Comments
Description
Transcript
Emmanuela Trentin – Il movimento è vita
“ IL MOVIMENTO E’ VITA” di Emmanuela Trentin INDICE 1. La simbologia dell’agire: significati antropologici, psicologici, sociologici pag. 5 2. Il concetto di movimento dal punto di vista fisico pag. 7 3.a Le ossa pag. 8 3.b Le articolazioni pag. 9 3.c Il sistema nervoso pag. 9 3.d I muscoli pag. 10 3. Da dove parte il movimento, pulsione di movimento, pulsione di vita pag. 13 4. Il concetto di vita, il movimento del feto in gravidanza pag. 16 5.a Le fasi dello sviluppo del feto pag. 18 5. L’energia della nascita pag. 21 6. Espressione e movimenti spontanei, quando manca la forza vitale pag. 25 7. Il desiderio di agire, che cosa frena l’azione pag. 29 8.a L’ipermotricità pag. 33 8.b La passività motoria pag. 34 8. Esempi in psicomotricità: pag. 35 9.a Elio pag. 35 9.b Asia pag. 48 9.c Sara pag. 55 9.d Conclusioni pag. 59 9. Tra morte e rinascita: il movimento come simbolo di vita pag. 60 10. Conclusioni pag. 62 2 BIBLIOGRAFIA - B. Aucouturier (2007), Il metodo Aucouturier: i fantasmi d’azione e Pratica Psicomotoria, Franco Angeli - L. Bertelé (2003), Il linguaggio emozionale del corpo, Baldini Castaldi Dalai ed. - J. Chevailer, A. Gheerbrant (1986), Dizionario dei simboli, BUR ed. - G. Cianti (1999), Body Building, Fabbri ed. - J. C. Coste (1981) La psicomotricità, La Nuova Italia - F. Dolto (1984), L’immagine inconscia del corpo, Tascabili Bompiani - G. Durand (1972), Le strutture antropologiche dell’Immaginario, E. Dedalo - C. Filippi, Appunti di Ostetricia - U. Galimberti (1987), Il corpo, Feltrinelli - U. Galimberti (2006) Manuale di Psicologia I e II volume, Le Garzatine, Garzanti Libri - M. Klein (1972), Il nostro mondo adulto ed altri saggi, Psyco G. Martinelli, Firenze - A. Lapierre (2001), Dalla psicomotricità relazionale all’analisi corporea della relazione, Armando ed - A. Lapierre, B. Aucouturier (1982), Il corpo e l’inconscio in educazione e terapia, A. Armando ed. - A. Lapierre, B. Aucouturier (1975), La simbologia del movimento, A. Armando ed. - F. Leboyer (1974), Per una nascita senza violenza, Tascabili Bompiani - J. Le Boulch (1975), Verso una scienza del movimento umano, A. Armando ed. - J. Le Boulch (1984), Lo sviluppo psicomotorio dalla nascita ai 6 anni, A. Armando ed. - Manuale del Fitness: la guida completa ISSA, Sporting Club Leonardo da Vinci ed. - Prof. Milani Comparetti, Motricità o psicomotricità, Per mio figlio consorzio, ANPEP - L. Pulvirenti (2007), Il cervello dipendente, I Garanti Salani ed. - M. Schneider (1992), La musica primitiva, Adelphi ed. - M. Strauss, Il linguaggio degli scarabocchi, Ed. Filadelfia - P. Vayer (1973), Educazione psicomotoria nell’età prescolastica, Armando ed. - M. von Cranach, G. Ochsenbein (1994), Agire: la forma umana del comportamento, Il Mulino 3 - C. Widdmann (2003), Il simbolismo dei colori, Ed. Magi - A. M. Wille (1996), La terapia psicomotoria dei disturbi minori del Movimento, E. Marrapese, Roma - D. Winnicott (1974), gioco e realtà, A. Armando ed. - L.R. Zorzan, Appunti di psicopedagogia dell’età evolutiva LINKOGRAFIA: - http://www.esoterica.org - http://www.psychomedia.it - http://www.giorgioantonelli.it/art49sem.html - http://www.giorgioantonelli.it/art38res.html - http://www.acam.it/lamentazione.htm - http://digilander.libero.it/paolocoluccia/attacchidipanico.htm - http://www.neurolinguistic.com/proxima/articoli/art-34.htm - http://guide.dada.net/sogni/interventi/2005/12/237787.shtml - http://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/infanzia/articoli/infa5.htm - http://www.homolaicus.com/teoria/morte/morte.htm 4 1. LA SIMBOLOGIA DELL’AGIRE: SIGNIFICATI ANTROPOLOGICI, PSICOLOGICI, SOCIOLOGICI Inizialmente tutto l’universo era caos dove gli elementi compivano un incessante “brulichio” di movimenti anarchici. Secondo i miti della creazione, l’origine della vita parte sempre da un’azione. Nell’istante in cui un dio manifesta la volontà di creare se stesso, un altro dio o il mondo emette una vibrazione, un suono, espira, sospira, parla, canta, grida, urla, tossisce, singhiozza, vomita, tuona, suona uno strumento musicale, manipola oggetti materiali e attraverso il soffio creatore dà loro vita. Il caos, l’abisso primordiale, la caverna, la fessura nella roccia sono immagini dello spazio vuoto, del non essere, dell’animato da cui parte il soffio vitale, l’azione che dà origine alla vita. In tutto questo l’uomo si colloca nell’universo come essere in relazione con gli altri simili della sua specie e in relazione con il mondo. Per essere in relazione c’è bisogno di comunicare e la comunicazione nasce da una distanza tra due o più individui. Tutti gli esseri animali sviluppano la propria esistenza in una rete fitta di relazioni; in questo tessuto si interagisce attraverso simboli per comunicare nella distanza, nella lontananza. In particolare nell’uomo si strutturano delle rappresentazioni simboliche che si costruiscono sulla base di immagini motorie nelle quali l’esperienza della vita e l’adattamento all’ambiente danno inizio ad un investimento carico di significati, simbolico, in stretta concomitanza con i gesti del corpo e i centri nervosi del cervello. L’agire implica un’azione e ha una funzione adattiva di carattere vitale. Secondo Peron Borrelli M. e Perron R. “essa è adattiva perché produce degli effetti sul mondo esterno” e più precisamente “un’azione è ciò che esercita o si suppone eserciti un effetto sull’altro” 1. Nel rapporto tra madre e bambino, durante il processo di evoluzione nella relazione fusionale, il carattere fondante dell’azione è la reciprocità delle trasformazioni del soggetto e dell’ ”oggetto madre” implicando il processo comunicativo sia esso conscio o inconscio. Per trovare la strada verso l’individuazione è importante che il bambino sperimenti e trovi uno spazio fusionale, di sicurezza, condiviso con l’altro e non più fuso con lui. Ecco che, nell’evoluzione del bambino, il gioco diventa un’attività primaria che 1 Fantasme et action in « Revue française de psychanalyse», (1987) PUF, Paris 5 stimola le sensazioni e le emozioni interne ed esterne in un processo creativo per la distanziazione dall’altro e per la costruzione dell’Io. Secondo la Psicologia e la Sociologia le esperienze interiori che accompagnano l’agire possiedono diverse qualità come la consapevolezza della definizione di un obiettivo, della pianificazione, del controllo e dello scopo. La scelta soggettiva dell’azione è strettamente influenzata dalle situazioni vissute e dagli scopi futuri. Esiste un collegamento tra presente, passato e futuro in quanto, come affermano M. von Cranach e G. Ochsenbein, “il passato ricordato ed il presente vissuto giustificano il futuro desiderato, dunque l’obiettivo ed il senso di sé costituisce uno dei presupposti per l’esecuzione di azioni consapevoli e finalizzate”2. Inoltre, in Psicologia, secondo le teorie dell’azione di M. von Cranach, le azioni affettive sono così caratterizzate: “le circostanze esteriori attualizzano delle disposizioni sentimentali, i sentimenti richiamano le disposizioni motivazionali; gli affetti disturbano lo svolgimento delle operazioni cognitive che normalmente preparano le azioni”3. In Sociologia, si nota che i processi psichici che costituiscono le basi dell’agire sono nella sostanza determinati dalle circostanze sociali in cui i più importanti fattori sono le regole. Come sottolinea R. Harré, psicologo e filosofo sociale neozelandese, “le modalità di reazione degli uomini sono dipendenti da come essi hanno interpretato il significato della situazione in cui si trovano e dalle regole e convenzioni che, in funzione di tale significato essi accettano”4. Così, nel processo di crescita, il corpo sempre meno libero di muoversi si trova nell’età adulta alienato ed inglobato dal processo lavorativo e produttivo costretto a ritrovare il proprio spazio vitale nel tempo libero o nello sport. Si approfondiscono i fattori che influenzano il desiderio ed il potere di agire in particolare nei capitoli 7 e 8. 2 3 4 M. von Cranach, G. Ochsenbein - Agire: la forma umana del comportamento, pag. 39 M. von Cranach, G. Ochsenbein - Agire: la forma umana del comportamento, pag. 57 M. von Cranach, G. Ochsenbein - Agire: la forma umana del comportamento, pag. 72 6 2. IL CONCETTO DI MOVIMENTO DAL PUNTO DI VISTA FISICO Prima di vedere gli aspetti più psicologici dell'argomento si vuole analizzare il concetto di movimento valutando la biomeccanica e la cinetica del corpo. Premesso che, in generale, gli studi moderni in campo sportivo tendono a valutare il corpo come uno strumento da sezionare, analizzare, allenare per ottenere la miglior performance, solamente pochi sport, come la lotta libera ed il judo, programmano e svolgono un allenamento che abbina mente e corpo ottenendo un risultato funzionale a livello globale. Anche negli altri sport c’è una componente psicologica ma viene usata principalmente per ottenere una miglior prestazione fisica o per il risultato. Un esempio evidente è la cultura del body-building, chiamato in passato culturismo, dove l’interesse è per il corpo visto come un oggetto, per la scienza dell’allenamento sportivo, per l’estetica. Questa disciplina, come tante altre, studia in particolare anatomia, biomeccanica, fisiologia, endocrinologia, scienza dell’alimentazione. Le discipline atletico-sportive sono nate e si sono particolarmente sviluppate per soddisfare un aspetto importante radicato nella natura umana e affondano le proprie radici già nella preistoria. Molti soggetti che praticano il body-building si identificano ancora oggi nell’archetipo dell’uomo guerriero per il bisogno di esibire forza e potenza alimentando così questo modello nell’inconscio collettivo. Ne sono esempio i miti intramontabili di Ercole o Superman; il nome è cambiato ma le caratteristiche sono le stesse: fisico forte e muscoloso, impegno continuo, forza sovraumana, gesta al di sopra delle capacità dell’uomo comune, qualità creative, aggressive, sicurezza di sé, uomo indistruttibile e immortale. In particolare nell’uomo maschio, grazie a un intenso esercizio fisico in soggetti particolarmente allenati o atleti, si può produrre un ormone, il testosterone, che provoca a livelli elevati le stesse sensazioni prima citate esercitando un’azione diretta sul cervello. Ecco che allora, lo sforzo fisico all’interno di un allenamento, per gli atleti come lo è stato in passato per gli antichi guerrieri o amazzoni, soddisfa le proprie innate pulsioni di affermazione come l’esaltazione della vittoria sul nemico. 7 La pratica spontanea dell’allenamento, rispetto al passato, è diventata sempre più una disciplina scientifica e razionale allontanandosi dalla funzione sociale e relazionale ricoperta nei popoli primitivi. Attualmente le facoltà universitarie che studiano il movimento motorio in generale si basano sull’anatomia, sulla fisiologia, sulla chinesiologia e la biomeccanica. In particolare l’anatomia è lo studio della struttura del corpo; la fisiologia è lo studio della sua funzione; la struttura determina la funzione, ossia, il corpo umano può eseguire certe funzioni per la sua struttura; la struttura corporea può cambiare per svolgere meglio una determinata funzione e questo è ciò che accade con l’esercizio fisico; un muscolo si sviluppa in risposta all’esercizio. Fisiologia e anatomia risultano così strettamente correlate e dipendenti l’una dall’altra. Se la scienza del movimento in campo sportivo non può fare a meno degli studi sopra citati, nella psicomotricità è importante conoscere queste materie ma anche la simbologia come pure il contesto sociale con cui il corpo è in relazione. Si evidenziano ora alcuni aspetti di anatomia, fisiologia, chinesiologia e simbologia mentre si tratteranno nei prossimi capitoli gli aspetti socio-psicologici legati alle pulsioni di movimento. 2.a Le ossa In Anatomia e Fisiologia le ossa non sono aridi pezzi di legno ma tessuto vivo, senza il quale il corpo umano sarebbe un mollusco. Sono formate da cellule attive che costruiscono in continuazione nuovo materiale osseo. Le ossa sono più di 200, composte da acqua e calcio e con la capacità di saldarsi da sole. Infatti se un osso è fratturato inizia rapidamente a ricomporsi depositando nuovo tessuto attorno alla frattura. Oltre a fornire la struttura, hanno altre importanti funzioni. 1. le ossa agiscono da leva e da aggancio per i muscoli favorendo la locomozione; 2. hanno il compito di produrre i globuli rossi in particolare nei primi stadi di vita; 3. sono il più grosso serbatoio per l'organismo di molti minerali fondamentali e proteggono gli organi vitali; 4. si rinforzano solo attraverso lo sforzo che viene provocato ai muscoli. 8 In simbologia le ossa sono considerate come l’armatura simbolo di fermezza, forza e virtù; sono l’elemento permanente e primordiale dell’essere. “Per i popoli dei cacciatori le ossa, costituendo la parte più durevole se non indistruttibile del corpo umano, l’interno, il suo supporto del visibile, sono il simbolo dell’essenziale, l’Essenza della creazione…portatrici del principio di vita”5. 2.b Le articolazioni In anatomia, fisiologia e chinesiologia le articolazioni sono il punto in cui due ossa si congiungono; la maggior parte di esse permette il movimento. L’ampiezza del movimento è limitata dalla struttura dell’osso e dall’attacco del muscolo su di esso. Hanno il compito di fornire alle ossa un meccanismo che permetta il movimento, con vari gradi di forza, stabilità e mobilità. Esiste una relazione inversa tra mobilità e stabilità delle articolazioni: con l’aumentare della stabilità diminuisce la mobilità e viceversa. In simbologia il simbolismo delle articolazioni si avvicina a quello dei nodi. Presso i popoli primitivi dei Bambara le sei società iniziatiche che scandiscono la vita umana sono associate alle sei principali articolazioni delle membra; esse articolano la società umana e danno all’uomo i mezzi per realizzarsi. Le antiche popolazioni delle Antille ritenevano che l’uomo fosse dotato di più anime e pensavano che esse avessero sede nel cuore, nella testa, e nelle articolazioni dove batte il polso. 2.c Il sistema nervoso In anatomia e fisiologia il sistema nervoso è il principale coordinatore di tutte le funzioni del corpo; senza la sua stimolazione non esisterebbe il movimento. E’ costituito da due parti: il sistema nervoso centrale e quello periferico. Il primo comprende il cervello e la colonna vertebrale; il secondo è ulteriormente suddiviso in autonomo e somatico. Il 5 J. Chevailer, A. Gheerbrant - Dizionario dei simboli, concetto di ossa 9 sistema nervoso autonomo agisce sui vasi sanguigni, sulle ghiandole e sugli organi interni e si divide a sua volta in due parti: il sistema nervoso parasimpatico che rallenta le funzioni organiche, conservando quindi energia e il sistema nervoso simpatico che le accelera, aumentando quindi l’uso di energia. Il sistema nervoso somatico innerva i muscoli scheletrici, per cui è il più coinvolto nell’attività fisica. In simbologia difficilmente si trovano approfondimenti sul sistema nervoso, né su nervi, né su tono. E’ stato citato il sistema nervoso perché conoscere la sua funzione principale è utile in campo psicomotorio, psicosomatico e psicologico per capire dove ha origine la pulsione di movimento, concetto che verrà approfondito nel prossimo capitolo. 2.d I muscoli In anatomia e fisiologia mentre lo scheletro fornisce la struttura del corpo umano, i muscoli ne danno la forma. Sono preposti al movimento e concorrono al mantenimento della temperatura corporea, poiché uno dei sottoprodotti della contrazione è la produzione di calore. Tutte le unità motorie (neurone e fibre muscolari innervate) seguono il principio del “tutto o niente”: tutte le fibre muscolari di una unità, se stimolate da una resistenza, si contraggono completamente o non si contraggono affatto. Il tono muscolare è uno stato fisiologico di attivazione minima fondamentale per la vita. Esso consente: - di rimanere in piedi, fermi; - di vincere la forza di gravità mantenendo autonomamente l’equilibrio; - di mantenere le posture autonome senza il controllo della volontà specialmente la capacità; - di rispondere immediatamente ad una necessità motoria senza tempi di latenza patologici. Il movimento è il prodotto della forza per la velocità e l’angolo articolare (raggio d'azione). 10 In filosofia U. Galimberti critica il punto di vista della scienza: “se infatti l’anatomia è lo studio degli organi corporei nella loro esteriorità, se la fisiologia è la ricostruzione sintetica del vivente a partire da questa esteriorità, anatomia e fisiologia sono condannate in partenza a non capire niente del corpo, perché lo concepiscono semplicemente come una modalità particolare della morte.” “La scienza recide il legame originario del corpo col mondo in cui si raccoglie tutta la nostra vita, per sostituirvi l’idea chiara e distinta dell’oggetto in sé e del soggetto come pura coscienza, in cui nessuno può ritrovarsi se non astraendosi dal mondo-della-vita. … Se scaviamo questa oggettività, non troviamo la realtà che la scienza è convinta di descrivere ma la convenzionalità della sua oggettivazione.” “Il mondo-della-vita è soggettivo e corporeo, il mondo della scienza è oggettivo ed astratto, e la sua costruzione è possibile solo prescindendo da quel universo di intuizioni in cui si articola il mondodella-vita”6. La scienza paragona così il corpo ad una macchina valutando in particolare il rendimento muscolare (il rapporto tra la forza e l’energia impiegata con il lavoro svolto) a livello meccanico, fisiologico e biologico studiando e considerando solo la scienza dell’allenamento per una miglior efficienza fisica. 6 U. Galimberti - Il corpo, pag. 80 - 82 - 85 11 TEST DEL VO₂ MAX Ma in tutto questo il concetto di Uomo dov’è? Si è solo una macchina? Perché la scienza tradizionale non risponde a tali domande? Le Boulch, poliedrico autore, nel libro ”Verso una scienza del movimento umano” affronta l'argomento scrivendo in particolare che “il settore del rendimento sportivo sottomette l’atleta alle stesse costrizioni del lavoratore-robot facendo leva sugli studi di biomeccanica che considerano il corpo umano una macchina sottomessa alle leggi del rendimento. Gli studi scientifici sul movimento umano sono stati incentrati soprattutto su questi aspetti meccanici e sulle condizioni del rendimento”7. 7 J. Le Boulch - Verso una scienza del movimento umano, pag. 30 12 3. DA DOVE PARTE IL MOVIMENTO, PULSIONE DI MOVIMENTO, PULSIONE DI VITA Un canto polinesiano Maori dice: “La forza della procreazione, la prima estasi di vivere e la gioia di fronte alla crescita trasformarono il silenzio della contemplazione nel suono. Quel suono creò il cielo e la terra che crebbero come alberi” 8. Se si confrontano vari miti della creazione provenienti da tutto il mondo si nota che l’inizio della vita, sia essa origine del mondo o degli esseri viventi, è data sempre da una vibrazione che produce un’azione seguita quasi sempre da un elemento acustico. L’abisso primordiale, la bocca spalancata, la caverna che canta, sono immagini dello spazio vuoto e immobile da cui parte la vibrazione della creazione. Il mondo nasce da una vibrazione ed è così anche per l’inizio della vita dell’essere umano: l’unione dei gameti maschili e femminili che formerà il feto, già dalle primissime fasi dello sviluppo, evidenzia un veloce movimento cellulare. Dal punto di vista genetico, lo zigote (l’unione del gamete maschile e femminile) si divide in più cellule diventando una serie di cellule embrionali o annessi embrionali, trasformazione necessaria per creare un rapporto, un legame, una comunicazione con l’ambiente circostante. Nell’utero l’embrione compie delle pulsioni primitive, dei movimenti apparentemente senza finalità se non per esigenze iniziali puramente organiche. E’ per questo motivo che gli annessi sono fondamentali per permettere all’embrione in formazione di stabilire un rapporto con la madre attraverso l’impianto in utero e la formazione della placenta. Freud ha dimostrato nelle sue teorie che nell’essere umano lo psicologico prende origine dal biologico e il bisogno fisiologico crea il desiderio psichico e la soddisfazione del bisogno in piacere. Applicando questo principio al bisogno biologico di movimento, si crea tutta una organizzazione psichica fatta di desideri, soddisfazioni, piaceri, di frustrazioni, divieti generatrice di fantasmi e conflitti inconsci. Nel bambino il movimento spontaneo, non stereotipato ed intellettualizzato, si basa su un contenuto sessuale inteso come piacere primitivo organico, di esistere nella mobilità del proprio corpo. Sia nel bambino che nell’adulto si ritrova quindi nel movimento tutta 8 M. Schneider – La musica primitiva 13 l’esperienza emozionale vissuta. “Ogni contenuto emozionale del gesto, poiché esso è in rapporto con le strutture più arcaiche del cervello, risveglia le sensazioni del piacere più primitive e profonde in rapporto con la pulsione vitale del movimento biologico”9. L’essere umano, inteso come essere vivente, attraverso continui stimoli e tensioni nervose, sostiene un’attività indirizzata al mantenimento del proprio equilibrio e sviluppo organico. Il sistema nervoso, in particolare la cellula nervosa, è un sistema energetico auto-attivo. R. Gesell, importante psicologo e medico statunitense, in riferimento all’embriologia dl comportamento, ha elaborato la teoria elettronica dell’attività della cellula nervosa qui brevemente riassunta. ” I gradienti metabolici danno origine a correnti elettroniche che, se sono molto forti, producono una scarica ritmica al loro punto di emergenza. Ogni neurone è così un piccolo sistema chimico il cui metabolismo lancia una corrente elettronica e ritmica intrinseca. Questa corrente centrogena può essere rinforzata da correnti riflessogene che hanno la loro origine nei recettori lontani e negli altri neuroni. Quando la corrente risultante è troppo forte per superare una certa soglia caratteristica, il neurone entra in azione”10. Le reazioni motorie spontanee e primarie sono atte, quindi, a soddisfare in particolare bisogni organici. Le Boulch, nell’interpretazione funzionale dei dati attuali della neuro-fisiologia, dice che nell’organismo totale questa tensione a livello di neuroni motori crea un vero bisogno di movimento detto non specifico, che necessita di una liberazione attraverso una motricità fine a se stessa. Dopo la nascita il bambino, che viene separato dalla circolazione sanguinea materna, vive l’alternanza tra una sensazione di privazione (provocata dall’abbassamento di concentrazione dei metabolici nel sangue) e la soddisfazione di questo bisogno fondamentale. Fino ai 2 mesi il periodo è caratterizzato dall’instaurarsi di questa forza pulsionale, primo motore del comportamento. Il neonato oscilla così tra uno stato di bisogno che si manifesta attraverso un’elevazione del tono all’origine di scariche muscolari impulsive (come le crisi) e uno stato di quiete cui corrisponde un abbassamento del tono. L’equilibrio di questo comportamento tonico-emozionale è in 9 10 J. Le Boulch - Verso una scienza del movimento umano J. Le Boulch - Verso una scienza del movimento umano, pag. 67 14 funzione dell’attenzione che l’ambiente circostante presta al bambino e l’esperienza corporea vissuta rimane inscritta nel suo inconscio. Secondo gli studi di Pavlov, a livello di strutture percettive, la tensione serve per soddisfare il bisogno d’informazione così il contatto stesso con un oggetto rappresenta un bisogno primario e stimola il riflesso di orientamento. Altre reazioni, dette da Le Boulch di investigazione, implicano uno spostamento ma esiste anche una motricità senza spostamento, ad esempio nella percezione tattile come la palpazione, la manipolazione, l’investigazione visiva e la reazione all’ascolto anche se questi ultimi hanno un riflesso senso-motorio più limitato. Vi è anche la funzione di vigilanza strutturata in due forme: la prima assicura la regolazione del livello di attività percettiva attivando le strutture nervose della corteccia celebrale che, sul piano del comportamento, determinano l’intensità con la quale reagisce l’organismo al mondo che lo circonda e la seconda con cui l’organismo sceglie nell’ ambiente lo stimolo che soddisfa i suoi bisogni attuali di tipo adattivo. Esistono però altre reazioni motorie apparentemente senza obiettivo o scopo da raggiungere, a volte assurde, ma che esprimono un certo modo di essere della personalità rivelando emozioni e sentimenti che l’individuo prova in una determinata situazione. Se il movimento viene inteso come gesto in quanto esprime una realtà umana carica di emozioni, è importante considerare non solo lo spostamento del corpo o dei suoi segmenti ma anche le reazioni toniche e mimiche che esso provoca. Così, le forme dell’attività motoria, siano esse istintive, organiche o primitive sono sempre influenzate dall’ambiente fisico, sociale e culturale. La funzione del gioco diventa fondamentale perché è un’attività di esplorazione dell’ambiente, favorisce le scariche motorie e il bambino trova il piacere di ricreare un mondo immaginario dove tutto avviene secondo i propri desideri. 15 4. IL CONCETTO DI VITA, IL MOVIMENTO DEL FETO IN GRAVIDANZA Per capire fino in fondo il termine vita è necessario definire in senso generale che “non c’è vita senza movimento e l’arresto del proprio movimento per tutta la materia vivente è morte”11. Secondo un’ottica filogenetica il feto in gravidanza si sviluppa e cresce seguendo la stessa evoluzione avvenuta a livello primordiale in tutti gli esseri viventi. Il movimento in utero dell’embrione umano è un primo movimento biologico interno che, un po’ come avviene nell’ameba (un essere acquatico di struttura primitiva), trasmette questi primi segnali di vita apparentemente privi di finalità. L’organismo non è mai un sistema a riposo, ma è sempre la sede di un’attività: il bisogno d’azione è il bisogno stesso di vivere. Nelle prime fasi evolutive si associa a questo movimento biologico un’azione diretta verso l’esterno per soddisfare bisogni fisiologici di nutrimento e spostamento. E’ solo successivamente che si instaura una funzione detta di relazione sviluppando sistemi neuromotori e ormonali che rimangono continuamente in relazione con le funzioni vegetative. Da un bisogno fisiologico del feto parte e si crea tutta un’organizzazione psichica fatta di desideri, piaceri, soddisfazioni ma anche conflitti, frustrazioni, divieti. Le pulsioni dirette all’appagamento del desiderio, come può essere il piacere del movimento in sé al di fuori di ogni finalità, sono pulsioni di vita in cui il corpo si muove sollecitato dal desiderio. Si sviluppa quindi un fattore motivazionale in cui il carattere della reazione ha un determinato significato perché è in funzione di un bisogno. Freud ha approfondito i diversi aspetti del piacere (libido) analizzando il rapporto tra motricità, oralità e sessualità. Se si pensa all’epoca e all’ambiente culturale in cui ha vissuto Freud, in cui il corpo veniva considerato come sede passiva di ricezione di sensazioni erogene ed ogni espressione spontanea era censurata. Solamente negli ultimi decenni si è rivalutato il ruolo attivo del corpo che ricerca piacere nel movimento e nell’agire liberando e favorendo le proprie espressioni spontanee. Il corpo viene riconsiderato non solo sul piano neuro-motorio e cognitivo ma anche a livello simbolico in cui il movimento viene vissuto ed inscritto sulla pelle. La nascita 11 A. Lapierre, B. Aucouturier – La simbologia del movimento, pag. 45 16 diventa la matrice con cui il nascituro si confronta per affrontare le altre tappe della vita. Questa esperienza talmente carica di emozioni è ben raccontata da F. Leboyer, medico francese che ha introdotto in Europa un approccio non tradizionale al parto, basato su tecniche orientali, recuperando il valore di questa esperienza come momento di amore e non soltanto di efficientismo ospedaliero. “ Un giorno, la prigione si anima… ecco che come una piovra si mette a stiracchiarlo, a spianarlo. Lui, terrorizzato, subisce. La contrazione se ne và. Torna. Ricompare… Non sono forti. No. Tornano, come per gioco. Di modo che, passati i primi terrori, il bambino si abitua. Anzi…finisce per apprezzarle! Dentro quella prigione monotona, ora la contrazione lo distrae. Finisce con l’aspettarla, per sperarla. Essa anima la sua vita… Quando viene, quando lo avvolge, lo stringe, lui si lascia fare. Tende la schiena. Freme di piacere a questo gioco voluttuoso… Un bel giorno, il gioco finisce… La cosa, quella cosa che lo baciava, diventa cattiva…lo soffoca. Non gli vuol più bene: lo scaccia… è cominciato il parto. E improvvisamente una forza irresistibile, smisurata, demente, s’impadronisce del bambino. Una forza cieca, che lo preme, lo spinge, lo forza verso il basso… La prigione diventa folle…le pareti si stringono ancora. La cella si trasforma in tunnel, il tunnel in un imbuto!... La sua paura non ha più limiti. Quando, improvvisamente, si trasforma in furore…Deve uscire! Deve uccidersi, se necessario… quel muro cieco, ottuso, che lo trattiene, che gli impedisce di passare, sono un’unica e medesima cosa: la madre!...E’ pazza! E’ lei che bisogna uccidere. Perché è lei che si erge tra il bambino e la vita… Ebbro di disperazione e d’angoscia, …combatte con l’energia della disperazione… Il bambino è nato… E i muri, dove sono? Scomparsi, svaniti. Niente! Il vuoto! E tutto il suo orrore. Libertà intollerabile! Madre mia, galera maledetta, dove sei? Solo, non sono altro che un nulla, una pura vertigine. Riprendimi! Trattienimi. Schiacciami, strapazzami, distruggimi! ... Purché io esista…”12 12 F. Leboyer – Per una nascita senza violenza, da pag. 36 a pag. 39 17 La vita, già dal momento della nascita, si contrappone alla morte intesa inizialmente come riposo per il soggetto in cui manca il desiderio di ideare, fare qualcosa, di comunicare con l’altro rimanendo in una posizione passiva. La vita racchiude in sé questa primaria necessità di muoversi per esistere e differenziarsi da ciò che è inanimato e fermo. Nasce l’esigenza di soddisfare il desiderio del piacere che, come nella nascita, stimola e crea una comunicazione intensa con la madre. Seguendo le tappe dello sviluppo, il bambino può scoprire altri piaceri oltre al corpo della madre nella relazione fusionale alimentando il suo desiderio di conoscere il mondo circostante e stimolando l’impulso primario di muoversi ed agire. Dagli anni ’80, si sono sviluppati molti studi prenatali grazie all’utilizzo dell’ecografia come prassi ospedaliera per monitorare la condizione del feto in gravidanza. In particolare si sono iniziate ad osservare le capacità motorie ed emotive del feto basandosi su esperimenti condotti sugli animali. Secondo tali studi lo sviluppo del feto può essere riassunto nelle seguenti fasi. 4.a Le Fasi dello sviluppo del feto Nello sviluppo motorio pre-natale il feto verso la 6ˆ settimana inizia a compiere dei movimenti di fibrillazione, vibrazioni date dalle cellule muscolari in particolare da quelle masse di cellule che comporranno la colonna vertebrale proprio perché, differenziandosi prima delle cellule nervose, sono le più primitive. Dalla 6ˆ settimana l’embrione galleggia in una sfera liquida contenuta in una membrana amniotica. I muscoli sono particolarmente sensibili alle influenze dell’ambiente che provocano variazioni di tono nei muscoli assiali (quelli della colonna vertebrale). Dalla 7ˆ fino alla 9ˆ settimana le influenze dell’ambiente che provocano un riflesso del tono creano una conseguente modifica della postura del feto e stimolano le prime risposte tattili. Tra l’8ˆ e la 9ˆ settimana il feto di circa 25 mm comincia a percepire il proprio peso adattando la postura e controllando il senso di pesantezza. In questa fase vi è un 18 passaggio dalla stadio neuro-motorio allo stadio senso-motorio. Iniziano dalla 10ˆ settimana i primi movimenti spontanei. Dalla 14ˆ settimana i movimenti diventano più numerosi e forti e la madre avverte i primi movimenti fetali di massa. In questa fase tutte le parti della cute servono da zona di riflesso e le reazioni si estendono su tutto il feto. Il periodo che trascorre tra il 3ˆ e il 6ˆ mese, secondo gli studiosi Nicholas e Baron, è di estrema importanza perché accelera la maturazione e la coordinazione dell’attività dei gruppi muscolari. I movimenti inizialmente spontanei che interessano tutto il corpo diventano più specifici. Dal 6ˆ mese i diversi meccanismi recettori e neuro-muscolari agiscono in maniera sempre più indipendente: il movimento della lingua, la protusione delle labbra in avanti come per poppare, le contrazioni ritmiche del torace, provocano un flusso e un reflusso del liquido amniotico fortificando il meccanismo neuro-muscolare della respirazione. Da qui in poi il feto reagisce anche agli stimoli provocati dalla contrazione dell’utero sviluppando la comunicazione tra feto e madre. Lo spazio interno si fa sempre più piccolo ed il nascituro risponde più frequentemente agli stimoli tattili dati dalle contrazioni uterine. Inizia anche il ritmo sonno-veglia che prepara sia il feto che la madre al dopo parto. Al momento della nascita è il nuovo nascituro che lotta e si sforza veramente per venire al mondo. Vi sono dei netti segnali corporei che manifestano il grande investimento fisico come l’accelerazione dei battiti del cuore che indicano lo sforzo disperato, la paura e l’angoscia che il feto prova in questa lotta per la vita. Le informazioni per prepararsi in modo adeguato sono contenute all’interno dei geni e il lavoro che compie insieme alla madre viene coordinato da un linguaggio interno che si esprime attraverso il sistema nervoso e la secrezione ormonale (ossitocina, endorfine, prolattina, adrenalina). Il bambino nato, grazie agli elevati livelli di adrenalina fetale presenti, si mostra attivo ed è in grado di orientarsi attraverso i sensi, pronto a riconoscere la madre promuovendo il processo di attaccamento. Risponde agli stimoli esterni: per esempio attraverso il pianto 19 usa competenze motorie per esigenze fisiologiche come ripulire i polmoni, attua il riflesso di suzione, ecc… La nascita è la matrice della relazione madre-bambino che condizionerà la modalità di dare e ricevere nel loro futuro rapporto. 20 5. L’ENERGIA DELLA NASCITA Nella cultura Ellenica, in particolare con Ippocrate, si credeva che fosse il bambino a cercare di nascere. Pensavano che verso il termine della gravidanza il nutrimento al bambino iniziasse a mancare e così, sentendosi in pericolo, fosse costretto a lasciare “la caverna oscura” che finora lo aveva ospitato. Spingendo con i piedi cercava di aprirsi un varco verso l’esterno, verso la libertà. Oggi, attraverso l’aiuto della tecnologia e delle scoperte della scienza, si conosce che lo stimolo che scatena le doglie parte dal bambino proprio come ritenevano gli Antichi. Questa forza vitale, questa energia primordiale è espressa fortemente proprio nel momento del parto in cui il bambino trova un ambiente nuovo che, a seconda dell’accoglienza, sensibilità e calma, lascia esprimere le potenzialità personali del nuovo nato. Questo momento viene per sempre inscritto sulla sua memoria non a livello intellettuale ma corporeo. Non esiste infatti una esperienza “interna” e una “esterna” perché ogni momento è riflesso del mondo dell’Io-corpo e la modifica dell’Io-corpo per effetto del suo rapporto col mondo. Spesso il parto perde la sua sacralità e diventa manifestazione affrettata e insensibile di efficientismo ospedaliero che toglie spazio e com-passione a questo atto di amore tra la madre ed il bambino. Con un’attesa più calma e lunga si rispettano e si ascoltano i tempi del bambino facilitando un totale investimento della madre per entrare in sintonia con il nascituro in particolare nel momento delle doglie. La relazione madre-bambino può così trasformarsi seguendo dinamiche di alternanza tra desiderio di unione, di simbiosi totale e di autoaffermazione, separazione. Nella fase attiva il ritmo delle doglie si fa sempre più intenso e coinvolgente ed esprime la volontà di separazione dal corpo per permettere la nascita. Il bambino si prepara gradualmente alla separazione per lasciare un luogo protetto, caldo e rassicurante mettendo in gioco la propria forza, la determinazione nel voler nascere ed andare incontro alla vita. La funzione delle doglie a livello psicologico e affettivo è proprio quella di preparare l’apertura verso il bambino e verso l’essere madre. Vi sono degli ormoni che 21 vengono prodotti proprio dalla ritmicità del travaglio e al momento del parto, in particolare: l’ossitocina, le endorfine, la prolattina, l’adrenalina. Ossitocina: è l’ormone che governa tutti gli aspetti del comportamento riproduttivo dell’uomo e della donna. Endorfine: sono responsabili della sensazione di benessere dello stato di eccitazione e di gioia che pervade la madre al momento della nascita. Prolattina: è l’ormone deputato al nutrimento, che produce tenerezza nei genitori per il loro bambino e li spinge a creare un nido. Adrenalina: è l’ormone dell’azione, della reazione allo stress, della forza e della lotta. Durante il parto dà al bambino la forza di aggredire, orientarsi e andare verso il mondo per prendere il suo posto. Se il parto è fisiologico con un suo inizio spontaneo, dettato cioè dal bambino, gli ormoni favoriscono il massimo rendimento. Il bambino ha delle competenze che lo mettono in grado di inviare dei segnali forti per soddisfare i propri bisogni: ecco che nell’alternanza tra richiesta e soddisfacimento egli allena la sua capacità reattiva. Reagire alla pressione interna, spingersi fuori attivamente, lottare per venire al mondo, sono esperienze primarie fondamentali per la vita futura e per la salute perché favoriscono la reattività. Se ottiene risposta ai suoi segnali, se si instaura un dialogo tra lui e chi lo cura, impara che vale la pena mandare dei segnali, lottare. Se i suoi segnali vanno a vuoto e non vengono raccolti, dopo un tempo più o meno lungo il bambino si rassegna e non lotta più. Diventa “tranquillo e buono”, un bambino facile che non chiede. Ma il suo ritmo diventa statico e il suo sistema endocrino comincia a produrre cortisolo, l’ormone della sottomissione, si ammala più spesso attivando il meccanismo di stress-adattamento-esaurimento. Le competenze acquisite sono soprattutto a livello emozionale; esse sono evidenti nelle reazioni spontanee caratterizzate dalla ricerca del desiderio di vivere il proprio corpo in relazione con il mondo, lo spazio, gli oggetti, gli altri. Mettersi in sintonia con il bambino vuol dire favorire il progressivo superamento, piacevole, delle prime tappe evolutive verso l’esplorazione del mondo circostante. 22 Solo successivamente, dai piaceri primitivi si evolve verso quelli più astratti ed intellettualizzati continuando questa ricerca per tutta la vita se alimentata dal piacere della scoperta. F. Leboyer, osservando un bambino appena nato dice: “…come non invidiare questo bimbetto, come non essere gelosi di lui, noi che siamo fatti di pezzetti, di frammenti. Noi che abbiamo perduto questa unità primeva. Noi che siamo tutti dispersione e distrazione. Noi che non la smettiamo mai di sognare di essere altrove. Noi che siamo semplicemente incapaci di essere lì…”13. E’ proprio nei primi contatti con il mondo esterno che il bambino vive l’esperienza del dentro e del fuori. Nella pancia il mondo del nascituro è scandito dal ritmico battito cardiaco e dal movimento dolce del respiro in cui tutto è armonioso e sintonizzato Anche in natura tutto ciò che si muove è vivente e l’arresto del movimento è morte, cosa inanimata, senza vita. Egli, sostenendo il valore ed il diritto di una nascita senza traumi e violenze, racconta in un suo celebre libro come il bambino vive emozionalmente la nascita: “ Il bambino è nato… E i muri, dove sono? Scomparsi, svaniti… Il vuoto! E tutto il suo orrore. Libertà intollerabile!... Madre mia, galera maledetta, dove sei? Solo, non sono altro che un nulla, una pura vertigine. Riprendimi! Trattienimi. Schiacciami, strapazzami, distruggimi! Purché io esista…”14 Il bambino vive un' esperienza drammatica quando perde il contatto diretto con la madre troppo bruscamente. I primi contatti con il mondo vissuti con angoscia e disperazione lasciano un segno tangibile nella pelle, nelle ossa, nel ventre, nella schiena e portano il bambino a cercare rifugio sprofondando su se stesso, ripiegandosi, raggomitolandosi, ripetendo la posizione fetale per simbolicamente ricollocarsi in utero. E’ il primo rifiuto 13 14 F. Leboyer – Per una nascita senza violenza, da pag. 109 a pag. 114 F. Leboyer – Per una nascita senza violenza, pag. 39 23 verso la crescita ritornando feto, ritornando di nuovo prigioniero di quel ventre materno così accogliente e amoroso ma anche pericoloso e cattivo. Queste esperienze iniziali di angoscia di morte possono essere tranquillizzate affrontando e proponendo dolcemente i primi contatti con il mondo. Si ripristina così un dialogo tonico tra la madre e bambino attraverso semplici gesti come adagiando il neonato sul ventre della madre e lasciando che il cordone ombelicale cessi di battere naturalmente. Favorire quindi una nascita naturale, rispettando sin da subito i ritmi ed i tempi del bambino, esprime già la capacità di entrare in sintonia con lui costruendo la matrice per la futura relazione madre-bambino. In particolare F. Leboyer sottolinea il valore simbolico e fondamentale della nascita e delle prime esperienze vissute che strutturano il nucleo psico-affettivo profondo e inconscio della persona condizionando tutta la sua evoluzione. 24 6. ESPRESSIONE E MOVIMENTI SPONTANEI L’uomo dispone del suo corpo per agire e per esprimersi in situazioni in cui talvolta deve accomodarsi e non soltanto reagire. Il comportamento motorio è stato analizzato da vari studiosi che hanno classificato in modo esaustivo tutte le dimensioni del fenomeno. Ad esempio, secondo Le Boulch: “…una classificazione è in rapporto ai bisogni dell’organismo in cui i movimenti vengono descritti come modi oggettivi di relazione tra un organismo e un ambiente di oggetti e di persone”15. Egli distingue un’attività di tipo adattivo di carattere intenzionale che ha lo scopo di raggiungere un obiettivo e un’attività di esplorazione non specifica. In un rapporto di relazione con l’ambiente i movimenti manifestano in particolare la personalità in situazione in cui emergono emozioni e sentimenti sottolineando il carattere espressivo del movimento che non è solo preposto al raggiungimento di un obiettivo esterno. Le Boulch afferma che: “…in tale prospettiva esso non è considerato sotto il suo aspetto transitivo, cioè in funzione della sua efficacia rispetto alla padronanza dell’oggetto, ma come segno, attraverso il quale traspare una soggettività”16. Il movimento esprime quindi come il soggetto si rapporta con il mondo esterno: “la prima espressione è una spontanea manifestazione del dinamismo dell’organismo che vive la sua presenza nel mondo”17. Spitz, una delle personalità di maggiore rilievo della scuola freudiana, nell'osservare il neonato descrive che egli è “provvisoriamente e relativamente isolato dal mondo esterno ma con una soglia di percezione molto elevata”. Questa condizione corrisponde allo stadio preoggettuale e del narcisismo primario descritti dalla psicoanalisi e allo stadio degli impulsi approfondito da Wallon. Lo psicologo Wallon sottolinea che fin dalla nascita il bambino è condizionato da bisogni fisiologici primari come l’alimentazione e il sonno e comunica con il mondo attraverso delle reazioni tonico-emotive. In presenza di uno stato di insoddisfazione si notano nel neonato reazioni toniche forti con una agitazione motoria 15 16 17 J. Le Boulch – Verso una scienza del movimento umano, pag. 101 J. Le Boulch – Verso una scienza del movimento umano, pag. 102 J. Le Boulch – Verso una scienza del movimento umano, pag. 102 25 incoordinata. A bisogno soddisfatto vi è un rilassamento del tono seguito da uno stato di tranquillità. In questo primo stadio si nota in particolare: - il legame tra lo stadio tonico e il bisogno - le variazioni del tono come modo di espressione spontanea delle emozioni primarie Verso il 2° e 3° mese il bambino migliora le proprie competenze stabilendo dei legami tra i suoi desideri e le circostanze esterne. Con l’utilizzo della capacità visiva riesce ad esprimere le prime reazioni mimiche. Verso i 6 mesi, attraverso lo sviluppo sensoriale tattile, che passa attraverso l’uso esplorativo della mano-bocca e la palpazione, può disporre completamente di queste competenze per arricchire lo scambio emozionale e partecipare attivamente nella relazione. La funzione tonica, strettamente legata a quella relazionale, gioca un ruolo importante per la presa di coscienza del sé e della distinzione dell’io e dell’altro. Per Le Boulch: “..è sulla base di una equilibrazione del tono che si potrà sviluppare la funzione transitiva del movimento, e quindi l’attività volontaria efficace e coordinata”18. Dopo i 10 mesi il bimbo impara così a gestire in modo più equilibrato gli impulsi primari per rendere più appropriate le sue risposte alla situazione e migliorando il proprio adattamento all’ambiente. Come spiega Le Boulch queste modificazioni della motricità del neonato, nel senso di una migliore adattabilità, dipendono essenzialmente da due fattori: - la maturazione della corteccia celebrale - il carattere favorevole o sfavorevole dell’ambiente familiare L’ambiente influenza in modo considerevole l’equilibrio tonico-emozionale del bambino. Anche Spitz sottolinea l’importanza dell’atteggiamento affettuoso della madre e dell’ambiente familiare sia per il suo sviluppo che per lo stato tonico. Prima di essere sensibile all’espressione mimica, ed essere in grado di rispondervi, il bambino è influenzato dalla qualità degli stimoli sensoriali quali il contatto cutaneo rappresentato dalle carezze, i baci, la manipolazione in particolare durante il maternage. 18 J. Le Boulch – Verso una scienza del movimento umano, pag. 105 26 Studi sugli animali fatti da Weininger (1955-1956) hanno fatto supporre in generale che “più l’universo del piccolo animale sarà ricco di stimolazioni cutanee, migliori saranno le sue possibilità di adattamento emotivo alle situazioni nuove”. In particolare J. Bolwby (1907-1990), elaborando la teoria dell’attaccamento, approfondisce gli effetti della separazione del bambino dal caregiver e privato del nucleo familiare. L’espressione emotiva è caratterizzata da una risposta spontanea del bambino al suo ambiente e condizionata dall’impulso dei suoi bisogni e dall’atteggiamento del caregiver. Secondo M. Mahler (1897-1986), che studiò il processo di individuazione-separazione tra madre e bambino, già dal 5° mese il bambino prende progressivamente coscienza di essere separato dalla madre e inizia ad elaborare una percezione della propria identità. Il bambino diventa capace di differenziare la madre “buona” e l’estraneo “cattivo” rispondendo così in maniera appropriata sul piano espressivo. I movimenti spontanei, manifestazioni dinamiche dell’organismo vivente, non hanno però lo stesso significato delle manifestazioni provocate o riflesse. Verso gli 8 mesi le reazioni del bambino, si arricchiscono di un carattere tonico-emotivo, frutto degli impulsi primari, delle esperienze corporee vissute, dell’influenza dall’ambiente sociale. Il bambino conosce il mondo e scopre il piacere e il dolore attraverso il corpo. Il corpo diventa espressione di un vissuto che influenzerà inconsciamente le reazioni future ed il tono esprime così il tessuto di cui sono fatti gli atteggiamenti e la mimica. Durante il processo di individuazione e affermazione dell’Io i movimenti diventano meno spontanei. Il fanciullo si rende conto dell’effetto che egli produce in altri e cerca precisamente di produrre effetti ma viene influenzato dal tessuto sociale e familiare cui deve sottostare. Il bambino di 3 anni, vissuto in un ambiente favorevole ricco di scambi affettivi che, grazie ad un maternage attento e positivo, ha potuto confrontarsi con il mondo esterno con successo, risulta beneficiare di una motricità spontanea e armoniosa. Le competenze motorie come lo spostamento, la coordinazione braccia-gambe, l’equilibrio, ecc… risultano ben organizzate sia sul piano ritmico che temporale. Ogni manifestazione contraria (inibizione, rigidità, tensioni inutili, mancanza di coordinazione, aritmia, maldestrezza, …) è espressione delle difficoltà che il bambino deve superare sul piano 27 dell’organizzazione della personalità. Durante questa età i movimenti non sono ancora influenzati da pensieri razionali e sono carichi di attività di esplorazione e sperimentazione del mondo circostante. Ma, come sottolinea Le Boulch “il bambino dispone di una vera memoria del corpo, carica di affettività e da essa orientata, che dipende dalle sue esperienze riuscite vissute precedentemente e valorizzate dall’adulto” . 28 7. IL DESIDERIO DI AGIRE, CHE COSA FRENA L’AZIONE Come quanto citato nei capitoli precedenti, l’azione è strettamente influenzata dalle situazioni vissute e dagli scopi futuri. Nel bambino piccolo che sta formando il proprio senso del Sé, l’agire è condizionato da alcuni fattori quali la forza e la motivazione i quali costituiscono la sua energia. Il tentativo di agire con intenzione e sforzo implica un aspetto di direzione ed uno quantitativo focalizzando l’attenzione su che cosa il soggetto cerchi di fare e con quale intensità effettua i suoi tentativi. Secondo M. von Cranach “le azioni sono dirette verso un obiettivo e l’energia attiva dell’individuo esibisce le qualità dell’intenzione personale”19, un individuo diviene attivo sforzandosi di raggiungere il proprio obiettivo se la meta ha per lui un certo valore. Nella formazione di un concetto di sé il gesto, che è inizialmente legato all’emozione, al momento e al luogo (come accade negli animali), si carica di una funzione simbolica tipica dell’uomo. L’agire in quanto comportamento simbolico ha luogo in un contesto sociale in cui ogni soggetto assume un determinato ruolo nella relazione. Nel bambino il contesto è quello familiare in cui la realizzazione dell’azione, seguendo una determinata direzione, si compie grazie all’impulso motivazionale di processi psicologici che attivano l’energia fisiologica e la impegnano per compiere il movimento, per raggiungere l’obiettivo, lo scopo. La funzione di direzione dell’azione serve all’orientamento, al controllo e alla valutazione dell’azione mentre l’energia impiegata contribuisce alla realizzazione dell’azione. La motivazione si riferisce all’idea generale di impulso d’azione (tendenza di agire). I motivi, ossia i processi motivazionali orientati verso una determinata azione, orientano l’agire e lo dotato di energia. I motivi sono spesso inconsci anche se possono essere controllati e influenzati dal conscio ma dipende dallo stadio di maturazione psichica dell’individuo. In uno stadio conscio la volontà è il processo di attivazione e assegnazione di energia d’azione. La volontà attiva e mantiene in movimento l’agire facilitando il superamento degli ostacoli, degli sforzi necessari per compiere l’azione liberando energia fisica. Come affermano M. von Cranach e G. Ochsenbein “tale energia proviene dai processi metabolici sotto forma di attività fisiologica; essa 19 M. von Cranach, G. Ochsenbein – Agire: la forma umana del comportamento, pag. 51 29 rende possibile l’agire concreto e/o mentale”. La volontà attiva l’agire concreto che, in una cognizione cosciente, supera l’inibizione liberando energia d’azione, innesca l’agire favorendo la possibilità di cambiare direzione all’azione o concludendola. Ponendo in evidenza la situazione psicofisiologica complessiva dell’individuo si deve considerare il rapporto tra azione ed emozione. La natura psicologica dell’emozione sta nell’elaborazione di informazioni in cui avvengono la rappresentazione e la rielaborazione di tale situazione. Il sistema emozionale che comprende le singole emozioni, include delle rappresentazioni che corrispondono a tendenze motivazionali globali che “esercitano un effetto motivante o inibitorio sulla condotta”20. C’è un momento decisivo nello sviluppo del bambino tra i 6 e i 18 mesi, “lo stadio dello specchio” secondo Lacan, in cui iniziano i primi atti volontari coscienti. La maturazione del sistema nervoso nel periodo post-natale fa uscire il neonato da uno stadio di dipendenza totale, da uno stadio di oggetto, affermandosi come soggetto. Da questo momento in poi si sviluppa il pensiero cosciente che si esprime nell’atto di prendere, scoprendo di poter agire sugli oggetti, sul mondo, sull’altro, potere esercitato tramite la mediazione del proprio corpo trovando piacere nel vivere il proprio corpo nel movimento fine a se stesso e senza finalità. Per superare questa tappa fondamentale è necessario che essa non sia colpevolizzata affinché il bambino possa superarla. Bambini troppo colpevolizzati diventano apatici. Bambini che restano fermi a questo stadio possono avere comportamenti instabili, diventare agitati, ipercinetici. Il bambino ha bisogno di esplorare il mondo attraverso il movimento del suo corpo. Reprimere il suo desiderio di agire, nel nome di una “educazione composta ed educata”, favorisce un impoverimento delle esperienze motorie spontanee in relazione agli oggetti, allo spazio e all’altro, svaluta ogni attività creativa e di ricerca personale, svalorizza l’autonomia e lo sviluppo potenziale del bambino. Secondo l’etologia, in particolare gli studi sugli effetti della separazione del bambino approfonditi da J. Bolwby, la capacità di instaurare forti legami emotivi con la o le figure di attaccamento è un comportamento innato che sta alla base della natura umana in cui il legame ha una funzione di sopravvivenza e non è subordinato né allo stimolo della fame 20 M. von Cranach, G. Ochsenbein – Agire: la forma umana del comportamento, pag. 97 30 né a quello sessuale. I comportamenti innati del neonato sono di segnalazione (sorriso, pianto, vocalizzi) di accostamento (aggrapparsi, seguire) e di esplorazione dell’ambiente circostante in cui la teoria dell’attaccamento considera predominante il modo in cui i genitori trattano il bambino. Se l’attaccamento è ansioso-ambivalente il bambino manifesta dei comportamenti insicuri, con angoscia di separazione, con ansia nell’esplorazione, in cui la separazione è vissuta come una minaccia di abbandono. Se l’attaccamento è ansiosoevitante il bambino si aspetta di essere sempre respinto maturando un comportamento emotivamente autosufficiente (narcisismo e falso di sé): ciò accade in bambini rifiutati, maltrattati o istituzionalizzati per molto tempo. In base alle sue esperienze il bambino costruisce un modello operativo interno (MOI) di rappresentazione della madre, del padre e di sé. Questo modello regola il suo sentire e le sue aspettative. Il modello ha un’alta probabilità di essere preso per vero e di agire gran parte in modo inconscio. Inoltre, secondo gli studi sul processo di individuazioneseparazione di M. Mahler, è decisivo il modo in cui si sviluppa il periodo di sperimentazione che va dall’inizio della deambulazione alla posizione eretta. In questo spazio avvengono 3 linee di sviluppo indipendente: 1. l’improvvisa differenziazione corporea dalla madre; 2. l’instaurarsi di un legame specifico con lei; 3. lo sviluppo e il funzionamento degli apparati autonomi dell’Io in stretta prossimità della madre. E’ dunque in questa fase che, secondo Winnicott, nasce l’oggetto transizionale. Il bambino va alla scoperta del mondo allontanandosi fisicamente dalla madre per raggiungere la consapevolezza di essere separato da lei anche se in stretta prossimità. A partire dai 10 mesi il bambino instaura dei meccanismi di difesa contro la minaccia della perdita fusionale e può vivere momenti di smarrimento e sofferenza. Nel periodo della sperimentazione, nella maggior parte dei bambini si nota un abbassamento di umore in cui in assenza della madre si riducono le prestazioni motorie, gli interessi, accompagnati da crisi di pianto. Dai 18 mesi in poi aumenta l’angoscia di separazione (fase di ambivalenza) che si conclude intorno al terzo anno di vita (fase di riavvicinamento) in cui, se l’immagine materna è saldamente interiorizzata, viene 31 superata positivamente. Nella fase di distaccamento si sviluppa uno spazio tra madre e bambino sia fisico che psicologico. E’ forse qui che si sviluppano quei disturbi detti psicomotori in cui c’è la difficoltà o l’impossibilità di trovare quello spazio di sicurezza, condiviso con l’altro e non più fuso con lui e la pulsione di agire è fortemente bloccata. Secondo M. Mahler se vi sono delle interferenze di origine ambientale o esistono dei fattori gravi innati nel processo evolutivo, già dai 18 mesi possono emergere delle patologie infantili come la nevrosi o la psicosi. Esperienze dolorose nel distaccamento vengono vissute, anche dal lattante, come minacce di morte che lasciano nel corpo tracce indelebili. L’angoscia invade il bambino soprattutto in assenza o in fase di organizzazione psichica, alimentando la paura di perdita del proprio corpo, di rottura, di “caduta nell’abisso”, di andare a pezzi, di svuotarsi o dissolversi, di esplodere. Contro l’invasione di angosce arcaiche, soprattutto per la perdita dell’oggetto madre, alcuni bambini agiscono lottando ma altri si lasciano andare manifestando poco tono muscolare, atonia, angoscia attraverso il pianto, il gemito, il singhiozzo, restano in silenzio, non si muovono. Nei casi più gravi queste manifestazioni sono espressione di morte psichica. L’inibizione del desiderio di agire blocca quella espressività motoria cha va nel senso della ricerca dell’oggetto e dell’unità in sé. Secondo gli studi di A. Lapierre e B. Aucouturier se non si presentano segni clinici gravi questi casi evidenziano tutti (nessuno escluso) un livello di angosce arcaiche non sostenute a sufficienza non riuscendo a diminuire l’angoscia attraverso il piacere di agire e di giocare. Le manifestazioni in generale riguardano un deficit del tono che si manifesta: 1. nelle funzioni vegetative quali la digestione, la respirazione, la circolazione, la termoregolazione; 2. nella vita di relazione, creando un disequilibrio della vista, dell’olfatto, del tatto, della prensione, della funzione di equilibrio, della coordinazione senso-motoria; 3. nel sonno con disturbi della funzione onirica e/o sonno interrotto a causa del deficit di relazione fantasmatica con la madre dovuto alla mancanza di interiorizzazione di sensazioni inconsce piacevoli. 32 Secondo Aucouturier “quando il bambino non riesce a risolvere il conflitto tra odio e amore nei confronti dell’oggetto, restano vivi nel suo incoscio desideri di distruzione e angoscia di perdita in cui i sintomi sono l’ipermotricità e la passività motoria collegate con un forte dispiacere. L’espressività motoria ha in questa situazione il senso di un profondo malessere”21. 7.a L’ipermotricità Per stabilire delle relazioni concrete con il mondo esterno questi bambini privilegiano in particolare stimoli visivi e uditivi data la carenza di interazioni e di trasformazioni verso la sensazione di avere un corpo, risultando problematica l’identificazione dell’immagine corporea allo specchio. Per loro è difficile integrare un collegamento tra l’immagine allo specchio del corpo in movimento e le sensazioni cinestetiche. Non riescono ad essere contemporaneamente nel loro movimento e nell’immagine percepita allo specchio. Il disinteresse nei confronti della loro immagine diminuisce la capacità di simbolizzazione provocando una svalutazione di se stessi e alimentando successivamente un’angoscia derivata da una scarsa considerazione personale. Questi bambini instabili hanno difficoltà di attenzione oppure, totalmente presi dalle sensazioni visive e uditive, possono stare calmi davanti al televisore, al computer o quando si racconta una storia che li tocca emozionalmente. Si sentono avvolti dalle immagini o dalla voce narrante e assumono una postura di rannicchiamento talvolta provocatoria e onnipotente ma solo per poco tempo e all’interno di una relazione fuggevole. Hanno una relazione conflittuale con i coetanei perché si sentono sempre feriti, incompresi e sfuggono dalle relazioni con contatto corporeo. 21 B. Aucouturier – Il metodo Aucouturier: i fantasmi d'azione e pratica psicomotoria, pag. 129 33 7.b La passività motoria Questi bambini si sentono abbandonati alla loro insicurezza affettiva e al loro dispiacere, non agiscono, non sognano, non pensano e vivono una grave svalutazione di sé stessi. Rinchiusi nella loro angoscia e sofferenza non utilizzano alcun canale sensoriale per comunicare con il mondo esterno. L’inibizione motoria associata alla repressione delle emozioni esprime la depressione profonda causata dall’assenza del desiderio di agire. Talvolta manifestano delle azioni ossessive nel manipolare piccoli oggetti, come le macchinine, che fanno andare avanti e indietro seguendo dei percorsi ben precisi; oppure realizzano lentamente costruzioni in modo ossessivo che continuano a ripetere senza mai distruggere. Non prediligono la motricità perché l’azione provoca una trasformazione per loro impossibile. Presentano un deficit nelle competenze cognitive e relazionali con frequenti somatizzazioni e comportamenti fugaci, labili. Il disturbo psicomotorio è causato dalla presenza di angosce arcaiche non contenute a sufficienza sviluppatesi nella fase di attaccamento del lattante. In questi casi il bimbo ricerca l’oggetto madre perduto e quello spazio rassicurante e protettivo dato da un atteggiamento adeguato del caregiver ai bisogni e ai ritmi manifestati. La sofferenza è evidente nel tono e nella motricità. Il disturbo rende discontinuo il piacere di essere sé stessi; risulta difficile la rappresentazione di sé e l’investimento in azioni simboliche necessarie alla rassicurazione profonda. Per questi bambini è utile un intervento psicomotorio che favorisca lo sviluppo dell’azione e dei processi di trasformazione tonico-emozionale. La psicomotricità è considerata una terapia dell’azione, in quanto, secondo il punto di vista di B. Aucouturier “ogni pulsione, nella sua evoluzione, diventa pulsione di vita, spinta di esistere, spinta a essere. Tutti gli ostacoli che si oppongono alla sua maturazione limitano l’integrazione fra biologico e psichico e quindi lo sviluppo delle capacità di adattamento al mondo esterno aprendo perciò la porta alle angosce”. 34 8. ESEMPI IN PSICOMOTRICITA’ Per approfondire questo capitolo si analizzano i disegni di alcuni bambini conosciuti durante il periodo di osservazione presso la scuola Zanibon di Padova e presso alcune scuole d’Infanzia del vicentino dove si è svolta attività di psicomotricità autocondotta. L’analisi si basa principalmente sui disegni, traccia visibile del percorso vissuto dal bambino, integrando riflessioni sulla grafia e sul simbolismo dei segni e dei colori. I tre casi scelti si riferiscono a bambini senza alcuna patologia ma che presentano una difficoltà motoria o un’assenza di desiderio d’agire quando viene presentata l’attività psicomotoria. I nomi citati sono di fantasia. 8.a Elio Periodo: 1° anno Novembre 2003 - Giugno 2004 2° anno Settembre 2004 – Giugno 2005 3°anno Settembre 2005 – Giugno 2006 N. e struttura del gruppo: 6 bambini di cui 4 maschi e 2 femmine Conduttori: 1° anno psicomotricista uomo 2° anno psicomotricista donna 3° anno psicomotricisti uomo e donna Età: inizia l’attività a 4 anni circa Frequenza: settimanale Ambiente: palestra della scuola Zanibon - Pd Il bambino presenta inizialmente delle difficoltà sul piano motorio: nella deambulazione con movimenti impacciati e goffi, nei rapporti sociali ed interpersonali mostra un comportamento insicuro, timido, inibito. A 4 anni non è ancora in grado di correre. In ambito familiare il padre è spesso assente anche per settimane per impegni lavorativi; la 35 madre si dedica completamente al figlio scaricando, forse, le sue ansie sul bambino per la lontananza dal marito. La frequenza al corso, in particolare nel primo anno, è abbastanza incostante a causa di esigenze organizzative familiari. Circostanze ambientali ed emozionali condizionano la qualità esecutiva dell’atto motorio creando probabilmente un blocco psicologico espresso nel movimento. Elio si presenta consegnando alla fine della seduta il disegno del 1/11/2003. Il disegno è ricco di contenuti e colori opposti. Il bambino disegnato appare fermo e situato tra uno scarabocchio vivace, dinamico, un cannone a sinistra ed un elemento che racchiude delle palline, nominato da lui albero di Natale, statico, chiuso, a destra. Si nota che si contrappone un’esigenza impulsiva rappresentata dal rosso e dal cannone ad un’esigenza trattenuta e rappresentata da un oggetto statico, fermo, strettamente legato alla tradizione e al concetto di famiglia. Elementi di sinistra Lo scarabocchio è disegnato con due colori che si contrappongono: il rosso e l’azzurro. Il rosso è il colore della vita che si manifesta, che anima con il suo impulso dinamico ed energetico la materia inizialmente inerte, che stimola la crescita, l’individuazione, il movimento. L’azzurro è il colore della lontananza, colore dell’aria, della madre, del pensiero e dello spirito; colore che si contrappone nettamente al rosso che con il linguaggio psicodinamico si direbbe “l’energia della libido e la magia del pensiero”. Questo colore lega l’istanza personale dell’Io con quella intuitiva del Sé. L’azzurro possiede il carattere dei vissuti oceanici infantili, di quando il bambino sperimenta la fusione con il tutto materno, colore del legame e della relazione anche con il mondo del passato, della tradizione, della regressione e nostalgia. Elementi di destra Il pino, simbolo di potenza vitale, per la festività è strappato dal suo mondo naturale e cosmico e viene privato delle radici per essere riposto in casa, luogo accogliente e protettivo ma anche chiuso e statico. Il tronco, simbolo di unità centrale, nell’albero di 36 Natale non è quasi mai evidente, anzi sembra che non esista; elemento che, nel disegno, il bambino omette. L’albero di Natale è spesso finto e rispetto all’albero che dà frutti non è simbolo di vitalità e crescita. Ma l’albero, valorizzato dagli addobbi, reso bello e appariscente per l'occasione, è disegnato di rosso, il colore del Natale, festività in cui si rinnova ogni anno la gioia di una nuova nascita. Analizzando il disegno del 24/11/2003 si può interpretare che la barca sia simbolo di un viaggio e il cannone simbolo della volontà diretta verso un fine. Il colore giallo manifesta questo impulso motorio di sfogo, libero e diretto verso l’esterno. L’intenzione c’è ma è poco evidenziata, espressa da una leggera tonicità nella produzione del segno. Il bambino si identifica con lo scarabocchio verde (colore originariamente fuso con l’azzurro) che rappresenta l’archetipo dell’Io e la manifestazione concreta della vita. 37 Osservando in sequenza i seguenti disegni sembra che il bambino racconti la sua storia segnata da atteggiamenti (e colori) contrapposti tra il desiderio di uscire fuori e lo stare dentro. 38 39 40 Nell’anno successivo il disegno racconta la necessità di percorrere uno spazio in cui si ripresentano elementi quali il desiderio impulsivo di partenza (il rosso, il cattivo), il cielo (il blu, lo spazio cosmico) e la necessità di trovare la strada per arrivare in un luogo sicuro e solido. L’energia (l’arancione) è l'elemento determinante che dà direzione al bulldozer (Elio). 41 Nei disegni elaborati da ottobre 2005 a maggio 2006 durante il secondo anno, il bambino inizia ad occupare di più lo spazio utilizzando il foglio anche in senso verticale. Il segno è più marcato ed è predominante la rappresentazione dei super-eroi. Nei disegni del terzo anno ritorna la tematica del dentro e del fuori. Durante l’attività gioca e sperimenta l’interazione con il mondo esterno attraverso diverse modalità di porsi; atteggiamento evidente anche nei disegni. In sala, quando è in difficoltà, utilizza in modo quasi logorroico il linguaggio verbale anziché muoversi. 42 43 Nell’ultima serie di disegni si nota che il bambino ha bisogno di continuare a giocare in uno spazio rassicurante e protettivo come la casa e l’ambiente familiare per affrontare poi, con una giusta aggressività, il mondo esterno e le nuove tappe evolutive. A livello motorio è stata superata positivamente ogni difficoltà. 44 45 46 47 8.b Asia Periodo: 1° anno Gennaio - Giugno 2006 2° anno Gennaio - Giugno 2007 N. e struttura del gruppo: 13 bambini maschi e femmine; 1° anno sezione dei piccoli e 2° anno sezione dei medi Conduttori: psicomotricista donna Età: inizia l’attività a 4 anni circa Frequenza: settimanale Ambiente: palestra della scuola Si incontra la bambina durante l’attività educativa presentata in una scuola dell’Infanzia del vicentino. E’ molto diligente, educata e ha buoni risultati sul piano cognitivo: “una brava bambina”. Usa perfettamente il linguaggio. La bambina evidenzia una buona capacità di elaborazione grafica dato che si esercita a casa con la madre. Sin dal primo giorno di scuola Asia ha difficoltà nella separazione dalla madre. In sede di attività psicomotoria Asia rimane per molte lezioni seduta vicino al muro ad osservare, rifiutandosi di entrare nel gioco. Attraverso l’uso di palline e corde si cerca un pretesto per coinvolgerla nella relazione e talvolta si sposta il gioco più vicino riducendo la distanza tra il gruppo, lei e la psicomotricista. Si presenta con il disegno seguente in cui lei e la sorella (anche se nella realtà ha solo un fratello) sono vestite per il carnevale mostrando una maschera sorridente e allegra. Nella realtà l’espressione del suo volto è completamente diversa; è una bambina che ha uno sguardo serio e spento, gioca poco e preferisce la relazione esclusiva con l’adulto. 48 Nel secondo disegno la pressione data dal segno sembra rispecchiare la sua tonicità reale e forse anche quella della madre. Seguono una serie di disegni in cui ripropone la madre ma ora con un segno rosa più evidente, fatto con il pennarello. Compare anche il sole. Disegna spesso degli scarabocchi 49 anche sul retro del foglio con la matita color rosa; segni molto tenui, quasi impercettibili, ma che puntualmente non fa vedere. In sala inizia a giocare ma si relaziona solo con l’adulto. Attua una relazione seduttiva in cui vuole essere tenuta in braccio come una bambina piccola e onnipotente. Nel disegno successivo, rispetto ai precedenti, arricchisce e occupa il foglio con molti elementi anche se il tema predominante rimane la madre, il rosa, identificandosi ancora con lei. Ripropone la stessa tematica nei disegni fino a fine anno. Durante l'ultima seduta si rifiuta categoricamente di fare il disegno dicendo che lo vuole fare a casa ed esce consegnando un foglio in bianco. Il primo disegno dell’anno successivo è una mappa di colore nero. La mappa svela qual è la strada da percorrere per raggiungere il tesoro, la via conduce ad una reale formazione dell’Io. Il segno nero produce una croce e un cerchio che ricordano il gomitolo di vortici e 50 la croce primogenia, elementi approfonditi e descritti nel libro di M. Strauss. In questo disegno sono evidenti delle forme d’impulso che, usando le parole di M. Strauss “costruiscono e articolano l’intero organismo, inclusi gli strati più profondi dei processi vitali e formativi”22. Asia inizia finalmente ad entrare nell’attività coinvolta soprattutto dal gioco “della cacca” e della “barca nella tempesta”. Da febbraio ad aprile del secondo anno Asia propone la tematica della casa in cui dice di essere dentro. In questo periodo la bambina è spesso assente. 22 M. Strauss – Il linguaggio degli scarabocchi, pag. 14 51 In maggio consegna il seguente disegno in cui lei è in casa che lavora con la mamma per sistemare delle nuove piante. Questo è un segnale che manifesta il desiderio di far 52 nascere, insieme alla madre, delle cose nuove in cui le piante nuove sono simbolo di crescita. Anche in sala la bambina gioca di più con i coetanei sperimentando e ampliando la distanza dall’adulto. E’ una bambina che preferisce scegliere il luogo protetto e sicuro anche se timidamente prova ad uscire e andare verso il mondo. 53 Conclude con la rappresentazione della madre e dell’albero che esprime il desiderio di crescita e apertura verso il mondo, passaggio che deve essere vissuto progressivamente dalla bambina ma anche dalla madre. 54 8.c Sara Periodo: 1° anno Gennaio - Giugno 2007 N. e struttura del gruppo: 12 bambini maschi e femmine, 1° anno sezione dei piccoli Conduttori: psicomotricista donna Età: inizia l’attività a 4 anni circa Frequenza: settimanale Ambiente: salone della scuola allestito per l’attività Sara dimostra sin da subito una difficoltà nell’affrontare l’attività proposta, rifiutandosi di staccarsi dall’insegnante di sezione ed evidenzia quindi un problema di attaccamento. Nonostante la presenza costante della madre, dato che Sara è figlia di un’insegnante della scuola, la bambina ogni pomeriggio rientra a casa per dormire dalla nonna (madre della madre). Non gioca per quasi tutti gli incontri rimanendo seduta ad osservare l'attività dei compagni anche se si cerca spesso di coinvolgerla nei giochi. La prima modalità di relazione espressa è caratterizzata da un rapporto esclusivo tra lei e l’adulto in cui Sara esibisce, come una vera protagonista, abilità motorie attraverso movimenti stereotipati (l’hoola-hop, il salto sul posto, la capriola…); la richiesta è poi che l’adulto riproduca quello che lei dimostra favorendo ovviamente una relazione passiva e dipendente al suo volere. Particolari attenzioni sono rivolte alla bambina per l'ansia di favorire un coinvolgimento sereno nel gioco tranquillizzando la madre. Un giorno, verso gli ultimi incontri, si inserisce un bambino nuovo. Dato che presenta una forte aggressività, l’energia e le attenzioni si rivolgono principalmente su di lui dimenticando completamente Sara. Togliendo lo sguardo ed il controllo su di lei, la bambina si inserisce immediatamente nell’attività visibilmente più libera e creativa nei movimenti, serena e gioiosa. Come quanto evidenziano i disegni datati 1/03/07, 08/03/07 e 15/03/07, la bambina, anche osservando da seduta i giochi, è coinvolta dall’energia che gli oggetti trasmettono quali 55 portatori di significati simbolici, in particolare le palline e le corde (nominate da lei e dai bambini fili). 56 Nei disegni successivi continua a creare palline legate da fili sperimentando anche il disegno della figura umana. 57 Conclude l’attività con il disegno del 31/05/07 in cui le palline formano un elemento (la mela piccola) incluso in un elemento più grande (la mela grande). Disegnando cerchi chiusi uno dentro l’altro dimostra che sta nascendo in lei la coscienza dell’Io. Grazie anche ad un colloquio tra la psicomotricista, l’insegnante di sezione e la madre, Sara è ora visibilmente meno condizionata dalle aspettative (conscie e inconscie) della madre e sperimenta di più nuove relazioni stimolando il processo evolutivo di apertura verso il mondo. 58 8.d Conclusioni Nella presentazione dei 3 casi si nota che, per sviluppare in modo armonico la struttura della persona è necessario trovare uno spazio creativo, di gioco, tra il bambino e la madre. In mancanza, il bambino rimane oggetto della relazione fusionale madre-bambino dove si sente sicuro e protetto ma è ostacolato il suo processo di maturazione. Ogni pulsione verso la propria individuazione apre la porta alle angosce per la paura di perdere la madre ed il suo amore. E’ importante favorire il processo di crescita attraverso compassione e cura in una relazione che offra al bambino la possibilità di realizzare liberamente, nonostante tutto, se stesso. Se la madre ha un atteggiamento adeguato ai ritmi e ai bisogni del bambino, lo spazio tra bambino e madre, concetto non soltanto fisico ma anche psichico, diventa allora rassicurante e protettivo. La sintonia creata favorisce allora uno sviluppo armonico dell’agire che si manifesta nel tono e nella motricità. Ogni investimento nell’azione diventa pulsione di vita, spinta di esistere, a essere, sostenuto da un senso di rassicurazione profonda. 59 9. TRA MORTE E RINASCITA: IL MOVIMENTO COME SIMBOLO DI VITA La nascita costituisce il primo impatto violento che il bambino vive come passaggio verso il mondo esterno. Fin dall’inizio il conflitto tra impulso di vita e impulso di morte provoca uno spostamento dell’istinto di morte verso l’esterno che, come dice Freud “dà origine alla proiezione degli impulsi distruttivi”23. Come afferma M. Klein, l’istinto di vita, invece, fa insorgere il bisogno di “trovare un oggetto buono nel mondo esterno che porti alla proiezione degli impulsi d’amore”24. Si parla di impulso d’amore come impulso alla vita, l’Eros che si contrappone a Thanatos, impulso di distruzione, di aggressività, di morte. Queste due pulsioni stanno alla base di tutte le espressioni, siano esse primitive o spontanee, che creano le basi e lo sviluppo della comunicazione, della relazione. In psicomotricità la pulsione di vita, nel suo aspetto più primitivo e arcaico, può essere rivissuta attraverso esperienze corporee di regressione in cui il corpo vive l’esperienza in contatto con il suolo in cui si ripiega su se stesso mantenendo posizioni fetali a lungo, in silenzio, meglio se ricoperto da stoffe. Un musica dolce, armoniosa e non ritmata favorisce il nascere di un movimento lento e continuo che parte dal centro del corpo favorendo azioni in espansione e in chiusura che si sviluppano grazie alla stimolazione tattile data dal contatto con superfici lisce o materiale morbido e avvolgente. Esperienza che può essere rivissuta anche in gruppo in cui, eliminando il senso della vista con bende che coprono gli occhi, i partecipanti stesi al suolo si muovono con azioni lente e striscianti. Il senso del tatto e dell’olfatto fanno riemergere ricordi, emozioni molto intense, fusionali, di piacere profondo, riportando la mente ad esperienze anche prenatali. L’evoluzione di questi movimenti porta alla scoperta degli appoggi anteriori e posteriori, alla conoscenza dell’elemento duro (in opposizione al morbido), al desiderio di allontanarsi dal suolo per raggiungere la stazione eretta, sino al piacere del salto come temporanea fuga e distacco dalla terra. 23 24 M. Klein – Il nostro mondo adulto ed altri saggi, pag. 160 M. Klein – Il nostro mondo adulto ed altri saggi, pag. 160 60 Queste esperienze sono manifestazioni di vita, di desiderio di agire, di azioni piacevoli che soddisfano bisogni sia fisiologici che psicologici di amore. Il mancato soddisfacimento del principio di piacere provoca una frustrazione, un’aggressività che, secondo Freud, è riassunta nell’espressione di pulsione di morte “che tende alla riconduzione di tutte le tensioni fino a ricondurre l’essere vivente allo stadio inorganico”. Però, spostando il concetto di pulsione di morte sul significato stesso della parola, la morte indica la fine totale di qualcosa di positivo e vivo. Come simbolo, essa è l’aspetto distruttore dell’esistenza ma è anche elemento di passaggio verso nuovi mondi. I mistici, d’accordo con i medici e gli psicologi, hanno notato che “in ogni essere umano, a tutti i livelli di esistenza, coesistono la morte e la vita, cioè una tensione tra forze contrarie: la morte a un livello della vita è, forse, la condizione necessaria per accede ad un livello di vita superiore”25. In psicomotricità, il movimento lento e costante provoca una forte regressione che conduce ad una immobilità totale, esperienza necessaria per favorire il passaggio verso una nuova rinascita. Se però questa fase perdura nel tempo provoca una involuzione dove non c’è spazio per l’evolversi della relazione e della comunicazione. Ecco che una relazione troppo fusionale, con bambini che hanno superato già da tempo l’età neonatale, non stimola lo sviluppo di uno spazio fusionale in cui si possa creativamente sperimentare una relazione nella distanza. L’assenza di movimento diventa espressione di morte, in cui il bambino è invaso dalle proprie angosce di distruzione e di perdita dell’oggetto amato, la madre. Il non agire manifesta così una resistenza al cambiamento. Tutte le azioni, invece, anche le più aggressive, manifestano il desiderio di agire provocando un cambiamento sia individuale, che nella relazione madre-bambino, che nell’ambiente familiare. Il desiderio di agire, espresso nel gioco, diventa così l’elemento fondamentale per una sana crescita del bambino in quanto esso è movimento, espressione di vita, piacere, desiderio di essere, di esistere. 25 J. Chevailer, A Gheerbrant - Dizionario dei simboli Vol. II, concetto di morte 61 10. CONCLUSIONI Il bambino dall’inizio della vita percepisce la sua esistenza dal rapporto che ha con il mondo e con gli altri in cui la qualità della prima relazione con la madre diventa la matrice e l’esempio per tutte le future relazioni. Con la crescita e la maturazione psicologica la capacità di comunicare è influenzata e si sviluppa sulla base delle esperienze vissute. Ecco che tutte le esperienze positive e di amore favoriscono l’impulso alla vita, alla gioia di vivere, al piacere, all’apertura verso gli altri e verso il mondo. I bambini esprimono la vita, questa primaria necessità di muoversi per esistere, attraverso il loro modo di agire libero, spontaneo, non condizionato dagli schemi sociali e mentali in cui spesso è sottomesso l’adulto. Il gioco libero è simbolo di quella creatività innata che permette di trasformare e rielaborare la realtà favorendo un cambiamento di direzione e un’evoluzione. Questo agire, dotato di forza e motivazione, si carica di energia; svolgendo l’azione con intensità e determinazione il movimento diventa preciso e la direzione da prendere risulta sicura. Tutti questi elementi esprimono le qualità dell’intenzione personale perché la meta acquista un importante valore. La volontà con cui si esprime l’azione attiva e mantiene il movimento facilitando il superamento degli ostacoli e degli sforzi necessari per compiere l’azione. Se il movimento è influenzato da emozioni fondamentalmente positive questo impulso vitale favorisce anche il superamento delle inibizioni senza sensi di colpa. Esperienze motorie spontanee in relazione agli oggetti, allo spazio e agli altri sviluppano quindi un’attività creativa di ricerca personale valorizzando l’autonomia e lo sviluppo potenziale del bambino. Lo spazio fusionale, l’ambiente familiare, il contesto sociale diventano luoghi carichi di significati in cui ogni azione esercita un effetto sul mondo esterno e sugli altri. Si augura che in questo contesto sociale, inevitabilmente influenzato da regole e convenzioni, ognuno possa ritrovare il proprio spazio vitale per poter esprimere nonostante tutto se stesso. 62