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Diapositiva 1 - AUP.it - Azione Universitaria Politecnico di Bari

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Diapositiva 1 - AUP.it - Azione Universitaria Politecnico di Bari
“La cornice indica l’ottica di un vero e
proprio cannocchiale. E, trattandosi di
un edificio per la sorveglianza, ciò che
indubbiamente appare è la possibilità
di esercitare il controllo su ogni azione
al suo interno.
La prospettiva rivela uno spazio
ordinato, simmetrico, che si può
cogliere con un solo colpo d’occhio […]”
Architettura delle prigioni, R. Dubbini
Carlo Fontana , Prospettiva centrale della grande sala della Casa di Correzione S. Michele, medaglia 1704.
Platone, nel suo ultimo dialogo,
descrive tre carceri possibili,
differenti per tipologia e per
posizione; il primo, presso il
mercato, con la funzione di
assicurare la custodia ai detenuti
in attesa di giudizio, il secondo,
nelle vicinanze della città, nel
luogo della riunione dei
magistrati chiamato
sofronistérion, casa di correzione
per il recupero dei vagabondi e il
terzo, in un luogo selvaggio e
deserto lontano dalla città, per la
punizione dei colpevoli.
Illustrazione del mito della caverna in un'incisione del 1604 di Jan Saenredam.
Carcere Mamertino o Tulliano, VII secolo a. C., Roma – a sinistra, foto da via Clivio Argentario;
a destra spaccato assonometrico, dall’ alto chiesa di San Giuseppe dei Falegnami - Cappella del
SS. Crocifisso, Carcer e Tullianum.
Nel sistema penitenziario della
Roma pagana, il carcere non è il
luogo del trattamento del
condannato, piuttosto un luogo
in cui trattenere l’imputato sino
al giorno del processo, con una
funzione simile a quella delle
odierne carceri giudiziarie.
Tito Livio nelle Historiae e
Vitruvio nel De architectura,
parlano di piccoli locali nei pressi
della Curia o del Foro.
In epoca medievale la colpa
diventa peccato e la preghiera,
l’isolamento, la meditazione si
identificano con la condanna con
cui affliggere il colpevole.
Il monastero diviene l’archetipo
della reclusione, intesa come
mezzo prudente per tenere i
delinquenti lontani dalla società.
Gli statuti Cistercensi del 1206
davano alle abbazie la possibilità
di dotarsi di una prigione, e in
un’ordinanza del 1229 si dichiara
che in tutte le abbazie “fortes et
firmi carceres construantur”.
L’architettura carceraria assume
una morfologia specifica
nell’Italia del Basso Medioevo,
quando nei comuni proliferano
nuovi reati contro la proprietà e
contro lo Stato. Tra questi, al
centro di alcune città si
conservano degli esempi di
carceri, come le Stinche a
Firenze, i Forni a Monza, i Piombi
e i Fossi a Venezia.
Il Carcere delle Stinche , olio di Fabio Borbottoni.
Oratorio dei Buonomini di S. Martino, lunette di
Francesco d'Antonio, visitare i carcerati.
“[…] Deono farsi le pregioni, sane e
commode: perche sono state ritrouate
per custodia, e non per supplicio e
pena de i scelerati, o d’altre sorti d’
huomini: però si faranno le lor mura
nel mezzo di pietre uiue grandissime
incatenate insieme con arpesi, con
chiodi di ferro, o di metallo; e
s’intonicheranno poi dall’una e
dall’altra parte di pietra cotta: perche
cosi facendo l’humidità della pietra
uiua non le renderà mal sane, ne
perderanno della lor sicurezza. Si
deuono anco far gli andidi lor intorno,
le stanze de i custodi appresso, acciò
che si possa sentir facilmente s’alcuna
cosa i pregioni machineranno.”
Nel periodo rinascimentale sono
in molti ad occuparsi delle carceri
nei propri trattati.
Filarete nel suo Trattato distingue
una piccola prigione, all’interno
di un palazzo, da una grande.
Alberti pone particolare
attenzione all’igiene dei locali.
Lo spirito rinascimentale può
essere intuito dalle modalità
stabilite per la detenzione,
evitando i cattivi odori,
separando le donne dagli uomini
e permettendo alle mogli dei
detenuti di andare a vivere con i
mariti dopo sette anni.
I quattro trattati dell’architettura,
Andrea Palladio
Nella seconda metà del
Cinquecento, anche Palladio da
buon umanista si preoccupa di
inserire nel suo trattato il carcere
tra gli edifici pubblici,
consolidandone l’antica
tripartizione in soggetti
suscettibili di trattamento, in
debitori e in perfidi.
Frontespizio de “I quattro libri dell'architettura", Venezia, 1570.
Rasphuis (1596
Amsterdam) il primo
carcere organizzato in
celle attorno a cortili
chiusi, attrezzati per la
lavorazione del legname
e disposto all’interno
dell’isolato mercantile
senza grandi alterazioni
della maglia urbana.
Le Nuove Carceri, Milano, 1578.
LE NUOVE CARCERI
erette a Milano nel 1578,
probabilmente opera di Pietro
Antonio Barca, presentano un
sistema tripartito: le segrete del
Capitano di Giustizia, destinate ai
criminali, quelle del Podestà,
destinate ai detenuti politici, e
quelle destinate ai debitori.
“Nella sua doppia
funzione di cappella
e di manifattura,
l’edificio viene
concepito come una
perfetta macchina di
redenzione […] il
principio dell’ora et
labora conventuale
viene assunto in una
radicale condizione
coercitiva”.
Casa di Correzione S. Michele, Roma, 1703 -1704, Carlo Fontana.
IL CARCERE DI S. MICHELE
a Roma, è completato nel 1704
sotto progetto di Carlo Fontana
all’interno del grande Ospizio
apostolico per poveri e invalidi a
Ripa Grande.
L’edificio voluto da Clemente XI
doveva offrire assistenza ai
giovani malfattori, “perditis
adolescentibus corregendis”,
iniziandoli ad un percorso di
pentimento e purificazione.
Il programma correttivo
prevedeva l’isolamento notturno
in celle individuali e di giorno il
lavoro comune in silenzio. Le
celle si affacciano sulla sala
tramite un matroneo.
CARCERI d'INVENZIONE
opera di Giovanni Battista
Piranesi, 1745-1750; una
serie di sedici stampe che
mostrano immagini
sconvolgenti di interni di
prigioni, enormi sotterranei
con scale e possenti
macchinari.
DEI DELITTI E DELLE PENE
Cesare Beccaria, 1764. Nel
1766 il libro viene incluso
nell'indice dei libri proibiti a
causa della distinzione tra
reato e peccato.
JOHN HOWARD
(1726 - 1790) fu uno dei
primi riformatori di prigioni.
Dopo una breve esperienza
come prigioniero dei
francesi durante la guerra in
Portogallo, dedicò la sua
vita alla causa dei detenuti:
scrisse tre libri in cui si
descriveva lo stato
disumano in cui vertevano i
detenuti.
PRESA DELLA BASTIGLIA,
1789, Parigi.
IN EUROPA
A Ghent in Belgio nel 1772, su
iniziativa del Visconte J.P. Vilain,
viene eretta una prigione di
grandi dimensioni. Nella pianta
ottagonale con cortile centrale, è
possibile distinguere otto sezioni
con celle che si attestano sui muri
di spina e che prendono luce da
altrettanti cortili.
G. Dance, prigione di Newgate, Londra , 1768 – 80, demolita nel 1902.
Maison de Force ad Ackerghem, Ghent, Belgio, 1772 – 75,
probabilmente opera degli architetti Malfaison e S.J. Kluchman.
C.N. Ledoux, 1786 ,progetto per le carceri ed il Palais de Justice ad Aix-en-Provence la cui
costruzione fu interrotta dalla rivoluzione.
Di non molto successivo è il
carcere di Newgate a Londra,
progettato da George Dance e
concluso nel 1780. Sembra che
questo carcere, benché valido
esteticamente, non lo fosse dal
punto di vista funzionale.
In Francia, fu Ledoux ad occuparsi
di un progetto di prigioni, in
particolare quelle di Aix - en Provence, proponendo una
pianta quadrata, con quattro
cortili all’interno e un torrione
per ogni angolo all’esterno.
IL PANOPTICON
di Jeremy Bentham pensato in un
momento di ridefinizione del
sistema carcerario, è stata la
prima delle figure architettoniche
della sorveglianza.
Ideato nel 1787, aveva una forma
circolare ed era costituito da due
anelli concentrici, quello più
interno ospitava la casa
dell’ispettore, il fulcro di tutto
l’impianto, mentre quello più
esterno era occupato dalle celle
dei prigionieri, strette e lunghe e
con un vetro in un’estremità e
una grata in ferro all’altra, in
modo che il detenuto potesse
essere sempre in luce e quindi
osservato.
Tra il centro e la circonferenza vi
era l’area intermedia o anulare.
La luce, filtrando nelle celle dalle
aperture sull’esterno mettevano
in ombra le silhouettes dei
prigionieri.
Jeremy Bentham, progetto per un carcere Panopticon, pubblicato nel 1791.
“La struttura vuole
essere, senza
dubbio, una
mediazione tra le
correnti filosofiche
illuminate che
volevano un
carcere più vivibile
e una volontà
governativa bieca
e retriva,
preoccupata di
salvaguardare
poltrone e corona
dai giacobini, dai
rivoluzionari e dai
criminali.”
Ergastolo di Santo Stefano, Francesco Carpi, 1797; in alto a destra pianta del complesso, a sinistra vista delle
celle e della cappella esagonale dal cortile; in basso vista aerea.
L’ERGASTOLO DI S. STEFANO
Completato nel 1797, viene
commissionato a Francesco Carpi
del re borbonico Ferdinando IV.
Le celle, su tre ordini sovrapposti,
si affacciano sull’arena centrale
tramite delle aperture a bocca di
lupo e sono collegate da ballatoi
coperti con un sistema ad archi al
piano terra e al primo piano. Al
centro vi è una cappella
esagonale. Tutti i detenuti
possono assistere alle
celebrazioni mediante una
piccola apertura sulla porta.
Carcere Regina Coeli, Roma, convertito all’uso attuale nel 1881, planimetria e vista.
Carcere Le Nuove , Torino, 1860, G. Polani.
Carcere San Vittore, Milano, 1872 - 1879, Francesco Lucca, planimetria e vista.
Nella seconda metà del XIX
secolo, sia in Italia che in Europa,
si assiste ad una moltiplicazione
delle tipologie carcerarie. La
scuola positivista mette in atto
una serie di trasformazioni che
creano solide basi per
l’elaborazione delle riforme
anche in ambito penale.
Furono emanati cinque
regolamenti per ogni tipologia di
stabilimento carcerario, ma solo
nel 1891 il decreto regio n. 260
ne sancì il Regolamento generale.
Le prescrizioni progettuali si
affidano, almeno nei dettagli, alla
tradizionale concezione
dell’edificio carcerario,
prevedendo celle poco illuminate
e poco aerate, spazi destinati alla
punizione.
TIPOLOGIA RADIALE
sino al 1890. L’impianto
prevede la disposizione
delle celle in bracci a più
piani che si dipartono da
un corpo centrale,
solitamente destinato alla
distribuzione.
A sinistra, Carcere di Bari, 1926.
In basso, Carcere di Trento, istituto realizzato sotto il governo austro-ungarico,
è tra i pochi esempi sul territorio nazionale di complessi penitenziari
organicamente collegati ai complessi dei servizi giudiziari.
“Io sono sottoposto a vari regimi carcerari: c'è il regime
carcerario costituito dalle quattro mura, dalla grata, dalla
bocca di lupo, ect.; – era già stato da me preventivato e
come probabilità subordinata, perché la probabilità
primaria dal 1921 al novembre 1926, non era il carcere,
ma il perdere la vita. Quello che da me non era stato
preventivato era l'altro carcere, che si è aggiunto al primo
ed è costituito dall'essere tagliato fuori non solo dalla vita
sociale, ma anche dalla vita famigliare […]”
Lettere dal carcere - Antonio Gramsci
Tra il 1921 e il 1922 si promuove,
ad opera della Direzione degli
istituti di prevenzione e pena, un
trattamento che migliori le
condizioni di vita dei detenuti,
avvalendosi di una
programmazione tesa alla
riabilitazione e al reinserimento
sociale.
Il secondo Regolamento,
promulgato con Regio Decreto n.
787 nel 1931, è l’applicazione
dell'ideologia fascista al settore
penitenziario, volta alla
repressione di ogni forma di
dissenso sociale.
TIPOLOGIA A PALO
TELEGRAFICO
(1890– 1948) L’impianto è
simmetrico rispetto ad un
asse di collegamento
verticale tra i blocchi,
disposti orizzontalmente.
IL CARCERE DI NUORO
realizzato tra il 1954 e il 1958 da
Mario Ridolfi e Volfango Frankl, è
uno degli esempi dell’architettura
penitenziaria postbellica.
Carcere di Badu e Carros, Nuoro, 1953 – 1964, Ridolfi e Frankl: planimetria del complesso e prospetto della chiesa verso il cortile.
Carcere di Badu e Carros, Nuoro, in alto vista d’insieme con particolare recinzione, in basso a sini. vista d’insieme e a des. i ballatoi.
Scrive Canella: “[…] ad esso
concorrono fondendosi, da una
parte, la tradizionale iconografia
dell’edilizia carceraria italiana
(materiali, dettagli, allusione al
Neoromanico), dall’altra, la
rimessa in circolo della tradizione
romanica pisana connaturata al
paesaggio sardo.”
DIFFERENZIAZIONE DEI
CORPI EDILIZI
(1949 – 1977) Si tratta di
soluzioni più libere dal
punto di vista compositivo
e funzionale, con
l’estroflessione dei volumi
con funzioni diverse da
quelle detentive
IL CARCERE DI REBIBBIA
L’area, sulla quale oggi sorge il
complesso sulla via Tiburtina, era
stata espropriata alla fine degli
anni ’30 perché destinata alla
realizzazione di un’operazione
pretenziosa, ossia la realizzazione
di una Città Penitenziaria che
avrebbe potuto ospitare circa
6440 detenuti.
Carcere di Rebibbia , Roma,
Sergio Lenci, 1975, in alto
planimetria, in basso a
sinistra vista del serbatoio e a
destra interno , corridoio.
Lenci scrive a proposito:
“Attraverso prospettive variate, le
gallerie vengono caratterizzate in
alcuni punti così da riproporre - in
un certo senso- per chi vive
dentro e per chi le percorre,
quella varietà, quella
diversificazione di spazi, di
tessitura e di vincoli che la città
offre a chi la percorre dal centro
alla periferia”.
Carcere di Sollicciano, Firenze, 1977, viste dell’Istittuto.
IL GIARDINO DEGLI INCONTRI, progetto coordinato da G. Michelucci,
2007. Un gruppo di detenuti verso la metà degli anni ’80 proposero la
realizzazione di una nuova area per i colloqui con le loro famiglie, in una
zona interna e non utilizzata del complesso carcerario di Sollicciano.
IL CARCERE DI SOLLICCIANO
Poco tempo prima
dell’approvazione della Riforma
carceraria del 1975, un gruppo di
architetti fiorentini (Mariotti,
Inghirami, Campani) riceve
l’incarico per la realizzazione del
nuovo complesso carcerario di
Sollicciano a Firenze; l’arco di
tempo tra la progettazione e la
realizzazione ha coinciso con la
parabola della legge di riforma
carceraria del 1975, dall’apertura
verso nuove iniziative al rapido
raggelarsi di ogni ipotesi di
innovazione, trasformando
questo esempio nell’emblema
delle nuove problematiche post
riforma.
DISPOSIZIONE
COMPATTA
(1981 – 1990)
Lo schema torna ad
addensarsi in unico
volume molto alto (fino
a cinque metri), che
raccoglie tutte le attività
detentive.
L’arca incagliata nella roccia, serigrafia su disegno di Giovanni Michelucci realizzata dalla cooperativa di ex-detenuti “Capo di Buona Speranza”, Settignano, 1987.
Selezione bibliografica.
- AA. VV., a cura di Anastasia S., Corleone F. e Zevi L., Il corpo e lo spazio della pena Architettura, urbanistica e politiche penitenziarie, Ediesse, Roma, 2011
- AA. VV, a cura di De’ Rossi D. Alessandro, L’universo della detenzione - Storia,
architettura e norme dei modelli penitenziari, Mursia, Milano, 2011
- AA. VV, “L’architettura delle prigioni”, in La Nuova Città, 1998, n. 2/ 3 maggio/dicembre, pp. 47 - 120.
- CANELLA Guido, “Il carcere e i compiti dell’architettura - Prima parte ”, in Rassegna di
studi penitenziari, 1969, fasc. VI, pp. 657 – 672
- DUBBINI Renzo, Architettura delle prigioni - I luoghi e il tempo della punizione (1700 1880), Franco Angeli, Milano, 1986
- FOUCAULT Michel, tr. it. di Torchetti Alcesti, Sorvegliare e punire - Nascita della
prigione, Einaudi, Torino, 1976
- MICHELUCCI Giovanni, a cura di Marcetti C. e Solimano N., Un fossile chiamato carcere
- Scritti sul carcere, Angelo Pontecorboli, Firenze, 1993
Filmografia.
Film stranieri
Franklin J. Schaffner, Papillon, 1973
Don Siegel, Fuga da Alcatraz, 1979
Jim Sheridan, Nel nome del padre, 1993
Frank Darabont, Le ali della libertà, 1994
Daniel Monzón, Cella 211, 2009
Film italiani
Renato Castellani, Nella città dell’inferno, 1958
Marco Risi, Mery per sempre, 1989
Alessandro Angelini, L’aria Salata, 2006
Paolo e Vittorio Taviani, Cesare deve morire, 2012
In ordine antiorario: Le ali
della libertà, Mery per
sempre, L’aria salata e la
locandina del film Cesare
deve morire.
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