Alla ricerca del miglioramento continuo: la filosofia Kaizen
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Alla ricerca del miglioramento continuo: la filosofia Kaizen
Alla ricerca del miglioramento continuo: la filosofia Kaizen Colloquio con Masaaki Imai Consumer Credit Directive e informazioni creditizie cross-border Clientela sostenibile o finanziariamente “stressata"? Gli strumenti per evitare il sovraindebitamento dei clienti nell’esperienza di Creditis La gestione dei clienti affidati attraverso il supporto delle informazioni esterne: il progetto BNL Le imprese nell’era 2.0 per UniCredit: l’utilizzo dei dati del SIC per la valutazione e la gestione andamentale La rischiosità della domanda di credito nel 2010 sulla base dei dati di EURISC, il SIC di CRIF L’analisi del comportamento come leva per migliorare gli obiettivi del recupero crediti La gestione delle imprese: il punto di vista dei Confidi e il know how di CRIF Osservatorio CRIBIS D&B - Format: aspetti congiunturali dell’andamento delle imprese italiane (2008 - 2010) Gran Bretagna: Markerstudy sceglie CRIF Decision Solutions Ltd. come partner per contrastare le frodi La soluzione CRIF per Hastings per prevenire le frodi assicurative in fase di sottoscrizione di una polizza Flashnews Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A. P. - 70% - DCB - Bologna - n. 27, 2011 Pubblicazione di CRIF / inverno 2011 Pubblicazione di CRIF ALLA RICERCA DEL MIGLIORAMENTO CONTINUO: la filosofia kaizen Colloquio con Masaaki Imai Masaaki Imai è un elegante signore di 80 anni, dai capelli candidi e i modi gentili tipici degli orientali. Il suo nome potrebbe non dire molto ai più ma, a partire dagli anni ’80, è salito alla ribalta internazionale grazie alla pubblicazione di “Kaizen: lo spirito giapponese del miglioramento”, un libro tradotto in 14 lingue e diventato un punto di riferimento per manager di tutto il mondo, nel quale ha teorizzato la filosofia Kaizen di miglioramento continuo. Applicato per la prima volta in Toyota, il metodo Kaizen prende il nome dalla composizione di due termini giapponesi: KAI (cambiamento) e ZEN (meglio, migliore) e si fonda, in estrema sintesi, sulla realizzazione ogni giorno di piccoli cambiamenti all’interno dell’organizzazione, nell’ottica di un miglioramento continuo. In occasione della lectio magistralis tenuta presso la Camera di Commercio di Bologna, Masaaki Imai ha illustrato i principi sui quali si fonda il Kaizen. In cosa consiste il metodo Kaizen? “Kaizen è molto di più di un insieme di tecniche e strumenti quanto, piuttosto, un modo di pensare, una vera e propria filosofia di ricerca di un continuo miglioramento, attraverso piccoli e grandi cambiamenti, estesa a tutti i componenti di una qualsiasi organizzazione. In altre parole, il metodo Kaizen attiva le risorse delle persone per creare la nuova efficacia operativa, mettendo in azione la creatività insita in ogni membro dell’organizzazione per creare valore attraverso l’eliminazione dei ‘muda’, ovvero le attività inutili o improduttive che non portano reale beneficio ai clienti, e stimolare così lo sviluppo di soluzioni innovative in grado di determinare un miglioramento continuo. L’approccio Kaizen è stato applicato per la prima volta in una realtà manifatturiera come Toyota ma oggi aziende di tutto il mondo, operanti nei settori più disparati, e persino alcuni Governi lo applicano con successo”. La qualità come mezzo o come fine? “Molto spesso di parla di qualità e di eccellenza a sproposito ma innovazione e cambiamento, da soli, non implicano necessariamente l’applicazione della filosofia Kaizen che, invece, presuppone un cambiamento continuo, ogni giorno. Per questo possiamo dire che Kaizen è un viaggio, alla ricerca dell’eccellenza, che non ha fine. D’altra parte, moltissime persone sono consapevoli della necessità di introdurre dei cambiamenti ma poche sono realmente disponibili a intraprendere un percorso di miglioramento continuo nel lungo periodo. Dobbiamo anche considerare che l’innovazione tipicamente richiede grandi investimenti mentre i miglioramenti derivanti dall’applicazione di questo metodo richiedono principalmente la rigorosa razionalizzazione delle risorse disponibili, impiegate al meglio per eliminare le inefficienze e le fonti di spreco”. In quali ambiti può essere applicato? “Troppo spesso le organizzazioni si focalizzano sui risultati di breve periodo mentre è assolutamente necessario ampliare gli orizzonti temporali. Inoltre, rispetto all’opinione di molti, il miglioramento può e deve essere realizzato non solo all’interno dei reparti produttivi ma in qualsiasi ambito dell’organizzazione ove si crei valore per il cliente. Per questo il concetto di ‘gemba’, inizialmente associato ai reparti di produzione, deve essere pensato in modo estensivo. In ogni caso, l’approccio Kaizen presuppone la massima focalizzazione sulle esigenze del cliente, che deve avere assoluta centralità. Per questo è essenziale che diventi parte della cultura aziendale”. A chi è demandata l’applicazione del Kaizen? “Il ‘gemba’ può essere definito come il luogo in cui, all’interno dell’organizzazione, viene creato valore per i clienti. È quindi fondamentale che i manager dedichino la massima cura a questi centri nevralgici e li governino non a distanza ma presidiandoli fisicamente, vivendoli in prima persona, respirandone l’aria per individuare i miglioramenti da apportare giorno dopo giorno. Solo in questo modo sarà possibile valorizzare le eccellenze e razionalizzare i processi utilizzando al meglio le risorse disponibili. Per fare un esempio, il fondatore della Toyota fece costruire la propria abitazione all’interno dello stabilimento; in questo modo non aveva bisogno di leggere un report per individuare le cause di un problema e poteva intervenire direttamente per valutare i miglioramenti più idonei. Per la corretta applicazione del metodo Kaizen, quindi, è essenziale intervenire in prima persona e con la massima tempestività quando si registra un problema piuttosto che basarsi sulle osservazioni altrui. 2 Dopo aver inquadrato la situazione è necessario adottare contromisure temporanee dopodiché sarà possibile intervenire alla radice per risolvere definitivamente il problema. Una volta trovata la soluzione, come ultima tappa, sarà opportuno standardizzarla per prevenire l’insorgere di analoghi problemi e costruire una solida base per ulteriori miglioramenti”. Quali applicazioni sono possibili nell’attuale contesto economico? “In mercati sempre più complessi e competitivi, come quelli in cui le aziende oggi operano, è necessario correre sempre più veloci, seguendo una logica pull che dia assoluta centralità alle esigenze dei clienti. Questo richiede un elevato livello di flessibilità e una grande capacità di evolvere costantemente con l’obiettivo di fornire sempre più valore al mercato, non solo per quanto riguarda i prodotti ma in tutte le aree aziendali, a partire da quelle di servizio. Ma questo approccio deve entrare nel DNA dell’organizzazione e diventare una costante nel tempo”. Per ulteriori informazioni: www.masaaki-imai.com di Maurizio Liuti, Direttore di Sintesi inverno 2011 CONSUMER CREDIT DIRECTIVE E INFORMAZIONI CREDITIZIE CROSS-BORDER Art. 125 del Dlgs n.141 di recepimento della CCD: un incentivo alla circolazione delle informazioni creditizie in Europa, se oculatamente gestito. Nel concreto, questo significa che, a partire dal 3 gennaio 2011, a fronte di una richiesta di finanziamento di un consumatore: •un finanziatore italiano può accedere a credit bureau o centrali rischi di un (o più) Paese comunitario, qualora ritenga o sia venuto a conoscenza che in tale Paese il cliente ha intrattenuto o intrattiene rapporti di credito; •allo stesso modo, un finanziatore di un altro Stato membro può accedere a un credit bureau italiano o alla Centrale dei Rischi di Banca d’Italia. Un aspetto sottolineato dallo stesso Articolo 125 è quello che i gestori delle banche dati debbano garantire che tale accesso avvenga a condizioni non discriminatorie. Ma come tale principio può essere rispettato? Nella pratica, esistono già a livello europeo due accordi multilaterali tra gestori di banche dati per lo scambio delle informazioni creditizie cross-border. Il primo1, da poco siglato, regola lo scambio di dati tra gestori di banche dati di banche centrali; il secondo (c.d. Cross Border Data Exchange, CBDE), operativo già dagli ultimi anni ‘90, regola lo scambio tra gestori di credit bureau. In buona sostanza il CBDE consente a un finanziatore che partecipa a un credit bureau del Paese (A) di accedere ai dati creditizi eventualmente presenti nel credit bureau di un altro Stato membro (B) richiedendo l’accesso al credit bureau cui partecipa il quale, tramite il collegamento al credit bureau (B), ottiene le informazioni e gliele fornisce (si veda lo schema riportato in figura). Il fatto che lo scambio dei dati avvenga tra gestori di banche dati non è casuale. A parte essere stato raccomandato dall’EGCH2, è anche l’unica modalità che consente di: •rispettare la parità di condizioni applicate a finanziatori locali e cross-border, nel rispetto del principio di non discriminazione: sulla base delle condizioni contrattuali e della normativa privacy locale del Paese di provenienza, è possibile garantire condizioni di accesso ai dati nel rispetto, tra l’altro, del principio di reciprocità (quindi anche in logica di non discriminazione dei finanziatori locali laddove il Paese di provenienza del finanziatore cross-border abbia regole più stringenti riguardo la tipologia di dati creditizi accessibili); •contribuzione “sostenibile” dei dati relativi al credito eventualmente erogato: al finanziatore “straniero”, infatti, non verrebbe richiesta dal gestore locale la contribuzione del dato relativo 3 al credito eventualmente concesso, in quanto il finanziatore lo contribuisce già al credit bureau o alla centrale rischi del suo Paese, e diventa pertanto un’informazione immediatamente accessibile al circuito cross-border; •riduzione del rischio di frode: se infatti lo scambio delle informazioni potesse avvenire tramite un “modello diretto” (il finanziatore del Paese (A) richiede al credit bureau del Paese (B) l’accesso ai dati creditizi), sarebbe molto più difficile per il gestore della banca dati del Paese (B) poter identificare il finanziatore richiedente, nonché ottenere la sottoscrizione di un contratto per regolare l’accesso ai dati e la contribuzione, e ottenere infine la contribuzione stessa dei dati che, per quanto da effettuare solo sugli eventuali crediti concessi preventivamente verificati sulla banca dati del Paese (B), dovrebbe essere comunque effettuata. In sintesi, il “modello indiretto” del CBDE è quello che meglio consente di garantire il rispetto del principio di non discriminazione, a tutela sia dei finanziatori locali che cross-border, ed è anche l’unico che consente di rendere le previsioni dell’Art.125 applicabili nella pratica, evitando appesantimenti burocratici e tecnici tali da rendere il costo dell’accesso a banche dati di altri Paesi decisamente sproporzionato rispetto al beneficio informativo ottenuto. CRIF partecipa al circuito CBDE e consente già ai propri Enti Partecipanti di accedere, per suo tramite, ai dati presenti nei credit bureau degli altri Stati membri che partecipano al circuito. È facile intuire che l’accordo CBDE si estenderà rapidamente anche ai credit bureau che ad oggi non hanno ancora aderito. CRIF è comunque a disposizione per raccogliere richieste ed esigenze specifiche dai propri Enti Partecipanti e per sollecitare i “colleghi” comunitari all’adesione qualora ce ne fosse immediata necessità. Ma cosa deve fare un finanziatore italiano che partecipa a EURISC se, a partire da gennaio 2011, volesse avvalersi del sistema CBDE? In realtà molto è già fatto: da un punto di vista contrattuale non deve sottoscrivere niente di nuovo con CRIF, in quanto il contratto EURISC è già sufficiente per poter accedere automaticamente al servizio. Dal punto di vista della gestione delle comunicazioni al consumatore del quale intende verificare i dati in credit bureau di altri Paesi, l’informativa ex Codice Deontologico3 è già sufficiente, in quanto nei dati specifici relativi a CRIF è da sempre presente la seguente dicitura, che descrive questo specifico tipo di trattamento: “CRIF S.p.A. aderisce ad un circuito internazionale di sistemi di informazioni creditizie operanti in vari paesi europei ed extraeuropei e, pertanto, i dati trattati potranno essere comunicati (sussistendo tutti i presupposti di legge) ad altre società, anche estere, che operano nel rispetto della legislazione del loro paese - come autonomi gestori dei suddetti sistemi di informazioni creditizie e quindi perseguono le medesime finalità di trattamento del sistema gestito da CRIF S.p.A. (elenco sistemi esteri convenzionati disponibili al sito www.crif.com)”. Non è infine necessario raccogliere alcun consenso ulteriore dal consumatore, dato che: •per il trattamento in EURISC dei dati relativi alla richiesta di finanziamento e al rapporto di credito eventualmente erogato, il partecipante raccoglie già apposito consenso; •per la verifica dei dati presenti nel credit bureau cross-border, qualora necessario, il borrower aveva già prestato, alla data della sottoscrizione della richiesta di finanziamento o del finanziamento, apposito consenso. È quindi sufficiente inoltrare la richiesta a CRIF telefonando al numero 051/231414 (dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20; il sabato dalle 8 alle 18) oppure scrivendo a [email protected]: la richiesta verrà evasa nell’arco della giornata. Per approfondimenti: [email protected] 1 MOU on the exchange of information among national central credit registers for the purpose of passing it on to reporting institutions, ECB, Aprile 2010. 2 Report of the Expert Group on Credit Histories, European Commission, DG Internal Market and Services, Maggio 2009. 3 Informativa prevista dal Codice di deontologia e di buona condotta per i sistemi informativi gestiti da soggetti privati in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità nei pagamenti (G.U. n 300 del 23 dicembre 2004). International border Private credit bureau Private credit bureau Indirect access Direct access Creditor Creditor Loan application Borrower { { Il Dlgs n.141 del 13 agosto 2010 prevede, all’Art.125, che i gestori di banche dati contenenti informazioni nominative sul credito consentano l’accesso anche a finanziatori degli Stati membri dell’UE, al fine di effettuare la verifica del merito creditizio dei consumatori che richiedono credito. Questo consente un’importante apertura delle frontiere transnazionali, favorendo una circolazione cross-border delle informazioni creditizie finalizzata a una migliore conoscenza del comportamento nei pagamenti e del livello di indebitamento dei cittadini europei. Country A Country B Fonte: Jentzsch, N. (2007), Do We Need a European Directive for Credit Reporting? CESIfo - Dice Report 2:49-54. Pubblicazione di CRIF Clientela sostenibile o finanziariamente “stressata"? Gli strumenti per evitare il sovraindebitamento dei clienti nell’esperienza di Creditis Cliente: Creditis Esigenze: gestire e monitorare efficacemente la clientela nel proprio portafoglio carte rateali, coniugando il contenimento del livello di rischiosità creditizia e lo sviluppo ottimale e sostenibile della relazione. Soluzione: gli innovativi indicatori statistici per il credito sostenibile (Indice di Tensione Finanziaria, Rata Concedibile e Credit Limit) di CRIF resi disponibili in Portfolio Explorer 2.0, la soluzione del SIC per la gestione del portafoglio. Risultati: nuova definizione dei limiti di affidamento in grado di incrementare la redditività, riducendo il costo del rischio di portafoglio e costruendo valore nella relazione con il cliente grazie all’utilizzo sinergico di indicatori predittivi e di tutto il patrimonio informativo interno ed esterno disponibile. Creditis è una società del Gruppo Carige, realtà bancaria, finanziaria e assicurativa, diffusa sull’intero territorio nazionale e con oltre 2 milioni di clienti. Al Convegno “Credito 20.10.2010” organizzato da CRIF, Alessandra Pagani - Responsabile Controllo Crediti e Rischi - ha illustrato gli strumenti messi in atto da Creditis per uno sviluppo sostenibile della relazione con la propria clientela, evitando situazioni di “stress finanziario”, e le caratteristiche e i risultati di un progetto sviluppato insieme a CRIF che ha riguardato in particolare il portafoglio carte revolving dell’azienda di credito. Il mercato delle carte rateali e gli obiettivi di Creditis Nel 2009, come emerge dai dati dell’Osservatorio sulle carte di credito realizzato da Assofin - CRIF Decision Solutions - GfK Eurisko, il contesto di mercato delle carte rateali ha evidenziato un calo delle erogazioni e delle emissioni, con una notevole riduzione delle carte rateali in circolazione rispetto all’anno precedente. In riferimento alla qualità del credito, a maggio 2010 il tasso di sofferenza per le carte con funzione rateale è peggiorato, attestandosi al 7,2% con un aumento su base annua di 0,8 punti percentuali. Tale incremento è attribuibile all’impatto che ha avuto sulla qualità del credito la severa recessione attraversata dal nostro Paese e da tutta l’area euro negli ultimi 2 anni. Il 2009 è infatti stato un anno particolarmente critico per l’economia nel suo complesso e la rischiosità del mercato del credito ha assorbito inevitabilmente le difficoltà che le famiglie hanno incontrato nel mantenimento dell’equilibrio economico-finanziario. Una più accurata valutazione della sostenibilità del debito e l’attuazione di opportune strategie di contenimento del rischio che al contempo non penalizzino lo sviluppo della relazione con il cliente divengono fondamentali per operare con successo nel nuovo scenario di riferimento. Questi sono stati anche gli obiettivi fondanti del progetto realizzato da Creditis insieme a CRIF. “Era fondamentale” - spiega Alessandra Pagani - “costruire un sistema che permettesse di individuare i clienti sia a rischio default sia in situazione di ‘stress’ finanziario, definendo un limite di credito che non peggiorasse il livello di rischiosità e che allo stesso tempo permettesse alla banca il necessario sviluppo della relazione. Un sistema, poi realizzato grazie agli strumenti di CRIF, che consentisse inoltre di agire in modo tempestivo in caso di contenimento del rischio, mettendo in essere azioni di sviluppo per la clientela, sostenibili rispetto al loro bilancio familiare”. Il progetto Creditis: sviluppo sostenibile della relazione La soluzione scelta e implementata da Creditis per la gestione del portafoglio è Portfolio Explorer 2.0, frutto della ventennale esperienza di CRIF nei progetti di portfolio management e dell’innovazione continua del team di Ricerca e Sviluppo del SIC. Portfolio Explorer 2.0 consente alle aziende di credito di essere in linea con la Direttiva 2008/48/CE sul credito ai consumatori (Art.124 bis-verifica del merito creditizio) e di mettere in atto strategie di gestione attiva del portafoglio. La soluzione fornisce, infatti, oltre 350 nuove informazioni costituite da dati creditizi e indicatori 4 statistici dal robusto potere predittivo, e supporta le aziende di credito per oltre 63 milioni di verifiche all’anno sui clienti in portafoglio. “Gli strumenti di CRIF che sono stati implementati” - continua Alessandra Pagani - “per perseguire i nostri obiettivi sono stati quattro e coniugano la potenza del patrimonio informativo di CRIF con la robustezza predittiva dei modelli statistici realizzati da CRIF Decision Solutions, società del gruppo specializzata in modelli di scoring. I primi due sono PERFORM, il Credit Bureau Score di CRIF, che stima la probabilità di default del cliente in funzione di tutte le informazioni di comportamento creditizio, e l’Indicatore di Tensione Finanziaria che consente di intercettare le situazioni di stress finanziario nella clientela affidata e condivisa. L’applicazione di questi due modelli permette non solo di valutare la clientela in base al livello di rischiosità ma anche di individuare quella clientela propensa all’indebitamento ma che non riesce più a gestirlo correttamente e a sostenerlo. Gli altri due strumenti sono gli indicatori per determinare la rata aggiuntiva concedibile e il limite di credito ottimale, elaborati da CRIF sempre sulla base del ricco patrimonio informativo di EURISC. L’utilizzo congiunto di questi due potenti indicatori ci ha permesso di definire la rata mensile massima per la carta revolving e il limite ottimale di credito in funzione di due dimensioni: sostenibilità finanziaria per il cliente e ottimizzazione e sviluppo della relazione. L’implementazione operativa di tali strumenti e metodologie ha avuto un minimo impatto IT sulla nostra struttura”. La strategia di utilizzo adottata da Creditis con il supporto consulenziale di CRIF ha mirato a trovare il giusto equilibrio tra rata concedibile e rischio di default. “Si è trattato di un approccio analitico” - sottolinea Alessandra Pagani - “a un problema di business focalizzato a migliorare i risultati: prendere le decisioni giuste per sviluppare la relazione con il cliente e tenere sotto controllo il livello di rischio del portafoglio. A livello metodologico il modello per la definizione dell’importo di affidamento ottimale è rappresentabile da una serie di variabili decisionali, da una funzione obiettivo da massimizzare/minimizzare e da vincoli a cui è sottoposto il modello stesso”. Il progetto di Creditis ha visto applicare questa architettura metodologica con un’attività di monitoraggio sulla clientela carta di credito revolving che utilizzava il plafond in modo dinamico. A livello preliminare è stata svolta un’analisi su un portafoglio di circa 20.000 clienti propensi alla carta revolving VALEA - la carta emessa da Creditis. Incrociando l’applicazione dell’Indice di Tensione Finanziaria con le Probabilità di Default calcolate dal credit bureau score PERFORM, è stata posizionata la clientela sulla base delle due dimensioni di sostenibilità finanziaria e di rischio di credito, definendo quali azioni specifiche (riduzione del plafond, contatto con il cliente, ecc.) era più opportuno intraprendere a seconda del profilo complessivo. Sulla clientela individuata cui proporre un incremento di plafond, che escludeva un 23% di clientela che sarebbe incorsa in una situazione di “stress finanziario”, sono stati definiti sia la rata sostenibile che il limite di affidamento ottimale che hanno permesso di coniugare la sostenibilità prospettica del cliente con gli obiettivi di business di Creditis costruendo quindi valore con la clientela stessa. Il progetto Creditis. Applicazione per il contenimento del rischio È possibile definire azioni di contenimento del rischio in funzione del profilo di rischio globale sul SIC EURISC Tensione finanziaria Alto Medio Basso Buona 3% 20% 48% Adeguata 1% 10% 4% Critica 10% 3% 1% Riduzione Plafond Contatto cliente per rinegoziare Bad rate = 1,9% Bad rate = 58% Semplice monitoraggio Anche sulla clientela attualmente in bonis con Creditis, se finanziariamente stressata, è necessario prevedere azioni di contenimento del rischio. “La ricerca di un equilibrio strategico tra contenimento del rischio e lo sviluppo della relazione con il cliente è attuabile” - conclude Alessandra Pagani - “dotandosi in primo luogo di strumenti adeguati, ovvero di indicatori predittivi - quali quelli utilizzati da Creditis nel progetto con CRIF - che possano contare su informazioni solide, storiche e complete. Un secondo elemento riguarda la capacità di storicizzare le informazioni esterne per poterle utilizzare al meglio, come informazioni gestionali o per sviluppare modelli esaustivi. Un terzo fattore riguarda l’integrazione di tutte le informazioni (interne ed esterne) per una visione accurata e completa della clientela che porti alla giusta azione per il cliente e per l’azienda di credito”. Per approfondimenti: [email protected] inverno 2011 La gestione del clienti affidati attraverso il supporto delle informazioni esterne: il progetto BNL Cliente: BNL Esigenze: integrare sul proprio portafoglio clienti le informazioni esterne con quelle interne per gestire al meglio il rischio di credito e ottimizzare lo sviluppo della relazione. Soluzione: un sistema integrato che utilizza Portfolio Explorer 2.0, la nuova generazione di “dati batch” del SIC; PERFORM, il Credit Bureau Score di CRIF, e StrategyOne come motore decisionale. Risultati: riduzione dei costi operativi, ottimizzazione dei tempi dedicabili ad attività commerciali, miglioramento della qualità media di portafoglio, feedback positivi da clienti, gestori e azionisti. BNL è uno dei principali gruppi bancari italiani, con 2,5 milioni di clienti privati, 150 mila clienti business e 43 mila tra imprese ed enti. Dal 2006 BNL fa parte del Gruppo BNP Paribas, leader europeo nei servizi bancari e finanziari. Al Convegno “Credito 20.10.2010” organizzato da CRIF, Andrea Veltri - Responsabile Finanziamenti Retail - ha illustrato le strategie evolutive adottate da BNL, con il supporto di CRIF, per competere al meglio nel mercato del credito partendo dalla consapevolezza della necessità di approfondire la conoscenza sulla propria clientela. “Durante la fase preliminare del progetto ci siamo chiesti” - spiega Andrea Veltri - “se eravamo così sicuri di conoscere la clientela in modo da poterne prevenire al meglio il costo del rischio”. In quest’ottica la comprensione, la gestione e l’utilizzo bidirezionale di tutto il patrimonio informativo disponibile, con il supporto fondamentale delle informazioni esterne del sistema creditizio italiano (il SIC di CRIF), diventano strategici in un mercato concorrenziale in cui oltre la metà della clientela è condivisa tra più aziende di credito. Le informazioni detenute da CRIF apportano maggiore conoscenza su un cliente su cinque rispetto ai dati interni già in possesso di BNL. Il progetto di BNL con CRIF Il progetto messo in atto da BNL contando sull’esperienza ventennale, il patrimonio informativo e le sofisticate soluzioni software di CRIF ha avuto un obiettivo sfidante: costruire un sistema integrato di informazioni sul portafoglio clienti della banca. “Abbiamo iniziato a ‘scavare’ nelle preziose informazioni esterne che CRIF ci ha messo a disposizione” - continua Andrea Veltri - “attraverso Portfolio Explorer 2.0, espressione della nuova generazione di ‘dati batch’ di EURISC che accanto ai dati puntuali presenta nuovi ‘indicatori creditizi’ necessari per la nuova era del credito”. Attraverso l’uso di Portfolio Explorer 2.0 infatti BNL ottiene mensilmente la fotografia aggiornata dei propri clienti - privati e imprese - in termini di oltre 350 variabili calcolate da CRIF: informazioni puntuali su tutti i prodotti posseduti dal cliente (rateali e non), trend storici (ultimi 12 mesi) e nuovi indicatori creditizi, che si affiancano al credit bureau score PERFORM. “La soluzione CRIF” - continua Andrea Veltri - “non restituisce semplici file ma nuovi indicatori di scoring andamentali quali, ad esempio, l’Indicatore di tensione finanziaria, che coglie le prime manifestazioni di tensione (stress finanziario), e il Credit limit, che consente di determinare la rata aggiuntiva concedibile contenendo il rischio dettato dalla crescita dell’esposizione del cliente. Questi indicatori sono calcolati a partire dai dati del SIC e storicizzati negli archivi della banca con minimi impatti IT e organizzativi”. “Le informazioni di comportamento creditizio del cliente sul SIC, disponibili attraverso Portfolio Explorer 2.0” - spiega Andrea Veltri “vengono poi condivise con quelle disponibili internamente attraverso il motore decisionale e di business rules management di StrategyOne che le integra all’interno del flusso di credito dell’istituto: dalla valutazione della clientela al recupero. In questo modo si riesce a individuare l’azione giusta da fare su ciascun cliente affidato da BNL in termini di contenimento del rischio, recupero crediti o sviluppo della relazione. Si delinea un sistema e un progetto realmente trasversale che ha unito Retail e Credito, fondato su una solida base di informazioni, fondamentale per prevenire situazioni di rischio e strutturare un sistema di valutazione e di erogazione ‘responsabile’ del credito”. Le informazioni del sistema informativo così strutturato vengono gestite da BNL con rapidità e consentono risposte tempestive e calibrate in base alla specifica fase del rapporto con il cliente e un portfolio management realmente dinamico ed efficiente. 5 Il progetto di BNL, con le soluzioni CRIF, persegue tre aree di miglioramento. “Prima fra tutti” - sottolinea Veltri - “un’approfondita e aggiornata conoscenza del cliente, attraverso la segmentazione più coerente basata su potenti tecniche statistiche di clustering con la conseguente emersione dei ‘falsi mass’ per ottenere maggiore efficacia nelle azioni di gestione della relazione con la clientela”. Complessivamente la strategia efficace e innovativa di BNL si compone di tre passaggi metodologici: “Il primo step” - spiega Andrea Veltri - “è la pre-valutazione del cliente già affidato dalla banca attraverso l’utilizzo congiunto delle informazioni interne con quelle esterne di sistema per determinare prima della sua richiesta se e quanto credito potrà essere erogato. A questa prima fase preliminare segue la pre-delibera in cui BNL valuta se sarà necessario produrre o meno documentazione aggiuntiva e successivamente la pre-vendita, accostandoci alla richiesta di credito come se si trattasse di un prodotto commerciale di largo consumo, attraverso una vendita multicanale”. Risultati ottenuti “Il progetto con CRIF è stato un vero successo” - spiega Andrea Veltri - “in quanto ha permesso a BNL di conseguire importanti vantaggi di natura qualitativa e quantitativa, che sono sintetizzabili in: •miglioramento della relazione con il cliente, registrando infatti un aumento dei volumi di prestiti erogati; •riduzione dei costi operativi in istruttoria equivalenti a poco meno di 500.000 euro annui in termini di liberazione del tempo commerciale dei gestori; •miglioramento della qualità media del portafoglio per maggiore incidenza e spostamento del ‘baricentro’ verso la clientela più qualitativa. Invece, per quanto riguarda i risultati qualitativi, i clienti si dichiarano soddisfatti, poiché il prestito viene sfrondato della parte negativa burocratica e del ‘timore del rifiuto’. Mentre dal lato dei gestori, altamente motivati, non grava più l’ipotesi del rifiuto, sono sgravati di molto lavoro e sollevati da adempimenti creditizi e amministrativi. Infine” - conclude Veltri - “anche gli azionisti sono soddisfatti, poiché l’investimento fatto attraverso l’utilizzo delle soluzioni CRIF per la gestione del portafoglio si è ripagato nel primo anno di rilascio con l’effetto congiunto dei minori costi e dei maggiori guadagni”. Per approfondimenti: [email protected] Le informazioni esterne nella gestione del portafoglio di BNL Oggi abbiamo Sempre disponibili Ogni mese Per tutti i Clienti In automatico Informazioni andamentali rilevanti come: -Prodotti posseduti, prodotti utilizzati, massimo residuo, massimo scaduto, media scaduto e residuo degli ultimi 12 mesi, trend esposizione ultimi 12 mesi, ecc. -Su tutte le forme tecniche, rateali, non rateali e carte di credito -Numero Enti segnalanti su operazioni perfezionate e non -Segnalazioni di contenzioso/perdita CRIF Credit Bureau Score sempre in linea Oltre 350 variabili già calcolate da CRIF e pronte per l’utilizzo nelle strategie dell’Azienda di credito, quindi minimi impatti IT e organizzativi "NON SEMPLICI FILE" RelazionE Rischio Con piena integrazione nei database di relazione Con piena integrazione nei Motori di Rischio Pubblicazione di CRIF Le imprese nell’era 2.0 per UniCredit: l’utilizzo dei dati del SIC per la valutazione e la gestione andamentale Cliente: gruppo UniCredit Esigenze: ottimizzazione e sviluppo di un nuovo sistema di rating Small Business più performante e in linea con le indicazioni di Banca d’Italia con l’utilizzo delle soluzioni di CRIF, per la valutazione e la gestione andamentale. Soluzione: i dati del SIC per la valutazione online (EURISC 2.0) e per la gestione andamentale (Portfolio Explorer 2.0) Risultati: considerevoli benefici sia in fase di erogazione che di monitoraggio, grazie al potere predittivo delle soluzioni CRIF, e vantaggi in termini di conto economico e stato patrimoniale con riduzione sulla perdita attesa. UniCredit è un gruppo bancario internazionale presente in 22 Paesi con oltre 160mila dipendenti e conta la più vasta rete bancaria a livello UE con oltre 4000 filiali. Elsa De Fabritiis, dell’Ufficio Rating Instruments & Methods Italy, intervenendo all’evento “Credito 20.10.2010” organizzato da CRIF, ha presentato il progetto UniCredit di sviluppo del nuovo sistema di rating Small Business realizzato con la collaborazione di CRIF e con l’ausilio delle soluzioni basate sui dati del SIC (EURISC 2.0 e Portfolio Explorer 2.0). “L’esigenza di creare un nuovo sistema di rating Small Business con l’introduzione dei dati del SIC per la valutazione e la gestione andamentale nel mondo UniCredit” - spiega De Fabritiis - “nasce e si contestualizza nell’evoluzione del Gruppo. In particolare in Italia si evidenziano 3 macrofasi importanti: •2003 - Costituzione di tre banche dedicate ai singoli segmenti di mercato (Unicredit Banca, Unicredit Banca di Impresa e Unicredit Private Banking) •2008 - Integrazione Capitalia che ha introdotto una specializzazione per area geografica •2010 - Progetto in corso ‘One4C’ che mira a realizzare una banca unica con tre reti di specializzazione all’interno di una visione unica di territorio che sfrutterà le sinergie territoriali con una forte specializzazione nel modello di servizio. La nuova architettura porterà ai nostri clienti benefici in termini di riduzione dei tempi e di pricing grazie al considerevole incremento di efficienza nei processi decisionali”. Il nuovo sistema di rating di UniCredit La specializzazione nei diversi segmenti di mercato si riflette anche nei modelli di rating di UniCredit, specifici per la clientela Privati (scoperti di conto, carte di credito, mutui ipotecari) e Small Business (fino a 3 milioni di euro di fatturato e, dal 1 novembre, fino a 5 milioni di euro). Quali sono state le esigenze che hanno portato allo sviluppo di un nuovo sistema di rating? “Prima del 2008” - spiega Elsa De Fabritiis - “i modelli di rating Small Business, che non si avvalevano delle informazioni di EURISC, non erano altamente performanti come quelli odierni. All’obiettivo di migliorare tali prestazioni si aggiungeva la necessità di recepire le indicazioni di Banca d’Italia [circolare n. 263, “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche” emanata nel dicembre 2006], in relazione alla valutazione e gestione del cliente tramite tutte le informazioni disponibili sul sistema bancario e finanziario italiano. Il nuovo modello di Rating Integrato Small Business (RISB) è stato sviluppato da UniCredit con l’utilizzo del patrimonio informativo di EURISC 2.0. È fondato su 3 pilastri: le aziende Top Client (imprese a elevata operatività, con una esposizione media di circa 100mila euro), i Piccoli Operatori Economici (con un’esposizione media di circa 30mila euro) e le Start-up (neo costituite, NEOC nel grafico sottostante), imprese di recente costituzione. Ovviamente, come in tutti i sistemi di rating la specializzazione distingue anche tra clienti nuovi e clienti esistenti, con differente patrimonio informativo per il differente grado di conoscenza del singolo cliente”. All’interno del sistema RISB l’incidenza dei tre segmenti sul portafoglio in termini numerici - vede l’equivalersi delle quote per 6 le Start up e per i Top client, pari al 45%, mentre l’incidenza in termini di volumi registra una quota del 75% delle aziende Top. “La performance complessiva del nuovo modello ottenuto grazie all’inserimento del dato di EURISC 2.0 si è dimostrata superiore al 75%. Per noi sono stati molto importanti i numeri del SIC di CRIF che conta oggi 75.000.000 di posizioni creditizie, di cui 8 milioni relative a imprese. Abbiamo infatti tenuto in considerazione l’elevata significatività - superiore al 91% - e la copertura del SIC sul segmento aziende: abbiamo riscontrato informazioni di ritorno da EURISC per 4 società di persone su 5 e 2 società di capitali su 3”. Per quanto riguarda l’importanza delle informazioni di EURISC 2.0, UniCredit ha poi operato un confronto fra i principali fattori di predittività del modello rispetto ai segmenti di clientela: “Tra tutte le informazioni presenti” - continua De Fabritiis - “il potere predittivo di EURISC 2.0 sui Piccoli Operatori Economici e sulle aziende neocostituite è elevato e pari al 50% sui nuovi clienti, a fronte di un valore del 30% delle informazioni anagrafiche. Anche per le aziende Top Client abbiamo ottenuto un risultato di predittività che resta elevato, pari al 30% ed equivalente al peso delle informazioni finanziarie. Inoltre, un dato di rilievo emerge anche sul fronte dei clienti esistenti, dove il valore è ovviamente più basso rispetto alle informazioni internet; tuttavia un peso del 20% sui Piccoli Operatori Economici e del 10% sulle Top conferma la bontà della scelta fatta di introdurre i dati del SIC per la gestione del nuovo modo di fare credito alle imprese”. Il patrimonio informativo di EURISC 2.0 viene utilizzato da UniCredit per: •i processi online di valutazione delle richieste: attraverso la soluzione CRIF, il gruppo UniCredit acquisisce in 1 secondo e mezzo le oltre 50 informazioni presenti in un credit report di CRIF ed è così in grado di avviare il calcolo del Rating Integrato Small Business (RISB); •il monitoraggio andamentale delle imprese affidate: UniCredit fruisce delle informazioni del SIC fornite da Portfolio Explorer 2.0, soluzione batch per la gestione massiva del portafoglio. Ai fini del calcolo del RISB UniCredit utilizza alcune delle oltre 350 variabili calcolate da CRIF, quali ad esempio informazioni puntuali su tutti i prodotti creditizi posseduti dall’impresa e trend storici di livello di insolvenza. Il peso delle informazioni di EURISC nel rating UniCredit L’importanza delle informazioni di CRIF nel Rating Small Business varia in relazione al tipo di Impresa valutata e al segmento di riferimento nonché in relazione al grado di conoscenza del cliente. CRIF è uno dei principali fattori di predittività del modello Nuovi clienti Poe & Neoc Clienti Esistenti Big Poe & Neoc Big Andamento interno 0 0 50 50 Informazioni anagrafiche 30 15 15 10 CRIF 50 30 20 10 Altri bureau 15 20 10 13 Informazioni qualitative 5 5 5 2 Informazioni finanziarie 0 30 0 15 Il ruolo di efficaci strumenti di monitoraggio andamentale è sempre più determinante anche alla luce del contesto di mercato nella fase Post Moratoria. A riguardo stime di CRIF sull’impatto sulla rischiosità dei crediti affidati ad Aziende a fine “moratoria del debito” indica un incremento atteso della rischiosità globale del portafoglio Aziende di 50 puntibase (dal 5,5% al 6%). I risultati ottenuti Dopo aver confrontato i fattori di predittività, per quantificare i benefici del nuovo modello è stato suddiviso e simulato ciò che accade con l’introduzione delle soluzioni CRIF all’interno del rating di UniCredit. Si è quindi rappresentata la distribuzione delle imprese in assenza e presenza delle informazioni di CRIF per verificare che la scelta fosse corretta. “I risultati ottenuti” - spiega De Fabritiis - “dimostrano come le informazioni di EURISC 2.0 consentano di individuare, in termini di rischiosità, delle controparti con tasso di default classificabile R10 e R11 che altrimenti non sarebbero state correttamente valutate. Il potere delle informazioni di EURISC 2.0 emerge anche sulla parte più buona della distribuzione e ciò consente di perfezionare e migliorare il pricing e il nostro business. inverno 2011 LA RISCHIOSITÀ DELLA DOMANDA DI CREDITO NEL 2010 sulla base dei dati di EURISC, il SIC di CRIF EURISC - Il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF - costituisce un punto di osservazione privilegiato per l’analisi dell’andamento del mercato del credito nel nostro Paese, grazie alla completezza e alla profondità storica del proprio patrimonio informativo. I dati di EURISC consentono infatti di misurare le evoluzioni in atto, sia in termini di trend complessivo che di composizione. Di seguito vengono presentate alcune considerazioni sulla rischiosità della domanda di credito negli ultimi 12 mesi, basate sull’analisi delle richieste di finanziamento registrate su EURISC, ossia vere e proprie domande di credito in corso di approvazione da parte degli istituti e non semplicemente intenzioni di acquisto o preventivi via Internet. Lo strumento di misura utilizzato è PERFORM, il Credit Bureau Score di CRIF, che prevede il rischio di credito di un soggetto attraverso la stima della sua probabilità di default nell’arco temporale dei 12 mesi successivi. Nell’analisi che segue viene definita “domanda complessiva” la somma delle domande di finanziamento transitate sul SIC di CRIF1. Inoltre, si definisce “rischiosa” la domanda che in fase di valutazione ha ricevuto un punteggio di Credit Bureau Score nelle fasce tra A e D. Tale domanda viene misurata come quota percentuale sul totale delle richieste di credito2. A livello complessivo, emerge che la rischiosità della domanda nel 2010, si è attestata su una quota del 14,4%, esattamente in linea rispetto a quella registrata nel 2009. I risultati di un’analisi disaggregata Approfondendo il livello di analisi, è interessante disaggregare la composizione della domanda di credito rispetto a diversi elementi e individuarne le evoluzioni rispetto all’anno precedente. Relativamente alla tipologia di finanziamento, la richiesta di affidamento in conto corrente (fido di conto, finanziamento per anticipi) mantiene la quota di domanda maggiormente rischiosa (con il 22,6%), in notevole aumento (+4,3 punti percentuali) rispetto ai 12 mesi precedenti. Seguono le carte di credito, la cui quota di domanda rischiosa cala dal 14,5% del 2009 al 13,4% del 2010. In merito alle altre tipologie di finanziamento, si evidenzia che i mutui sono la categoria meno rischiosa (con il 10,9%, uguale rispetto al 2009), mentre la domanda rischiosa di prestiti si attesta al 13,2% (-0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente). Anche il ‘grading’ è migliore e più fine, e non si hanno concentrazioni elevate in un’unica classe di rating. Il ‘grading’ per noi è essenziale perché l’informazione di EURISC entra nel nostro processo di monitoraggio e siamo andati a osservare i risultati anche in questa fase. Il valore delle informazioni di CRIF” - continua De Fabritiis - “con l’ausilio dei dati del SIC in ’modalità batch’ attraverso Portfolio Explorer 2.0 diventa essenziale in fase di monitoraggio andamentale, poiché ogni classe viene disaggregata nelle sue reali caratteristiche di rischiosità. L’impatto del modello di rating, così costruito, è molto forte” - continua De Fabritiis “viceversa, senza il dato del SIC, perde significato e incisività. Mettendo i dati a confronto abbiamo 7 Analizzando le categorie di clientela, la domanda di credito delle famiglie consumatrici continua a registrare una riduzione di rischiosità rispetto al 2009 anche se leggera (-0,8 punti percentuali), mentre le richieste di finanziamento delle ditte individuali risultano le più rischiose (attestandosi su una quota del 23,2%). Andamento contrastante per la rischiosità della domanda di credito delle società di persone e delle società di capitali, dove la prima cala di 6,1 punti percentuali, mentre la seconda aumenta di 5,2 punti percentuali rispetto al 2009. Indagando più nel dettaglio la composizione della domanda di credito delle famiglie consumatrici, nel 2010 si conferma la maggior rischiosità nelle fasce di età comprese fra i 35 e i 54 anni, già rilevata nel 2009. L’analisi a livello territoriale evidenzia come il Lazio e la Sardegna continuino a registrare una quota di domanda rischiosa più bassa (inferiore al 12%), mentre l’Umbria e le Marche risultino le regioni più rischiose, rispettivamente con un 16,2% e 16,7% di richieste valutate a rischio alto. Focalizzando l’attenzione sui nuovi italiani, che generano attualmente il 9,6% della domanda di credito in Italia, la rischiosità della domanda di credito proveniente da questa tipologia di clientela si attesta al 16,2% nel 2010, in calo di 1,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente. La diminuzione della rischiosità della domanda di credito dei nuovi italiani nel 2010 va valutata considerando che la domanda di finanziamenti della clientela straniera cala del 2% rispetto al 2009. Dal punto di vista della provenienza geografica del soggetto richiedente, all’interno della categoria dei nuovi italiani sono principalmente i cittadini di origine africana a presentare una maggiore rischiosità (il 22,9% della domanda di finanziamenti della clientela è a rischio alto), mentre i nordamericani continuano ad essere quelli meno rischiosi (12,5%). Considerando l’andamento rispetto al 2009, sono i cittadini provenienti dal Sud America a registrare un’inversione (-8,5 punti percentuali), seguiti da quelli provenienti dal Nord America (-7,4 punti percentuali rispetto al 2009); a seguire troviamo i cittadini provenienti dall’Europa non UE, dall’Oceania e dall’Asia (rispettivamente con cali di -6,8, -6,6 e -5,9 punti percentuali). I nuovi italiani provenienti da altre aree geografiche presentano un calo della rischiosità più contenute e, notato una segmentazione differente e più accurata della rischiosità, con almeno un 2% di controparti che senza il dato esterno di EURISC 2.0 avremmo classificato in bonis, mentre in realtà mostravano già dei segnali di attenzione a livello di sistema, con la necessità di intervenire preventivamente e anticipare le azioni. Ugualmente anche nel caso di controparti identificate come ‘in osservazione’, grazie alle informazioni CRIF le si è potute classificare in realtà come in bonis, evitando quindi di aggravare i carichi di lavoro sulla rete senza ottenere un valore aggiunto sul presidio del rischio”. più precisamente, i cittadini UE presentano un decremento di -3,8 punti percentuali e i cittadini dell’Africa di -2,9 punti percentuali rispetto al 2009. Molto evidente la differenza della quota di domanda rischiosa tra imprese individuali con titolare di origine straniera (rappresentano il 5,1% del totale delle imprese individuali richiedenti credito nel 2010) rispetto al dato complessivo delle imprese individuali. Le imprese individuali con titolare di origine straniera presentano una quota di finanziamenti valutati ad alto rischio del 27,2% (+0,3 punti percentuali rispetto al 2009) rispetto a un dato complessivo di rischiosità della domanda da imprese individuali del 23,2% (in crescita di +1,8 punti percentuali rispetto al 2009). Da notare che la domanda di credito da parte di imprese individuali straniere è cresciuta solo dello 0,9% rispetto all’anno precedente. 1 La domanda di credito complessiva non risente di eventuali modificazioni intervenute successivamente al primo inserimento, per qualsivoglia motivazione. 2 Il Credit Bureau Score di CRIF viene qui utilizzato come indicatore di rischiosità della domanda. La rischiosità dei finanziamenti in essere può essere valutata tramite lo stesso indicatore, ma con risultati necessariamente diversi. quando è stato sviluppato il nuovo modello di rating a oggi, sullo stato patrimoniale e conto economico. Il nuovo modello di rating ottenuto anche considerando i dati del SIC di CRIF ha portato risparmi di perdita attesa del 25% e di RWA di oltre il 20% grazie a una migliore attribuzione della PD rispetto al passato. All’interno di quel 25% di risparmio di perdita attesa il beneficio dell’introduzione delle informazioni di EURISC 2.0 ha contributo per un risparmio del 45%”. Per approfondimenti: [email protected] “Infine” - conclude De Fabritiis - “abbiamo verificato i benefici ottenuti, dalla fine del 2008 Pubblicazione di CRIF 8 inverno 2011 L’analisi del comportamento come leva per migliorare gli obiettivi del recupero Le evidenze di un’analisi di CRIBIS Teleservice Il rapporto clienti-debitori e le dinamiche di comportamento al suo interno sono state analizzate in un recente studio condotto da CRIBIS Teleservice. Approfondiamo con Valeria Gubellini, Direttore della società del gruppo CRIF specializzata nella gestione della collection, i principali risultati dell'analisi. Quali i presupposti e gli obiettivi dell’analisi? “Il presupposto da cui partire è che nel recupero crediti, spesso, si dimentica che dietro l’anzianità del portafoglio, il numero di rate insolute o gli importi da recuperare - tutte variabili normalmente utilizzate nella determinazione della fase di recupero - ci sono dei ‘comportamenti’ che celano maggiori o minori probabilità di incasso dei crediti insoluti. I comportamenti alla base della storia del pagamento di un soggetto, in effetti, determinano le maggiori prospettive di recupero. Per cui è legittimo porsi domande quali: è vero che un portafoglio con una sola rata insoluta ha una probabilità di incasso del 90%? E ancora, un cliente con una rata insoluta, che abbiamo spesso ritrovato tra le pratiche di recupero, ha la medesima probabilità di pagamento di un cliente che si trova ad affrontare per la prima volta un recupero crediti? Esiste una forbice fra un cliente “occasionale” del recupero crediti e un cliente ‘abitudinario’? E di quanto? E dietro un cliente che costantemente ha una rata in arretrato non potrebbe celarsi un irreperibile, cioè qualcuno che paga ‘quando si ricorda’ e che nei fatti non viene mai sollecitato? Siamo dunque sicuri che un cosiddetto ‘self cured’ di questo tipo possa rappresentare un beneficio per un’impresa di recupero crediti - ma al contempo per la stessa impresa creditrice - che magari deve influenzare il rientro in bonis di una posizione? Questi alcuni dei quesiti a cui mirava a rispondere l’analisi puntuale che abbiamo condotto. Effettuata a fronte di una totale omogeneità di portafoglio per rate insolute e per importi (quindi successivamente a una normalizzazione del portafoglio stesso) su un campione decisamente rappresentativo di 24.000 pratiche, è stata resa possibile grazie alle informazioni sulla storia del comportamento trasferitaci dal committente. In funzione della storia del comportamento verso l’istituto sono stati creati 4 cluster, dal comportamento di ritardo occasionale (prime uscite a recupero) al ritardo molto critico (rientro in phone collection da una fase esattiva)”. Grafico 1 - Comportamento Cliente Vs. Segmentazione (%€) Da Occasionale a Media si perdono 12,6 punti % 90% 80% 70% 60% 50% 40% 76,5% 66,7% Da Occasionale a MOLTO Critico si perdono 52,5 punti % 63,9% 24,0% 20% 10% 0% Occasionale Abitudinario Abitudinario Molto criticocritico TOTALE ( * cluster creati sulla base della Credit History presente nel portafoglio) Quali aspetti sono emersi alla vostra attenzione? “L’analisi ha fornito l’occasione per soffermare l’attenzione su un paio di aspetti, sia dal punto di vista dell’impresa di recupero crediti sia da quello del committente. Il primo assunto è: l’obiettivo che viene fissato, che non tiene conto della clusterizzazione del campione, è veramente aderente alle attese di recupero? Ad esempio, se fissiamo un obiettivo di recupero al 65% del totale ma poi si verifica che l’80% delle pratiche ricade nei primi due segmenti, l’obiettivo risulterà sottostimato. D’altra parte, che capacità di recupero hanno le imprese fornitrici? La forbice è piuttosto ampia e tale da rendere necessaria una segmentazione come quella illustrata. Un tema collegato è l’interpretazione che le imprese di recupero danno ai risultati della propria squadra di operatori. Infatti, normalmente viene fatta un’analisi dei risultati degli operatori (così come le imprese committenti fanno con i propri fornitori) che distingue quelli più performanti da quelli meno efficaci, e interviene di conseguenza (ad esempio con nuove attività di formazione o, eventualmente, si ricollocano i collaboratori su fasce di recupero più inclini alle proprie abilità e competenze).” 9 %Recuperato Team 1 67,0% aag0,70 bbg0,65 ccg0,68 ddg0,64 eeg0,67 ffg0,67 ggg0,64 hhg0,64 iig0,67 llg0,67 mmg0,70 nng0,68 oog0,71 Team 2 63,0% aay0,63 bby0,63 ccy0,62 ddy0,64 Team 3 58,3% aar0,60 bbr0,62 ccr0,60 ddr0,55 eer0,59 ffr0,53 ggr0,58 hhr0,53 Totale complessivo 63,9% Rating%Recuperato Team 1 67,0% Team 2 63,0% Team 3 58,3% Totale complessivo 63,9% Distribuzione risultati tra collaboratori (medio - min - max) 67% 64% 71% 63% 62% 64% 58% 53% 62% Team 1 Team 2 Team 3 Il segmento “Team 3” abbassa complessivamente di 2,5 punti il risultato complessivo. E considerando il livello massimo del segmento “Team 2” e la media del “Team 1”, il risultato salirebbe complessivamente di 5 punti. Il grafico n.2 presenta dati reali all’interno di un’impresa di recupero crediti. “Richiamando ancora una volta il cluster di comportamento, possiamo constatare come questo influisca anche nella valutazione dei propri operatori. Incrociando il risultato del collaboratore con il risultato medio del cluster (da occasionale a molto critico) si mettono in luce non solo le prestazioni da migliorare, tipiche di chi rimane tendenzialmente sotto media, ma anche le prestazioni da guidare meglio, tipiche di chi ha risultati bassi nel cluster occasionale e medio-alti su quello critico, tendenza di chi gestisce il portafoglio in modo omogeneo o di chi è evidentemente più performante su un tipo di cluster rispetto a un altro. Una segmentazione effettuata ex ante piuttosto che ex post consente quindi di guidare la squadra di lavoro su una ulteriore specializzazione che risiede nell’analisi del portafoglio ancorché si presenti in modo decisamente omogeneo. I risultati della nostra analisi mostrano come il comportamento del cliente sia rilevante - e garantisca un livello di efficacia operativa differente - nella considerazione dell’expertise del collaboratore”. Quale il ruolo delle informazioni e il valore che i committenti sono effettivamente disposti a riconoscere anche dal punto di vista economico? 32,6% 30% Grafico 2 “Analizzando lo stesso portafoglio anche in ottica di movimentazione, emerge facilmente che la minore probabilità di recupero del cluster ‘molto critico’ è strettamente collegata al riutilizzo delle informazioni (ammesso che le stesse vengano effettivamente trasferite) da parte dell’impresa creditrice. L’irreperibilità, infatti, regna sovrana quasi quanto la maggior tensione finanziaria. Le imprese di recupero domiciliare dovrebbero acquisire informazioni utili all’aggiornamento del customer database e, quindi, a successive (future ed eventuali) azioni di recupero telefonico. In effetti, il timore di spendere in fase iniziale spesso defocalizza i committenti rispetto alle conseguenze illustrate. Ovviamente risulta oltremodo rilevante la volontà di trasferire all’impresa di recupero esiti di precedenti lavorazioni. Ciò che sovente frena tale iniziativa è il timore che l’impresa di recupero possa trovare un disincentivo nell’acquisire informazioni, per esempio sullo stato di irreperibilità. In un mercato caratterizzato da una così elevata tensione sulle performance (a pena della perdita del mandato) lo spazio per ‘non gestioni’ è veramente inesistente. Ecco, allora, che un’impresa di recupero potrebbe costruire, proprio sulla base di specifici esiti, una differenziazione di gestione. Il ‘low cost’ inteso come un approccio tradizionale che non valorizza informazioni oggi strategiche per la collection, presenta indubbiamente alcuni benefici, ma raramente risulta conveniente nelle azioni di affinamento delle strategie e di miglioramento continuo dei risultati. Piuttosto, il low cost continua a essere vincente nella massa. Ma cosa accade se poi il costo degli accantonamenti a fondo rischi cresce molto di più in rapporto a un’azione strutturata di pulizia del portafoglio? La risposta a questo quesito è che un’innovazione di processo unita all’obiettivo di spendere meno è possibile e realizzabile. Anzi, l’obiettivo di riduzione dei costi trova la propria sostanza proprio nell’accelerazione dell’innovazione di processo”. Pubblicazione di CRIF La gestione delle imprese: il punto di vista dei Confidi e il know how di CRIF Durante l’ultimo “Forum Confidi”, organizzato lo scorso dicembre da Business International, CRIF è intervenuta con un contributo focalizzato sulla “Gestione del rischio dell’impresa dal punto di vista dei Confidi”. Gianluca Natalini, Business Consultant di CRIF Decision Solutions, e Maria Ricucci, Marketing Manager Finance & Corporate Offer Italy & Western Europe di CRIF, hanno presentato alcune analisi e fotografie dello scenario della qualità del credito alle imprese e le tendenze del mercato del credito garantito dai Confidi. Sul fronte della rischiosità l’andamento dei tassi di sofferenza delle piccole imprese - ha commentato Natalini - è proseguito in crescita anche nel 2010 confermando la tendenza in atto per tutto il 2009, mentre gli indici di insolvenza grave e leggera si sono mantenuti sostanzialmente costanti. I tassi di decadimento, che misurano l’incidenza delle nuove posizioni in difficoltà creditizia rispetto ad un portafoglio di posizioni in bonis di inizio periodo, si sono stabilizzati nell’arco del 2010. A livello settoriale il comparto agricolo conferma la propria minor rischiosità. Di pari passo a segnali di tensione della qualità del credito alle piccole imprese, la domanda di credito tramite Confidi si è fortemente ridotta rispetto ai valori molto sostenuti del 2009. Per individuare le possibili cause di questo ridimensionamento, interne o esterne, gli esperti di CRIF hanno effettuato indagini ulteriori. Da un lato, sulla base dell’analisi dei dati sui pagamenti commerciali tra imprese realizzata da CRIBIS D&B - società del gruppo CRIF specializzata nelle business information emergono ritardi sui tempi di pagamento che penalizzano le piccole imprese. La percentuale di pagamenti puntuali delle fatture commerciali ai propri fornitori a settembre 2010 è stata infatti pari al 43,87% per le Micro aziende, mentre le Grandi aziende hanno fatto registrare solo l’11,10% nella classe “alla scadenza”. I ritardi limitati ai 30 giorni sono, invece, pari al 45,95% per le realtà più piccole e al 76,90% per quelle più grandi. Analizzando invece un campione rappresentativo di contratti di finanziamento alle imprese in un arco di tempo di 25 mesi, sulla base del patrimonio informativo del SIC di CRIF, è emerso come il default rate dei finanziamenti garantiti sia più elevato rispetto a quello dei finanziamenti non garantiti. Tuttavia, osservando il profilo di rischio delle aziende - utilizzando PERFORM, il Credit Bureau Score di CRIF - al momento dell’erogazione non si registra un peggiore profilo creditizio. Probabilmente, quindi, - ha commentato Natalini - le imprese garantite evidenziano minore solidità, redditività inferiore, minore capacità di autofinanziamento, minore grado di patrimonializzazione o un maggiore indebitamento sul sistema. Anche in termini di rischiosità della domanda di credito, dalle analisi di CRIF elaborate a partire dai dati di EURISC emerge una crescita della rischiosità delle imprese in ingresso per i Confidi. In questo scenario di mercato deriva per i Confidi l’esigenza di una maggiore tutela e attenzione al contenimento del rischio per svolgere al meglio la propria naturale funzione di facilitatore dell’accesso al credito per le imprese. Con un approccio e gamma di soluzioni unica in Italia, CRIF supporta le attività dei Confidi 10 Grafico 1 - Anagrafiche valutate dai confidi a Rischio Alto (valori %) 32% 30% 28% 26% 24% 22% 20% 12345678910 11 12 12345678910 11 12 12345678910 11 2008 2009 2010 Fonte: EURISC, il SIC di CRIF e consente loro di rispondere alla sfida recentemente ribadita anche da Banca d’Italia - di migliorare la propria funzione di valutazione del merito di credito e di gestione dello stesso. Le soluzioni CRIF per i Confidi - ha illustrato Ricucci - coprono al meglio ognuno di quelli che possono essere definiti i 6 ‘segreti’ per la gestione ottimale del portafoglio delle imprese garantite: informazioni a valore aggiunto - sia creditizie di sistema con EURISC 2.0, che conta oltre 8 milioni di posizioni sulle imprese e tassi di significatività sulle imprese superiori al 90%, che sui comportamenti di pagamento commerciale (con CRIBIS iTRADE, 26 milioni di esperienze di pagamento solo per il mercato italiano), metodologie e indicatori quantitativi robusti, analisi evolute di clustering, viste clienti, indirizzi giusti e azioni mirate. In particolare, la soluzione Portfolio Explorer View permette un’analisi rapida e immediata del portafoglio direttamente online, attraverso report e grafici specifici per area di rischio e livello di insolvenza e fornisce una fotografia aggiornata del profilo creditizio di ogni singola impresa garantita. In tal modo il Confidi può mettere in atto azioni più opportune: prevenire o prepararsi all’escussione della garanzia, rivedere il fido concesso, ecc. CRIF è oggi partner di oltre 160 Consorzi Fidi che supporta attraverso il proprio know-how ventennale, le expertise e le competenze di oltre 100 analisti che lavorano quotidianamente nel supporto alla valutazione e gestione delle imprese. L’esperienza di Unifidi Emilia Romagna La testimonianza di Domenico Menozzi, Direttore Generale Unifidi Emilia-Romagna, presentata al convegno “Credito 20.10.2010” di CRIF è un interessante esempio di best practice frutto della collaborazione con lo staff di analisti di CRIF. “La sfida per i Confidi di oggi e di domani passa attraverso la ricerca di un equilibrio fra la necessità di controllo del rischio di default e la funzione di sostegno del credito alle imprese” - ha spiegato Menozzi. “Il modello costruito da Unifidi attinge dal bacino di informazioni di EURISC 2.0 di CRIF, puntuali e profonde. L’organizzazione di Unifidi” - ha continuato Menozzi - “ha avuto fin da subito una fisionomia differente rispetto alla consuetudine nazionale, sfruttando una propria rete distributiva articolata attraverso un sistema di agenzie, in prevalenza a emanazione come società di prodotto del sistema associativo, coprendo capillarmente l’intero territorio regionale. Ad oggi sono 170 gli agenti che lavorano in attività finanziarie all’interno di queste agenzie con il mandato Unifidi. Per noi si tratta, oltre che di un problema di responsabilità, anche di un problema di autonomia rispetto al mercato di credito e in particolare del rapporto con il mercato di riferimento, oltre 70.000 soci”. Nel processo di valutazione del merito creditizio di Unifidi “le criticità riscontrate” - ha illustrato Menozzi - “sono state quantitative, viste le 1000 pratiche al mese, e organizzative, dato l’elevato numero di personale impegnato nelle diverse strutture (9 filiali/direzione) e la diversità delle società che hanno dato vita a Unifidi”. Per affrontare queste criticità Unifidi si è dotato di un sistema di rating interno basato su dati contabili, informazioni qualitative, informazioni andamentali interne, informazioni creditizie di EURISC 2.0 - sull’impresa e sugli esponenti con carica significativa (soci di società di persone e amministratori) - e sul Credit Bureau Score PERFORM di CRIF. Si è quindi costruito un sistema di valutazione in cui, a seconda della tipologia d’impresa, i diversi fattori hanno ponderazioni diverse, aiutando il deliberatore nella decisione. Grafico 2 - La valutazione delle imprese esistenti in Unifidi A seconda della tipologia d’impresa, i diversi fattori hanno ponderazioni diverse - aiutando il deliberatore nella decisione. Scoring imprese esistenti Valutazione economico-finanziaria Imprese in contabilità ordinaria Imprese in contabilità semplificata max min 10 10 2 1 VALUTAZIONE EURISC Pregiudizievoli Andamentale Unifidi a) Rettifica garanzie esterne b) Parere filiale Totale ordinaria Totale semplificata 51 5 0,5 3 3 7 0 30 30 0,5 1,5 CRIF Credit Bureau Score: modello di scoring CRIF specifico per la valutazione delle società. Informazioni sull’indebitamento dell’impresa Il modello e l’articolazione operativa di accettazione o meno della richiesta di Unifidi attribuisce un ruolo importante alle informazioni qualitative, il tutto finalizzato a raggiungere il giusto equilibrio fra esigenza di contenimento della rischiosità e allo stesso tempo ruolo e funzione di sostegno del credito da parte del Confidi. Per approfondimenti: [email protected] inverno 2011 Osservatorio CRIBIS D&B - Format: aspetti congiunturali dell’andamento delle imprese italiane (2008 - 2010) La crisi che ha colpito l'economia mondiale negli ultimi 2 anni sta avendo effetti profondi sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. Un'analisi condotta da CRIBIS D&B e dall’istituto di ricerche Format, contenuta nel volume Il tessuto delle imprese italiane. Aspetti strutturali e tendenze congiunturali recenti presentato il 30 novembre 2010 a Roma, delinea il quadro di questi cambiamenti. In questo articolo vengono presentati i risultati di una indagine di campo sulle imprese, effettuata con il metodo delle interviste telefoniche (Cati). L’indagine viene effettuata ogni tre mesi dal 2008 (IV trim), con l’obiettivo di analizzare alcuni aspetti congiunturali dell’andamento delle imprese. È basata su un campione stratificato per quote (2500 casi), rappresentativo delle imprese manifatturiere, delle costruzioni, del commercio e dei servizi. La situazione delle imprese di fronte alla crisi Uno dei tratti più evidenti con i quali si è manifestata la crisi in Italia è stata la forte diminuzione della domanda, che ha comportato, tra gli altri, effetti quali la riduzione degli investimenti (gli investimenti si sono ridotti del 16,0%), e l’aumento dei fallimenti che nel 2009 sono stati 9.400, il 25% in più rispetto all’anno precedente. Le imprese che più delle altre hanno sofferto sono state quelle di dimensioni più piccole, in particolare le microimprese (1-9 addetti) e le piccole imprese (10-49 addetti) operative nel settore dell’industria (costruzioni e servizi alle imprese) e del commercio. Le politiche che le imprese hanno adottato per fronteggiare gli effetti della crisi hanno presentato forme e caratteristiche differenti a seconda del settore di attività economica, della dimensione delle imprese e della loro localizzazione sul territorio. Tali politiche si sono tradotte nella maggior parte dei casi nella chiusura di unità produttive, nella cessazione di intere lavorazioni, con i conseguenti impatti sull’occupazione, nella riduzione della manodopera, nella riduzione degli investimenti e nell’aumento del ritardo dei pagamenti ai fornitori. Il clima di fiducia presso le imprese Già alla fine del 2008 oltre l’80% delle imprese del terziario segnalava un peggioramento dell’andamento dell’economia italiana. Al termine della prima metà del 2009 il livello di fiducia delle imprese del terziario, sia verso l’andamento dell’economia italiana in generale, sia verso l’andamento della propria attività, pur continuando ad essere contrassegnato da un segno negativo, faceva però segnare un’inversione di tendenza rispetto ai mesi precedenti. Di tale miglioramento del clima di fiducia si facevano interpreti in prevalenza le imprese di dimensioni medie e grandi, in percentuale inferiore le microimprese e le piccole imprese del terziario. Il miglioramento del clima di fiducia presso le imprese del terziario continuerà durante tutto l’arco dell’anno, peggiorando leggermente nei primi mesi del 2010, quando si affievoliscono i segnali di uscita della crisi che nella seconda metà del 2009 avevano contrassegnato il giudizio degli imprenditori. È interessante mettere in evidenza come, all’alba del nuovo anno, se da una parte a farsi interpreti di un atteggiamento di fiducia sono in prevalenza le imprese più grandi e quelle localizzate nelle regioni del Nord Italia, da un’altra le imprese del terziario residenti nelle regioni del Sud Italia non possano fare a meno di continuare a guardare con preoccupazione all’andamento della propria attività. In sostanza, nella prima metà del 2010 le imprese del terziario non ritengono che la crisi possa dirsi terminata, osservando un cauto ottimismo nei confronti della situazione economica, che avevano sperato migliore soltanto pochi mesi prima. Sembra diffusa l’idea secondo la quale l’andamento della situazione economica e l’andamento della propria attività sia sì indirizzato verso un progressivo miglioramento, ma che tale miglioramento sia, per quanto progressivo, estremamente lento. Nei primi tre mesi del 2010 anche il giudizio delle imprese dell’industria sull’andamento dell’economia è sostanzialmente negativo, sia pure temperato in parte da un cauto ottimismo 11 circa le possibilità di una ripresa nel prosieguo dell’anno. Per quanto concerne l’andamento della propria attività, ovvero l’andamento della propria impresa, gli operatori dell’industria si sono rivelati più inclini ad esprimere un giudizio di segno positivo. Le Pmi dell’industria e le grandi imprese dell’industria si sono fatte portatrici, da questo punto di vista, di un giudizio incrociato: le piccole imprese, pur avendo iniziato un 2010 caratterizzato da difficoltà e incertezze, hanno manifestato una sostanziale fiducia nella ripresa dell’economia italiana in generale e della propria attività in particolare, mentre le imprese di dimensioni più grandi, pur avendo presentato un andamento sostanzialmente positivo della propria attività, si sono dimostrate assai meno fiduciose nel futuro dell’economia del Paese nel suo complesso. Aspetti congiunturali Le politiche adottate dalle imprese di dimensioni più grandi per fronteggiare la crisi si sono spesso tradotte nella chiusura di unità produttive e nella cessazione di lavorazioni, con conseguenti impatti sull'occupazione. Le Pmi, per quanto duramente colpite dalla crisi, hanno evitato di ricorrere a tali politiche di riduzione del personale adottate senza indugi dalle altre imprese ai primi segnali di difficoltà. Le politiche delle imprese riguardo l’occupazione possono essere ricondotte a quattro tipologie: 1) mancato rinnovo dei contratti dei lavoratori assunti con contratti di lavoro atipico o con contratti a tempo determinato; 2) licenziamento dei lavoratori assunti con contratti di lavoro atipico o con contratti a tempo determinato; 3) licenziamento dei lavoratori assunti con contratti a tempo indeterminato; 4) attivazione delle procedure di mobilità o sospensione per i lavoratori a tempo indeterminato. Per approfondimenti: [email protected] di Pierluigi Ascani, Presidente di Format Srl inverno 2011 Pubblicazione di CRIF Gran Bretagna: Markerstudy sceglie CRIF Decision Solutions Ltd. come partner per contrastare le frodi CRIF Decision Solutions Ltd. ha collaborato con Synectics Solutions per migliorare la piattaforma antifrode utilizzata dal gruppo assicurativo inglese Markerstudy. L’obiettivo era quello di fornire una visione completa del rischio di tutte le richieste di polizza o di risarcimento danni, consolidando così la posizione di leader di Markerstudy nella sottoscrizione di polizze assicurative oltre che nelle strategie antifrode. CRIF ha lavorato con Synectics e con la loro soluzione SIRA, piattaforma integrata per l’individuazione e la prevenzione delle frodi, per semplificare i processi e ovviare al bisogno del cliente di dover accedere singolarmente a molteplici fonti di dati. Per la prima volta nel settore assicurativo inglese, la soluzione SIRA di Synectics viene utilizzata come canale per consultare il servizio CACHE (CRIF Application for Claim History Exchange) di CRIF allo scopo di ottenere il profilo completo del rischio al momento della richiesta di una polizza. La soluzione SIRA è alimentata da un sofisticato motore decisionale e di workflow capace di identificare potenziali frodi ed elevati elementi di rischiosità in ogni fase: dalla sottoscrizione della polizza, alle variazioni intermedie, alla fase di rinnovo e nel caso di segnalazione di un sinistro. Markerstudy può usare la soluzione sia in tempo reale sia in modalità batch attraverso l’accesso semplice e veloce via interfaccia web. Markerstudy utilizzava già i servizi di CRIF e di Synectics, ed era rimasto positivamente sorpreso dalla facilità e dalla velocità con cui il progetto di integrazione delle due soluzioni indipendenti è stato implementato: solo tre mesi per la realizzazione e per la fornitura. Gary Humphreys, Group Underwriting Director di Markerstudy, spiega: “Nel settore assicurativo abbiamo fatto notevoli progressi nell’identificare le frodi in fase di richiesta risarcimento danni e ora, sempre più, le strategie antifrode sono focalizzate nella prevenzione sin dal momento della richiesta di una polizza. Il successo di Markerstudy è sostenuto dalle nostre strategie in fase di sottoscrizione di una polizza che ci permettono di identificare e applicare speciali fattori di rischio a vantaggio dei nostri clienti. Riteniamo che un approccio proattivo nella prevenzione delle frodi non solo riduca i costi e rafforzi la nostra posizione sul mercato, ma protegga anche i clienti onesti dagli impatti delle frodi assicurative. Siamo entusiasti della rapidità con cui CRIF e Synectics sono stati in grado di soddisfare le nostre esigenze e di fornire una soluzione integrata per la gestione del rischio, e di essere quindi i primi a introdurre simili strategie antifrode nel mercato assicurativo”. “CRIF continuerà a fornire soluzioni innovative per rispondere alle richieste dei clienti e dell’industria assicurativa britannica” - ha commentato Roger Walsh, Associate Director di CRIF Decision Solutions Ltd. “La nostra collaborazione con Synectics si è dimostrata molto proficua per Markerstudy. La capacità di CRIF di fornire dati sui sinistri insieme ad altre fonti dati, disponibili attraverso la soluzione SIRA di Synectics, rappresenta per gli assicuratori inglesi un concreto passo avanti nella prevenzione delle frodi”. La soluzione CRIF per Hastings per prevenire le frodi assicurative in fase di sottoscrizione di una polizza Hastings Insurance Services, compagnia assicurativa britannica, ha scelto il supporto di CRIF Decision Solutions Ltd per migliorare le proprie strategie antifrode grazie all’automatizzazione dei processi di identificazione dei tentativi di frode in fase di sottoscrizione di una polizza. Hastings offre i propri prodotti sul mercato inglese utilizzando il telefono e Internet come principali canali di distribuzione. In linea con il settore assicurativo nel suo complesso, anche Hastings era consapevole del crescente rischio di frode a cui sono soggetti questi canali commerciali. La sfida di business era quindi quella di avere disponibile, in tempo reale, un accurato profilo di rischio per verificare l’intenzione a sottoscrivere la polizza e per stabilire un premio equo. CRIF ha sviluppato per Hastings una soluzione che permette alla rete commerciale di interrogare, direttamente e facilmente al momento della vendita, il database CUE (Claims and Underwriting Exchange) e di verificare lo storico sinistri del consumatore. "Stavamo cercando una soluzione per automatizzare i processi" - spiega James Fairhurst, Director of Information Systems and Services di Hastings Direct - “e CRIF ci ha stupito non solo per il servizio che poteva offrirci, ma anche per la tempestività di risposta (48 ore). Sono stati necessari meno di tre mesi dall’analisi di fattibilità all’implementazione e ci hanno sorpreso l’approccio e la capacità di CRIF di tradurre rapidamente ed efficacemente in una soluzione le nostre esigenze. Da sempre siamo fortemente motivati a fornire ai nostri clienti il miglior servizio possibile proteggendoli anche dai costi derivanti dalle frodi e, per questo, siamo certi che la soluzione fornita da CRIF porterà vantaggi sia ai nostri clienti sia alla nostra compagnia. Poniamo particolare attenzione nell’identificare i tentativi di CRIF lancia il servizio Vehicle Credit Hire Cina: partnership tra Huaxia CRIF Intelligence per le assicurazioni in Gran Bretagna e ClarkMorgan 12 sintesi Pubblicazione di CRIF inverno 2011 Registrazione del Tribunale di Bologna N. 7538 del 21/04/2005 CRIF Via M. Fantin, 1-3 40131 Bologna Tel. 051 4176111 Fax 051 4176010 www.crif.com [email protected] Flashnews CRIF Decision Solutions Ltd ha lanciato un nuovo servizio per le compagnie di assicurazioni auto, denominato Vehicle Credit Hire Intelligence. Ogni anno nel Regno Unito il settore assicurativo spende oltre 600 milioni di sterline per coprire le perdite derivanti da truffe nella fornitura di auto sostitutive in seguito a incidente. Disponibile per tutti gli assicuratori auto e i loro partner, fruibile semplicemente via web senza alcun impatto IT, una volta inseriti il numero di registrazione e il periodo di noleggio del veicolo, il sistema ricerca le eventuali sovrapposizioni e anomalie permettendo di intercettare i tentativi di frode. frode sia al momento della vendita della polizza sia della richiesta di risarcimento danni perché la nostra strategia è quella di prevenire le frodi in ogni fase della gestione del cliente”. Roger Walsh, Associate Director di CRIF Decision Solutions Ltd, ha commentato: “C’è un forte interesse nel settore assicurativo verso il rafforzamento delle strategie per la prevenzione delle frodi in fase di sottoscrizione di una polizza. Siamo felici di avere Hastings tra i nostri clienti e di contribuire con la nostra esperienza, unita al nostro approccio innovativo e flessibile, allo sviluppo di soluzioni antifrode sempre più efficaci”. Huaxia CRIF è oggi partner di ClarkMorgan, una delle maggiori organizzazioni cinesi specializzate nella formazione del personale di società multinazionali. Lo scorso autunno si è tenuto a Pechino il primo evento co-organizzato, in cui Huaxia CRIF ha presentato le soluzioni di preemployment screening, come strumenti efficaci per la valutazione dei candidati, alle principali organizzazioni di ricerca del personale del Paese. Direttore Responsabile Maurizio Liuti Coordinatore Redazionale Francesco Bonetti Stampa Tipografia Negri, Bologna Se non desidera più ricevere in futuro la pubblicazione Sintesi, Le chiediamo di inviare una comunicazione a CRIF S.p.A., via M. Fantin 1-3, 40131 Bologna o una email all’indirizzo [email protected]