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08 Oss ecclesiale 22-28
SE DIO NON FOSSE «CLEMENTE E MISERICORDIOSO» … SAREMMO TUTTI PERDUTI! OSSERVATORIO ECCLESIALE Papa Francesco continua a ripeterci fino alla sfinimento che “Dio è misericordioso”, mai esausto dal perdonare. Ce lo dice con questa magnifica Bolla “ Misericordiae vultus”, con la quale indice l’Anno Giubilare della Divina misericordia. «G esù Cristo è il volto della misericordia del Padre», rivelato dal Padre nella pienezza del tempo: infatti «Gesù viene a rivelare a noi in modo definitivo il suo amore». Pienezza del tempo sta a dire compimento di un percorso: infatti Dio «non ha mai cessato di far conoscere in vari modi e in vari momenti della storia la sua natura divina» (MV 1). Contemplare Dio misericordioso vuol dire fare un pieno di gioia e di serenità. Come mettersi al riparo durante un forte temporale, in un ricetto sicuro e asciutto! «Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per 22 Eco dei Barnabiti 2/2015 sempre nonostante il limite del nostro peccato» (MV 2). «Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato e nessuno può porre un limite all’amore di Dio». Entreremo tutti nella contemplazione della misericordia di Dio, attraversando la Porta Santa, la Porta della Misericordia, per «sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza». Papa Francesco battendo alla Porta Santa della Basilica Vaticana, è come bussasse al cuore di Dio! Apri, Signore, il tuo cuore di Padre e tutti accoglici nel tuo amore! Ed è bello che questo avvenga nella Solennità dell’Immacolata, perché il Sommo Iddio «mandò suo Figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore». Successivamente saranno aperte tutte le Porte Sante delle Basiliche Papali. Ma pure in ogni Chiesa particolare, nelle diocesi, sarà aperta una Porta Santa, a indicare l’unione di tutte le Chiese con la Chiesa di Roma, sede primaziale, fondata sui Santi Apostoli Pietro e Paolo, che la fecondarono con il loro sangue. Grazie, Papa Francesco per questo dono; perché ci dai la possibilità di accedere più agevolmente alla fonte della misericordia. E anche nei Santuari potremo godere di un così grande dono (MV 3). Francesco ha scelto la data dell’8 dicembre, vuoi per onorare Maria Santissima e metter sotto il suo patrocinio l’Anno della Misericordia, vuoi perché ricorre il 50.mo della conclusione del Concilio Vaticano II, inizio di «un nuovo percorso della storia della Chiesa, per annunciare il Vangelo in modo nuovo». «La Chiesa sentiva la responsabilità di essere nel mondo il segno vivo dell’amore del Padre». Basterebbe leggere la Costituzione Conciliare Gaudium et spes per avvertire tutta l’ansia della Chiesa di aprirsi al mondo e non di essere del mondo! San Giovanni XXIII, aprendo il Concilio pronunciò queste parole: «Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medi- OSSERVATORIO ECCLESIALE ni, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi» (MV 5). Si può dire che la misericordia esprime l’onnipotenza di Dio? Ci viene incontro Tommaso D’Aquino con il suo «è proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza». E lo afferma anche la preghiera liturgica, con una delle collette più antiche: «O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono…». Nella Salmodia come ama il Padre così devono amare i figli incontriamo molti versetti che illucina della misericordia invece di im- minano ulteriormente questa verità. bracciare le armi del rigore…». La «Egli perdona tutte le tue colpe, guariChiesa Cattolica vuole mostrarsi Ma- sce tutte le tue infermità, salva dalla dre amorevolissima di tutti, benigna, fossa la tua vita, ti circonda di bontà e paziente, mossa da misericordia e misericordia» (Sal 103, 3-4). bontà verso i figli da lei separati. «Il Signore libera i prigionieri, il SiE il beato Paolo VI, chiudendo il gnore ridona la vista ai ciechi, il SiConcilio, ebbe particolari accenti di gnore rialza chi è caduto, il Signore comprensione e di misericordia verso ama i giusti, il Signore protegge i fogli uomini della presente età: «Una restieri, egli sostiene l’orfano e la vecorrente di affetto e di ammirazione si dova, ma sconvolge le vie dei malvaè riversata dal Concilio sul mondo gi» (Sal 146, 7-9). umano moderno… per le persone solo «…risana i cuori affranti e fascia le richiamo, rispetto ed amore» (MV 4). loro ferite…Il Signore sostiene i poveL’anno Giubilare si concluderà nel- ri, ma abbassa fino a terra i malvagi» la solennità liturgica di Gesù Cristo (Sal 147, 3.6.). Signore dell’universo, il 20 novemÈ azzardato dire che Dio ci ama bre 2016… «Affideremo la vita della con amore “viscerale”, come l’amore chiesa, l’umanità intera e il cosmo di un padre e di una madre, dalle cui immenso alla Signoria di Cristo, per- viscere siamo nati?!... (MV 6). ché effonda la sua misericordia come Una menzione particolare merita rugiada del mattino per una feconda il Sal 136 che, con climax iterativo, storia da costruire con l’impegno di ripete: «Eterna è la sua misericortutti nel prossimo futuro» (MV 5). dia!» Dio nella storia e storia della misericordia di Dio! Lo sa bene il la misericordia esprime popolo di Israele che questo Salmo l’onnipotenza di Dio recita e prega nelle festività più importanti! È il Grande Hallel che Gesù e Un anelito esala dal cuore di Papa gli apostoli cantarono nell’Ultima Francesco: «A tutti, credenti e lonta- Cena. «Dopo aver cantato l’inno – l’inno per eccellenza scrive san Matteo – uscirono verso il monte degli ulivi» (Mt 26,30). Dovremmo anche noi ripetere spesso, come un mantra: «Eterna è la sua misericordia!» (MV 7). Amore misericordioso, amore preveniente di Dio Padre, manifesto e «reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù». Gesti, parole e tutta la vita di Gesù annunciano misericordia. «Nulla in Lui è privo di compassione». Prova compassione per le folle che vede smarrite e come un gregge senza pastore; prova compassione per i malati e li risana; prova compassione e sfama le folle. Compassione per una madre dolente per il figlio morto, compassione per l’indemoniato di Gerasa al quale affida una missione «Annunzia ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». È lo sguardo di misericordia a conquistare Matteo e a renderlo, da pubblicano e peccatore, Apostolo. «Miserando atque eligendo»: è il motto che Francesco scelse per la sua arme episcopale (MV 8). «Nelle parabole dedicate alla misericordia, Gesù rivela la natura di Dio come quella di un Padre che non si dà mai per vinto fino a quan- logo del Giubileo della Misericordia 2015 Eco dei Barnabiti 2/2015 23 OSSERVATORIO ECCLESIALE enormi sfide presentano le periferie esistenziali do non ha dissolto il peccato e vinto il rifiuto, con la compassione e la misericordia». Tre parabole più note e più significative: «quelle della pecora smarrita e della moneta perduta, e quella del padre e i due figli». La gioia di Dio consiste nel riaccogliere e nel perdonare! Dio non perdona, se noi non perdoniamo C’è poi la parabola del servo spietato, che dopo essere stato raggiunto dalla compassione e dalla misericordia del padrone, che gli condona un debito altissimo, si accanisce a sua volta contro un piccolo debitore. Dio non perdona, se noi non perdoniamo: la lezione è chiara! «Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia». Il perdono delle offese, per noi cristiani, «è un imperativo da cui non possiamo prescindere». Oltretutto, «lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici». «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» è una delle otto beatitudini proclamate Da Gesù, la nostra Magna Charta! Se Dio è Amore, se Dio ci ama, e tutta la Scrittura lo racconta, allora è pale- 24 Eco dei Barnabiti 2/2015 se che «come ama il Padre così amano i figli». La misura dell’amore e la qualità dell’amore ce la suggerisce Iddio! «Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri» (MV 9). Se prerogativa di Dio è aver pietà e misericordia, così deve essere per la Chiesa. «La credibilità stessa della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole»: Talora questo si è dimenticato. «È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono…Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde coraggio per guardare il futuro con speranza» (MV 10). Già s. Giovanni Paolo II sorprese il mondo con l’Enciclica Dives in misericordia, un tema che la cultura odierna aveva oscurato. Il Pontefice sentiva forte l’urgenza di annunciare al mondo la misericordia di Dio: «l’amore misericordioso di Dio, rivelato nello stesso mistero di Cristo». «La Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia – il più stupendo attributo del creatore e del Redentore – e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia a del Salvatore di cui essa è depositaria e dispensatrice». Come sono confortanti queste parole del Santo Pontefice! (MV 11). «La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona». E questo deve entrare con forza anche nell’impegno di nuova evangelizzazione che la Chiesa tutta ha messo in essere. Linguaggio e gesti della Chiesa «devono trasmettere misericordia», perché essa possa esprimere appieno l’amore di Cristo, di cui «la Chiesa si fa serva e mediatrice presso gli uomini». Presenza della chiesa e manifestazione della misericordia di Dio vanno di pari passo! «Dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia» (MV 12). «Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce della Parola del Signore: Misericordiosi come il Padre». «Un programma impegnativo», ma «ricco di gioia e di pace». Per questo è necessario «metterci in ascolto della Parola di Dio» per «contemplare la misericordia di Dio e assumerla come proprio stile di vita» (MV 13). mettersi tutti in pellegrinaggio Ci mettiamo tutti in pellegrinaggio! Ce ne invita il Papa. Essere pellegrini della misericordia, con «impegno e sacrificio». Ci metteremo in cammino idealmente, ma anche fisicamente: attraverseremo una Porta Santa, ovunque ci sarà consentito e ci «lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio». Come ha testimoniato ultimamente Claudia Koll, la nota attrice, affermando che attraversando la Porta Santa, a San Pietro, si sentì come avvolgere dalla misericordia del Padre. Ma se è relativamente facile recarsi nei luoghi deputati e attraversare una Porta Santa, il pellegrinaggio ideale comporta diverse tappe: Non giudicare: «Se non si vuole incorrere nel giudizio di Dio, nessuno può diventare giudice del proprio fratello». «Non giudicare e non condannare significa, in positivo, saper accogliere ciò che di buono c’è in ogni persona e non permettere che abbia a soffrire per il nostro giudizio parziale…». E il Papa torna ancora una volta a stigmatizzare la facile chiacchiera, la critica, come in diverse occasioni ha fatto. OSSERVATORIO ECCLESIALE Non solo non giudicare, ma soprattutto «essere strumenti di perdono, perché noi per primi lo abbiamo ottenuto da Dio». «Misericordiosi come il Padre, è il motto dell’Anno Santo». Facciamolo nostro e viviamo di conseguenza (MV 14). andare verso le periferie esistenziali Papa Francesco ci invita ad andare incontro alle periferie esistenziali con cuore grande e generoso; ci invita ad «aprire gli occhi per guardare le miserie del mondo…»; ci invita «a spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo». Ripassare le 14 opere di misericordia, corporali e spirituali. Dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere i malati, visitare i carcerati, seppellire i morti. Le snocciolavamo al catechismo… ora sono quasi obliterate e dimenticate, in una catechesi spesso anodina e sconclusionata. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Forse dovremmo reimpararle a memoria, non solo, ma soprattutto metterle in pratica! A questo ci esorta Papa Francesco. Nei più piccoli, cioè nei più deboli e indifesi, Cristo stesso si immedesima e vuole che in essi scopriamo il suo Volto. Il Vangelo di Matteo, nel giudizio finale, ci dice che saremo esaminati e giudicati sulle opere di misericordia, che si inverano nell’amore del prossimo. «Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore», diceva san Giovanni della Croce (MV 15). Un anno di misericordia, un anno di grazie e di benedizioni. Già preannunciato da Gesù nella sinagoga di Nazaret, quando lesse il passo di Isaia e configurò la sua missione: «portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; rimettere in libertà gli oppressi, proclamare l’anno di misericordia del Signore» (Is 61,1-2). «Questo anno porta con sé la ricchezza della missione di Gesù che risuona nelle parole del profeta Isaia», riportate dal Vangelo di Luca. E invita tutti noi, tutti i cristiani, a dare visibilità concreta alla missione di Gesù, accogliendo la parola di San Paolo: «Chi fa opere di misericordia, le compia con gioia» (Romani 12,8) (MV 16). quaresima 2016 Anche la Quaresima 2016 la dovremo vivere «più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio». Ci verrà incontro con sovrabbondanza la Parola di Dio, per poter «riscoprire il volto misericordioso del Padre! E in questo ci aiutano anche i profeti Michea e Isaia, che ci vengono incontro con pagine stupende: «Tu, o Signore, ritornerai a noi e avrai pietà del tuo popolo. Calpesterai le nostre colpe e getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati» (Mic 7,18-19). riscoprire la bellezza del sacramento della riconciliazione Eco dei Barnabiti 2/2015 25 OSSERVATORIO ECCLESIALE «Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce» (Is 58,6-11). Lume di fede e di testimonianza! 24 ore per il Signore, la bella iniziativa suggerita dal Papa per il venerdì e sabato precedenti la IV Domenica di Quaresima, che è stata accolta e celebrata con gioia da tutta la Chiesa. Volta all’adorazione e a far riscoprire la bellezza del sacramento della riconciliazione, «fonte di vera pace interiore». E qui Francesco esorta i con fessori ad essere «un vero segno della misericordia del Padre». Non solo, ma esorta gli stessi a farsi «per primi penitenti in cerca di perdono». E in questo il Papa ci ha dato l’esempio, non solo mettendosi in confessionale a San Pietro, ma inginocchiandosi anche davanti a un confessionale nella Basilica Vaticana! «Ogni confessore dovrà accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo….I confessori sono chiamati a stringere a sé quel figlio pentito che ritorna a casa e ad esprimere la gioia per averlo ritrovato». «…i confessori sono chiamati ad essere sempre, dovunque, in ogni situazione e nonostante tutto, tutti peccatori sì, ma non tutti corrotti 26 Eco dei Barnabiti 2/2015 il segno del primato della misericordia» (MV 17). Promette Francesco ai Vescovi di mandare nelle Diocesi I Missionari della Misericordia. Potranno perdonare anche i peccati riservati alla Sede Apostolica! «Saranno segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del suo perdono». E «si lasceranno condurre nella loro missione dalla parole paoline: Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti» (Rm 11,32). E affida ai Vescovi l’accoglienza dei Missionari della Misericordia, facilitando la loro missione «di annunciatori della gioia del perdono». E i Vescovi stessi, durante la Quaresima, «siano solleciti nel richiamare i fedeli ad accostarsi al trono della grazia per trovare misericordia e trovare grazia» (Eb 4,16) (MV 18). «La parola del perdono possa giungere a tutti e la chiamata a sperimentare la misericordia non lasci nessuno indifferente». la piaga della corruzione Si rivolge Francesco ai malavitosi, a quelli che seguono vie perverse: «per il vostro bene vi chiedo di cambiare vita». È questo l’accorato appello del Papa, peraltro espresso in molte altre circostanza, con mitezza e con forza: «La violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti né immortali. Per tutti, presto o tardi, viene il giudizio di Dio a cui nessuno potrà sfuggire». È, direi, drammatico questo accorato appello che Papa Francesco rivolge anche «alle persone fautrici o complici di corruzione… piaga putrefatta della società». «È un male che si annida nei gesti quotidiani per estendersi poi negli scandali pubblici». Siamo tutti peccatori, ma non tutti corrotti, ebbe a dire in altra circostanza Papa Francesco. Sì, perché «la corruzione è un accanimento nel peccato… È un’opera delle tenebre, … e nessuno può sentirsi immune da questa tentazione». «Questo è il momento favorevole per cambiare vita! Questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore. … Rimanere sulle vie del male è solo fonte di illusione e di tristezza….Dio non si stanca di tendere la mano…» Accogliete, o peccatori, «l’invito alla conversione e sottoponevi alla giustizia, mentre la Chiesa offre la misericordia» (MV 19). Ora il Papa vuol dirci una parola su giustizia e misericordia, che sembrerebbero confliggere. Mentre sono «due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore». C’è la giustizia della società, che sta a fondamento e a presidio del vivere civile. «Per giustizia si intende anche che a ciascuno deve essere dato ciò che gli è dovuto». Nella Bibbia la giustizia viene intesa «come l’osservanza integrale della Legge e il comportamento di ogni buon israelita conforme ai comandamenti dati da Dio». Ma da questa visione al legalismo il passo è molto breve, come si evince dalla storia di Israele! Si supera questa difficoltà ricordando che «nella Sacra Scrittura la giustizia è concepita essenzialmente come un abbandonarsi fiducioso alla volontà di Dio». In questo senso, per esempio, chiamiamo San Giuseppe uomo giusto. «Gesù parla più volte della importanza della fede, piuttosto che dell’osservanza della legge». Quando Gesù va a casa di Matteo, invitato a pranzo, con pubblicani e peccatori, dice: «Andate e imparate cosa vuol OSSERVATORIO ECCLESIALE dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13). Al di là della mentalità legalista, «Gesù punta a mostrare il grande dono della misericordia che ricerca i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza». Misericordia io voglio e non osservanza di leggi e di precetti. Non per nulla Gesù si trovò in netto contrasto con i difensori della Legge: Scribi e Farisei, che «imponevano solo pesi sulle spalle delle persone, vanificando però la misericordia del Padre». In Osea leggiamo: «Voglio l’amore e non il sacrificio». E questo Gesù inculca ai suoi discepoli: «il primato della misericordia». Ancora una volta, «la misericordia viene rivelata come dimensione fondamentale della missione di Gesù». Egli così sfida apertamente i suoi interlocutori «che si fermano al rispetto formale della legge». Gesù siede alla mensa dei peccatori, si accompagna ad essi, li conquista a sé e fa comprendere a tutti il primato della misericordia. E che dire di san Paolo, prima perfetto fariseo, tutto proteso all’osservanza della legge, e che poi, convertito a Cristo, ribalta completamente la sua visione del rapporto con Dio!? In Galati dirà: «Abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge» (2,16). La sua comprensione della giustizia cambia radicalmente: al primo posto la fede e non più la Legge. E l’Apostolo non teme di entrare in vivace contrasto con i suoi correligionari di un tempo che, pervicacemente, volevano che i pagani convertiti passassero attraverso le Forche Caudine della legge mosaica, a completezza e perfezionamento della loro conversione. È perentorio il diniego di Paolo: «Non è l’osservanza della legge che salva, ma la fede in Gesù Cristo, che con la sua morte e Resurrezione porta la salvezza con la misericordia che giustifica». giustizia e perdono La giustizia di Dio è il suo perdono! (MV 20). «La misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comporta- la croce di Cristo, dunque, è il giudizio di Dio su tutti noi e sul mondo mento di Dio verso il peccatore, offendogli una ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere». «L’ira di Dio dura un istante, mentre la sua misericordia dura in eterno», come ripetiamo nel Sal 136. E Sant’Agostino dirà: «È più facile che Dio trattenga l’ira più che la misericordia!». Possiamo vedere come l’insegnamento della Chiesa ha radici profonde e segnali che vengono da lontano, da quando Dio Clemente e Misericordioso, nella sua accondiscendenza, si è rivelato agli uomini ed è entrato in comunione con noi. Ci viene incontro anche il profeta Osea che, in un momento in cui Israele si era allontanato da Dio, annuncia lo sdegno di Dio, come sposo ferito nell’amore. Dio non getterà di nuovo il suo popolo nella schiavitù d’Egitto, ma il profeta annuncia l’esilio assiro-babilonese: «Non ritornerà al paese d’Egitto, ma Assur sarà il suo re, perché non hanno voluto convertirsi» (Osea 11,5). Ma, dopo questa reazione che richiama alla giustizia, il profeta, rivelando il vero volto di Dio, proclamerà: «Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Efraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira» (Osea 11,8-9). «Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge». Noi invochiamo la giustizia, davanti a crimini efferati, che magari ci hanno strappato una persona cara. E chiediamo giustizia e siamo appagati quando i colpevoli vengono giudicati e penalizzati. «Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono… Dio non rifiuta la giustizia. Egli la ingloba e supera in un evento superiore dove si sperimenta l’amore che è a fondamento di una vera giustizia». Questa è cosa da Dio, e non da uomini! Gesù è la nostra giustificazione: in forza della sua morte e resurrezione. «La Croce di Cristo, dunque, è il giudizio di Dio su tutti noi e sul mondo, perché ci offre la certezza dell’amore e della vita nuova» (MV 21). Parlare di Giubileo rimanda all’indulgenza. «Il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini». Il mistero pasquale, Morte e Resurrezione del Signore, sono la scaturigine della grazia e della nostra riconciliazione con Dio. E la Chiesa a piene mani attinge ai tesori della Redenzione, venendo incontro alla nostra debolezza nativa ed elargendo i tesori della grazia. Infatti noi «mentre perEco dei Barnabiti 2/2015 27 OSSERVATORIO ECCLESIALE cepiamo la potenza della grazia che ci trasforma, sperimentiamo anche la forza del peccato che ci condiziona». Quante contraddizioni si affacciano nella nostra vita a causa dei nostri peccati! Che anche se cancellati veramente dal perdono del Signore, lasciano una «impronta negativa nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri. Come dire l’affezione al peccato». La misericordia di Dio è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con Cristo, perché il perdono sia esteso fino alle estreme conseguenze, così come l’amore di Dio è senza confini! vivere intensamente l’anno giubilare Vorremo quindi vivere l’Anno Giubilare con la serena consapevolezza che il perdono implorato e ottenuto è segno della indulgenza misericordiosa del Padre (MV 22). «La misericordia ha una valenza che va oltre i confini della Chiesa. Anche l’Ebraismo e l’Islam attribuiscono a Dio il titolo di clemente e misericordioso». Maria, sotto la croce, ha compreso appieno la dimensione della divina misericordia carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato. Nella Comunione dei Santi, sappiamo che le anime beate, con la loro santità vengono in aiuto alla nostra fragilità. Ricordo la preghiera/giaculatoria che recitava sempre una mia zia molto pia: «Anime belle, spose novelle, che in cielo state, per noi pregate!» A indicare l’unione sponsale tra Cristo e le anime nostre. La fede dei semplici sa esprimere realtà sublimi e consolanti. Infine indulgenza è sperimentare la santità della Chiesa che partecipa a tutti i benefici della Redenzione di 28 Eco dei Barnabiti 2/2015 Abbiamo visto come nel Vecchio Testamento si snoda la storia di Israele tra infedeltà e rinnovo di fedeltà, con il presidio sempre della misericordia di Dio. Anche sulle labbra del credente musulmano spesso ricorre la lode a Dio, Clemente e Misericordioso, nella convinzione che «la misericordia divina ha le porte sempre aperte». «Scopo quindi dell’Anno Giubilare è anche quello di renderci più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci, in un incontro fraterno tra tutte le altre nobili tradizioni religiose». Ora, non possiamo concludere questo nostro cammino senza affiancarci alla Madre della misericordia. Ella ha partecipato intimamente al mistero di amore del Padre, nel Figlio, adombrata di Spirito Santo. Ella è l’Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini; Ella è «il mistico telaio su cui fu intessuta la tunica dell’unione dell’umana natura con quella divina»; Ella, in sintonia con il Figlio Gesù, ha custodito nel suo cuore la consapevolezza della misericordia di Dio che si estende «di generazione in generazione». Anche la nostra generazione entra in questa misericordia proclamata da Maria nel Magnificat. E questo è per noi quanto mai consolante! Maria, sotto la croce, ha compreso appieno la dimensione della divina misericordia, quando ha sentito dalle labbra del Figlio morente parole di perdono per i crocifissori. Rivolga Maria ora e sempre i suoi occhi misericordiosi su noi, suoi figli «e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù». Ci soccorrano pure tutti i Santi e Sante che fecero «della misericordia la loro missione di vita». E come non ricordare Santa Faustina Kowalska che fu «chiamata ad entrare nelle profondità della divina misericordia?». La Santa dell’amore misericordioso «ci ottenga di vivere e camminare sempre nel perdono di Dio e nell’incrollabile fiducia del suo amore». «La Chiesa sente forte il bisogno di annunciare la misericordia di Dio». Tutti devono essere introdotti «nel grande mistero della misericordia di Dio, contemplando il volto di Cristo». La Chiesa «non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e nel perdonare. La Chiesa si faccia voce di ogni uomo e di ogni donna e ripeta con fiducia e senza sosta: Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre» (Sal 25,6) (MV 25). Un cordiale e filiale ringraziamento vada al Santo Padre per questo dono che fa alla Chiesa. Possa ognuno di noi fare esperienza viva della misericordia di Dio! Giuseppe Ciliberti