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forze di polizia
ATTUALITÀ ACCESO DIBATTITO TRA GLI ADDETTI AI LAVORI. FAVOREVOLI E CONTRARI. LA POSIZIONE DEI COCER, DEI SINDACATI E DELLE FORZE POLITICHE. E’, da qualche tempo, rinvigorita la polemica sulla unificazione delle forze di polizia. Se sia opportuno mantenere l’attuale assetto con la distinzione tra Carabinieri ad ordinamento militare e Polizia di Stato ad ordinamento civile, magari rimodellando le competenze a secondo degli spazi territoriali, nelle aree urbane la Polizia e nelle zone rurali i Carabinieri o ancora dividendone le competenze, ovvero riformare l’ intero comparto costituendo una organizzazione unica, ad ordinamento civile, con all’interno le varie specializzazioni. L’Associazione ha, sull’argomento, una sua posizione che sarà evidenziata opportunamente dopo aver passato in rassegna le idee e le proposte che i vari attori istituzionali e non, hanno rappresentato. Ci è sembrato opportuno, data l’ importanza del tema, proporre una panoramica, sia pur schematica, delle posizioni in campo al fine di fornire in ai nostri lettori utili elementi per farsi una propria opinione. Dagli elementi a nostra conoscenza, il primo ad introdurre l’argomento sembra essere stato il segretario della Sezione di Roma di Ficiesse, Gianluca Tacalozzi, che con un suo scritto del 21 aprile 2009 evidenzia le inconcruenze del modello di sicurezza italiano: MA QUALE FERRARI!!! IL MODELLO DI SICUREZZA ITALIANO E’ TUTT’ALTRO CHE INVIDIABILE Mentre Spagna e Francia, più o meno velocemente ed esplicitamente, vanno verso l’istituzione di un’unica Forza di Polizia ad ordinamento civi- 20 la redazione UNIFICAZIONE DELLE FORZE DI POLIZIA FATTO POSITIVO? ATTUALITÀ le con competenza generale, in Italia le riforme del modello sicurezza sono bloccate da chi ancora si ostina a definire il nostro modello di sicurezza efficiente, efficace ed addirittura “invidiato” dal resto del mondo, definendo altresì sana ed opportuna la “concorrenza” tra le varie Forze di Polizia, in primis tra Carabinieri e Polizia di Stato. Dunque la sicurezza in Italia sarebbe ben garantita da più amministrazioni tutte efficientissime, tanto da essere paragonate alla “Ferrari” o quanto meno alla “Fiat”, e da un ben coordinato modello misto civile/militare che tutto il mondo ci invidia; ma allora perché: 1) per rispondere all’emergenza sicurezza si è dovuto ricorrere all’Esercito e si pensa di ricorrere alle ronde? 2) l’Italia è tra i primi posti in Europa per i reati di corruzione, evasione fiscale e criminalità organizzata? 3) Francia e Spagna abbandonano il modello misto militare/civile allineandosi a tutti gli altri Paesi occidentali? 4) a fronte degli enormi numeri (in termini di addetti e spesa pubblica) del settore sicurezza, vi è la percezione, sopratutto in alcune zone periferiche delle città, di una certa assenza di addetti al controllo del territorio? La verità, purtroppo, è che il modello sicurezza italiano non è affatto efficiente (i risultati operativi prodotti non sono proporzionali alla spesa dedicata), non è affatto ben coordinato (sono frequenti le duplicazioni e le sovrapposizioni di competenze) e la concorrenza spietata non è affatto sana ed opportuna e spesso di traduce invece in una spasmodica corsa ad “apparire” di più e meglio sulle prime pagine dei giornali ed in TV (vedi il caso stupro della “Caffarella”). Quali “Ferrari” e “Fiat”, quali potenti autovetture unite sull’unica via della lotta all’illegalità? Qui siamo purtroppo in presenza di macchine vecchie, mastodontiche e ultra burocratizzate, mal coordinate ed in eterna e dannosa competizione fra loro. Amministrazioni che nascondono le inefficienze attraverso un formalismo esasperato, la rappresentazione di risultati operativi troppo spesso formali (e non sostanziali) e relativi solo all’attività re- pressiva (e mai preventiva) e che reggono ancora solo in funzione della buona volontà di quella parte di personale (dirigente e non) che ogni giorno mette il cuore oltre l’ostacolo ed nonostante le inefficienze e le inadeguatezze del sistema, tra l’altro senza adeguati stimoli e premi (se non la mera soddisfazione personale) a fronte di notevoli sacrifici. In definitiva si tende a far apparire “invidiabile” un modello in realtà tutt’altro che “eccellente” per evitare l’attenzione e la conseguente inevitabile indignazione dell’opinione pubblica che porterebbe ad un’altrettanto pressante richiesta di riforme, come accaduto per esempio nel resto del pubblico impiego. Tutti gli addetti ai lavori (politica, vertici, sindacati/rappresentanze e personale) conoscono questa realtà e se ancora ad oggi c’è chi la ignora o la dipinge diversamente lo fa solo per scopi corporativi e/o elettorali. Non è questione di militarità o meno, di sindacato o meno; in Italia c’è bisogno di un nuovo modello di sicurezza (con un'unica Forza di Polizia più vi- 21 attualità cina al resto del pubblico impiego) e di un nuovo modello di difesa (più vicino ai modelli dei altri Paesi occidentali) nettamente distinti tra loro e l’inevitabile incedere del progresso porterà anche in Italia la separazione di settori così diversi e specifici tra loro da non poter essere tenuti in un unico confuso comparto. Rinviare queste riforme a quando saranno popolari ovvero quando porteranno consenso elettorale, a differenza di quanto si sta facendo nel resto d’Europa, non è certo un bene per il Paese e per la sicurezza pubblica, ma in Italia, si sa, le cose funzionano così: viva l’Italia, viva le corporazioni e gli interessi particolari. E’ del giorno dopo, 22 aprile, una lettera sull’ argomento di Felice Romano Segretario Generale del SIULP MAMMA, LA RUSSA” MENTRE NEL MONDO NON SI AFFIDA LA SICUREZZA AI MILITARI, IL MINISTRO DELLA DIFESA ITALIANO OFFENDE I POLIZIOTTI. COME MAI LA MILITARIZZATA GUARDIA DI FINANZA È MENO AMATA DELLA POLIZIA “SMILITARIZZATA”? Rileggendo con un po’ di attenzione alcune pagine di storia, una cosa balza subito davanti agli occhi: le più grandi tragedie della storia sono state sempre precedute da un clima di assuefazione a fatti straordinari: si comincia cioè con considerare normali cose che normali non sono per niente. Quando ad esempio delle ronde hanno cominciato ad imperversare nelle città vestendo una camicia nera, molti hanno detto e scritto che non era il caso di preoccuparsi, che si trattava di ragazzi volenterosi e rispettosi dell’ordine e che tutto sommato svolgevano un servizio a favore della comunità; Qualcuno ha riso, qualcuno ha pianto; sappiamo comunque com’è finita. Oggi, nel nostro civilissimo Paese, 22 corriamo il rischio di commettere lo stesso errore: quello cioè di considerare normali cose che sono assolutamente straordinarie. È nostro compito continuare con la denuncia e soprattutto con l’azione per resistere alla mistificazione in corso. Il recente pacchetto sicurezza, è il frutto di una serie di compromessi: tra una parte moderata, obbligata ad agire in tempi di crisi economica, ma con saldi valori morali e politici; e una parte assolutamente non moderata, interprete di concetti anacronistici, amorali ed asociali. Non c’è differenza tra quello di cui si parla in un consiglio dei ministri e quello che si sente in alcuni bar del Veneto orientale o dell’oltrepò pavese: cacciamo gli immigrati, diamo alla Polizia licenza di sparare a vista, e se i poliziotti non sono buoni a farlo, perché non sono più militari e hanno i sindacati, ci pensi l’esercito, la brigata folgore, i granatieri di Sardegna. E se pure loro non bastano, dobbiamo pensarci noi con mazze ferrate, bastoni e coltelli: è ora di fare piazza pulita. Toni esagerati, ma contenuti del tutto conseguenti: non è normale, in un paese civile, che si parli serenamente in un consiglio dei ministri, di “ronde”, di impiego dell’esercito con funzioni di polizia, di giustizia fai da te, di medici che anziché curare devono denunciare gli immigrati clandestini. E non è neanche normale che quando tutto il mondo sceglie di affidare la sicurezza ad una struttura civile e non militare, un ministro di questo Governo offenda uomini e donne della Polizia di Stato, scientemente, reiteratamente, volgarmente, oltraggiando la loro storia, svilendo i loro sacrifici, mortificando i loro caduti. Non è normale che, in un Paese democratico, un Ministro della Difesa parli e pontifichi di sicurezza interna; non è normale che in un Paese democratico l’esercito sia impiegato sulle piazze e sulle strade in assetto di guerra, non è normale che in un Paese democratico un ministro della difesa dica che i carabinieri sono come la Ferrari e la Polizia di Stato è come la FIAT. Mamma, La Russa. E che di conseguenza non si può pensare ad una integrazione tra le due Forze di Polizia a competenza generale, perché in una colonna il mezzo più veloce deve adattarsi ai tempi del mezzo più lento: per cui, in caso di coordinamento, l’Arma corre il rischio di essere trascinata nel baratro dalla Polizia. Mamma, La Russa. Colpa, essenzialmente per quanto riguarda lo sfascio della Polizia della smilitarizzazione e di tutto quello che essa ha portato: donne e, soprattutto, sindacati. E non è solo la nostra una questione di ripicca o di rancore. Da circa trent’anni cerchiamo di far capire ai governi in carica e alle forze politiche del Paese che, soprattutto in momenti di crisi come quello attuale, è il caso di ottimizzare razionalizzando al massimo quello di cui si dispone. Il coordinamento tra le Forze di Polizia, il coordinamento “reale”, non quello previsto da leggi, circolari e documenti che regolarmente rimangono senza attuazione non è un capriccio dei sindacati di polizia, come afferma lo splendido La Russa. È un’esigenza reale, concreta, fortissima del Paese, il quale non è più disposto a tollerare capricci, privilegi e protagonismi da prime donne da parte degli alti vertici delle Forze Armate e delle Forze di Polizia a status militare: perché questo è il problema. Ci sono comandanti che temono di perdere il proprio potere, se diventano oggetto di coordinamento: coordinare vuol dire che ci deve essere un’autorità in grado di dare ordini, evitando sprechi, duplicazioni, intral- attualità ci e demotivazioni. E ci sono dirigenti e comandanti che devono eseguire. Se il problema non può riguardare i vertici dell’arma dei carabinieri che, si sa sono usi obbedir tacendo e tacendo morir, se il problema non può riguardare la Guardia di Finanza, giacché tutti gli operatori rivendicano da tempo smilitarizzazioni, sindacalizzazioni e coordinamento, davvero non si riesce a capire perché contro il coordinamento debba scendere in campo Ignazio Benito, ministro della difesa: quasi che la sicurezza nazionale nel nostro Paese fosse diventata affare dell’Esercito. Qualcuno lo fermi, prima che alle parole seguano i fatti; qualcuno lo fermi prima che, a furia di sparare delle sonore baggianate seguite dal silenzio di chi ascolta, Ignazio Benito si convinca che è lui ad aver ragione e che siamo noi ad aver torto. Nessuno ha mai parlato di far passare i carabinieri nella Polizia di Stato: ma chiedete ad un carabiniere o ad un poliziotto quanto potrebbe avvantaggiarsi il sistema sicurezza da un reale coordinamento tra Arma e Polizia. Nessuno si sognerà di negare i benefici di questa indispensabile, irrinunciabile, indiscutibilmente necessaria razionalizzazione. Non sappiamo, per restare alla storia delle Ferrari e delle FIAT, se davvero noi siamo le FIAT e i carabinieri le Ferrari: sappiamo per certo che FIAT, Ferrari, Skoda e Alfa Romeo stanno tutte ferme per mancanza di benzina. E sappiamo che la situazione è destinata ad un precipitoso peggioramento. Sarebbe il caso di finirla con le “boutade” da talk show televisivo e porre veramente mano ai nodi centrali del sistema sicurezza. In Europa l’hanno già fatto, e nella Francia di Sarkozy, il premier francese ha già provveduto ad integrare in un unico organismo polizia civile e polizia militare, con enormi benefici per tutti, in primis per gli stessi operatori della sicurezza. Piaccia o non piaccia ad Ignazio Benito, la Polizia di Stato, come potete vedere nell’apposito sondaggio pubblicato sul nostro sito è l’Istituzione più amata dai cittadini italiani. Con l’84% delle preferenze: Ignazio, evidentemente, sta nell’altro 16%. Pazienza. L’Esercito invece sta al 77%. La Guardia di Finanza sta al 77%. Come mai un Corpo di polizia militarizzato e, soprattutto senza sindacati, viene dopo la Polizia“smilitarizzata”? Non siamo sindacalisti: siamo poliziotti che dedicano il proprio tempo libero alla causa della sicurezza e alla tutela dei diritti nostri e dei colleghi. È vero che in questa classifica il sindacato è messo male. C’è soltanto un’Istituzione che è messa peggio, in questa graduatoria delle credibilità: è il Parlamento. 23 attualità Se questo sia dovuto essenzialmente all’opera e al pensiero di Ignazio Benito non possiamo davvero giurarlo: ma un pensierino, finché c’è democrazia nel Paese, siamo autorizzati a farlo. Mamma, La Russa. Il 5 maggio in occasione del Congresso del Sindacato di cui è segretario, Nicola Tanzi afferma: POLIZIA: SAP, NECESSARIO UNIRE I CINQUE CORPI ESISTENTI (ANSA) - RIMINI, 5 MAG - Un'unica forza di polizia per avere maggiore sicurezza. E' la proposta lanciata dal Sap (sindacato autonomo di polizia) al congresso in corso al Grand Hotel di Rimini. Nella sua relazione il segretario Nicola Tanzi ha proposto di unire in unico grande corpo polizia, carabinieri, guardia di finanza, forestale e polizia penitenziaria. ''I tempi sono maturi - ha detto - e la crisi ha reso coscienti che bisogna razionalizzare le risorse. Stiamo gia' assistendo alla chiusura di caserme, c'e' necessita' di recuperare fondi e utilizzare gli uomini al meglio. E unire polizia e carabinieri vale quanto una manovra finanziaria. Questa suddivisione non risponde piu' ai tempi, siamo il solo paese europeo ad avere cinque forze di polizia. Occorre avviare un iter di unificazione delle forze dell'ordine, con la creazione di un'unica Polizia nazionale, composta da circa 325 mila uomini e donne, che ponga fine alle duplicazioni di competenze tra Carabinieri e Polizia di Stato e possa contare sulla specificita' delle competenze di Finanza, Penitenziaria e Forestale'' Rincara la dose l’inviato Leonardo Nesti. SICUREZZA: SAP, UNIRE FORZE POLIZIA. MANGANELLI FRENA /ANSA SINDACATO AUTONOMO RILANCIA PROPOSTA,UN CORPO DA 325 MILA UOMINI (ANSA) - RIMINI, 5 MAG - Trasformare carabinieri, polizia,finanza, fo- 24 attualità restale e penitenziaria in unica grande di forza di polizia nazionale. E' la provocatoria proposta rilanciata dal Sap, il sindacato autonomo degli agenti, riunito a Rimini in congresso. Una rivoluzione storica che creerebbe un grande corpo da oltre 300 mila uomini, che ha subito trovato un avversario nel capo della polizia Antonio Manganelli, ospite del congresso del Sap. Il Sap ha voluto rilanciare un'idea di cui si parla da decenni, partendo gia' dal titolo del congresso: 'Piu' polizie significano piu' sicurezza?'. La risposta che si sono dati il segretario Nicola Tanzi e i delegati del congresso di Rimini e' negativa. Anzi, sostengono, i risparmi che si produrrebbero da una simile fusione equivarrebbero, piu' o meno, ad una manovra finanziaria e consentirebbero alla nuova superpolizia di avere piu' risorse per combattere il crimine. Consapevoli, ovviamente, che una simile proposta, destinata a cambiare alla base istituzioni cosi' radicate, e' destinata ad incontrare dubbi e resistenze. ''I tempi - ha detto Tanzi - sono maturi e la crisi ha reso coscienti che bisogna razionalizzare le risorse. Stiamo gia' assistendo alla chiusura di caserme, c'e' necessita' di recuperare fondi e utilizzare gli uomini al meglio. Ormai e' chiaro che non e' piu' rispondente ai tempi di oggi una suddivisione delle forze di polizia in cinque corpi. Occorre avviare un iter di unificazione delle forze dell'ordine, con la creazione di un'unica Polizia nazionale che ponga fine alle duplicazioni di competenze tra carabinieri e polizia e possa contare sulla specificita' delle competenze di finanza, penitenziaria e forestale''. La Polizia ha 108 mila uomini, contro i 110 mila dei carabinieri e 60 mila della finanza, ai quali si aggiungono i 38 mila impiegati nelle carceri e gli 8 mila nella guardia forestale. La riunificazione produrrebbe cosi' un cor- po da circa 325 mila agenti che potrebbero farsi eredi delle storiche tradizioni dei vari corpi, ma avrebbe un'unita' d'azione e un coordinamento piu' efficaci. ''Il modello - ha spiegato Tanzi - e' quello francese, dove dove la gendarmeria e la polizia nazionale da gennaio hanno un'unica guida e sono alle dipendenze del ministero dell'Interno. Presto una legge perfezionera' l'integrazione che dara' risparmi e maggiore efficienza''. L'idea non piace al capo della polizia Antonio Manganelli. ''Io - ha spiegato Manganelli alla platea del Sap - sono sempre molto prudente per intervenire su un sistema che funziona perche' e' strutturato in maniera intelligente. Razionalizzare e coordinare meglio e' necessario, ma non credo che per questo si debbano fondere le forze di polizia. Piuttosto dobbiamo togliere i compiti burocratici abusivamente attribuiti in via di supplenza alla polizia, come il rilascio di passaporti e permessi di soggiorno. E' meglio far si' che ognuno faccia cio' che deve fare''. Fa eco Gasparri: SICUREZZA: GASPARRI, ABOLIRE I CARABINIERI? UN'ASSURDITA' (ANSA) - ROMA, 5 MAG - ''E' giusto pensare ad un'opera di razionalizzazione nel settore della sicurezza come propongono alcuni sindacati. Ma e' evidente che ne' ora ne' mai ci sara' l'unificazione delle forze di polizia. Ognuno ha storia, tradizioni, specificita' da tutelare e valorizzare. Un conto e' evitare sovrapposizioni e confusioni di ruoli, stabilire meglio le competenze e le presenze di ciascuno. Ma chi propone l'abolizione dei carabinieri e' completamente fuo ri strada. Sorprende che persone che hanno una lunga esperienza dicano cose cosi' assurde e prive di qualsiasi possibilita' di attuazione''. Lo dichiara il capogruppo del PdL al Senato, Maurizio Gasparri. Interviene anche Franceschini: DIFESA: FRANCESCHINI, IO HO FATTO MILITARE, BERLUSCONI NO (ANSA) - ROMA, 5 MAG - Va sfatato il luogo comune secondo il quale la sinistra non e' vicina ai problemi dei militari: lo ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini, che ha rivendicato il fatto di aver fatto il servizio militare, come soldato semplice, diversamente dal premier Berlusconi che ''lo ha evitato''. Franceschini ha infatti incontrato i rappresentanti dei Cocer nel corso di un'assemblea in cui e' stata illustrata la proposta di legge di Roberta Pinotti, sulla riforma della rappresentanza militare. Dopo aver ascoltato tutti gli interventi, Franceschini ha affermato che il ruolo dell'opposizione e' quello di ''tenere accesi i riflettori su quei temi in cui c'e' troppa distanza tra quanto la maggioranza ha promesso in campagna elettorale e cio' che fa in concreto dopo''. Uno di questi casi riguarda il comparto Difesa, visti i pesanti tagli effettuati in Finanziaria che riguardano soprattutto il personale. ''Non si possono usare parole roboanti - ha aggiunto - e poi fare pesanti tagli; non si possono fare tagli e poi mantenere lo stesso modello di Difesa; non si possono fare questi tagli e dire che non succede nulla''. I militari, ha proseguito, ''non sono un corpo separato, come sostiene il ministro La Russa; la nostra filosofia e' opposta, i militari sono cittadini che fanno il loro lavoro e devono avere diritti e tutele'', per i quali il Pd ha presentato la sua proposta di legge. ''Il nostro impegno - ha proseguito il segretario del Pd - e' di reintrodurre in ogni campo in Italia la parola serieta', a cominciare dal rigore dei comportamenti. I nostri avversari – ha proseguito - devono smettere di dire una stupidagine, e cioe' che il nostro campo ha avversione verso il ruolo delle Forze Armate: nel 2009 questi sono argomenti sciocchi''. 25 attualità ''Io ho conosciuto dall'interno le Forze armate - ha quindi detto Franceschini - perche' quando ero gia' consigliere comunale, e quindi facevo gia' politica, ho fatto il servizio militare. Ho fatto il soldato semplice nell'artiglieria contraerea, quando c'era la leva, e so come questa abbia contribuito a formare l'identita' nazionale. Non vi dico – ha aggiunto sorridendo - quale autorevolissimo esponente del governo lo ha evitato''. Al termine dell'incontro i cronisti hanno chiesto a Franceschini se si fosse riferito a Berlusconi e il segretario del Pd ha risposto affermativamente. Alcuni quotidiani affrontano l’argomento i primi giorni di maggio, per tutti un articolo di “Libero” del 9 maggio: "Ritengo ormai maturi i tempi, dopo quasi trent'anni, per procedere alla revisione dell'ordinamento dell'amministrazione della Pubblica sicurezza definito dalla legge 121 del 1981". Con queste parole pronunciate a piazza del Popolo in occasione della cerimonia per il 157esimo anniversario della fondazione della Polizia di Stato, Roberto Maroni, ministro dell'Interno, lascia intendere l'intenzione di modificare l'assetto delle Forze dell'ordine ponendo sotto il controllo del Viminale sia i poliziotti sia i carabinieri. Obiettivo: "Adeguare l'organizzazione di strutture e servizi delle nostre Forze dell'ordine alle nuove sfide della sicurezza globale e ai mutati scenari che oggi si annunciano sulla scena internazionale". La riforma consentirebbe sia di procedere sulla strada del maggior coordinamento delle forze di Polizia (oggi i carabinieri dipendono a livello funzionale dal ministero della Difesa, mentre la Polizia è collocata alle dipendenze del Viminale), sia, in tempi di tagli al bilancio, di risparmiare. Basti pensare, a questo proposito, alla duplicazione 26 delle centrali operative tra le due organizzazioni Dal processo di unificazione sotto il ministero dell'Interno resterebbero esclusi i militari dei carabinieri impegnati all'estero nelle missioni di pace. Per procedere sulla strada della modifica, però, è necessario convincere Alleanza Nazionale, da sempre vicina all'Arma dei carabinieri e contraria all'ipotesi adombrata da Maroni. Nei giorni scorsi la proposta di creare un unico corpo di Polizia era stata rilanciata, tra gli altri, anche dal Sindacato autonomo di Polizia (Sap) nel congresso di Rimini nel quale Nicola Tanzi è stato riconfermato per i prossimi cinque anni alla carica di segretario generale.” Il 26 maggio il Ministro degli Interni Maroni dichiara: ''Entro fine legislatura intendo giungere anche alla riforma della 121, la legge sull'ordinamento delle forze di Polizia, che risale al 1981''. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, intervenuto al Forum internazionale delle polizie locali, a Riva del Garda, in Trentino, organizzato dall'Aci. ''La vostra legge - ha detto ai circa 300 vigili in sala - e' del 1986 e fra due anni quella della Polizia compie trent'anni. Se voi andate indietro con il pensiero a quegli anni, al terrorismo, con modelli diversi, era un altro mondo ed e' giusto organizzare una revisione, una riforma anche dell'ordinamento delle forze di polizia. Qui non voglio anticipare nulla – ha aggiunto il ministro - perche' ci sono tante idee diverse e tante proposte diverse, dico solo che io ho studiato a fondo i nuovi modelli organizzativi di tutti i Paesi europei e i modelli organizzativi vanno nel senso di una concentrazione delle forze di polizia, di un coordinamento stretto, anzi dell'eliminazione dei corpi che ci sono per prevedere un sistema omogeneo e che funzioni. L'Italia e' l'unico paese ormai che ha cinque forze di polizia separate, per non parlare di tutte quelle che ci sono, e questo comporta''. (ANSA) Il 28 maggio il quotidiano sul quotidiano “LA PADANIA” viene pubblicata la lettera di NICOLA TANZI Segretario Generale Sap e Presidente Consulta Sicurezza: FORZE DI POLIZIA, HA RAGIONE MARONI: Siamo l`unico Stato che ha cinque corpi separati, come dice il ministro bisogna razionalizzare. Il ministro dell`Interno Roberto Maroni, sottolineando la necessità di una razionalizzazione delle forze di polizia esistenti, ha dimostrato di cogliere quelli che sono i reali problemi della sicurezza nel nostro Paese. Una posizione che il Sindacato Autonomo di Polizia porta avanti da sempre e che abbiamo rilanciato durante il nostro recente congresso nazionale di Rimini. Maroni ha sottolineato, nell`articolo pubblicato martedì da la Padania, che "l`Italia è l`unico Paese ormai che ha cinque forze di polizia separate, evidenziando come "i nuovi modelli organizzativi di tutti i Paesi europei vanno nel senso di una concentrazione delle forze di polizia, di un coordinamento stretto, anzi dell`eliminazione dei corpi che ci sono per un sistema omogeneo e che funzioni". il Sap condivide queste affermazioni, anche perché la stessa Unione europea favorisce e auspica progetti di armonizzazione organizzativa delle polizie del vecchio continente. A nostro avviso, un progetto di unzione delle forze dell`ordine nel nostro Paese è importante e potrebbe andare nella direzione di quanto realizzato in Francia, dove a gennaio è stato celebrato il matrimonio tra polizia nazionale, presente nelle città, e gendarmeria, per tradizione presente prevalentemente in campagna Le due forze, 120mila uomini i primi e 100mila la seconda, hanno ora una sola guida e sono entrambe alla dipendenza del Ministero dell`Interno. attualità Non solo. È in corso di definizione un provvedimento legislativo che perfezionerà gli aspetti tecnici dell`unificazione e permetterà risparmi fino a 5 mila unità. Anche in Spagna è stato creato un organo di pubblica sicurezza "terzo", che coordina polizia e guardia civil, tutti dipendenti dal Ministero dell`Interno. In Germania esiste, invece, lapolizia nazionale investigativa sotto la direzione degli Interni E in Gran Bretagna, allapiù nota Scotland Yard, la polizia nazionale, si affiancano la metropolitan police service, che opera nella provincia di Londra, e i poliziotti locali in ogni città. Le parole del ministro Maroni, che aveva espresso simili concetti anche durante la festa della polizia, pongono con forza la necessità di una riforma anche in Italia I tempi sono maturi e la crisi ha reso coscienti che bisogna razionalizzare le risorse. Senza contare che, ai sensi della legge 121 dell`81, l`ordine e la sicurezza pubblica competono in via esclusiva, al Dipartimento di pubblica sicurezza Ormai è chiaro che non è rispondente ai tempi di oggi una suddivisione delle forze di polizia in cinque corpi, come previsto dalla citata legge 121 (art. 16): polizia di Stato (108mila. unità), arma dei carabinieri (110mila unità), corpo della guardia di finanza (60mila unità), polizia penitenziaria (39mila) e polizia ambientale e forestale (8mila unità). Siamo il solo Paese europeo, come ha ben rammentato il nostro ministro dell`Interno, ad avere cinque forze di polizia, di cui soltanto due (polizia di Stato e carabinieri) impiegate per il controllo del territorio urbano ed extraurbano; fanno eccezione, in qualche caso, solo le fiamme gialle. È necessario utilizzare al meglio ciò che si ha, evitando duplicazioni che recano con sé innegabili sprechi di risorse economiche e di personale. Occorre avviare, pertanto, un progetto di unificazione delle for- ze dell`ordine, ovviamente coi necessari e dovuti accorgimenti che rispettino la storia e la struttura di ciascuna di esse, con la creazione di un`unica polizia nazionale, composta da circa 325 mila uomini e donne, che ponga fine alle duplicazioni di competenze tra carabinieri e polizia di Stato e possa contare sulla specificità delle competenze di finanza, penitenziaria e forestale. Il giorno successivo il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, replica: “ Nessuno pensi a minare la specificita' dell'Arma dei carabinieri. Lo ha detto oggi, a Torino, in occasione della visita alla scuola allievi nella Caserma Cernaia, il ministro della Difesa Ignazio La Russa. ''Se mai a qualcuno venisse in mente di minare in qualunque modo la specificita' e l'unicita' del vostro essere forza di 27 attualità polizia e militare nel contempo - ha detto - chiunque esso fosse troverebbe in me un avversario irremovibile che non accetterebbe mai di scendere a patti sulla vostra storia, sulla vostra specificita', sulla vostra natura, sul vostro essere un esempio unico per tutti gli italiani. L'Arma e' l'istituzione piu' amata dai nostri concittadini. Essa sa offrire all'Italia ''la capacita' di essere al servizio della legalita', della sicurezza e della serenita' dei cittadini''. ''Con voi - ha aggiunto - abbiamo manifestato nel mondo una ulteriore eccellenza della nostra Patria. Lo avete dimostrato prima in Iraq e poi in Afghanistan dando prova di grande addestramento. I carabinieri hanno una storia antica. Il motto fedeli nei secoli non e' un modo di dire. E' una realta'. E' assoluta dedizione al dovere con forte professionalità''. (ANSA). Sul sito www.ficiesse.it viene pubblicato un intervento di Gianluca Tacalozzi: IL POLIZIOTTO NON E’ UN SOLDATO: A CIASCUNO IL SUO MESTIERE. BISOGNA DIVIDERE UN COMPARTO ETEROGENEO E FIGLIO DEL COMPROMESSO. “I progetti più meno esplicitati dal Ministro degli Interni Maroni, e più o meno condivisi da una buona fetta di intellettuali e politici, riguardano l’istituzione di un nuovo modello di sicurezza con un’unica Forza di Polizia generalista, con compiti di ordine e sicurezza pubblica e di polizia giudiziaria, lasciando esclusivamente alle Forze Armate i compiti di difesa e principalmente alle polizie locali i compiti di polizia amministrativa. Una riforma che, come ho già avuto modo di affermare in precedenti articoli, a mio avviso sarebbe auspicabile e porterebbe alla creazione di una moderna Forza di Polizia, unica, specializzata, snella, senza troppi uffici amministrativi e/o funzionali (composta da personale non in possesso del- 28 attualità le qualifiche di PG, PS, PT ecc. ma in possesso di specifica preparazione amministrativa), con ordinamento e regole di impiego più prossime ai canoni del pubblico impiego. Contestualmente si sta progettando (in ambito Ministero della Difesa e Consiglio Superiore della Difesa) un nuovo modello di Difesa che presuppone l’adozione di ordinamenti e regole di impiego molto distanti dal lavoro civile (orario di lavoro, sensibile compressione di diritti, ecc.) e quindi una netta separazione del comparto difesa (la cosiddetta specificità) dal resto del pubblico impiego. Una cosa è certa: entrambe queste riforme presuppongono l’abbandono dei compiti di sicurezza interna dei Carabinieri e l’inevitabile separazione del comparto sicurezza e difesa. Con questi presupposti, infatti, non si può pensare di tenere unito un comparto tanto eterogeneo quanto inopportuno, con una componente (sicurezza) che muove verso il pubblico impiego ed una componente (difesa) che muove verso ordinamenti e regole di impiego più tradizionalmente militare. D’altronde è del tutto evidente che il poliziotto e il soldato non fanno lo stesso mestiere, tutt’altro, ed è per questo che in tutti i Paesi occidentali a democrazia avanzata la sicurezza interna è affidata ad amministrazioni civili e la sicurezza esterna ad amministrazioni militari, con organizzazioni e regole di impiego completamente diverse tra loro. E allora !!!??? Quale soluzione!? Smilitarizzare tutti!? Militarizzare tutti!? La logica vorrebbe che si arrivasse alla separazione del comparto sicurezza e difesa ed alla creazione di due settori distinti e separati, il primo civile- speciale ed il secondo militare, superando, una volta per tutte, l’attuale situazione di confusione generata da riforme, ricorsi, controriforme, riordini e controriordini. Un com- promesso all’italiana abilmente ed artatamente creato per accontentare tutto e tutto e mantenere indenni le Forze di polizia ad ordinamento militare (Gdf e Carabinieri). Il comparto sicurezza e difesa discende, infatti, dalla smilitarizzazione della P.S. e dai successivi ricorsi dei Carabinieri tendenti all’equiparazione con i cugini civili della P.S. (vinto per quanto riguarda la parte economica e perso per quanto riguarda la parte dei diritti sindacali). Una continua ed affannosa rincorsa al compromesso che ha generato quelle condizioni di sostanziale omogeneità degli ordinamenti e di allineamento dei trattamenti economici alla base dell’istituzione del comparto. Il dibattito politico-istituzionale dovrebbe essere incentrato su questi temi ma, come spesso accade in Italia, la discussione è invece spostata sul terreno dell’ideologia e degli interessi particolari. Chi oggi, infatti, difende l’integrità dell’Arma dei Carabinieri e la militarità della stessa, lo fa attaccando i sindacati di PS definendoli il male delle polizie ad ordinamento civile, attaccando lo spirito della riforma della Rappresentanza militare del 1978 ed evocando gli articoli della Costituzione che sanciscono la specificità dei militari rispetto agli altri cittadini (senza tuttavia pensare che quegli articoli e quelle specificità fanno riferimento ai cittadini deputati alla difesa della sovranità e del territorio dello Stato e non già ai poliziotti). Al contrario, chi parteggia per le Forze di Polizia civili evoca gli spettri del ventennio, il sindacato per i militari, ecc.. Come se fosse in discussione la smilitarizzazione delle Forze Armate o la militarizzazione delle Forze di Polizia. Con una politica che rimane debole ed ostaggio degli interessi corporativi, si rischia una volta ancora di addivenire ad un compromesso o meglio di non affrontare la problemati- ca. L’attuale dibattito parlamentare, infatti, propone due riordini delle carriere (uno per i civili ed uno per i militari), una finta riforma della Rappresentanza militare ed una specificità eguale dal punto di vista dei benefici (economico-previdenziali) e diversa dal punto di vista dei sacrifici (maggiori per i militari in termini di compressione dei diritti). In sostanza, si propone di far rimanere l’attuale comparto con una distanza ancora maggiore tra gli ordinamenti civili e quelli militari, a tutto danno, in particolare, delle Forze di polizia militari, costrette ad arrabattarsi in un vestito (ordinamento) sempre meno adatto per i compiti di polizia. Superando ogni interesse ed ideologia di sorta, sarebbe ora che si iniziasse a discutere seriamente sulla definizione di un modello di sicurezza ed un modello di difesa, separati efficienti, chiari, specifici e funzionali. E’ ora che anche in Italia, finalmente, il poliziotto faccia il poliziotto e ed il soldato faccia il soldato. Viva l’Italia, viva le corporazioni e gli interessi particolari. Interessante appare poi un articolo di Piero La Porta apparso sul quotidiano “Italia Oggi” dal titolo “No ai Carabinieri in divisa blu” Le dichiarazioni di Brunetta sul contratto della sicurezza sostengono la tesi della smilitarizzazione. L'Arma nel mirino dei sindacati perchè si fonda con la Polizia "Le dichiarazioni di alcuni sindacati del comparto sicurezza e difesa sul decreto di riforma della pubblica amministrazione sono assolutamente prive di fondamento. L'unica norma che li riguarda è quella dell'adeguamento a tre anni della durata del contratto di lavoro. Questi sindacati saranno comunque consultati durante l'iter di approvazione del provvedimento al fine di verificare la compatibilità della nuova durata dei contratti con la 29 attualità specificità del comparto, della quale io stesso sono stato e sono un attivo sostenitore". Non sappiamo chi abbia materialmente scritto questo comunicato, diffuso a nome del ministro Renato Brunetta. Questo comunicato è errato. I Cocer, le rappresentanze dei militari, hanno espresso perplessità per l'inserimento dei militari nei decreti delegati che disciplineranno il nuovo rapporto di lavoro nella Pubblica amministrazione. La risposta di Brunetta è un triplice errore. È un errore di linguaggio, ed è un errore nell'approccio costituzionale e istituzionale. I Cocer non sono sindacato e non possono esserlo: la Corte di cassazione sanzionò più volte il divieto di appartenenza dei militari al sindacato. Rivolgersi ai “sindacati del comparto sicurezza e difesa”, come fa Brunetta, costituisce quindi un errore di linguaggio e un vulnus istituzionale. Il terzo errore, di profilo costituzionale, è meno visibile ma non meno grave. Sin dagli anni '70 l'antimilitarismo è solo la punta più visibile d'una corrente trasversale che assimila i militari a impiegati dello stato, svuotando gli art. 52 e 82 della Costituzione e imponendo una lettura ideologica e parziale dell'art.11. L'appello di Brunetta è nella scia della cultura consociativa. D'altro canto, gli stessi Cocer spesso invocano la loro trasformazione in sindacato. L'errore di Brunetta, pertanto, non è detto che spezzi i cuori grigioverde perché le numerose spallate per snaturare le forze armate spesso sono anticipate dagli stessi militari, ai vertici come alla base, come accadde quando caldeggiano l'orario di servizio impiegatizio, gli straordinari o le superindennità. L'ingresso della Lega nel governo ha accelerato questi processi degenerativi, innestando il neo antimilitarismo padano su una cultura di governo non ancora matura, alimentato dalla 30 presunzione o dalla necessità di sicurezza solo con le risorse locali. Ne consegue il paradosso d'una perfetta continuità con l'antimilitarismo consociativo degli anni '70, nella persistente distrazione dei “pensatori militari” (con rare eccezioni come Caligaris, D'Avossa o Ilari), che si guardano bene dallo stigmatizzare gli errori politici che hanno snaturato le forze armate, fino a renderle complementari alla polizia e persino alla nettezza urbana. L'incapacità di “leggere” le questioni militari ha varie rappresentazioni; talune tragiche come la fuga delle istituzioni dopo la strage di Nassirya, lasciando i comandanti operativi col cerino in mano, oppure la morte di militari in operazioni per gli assetti inadeguati; talune più divertenti come quando Berlusconi, durante la sfilata del 2 Giugno, si levava a salutare il passaggio dei Carabinieri, per poi reimmergersi nei suoi appunti quando sfilavano altri reparti. E in un certo senso aveva ragione, perché per una serie di circostanze l'Arma dei Carabinieri è divenuta concessionaria unica delle migliori tradizioni militari. Non bisogna tuttavia dimenticare che proprio l'Arma è il primo obiettivo dei sindacati e di quanti aspirano ad annacquare e sottomettere i Carabinieri nei ranghi della polizia. La cattura di un tale bottino può essere poderosamente favorita dalla sindacalizzazione e dalla definitiva omologazione dei militari con gli impiegati. Chi ha materialmente scritto il comunicato stampa di Brunetta forse non ha alcuna necessità di riflettere su questo articolo. L'argomento UNIFICAZIONE FFPP non può essere un TABÙ. Il CoBaR del Friuli VG affronta la materia in maniera innovativa con una delibera destinata a stimolare il dibattito e le riflessioni. Seguono una serie di dichiarazioni: MARONI, CAMBIARE LEGGE RIFORMA FORZE ORDINE (ANSA) - ROMA, 26 GIU - 'La legge 121 del 1981 di riforma delle forze dell'Ordine, fra due anni ne compie 30: occorre metterci mano non per stravolgerla ma per attualizzarla'. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nel suo intervento alla cerimonia di chiusura dell'anno accademico della scuola perfezionamento delle forze di polizia. Quel modello, ha spiegato Maroni, 'e' stato disegnato nel 1981, quando c'era un altro modo e altri problemi: serve dunque rivedere la legge per renderla attuale ed efficiente: e' il compito che ci accingiamo a fare nei prossimi mesi, chiamando tutti coloro che sono coinvolti per sviluppare idee e realizzare una proposta di aggiornamento'. L'obiettivo, ha concluso, 'e' arrivare al 30mo anniversario della 121 con una nuova legge'. SAP: BENE MARONI SU LEGGE 121, UNICO CORPO POLIZIA (ANSA) - ROMA, 26 GIU - 'Condividiamo le dichiarazioni del ministro Maroni. Occorre una riforma della 121/1981 in linea con lo spirito originario della legge ed una razionalizzazione delle forze dell'ordine che punti all'istituzione di un unico corpo di polizia nazionale ad ordinamento civile'. E' quanto afferma Nicola Tanzi, segretario generale del Sap, il sindacato autonomo di polizia, commentando quanto dichiarato dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni. 'In una recente intervista - ricorda Tanzi - il ministro Maroni aveva dichiarato come sia necessario guardare ai nuovi modelli organizzativi di tutti i Paesi europei che vanno nel senso di una concentrazione delle forze di polizia, di un coordinamento stretto, anzi dell'eliminazione dei corpi che ci sono per un sistema omogeneo e che funzioni'. Per il segretario del Sap 'non e' piu' ri- attualità spondente ai tempi di oggi una suddivisione delle forze di polizia in cinque corpi, come previsto dalla citata legge 121/81: polizia di stato (108 mila unita'), arma dei carabinieri (110 mila unita'), corpo della guardia di finanza (60 mila unita'), polizia penitenziaria (39 mila) e polizia ambientale e forestale (8 mila unita')'. Occorre avviare, sottolinea, 'assieme ad un riordino del ruoli e delle funzioni piu' volte promesso dal Governo, un progetto di unificazione dei corpi, ovviamente coi necessari e dovuti accorgimenti che rispettino la storia e la struttura di ciascuno di essi, istituendo un'unica polizia nazionale che ponga fine alle duplicazioni di competenze tra carabinieri e polizia, potendo contare invece sulla specificita' delle competenze di finanza, penitenziaria e forestale'. SICUREZZA: SIULP, SI' A RIFORMA MA SALVAGUARDARE PRINCIPI (ANSA) - ROMA, 26 GIU - Si alla riforma della legge 121 che regola il sistema della sicurezza del Paese, ma salvaguardandone i principi ispiratori. Così il segretario generale del Siulp, Felice Romano, commenta quanto dichiarato dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni. "Le accresciute e mutate esigenze di sicurezza che il Paese rivendica oggi, insieme alla mancanza di adeguate risorse necessarie al funzionamento del sistema così comè - afferma Romano - richiedono necessariamente un intervento di innovazione e razionalizzazione delle risorse attualmente disponibili per la sicurezza interna del Paese". Ma, sottolinea, è necessario che l'azione riformatrice rispetti i principi ispiratori della riforma contenuti nella legge 121/81; e cioè un modello di polizia civile, basato sulla centralità dell'Autorità di P.S. civile, nazionale e provinciale con piena potestà di gestione di tutte le forze in campo, che confermi la titolarità dell'azione di polizia in capo allo Stato per garantire una tutela uniforme della sicurezza dei cittadini sull'intero territorio nazionale". Il 30 giugno il capo della polizia Antonio Manganelli si dichiara contrario alla unificazione: (ANSA) - ROMA, 30 GIU - No alla fusione delle cinque forze di polizia, ma occorre che tutte mettano in sinergia le loro potenzialita' per rendere un servizio piu' efficace. Lo ha detto il capo della polizia, Antonio Manganelli, inaugurando un monumento ai caduti delle forze di polizia al Polo interforze. Anagnina del Dipartimento di pubblica sicurezza. Alla cerimonia hanno preso parte il cardinale Giovani Battista Re, prefetto della Congregazione dei vescovi, i responsabili degli altri corpi, tra cui il capo di Stato Maggiore dell'Arma e futuro comandante dei 31 attualità carabinieri, generale Leonardo Gallitelli e parenti delle vittime del dovere che hanno scoperto il monumento. ''Questo complesso - ha spiegato Manganelli - e' il punto di arrivo di un processo iniziato anni fa per mettere sempre di piu' a fattor comune tutte le forze di polizia, in modo che mantengano la loro autonomia e le loro tradizioni, senza la prospettiva di fondersi in un unicum che non e' detto moltiplichi le loro potenzialita', ma, anzi, potrebbe renderle piu' fragili; serve pero' - ha aggiunto - mettere a regime un percorso comune in modo che ognuno nella propria specificita' possa dare il suo contributo''. Ormai, ha proseguito il capo della polizia, ''e' stato avviato un circuito virtuoso che realizza una buona sinergia tra le varie forze, rispettando l'orgoglio di appartenenza''. Appare importante, al fine di fornire l’ampia panoramica di opinioni che ci siamo prefissati, soffermarci sulle dichiarazioni che il neo eletto Deputato Europeo De Magistris ha rilasciato in una intervista a Grnet.it: GrNet.it: parliamo di un argomento spinosissimo. L'unificazione delle forze di polizia. Che ne pensa di quel progetto che vorrebbe l'Arma alle dipendenze funzionali del ministro dell'Interno De Magistris: guardi, credo che questo sia un tema che prima o poi dovremo affrontare, meglio prima che poi, però con i dovuti riguardi alla specificità e soprattutto alle particolari specializzazioni operative sul territorio possedute dall'Arma dei Carabinieri. Mi spiego meglio: è un fatto che in Italia abbiamo 5 forze di polizia, diciamo anche 7 se ci mettiamo anche la polizia provinciale e quella locale, e questo è un fatto abbastanza inaccettabile. Se dovessi risultare eletto al parlamento europeo guarderò con particolare attenzione a quei paesi come la Francia e la Spa- 32 gna che come noi italiani hanno una "doppia o tripla polizia". Credo che si debba andare verso un' armonizzazione delle forze relativamente ai loro compiti senza perdere, a mio avviso, le tradizioni e le specificità di ogni singolo Corpo. La cosa più semplice da attuarsi è la divisione territoriale. E' inutile stare tutti in città. Noi carabinieri abbiamo una diffusione capillare soprattutto nei piccoli centri ed anche nelle città mentre la Polizia di Stato si concentra soprattutto nei centri urbani più popolati. Credo allora che, come si dice in gergo, la Polizia di Stato debba stare nelle città e i Carabinieri nelle campagne, fatta eccezione per quei reparti con particolari competenze - penso alla tutela del patrimonio artistico, all'ecologia che abbiamo da tempo organizzato e che hanno dato frutti operativi considerevoli contribuendo in maniera determinante alla lotta a quel tipo di criminalità molto specifica. Credo sia sciocco, antiproduttivo e antioperativo rinunciare a reparti così specializzati. Gli ambiti dove ritengo si debba procedere con un'ottimizzazione sono quelli della polizia giudiziaria, il controllo del territorio la prevenzione e la sicurezza generale che fanno sprecare risorse a causa dell'accavallamento delle competenze. Dividendo il territorio potremmo utilizzare più efficacemente gli uomini a nostra disposizione per puntare ad una maggiore presenza "fisica" nelle zone di competenza e risparmiare risorse che in questo periodo scarseggiano. GrNet.it: Dr. De Magistris, qual è la sua opinione in merito alle recenti polemiche che si sono innescate sul progetto di unificazione delle forze di polizia? De Magistris: Guardi io da sempre, nei miei 15 anni da pubblico ministero, mi sono occupato di inchieste molto importanti, e sono assolutamente non favorevole a questa unificazione. Ritengo che le singole forze di polizia debbano mantenere le loro specifiche competenze professionali e la loro autonomia. Sono invece favorevole, anche per una razionalizzazione dei costi, ad un migliore e più efficace coordinamento di alcune attività, mi riferisco in particolare a quelle relative alla prevenzione sul territorio, i servizi di 112 e 113 ma, se parliamo di polizia giudiziaria, di indagini e di rapporto con la magistratura, credo che la storia giudiziaria d’Italia dimostri come l’autonomia delle forze di polizia sia un valore democratico e di efficienza da salvaguardare. GrNet.it: Crede quindi che la "militarità", ad esempio dell’Arma dei Carabinieri, sia un valore aggiunto per una forza di Polizia? De Magistris: Come ho accennato prima, penso che per i Carabinieri sia importante mantenere una propria autonomia. Sono però, nello stesso tempo, favorevole acchè i valori costituzionali e i principi che stanno a fondamento della costituzione repubblicana debbano essere estesi a tutte le forze di polizia e quindi anche ai Carabinieri, che hanno un ordinamento di tipo militare. Insomma quanta più democrazia c’è all’interno delle forze di polizia, tanto maggiore sarà il beneficio per tutti e quindi anche per i cittadini. GrNet.it: Lo strumento militare italiano è oggi impegnato in vari scenari, soprattutto all’estero ma anche in territorio italiano con una piccola aliquota di soldati che affiancano le forze dell’ordine in compiti di pattugliamento del territorio. Qual è la sua opinione in merito all’uso dei militari per compiti di pubblica sicurezza? De Magistris: Per come sono utilizzati sono molto perplesso, anzi diciamo pure contrario. Io penso che sarebbe stato molto più utile, se si volevano liberare le forze di polizia da attività che potevano distoglierle da cose più importanti, impiegare i militari a pre- attualità sidiare obiettivi sensibili, non so ad esempio cantieri stradali come la Salerno - Reggio Calabria, le ambasciate eccetera. Penso sia un messaggio non positivo nei confronti delle forze dell’ordine quello di affiancarli ai militari, perché sarebbe come dire che non sono in grado da sole di dare un messaggio di efficienza sul piano della sicurezza. Avrei preferito piuttosto che la politica fornisse mezzi, risorse, macchine, benzina, uomini alle forze di polizia e poi mi lascia un po’ perplesso il dato che sul piano economico non ci sia lo stesso trattamento. Inoltre, la mia perplessità riguarda soprattutto il fatto che i militari sono impiegati nelle zone a minore densità criminale, quasi a calmierare più un’esigenza simbolica nell’opinione pubblica ma che in concreto non dà nessun risultato in termini di maggior efficienza. GrNet.it: Da più parti, i componenti delle forze armate e delle forze di polizia ad ordinamento militare, avvertono la necessità che anche a loro sia consentito il diritto di libera associazione e quello a formare liberi sindacati. In Europa queste realtà sono già operative da moltissimi anni, tanto che la comunità europea ha più volte emanato delle raccomandazioni rivolte a quei pochi paesi membri, tra i quali c’è l’Italia, che ancora si ostinano a negare ai nostri militari quei diritti civili minimi che altrove sono una regola. Lei ritiene giusto che i militari italiani debbano soffrire una tale arretratezza sociale nei confronti dei colleghi europei? De Magistris : Sono assolutamente d’accordo che i militari possano godere dei diritti costituzionali, come la libertà di associarsi, di manifestare pubblicamente il proprio pensiero, anche negli aspetti di tipo sindacale perché ciò diventi un patrimonio di tutti e quindi anche delle forze dell’ordine e le forza armate che so- no una parte rilevantissima della struttura portante del nostra paese. Non vedo perché non possano godere degli stessi diritti costituzionali che valgono per tutti gli altri cittadini GrNet.it: Parliamo adesso di magistratura, in particolare quella amministrativa. Capita a volte che coloro i quali intendano aprire un contenzioso verso la pubblica amministrazione, si trovino nelle condizioni in cui il giudice ha rapporti di collaborazione o consulenza con l’amministrazione verso la quale si sta ricorrendo. Addirittura c’è stata una petizione sottoscritta da quasi 200 avvocati che chiedono, allo scopo di eliminare questa commistione di interessi contrapposti, l’abolizione degli incarichi extragiudiziali. Come la pensa a tal proposito? De Magistris: Guardi anche qui vale il solito discorso dell’indipendenza degli organi giudicanti e degli organi di garanzia. Il nostro è un paese dove ci sono troppi conflitti di interesse e quindi sono assolutamente favorevole al fatto che il magistrato dia garanzia assoluta, anche nelle apparenze, sotto il profilo dell’indipendenza. Io sono stato sempre contrario, anche nella magistratura ordinaria, agli incarichi extra-giudiziari per i magistrati. Il magistrato deve rappresentare una garanzia assoluta per coloro che devono essere giudicati. GrNet.it: Parliamo un pò del suo impegno politico: tutti sono a conoscenza delle vicende che riguardano le sue inchieste che coinvolgono a vario titolo il mondo politico e quello imprenditoriale. Le domando: se da magistrato l’avessero lasciata lavorare serenamente, così come avviene in qualsiasi paese civile, avrebbe pensato ad un suo impegno nella politica? De Magistris: Assolutamente no, ancora adesso se potessi riprendere a fare il magistrato così come lo facevo non avrei mai pensato ad altre cose perché il mio sogno, fin da quando mi sono iscritto all’università nel 1985 è stato quello di fare il magistrato e in particolare il pubblico ministero. Quello che posso dire è che però dentro rimarrò sempre un magistrato, quindi quei valori quei principi che ho praticato in questi anni me li porterò sempre dentro e penso mi torneranno utili per continuare quel tipo di impegno in un'altra sede. E’ un fatto molto grave quello di constatare che in paese come il nostro, e ciò la dice lunga sulla stato di salute della nostra democrazia, un magistrato che fa il suo dovere debba essere costretto a prendere atto che non può più farlo quando si toccano interessi molto forti. GrNet.it: Nel caso in cui, ce lo auguriamo, dovesse risultare eletto nella competizione per il parlamento europeo, quali progetti politici si propone di portare all’attenzione del consesso europeo? De Magistris: Sono tanti, ma davanti a tutti mettiamone uno: vigilare affinchè l’enorme massa di risorse pubbliche che vengono destinate all’Italia vengano impiegate correttamente e siano spese per uno sviluppo economico compatibile con l’ambiente, che dia lavoro soprattutto ai più giovani secondo un criterio meritocratico e non secondo il malcostume delle raccomandazioni, e che si spezzi quel legame criminale tra controllo illegale della spesa pubblica, criminalità dei colletti bianchi e criminalità organizzata. Sappiamo bene che per tantissimi anni sono stati sperperati miliardi di euro che non hanno creato sviluppo, soprattutto nell’Italia meridionale, ma che invece hanno rimpinguato le tasche di ristretti circoli di comitati d’affari ed hanno rafforzato la criminalità organizzata che attraverso il controllo del denaro pubblico è penetrata sempre di più nel bilancio economico nazionale e nello stesso tessuto istituzionale del nostro Paese. 33