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I primi testi romanzi2

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I primi testi romanzi2
I primi testi romanzi –caratteri
Quattro tipi: documentari, religiosi, pratici, letterari
Motivo del ritardo: perdurare uso del latino. In un sistema diglossico i ceti più alti
possiedono sia la norma alta che quella bassa. Il latino parlato, almeno dal VI secolo in
poi, per le diverse aree alcune varietà importanti, questo anche perché la disgregazione
dll’unità imperale e la creazione di regni romano barbarici politicamente autonomi
accellerarono la frammentazone e favorirono l’avanzare di fenomeni evolutivi latenti. Forte
abbassamento culturale fra VI e VIII sec anche legato alla perdita di spazi comunicativi
comuni, vedi testi di età merovingica e longobarda. Naturalmente il marcato ibridismo può
essere anche una volontà di avvicinare i due codici.
Il contatto poteva avvenire: 1. Dal parlante romanzo allo scrivente latino nel caso della
registrazione scritta di un discorso orale. Carattere testimoniale
2. dallo scrivente latino al lettore/ascoltatore romanzo: carattere didattico prescrittivo
Riforme di Carlo Magno
-Presenza della lingua tedesca che ha incoraggiato l’autonomia del volgare:
I Giuramenti di Strasburgo(Sacramentā Argentariae) è il primo documento scritto in una
lingua romanza.
•continuo, cioè formato da interi periodi.
•interamente in volgare.
•chi scriveva aveva piena coscienza di opporre due sistemi linguistici
I Giuramenti di Strasburgo(Sacramentā Argentariae) è il primo documento scritto in una
lingua romanza.
•continuo, cioè formato da interi periodi.
•interamente in volgare.
•chi scriveva aveva piena coscienza di opporre due sistemi linguistici
•Quando Nitardo riporta i giuramenti, usa il volgare.
I 2 sovrani si scambiano le lingue:
1) Carlo(di lingua francese) in tedesco,
2) Ludovico(di lingua germanica) in francese, per essere compresi dai rispettivi eserciti.
•I capi degli eserciti giurano nelle loro lingue.
•L’opera diventa trilingue: latino, francese e tedesco.
sovrani si impegnano a non stringere accordi separati con il fratello Lotario.
•L’esercito si impegna a non obbedire al re, se egli rompe il giuramento.
Molto importante. L’atto politico viene prima della fidesvassallatica.
La Storia di Nitardo
•conservata in un unico manoscritto (Parigi, Bibliothèquenationalede France, lat. 9768,
ff. 1-18 Historia; ff. 13r-13v Giuramenti).Ms. compilato intorno al 1000, passato per
l’abbazia di St. Médarda Soissons, ma forse proveniente dall’abbazia di St. Riquier(quella
di Nitardo), dove prob. si trovava l’originale autografo dell’autore.
•Il documento fu redatto in uno scriptoriumfranco-occidentale.
L’amanuense di lingua romanza non era in grado di capire il testo antico tedesco , ma
proprio per qs. la versione tedesca è molto affidabile.•Nel testo francese, invece, molte
interferenze sia del latino sia di patina linguistica del copista.
Ludovico (in volgare romanzo francese):
•Pro Deuamuretpro christianpobloetnostro communsalvament, d'istdi in avant, in
quantDeus saviretpodirme dunat, si salvaraieocistmeonfradreKarloetin aiudha, etin
cadhunacosa, si cumomper dreitson fradrasalvar dift, in o quid il mi altre si fazet, et ab
Ludhernulplaid numquam prindrai qui, meonvol, cist meonfradreKarlein damnosit.
•testo ampio, strutturato, c’è l’intenzione di voler consegnare alla storia quelle parole, c’è
coscienza delle possibilità espressive del volgare.
quello germanico ha alla base il dialetto francone renano.
quello romanzo è più difficile da definire.
Impiego di un sistema grafico inadeguato alla nuova realtà fonetica > difficoltà di
individuare il dialetto galloromanzo dei Giuramenti.
1) Castellani e Avallepropongono come base il pittavino, il dialetto del Poitou.
•2) altri propongono il dialetto della regione più vicina a Strasburgo, un dialetto del NordEst, il piccardo.
•3) Altri ancora propendono per una lingua ibrida, convenzionale, una lingua di corte
non è detto che una data grafia corrisponda a una precisa consistenza fonetica
quindi
caratteri meridionali della lingua
•1) le A toniche e quasi tutte le a atone sono rimaste intatte: salvarper salver, dunatper
donet, salvamentper salvement.
•2) mancano digrammi per E eO toniche: savirper saveir, amurper amour, deoper dieu,
pobloper puoblo.
•3) la preposizione ‘con’ è rappresentata da
ab< APUD(prov.) e non da od.
Caratteri settentrionali della lingua
1)savircontro l’occ. saber.
2) cosa contro l’occ. causa.
3) fazet contro l’occ. faza.
4) dift contro l’occ. deu.
savir< SAPERE: lenizione consonante; la –i-è la solita grafia pre-carolina, ma potrebbe
essere anche riduzione del dittongo (a.fr.saveir, fr. savoir).
•podir< POTERE: lenizione consonante.
•dunat: nb. conservaz. –A-, che riconduce al limite dell’area fr. (ma si può pensare anche a
resistenza grafica).
•sifunge da introduz. frasale
•salvarai<SALVARE+ HABEO
habeo> habio> haio> ai .
•eo< ego
•ab< APUD. E’ una forma meridionale. Nel Nord si dice od.
•Ludher< LOTHAR
•plaid< PLACITUM
Sintassi
•Ordine della parole è spesso latino, con i verbi posti alla fine della frase (dunat, salvar dift,
fazet, prindrai, sit, iurat, conservat, er);
SEQUENZA DI SANT’EULALIA
E’ il primo testo letterario scritto in una lingua romanza ed è una breve poesia di 29 versi
che racconta il martirio di Sant'Eulaliadi Mérida.
Sant’Eulaliaè una martire spagnola del III sec. d.C. Sulla santa spagnola, nata a Mérida, la
fonte principale è l’inno III del Peristephanondi Prudenzio, composto verso il 400. Le
testimonianze successive si trovano in Venanzio Fortunato, Gregorio di Tours, Isidoro
di Siviglia, Aldelmoe nella Passio Eulaliae. Il suo culto si diffonde dopo la scoperta della
tomba (presunta?) a Barcellona nel 878.
Nel 878l’arcivescovo di Narbonavuole dedicare una chiesa a St. Eulalia, si celebra la
cerimonia della translatio. Le sue reliquie vengono portate in un convento femminile vicino
a Saint-Amand, a Hasnon.
• Il testo è datato al 880circa, una quarantina di anni dopo i Giuramenti.
•La lingua in cui è scritto è l’antico francese, ma in una varietà che riconduce alla zona
Piccardo-Vallone(ai confini con il Belgio).
•dall’abbazia di Saint-Amandproviene il ms. che ci ha tràditol’Eulalia : si tratta
delmanoscritto 150della biblioteca municipale di Valenciennes, di 143 carte.
Buona pulcella fut Eulalia.
Perfetta fanciulla fu Eulalia,
Bel auret corps bellezour anima.
Bello aveva il corpo, bella l'ânima.
Voldrent la ueintre li d[õ] inimi.
Vollero vincerla i nemici di Dio,
Voldrent la faire diaule seruir.
Vollero farle servire il diavolo.
Elle nont eskoltet les mals conselliers. Ella non ascolta i malvagi consiglieri
Quelle d[õ] raneiet chi maent sus en (che vogliono) che rinneghi Dio, che regna
ciel.
nei cieli;
Ne por or ned argent ne paramenz.
Né per oro, né per argento né per abiti
lussuosi,
Por manatce regiel ne preiement.
Né per minaccia del re né per lusinga;
Niule cose non la pouret omq[ue]
Nessuna cosa la poté mai piegare
pleier.
La polle sempre n[on] amast lo d[õ]
A che la fanciulla non amasse sempre il
menestier.
servizio di Dio.
E por[ ]o fut p[re]sentede maximiien. E per tanto fu condotta davanti a
Massimiano,
Chi rex eret a cels dis soure pagiens.
Che regnava a quel tempo sui pagani.
Il[ ]li enortet dont lei nonq[ue] chielt.
Egli la esorta, cosa che a lei non importa,
Qued elle fuiet lo nom xp[ist]iien.
A che abbandoni la fede cristiana.
Ellent adunet lo suon element
Ella ne rafforza il proprio spirito,
Melz sostendreiet les empedementz.
Preferisce sopportare ogni supplizio
Quelle p[er]desse sa uirginitet.
Piuttosto che perdere la sua verginità.
Por[ ]os suret morte a grand honestet.
Per questo ella subì una morte gloriosa.
Enz enl fou la getterent com arde tost. Dentro al fuoco la gettarono per arderla
rapidamente;
Elle colpes n[on] auret por[ ]o nos
Ma ella non aveva colpe;: perciò il fuoco
coist.
non la toccò.
A[ ]czo nos uoldret concreidre li rex
A questo segno non voller rassegnarsi il re
pagiens.
pagano,
Ad une spede li roueret toilir lo chief.
Ordinò che con una spada le tagliassero la
testa;
La domnizelle celle kose n[on]
La fanciulla non si oppose a tale cosa,
contredist.
Volt lo seule lazsier si ruouet krist. Volle lasciare il mondo, (di questo) supplica
Cristo.
In figure de colomb uolat a ciel.
In forma di colomba, salì al cielo.
Tuit oram que por[ ]nos degnet preier.
Preghiamo tutti che voglia intercedere per
noi,
Qued auuisset de nos xr[istu]s mercit Che Cristo possa avere pietà di noi
Post la mort &a[ ]lui nos laist uenir.
Dopo la morte e ci lasci venire a lui
Par souue clementia.
Nella sua misericordia.
Boeci provenzale
Si ritiene che l’autore sia un chierico dell’abbazia di san Marziale di Limoges intorno alla
metà dell’anno 1000. E’ preceduto da frammenti biblici e sermoni latini a riprova di questa
coesistenza latino/ volgare. Da un punto di vista linguistico il testo è scritto nel dialetto
limosino. E’ tramandato da un solo testimone: Orleans, Bib munic. 444 XII sec. Ed è
mutilo al verso 444. Proviene dalla biblioteca benedettina Di Fleury sur Loire.
Metro: decasillabo, diviso in lasse monorime.
Nella prima parte il modello di riferimento è la vita di Anicio Manlio Torquato Severino
Boezio (inizio VI sec) che in molti codici precede il De Consolatione Philosophiae . In
prigione Boezio riflette sui fondamenti della vita cristiana quando appare una splendida
fanciulla Filosofia (il testo sotto riportato è tratto da Letteratura provenzale medievale, a
cura di M. Liborio e A. Giannetti, Carocci, Roma, 2004, pp. 38-40):
Lassa IV
Donz fo Boecis, lo corps ag bo e prò,
cui tant amet Torquator Mallios,
De sapiencia no fo trop nuallos:
tant en retenc, que de tot no’n fob los.
Tant bo essemple en laiset entre nos;
No cuid qu’e Roma om de so saber fos.
Cuid < cogitare
Saber < sàpere> sapére> saber
______________________________________________________________________________
Sancta fides
Raffigurazione medievale del martirio di santa Fede
Consta di 593 ottosillabi in lasse monorime ed è tradito da un unico testo conservato a Leiden. La
localizzazione del testo è discussa e la si data intorno al 1070. Si racconta il martirio di santa
Fides durante le persecuzioni dei cristiani del suo rifiuto di compiere un sacrificio alle divinità
pagane, persino sotto tortura.
Santa Fede[2] venne torturata a morte su una graticola. La sua morte è da alcuni collocata
nell'anno 287 o 290, oppure al tempo delle persecuzioni di Diocleziano, all'inizio del 303.
Si conservano un gran numero di leggende sulla vicenda di questa santa, una sua Passio, ora
perduta ma un tempo esistente, è stata riassunta nel martirologio di Floro di Lione.
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Proverbi diss reiz Salamon
Del pomer qi naiss el boisson,
cui clau la spina e.l cardon
e.ll albespi in eviron
Il re Salomone disse un proverbio
A proposito dell’albero di frutta che nasce tra i cespugli,
che è serrato dalle spine e dai cardi
e dal biancospino tutto intorno.
La Vie de Saint Léger
Martyre de saint Léger, vers 1200
1.
Data:
Forma:
Lingua:
Contenuto:
Fine del Xe siècle
versi ottosillabi assonanzati due a due
(240 vers)
Francese
Racconto della Vie de saint Léger.
La Vie de saint Léger è databile al X sec e narra la vita di Saint Legier
vescovo di Autun. Nipote del vescovo di Poitiers: Didone, Legier fu nominato intorno
ai 20 anni arcidiacono di Poiters e poi abate di Saint Maxent. Richiamato a corte
divenne poi vescovo di Autun (663). Travolto dagli intrighi di corte si ritirò nell’abbazia
di Luxeuil dove tuttavia fu perseguitato dal maestro di palazzo Ebroin. Per salvare
dagli attacchi di questo la sua città si offrì come prigioniero a Ebroin che tuttavia
continuò a torturarlo fino alla morte avvenuta nel 679. La storia del santo dunque
innesta la vicenda del martirio all’interno di una vicenda di intrighi di corte, di
mutamenti di potere, di episodi guerreschi mostrando con chiarezza il forte intreccio
fra agiografia ed epica.
Della vita di questo martire esistono numerosi racconti latini databili intorno all’VIII
sec. La versione in lingua francese è conservata nello stesso ms che conserva la
Passion ed è databile all’inizio dell’XI sec. Sono state proposte diverse ipotesi di
localizzazione : Poitou, Auvergne, Bourgogne (Autun), Vallonia. L’autore è anonimo e
il testo certamente era destinato al canto.
Manuscrit: Clermont-Ferrand, Bibliothèque communautaire et
interuniversitaire, 189, p. 5-7.I
Domine Deu devemps lauder,
Et a sos sancz honor porter.
In su' amor cantomps dels sanz,
Quœ por lui augrent granz aanz;
Et or es temps et si est biens
Quœ nos cantumps de sant Lethgier.
Il Signore Dio sempre dobbiamo lodare
E rendere onore al suo sangue.
Per suo amore cantiamo dei santi
Che per lui avranno grandi affanni;
Ed ora è tempo ed è bene
Che noi cantiamo di San Leger.
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II
Primes didrai vos dels honors
Quœ il awret ab duos seniors;
Aprés ditrai vos dels aanz
Que li suos corps susting si granz,
Et Ewruïns, cil Deu mentiz,
Que lui a grant torment occist.
Per prima cosa vi dirò degli onori
che ricevette da due signori
poi vi dirò degli affanni
che il suo corpo sostenne tanto grandi
E di Ewrun, che tradì Dio,
che lo uccise fcon grandi tormenti.
III
Quant infans fud, donc a ciels temps,
Al rei lo duistrent soi parent,
Qui donc regnevet a ciel di,
Cio fud Lothiers, fils Baldequi.
Il l'enamat, Deu lo covit,
Rovat que letres apresist.
Quando fu lattante, e dunque in quel tempo
Al re lo condussero i suoi genitori
Che regnava in quel tempo .
Questo era Lotario, il figlio di Baldequi
Egli lo amava, Dio lo ascoltò
Volle che imparasse le lettere
IV
Didun, l'ebisque de Peitieus,
Lui·l comandat ciel reis Lothiers.
Il lo reciut, tam ben en fist
Ab u magistre sempre·l mist,
Qui llo doist bien de ciel savier
Don Deu serviet por bona fied.
A Didone, vescovo del Poitou
Lo raccomandò re Lotario.
Egli lo ricevette, fece a lui tanto bene
Gli pose accanto un maestro
Che doveva volgerlo verso il cielo
E servire Dio con buona fede
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V
Et cum il l'aut doit de ciel art,
Rende·l qui lui lo comandat.
Il lo reciu, bien lo nodrit;
Cio fud lonx tiemps ob se lo·s ting.
Deus l'exaltat cui el servid,
De sanct Maxenz abbas divint.
VI
Ne fud nuls om del son juvent
Qui mieldre fust donc a ciels tiemps;
Perfectus fud in caritet,
Fid aut il grand et veritiet,
Et in raizons bels oth sermons;
Humilitiet oth per trestoz.
Non vi fu nessun uomo della sua età
migliore di lui a quel tempo:
fu perfetto nella carità
ebbe una fede grande e sicura,
e nel ragionare era in grado di elaborare bei discorsi
fu umile nei confronti di tutti.
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VII
Cio sempre fud et ja si er
Qui fai lo bien, laudaz en er;
Et sanz Letgiers sempre fud bons,
Sempre fist bien o que el pod.
Davant lo rei en fud laudiez;
Cum il l'audit, fu li'n amet.
Questo sempre fu e sempre sarà
chi fa il bene ne sarà lodato:
e Saint Legier sempre fu buono,
sempre fece del bene nei limiti del possibile.
Davanti al re fu lodato,
quando questi l’udì subito l’amò.
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VIII
A se·l mandat et cio li dist,
A curt fust, sempre lui servist.
Il l'exaltat e l'onarat,
Sa gratia li perdonat,
Et hunc tam bien que il en fist,
De Hostedun evesque en fist.
IX
Quandius visquet ciel reis Lothiers,
Bien honorez fud sancz Lethgiers.
Il se fud morz, damz i fud granz.
Cio controverent baron franc,
Por cio que fud de bona fiet,
De Chielperig fesissent rei.
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Finché visse il re Lotario
Fu assai onorato San Legier
Poi egli morì, grande fu il danno.
Questo decisero i baroni franchi,
poiché godeva di grande fiducia
fecero re Chielperig.
X
Un compte i oth, pres en l'estrit;
Ciel eps num auret Evruï.
Ne vol reciwre Chielperin,
Mais lo seu fredre Theoiri.
Ne·l condignet nuls de sos piers,
Rei volunt fair' estre so gred.
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XI
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Il lo presdrent tuit a conseil,
Estre so gret en fisdren rei;
Et Ewruïns ott en gran dol,
Porro que ventre no·ls en poth.
Por ciel tiel duol rova·s clergier,
Si s'en intrat in un monstier.
XII
Reis Chielperics tam bien en fist
De sanct Lethgier consilier fist.
Quandius al suo consiel edrat,
Incontra Deu ben s'i garda,
Lei consentit et observat
Et son regnét ben dominat.
Re Chielperich fece tanto bene
e si fece consigliare da San Legier.
Accettava I suoi consigli
E temeva Dio
La legge rispettava e osservava
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XIII
Ja fud tels om, Deu inimix,
Qui l'encusat ab Chielpering.
L'ira fud granz cum de senior,
Et sancz Lethgiers oc s'ent pauor;
Ja lo sot bien, il lo celat,
A nuil omne no·l demonstrat.
Vi era però un uomo, nemico di Dio
che lo accusò presso Chielperin
Questo suscitò in lui una grande ira
E san Legier ne ebbe paura
Lo sapeva bene, ma lo nascose,
non lo mostrava a nessuno
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85
XIV
Quant ciel' irœ tels esdevent,
Paschas furent in eps cel di;
Et sancz Lethgiers fist son mistier,
Missœ cantat, fist lo mul ben.
Pobl' et lo rei communïet
Et sens cumgiet si s'en ralet.
XV
Reis Chielperics, cum il l'audit,
Presdra sos meis, a lui·s tramist;
Cio li mandat que revenist,
Sa gratia por tot ouist.
Et sancz Lethgiers ne·s soth mesfait;
Cum vit les meis, a lui ralat.
Re Chelperico venuto a conoscenza di questo
Chiamò i suoi e li mandò a dire
Che tornasse,
e ascoltasse la sua volontà.
San Legier non conosceva colpa
Quando vide i messaggeri, si recò da lui.
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XVI
Il cio li dist et adunat:
«Tos consiliers ja non estrai.
Meu' evesquet ne·m lez tener
Por te qui sempre·m vols aver.
En u monstier me laisse intrer,
Pos ci non posc, lai vol ester.»
Questo gli disse e gli espose:
“Non sarò più tuo consigliere
Il mio vescovato non mi permetti di tenere
Poiché lo vuoi sempre tu.
Lasciami entrare in un monastero,
qui non posso più rimanere e là voglio stare”
XVII
Enviz lo fist, non voluntiers,
Laisse l'intrar in u monstier.
Cio fud Lusos ut il intrat;
Clerj' Ewruï illo trovat.
Cil Ewruïns molt li vol miel,
Toth per enveia, non per el.
Controvoglia lo fece, non volentieri
entrare in un monastero.
Entrò a Lusos,
e lì lo trovò il clerc Evrui.
Quell’Evrui molto gli volle male
a causa dell’invidia non per lui
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XVIII
Et sancz Lethgiers fist so mistier,
Ewruï prist a castier:
Ciel' ira grand et ciel corropt,
Cio li preia laissas lo toth.
Fus li por Deu, ne·l fus por lui,
Cio li preia paias s'ab lui.
E san Legier fece il suo compito
Cominciò a rimproverare Ewrui.
Quello si arrabbiò e corrucciò,
e quello lo pregò di lasciare tutto.
Lo facesse per Dio, non per lui,
per questo lo pregò di restare con lui.
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XIX
Et Ewruïns fist fincta pais;
Cio·l demonstrat que s'i paias.
Quandius in ciel monstier instud,
Cio·l demonstrat amix li fust.
Mais en avant vos cio aurez
Cum ill edrat por mala fid.
E Evruins fece una pace finta
per mostrare di essersi pentito
E quando entrò in quel monastero
Gli mostrò di essergli amico.
Ma ora udirete
Come agì in mala fede
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XX
Rex Chielperings il se fud morz;
Per lo regnét lo sowrent tost.
Vindrent parent e lor amic,
Li sanct Lethgier, li Ewruï;
Cio confortent ad ambes duos
Que s'ent ralgent in lor honors.
Re Chilperico morì,
per il regno si seppe subito.
Vennero parenti e amici,
E Saint Legier e Evrui
e tutti li confortavano
e rendevano onore
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XXI
Et sancz Lethgiers den fistdra bien,
Quœ s'en ralat en s'evesquet.
Et Ewruïns den fisdra miel,
Quœ donc deveng anatemaz.
Son quev que il a coronat
Toth lo laisera recimer.
XXII
Domine Deu in cio laissat
Et a dïable·s comandat.
Qui donc fud miels et a lui vint,
Il voluntiers semper reciut.
Cum fulc en aut grand adunat,
Lo regne prest a devastar.
Il Signore lo lasciò fare
E al diavolo lo affidò
che era malvagio e venne da lui
E questo volentieri lo accolse.
Quando raggiunse un grande potere
Cominciò a devastare il regno
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XXIII
A foc, a flamma vai ardant
Et a gladies percutan.
Por quant il pot, tan fai de miel;
Por Deu ne·l volt il observer.
Ciel ne fud nez de medre vius
Qui tal exercite vidist.
A fuoco e fiamme lo fece ardere
colpendo con la spada.
Per quello che poté fece tanto male
La legge di Dio non volle più rispettare.
Mai nato di donna
vide un tale esercito.
XXIV
Ad Ostedun, a cilla ciu,
Dom sanct Lethgier vai asalir.
Ne pot intrer en la ciutat;
Defors l'asist, fist i gran miel,
Et sancz Lethgiers mul en fud trists,
Por ciel tiel miel quœ defors vid.
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XXV
Sos clerjes pres il revestiz,
Et ob ses croix fors s'en exit.
Porro'n exit vol li preier
Quœ tot ciel miel laisses por Deu.
Ciel Ewruïns, qual hora·l vid,
Penre·l rovat, lïer lo fist.
I suoi uomini fece preparare
Ed uscì fuori con la croce.
Volle pregarlo
Che in nome di Dio cessasse questo.
Ma Evrins quando lo vide
Comandò di prenderlo e legarlo.
150
XXVI
Hor en aurez las poenas granz
Quœ il en fisdra li tiranz.
Li perfides tam fud cruels
Lis ols del cap li fai crever.
Cum si l'aut fait, mis l'en reclus;
Ne soth nuls om qu'es devenguz.
Udirete ora le grandi pene
Che gli fece passare il tiranno
Il perfido tanto crudele,
gli occhi dal capo gli fece cavare,
dopo averlo fatto lo rinchiuse
né nessuno seppe cosa era stato di lui
155
XXVII
Am las lawras li fai talier
Hanc la lingua quœ aut in quev.
Cum si l'aut toth vituperét,
Dist Evvruïns, qui tan fud miels:
«Hor a perdud don Deu parlier;
Ja non podra mais Deu laudier.»
Poi le labbra gli fece tagliare
anche la lingua che aveva in bocca
Quando lo ebbe così tormentato
Disse Evruin, che tanto fu crudele
“Ora ha perduto Dio un parlatore
Non potrà più lodare Dio”
160
XXVIII
A terra joth, mult fo afflicz;
Non oct ob se cui en calsist.
Super lis piez ne pod ester,
Que toz los at li condemnets.
Or a perdud don Deu parlier;
Ja non podra mais Deu laudier.
A terra giacque molto afflitto
Non sapeva chi poteva aiutarlo
In piedi non poteva stare,
per condannare tutti i loro atti.
Ora ha perduto Dio un parlatore
Non potrà più lodare Dio”
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XXIX
Sed il non ad lingu'a parlier,
Deus exaudis lis sos pensaez;
Et si el non ad ols carnels,
Encor los ad espiritiels;
Et si en corps a grand torment,
L'anima'n awra consolament.
Ma se lui non ha più la lingua per parlare
Dio ha esaudito i suoi pensieri,
e se lui non ha occhi carnali
ancora ha quelli spirituali
e se ha nel corpo grandi tormenti
l’anima avrà consolazione.
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D
XXX
Guenes oth num cui·l comandat;
La jus en cartres l'en menat;
Et en Fescant, in ciel monstier,
Illo reclusdrent sanct Lethgier.
Domine Deus in ciel flaiel
I visitét Lethgier son serw.
Guenes ebbe nome colui a cui fu affidato
Là in carcere fu condotto;
e nel monastero di Frecant
vi richiusero San Legier.
Ma Dio in tale disgrazia
visitò Legier suo servo.
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185
XXXI
La labia li ad restaurat,
Si cum desanz Deu pres laudier;
Et hanc en aut merci si grand
Parlier lo fist si cum desanz.
Donc pres Lethgiers a preïer,
Poble ben fist credre in Deu.
Le labbra gli ha sanato
E parlando tornò a lodare Dio
E questo provò una gratitudine così grande
E lo fece parlare come chi sa dire.
Allora cominciò San Legier a pregare
fece convertire alla fede in Dio il popolo
XXXII
Et Ewruïs, cum il l'audit,
Credre ne·l pot antro que·l vid.
Cum il lo vid, fud corroptios;
Donc oct ab lui dures raizons.
El cors exastra al tirant,
Peis li promest ad en avant.
E Evruis quando udì ciò
Non poté credere a quanto vedeva.
Quando lo vide provò rabbia
Ed ebbe da questo duri rimproveri.
Il corpo consegnò al capo
E promise pace da quel momento in poi.
190
XXXIII
A grand furor, a gran flaiel,
Si·l recomanda Laudebert.
Cio li rova et noit et di
Miel li fesist dontre qu'el viu.
Ciel Laudeberz fura buons om,
Et sancz Lethgiers duis a son dom.
Con grande furore e rabbia
Lo raccomandò a Laudeberto.
Questi lo vegliò notte e giorno
Desiderava che potesse vivere.
Quel Laudeberto era un uomo buono
E San Legier visse nella sua dimora
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200
XXXIV
Il li vol faire mult amet;
Bewre li rova aporter.
Garda, si vid grand claritet;
De cel vindre, fud de par Deu.
Si cum roors in cel es granz
Et si cum flammes clar ardanz.
Egli volle mostrargli molto amore
Comandò che lo facessero bere.
Lo guardò vide un grande chiarore
venire da lui, veniva da Dio.
Come è grande un rogo
E come fiamme che ardono illuminando
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XXXV
Cil Laudeberz, qual hora·l vid,
Torne s'als altres, si llor dist:
«Ciest omne tiel mult aima Deus,
Por cui tels causa vin de ciel.»
Por ciels signes que vidrent tels,
Deu presdrent mult a conlauder.
Quel Laudeberto quando vide questo
Si volse agli altri e disse loro
“Dio ama moltissimo costui
e tale fatto viene dal cielo”
Di fronte a questi segni visibili
cominciarono a lodare Dio.
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XXXVI
Tuit li omne de ciel païs
Trestuit apresdrent a venir;
Et sancz Lethgiers lis predïat,
Domine Deu il les lucrat.
Rendet ciel fruit espiritiel
Quœ Deus li auret perdonat.
Tutti gli uomini di quel paese
accorsero lì;
E San Legier li ammaestrava
Il Signore Dio lo ricompensò.
Gli rese quel frutto spirituale
che Dio gli aveva concesso.
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XXXVII
Et Ewruïns, cum il l'audit,
Credre ne·l pot antro que·l vid.
Cil biens qu'el fist, cil li pesat;
Occidere lo commandat.
Quatr' omnes i tramist armez
Que lui alessunt decoller.
E Evruis quando udì ciò
Non poté credere a quanto vedeva.
Il bene che egli faceva, questo gli pesava:
comandò che fosse ucciso.
Gli inviò quattro uomini armati
Affinché lo decapitassero.
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XXXVIII
Li tres vindrent a sanct Lethgier,
Jus se giterent a sos pez.
De lor pechietz que aurent faiz
Il los absols et perdonét.
Lo quarz, uns fel, nom a Vadart,
Ab un inspieth lo decollat.
In tre vennero da Saint Legier
Si gettarono ai suoi piedi .
Dai peccati che avevano commesso
egli li assolse e perdonò.
Il quarto, un fellone di nome Vadart,
con una spada lo decapitò.
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XXXIX
Et cum il l'aud tollut lo quev,
Lo corps estera sobre·ls piez.
Cio fud lonx dis que non cadit;
Lai s'aprosmat que lui firid.
Entro·l talia los pez dejus,
Lo corps estera sempre sus.
E quando gli ebbe tagliato il collo
Il corpo rimase sui piedi.
Per lunghi giorni non cadde
XL
Del corps asaz l'avez audit
Et dels flaiels que granz sustint.
L'anima reciut Domine Deus;
Als altres sanz en vai en cel.
Il nos aiud ob ciel Senior
Por cui sustinc tels passïons!
Del corpo avete udito abbastanza
e del grande martirio che sopportò.
L’anima accolse il Signore Dio
Con gli altri santi se ne va in cielo.
Ci aiuti dal cielo il Signore
Per il quale sopportò tale martirio
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saint Léger
église abbatiale Saint-Léger de Murbach (Haut-Rhin)
Lucheux (Somme) - Chapelle St-Léger
Ruines d'un hospice et d'une chapelle, bâtis vers 1600 par les Carmes
le martyre de Saint Léger - manuscrit du XIV°s
http://clionide.free.fr/Thierry_III.htmsur l'emplacement où St-Léger subit le martyre, le 2 octobre 678
le martyre de Saint Léger - manuscrit du XIV°s
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