto a
Daniel Bruhl.
“Quando vedo i film voglio sentirmi coinvolto e attraverso “In the Heart of the Sea” ho visto un’elettrizzante opportunità per
trasportare e coinvolgere il pubblico. Voglio portarlo in un viaggio dinamico e divertente”.
Ronald William Howard nasce a Duncan, nello
stato dell’Oklahoma, il 1° marzo 1954… e a soli
5 anni debutta nella serie televisiva “Ai confini
della realtà”, recitando nel quinto episodio dal
titolo “La giostra”.
- All’età di 9 anni viene scritturato in “Una
fidanzata per papà”, per la regia di Vincente
Minnelli, interpretando il vivace figlio di Tom
Corbett (Glenn Ford).
- Frequenta la USC School of Cinema – Television
della University of Southern California.
- Nel 1973 George Lucas lo chiama a sé per il
suo “American Graffiti”, affidandogli la parte di
uno dei protagonisti, Steve Bolander.
- Nel 1974 ottiene la parte che lo renderà celebre
in tutto il mondo: sarà Richie Cunningham,
fedele amico di Fonzie, nella serie televisiva di
successo planetario “Happy Days”…
… sarà uno dei protagonisti della serie per sette
stagioni, fino al 1980, quando la abbandonerà
per dedicarsi alla carriera di regista.
Da allora verrà chiamato ad interpretare Richie
solo per altre 4 puntate, tra il 1983 e il 1984.
- Nel 1977 debutta sul grande schermo in qualità
di regista con la commedia d’azione “Attenti
a quella pazza Rolls Royce”, nonostante sia
ancora attivo sul set di “Happy Days”.
- Nel 1982 conquista ottime critiche con il film
“Night Shift – Turno di notte”, che vede come
protagonisti Michael Keaton, all’epoca ancora
volto sconosciuto.
- Trionfa nel cuore di Hollywood con “A
Beautiful Mind” (2001), per il quale si aggiudica
l’Oscar per la Miglior Regia. Il film vince
complessivamente 4 Academy Awards.
- Nel 1995 dirige “Apollo 13”, celebre film
con Tom Hanks e Kevin Bacon sulla missione
spaziale statunitense.
- Il 2000 è l’anno de “Il Grinch”, il film di Natale
che ha riscosso maggior successo a livello
mondiale.
- “Il codice da Vinci” nel 2006 e il sequel “Angeli
e Demoni” nel 2009 sono basati sugli basato
sull’omonimi romanzi best-seller di Dan Brown.
- Nel 2008 propone “Frost/Nixon – Il duello”,
e viene nuovamente nominato agli Oscar per
Miglior Regia e Miglior Film.
- Il suo ultimo lavoro prima di “Heart of the
Sea” è “Rush” (2013), incentrato sulla rivalità
tra i piloti di Formula 1 Niki Lauda e James
Hunt, quest’ultimo interpretato proprio da Chris
Hemsworth.
Quando ha cominciato non sapeva nemmeno
come scrivere “esterno” o “interno” in una
sceneggiatura, ma ha fatto ugualmente un lavoro
incredibile. E così questo piccolo romanzo è
diventato un film capace di ottenere una standing
ovation al Sundance Film Festival». «Lo script - aggiunge il regista Alfonso GomezRejon - era divertente, in modo inusuale e
imprevedibile, oltreché frizzante e sincero.
All’inizio mi ha fatto tornare in mente quei
meravigliosi film di John Hughes con cui sono
cresciuto, poi compie una virata inattesa e diventa
molto più che una semplice commedia.
Avevo appena perso mio padre ed ho sentito
che fare questo film sarebbe stato un modo di
elaborare le mie perdite personali, e trasformarle
attraverso lo humor».
Per Gomez-Rejon, che ha diretto molti episodi
delle famose serie tv ‘Glee’ ed ‘American Horror
Story’, nonché il remake/sequel di ‘The Town That
Dreaded Sundown’ (‘La città che aveva paura’), si
tratta del secondo lavoro per il grande schermo.
Nel cast del film, infine, troviamo Thomas Mann,
(‘Project x – Una festa che spacca’, ‘Hansel e
Gretel Cacciatori di streghe’), Olivia Cooke (‘Bates
Motel’, ‘Ouija’), Rj Cyler, Nick Offerman (‘Parks
and Recreation’, ’22 Jump Street’), Molly Shannon
(‘Scary movie’ 4 & 5), Jon Bernthal (‘The Wolf of
Wall Street’, ‘The Walking Dead’) e Connie Britton
(‘Nashville’, ‘Friday Night Lights’). 11 DONNE A PARIGI
Dal 10 dicembre in sala
Quel fantastico peggior anno della
mia vita è un film del 2015 diretto
da Alfonso Gomez-Rejon, basato
sull’omonimo romanzo di Jesse Andrews,
che ha curato anche la sceneggiatura.
11 donne che si incontrano-scontrano in un turbine di emozioni…
Silvia Ricciardi
Il 3 dicembre farà il suo ingresso nelle sale italiane
una commedia francese caotica ed irriverente, il
titolo è “11 Donne a Parigi”, per la regia di Audrey
Dana.
Arriva nei cinema nostrani un lungometraggio che
si prefigge come obiettivo quello di parlare delle
ambizioni e dei desideri, ma soprattutto dei diversi
tratti caratteriali tipici dell’universo femminile, e a
volte in comune con il mondo maschile.
Audrey Dana vuole mostrare sul grande schermo
personalità femminili contrastanti e a volte aventi
caratteristiche complementari, dunque pesca
dalla sontuosa Parigi 11 donne, 11 esemplari della
natura femminile per scavare al loro interno e
rendere su pellicola i disagi, le inquietudini, ma
anche le gioie e i momenti più memorabili che
una donna può essere chiamata a vivere.
La primavera parigina è lo sfondo entro il quale
Dal 3 dicembre in sala
si svolge l’azione… o meglio le azioni di 11
personaggi. Rose (Vanessa Paradis) è il classico
esempio della donna completamente dedita alla
vita lavorativa, immersa negli affari. In seguito
ad una catastrofica scoperta, Rose rende la vita
impossibile alla sua assistente Adeline (Alice
Belaïdi), che invece deve affrontare un grave
problema familiare, gestito da un’altra donna,
l’avvocato Agathe (Laetitia Casta), che dal canto
suo non riesce a trovare l’uomo giusto nonostante
la sua avvenenza. Agathe può contare però
sull’aiuto della sua migliore amica, Jo, interpretata
da Audrey Dana che, oltre a vestire i panni di
regista e sceneggiatrice, si cala attivamente in uno
dei suoi personaggi! Jo recentemente è diventata
l’amante di un uomo sposato, il marito di Inés
(Marina Hands), la quale cerca di porre rimedio
alla sua crisi familiare, ma nel frattempo non può
prendersi una pausa dal suo estenuante lavoro
che la vede impegnata al fianco della stilista Lili
(Isabelle Adjani), preoccupata della crescita della
figlia. E ancora Ysis (Géraldine Nakache) che
instaura una relazione con la babysitter dei suoi
figli Marie (Alice Taglioni), Sophie (Audrey Fleurot)
custode di un particolare segreto legato alle sue
relazioni sentimentali ed infine Fanny (Julie Ferrier)
che, grazie ad un incidente, riprenderà a vivere
liberamente la sua esistenza, resa monotona da 15
lunghi anni di matrimonio…
Un variopinto parterre di emozioni che si scontrano
tra loro mettendo in luce le fragilità dell’animo
femminile e in senso più generico le debolezze
dell’animo umano, destinato a scontrarsi con
vicissitudini di intensità più o meno elevata con
scopo primario quello di realizzare se stessi.
DAL
3 Dicembre
8
1-15 DICEMBRE 2015
REGRESSION
UN POSTO
SICURO
Silvia Ricciardi
Da Casale al cinema: la tragedia
dell’amianto in ‘Un posto sicuro’
Il regista Alejandro Amenabár spiega come scienza e religione collaborino contro il
male in un thriller psicologico fondato sul “ricordo”
Il regista di origine spagnola
Alejandro Amenábar è giunto
nella nostra penisola per
discorrere circa il suo ultimo
lungometraggio
dal
titolo
“Regression”.
Partendo con un’analisi del
genere horror, il regista si è
concentrato sui temi cari al suo
film e sul significato dell’opera,
suggerito dallo stesso titolo, per
poi soffermarsi sull’interazione
sul set con Ethan Hawke e sulla
sua visione del personaggio.
“Non amo l’horror fine a se
stesso, piuttosto sono attratto da
quello che tende a svilupparsi e
a divenire un thriller psicologico.
In
“Regression”
avevo
il
desiderio di parlare di una storia
in cui fosse centrale l’idea del
male e la presenza del diavolo
– ma al regista non bastava per
poter erigere la sua opera - così,
sfruttando l’argomento degli
abusi sessuali emerso dalle mie
ricerche, mi sono addentrato
in un racconto che indagasse
aspetti più legati alla psicologia
dell’essere umano e ai suoi più
reconditi timori”.
Per mettere a tacere il male,
Amenábar decide di porre a
confronto due strade opposte per
propria natura, la scienza e la
religione. Nel corso dell’indagine
condotta dal detective Bruce
Kenner, l’ormai avvezzo a ruoli
simili Ethan Hawke, entrambi i
mezzi di ricerca si dimostrano
fallaci, sia la scienza che la
religione non favoriscono il
riconoscimento della verità dei
fatti, per un inspessimento del
mistero in corso d’opera…
Regression. Tale termine significa
Regressione, ossia un’attività
della mente strettamente legata
al ricordo.
“La nostra mente è molto fragile,
soprattutto quando si tenta
di ricordare, di richiamare a
sé un determinato evento. Il
ricordo è condizionato dalle
nostre paure”, quindi il cervello
pensante risulta fallibile. “Alla
fine però ci si rende conto che
la soluzione è sempre stata
lì, bisognava semplicemente
cambiare un tassello per vedere
con chiarezza quanto accaduto,
ed è proprio questo l’iter che
il protagonista è chiamato a
percorrere”.
Il personaggio chiave, motore
dell’azione investigativa che
viene messa in atto per scoprire
la verità circa un crimine orribile
in un paesino del Minnesota
del 1990, è il detective Bruce
Kenner, Ethan Hawke.
“Mentre a me è sempre piaciuta
l’idea di essere spaventato dallo
schermo, Ethan non era del mio
stesso parere, infatti lui non è un
fan degli horror movies.
Quando gli proposi lo script però
rimase colpito positivamente
perché gli piacque la possibilità
insita in questo film di affrontare
le peggiori paure dell’animo
umano per poi smascherarle –
Amenábar commenta così il suo
confronto con il protagonista
da lui scelto – Quando scrissi
la sceneggiatura non avevo in
mente un attore in particolare
per la parte.
Poi ho pensato che Ethan
potesse essere un candidato
ideale perché dotato della
giusta sensibilità per affrontare
il progetto, avendo già ricoperto
parti di rilievo in film horror (si
ricordi ad esempio “Sinister”).
Appena letta la sceneggiatura mi
chiese che tipo di personaggio
fosse il detective perché dallo
script non lo aveva capito con
esattezza e così io gli suggerii
di lavorare in modo minimalista
sul suo passato e concentrarsi sui
rapporti che il detective intesseva
con gli altri personaggi”.
Aperto al confronto con i propri
attori, Amenábar aveva le idee
ben chiare su come dovevano
apparire i suoi personaggi,
prima accennati su carta e
poi pronti a prendere vita sul
grande schermo “Bruce Kenner
è un personaggio che non vuole
commettere errori, in alcun
modo”, ma proprio durante lo
svolgimento dell’indagine avrà
numerosi ripensamenti circa i
suoi ragionamenti, razionali o
metafisici che siano.
Ed è proprio quando la sua vista
deciderà di annebbiarsi che si
avvicinerà ad Angela, Emma
Watson, colei da cui l’intera
indagine ha avuto inizio, per poi
tornare alla luce della ragione e
tentare di risolvere il misterioso
caso.
Casale Monferrato. Luca (interpretato da
Marco D’Amore, già protagonista della serie
tv ‘Gomorra’) ha poco più di trent’anni e
vive di lavori saltuari.
Ha trascorso a Casale la maggior parte
della sua vita e ha sempre sentito parlare
di amianto, ma non si è mai interessato
all’argomento. Quando suo padre, con il
quale ha un rapporto saltuario, scopre di
avere un cancro incurabile, decide di stargli
accanto e attraverso la sua malattia inizia
a conoscere quel che è accaduto nella sua
terra negli ultimi cinquanta anni.
Diretto da Francesco Ghiaccio, ‘Un posto
sicuro’, in uscita il 3 dicembre 2015, porta
sul grande schermo una delle piaghe più
profonde del nostro Paese, una tragedia che
ha mietuto vittime su vittime, e di cui ancora
molti non hanno consapevolezza. «Dopo un
anno e mezzo di studio - dichiara il regista
- ci siamo convinti che volevamo raccontare
questa storia a tutti i costi anche girandola
coi nostri telefonini. Ma, grazie a Indiana
Production, il nostro è diventato un set
vero e adesso speriamo in un palcoscenico
internazionale: nel mondo ci sono ancora
ventitré paesi che producono amianto».
«Non so se sia un film impegnato - osserva
ancora Ghiaccio - ma questa non è una
storia di dolore, è soprattutto un racconto di
rinascita.
Un risveglio che è iniziato più di trenta anni
fa, quando i primi operai dissero: qua stiamo
morendo tutti. E così iniziarono a lottare. E
noi questa battaglia non l’abbandoniamo,
affinché il posto sicuro del titolo sia un
riparo non solo per il corpo ma anche per
l’anima».
Un film di Francesco Ghiaccio con
Marco D’Amore, Giorgio Colangeli,
Matilde Gioli.
DAL
3 DICEMBRE
1-15 DICEMBRE 2015
9
CHIAMATEMI FRANCESCO
Il primo film su Papa Francesco firmato da Daniele Luchetti
Emiliano Longobardi
Il 13 Marzo 2013 è stata scritta la storia, all’ora
di cena una voce “venuta dalla fine del mondo”
risuona in Piazza San Pietro e da lì in tutto il
mondo, una voce di speranza e cambiamento
per una comunità immensa. Non c’è dubbio che
la figura umana e spirituale di Jorge Bergoglio,
divenuto da quel momento Papa Francesco, abbia
scatenato un grande dibattito e abbia attirato a se
soprattutto l’interesse non solo dei credenti ma,
cosa ancora più importante, di tutti quelli che per
diversi motivi si erano allontanati dalla Chiesa.
Era ovvio aspettarsi dunque che anche il cinema
si appassionasse a questa storia e decidesse di
portarla in scena a modo suo; fortunatamente gli
italiani non si sono fatti battere sul tempo, Pietro
Valsecchi aveva già deciso dal 2013 di impegnarsi
nella produzione di un film su Bergoglio,
sulla strada ha coinvolto Daniele Luchetti e da
questo intento comune è nato “Chiamatemi
Francesco”. Tutti amano Papa Francesco, ma chi
è Jorge Bergoglio? A questa domanda rispondono
Valsecchi e Luchetti, scappati anche in Argentina
per un lungo viaggio nel 2014, un viaggio che è
servito per rintracciare diverse persone importanti
ancora più difficile visto che Papa Francesco è
nella vita del Papa. Mentre sullo sfondo scorrono
fortunatamente ancora tra noi, dunque sarà molto
le controverse vicende della storia Argentina, il
facile per tutti andare a verificare quanto i due
film parte dal 1961, quando Jorge Bergoglio è
un giovane come tanti altri con il suo gruppo di
professionisti si siano avvicinati al ruolo. Rodrigo
de la Serna e Sergio Hernandez sono i due
amici ed una fidanzata, uno studente in gamba
attori protagonisti, il primo interpreta
legato in particolare ad una professoressa
Bergoglio dal 1961 al 2005,
di chimica che gli rimarrà amica
mentre Hernandez riprenderà
negli anni a seguire. Poco più che
ventenne Bergoglio decide di
la parte dal 2005 fino alla
magica sera di Marzo 2013,
entrare nel rigoroso ordine dei
Chiamatemi Francesco - Il
quando il neo eletto Papa si
gesuiti per arrivare a guidare,
Papa della gente (2015) un film
affaccia dal balcone, scena
durante la sanguinosa dittatura
di Daniele Luchetti con Rodrigo De che va a chiudere questo
di Videla, l’Ordine provinciale
la Serna, Sergio Hernández, Muriel viaggio nell’uomo e nel
dei Gesuiti per l’Argentina.
Santa Ana, ...
Quest’uomo
coraggioso
mito. Valsecchi dice di aver
seguito una strada di realismo
assiste negli anni alla terribile
ed emozione per raccontare
“sparizione” di alcuni dei suoi più
la storia di questo uomo che si
cari amici, un’esperienza dolorosa
è messo al servizio degli ultimi e
che lo renderà ancora più forte.
Divenuto Arcivescovo di Buenos Aires,
che sta cercando di riavvicinare la
l’ormai adulto Jorge continua la sua battaglia per
Chiesa ai fedeli. Quest’opera rappresenta
forse un altro passo nel raccontare il Papa nella
gli ultimi difendendoli dagli abusi del potere. Nel
sua dimensione più umana, perché è l’uomo che
cast abbiamo due diversi attori che sono stati
ha reso immenso il Papa.
chiamati ad interpretare questo ruolo, compito
IL GESTO DELLE MANI
Una tradizione lunga 15 secoli
Giulia Neri
Un documentario scritto e diretto da Francesco
Clerici che segue il processo di creazione di una
delle sculture dell’artista Velasco Vitali realizzata
presso la Fonderia Artistica Battaglia di Milano.
Un viaggio che si snoda attraverso le tappe
fondamentali per arrivare alla nascita di una
scultura, dalla cera al bronzo, utilizzando gli stessi
passaggi usati nel VI secolo a.C. per realizzare i
bronzi di Riace. “ Il Gesto delle Mani vuole essere
un film narrativo: descrive vita, spazio, tempo e
lavoro presso la Fonderia Artistica Battaglia, un
luogo storico a Milano, attualmente posto sotto
tutela da FAI - Fondo Ambiente Italiano. Questo
film dà corpo e immagine al rumore e al passare del
tempo durante una giornata di lavoro in fonderia.
Gli artigiani sono raccontati solo attraverso il loro
lavoro, le loro espressioni e i loro movimenti. È
un omaggio al lavoro manuale, alla sua solenne
umiltà. Le sculture di cani di Velasco Vitali sono
famose in Italia, e mi sono sembrate un mezzo
perfetto attraverso il quale viaggiare lungo il
percorso della loro stessa realizzazione: il perfetto
protagonista di una “fiaba”. Una fiaba zen, capace
–spero- di creare uno spazio di rilassamento e
quasi meditazione, di un ritorno alle origini del
lavoro manuale, dove le mani lavorano con acqua,
terra, fuoco e aria.” ha commentato il regista.
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1-15 DICEMBRE 2015
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3 DICEMBRE
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Irriverente è Vincent Cassel che oramai
è a suo agio in film in cui l’espressività
è tutto, ma ancora più convincente
è Emmanuelle Bercot, la quale
rappresenta in tutte le sue sfaccettature
più particolari, una donna annoiata
dalla vita in cerca di quel qualcosa in
più che spera di trovare al di fuori del
matrimonio. Mon Roi - Il Mio Re è una
pellicola che va ben oltre le mere storie
di vite vissute, è invece un racconto
disinibito, crudo e veritiero sulle scelte
esistenziali illuminate da un sole opaco
simbolo di una società allo sbando e
senza un vero punto di riferimento.
Intervista a Maïwenn
Mon Roi parla di una relazione
passionale e distruttiva durata dieci
anni.
La relazione è osservata dall’esterno e
questo punto di vista lo rende un film
molto diverso dal tipo di film che ha
precedentemente girato.
E’ un argomento su cui ho riflettuto per
anni senza mai farne il film.
L’idea mi spaventava, non sentivo
di essere sufficientemente matura
per affrontarlo. Ho scritto numerose
versioni senza mai esserne soddisfatta.
Che cosa la spaventava?
I momenti felici che i protagonisti
hanno vissuto prima che tutto andasse
a rotoli - mi sono resa conto di quanto
fosse difficile per me rappresentare nei
miei film persone felici. Tutto ciò che
scrivevo mi sembrava sdolcinato. E’
necessario crederci altrimenti come si
può comprendere il fatto che finiscano
sempre per tornare insieme? Come
si può descrivere le loro nevrosi e i
conflitti se non si crede nel loro amore?
Che cosa le ha fatto decidere di fare il
grande passo?
Improvvisamente
mi
sono
resa
conto che non potevo continuare a
procrastinare per sempre!
Mon Roi
Il mio Re
Il film è co-scritto insieme a Etienne
Comar.
Alain Attal, il mio produttore, mi ha
parlato molto bene di Etienne e quindi
ho voluto incontrarlo. Siamo andati
d’accordo subito, ed è stato fantastico.
Abbiamo lavorato con diligenza e
costanza tutti i giorni dalle 9 alle 13.
Direttamente da
Cannes un film
sulle sfaccettature
dell’amore
Aveva deciso fin dall’inizio che lei non
avrebbe recitato nel film?
Sì. Volevo lavorare con Emmanuelle
Bercot e desideravo fare un film in cui
non recitavo per vedere come me la
Carlo Lanna
Presentato durante la 68esima edizione del
Festival del Cinema di Cannes, Mon Roi è un film
diretto da Maïwenn Le Besco che arriva nelle
sale italiane dal 3 Dicembre. Con un sorridente
Vincent Cassel nel cast principale, il film francese
vuole essere un racconto toccante, ma allo
stesso tempo algido, su tutte le sfumature più
luminose (e contorte) dell’amore. Non sempre si
riesce a tratteggiare con cura questo aspetto dei
sentimenti umani, ma conosciamo piuttosto bene
il talento dei cineasti francesi che, con pochi
mezzi, realizzarono film di grande importanza ed
impatto emozionale. Mon Roi è fra questi. Tony,
quarantenne madre di un bambino, si infortuna
gravemente un ginocchio sciando. Durante il
lungo periodo necessario per la riabilitazione ha
il tempo per ripensare al proprio rapporto con
Georgio e a come dall’amore siano arrivati ai
contrasti più accesi.
Contrasti e malintesi, ripensamenti e decisioni,
questi sono il leitmotiv del film che con calma e
parsimonia riescono a raccontare un disarmante
rapporto di coppia alla luce della nostra
modernità. Irriverente è Vincent Cassel che oramai
è a suo agio in film in cui l’espressività è tutto,
ma ancora più convincente è Emmanuelle Bercot,
la quale rappresenta in tutte le sue sfaccettature
più particolari, una donna annoiata dalla vita in
cerca di quel qualcosa in più che spera di trovare
al di fuori del matrimonio. Mon Roi - Il Mio Re è
una pellicola che va ben oltre le mere storie di vite
vissute, è invece un racconto disinibito, crudo e
veritiero sulle scelte esistenziali illuminate da un
Presentato durante la 68esima edizione del Festival
del Cinema di Cannes, Mon Roi è un film diretto
da Maïwenn Le Besco che arriva nelle sale italiane
dal 3 Dicembre. Con un sorridente Vincent Cassel
nel cast principale, il film francese vuole essere un
racconto toccante, ma allo stesso tempo algido,
su tutte le sfumature più luminose (e contorte)
dell’amore. Non sempre si riesce a tratteggiare
con cura questo aspetto dei sentimenti umani, ma
conosciamo piuttosto bene il talento dei cineasti
francesi che, con pochi mezzi, realizzarono film
di grande importanza ed impatto emozionale. Mon
Roi è fra questi. Tony, quarantenne madre di un
bambino, si infortuna gravemente un ginocchio
sciando. Durante il lungo periodo necessario per la
riabilitazione ha il tempo per ripensare al proprio
rapporto con Georgio e a come dall’amore siano
arrivati ai contrasti più accesi.
Contrasti e malintesi, ripensamenti e decisioni,
questi sono il leitmotiv del film che con calma e
parsimonia riescono a raccontare un disarmante
rapporto di coppia alla luce della nostra modernità.
Un film di Maïwenn Le Besco
con Vincent Nemeth, Vincent Cassel,
Romain Sandère, Ludovic Berthillot.
“Un film forte come un caffè ristretto”
Le Figaro
Al cinema dal 3 dicembre
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sarei cavata come regista.
Il personaggio di Georgio è molto complesso e misterioso...
Mi premeva che i personaggi non fossero mai monolitici o che diventassero
noiosi. La vita non è mai una sola cosa, quindi è necessario essere in grado di
osservarla da diverse angolazioni.
I personaggi di Mon Roi hanno 40 anni...
Questo aspetto lo rende un film con un target maturo ma anche gli adolescenti
possono identificarsi con i personaggi. Il mio film è per tutti gli amanti
incompresi.
Il film ha una dimensione universale che rappresenta un cambiamento
rispetto a Forgive Me, il Suo primo lungometraggio.
Fin dall’inizio della mia carriera cinematografica, sono stata etichettata come
regista di film autobiografici, ma non mi sono mai identificata con questa
definizione. La visione di Polisse non era meno personale, o più personale,
di quella in Forgive Me, e il fatto che mi piaccia rappresentare storie di attrici
non significa che All About Actress fosse incentrato su di me. Che si basi su
una storia vera o meno, il mio lavoro è lo stesso. Le etichette di questo tipo
possono
ferire, sono troppo semplificate, ed io ne ho sofferto. Il malinteso nasce
probabilmente dal fatto che abbia recitato in quei film.
Utilizzando la tecnica del flashback, ottiene una distanza maggiore.
Questa struttura narrativa permette a Tony di avere una duplice prospettiva sia
su se stessa che su Georgio rivisitando i momenti della loro storia, e le dà la
possibilità di ricominciare da capo. Quando esce dal centro di fisioterapia, ha
una capacità di recupero diversa.
Il suo percorso di recupero comporta la guarigione del suo corpo: sembra
che Lei provi un certo fascino per le storie che riguardano il processo di
recupero dopo lesioni fisiche nei centri di fisioterapia.
Sono sempre stata attratta da persone con lesioni fisiche e dagli infermi. In
un certo senso sono tagliati fuori dalla società e non hanno gli stessi bisogni
e desideri delle persone sane. Si è fragili quando si usa una stampella o una
sedia a rotelle. La prospettiva della vita cambia e improvvisamente l’unica
cosa importante diventa stare meglio. Grazie al suo incidente, Tony può
provare un nuovo tipo di affetto per Georgio. Essere in grado di camminare
di nuovo diventa improvvisamente il più importante dono che la vita può
offrirle.
Nonostante sia ferita, fisicamente e moralmente, Tony è una combattente
che reagisce e contrattacca.
Non è un caso che abbia deciso che Tony dovesse essere un avvocato. Non la
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1-15 DICEMBRE 2015
DAL
7 dicembre
vediamo mai mentre svolge la sua professione - il film si concentra interamente
sul suo rapporto con Georgio - ma mi piaceva l’idea che fosse una persona
impegnata a difendere altre persone - buone e cattive - così come difende il
suo uomo. Ha atteso a lungo, ha vissuto una storia d’amore appassionata e
sta facendo tutto il possibile per preservarla, quindi sì, è una combattente.
“Non ho aspettato tutti questi anni per avere un bambino e andarmene”, dice
al fratello.
Il personaggio del fratello è un ruolo chiave nel film...
Adoro Louis. Gli avevo già offerto una parte in Polisse ma rifiutò, così ho
provato di nuovo con Mon Roi. Mi sono quasi messa in ginocchio in un
ristorante per pregarlo di impersonare Solal. Credo avesse paura di me.
Perché Mon Roi?
Non riuscivo a trovare un titolo. Ho scartato immediatamente quello che
avevo in mente all’inizio. Un giorno ho sentito una canzone d’amore di Elli
Medeiros che dice: “Toi, toi, mon toit ... Toi mon tout, mon roi ...” Era breve e
suggestivo. Ed è davvero le roi [il re], in ogni senso.
IL PROFESSOR CENERENTOLO
Una fanciulla deve rientrare prima della mezzanotte? No, è Pieraccioni che deve far ritorno… in carcere!
Silvia Ricciardi
Leonardo Pieraccioni torna sul grande schermo con una nuova commedia naturalmente di stampo italiano dove non si limita a curare regia,
soggetto e sceneggiatura, quest’ultima insieme a Giovanni Veronesi e Domenico Costanzo, ma, come suo solito, ne interpreta anche il
protagonista: Leonardo Pieraccioni sarà Umberto.
La favola di “Cenerentola” viene presa in prestito, ma questa volta non è la graziosa fanciulla a dover rientrare entro la mezzanotte nella propria
abitazione, bensì Umberto, costretto entro la fine della giornata a far ritorno… in carcere. Un passo indietro… Questa è la storia di un uomo di
nome Umberto che gestisce una ditta di costruzioni e, per evitare il fallimento, organizza insieme a Tinto, suo dipendente, una rapina in banca.
Il risultato? Umberto non riesce nel suo intento e viene sbattuto nel carcere di Ventotene. I quattro anni di condanna stanno per terminare,
intanto Umberto si è quasi abituato ad una quotidianità che lo vede lavorare nella biblioteca del paese. Dopo aver conosciuto Morgana, dalla
quale rimane subito affascinato, gli equivoci e i malintesi si affolleranno e, per tenerli in piedi, Umberto sarà costretto ogni giorno prima della
mezzanotte a far rientro in carcere se vuole continuare a frequentare, seppur con libertà limitata, la bella Morgana.
Dopo quasi due anni di latitanza dalle sale, si ricorda che il suo ultimo lavoro si intitola “Un fantastico via vai” ed è uscito nei cinema nostrani il
12 dicembre 2013, Leonardo Pieraccioni propone una pellicola piena di brio chiamando a sé uno dei suoi fedelissimi, Massimo Ceccherini, nel
film interpretante il combina guai Tinto, ma anche volti nuovi come Laura Chiatti, nei panni della folle e a tratti infantile Morgana. Affacciandosi
nelle sale italiane il 7 dicembre, “Il Professor Cenerentolo” vede anche un altro interprete alla prima collaborazione con Pieraccioni, il
simpatico conduttore televisivo, ma anche attore, Flavio Insinna, che nella pellicola ricopre l’autorevole parte del direttore del carcere.
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DAL
8 DICEMBRE
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BELLE & SEBASTIEN
L’AVVENTURA CONTINUA
La dolcissima coppia torna sullo schermo
in una nuova e indimenticabile avventura,
ispirata al celebre romanzo di Cécile Aubry,
ambientata nel 1945 durante i festeggiamenti
per la fine della guerra. Sebastien attende
con Belle il ritorno della sua amica Angelina
senza sapere che è scomparsa in un incidente
aereo. Le speranze di ritrovarla sono vane,
ma Sebastien decide comunque di avviare
le ricerche con il suo inseparabile amico.
Un lungo viaggio coronato da un’incredibile
scoperta.
INTERVISTA A FÉLIX
BOSSUET
(SEBASTIEN)
Cos’è che ti ha fatto venire voglia di prendere
parte a questa nuova avventura?
Il primo film mi era piaciuto molto e ho subito
pensato che ci sarebbe stato un seguito: ero
davvero molto motivato a partecipare al
secondo episodio. Tempo dopo venni a sapere
che ci sarebbero stati dei nuovi attori, non
vedevo l’ora di incontrarli!
un ragazzino che decide da solo quello che
fa: va e viene quando vuole. È completamente
libero. Oggi come oggi, nessun bambino
potrebbe vivere così, specialmente se abita in
città.
Sono state più facili per te le riprese, visto che
conoscevi già la Alta Moriana della Vanoise?
Sotto il punto di vista metereologico, nel
primo film avevamo avuto molto freddo
perché avevamo girato in mezzo alla neve. Nel
secondo è stato più difficile perché c’erano più
scene d’azione, incendi nelle foreste e faceva
caldo.
Hai ritrovato gli stessi cani presenti durante le
riprese del primo film?
Ero molto contento di ritrovare tutti quelli
che già conoscevo e ce n’era uno nuovo. In
generale mi piacciono molto gli animali, ma
mi hanno comunque dovuto insegnare come
trattarli perché non avessi paura di cani così
grandi. Ho passato molto tempo con loro
per imparare a conoscerli meglio durante
le riprese. Mi è stato chiesto di compiere un
determinato percorso: il cane doveva seguirmi,
dovevo dargli da mangiare, poi accarezzarlo e
fare tutta una serie di cose che mi potessero far
avvicinare a lui il più possibile.
Che ne pensi della storia e dell’evoluzione del
tuo personaggio?
Penso che ritroviamo il Sebastien che
conoscevamo, anche se un po’ cambiato.
È cresciuto parecchio, ma resta comunque
molto testardo. Ora ha più persone vicino e
riesce per questo ad aprirsi un po’ di più verso
gli altri.
Raccontaci della scena con l’orso.
Non mi ha troppo spaventato perché c’erano
delle barriere di protezione, in caso avesse
dato segni di voler attaccare la troupe. Ma
senza barriere, avrei avuto troppa paura. La
cosa divertente è che l’addestratore gli dava da
mangiare i marshmallow.
Ti assomiglia?
Non troppo… a parte a livello fisico,
ovviamente! Abbiamo due caratteri diversi. È
Com’è stato ritrovarsi con Tchéky Karyo?
Ci siamo intesi alla grande fin dal primo
ciak. Lo conoscevo già, quindi è stato facile.
A PERFECT DAY
La guerra raccontata con ironia e speranza
Emiliano Longobardi
Bosnia, 1995. La guerra è finita, il lavoro di chi si
impegna a ricomporre i pezzi di vite distrutte no.
Un gruppo di operatori umanitari deve estrarre
un cadavere da un pozzo perché potrebbe
avvelenare l’acqua bevuta dagli abitanti del
villaggio. A comporre il gruppo troviamo
il carismatico Mambrù (Benicio del Toro),
l’ingenua Sophie (Mélanie Thierry), la disinibita
Katya (Olga Kurylenko) e l’incontenibile B (Tim
Robbins). La corda usata per estrarre il corpo si
spezza, e ciò che sembrava semplice, trovarne
un’altra, si trasforma in una rocambolesca
avventura lunga 24 ore.
L’esordio
internazionale
dello
spagnolo
Fernando Leòn de Aranoa è stata la sorpresa
dell’ultimo Festival di Cannes, grazie soprattutto
alla capacità del regista, qui anche in veste
di sceneggiatore e produttore, di mescolare
dramma e commedia creando un cocktail
tragicomico eccezionale. Questo film, secondo
le parole dello stesso de Aranoa, parla di
individui che devono mettere ordine nel caos
: la loro è una guerra contro l’irrazionalità,
quella dei caschi blu che si rifiutano di aiutare
gli operatori, degli abitanti del villaggio che
vogliono sfruttare la situazione; il caos è qui
l’unica costante, in una routine che non è
routine, nello scoraggiamento e nel loro stesso
Avevamo un rapporto simile a quello che c’è
tra nonno e nipote. Durante le riprese del
primo film avevamo passato molto tempo
insieme: è stato per me un nonno acquisito e
poco a poco il nostro legame si è fatto sempre
più stretto.
Hai conosciuto anche Thierry Neuvic e
Thylane Blondeau. Com’è andata con loro?
È andata alla grande! Thierry è sempre molto
gentile ed è molto simpatico. Per di più,
quando recita, ci crede molto e ci mette tanta
passione! È stato bellissimo poter recitare al
suo fianco.
Per Thylane credo che la cosa più difficile sia
stata quella di parlare con un accento italiano.
Non era abituata a una cosa del genere e aveva
molte scene piene di dialoghi.
Non conoscevi però Christian Duguay…
Christian è davvero gentile e simpatico.
Capisce molto bene gli attori e ha un modo di
organizzare le cose che a me piace molto. È
un grande regista ed è riuscito a non snaturare
la storia. È molto diverso da Nicolas Vanier.
Per fare un esempio: lui ha scelto di usare la
steadycam per girare il film. Christian inoltre
ascolta molto quello che gli si propone: in
una scena dovevo dire delle battute davvero
strane, che non sentivo mie. Gli ho proposto
un’alternativa che lui ha accettato senza
problemi.
DAL
10 dicembre
1-15 DICEMBRE 2015
desiderio di andare via per trovare finalmente
sollievo dopo lo stress che solo chi vede la morte
ogni giorno può provare. Il regista ha scelto
una zona montuosa, anonima, che qui assume
una doppia funzione, mostrare l’universalità
degli atteggiamenti di chi opera negli scenari
di guerra e creare una sorta di labirinto a cielo
aperto, dove i nostri protagonisti sfrecciano
senza sosta cercando un’uscita che, ci dice de
Aranoa, “forse non esiste nemmeno”. La sua
vastità lo rende paradossalmente claustrofobico,
mentre la scena dei due SUV neri che vagano,
inquadrati dall’alto, come cavie da laboratorio,
era nella mente del regista fin dall’inizio della
stesura del copione. La scrittrice Paula Farias,
anche emergency coordinator per MSF, ha
fornito con le sue opere lo spunto per questo
film; insieme ai ricordi personali del regista
(documentarista nei Balcani proprio a partire
dal 1995) lo stile della Farias, che parla di
tragedia e della crudeltà della guerra ma con
senso dell’umorismo e dell’assurdo ha dato vita
a A perfect day, un’opera il cui genere, citando
sempre il regista, è la vita stessa con tutte le sue
contraddizioni.
A perfect day è allora un dramma, dentro una
commedia a sua volta dentro un road movie,
tutto nella cornice di un film di guerra.
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L’ACCADEMIA
CARRARA
IL MUSEO RISCOPERTO-
La macchina da presa di Davide
Ferrario tra dipinti e significato
dell’arte…
Silvia Ricciardi
I capolavori dei grandi maestri del Rinascimento,
quali ad esempio Raffello, Botticelli, ma anche
Mantegna e Bellini, ed altre opere appartenenti
alla sfera contemporanea, vengono inserite a
pieno in un disegno filmico guidato dallo
sguardo contemplativo della macchina da
presa di Davide Ferrario in “L’Accademia
Carrara – Il Museo riscoperto”.
Al cinema, in un evento speciale che avrà luogo
mercoledì 9 e giovedì 10 dicembre, inserito
all’interno della Stagione della Grande Arte al
Cinema, verrà proiettato un lungometraggio
che vuole mostrare opere di inestimabile
valore artistico, percorrendo i corridoi
dell’Accademia di Carrara di Bergamo, un
museo ritrovato, troppo a lungo rimasto chiuso
al pubblico a causa dei lavori di restauro.
Nel lontano 2008 le porte dell’Accademia
si chiusero per iniziare un lungo periodo di
restauro, durato fino a pochi mesi fa quando,
riaprendo al pubblico, si è riscontrata una
notevole affluenza in termini di visitatori.
E prima che il museo fosse nuovamente
accessibile, proprio nel corso dell’ultimo
anno di lavori, il regista Davide Ferrario
(di cui si ricorda l’esordio alla regia con il
lungometraggio “La fine della notte” del 1989,
considerato il Miglior film indipendente della
stagione) decise di iniziare le riprese di un film
volto a raccontare con sguardo indagatore la
riapertura della pinacoteca, legando tra loro
le varie opere attraverso un invisibile filo
guida, che permette di tracciare una personale
riflessione sui capolavori dei grandi autori.
Sono oltre 600 i dipinti accolti dall’Accademia
e il lungo viaggio cinematografico mostrerà
gran parte di essi non solo ponendoli davanti
alla macchina da presa, ma anche narrando
il significato racchiuso tra realtà e apparenza
grazie ai preziosi e chiarificatori commenti di
alcuni tra i massimi esperti d’arte. Interverranno
infatti lo storico dell’arte Giovanni Romano e
l’antropologo inglese Desmond Morris, inoltre
il film vanta anche una sequenza dedicata alla
lettura di Giovanni Lindo Ferretti di un testo
scritto da Vasilij Grossman in cui l’autore si
interroga circa il volto della Madonna i suoi
misteri racchiusi all’interno di vari ritratti.
Hai voglia di continuare a fare cinema?
Sì, ho voglia di continuare perché si conosce
davvero tanta gente, registi diversi e nuovi
attori. I componenti della troupe non sono
scelti a caso: sono tutti formidabili. Mi
piacerebbe molto continuare a fare avventure
come questa. In ogni caso, se non dovesse
succedere, so che di certo non voglio diventare
medico!
In sala il 9 e 10 dicembre
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DAL
10 dicembre
1-15 DICEMBRE 2015
1-15 DICEMBRE 2015
DAL
12 dicembre
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LE RICETTE DELLA SIGNORA TOKU
La pellicola di apertura della sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2015
La regista Naomi Kawase racconta
con occhio leggero la poesia che si
nasconde dietro l’arte culinaria dei
piccoli dorayaki – i tradizionali dolci
giapponesi farciti con salsa di fagioli rossi
– all’interno della piccola panetteria di
Sentaro. L’ arrivo dell’anziana Signora
Toku cambia le sorti della piccola
attività, gli affari iniziano ad andare
bene e gran parte del merito è dovuto
alla sapiente esperienza, e alla ricetta
segreta, che la donna usa per realizzare
la famosa salsa “an”.
Terzo pilastro della storia è Wakana,
una giovane studentessa che, come
gli altri due protagonisti, farà della
panetteria il suo rifugio, un laboratorio
e un microcosmo insieme dove le vite
e dolori dei personaggi si intrecciano
all’ombra dei ciliegi in fiore.
Il MIO VICINO TOTORO
“Nel corso delle nostre esistenze, ci
sono momenti in cui ci capita di sentirci
pieni di rimpianti e di disperazione e
di avere voglia di arrenderci. Malgrado
questo, o forse addirittura a causa
di questo, siamo tuttavia capaci di
aggrapparci alle nostre speranze e di
continuare ad avere fiducia nel futuro.”
Naomi Kawase
Dallo Studio Ghibli un evergreen dell’animazione Giapponese
Carlo Lanna
LEONE NEL BASILICO
La vittoria dell’amore contro l’apatia della solitudine in una commedia che guarda al dramma (e al destino),
diretta da Leone Pompucci
Silvia Ricciardi
Leone Pompucci porta al cinema una dramacomedy che punta a far riflettere attraverso il buffo,
ma sempre funzionale meccanismo di reazioni
a catena scatenato dal caso, dal destino che ha
programmato ogni cosa: ed è così che prende vita
il lungometraggio “Leone nel basilico”, dal 10
dicembre nelle sale nostrane.
Agli inizi della sua carriera Leone Pompucci vinse
il Premio Solinas nel 1992 con la sceneggiatura
di “Mille Bolle Blu”, un film che sarà chiamato
poi a dirigere accaparrandosi, tra i vari
riconoscimenti, il Ciak D’oro alla 50° Mostra
d’Arte Cinematografica di Venezia. Dedicandosi
al mondo della pubblicità, tornerà poi al cinema
firmando la regia del lungometraggio “Camerieri”
con Diego Abatantuono, Paolo Villaggio e Ciccio
Ingrassia e dando vita ad altri prodotti destinati al
cinema e alla televisione… Fino alla realizzazione
di “Leone nel basilico”.
Questa è la storia che vede coinvolta una donna,
Maria Celeste, che ha raggiunto la veneranda età
dei sessant’anni e si ritrova a vivere in “albergo”,
dentro una casa di cura in cui si è stabilita per
evitare che la solitudine le tramortisse l’anima.
Maria Celeste, interpretata da Ida Di Benedetto,
è una vedova che si tiene a debita distanza
dagli altri, schiva e solitaria… fino a quando un
evento scatenante non smuoverà la sua ordinaria
quotidianità. Una calda mattinata di agosto una
donna le lascia un bambino di appena dieci mesi
in braccio e scappa via.
Tornata poi sui suoi passi, la madre del piccolo
riprende con sé il bambino e le due donne così
hanno un’occasione per trascorrere del tempo
insieme, per parlare di se stesse e di quel bimbo,
Leone, a cui la madre ha dato un nome così
imponente affinché sia spinto a reagire con forza
alla vita. La madre sembra si sia convinta a portar
via con sé il figlioletto, ma un evento improvviso,
dettato ancora una volta dal caso, stravolgerà il
corso degli eventi…
“Quando ho letto la sceneggiatura di “Leone
nel basilico” ho subito pensato al nostro grande
cinema italiano, quello capace di raccontare con
forza e semplicità i grandi sentimenti. Questo
film rappresenta l’incontro di una vita che va a
tramontare con una vita che invece sorge, è la
storia dell’amore che lotta, si afferma e vince su
tutto e tutti”, queste le convinzioni di Stefania
Bifano, portavoce della Titania Produzioni, che
sostiene a pieno regime il lungometraggio, in cui
crede fermamente.
“La forza di questo film sta nella sua semplicità”,
queste invece le parole del regista, la cui opera,
vuole essere un ritratto delle difficoltà che l’essere
umano incontra nella sua esistenza, esistenza
che ha come obiettivo ultimo quello di amare,
incondizionatamente.
Maria Celeste ha un estremo bisogno di tornare a
vivere e, per poter realizzare questa sua necessità,
deve imparare nuovamente a lasciarsi andare e ad
amare senza che futile regole dettate dall’apatia
di un’esistenza travagliata le si pongano come
ingombranti ostacoli. Ci riuscirà? Il cammino non
sarà privo di inconvenienti, ma la presenza di
Leone la aiuterà nella realizzazione di se stessa.
Celebre per essere uno dei film d’animazione più
famosi dello Studio Ghibli, Il mio Amico Totoro,
arriva nei cinema italiani il 12 e 13 dicembre
grazie alla Lucky Red. Un evento unico e raro
che farà sicuramente molto felici i fan di Hayao
Miyazaki, perché dopo più di venti anni dalla
sua prima apparizione nei cinema giapponesi, la
pellicola arriva finalmente anche nel Bel Paese.
Simbolo che anche la cultura cinematografica
italiana si sta avvicinando definitivamente agli
usi e costumi del Sol Levante, permettendo di
far(ri)scoprire a tutti (e non solo ai geek), questi
piccoli capolavori.
La storia, ambientata negli anni ‘50, racconta
l’indimenticabile estate vissuta dalle sorelle
Satsuki e Mei (la prima di 11 anni e la seconda
di 4) , trasferitesi assieme al padre a Matsu
no Gô, un piccolo villaggio di campagna
circondato da foreste, campi coltivati, fiumi
e molte risaie, lontanissimo dagli stereotipi
del Giappone supertecnologico, per stare
più vicine alla madre, ricoverata in ospedale
per una malattia. La piccola Mei, dopo aver
esplorato la casa e i dintorni, s’imbatte in una
piccolo e curioso animaletto bianco con due
buffe orecchie:seguendo le sue tracce, giunge
ad un altissimo albero di canfora al cui interno
vive Totoro, lo spirito dei boschi, una enorme
creatura pelosa e morbida. Totoro si dimostrerà
gentile con le due bambine e permetterà loro di
ritrovarsi quando Mei, allontanatasi per portare
un regalo alla madre, si perderà nel dedalo di
stradine in mezzo al verde.
Il regista di culto che ha già realizzato classici
come Nausicaa e Laputa, con Il Mio Amico
Totoro realizza forse il suo lungometraggio più
intimistico e che tocca i temi a lui più cari. La
pellicola rimane una fiaba moderna, un film
dichiaratamente per bambini ma dal quale,
come in tutte le pellicole di Miyazaki del
resto, anche gli adulti possono e dovrebbero
trarre insegnamento. Qui è racchiusa tutta
la sua poetica più particolare: come l’amore
per l’ambiente, per i bambini (appunto) ed il
rimpianto per un passato in cui la società era
più garbata e gentile verso il prossimo. Ciò che
stupisce, ma non troppo, del film è la sua innata
freschezza che a vent’anni di distanza dal suo
esordio nei cinema nipponici è ancora latente,
rimane infatti un’opera indispensabile, graziata
e, per una volta, resa tale da un adattamento
italiano encomiabile.
Il mio vicino Totoro è un film
d’animazione giapponese del 1988,
diretto da Hayao Miyazaki e prodotto
dallo Studio Ghibli.
Studio Ghibli, 30 anni di grandi emozioni
Lo scorso 11 novembre è stato un
anniversario molto importante
per il mondo nipponico (e non
solo). Il famigerato Studio
Ghibli ha compiuto 30 anni. Lo
studio, che nell’arco del tempo
si è imposto come una fucina
di idee, è stato il primo che ha
esportato l’arte e la cultura del
Sol Levante, al di fuori dei suoi
confini. Per festeggiare quindi
un primato assolutamente
invidiabile, nei cinema il 12 ed
il 13 novembre verrà proiettato,
per la prima volta in assoluto, Il
mio Amico Totoro.
Ma dov’è insita la forza dello
Studio Ghibli? Fondata e diretta
dal duo Miyazaki/Takahata,
il suo appeal va ritrovato
nell’aver creato anime, ma
anche fumetti, estremamente
accurati nei dettagli e di grande
impatto visivo ed emotivo.
Nausicaa rimane l’esempio
più particolare, dove infatti il
viaggio, il ripudio e l’orrore della
guerra, la difesa della natura
e della propria terra sono i tre
temi, ben visibili, che emergono
nel fumetto (l’autore è lo stesso
Miyazaki) e poi anche nell’anime
successivo. Per quanto riguarda
gli anime appunto, si ricordano
Laputa – Il Castello nel cielo del
1985, dove il pretesto narrativo
è proprio quel pezzo di terra
fluttuante che compare nel
famoso romanzo di Jonathan
Swift, I viaggi di Gulliver.
Sostanziale differenza tra libro e
film sta proprio nei protagonisti.
Altra tematica ricorrente è
l’infanzia, che riveste un ruolo
chiave nelle opere del regista
giapponese. Appartengono
invece all’universo fantasy i due
libri ai quali Miyazaki si è rifatto
per Il castello errante di Howl
(2004) e per La città incantata
(20001).
Manga, racconti per ragazzi e
romanzi fantasy sono tutte le
tappe che Hayao Miyazaki ha
attraversato nel corso della sua
lunga carriera, e che gli hanno
permesso di trasformare il suo
Studio Ghibli in una fucina
d’arte animata di rara bellezza,
un caso di mimesi assoluta nella
quale lo stesso artista diventa
anche opera d’arte, in continuo
divenire.
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INTERVISTA
1-15 DICEMBRE 2015
IAIA FORTE: DI NOME E DI FATTO!
Intervista all’attrice che ha deciso di calarsi nei panni di un uomo
Tu hai interpretato quasi tutti i personaggi: sei stata suora, regina, prostituta.
Adesso sei Tony Pagoda a teatro in “Hanno tutti ragione” ,tratto dal romanzo
di Paolo Sorrentino. Come ci si sente a indossare gli abiti di un maschio?
Benissimo! Mi diverto a fare il gradasso, mi è molto simpatico Pagoda.
Come l’ha presa Sorrentino quando gli hai detto che avresti voluto
interpretare Tony Pagoda?
Mi ha detto:<<Sei pazza, ma fallo>>.
Hai mai pensato di portare questo personaggio anche al cinema?
Mai. Non riuscirei a fare una regia al cinema.
Hai raggiunto la popolarità con Pappi Corsicato, considerato dai più
l’Almodovar italiano, diventando la sua pupilla. Quanto ha contribuito
questa collaborazione a farti diventare la Iaia che sei oggi?
Devo molto a Pappi Corsicato, non solo perché mi ha fatto esordire sul grande
schermo, ma perché mi ha permesso di incarnare personaggi femminili atipici
nel panorama del cinema Italiano, consentendo alla mia specificità attoriale
di esprimersi al meglio. Per un attore incontrare un autore, un regista con una
sua personalissima visione del mondo, è un potenziamento che garantisce un
contesto con una definizione piú forte.
Quanto è stata importante nel lavoro la tua napoletanità?
Napoli ha contato, certo, perché è una città che conserva una identità e una
grande tradizione teatrale. E ha contato l’esperienza di gruppo, Teatri uniti, in
cui si sono formati tanti talenti del nostro teatro e cinema.
Tra i premi ricevuti durante la tua carriera anche un David di Donatello e
un Globo d’oro per “Luna e l’altra” di Maurizio Nichetti. Interpretavi un
Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario
Intervista a Luca Lionello
Elisa Sciuto
Elisa Sciuto
Forte di nome e di fatto: così si potrebbe definire questa artista, una potenza
sia al cinema sia al teatro. Con oltre quaranta film in attivo e altrettante
esperienze teatrali, adesso supera se stessa calandosi nei panni di un uomo.
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1-15 DICEMBRE 2015
grande, potremmo dire doppio, ruolo. Cosa ti ha lasciato quel film e quale
l’emozione per quei premi?
Nichetti mi ha regalato un grande personaggio, la possibilitá nello stesso film
di fare due donne completamente diverse. Mi ha diretta con attenzione e
maestria. I premi fanno piacere: nell’incertezza del sé, che appartiene a ogni
attore, sono come una pacca sulla spalla, una conferma e un incoraggiamento.
Peccato che non siano mai in soldi. Scherzo...ma mica tanto!
A proposito di riconoscimenti, tu sei tra le protagoniste de “La Grande
bellezza”. Che effetto fa aver preso parte a un film premio Oscar e aver
contribuito a questo meritato successo in tutto il mondo?
È incredibile. L’Oscar è per noi italiani un’utopia talmente remota che
realizzarla ti fa illudere che la distanza con i sogni sia minore di quanto si
immagini. Oscar a parte, è bello , dico moralmente, far parte di una grande
opera.
In questa pellicola, Sorrentino ha riunito amici del cinema e del teatro. Pensi
che il segreto di tanto successo sia anche dovuto al gruppo di lavoro e ai
legami tra voi?
Per esperienza posso affermare con certezza che le cose piú belle le ho fatte
con persone che condividevano, nelle differenze, lo stesso grado di necessità
espressiva. Il cinema e il teatro sono arti collettive.
Durante questi anni di lavoro sei stata diretta dai più importanti registi. C’è
qualcuno con cui non hai lavorato e ti piacerebbe farlo?
Si, sono vari, sia al cinema sia al teatro. La fortuna mi ha fatto incontrare
molti grandi registi, mi ha permesso di accumulare esperienze fondamentali
e di natura diversa. Ogni cineasta, quando è un artista, regala alla nostra
immaginazione possibilità piú vaste.
Cinema o teatro? A cosa non rinunceresti?
Di giorno il cinema, la sera il teatro. Mi terrei l’amante e il marito.....
E’ nelle sale da pochi giorni e già se ne parla tanto.
Non perché sia un film con un cast hollywoodiano
e un budget milionario ma perché, con pochi soldi
e la caparbietà di chi ci ha lavorato, è riuscito a
conquistare un posto nel cuore degli spettatori,
con una trama e una tecnica al di fuori di ciò che
siamo abituati a vedere.
Tre personaggi di tre epoche diverse vengono uniti
da un capolavoro di letteratura. Affronteranno un
viaggio senza tempo, attraverso le “fantasticherie”
di un poeta, di un giovane studente e di un
bambino sperduto nel bosco. Il ruolo del poeta è
affidato a Luca Lionello.
In “Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario”
sei il misterioso scrittore Jean Jacque Renou. Ce
ne parli?
No! Sarebbe troppo complesso. Andate al Cinema.
Quello che posso dire è che ‘Jean Jacque’ è una
‘invenzione’ di Gaudio, non esiste ma è pur sempre
il più bel personaggio che abbia mai interpretato.
burattino e andò piccato a Los Angeles a fare ET.
Sarò chiaro: Pinocchio, oltre che un Horror (come
dice Argento), è un qualcosa di indicibile fattura e
di ineguagliata poesia e bellezza ma anche ET non
è male, no?? Per quanto riguarda “l’attrezzarsi” in
Italia funziona così: “pronti dotto”! Noi sappiamo
fare tutto, è che ce lo chiedono raramente.
Interpretare un personaggio, così “fantastico” fa
tornare indietro ai sogni di quando si era bambini?
Sì, si torna indietro dritto dritto a quando si aveva
tutto il mondo innanzi, a portata di tocco di
fantasia.
Nonostante tu abbia lavorato con grandi
filmmaker conosciuti al mondo intero, non hai
mai abbandonato la passione per gli esordi,
tenendo a battesimo molti registi. Come sei stato
coinvolto in questo progetto?
Il fato… o più semplicemente il fatto… che mi
trilla il telefono ed era Paolo Gaudio.
Di lì a qualche giorno ci siamo incontrati in una
piazza romana con molto gaudio. Lui fu molto
chiaro con me: <<Non ho una lira>>. Qualche
attimo ancora e già il budget era andato sotto
lo zero. Purtroppo ci incontrammo in uno
sciccosissimo baretto di Roma dove non puoi non
pagare il conto.
Ti abbiamo visto in film di tutti i generi, ma mai in
una pellicola d’animazione in stop motion. Come
ti sei trovato? Cosa ti è piaciuto di più di questo
genere?
Per me esiste solo il genere cinema! Ma è
innegabile che il ritrovarsi nel mondo degli effetti
speciali “d’un tempo” e “contemporanei” sia stato
un privilegio che mi auguravo, troppo divertente,
troppo bravi. La cosa più interessante è che
Gaudio ha usato questi effetti non per stupire, ma
semplicemente per raccontare la sua bella storia.
Tanti sono i richiami cinematografici in questo
film, che ricorda quelli di Tim Burton e Terry
Gilliam. Sei d’accordo con questa affermazione?
Qui, questo mondo intendo dire, è tutto un
richiamo; ma sì, Burton potrebbe anche aver girato
lui scene in “Fantasticherie...” e quando vedrà il
film (e statene certi che lo vedrà, gli Americani ci
amano e ci spiano) dirà: ‘Amore, ma quando l’ho
girato sto capolavoro?’.
Per quanto riguarda Gilliam la prima volta che l’ho
incontrato lo misi al tappeto con una sapiente
mossa di Judo; mi saltò allegramente addosso
per salutarmi prendendomi di spalle, io temetti
un’aggressione e lo scaraventai giù. Aveva anche
un braccio ingessato, insomma una figuraccia.
D’allora mi saluta sempre da una certa distanza
e comunque penso che dirà dopo il film: “Amore
siamo rovinati, c’è n’è un altro e pure giovane!”.
Cosa hai pensato quando hai letto la sceneggiatura?
Che il passato e il futuro erano in quelle pagine.
Fondamentalmente ho pensato che me la meritavo
ma anche: “ce la farà costui a realizzare tutto
questo?”. Quando leggo una sceneggiatura so
sempre quali scene non saranno mai nel film e
chiedo prudente, “ma questa come cavolo fai a
realizzarla? E quest’altra? E questa qui?”. Lui mi
dice che le aveva già girate e che gli mancavo solo
io. Credo di averlo baciato sulle labbra.
Un’opera prima inedita questa: non siamo
abituati, in Italia, al fantasy e a lavorare in stop
motion. Cosa pensi di questo genere? Secondo te,
il nostro paese dovrebbe “attrezzarsi” di più?
Non è un fatto d’abitudine è che non hanno
mai voluto farne di questi film e mi viene, per
esempio, subito in mente quell’infinito capolavoro
della RAI: “Pinocchio”, quello col grande Nino
Manfredi di Comencini. Fin d’allora si perse
l’occasione, mi raccontava Carlo Rambaldi, che
insistette fino all’ultimo per realizzare il Pinocchio
in ‘animatronics’ , ma la sua idea non venne mai
presa seriamente e lui realizzò semplicemente il
Come è andata sul set e come ti sei trovato col
cast?
Mah, sinceramente gli attori odiano gli altri attori.
Fortunatamente i miei compagni di lavoro erano
un po’ d’inchiostro, qualche truciolo di legno, una
morta e il suo fantasma. A parte lo scherzo sono
tutti esseri straordinari, anche mio figlio Ori che
nel film interpreta Lorenzo Monaco da piccolo.
È stato un “sogno” girare questo film?
No, la vita è un sogno, il cinema è una cosa assai
reale.
20
ON DEMAND
1-15 DICEMBRE 2015
I FILM DISPONIBILI ON DEMAND SU CHILI.TV
MISSION: IMPOSSIBLE – ROGUE NATION
USA, 2015, Azione, Regia: Christopher
McQuarrie, Cast: Tom Cruise, Jeremy Renner,
Simon Pegg, Rebecca Ferguson, Ving Rhames.
Disponibile su CHILI dal 2 dicembre
Azione/Avventura, Regia: Jalmari Helander,
Cast: Samuel L. Jackson, Onni Tommila, Ray
Stevenso, Victor Garber, Mehmet Kurtulus, Ted
Levine, Jorma Tommila. Disponbile su CHILI dal
9 dicembre
Nel nuovo capitolo della serie di Mission
Impossible, con la IMF sciolta, Ethan Hunt e il
suo team devono affrontare una nuova missione:
eliminare il Sindacato, un’organizzazione
criminale di agenti speciali altamente qualificati
incaricati di distruggere la IMF e di creare un
nuovo ordine mondiale, attraverso una serie
crescente di attacchi terroristici. Ethan riunisce
la sua squadra e si allea all’ex agente britannico
Ilsa Faust. Scoprirà col tempo se può realmente
fidarsi di lei.
Oskari è un ragazzo finlandese di 13 anni in
procinto di superare una prova di iniziazione.
Come i suoi predecessori, deve passare una notte
da solo nella foresta, armato soltanto di arco e
frecce, e deve riportare una preda per provare di
essere diventato un uomo. Ma quella notte non
incontrerà i classici animali selvatici. Infatti, tra
gli alberi precipita una capsula di salvataggio
dalla quale esce il Presidente degli Stati Uniti
d’America. Il presidente è braccato da spietati
terroristi che hanno intenzione di rapirlo e ora
il destino dell’uomo più potente del mondo
è nelle mani di un ragazzino alle prime armi.
Oskari e il Presidente dovranno formare una
squadra vincente e aiutarsi l’un l’altro per riuscire
a sopravvivere alla più straordinaria notte della
loro vita.
OPERAZIONE U.N.C.L.E.
USA, 2015, Azione, Regia: Guy Ritchie, Cast:
Henry Cavill, Armie Hammer, Elizabeth
Debicki, Hugh Grant. Disponibile su CHILI dal
2 dicembre
Negli anni in cui la Guerra Fredda raggiunge il
suo apice, l’agente della CIA, Napoleon Solo, e
quello del KGB, Illya Kuryakin, sono costretti a
mettere da parte le ostilità di vecchia data e allearsi
per eliminare una misteriosa organizzazione
criminale internazionale. Il loro unico aggancio
è la figlia di uno scienziato tedesco scomparso,
la sola chiave per infiltrarsi nell’organizzazione e
prevenire una catastrofe mondiale.
BIG GAME
Finlandia, Gran Bretagna, Germania, 2015,
ACCIDENTAL LOVE
USA, 2015, Commedia, Regia: Stephen Greene,
Cast: Jake Gyllenhaal, Jessica Biel, James
Marsden, Kirstie Alley, Catherine Keener, Paul
Reubens, James Brolin. Disponibile su CHILI dal
10 dicembre
La vita perfetta di Alice, un’ingenua cameriera
di provincia, viene sconvolta quando a causa
di un incidente bizzarro, si ritrova ad avere un
chiodo infilato nella testa alla vigilia del suo
matrimonio. Dopo aver scoperto che il chiodo
1-15 DICEMBRE 2015
ON DEMAND
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I FILM DISPONIBILI ON DEMAND SU CHILI.TV
SANGUE DEL MIO SANGUE
Italia, 2015, Drammatico, Regia: Marco
Bellocchio, Cast: Roberto Herlitka, Pier Giorgio
Bellocchio, Alba Rohrwacher, Lidiya Liberman,
Federica Fracassi. Disponibile su CHILI dal 23
dicembre
TUTTE LE VOGLIONO
Italia, 2015, Commedia, Regia: Alessio Maria
Federici, Cast: Enrico Brignano, Vanessa
Brignano, Vanessa Incontrada, Ilaria Spada,
Andrea perroni, Giovanna Rei. Disponibile dal 31
dicembre
Federico, un giovane uomo d’armi, viene sedotto
come il suo gemello prete da suor Benedetta,
condannata ad essere murata viva nelle antiche
prigioni di Bobbio. Nello stesso luogo, secoli
dopo, tornerà un altro Federico, sedicente ispettore
ministeriale, che scoprirà che l’edificio è ancora
abitato da un misterioso conte, che vive solo di
notte.
Giovanna, Carla, Francesca, Chiara. Cosa avranno
in comune queste donne così diverse fra di loro?
Quale sarà mai quel dettaglio non irrilevante che
rende le loro esistenze segretamente imperfette? E
quale mistero femminile è così intimo e privato,
che più privato non si può? Qualunque cosa sia,
tutte lo vogliono. Una food designer, il suo primo
amore e uno sciampista per cani sono i protagonisti
di questa commedia allegramente spudorata che
racconta sulle donne quello che nessuno aveva
osato mai svelare.
non può essere rimosso, il fidanzato di Alice
rompe il fidanzamento. La ragazza, a causa
degli imprevedibili effetti causati dal chiodo, tra
cui un impetuoso appetito sessuale, si ritrova
nelle braccia di Howard Birdwell, un giovane
e inesperto parlamentare, che però si offre di
perorare la sua causa. Una spirale di avvenimenti
li coinvolgerà e metterà a dura prova il loro senso
della giustizia.
MINIONS
USA, 2015, Animazione, Regia: Kyle Balda,
Pierre Coffin, Cast: Luciana Littizzetto, Fabio
Fazio, Riccardo Rossi, Selvaggia Lucarelli,
Alberto Angela. Disponbile su CHILI dal 10
dicembre
La storia dei Minions inizia all’alba dei tempi.
Partendo da organismi gialli unicellulari, i Minion
si evolvono attraverso i secoli, perennemente
al servizio del più spregevole dei padroni.
Continuamente senza successo nel preservare
questi maestri, dal T-Rex a Napoleone, i Minion
si sono ritrovati senza qualcuno da servire e sono
caduti in una profonda depressione. Ma Kevin ha
un piano, e insieme all’adolescente ribelle Stuart e
all’adorabile piccolo Bob, decide di avventurarsi
nel mondo per trovare un nuovo capo malvagio
da seguire per sé e i suoi fratelli. Il trio s’imbarca
in un viaggio emozionante che li condurrà
alla loro prossima potenziale padrona, Scarlet
Overkill, la prima super-cattiva al mondo e al
salvataggio di tutti i Minions dall’annientamento.
IL LUOGO DELLE OMBRE
USA, 2014, Thriller, Regia: Stephen Sommer,
Cast: Anton Yelchin, Willem Dafoe, Nico
Tortorella, Melissa Ordway, Patton Oswalt, Gugu
Mbatha-Raw, Ashley Sommers. Disponibile su
CHILI dal 30 dicembre
Il film racconta di un mondo fantastico,
sovrannaturale, animato da esseri e anime che
cercano, costantemente, di interagire con il
mondo vivente. Protagonista un giovane cuoco di
una tavola calda in una piccola città nel deserto
americano, prescelto dagli esseri ultraterreni
quale intermediario tra i due universi. Odd cerca
in tutti i modi di aiutare le anime senza pace che
si mettono in contatto con lui, perché vogliono
giustizia. Tutto scorre sereno, fino all’arrivo nella
cittadina di un uomo misterioso circondato da
un gruppo di ombre simili a iene che lo seguono
ovunque vada. Neppure i fidi informatori di Odd
sono in grado di capire chi sia. L’unico indizio è
una pagina strappata da un calendario giornaliero,
quella del 15 agosto: esattamente 24 ore dopo al
tempo in cui si svolge la vicenda.
IL MAGO
PAPER TOWNS – CITTA’ DI CARTA
USA, 2015, Sentimentale, Regia: Jake Schreier,
Cast: Cara Delevingne, Nat Wolff, Halston
Sage, Cara Buono, Austin Abrams, Meg Crosbie.
Disponibile su CHILI dal 17 dicembre
Tratto dal romanzo bestseller di John Green
(“Colpa delle Stelle”), è la storia di Quentin e della
sua enigmatica vicina di casa Margo, amante del
mistero, al punto da diventarlo lei stessa. Dopo
averlo trascinato in una lunga notte di avventure,
Margo scompare improvvisamente lasciando degli
indizi che Quentin dovrà decifrare. La ricerca
porterà Quentin e i suoi amici a fare un viaggio
che sarà al tempo stesso commovente e divertente.
Infine, sulle tracce di Margo, Quentin troverà la
consapevolezza del significato di vera amicizia e
vero amore.
L’INCREDIBILE VITA DI ORSON WELLES
Gli ultimi anni
hanno regalato
documentari memorabili, grazie a registi
come Wiseman, Gibney e Oppenhaimer
tra gli altri, vita e opere di personaggi
della storia, istituzioni e personaggi dello
spettacolo sono state restituite nella loro
interezza sul grande schermo. Non poteva
dunque mancare un documentario su uno
dei più grandi personaggi della storia del
cinema, alla vigilia del centenario della sua
nascita; ecco quindi Il mago – L’incredibile
vita di Orson Welles di Chuck Workman,
novantacinque minuti che scavano a
fondo nell’estro e nell’arte di un attore e
regista mai inquadrato completamente.
Welles ha lasciato un segno indelebile
nella storia della settima arte, dagli inizi
umili all’ascesa nell’Olimpo delle star di
Hollywood, memorabili le sue sfuriate,
l’acerrima rivalità con altre star ( come
Laurence Olivier) che portavano i registi
disperati a trovare modi innovativi per non
farli mai incontrare sul set. Ma ancora di
più si vede la storia di Welles regista, autore
di capolavori assoluti e di flop commerciali
disastrosi, un regista che abbandonò
Los Angeles per divenire un film maker
indipendente.
FANTASTIC FOUR
USA, 2015, Azione, Regia: Josh Trank, Cast: Kate
Mara, Miles Teller, Michael B. Jordan, Jamie
Bell, Toby Kebbell. Disponibile su CHILI dal 24
dicembre
I Fantastici Quattro, moderna re-interpretazione
del team di supereroi più longevo della Marvel, è la
storia di quattro giovani che vengono teletrasportati
in un pericoloso universo alternativo, che altera
la loro forma fisica in un modo sconvolgente. Le
loro vite vengono inequivocabilmente stravolte, il
team dovrà imparare a controllare le loro nuove
abilità e a lavorare insieme per salvare la Terra da
un vecchio amico diventato nemico.
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1-15 DICEMBRE 2015
1-15 DICEMBRE 2015
In collaborazione con
Cineturismo
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In collaborazione con
il portale www.cineturismo.it
Natale a Matera, il presepe è
un omaggio al cinema
Annata record per film fiction e documentari: “business” da 10 milioni
Un set unico, quello dei Sassi di Matera, un presepe
vivente lungo cinque chilometri e animato da 300
figuranti, un omaggio al grande cinema di Ben Hur, Il
Vangelo secondo Matteo e The Passion con l’arredo
scenografico di Cinecittà Studios. E’ tutto pronto
nella città Capitale europea della cultura 2019 per
la sesta edizione del presepe vivente. I primi cinque
appuntamenti sono programmati dal 4 all’8 dicembre,
nel formato “maxi” (ingresso 5 euro), con il percorso dal
Sasso Barisano al Sasso Caveoso. La seconda versione
- il 13, 19 e 20 dicembre e l’1-2-3 gennaio - andrà in
scena, solo nel Caveoso, su un percorso di 1,5 chilometri
(ingresso 2 euro): il presepe vivente del visit-attore,
“l’altra grande novità di quest’anno. Sarà possibile spiegano gli organizzatori - affiancare i figuranti delle
Pro loco diventando un ‘visit-attore’, indossando gli abiti
di scena ed entrando a far parte del presepe nelle vesti
di un soldato, un pastore, un popolano, un fabbro o un
sacerdote del tempio”. Quest’anno il tema del presepe
nei Sassi sarà la famiglia, con i 300 figuranti (tra cui il
Gruppo storico romano) che riproporranno l’atmosfera
di duemila anni fa, sotto il controllo romano. Le Pro loco
di Crispiano, Rionero in Vulture, Barile e Palazzo San
Gervasio realizzeranno le scene dell’Annunciazione,
della Natività, degli antichi mestieri, della corte di Erode e
della Visitazione. Dal 4 all’8 dicembre, grazie al materiale
di arredo scenografico messo a disposizione da Cinecittà
Studios, sarà inoltre reso omaggio ad alcune famose opere
cinematografiche come Ben-Hur di William Wyler (1959),
Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1964),
Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli (1977), La Passione
di Cristo di Mel Gibson (2004) e Nativity di Catherine
Hardwicke (2006). Pasolini, Gibson e Hardwicke, con
le loro pellicole, hanno contribuito a far conoscere al
mondo la bellezza di Matera, scelta non a caso l’anno
scorso come set hollywoodiano del remake di Ben Hur.
Gli organizzatori hanno poi annunciato che il 3 gennaio
sarà una giornata speciale dedicata all’integrazione e
all’abbattimento delle barriere architettoniche: ai visitatori
disabili, insieme con loro accompagnatori, sarà garantito
l’accesso gratuito. Ci sarà, come di consueto, spazio per
i prodotti tipici locali. E alla fine di un lungo mese nello
straordinario scenario dei Sassi, una parte del ricavato
- fanno sapere dall’organizzazione - sarà devoluto al
Comune di Matera per finanziare le politiche sociali.
Numeri record per le produzioni cinematografiche in Friuli Venezia Giulia, ormai
una sorta di Cinecittà. Film Commission, la realtà presieduta da Federico Poillucci
che in regione assiste registi, attori, scenografie, location e comparse, chiude il
2015 con un totale di 45 pellicole tra cinema, fiction, documentari, cortometraggi
e spot. È il doppio del 2014, per una spesa diretta sul territorio da parte delle
società pari a 6 milioni di euro capaci di generare un giro d’affari stimato in oltre
10 milioni. Performance mai ottenute dalla nascita dell’associazione, sorta nel
2000, né da quando la Regione – prima in Italia – ha attivato nel 2003 il “Film
fund, il fondo necessario a incentivare le riprese in Fvg. La regione archivia così
definitivamente la stagione buia del taglio ai finanziamenti e della soppressione
stessa di Film Commission avvenuti nell’incredibile cortocircuito politico di
qualche anno fa in piena giunta Tondo, tra il 2012 e 2013, in seguito all’affaire
Bellocchio innescato dal film “La bella addormentata” ispirato alla vicenda
Englaro.
Amor Sacro: un’altra produzione cinematografica nella provincia di Latina
Dopo la produzione del nuovo film
di Michele Placido, a breve un’altra
produzione cinematografica lavorerà in
provincia: dalla prossima primavera il
borgo medievale di Fossanova, Bassiano,
Sermoneta, Maenza, e Cori e vari
angoli della città di Latina faranno da
sfondo ad Amor Sacro, opera di debutto
del regista emergente Marco Zarrelli.
Sempre più intenso il lavoro della Latina
Film Commission che ultimamente ha
invitato a lavorare nella nostra provincia
numerose produzioni cinematografiche
che si avvalgono dei nostri splendidi
paesaggi, portando alle nostre zone
popolarità e lustro, oltre che lavoro per
diverse categorie.
Amor Sacro sarà un’opera prima di
grande valore, che ha già ricevuto il
contributo economico del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali come prodotto
di interesse culturale nazionale e vede
un cast d’eccezione: tra i protagonisti la
bravissima Marina Massironi, Antonio
Catania e Antonello Fassari.
Già in questi giorni ci sono stati i primi
sopralluoghi che Rino Piccolo (direttore
della Film Commission della Provincia
di Latina) e il fotografo locale Enrico De
Divitiis hanno effettuato insieme a Marzo
Zarrelli e il produttore del film Giorgio
Beltrame.
Il “programma incubazione”
dell’HNFF entra in azione
Dodici progetti di lungometraggi sono stati scelti tra 67 candidati
nell’ambito del “programma incubazione” avviato a luglio
dall’Hungarian National Film Fund (HNFF) per sostenere i giovani talenti.
Selezionati sulla base di una semplice decisione da parte di una giuria
che include i registi Ildikó Enyedi (Camera d’Oro a Cannes nel 1989)
e Yvonne Kerékgyártó (premiata l’anno scorso agli SXSW di Austin per
Free Entry), così come i produttori Ági Pataki (Filmpartners), Viktória
Petrányi (Proton Cinema) e Ferenc Pusztai (KMH Film), i 12 progetti
verranno lanciati in occasione di una giornata d’incontro che riunisce
professionisti dell’industria ungherese, dove cinque di essi verranno scelti
per alcuni laboratori di sviluppo della sceneggiatura e per un sostegno
finanziario alla produzione nel 2016 attribuito dall’HNFF (massimo
200.000 euro per un film di finzione, 265.000 euro per un film di
animazione e 70.000 euro per un lungometraggio documentario, somme
alle quali va aggiunto il benefit del 25% di credito d’imposta). Da notare
anche che la celebre scuola del cinema ceco FAMU offrirà la possibilità
a uno degli autori in competizione di seguire due workshop i prossimi
giugno e agosto.
Series
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1-15 DICEMBRE 2015
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EMPIRE
GREY’S ANATOMY
Esplode in tv il dominio della famiglia Lyon
In Italia debutta la stagione numero 12, la prima senza il dottor ‘Stranamore’
Carlo Lanna
Carlo Lanna
E’ un successo senza precedenti
la serie tv che è attualmente
in onda anche in Italia su SKY.
Stiamo parlando di Empire, la saga
familiare a suon di musica nera che
in America, da quasi un anno, è una
fra le serie tv più viste in assoluto
(almeno per il network della FOX).
Lo show ha debuttato lo scorso
gennaio negli States e, alla luce
di un alto indice di gradimento da
parte del pubblico ma anche di
ottime critiche dalla stampa del
settore, Empire è stato rinnovato per
una seconda stagione. Suddivisa in
due tranches da 9 episodi ciascuna,
la serie di Lee Daniels è tutt’ora in
onda ogni mercoledì in Italia su
FOXLife.
Empire rappresenta un ritorno alle
origini per il drama familiare in tv
(per colpi di scena e stile narrativo),
ma è capace anche di adattarsi alla
moderna concezione di serie tv
con personaggi dal grande appeal,
situazioni al limite dell’assurdo,
Empire è una serie
televisiva statunitense
creata da Lee Daniels e
Danny Strong, che segue le
vicende di una famiglia nel
mondo dell’hip-hop. La serie
ha debuttato negli Stati
Uniti sul network Fox il 7
gennaio 2015
tematiche
queer e tanta (buona) musica.
I Lyon, infatti, sono uno delle
famiglie più in vista a New York, sono
i magnati dell’industria musicale,
ma questo impero di lussuria e finto
perbenismo, è stato costruito grazie
ai soldi dello spaccio di droga
che Lucious e Cookie avevano
racimolato in giovane età.
A
distanza di anni e dopo essere uscita
di prigione, la donna vuole una fetta
dell’impero e così prende inizio una
vera e propria faida familiare perché
Lucious, mentre continua a tenere
le redini dell’Empire Records, mette
i suoi tre figli l’uno contro l’altro per
poter capire chi possa essere l’erede
dell’impero.
Fra colpi bassi, ricatti, sparatorie
e party iper-cool, la serie della
FOX si presenta come un affresco
seducente e disinibito della famiglia
moderna.
Con tutti i suoi pregi e difetti, perché
nella sua interezza Empire non è
certamente una serie perfetta, rimane
comunque una fra le produzioni
più accattivanti, introverse e sexy
del mercato televisivo. In un mix
ben congeniato di drama in odore
di soap-opera, black music e
personaggi dal grande carisma,
Empire riporta in tv tutto l’appeal
e l’acume della serialità anni ’80
(in molti hanno soprannominato la
serie la ‘Dynasty’ degli anni 2000),
adattando però i risvolti secondo i
dettami di moderni show televisivo.
La serie di Lee Daniels è quindi
trash, fracassona, convenzionale
ma è anche coinvolgente, fa
battere il cuore, fa ridere con gusto
ed appassiona come non mai.
Caratteristiche che, alla fin fine,
appaiono coniugate alla perfezione
in un mondo popolato da idee
riciclate e pallidi remake/reboot.
Empire rappresenta il futuro sia per
la concezione di un drama familiare
che per lo stesso genere musical.
Un successo che ha consolidato
in tv appunto il musical drama,
amatissimo dal pubblico, ma
soprattutto sta fomentando la rete
a trovare il degno erede di Empire.
Si vocifera che sia in lavorazione
uno spin-off ambientato negli anni
’80, con una giovane Cookie come
protagonista, ma è in fase embrionale
una serie gemella chiamata ‘Star’
ambientata nell’ambiente musicale
di Atlanta e che potrebbe quindi
incrociarsi con gli intrighi di Empire
THE LAST PANTHERS
La risposta europea al grande successo di ‘Gomorra – La serie’
E’ un periodo di grande incertezza per il medical
drama più famoso della tv, Grey’s Anatomy, la
serie di punta del network americano della
ABC creata da Shonda Rhimes, a lavoro anche
su Scandal, How To get Away with Murder ed
il prossimo The Catch, perde un altro dei suoi
personaggi più amati e proietta la serie verso un
futuro incerto e nebuloso.
La stagione numero 12 che da qualche settimana
ha debuttato in Italia sulle frequenze di SKY, è la
prima senza il dottore Stranamore, il compagno
di vita di Meredith, ucciso a causa di un
incidente d’auto lo scorso maggio in un episodio
che difficilmente verrà dimenticato dai fan. E
quindi come continuerà la vita al Grey Sloane
Memorial Hospital?
Su questo incipit iniziano le nuove ‘avventure’
del medici più sexy della tv. Nonostante si senta
la mancanza del fascinoso dottore Derek (errore
che forse non verrà mai perdonato), la narrazione
continua spedita mostrando al pubblico i soliti
dilemmi etici e personali, battute al fulmicotone,
nuove emergenze ospedaliere (questa volta
con un sottotesto sociale molto interessante) e
soprattutto viene dato spazio, come al solito, ai
sentimenti dei personaggi ancora scossi dalla
morte di Derek e da tutti gli eventi che sono
accaduti in quel frangente. Meredith appare
più sicura di sé, ha i capelli corti e vieni dipinta
come una cinica dottoressa che non riesce a
riconciliarsi con Amelia (sorella di Derek), ormai
in pianta stabile in quel di Seattle, ed in questo
contesto viene data la possibilità di conoscere
(seppur sommariamente), i nuovi specializzanti.
E’ un cerchio che si ripete all’infinito, un universo
in continua espansione quelle rappresentato in
Grey’s Anatomy.
Anche se i segni del tempo cominciano a farsi
sentire, la serie non perde il suo appeal, si fa
coraggio da sola e continua la corsa nel cuore
del pubblico. Il medical drama erede morale
di Er - Medici in prima linea, è per diritto la
serie più affascinante ed emozionante della tv.
Ha avuto i suoi momenti negativi (tutti sono
convinti del forte calo fra la settima e l’ottava
stagione), eppure Shonda Rhimes ha saputo far
risorgere la serie dalle sue stesse ceneri (a volte
esagerando ed estremizzando certi argomenti), e
quindi questa stagione numero 12 vuole essere
un regalo al pubblico. A quel pubblico fedele
che nonostante tutto ha seguito con dedizione
una serie emozionante, capace di evolversi nel
tempo ed adattarsi alle ‘mode’ del momento.
Grey’s Anatomy ha molti dubbi con sé, questo
è vero, ma poche serie tv hanno la forza
rimanere per più di una decade un vero punto
di riferimento.
Non c’è fine per il grande crogiolo di
intrattenimento rappresentato dalle serie tv.
Ha debuttato in Italia il 13 novembre, ed in
contemporanea con Inghilterra e Francia, la
nuova e promettente The Last Panthers che
rivolge uno sguardo disinibito verso la malavita
europea. Per questo nuovo esperimento
multietnico, se così vogliamo chiamarlo, sono
previsti sei episodi da un’ora ciascuno per
immergersi in una narrazione cupa, violenta, che
non nasconde i suoi difetti ma che trae forza da
tutto l’universo seriale moderno, percependone
sia gli usi che i costumi.
Ambientata in Francia nella città di Marsiglia,
raffigurata come una metropoli rurale perdendo
tutto il suo fascino magnetico, The Last Panthers
proietta il pubblico fin dai primi minuti al centro
dell’azione. La città viene sconvolta da un colpo
in banca, nel quale alcuni rapinatori riescono
a mettere le mani su un cospicuo numero di
diamanti, ma durante la fuga disperata finiscono
per uccidere una bambina innocente. La polizia
di Marsiglia indaga sul misfatto, ma il detective
incaricato del caso, si troverà di fronte una donna
dall’oscuro passato anche lei intenzionata ad
assicurare i criminali alla giustizia ed a recuperare
i diamanti. Due culture differenti si scontreranno,
ma tutto questo farà uscire allo scoperto una fitta
rete di scambi e di malefatte che attanagliano tutta
l’Europa.
The Last Panthers ribattezzata come la ‘Gomorra
dell’Europa’, benché ha una stile registico unico
nel suo genere (soprattutto per una produzione
televisiva), un ritmo serrato ed una vicenda
spessa come un fil di ferro, non convince nella
sua interezza. C’è infatti approssimazione nel
delineare le caratteristiche dei personaggi, la
trama (almeno dal primo episodio) è un po’
confusa, traspare con troppa veemenza quella
voglia di stupire lo spettatore a tutti i costi.
Sicuramente chi è abituato ad un’impostazione
più anglosassone della serialità, noterà subito
i pregi e difetti, eppure The Last Panthers
risulta essere comunque un esperimento ben
riuscito. Fra incertezze e trovate bizzarre, lo
show prodotto in un connubio fra SKY UK e
Canal+ (network francese), è lo step successivo
del dramma tutto azione ed introspezione per il
mercato televisivo moderno. Forse sei episodi
sono eccessivi per una narrazione che potrebbe
esaurirsi in appena tre appuntamenti, ma diamogli
il beneficio del dubbio che, nonostante tutto, è
un’ottima ‘vetrina’ per conoscere il lato oscuro e
malavitoso dell’Europa (purtroppo).
26
1-15 DICEMBRE 2015
Girlfriends’ guide to divorce
Una guida fresca e disinibita per affrontare il divorzio
Girlfriends’ Guide to Divorce è una
serie televisiva americana creata da
Marti Noxon e basata sull’omonimo
libro della scrittice Vicki Iovine.
Carlo Lanna
Dall’infinito calderone delle serie tv arriva in
Italia questa interessante novità.
Stiamo parlando di Girlfriends’ Guide to Divorce,
la prima serie tv trasmessa sul network americano
‘Bravo’, che dal 21 novembre è in onda su
Premium Stories, canale dell’offerta Mediaset
Premium.
Lo show dedicato ad un pubblico prettamente
femminile, rimane comunque un prodotto
televisivo delizioso, divertente e specchio della
realtà di tutti i giorni. Mentre in Italia è in corso
la prima stagione – composta da 13 episodi – in
America nel mese dicembre è atteso il ritorno in
pompa magna della serie tv.
Sviluppata da Martin Noxon, celebre per aver
collaborato anche al fianco di Joss Whedon
in alcune degli episodi più famosi di Buffy
the vampire Slayers, ora la sceneggiatrice si
cimenta in una serie tv fresca, divertente, molto
convenzionale ma che si lascia vedere con
estremo piacere.
Un drama in rosa a tutti gli effetti che emula le
atmosfere di Mistresses e Sex And The City, ma che
riporta in tv una protagonista dal grande appeal e
carismatica come non mai. Lisa Edelstein famosa
per il suo ruolo che ha ricoperto in Dr. House,
in Girlfriends’ Guide to Divorce è l’indiscussa
protagonista, audace, fragile e sarcastica.
Con un pizzico di far peccaminoso, la serie
racconta senza peli sulla lingua ma con tanta
ilarità la vita della nota scrittrice Abby McCarthy;
infelice e con a fianco un marito fedifrago –
interpretato da Paul Aldestein già visto in Private
Practice - la donna decide di dare uno slancio alla
sua vita ed affrontare a testa alta un burrascoso
divorzio.
Affiancata dalle due amiche del cuore, un
avvocato anche lei in continua lotta con il marito
ed una MILF in cerca di un uomo “ricco e strano”,
Abby lotterà per trovare una stabilità nella sua
vita e conoscerà un mondo (quello dei single) che
da tempo aveva dimenticato. A far da sfondo una
luminosa Los Angeles che appare in tutta la sua
fulminate bellezza.
Anche se risulta essere uno show televisivo
convenzionale ed in odore di già visto, Girlfriends’
Guide to Divorce, riesce a tratteggiare tutta la
situazione culturale di una famiglia moderna,
alle prese con una realtà in continua evoluzione
e con una società in crisi di valori.
Quindi le vicende frivole ed ammiccanti di Abby
sono il ritratto speculare della vita al tempo dei
social. Il sub-strato inoltre è frivolo e scanzonato,
ma se si legge però la storia da un altro punto
di vista, si nota come lo show riesce ad illustrare
anche la realtà moderna delle famiglie di oggi.
La crisi di mezza età, l’assenza di lavoro, la
voglia di vivere una vita felice, sono i temi
portanti che traspaiono dalle vicende dei
personaggi; il racconto pondera quindi tutti
questi temi riuscendo a tessere una storia fresca
ma dissacrante, divertente ma realistica dove a
vincere è il girl power.
L’attrice protagonista poi ha un fascino
sbarazzino, una bellezza semplice e decisa, ma
soprattutto è la sua interpretazione che da enfasi
alla narrazione.
Abby che è costantemente in bilico fra una
crisi di pianto ed un dilemma familiare, senza
dimenticare un bicchiere di vivo, affronta con
un’irrefrenabile voglia di cambiare i problemi
quotidiani.
La bella Lisa Edelstein riesce quindi a dare un
tocco di veridicità al racconto, illustrando una
dissacrante realtà delle donne di oggi alle prese
con un divorzio difficile e controverso. E nel
dualismo del suo carattere va ritrovata la forza del
personaggio e della stessa serie tv.
Nel cast troviamo oltre gli attori anche: Necar Zadegan (Delia), Dylan Schombing (Charlie), Patrick Heusinger (Max) e Julianna Guill
(Becca Riley).
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