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Università degli Studi di Messina
ANALISI DELLO STATO DI DEFORMAZIONE Un mezzo continuo, da un punto di vista macroscopico, è una regione dello spazio V, delimitata da una o più superfici chiuse ed occupate da materia in ogni sua parte, comunque piccola. Mezzi continui sono i solidi, i liquidi e gli aeriformi. Un mezzo continuo si dice deformabile se possono variare le posizioni relative dei suoi punti; in caso contrario si dice rigido. Applicando ad un mezzo continuo, già in equilibrio sotto l’azione di certe azioni, un sistema di azioni aggiuntive, si provocano generalmente in esso delle variazioni di configurazione (spostamenti). Possono esistere spostamenti per i quali non variano le posizioni relative delle singole parti del mezzo continuo, e quindi le distanze relative tra i suoi punti: si tratta di moti rigidi o, più precisamente, di traslazioni e rotazioni rigide. Epurando il campo di spostamenti dai moti rigidi si ottiene la deformazione pura subita dal mezzo continuo. 1 CONFIGURAZIONE INIZIALE ed ATTUALE Si consideri un solido strutturale nelle configurazioni indeformata (iniziale) e deformata (attuale). V z O x P Configurazione iniziale uy(P) u(P) V¢ Configurazione uz(P) attuale y P¢ ux(P) In uno spazio euclideo tridimensionale, fissato un riferimento cartesiano ortonormale, sia P¢º{x¢,y¢,z¢} la posizione assunta da un punto Pº{x,y,z} a deformazione avvenuta. Si definisce spostamento del punto P il vettore u(P), avente piede nel punto P e testa nel punto P¢: u(P)= [ux(P) uy(P) uz(P)]T dove ux(P)= x¢-x, uy(P)= y¢-y e uz(P)= z¢-z sono le componenti di spostamento, secondo i tre assi coordinati. 2 CAMPO di SPOSTAMENTI CONTINUO ed INVERTIBILE Si assuma che il campo di spostamento del solido strutturale sia congruente: 1) Esternamente: in corrispondenza dei punti vincolati sulla frontiera del volume, il campo di spostamento è compatibile con i vincoli stessi. 2) Internamente: nel volume del continuo materiale non si verificano né distacchi (fratture), né compenetrazioni di materia: a tale fine il campo di spostamenti deve essere descritto da una funzione continua, monodroma (ad un sol valore), ed invertibile. Campo di spostamenti non continuo Campo di spostamenti non invertibile (Lacerazione di materia) (Compenetrazione di materia) 3 CAMPO di SPOSTAMENTI INFINITESIMI Si consideri un solido strutturale nelle configurazioni indeformata (iniziale) e deformata (attuale) e di valuti il campo di spostamenti infinitesimi in un intorno I del punto P. n C dV z O x V SL P u y a) n I¢ I P r C¢ C SV u (P ) r O P' u r' b) Ipotesi di spostamenti e deformazioni infinitesimi e perciò trascurabili rispetto alle dimensioni finite del solido elastico 4 CAMPO di SPOSTAMENTI INFINITESIMI Si consideri un solido strutturale nelle configurazioni indeformata (iniziale) e deformata (attuale).Siano Pº{x,y,z} un generico punto del solido strutturale e Qº{x+dx,y+dy,z+dz} un punto appartenente all’intorno di P. I dr z x r y u(Q) Q u(P) P r¢ Q¢ dr ¢ P¢ du I¢ dr r r r r r r r d r + u(Q) = u(P) + d r ¢ = u(P) + d r + du r r r u(Q) = u(P) + du 5 CAMPO di SPOSTAMENTI INFINITESIMI Sviluppando in serie di Taylor le componenti di spostamento scritte in notazione matriciale, si ottiene: ì ¶u x(P) ¶u x (P) ¶u x (P) ï ï u (Q) = u (P) + dx + dy + dz + 0(2) x x ï ¶x ¶y ¶z ï ï ï ï ¶u y (P) ¶u y (P) ¶u y (P) u(Q) = u (P) + J(P) d r + 0(2) Û ï u (Q) = u (P) + dx + dy + dz + 0(2) í y y ï ¶x ¶y ¶z ï ï ï ¶u (P) ¶u (P) ¶u z(P) ï u z (Q) = u z (P) + z dx + z dy + dz + 0(2) ï ï ¶x ¶y ¶z ï î dove J(P) è la matrice jacobiana delle componenti di spostamento, valutata in P e 0(2) indica infinitesimi di ordine superiore al primo: é ¶u x (P) ê ê ¶x ê ê ¶u y (P) J(P) = ê ê ¶x ê ê ¶u z (P) ê êë ¶x ¶u x (P) ¶y ¶u y (P) ¶y ¶u z (P) ¶y ¶u x (P) ù ú ¶z ú ú ¶u y (P) ú ú ¶z ú ú ¶u z (P) ú ú ¶ z úû e dove dr=[dx, dy, dz]T è il vettore distanza tra i punti P e Q. 6 MATRICI di DEFORMAZIONE e di ROTAZIONE La parte emisimmetrica della matrice jacobiana nel generico punto P è la matrice di rotazione, e si indica con W(P); la parte simmetrica è la matrice di deformazione (o tensore di deformazione), e si indica con e(P). W (P) = 1é 1é Tù Tù J ( P ) J ( P ) ; e (P) = J ( P ) + J ( P ) û û 2ë 2ë Dunque, trascurando i termini di ordine superiore al primo, il campo di spostamenti nell’intorno del punto P si scrive: u(Q) = u(P) + W (P) dr + e (P) d r = duR (P) + duD I primi due termini a secondo membro definiscono un atto di moto rigido du R (P): rappresentano, rispettivamente, lo spostamento del punto Q dovuto ad una traslazione rigida assieme al punto P e ad una rotazione rigida attorno al punto D P. Il terzo termine du, infine, rappresenta il contributo conseguenza di una deformazione pura. 7 MATRICE di ROTAZIONE Omessa la dipendenza esplicita dal punto P, il tensore di rotazione si può riscrivere nella forma: é é ¶ux ¶uy ù 1 ê ê ú 0 ê 2 êë ¶y ¶x úû ê ê 1 é ¶u ¶ux ù y ê ú W=ê ê 0 ¶y úû ê 2 êë ¶x ê ê 1 é ¶uz - ¶ux ù 1 éê ¶uz - ¶uy ùú ú ê ê ¶z úû 2 êë ¶y ¶z úû êë 2 êë ¶x é 0 -w ù w z y ê ú ê ú = ê wz 0 -wx ú ê ú êê-wy wx 0 úú ë û 1 é ¶ux ¶uz ù ùú ê ú 2 êë ¶z ¶x úû ú ú 1 é ¶uy ¶uz ù úú ê úú = 2 êë ¶z ¶y úû ú ú ú 0 ú úû p wz + 2 wz La seconda uguaglianza è valida nell’ipotesi di piccoli spostamenti 8 MOTO RIGIDO e DEFORMAZIONE PURA In figura i tre contributi sono esplicitati con riferimento al caso di una trave a mensola soggetta ad una forza applicata all’estremo libero. 9 MOTO RIGIDO e DEFORMAZIONE PURA In figura i tre contributi sono esplicitati con riferimento al caso di un solido piano. Configurazione iniziale C Configurazione attuale C ¢ 10 MATRICE o TENSORE di DEFORMAZIONE Omessa la dipendenza esplicita dal punto P, il tensore di deformazione e si può riscrivere nella forma: é ¶u x ê ê ¶x ê ê 1 é ¶u ¶u x ù y ê ú e=ê ê + ê ¶y úû ê 2 ë ¶x ê ê 1 é ¶u z + ¶u x ù ú ê ê ê úû 2 ¶ x ¶ z êë ë 1 é ¶u x ¶u y ù ê ú + ê 2 ë ¶y ¶x úû ¶u y ¶y 1 é ¶u z ¶u y ù ê ú + 2 êë ¶y ¶z úû 1 é ¶u x ¶u z ù ùú + ê ú 2 êë ¶z ¶x úû ú é ú ê ex 1 é ¶u y ¶u z ù úú ê 1 ê ú ú = ê 2 g xy + ê 2 ë ¶z ¶y úû ú ê ú êêë 12 g xz ¶u z ú ú ¶z úû 1 2 g xy ey 1 2 g yz g xz ùú ú 1 g 2 yz ú ú ez úú û 1 2 dove la seconda uguaglianza è valida nell’ipotesi di piccoli spostamenti e dove le componenti speciali di deformazione ei (estensionale) e gij (angolare), con i,j=x,y,z e i¹j, sono: ¶ui ei = ¶i ; ¶ui ¶u j gij = + ¶j ¶i 11 GRANDEZZE FISICHE della DEFORMAZIONE Per descrivere lo stato di deformazione in un solido strutturale occorre conoscere la variazione di lunghezza e la variazione di direzione subite da un generico segmento infinitesimo PQ a seguito di un assegnato campo di spostamenti, che conduce il solido strutturale dalla configurazione iniziale C alla configurazione attuale C¢. C C¢ Al limite per Q®P, lo studio delle variazioni di lunghezza (dilatazioni e contrazioni) e di direzione (scorrimenti) fornisce informazioni complete sullo stato di deformazione nell’intorno del generico punto P, da cui si risale alla deformazione del solido strutturale. 12 GRANDEZZE FISICHE della DEFORMAZIONE Si definisce dilatazione media del segmento PQ la quantità adimensionale fornita dal rapporto incrementale: ePQ = P¢ Q¢ - PQ PQ Facendo tendere il punto Q al punto P lungo un’assegnata retta r, il segmento PQ diviene infinitesimo; il limite fornisce la deformazione estensionale nel punto P secondo la direzione r, con r direzione del segmento PQ nella configurazione iniziale: er = lim Q® P P¢ Q¢ - PQ r Configurazione iniziale Q P P¢ Q¢ Configurazione attuale PQ Le deformazioni estensionali sono positive se corrispondono ad un allungamento delle fibre (dilatazioni), negative se corrispondono ad un accorciamento (contrazioni). 13 GRANDEZZE FISICHE della DEFORMAZIONE Al fine di comprendere il significato fisico degli elementi del tensore di deformazione si isoli un parallelepipedo é ¶ux ê ê ¶x ê ê 1 é ¶u ¶ux ù y ê ú e =ê ê + ê úû 2 ¶ x ¶ y ê ë ê ê 1 é ¶uz ¶ux ù + ú ê ê ¶z ûú êë 2 ëê ¶x 1 é ¶ux ¶uy ù 1 é ¶ux ¶uz ù ùú ê ú + + ê ú ê ú 2 ë ¶y ¶x û 2 ëê ¶z ¶x ûú ú ú ¶uy 1 é ¶uy ¶uz ù úú ê ú + ¶y 2 êë ¶z ¶y úû úú ú 1 é ¶uz ¶uy ù ¶uz ú ê ú + ú 2 êë ¶y ¶z ûú ¶z úû Dx ux (x ,y ,z ) y uy + ¶u y dy ¶y ux (x +Dx , y, z ) ¶u x ux + dx ¶x uy x infinitesimo. Dall’esame della deformata in direzione x si ottiene: ex = lim Dx ® 0 A ¢B¢ - AB AB u x (x +Dx , y, z )-u x (x , y, z ) ¶u x = lim = Dx ®0 Dx ¶x x 14 GRANDEZZE FISICHE della DEFORMAZIONE Siano a e b due semirette uscenti dal generico punto P del solido strutturale nella configurazione iniziale, e sia J l’angolo che esse formano. Nell’intorno di P, quindi, si considerino due fibre PA e PB appartenenti a tali semirette ed orientate concordemente ad esse: a deformazione avvenuta cambia anche la loro direzione relativa. In altre parole, l’angolo J¢ che le corrispondenti semirette a¢ e b¢ (uscenti dal punto P¢ e passanti per A¢ e B¢, rispettivamente) formano nella configurazione attuale è, in genere, diverso dall’angolo iniziale J. Si definisce scorrimento mutuo, o coefficiente di deformazione angolare, tra le due direzioni a e b, la quantità adimensionale fornita dal limite: ( µ - a· ¢b ¢ gab = lim (J - J¢) = lim ab A®P B® P A®P B® P ) a C P A B P¢ C¢ J b A¢ B¢ J¢ Lo scorrimento è positivo se corrisponde ad una diminuzione dell’angolo J, per definizione il minore in valore assoluto tra quelli formati dalle semirette a e b. a¢ b¢ 15 ¶u x ¶y GRANDEZZE FISICHE della DEFORMAZIONE Al fine di comprendere il significato fisico degli elementi del tensore di deformazione si isoli un parallelepipedo é ¶ux 1 é ¶ux ¶uy ù ê ê ú + ê ê ¶x 2 ë ¶y ¶x úû ê ê 1 é ¶u ¶uy ¶u ù e = êê ê y + x ú ¶y úû ¶y ê 2 êë ¶x ê ê 1 é ¶uz ¶ux ù 1 éê ¶uz ¶uy ùú + + ú ê ê ê ¶z úû 2 ë ¶y ¶z úû ëê 2 êë ¶x 1 é ¶ux ¶uz ù ùú + ê ú 2 êë ¶z ¶x úû ú ú 1 é ¶uy ¶uz ù úú ê ú + 2 êë ¶z ¶y úû úú ú ¶uz ú ú ¶z úû infinitesimo e se ne studia deformata nel piano O(x,y). ux(x,y+Dy,z) Dy la π /2 uy ux ?′ ¶u y ¶x uy(x+Dx,y,z) Dx éæp ö÷ ux (x,y+Dy, z)-ux(x,y,z) uy(x+Dx, y, z)-uy(x ,y,z)ù ¶ux ¶uy ú= gxy = lim êçç -q¢÷ = + + Dx®0 êè 2 ø úû ¶y Dy Dx ¶x Dy®0 ë 16 TENSORE di DEFORMAZIONE Lo stato di deformazione in un solido strutturale è dunque noto se sono note la variazione di lunghezza e la variazione di direzione subite da un generico segmento infinitesimo a seguito di un assegnato campo di spostamenti. Il tensore di deformazione e si può anche scomporre nella somma di sei matrici simmetriche, di cui le prime tre rappresentano le deformazioni estensionali pure nelle direzioni degli assi coordinati, e le seconde tre i corrispondenti scorrimenti angolari puri: é e ê x ê e = ê 12 g xy ê ê 12 gxz êë 1 2 g xy ey 1 2 g yz gxz ùú éê ex 0 ú ê 1 g 0 2 yz ú = ê 0 ú ê e z úú êê 0 0 û ë 1 é 0 2 g xy ê ê + ê 12 g xy 0 ê êê 0 0 ë 1 2 0ùú éê0 0 0ùú éê 0 0 0 ùú ú ê ú ê ú 0ú + ê0 ey 0ú + ê 0 0 0 ú + ú ê ú ê ú 0úú êê 0 0 0úú êê 0 0 ez úú û ë û ë û 0ùú éê 0 0 0 12 gxz ùú éê 0 ú ê ú ê 0ú + ê 0 0 0 ú + ê0 0 ú ê ú ê 1 ú ê 0 12 g yz 0úú ê 2 gxz 0 0 û êë ûú êë 0 ùú ú 1 2 g yz ú ú 0 úú û 17 TENSORE di DEFORMAZIONE Al fine di esplicitare il significato di questi sei contributi, si consideri un solido cubico con tre spigoli di lunghezza l disposti lungo gli assi coordinati x, y e z. Sottoponendo il solido a tre dilatazioni pure nelle direzioni degli assi coordinati, cioè a tre allungamenti Dlx=ex l, Dly=ey l e Dlz =ez l, che mantengono inalterate le dimensioni ortogonali, si ottengono i primi tre contributi al tensore di deformazione. Dl x ex ¹ 0 Dlx=ex l Dl y ey ¹ 0 Dly=ey Dl z ez ¹ 0 Dlz =ez l 18 TENSORE di DEFORMAZIONE Sottoponendo il solido cubico a tre scorrimenti angolari puri nei piani definiti dagli assi coordinati, per cui due facce inizialmente ortogonali a deformazione avvenuta subiscono rotazioni di verso opposto gxy, gxz e gyz, mantenendo inalterati gli angoli nei piani ortogonali, si ottengono gli ultimi tre contributi al tensore di deformazione. g xy ¹ 0 g xz ¹ 0 g yz ¹ 0 19 DEFORMAZIONI e DIREZIONI PRINCIPALI Il tensore di deformazione e, come il tensore di tensione s, è un tensore doppio e simmetrico. È dunque rappresentato da una matrice simmetrica. Ci si chiede se esistono delle direzioni particolari che subiscono solo dilatazioni estensionali e non angolari. Cioè se esistono due rette m ed n che rimangono ortogonali dopo la deformazione. I r m P Eliminando i moti rigidi si ottiene che: u(Q) = du R (P) + du D = r r d r = d rn Q = u(P) + W (P) d r + e (P) d r r u(P) r n P¢ r r d r ¢ = dr ¢n ¢ r u(Q) Q¢ I¢ r n¢ r m¢ r r m º m¢ I¢ P Q Q¢ du D I I I¢ r r n º n¢ d uD = e (P) d r = d uD n e (P) drn = d uD n 20 DEFORMAZIONI e DIREZIONI PRINCIPALI Il tensore di deformazione e, come il tensore di tensione s, è un tensore doppio e simmetrico. In perfetta analogia con quest’ultimo, dunque, sono numeri reali gli autovettori ed autovalori di e, soluzione del problema: e (P)n = ln; l = du D / dr L’equazione caratteristica, le cui radici sono le deformazioni principali, si scrive: é 1 1 ù gyx gzx ú ê ex - l 2 2 ê ú ê1 ú 1 p(l) = det êê gxy ey - l gzy úú = l 3 - I e1 l2 + I e2 l - I e3 = 0 2 ê2 ú ê1 ú 1 gyz ez - lú ê gxz êë 2 úû 2 dove I e1 , I e2 ed I e3 prendono il nome di invariante lineare, quadratico e cubico della deformazione, dati rispettivamente da: I e1 = ex + ey + ez = tr( e ) 1 2 1 2 1 2 I e2 = ex ey + ex ez + ey ez - gxy - g xz - gyz ; 4 4 4 I e3 = det(e ) 21 DEFORMAZIONI e DIREZIONI PRINCIPALI La soluzione fornisce, rispettivamente, le direzioni principali di deformazione, indicate con I, II, e III, ed i valori delle deformazioni estensionali secondo tali direzioni, eI , eII e eIII . Nel riferimento principale {I,II,III}, dunque, il tensore di deformazione e è diagonale: ée 0 ùú ê I 0 ê ú e = ê 0 eII 0 ú ê ú êê 0 0 eIII úú ë û Nel riferimento principale {I,II,III}, gli invarianti di deformazione assumono le espressioni: I e1 = eI + eII + eIII = tr( e ) I e2 = eI eII + eI eIII + eII eIII ; I e3 = eI eII eIII = det( e ) Il campo di deformazioni nell’intorno del generico punto P si può pensare come la sovrapposizione delle sole tre deformazioni estensionali lungo le direzioni principali I, II, e III, mutualmente ortogonali. 22 DEFORMAZIONI e DIREZIONI PRINCIPALI Configurazione iniziale e deformata nel riferimento: a) cartesiano, b) principale della deformazione, c) principale a meno di moti rigidi. z III ′ y III z′ x x′ I′ y′ II ′ II I III ≡ III ′ II ≡ II ′ I ≡ I′ 23 DEFORMAZIONI e DIREZIONI PRINCIPALI Configurazione deformata nel riferimento: a) principale a meno di moti rigidi, b) cartesiano con asse z=I principale della deformazione. III III III III II II a) b) z I II I II a) I b) 24 COEFFICIENTE di DILATAZIONE CUBICO Se le tre deformazioni principali sono tutte e tre diverse tra loro e diverse da zero si ha uno stato di deformazioni triassiale. Se una delle tre deformazioni principali è nulla e le altre due sono non nulle si ha uno stato di deformazioni piano (o biassiale). Se due delle tre deformazioni principali sono nulle e l’altra è non nulla si ha uno stato di deformazione monoassiale (o lineare). Si dimostra che la variazione relativa di volume dell’unità di volume di un parallelepipedo elementare, contenuto in un assegnato intorno, è data dalla traccia del tensore di deformazione, che coincide con l’invariante primo della deformazione ed è detta coefficiente di dilatazione cubico: DV ¢ - DV lim = tr(e ) = ex + ey + ez = eI + eII + eIII = I e 1 D V ®0 DV Gli altri due invarianti della deformazione, I e2 e I e3, non possiedono un significato fisico altrettanto evidente. 25 PARTICOLARI STATI DEFORMATIVI Se le tre deformazioni principali sono tutte e tre diverse tra loro e diverse da zero si ha uno stato di deformazioni triassiale. Se una delle tre deformazioni principali è nulla e le altre due sono non nulle si ha uno stato di deformazioni piano (o biassiale). p(l) p(l) esx III s eh II s ez I l sz eIII esIIx eIh s l 26 STATI CINEMATICAMENTE AMMISSIBILI z •Equazioni di Compatibilità nel volume V: SL ¶uy ¶u x ¶uz ¶u x ¶uy = e x; = e y; = e z; + = g xy ¶x ¶y ¶z ¶y ¶x ¶uy ¶uz ¶u x ¶uz + = g xz ; + = g yz in V ¶z ¶x ¶z ¶y In forma matriciale V V SV £ L u= e x Sei equazioni in tre incognite: Sistema localmente labile é¶ ê •Condizioni cinematiche al contorno: ê ¶x ê ê T £L = ê 0 u=u sulla superficie vincolata SV ê ê ê ê 0 êë y 0 0 ¶ ¶y 0 0 ¶ ¶z 0 ¶ ¶z ¶ ¶y ¶ ¶z 0 ¶ ¶x ¶ù ú ¶y ú éu ù ú ê xú ¶ú ú ; u= êêuy úú ; ¶x ú êu ú ú êë z úû ú 0ú úû T é ù e = êex ey e z g yz gxz gxy ú ë û 27 STATI CINEMATICAMENTE AMMISSIBILI •Assegnato un campo di spostamenti, è sempre possibile risalire, per derivazione, alle deformazioni che risultano congruenti con gli spostamenti. •Per risalire invece ai 3 spostamenti note le 6 deformazioni, il problema è indeterminato. È necessario dunque che le deformazioni soddisfino ulteriori condizioni di integrabilità dette di congruenza interna. Delle 6 condizioni, 3 sole sono indipendenti, esse devono infatti soddisfare le identità di BIANCHI: ¶2ei 1 ¶ é ¶gij ¶gik ¶gjk ù ê ú = + ¶j ¶k 2 ¶i êë ¶k ¶j ¶i úû ¶2gij é ¶2ei ¶2ej ù =ê 2 + 2 ú ¶i¶j êë ¶j ¶i úû in V In forma matriciale: é ê ê ê ê ¡1 = ê ê (3´6) ê ê ê êê ë 0 ¶2 ¶z 2 ¶2 ¶y 2 ¶2 ¶z 2 0 ¶2 ¶x 2 ¶2 ¶2 ¶y 2 ¶y¶z ¶2 ¶x 2 0 0 0 ù ú ú ú 2 ú ¶ 0 ú ú ¶z ¶x ú 2 ú ¶ ú 0 ¶x ¶y úúû 0 0 £TL ¡=0 ¡ e = 0 (6´6) (6´1) (6´1) é T ù T ¡ = êê ¡1 ¡ 2 úú (6´6) ë(6´3) (6´3)û T 2 é ¶2 ¶2 ¶2 ùú ê- ¶ 0 0 ê ¶y¶z 2¶x 2 2¶x ¶y 2¶x ¶z ú ê ú 2 2 2 2 ê ¶ ¶ ¶ ¶ úú ê ¡2 = 0 0 ê ¶ z ¶ x 2 ¶ x ¶ z 2¶y2 2¶y¶z úú ( 3´6) ê ê ¶2 ¶2 ¶2 ¶2 úú ê 0 0 êê ¶x ¶y 2¶x ¶z 2¶y¶z 228 ¶z 2 úúû ë CONFRONTO con la TRAVE dux ( x ) = ε ( x) ; dx duz ( x ) = γ ( x) −ϕ ( x) ; dx dϕ ( x ) = κ ( x ). dx Equazioni indefinite di Compatibilità Tre equazioni in tre incognite: Sistema localmente isostatico ∂u x ( x, y, z) ∂u x (x, y, z) ∂u y ( x, y, z) = ex ( x, y, z ); + = γ xy ( x, y, z); ∂x ∂y ∂x ∂u y ( x, y, z) ∂u x ( x, y, z ) ∂u z (x, y, z) + = γ xz ( x, y, z ); ∂y ∂z ∂x ∂u y ( x, y, z) ∂u z (x, y, z) ∂u z ( x, y, z ) = ez ( x, y, z); + = γ yz ( x, y, z ); ∂z ∂z ∂y = e y ( x, y, z ); Equazioni indefinite di Compatibilità in V Sei equazioni in tre incognite: Sistema localmente labile La soluzione delle equazioni differenziali richiede la conoscenza delle condizioni al contorno 29 ESERCIZI . Assegnato il campo di spostamento : u x ( x , y ) = α x 2 y; u y ( y , z) = α ( z + 2 y 2 ) ; u z ( y , z ) = −α yz. Con 0 < α = 1, determinare : la matrice di rotazione, la matrice di deformazione, le deformazioni principali. z y Assegnato lo stato di deformazione rappresentato in figura determinare le deformazioni e le direzioni principali. x Riferimento bibliografico: A.Luongo, A. Paolone. Scienza delle Costruzioni,vol.I. Casa editrice Ambrosiana. 2005 30