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08 Oss ecclesiale 22-28

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08 Oss ecclesiale 22-28
SE DIO NON FOSSE
«CLEMENTE E MISERICORDIOSO»
… SAREMMO TUTTI PERDUTI!
OSSERVATORIO ECCLESIALE
Papa Francesco continua a ripeterci fino alla sfinimento che “Dio è misericordioso”, mai esausto
dal perdonare. Ce lo dice con questa magnifica Bolla “ Misericordiae vultus”, con la quale
indice l’Anno Giubilare della Divina misericordia.
«G
esù Cristo è il volto
della misericordia del
Padre», rivelato dal
Padre nella pienezza del tempo: infatti «Gesù viene a rivelare a noi in
modo definitivo il suo amore».
Pienezza del tempo sta a dire
compimento di un percorso: infatti
Dio «non ha mai cessato di far
conoscere in vari modi e in vari
momenti della storia la sua natura
divina» (MV 1).
Contemplare Dio misericordioso
vuol dire fare un pieno di gioia e di
serenità. Come mettersi al riparo durante un forte temporale, in un ricetto sicuro e asciutto!
«Misericordia: è la via che unisce
Dio e l’uomo, perché apre il cuore
alla speranza di essere amati per
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sempre nonostante il limite del nostro peccato» (MV 2).
«Dinanzi alla gravità del peccato,
Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia sarà sempre
più grande di ogni peccato e nessuno
può porre un limite all’amore di Dio».
Entreremo tutti nella contemplazione della misericordia di Dio, attraversando la Porta Santa, la Porta
della Misericordia, per «sperimentare
l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza».
Papa Francesco battendo alla Porta
Santa della Basilica Vaticana, è come
bussasse al cuore di Dio! Apri, Signore, il tuo cuore di Padre e tutti accoglici nel tuo amore! Ed è bello che
questo avvenga nella Solennità dell’Immacolata, perché il Sommo Iddio
«mandò suo Figlio nato dalla Vergine
Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore».
Successivamente saranno aperte
tutte le Porte Sante delle Basiliche
Papali. Ma pure in ogni Chiesa particolare, nelle diocesi, sarà aperta una
Porta Santa, a indicare l’unione di
tutte le Chiese con la Chiesa di Roma, sede primaziale, fondata sui
Santi Apostoli Pietro e Paolo, che la
fecondarono con il loro sangue.
Grazie, Papa Francesco per questo
dono; perché ci dai la possibilità di
accedere più agevolmente alla fonte
della misericordia. E anche nei Santuari potremo godere di un così grande dono (MV 3).
Francesco ha scelto la data dell’8
dicembre, vuoi per onorare Maria
Santissima e metter sotto
il suo patrocinio l’Anno
della Misericordia, vuoi
perché ricorre il 50.mo
della conclusione del
Concilio Vaticano II, inizio di «un nuovo percorso della storia della Chiesa, per annunciare il Vangelo in modo nuovo».
«La Chiesa sentiva la responsabilità di essere nel
mondo il segno vivo dell’amore del Padre». Basterebbe leggere la Costituzione Conciliare Gaudium et spes per avvertire
tutta l’ansia della Chiesa
di aprirsi al mondo e non
di essere del mondo!
San Giovanni XXIII,
aprendo il Concilio pronunciò queste parole:
«Ora la Sposa di Cristo
preferisce usare la medi-
OSSERVATORIO ECCLESIALE
ni, possa giungere
il balsamo della
misericordia come segno del Regno di Dio già
presente in mezzo a noi» (MV 5).
Si può dire che
la misericordia
esprime l’onnipotenza di Dio? Ci
viene incontro
Tommaso D’Aquino con il suo «è
proprio di Dio
usare misericordia
e specialmente in
questo si manifesta la sua onnipotenza». E lo afferma anche la preghiera liturgica,
con una delle collette più antiche:
«O Dio, che riveli
la tua onnipotenza soprattutto con
la misericordia e il
perdono…».
Nella Salmodia
come ama il Padre così devono amare i figli
incontriamo molti
versetti che illucina della misericordia invece di im- minano ulteriormente questa verità.
bracciare le armi del rigore…». La «Egli perdona tutte le tue colpe, guariChiesa Cattolica vuole mostrarsi Ma- sce tutte le tue infermità, salva dalla
dre amorevolissima di tutti, benigna, fossa la tua vita, ti circonda di bontà e
paziente, mossa da misericordia e misericordia» (Sal 103, 3-4).
bontà verso i figli da lei separati.
«Il Signore libera i prigionieri, il SiE il beato Paolo VI, chiudendo il gnore ridona la vista ai ciechi, il SiConcilio, ebbe particolari accenti di gnore rialza chi è caduto, il Signore
comprensione e di misericordia verso ama i giusti, il Signore protegge i fogli uomini della presente età: «Una restieri, egli sostiene l’orfano e la vecorrente di affetto e di ammirazione si dova, ma sconvolge le vie dei malvaè riversata dal Concilio sul mondo gi» (Sal 146, 7-9).
umano moderno… per le persone solo
«…risana i cuori affranti e fascia le
richiamo, rispetto ed amore» (MV 4). loro ferite…Il Signore sostiene i poveL’anno Giubilare si concluderà nel- ri, ma abbassa fino a terra i malvagi»
la solennità liturgica di Gesù Cristo (Sal 147, 3.6.).
Signore dell’universo, il 20 novemÈ azzardato dire che Dio ci ama
bre 2016… «Affideremo la vita della con amore “viscerale”, come l’amore
chiesa, l’umanità intera e il cosmo di un padre e di una madre, dalle cui
immenso alla Signoria di Cristo, per- viscere siamo nati?!... (MV 6).
ché effonda la sua misericordia come
Una menzione particolare merita
rugiada del mattino per una feconda il Sal 136 che, con climax iterativo,
storia da costruire con l’impegno di ripete: «Eterna è la sua misericortutti nel prossimo futuro» (MV 5).
dia!» Dio nella storia e storia della
misericordia di Dio! Lo sa bene il
la misericordia esprime popolo di Israele che questo Salmo
l’onnipotenza di Dio recita e prega nelle festività più importanti! È il Grande Hallel che Gesù e
Un anelito esala dal cuore di Papa gli apostoli cantarono nell’Ultima
Francesco: «A tutti, credenti e lonta- Cena. «Dopo aver cantato l’inno –
l’inno per eccellenza scrive san
Matteo – uscirono verso il monte degli ulivi» (Mt 26,30).
Dovremmo anche noi ripetere
spesso, come un mantra: «Eterna è la
sua misericordia!» (MV 7).
Amore misericordioso, amore preveniente di Dio Padre, manifesto e
«reso visibile e tangibile in tutta la vita
di Gesù». Gesti, parole e tutta la vita
di Gesù annunciano misericordia.
«Nulla in Lui è privo di compassione».
Prova compassione per le folle
che vede smarrite e come un gregge
senza pastore; prova compassione
per i malati e li risana; prova compassione e sfama le folle. Compassione per una madre dolente per il
figlio morto, compassione per l’indemoniato di Gerasa al quale affida
una missione «Annunzia ciò che il
Signore ti ha fatto e la misericordia
che ha avuto per te». È lo sguardo di
misericordia a conquistare Matteo e
a renderlo, da pubblicano e peccatore, Apostolo.
«Miserando atque eligendo»: è il
motto che Francesco scelse per la
sua arme episcopale (MV 8).
«Nelle parabole dedicate alla misericordia, Gesù rivela la natura di
Dio come quella di un Padre che
non si dà mai per vinto fino a quan-
logo del Giubileo della Misericordia
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enormi sfide presentano le periferie esistenziali
do non ha dissolto il peccato e vinto
il rifiuto, con la compassione e la
misericordia». Tre parabole più note
e più significative: «quelle della pecora smarrita e della moneta perduta, e quella del padre e i due figli».
La gioia di Dio consiste nel riaccogliere e nel perdonare!
Dio non perdona,
se noi non perdoniamo
C’è poi la parabola del servo spietato, che dopo essere stato raggiunto
dalla compassione e dalla misericordia del padrone, che gli condona un
debito altissimo, si accanisce a sua
volta contro un piccolo debitore. Dio
non perdona, se noi non perdoniamo: la lezione è chiara!
«Insomma, siamo chiamati a vivere
di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia». Il perdono delle offese, per noi cristiani,
«è un imperativo da cui non possiamo prescindere». Oltretutto, «lasciar
cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici».
«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» è una delle otto beatitudini proclamate Da Gesù,
la nostra Magna Charta!
Se Dio è Amore, se Dio ci ama, e tutta la Scrittura lo racconta, allora è pale-
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se che «come ama il Padre così amano
i figli». La misura dell’amore e la qualità dell’amore ce la suggerisce Iddio!
«Come è misericordioso Lui, così
siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri» (MV 9).
Se prerogativa di Dio è aver pietà e
misericordia, così deve essere per la
Chiesa. «La credibilità stessa della
Chiesa passa attraverso la strada
dell’amore misericordioso e compassionevole»: Talora questo si è dimenticato. «È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono…Il perdono
è una forza che risuscita a vita nuova
e infonde coraggio per guardare il futuro con speranza» (MV 10).
Già s. Giovanni Paolo II sorprese il
mondo con l’Enciclica Dives in misericordia, un tema che la cultura
odierna aveva oscurato. Il Pontefice
sentiva forte l’urgenza di annunciare
al mondo la misericordia di Dio:
«l’amore misericordioso di Dio, rivelato nello stesso mistero di Cristo».
«La Chiesa vive una vita autentica
quando professa e proclama la misericordia – il più stupendo attributo
del creatore e del Redentore – e
quando accosta gli uomini alle fonti
della misericordia a del Salvatore di cui
essa è depositaria e dispensatrice».
Come sono confortanti queste parole
del Santo Pontefice! (MV 11).
«La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per
mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona». E
questo deve entrare con forza anche
nell’impegno di nuova evangelizzazione che la Chiesa tutta ha messo
in essere.
Linguaggio e gesti della Chiesa «devono trasmettere misericordia», perché
essa possa esprimere appieno l’amore
di Cristo, di cui «la Chiesa si fa serva e
mediatrice presso gli uomini».
Presenza della chiesa e manifestazione della misericordia di Dio vanno
di pari passo! «Dovunque vi sono dei
cristiani, chiunque deve poter trovare
un’oasi di misericordia» (MV 12).
«Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce della Parola del Signore: Misericordiosi come il Padre».
«Un programma impegnativo», ma
«ricco di gioia e di pace».
Per questo è necessario «metterci
in ascolto della Parola di Dio» per
«contemplare la misericordia di Dio
e assumerla come proprio stile di
vita» (MV 13).
mettersi tutti in pellegrinaggio
Ci mettiamo tutti in pellegrinaggio!
Ce ne invita il Papa. Essere pellegrini
della misericordia, con «impegno e
sacrificio». Ci metteremo in cammino
idealmente, ma anche fisicamente:
attraverseremo una Porta Santa,
ovunque ci sarà consentito e ci «lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio». Come ha testimoniato
ultimamente Claudia Koll, la nota attrice, affermando che attraversando
la Porta Santa, a San Pietro, si sentì
come avvolgere dalla misericordia
del Padre.
Ma se è relativamente facile recarsi nei luoghi deputati e attraversare
una Porta Santa, il pellegrinaggio
ideale comporta diverse tappe: Non
giudicare: «Se non si vuole incorrere
nel giudizio di Dio, nessuno può diventare giudice del proprio fratello».
«Non giudicare e non condannare
significa, in positivo, saper accogliere ciò che di buono c’è in ogni persona e non permettere che abbia a
soffrire per il nostro giudizio parziale…». E il Papa torna ancora una
volta a stigmatizzare la facile chiacchiera, la critica, come in diverse
occasioni ha fatto.
OSSERVATORIO ECCLESIALE
Non solo non giudicare, ma soprattutto «essere strumenti di perdono, perché noi per primi lo abbiamo
ottenuto da Dio».
«Misericordiosi come il Padre, è il
motto dell’Anno Santo». Facciamolo nostro e viviamo di conseguenza
(MV 14).
andare verso
le periferie esistenziali
Papa Francesco ci invita ad andare
incontro alle periferie esistenziali con
cuore grande e generoso; ci invita ad
«aprire gli occhi per guardare le miserie del mondo…»; ci invita «a
spezzare la barriera di indifferenza
che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo».
Ripassare le 14 opere di misericordia, corporali e spirituali.
Dare da mangiare agli affamati,
dare da bere agli assetati, vestire gli
ignudi, accogliere i forestieri, assistere i malati, visitare i carcerati,
seppellire i morti. Le snocciolavamo
al catechismo… ora sono quasi obliterate e dimenticate, in una catechesi spesso anodina e sconclusionata.
E non dimentichiamo le opere di
misericordia spirituale: consigliare i
dubbiosi, insegnare agli ignoranti,
ammonire i peccatori, consolare gli
afflitti, perdonare le offese, sopportare le persone moleste, pregare Dio
per i vivi e per i morti.
Forse dovremmo reimpararle a memoria, non solo, ma soprattutto metterle in pratica! A questo ci esorta Papa Francesco.
Nei più piccoli, cioè nei più deboli
e indifesi, Cristo stesso si immedesima e vuole che in essi scopriamo il
suo Volto. Il Vangelo di Matteo, nel
giudizio finale, ci dice che saremo
esaminati e giudicati sulle opere di
misericordia, che si inverano nell’amore del prossimo.
«Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore», diceva san Giovanni
della Croce (MV 15).
Un anno di misericordia, un anno
di grazie e di benedizioni. Già preannunciato da Gesù nella sinagoga di
Nazaret, quando lesse il passo di Isaia
e configurò la sua missione: «portare
ai poveri il lieto annuncio, proclamare
ai prigionieri la liberazione e ai ciechi
la vista; rimettere in libertà gli oppressi, proclamare l’anno di misericordia del Signore» (Is 61,1-2). «Questo
anno porta con sé la ricchezza della
missione di Gesù che risuona nelle
parole del profeta Isaia», riportate dal
Vangelo di Luca. E invita tutti noi, tutti
i cristiani, a dare visibilità concreta
alla missione di Gesù, accogliendo la
parola di San Paolo: «Chi fa opere di
misericordia, le compia con gioia»
(Romani 12,8) (MV 16).
quaresima 2016
Anche la Quaresima 2016 la dovremo vivere «più intensamente
come momento forte per celebrare
e sperimentare la misericordia di
Dio». Ci verrà incontro con sovrabbondanza la Parola di Dio, per poter
«riscoprire il volto misericordioso
del Padre!
E in questo ci aiutano anche i
profeti Michea e Isaia, che ci vengono incontro con pagine stupende:
«Tu, o Signore, ritornerai a noi e
avrai pietà del tuo popolo. Calpesterai le nostre colpe e getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati»
(Mic 7,18-19).
riscoprire la bellezza del sacramento della riconciliazione
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OSSERVATORIO ECCLESIALE
«Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce» (Is 58,6-11).
Lume di fede e di testimonianza!
24 ore per il Signore, la bella iniziativa suggerita dal Papa per il venerdì e sabato precedenti la IV Domenica di Quaresima, che è stata accolta e celebrata con gioia da tutta la
Chiesa. Volta all’adorazione e a far
riscoprire la bellezza del sacramento
della riconciliazione, «fonte di vera
pace interiore».
E qui Francesco esorta i con fessori ad essere «un vero segno
della misericordia del Padre». Non
solo, ma esorta gli stessi a farsi
«per primi penitenti in cerca di perdono». E in questo il Papa ci ha
dato l’esempio, non solo mettendosi in confessionale a San Pietro,
ma inginocchiandosi anche davanti
a un confessionale nella Basilica
Vaticana!
«Ogni confessore dovrà accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo….I confessori
sono chiamati a stringere a sé quel
figlio pentito che ritorna a casa e ad
esprimere la gioia per averlo ritrovato». «…i confessori sono chiamati
ad essere sempre, dovunque, in
ogni situazione e nonostante tutto,
tutti peccatori sì, ma non tutti corrotti
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il segno del primato della misericordia» (MV 17).
Promette Francesco ai Vescovi di
mandare nelle Diocesi I Missionari
della Misericordia. Potranno perdonare anche i peccati riservati alla Sede Apostolica! «Saranno segno vivo
di come il Padre accoglie quanti sono
in ricerca del suo perdono». E «si lasceranno condurre nella loro missione dalla parole paoline: Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per
essere misericordioso verso tutti»
(Rm 11,32).
E affida ai Vescovi l’accoglienza
dei Missionari della Misericordia, facilitando la loro missione «di annunciatori della gioia del perdono».
E i Vescovi stessi, durante la
Quaresima, «siano solleciti nel richiamare i fedeli ad accostarsi al
trono della grazia per trovare misericordia e trovare grazia» (Eb 4,16)
(MV 18).
«La parola del perdono possa giungere a tutti e la chiamata a sperimentare la misericordia non lasci nessuno
indifferente».
la piaga della corruzione
Si rivolge Francesco ai malavitosi, a
quelli che seguono vie perverse: «per
il vostro bene vi chiedo di cambiare
vita». È questo l’accorato appello del
Papa, peraltro espresso in molte altre
circostanza, con mitezza e con forza:
«La violenza usata per ammassare
soldi che grondano sangue non rende
potenti né immortali. Per tutti, presto
o tardi, viene il giudizio di Dio a cui
nessuno potrà sfuggire».
È, direi, drammatico questo accorato appello che Papa Francesco rivolge anche «alle persone fautrici o
complici di corruzione… piaga putrefatta della società». «È un male
che si annida nei gesti quotidiani per
estendersi poi negli scandali pubblici». Siamo tutti peccatori, ma non
tutti corrotti, ebbe a dire in altra circostanza Papa Francesco. Sì, perché
«la corruzione è un accanimento nel
peccato… È un’opera delle tenebre,
… e nessuno può sentirsi immune
da questa tentazione».
«Questo è il momento favorevole
per cambiare vita! Questo è il tempo
di lasciarsi toccare il cuore. … Rimanere sulle vie del male è solo fonte di
illusione e di tristezza….Dio non si
stanca di tendere la mano…»
Accogliete, o peccatori, «l’invito alla conversione e sottoponevi alla giustizia, mentre la Chiesa offre la misericordia» (MV 19).
Ora il Papa vuol dirci una parola
su giustizia e misericordia, che sembrerebbero confliggere. Mentre sono
«due dimensioni di un’unica realtà
che si sviluppa progressivamente fino
a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore».
C’è la giustizia della società, che
sta a fondamento e a presidio del vivere civile. «Per giustizia si intende
anche che a ciascuno deve essere
dato ciò che gli è dovuto».
Nella Bibbia la giustizia viene intesa «come l’osservanza integrale della
Legge e il comportamento di ogni
buon israelita conforme ai comandamenti dati da Dio». Ma da questa
visione al legalismo il passo è molto
breve, come si evince dalla storia di
Israele! Si supera questa difficoltà ricordando che «nella Sacra Scrittura
la giustizia è concepita essenzialmente come un abbandonarsi fiducioso
alla volontà di Dio». In questo senso,
per esempio, chiamiamo San Giuseppe uomo giusto.
«Gesù parla più volte della importanza della fede, piuttosto che dell’osservanza della legge». Quando
Gesù va a casa di Matteo, invitato a
pranzo, con pubblicani e peccatori,
dice: «Andate e imparate cosa vuol
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dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a
chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt
9,13). Al di là della mentalità legalista, «Gesù punta a mostrare il grande dono della misericordia che ricerca i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza». Misericordia io
voglio e non osservanza di leggi e di
precetti. Non per nulla Gesù si trovò
in netto contrasto con i difensori della Legge: Scribi e Farisei, che «imponevano solo pesi sulle spalle delle
persone, vanificando però la misericordia del Padre».
In Osea leggiamo: «Voglio l’amore
e non il sacrificio». E questo Gesù inculca ai suoi discepoli: «il primato
della misericordia». Ancora una volta, «la misericordia viene rivelata come dimensione fondamentale della
missione di Gesù». Egli così sfida
apertamente i suoi interlocutori «che
si fermano al rispetto formale della
legge».
Gesù siede alla mensa dei peccatori, si accompagna ad essi, li conquista a sé e fa comprendere a tutti il
primato della misericordia.
E che dire di san Paolo, prima
perfetto fariseo, tutto proteso all’osservanza della legge, e che poi,
convertito a Cristo, ribalta completamente la sua visione del rapporto
con Dio!? In Galati dirà: «Abbiamo
creduto anche noi in Cristo Gesù
per essere giustificati per la fede in
Cristo e non per le opere della Legge» (2,16). La sua comprensione
della giustizia cambia radicalmente:
al primo posto la fede e non più la
Legge. E l’Apostolo non teme di entrare in vivace contrasto con i suoi
correligionari di un tempo che, pervicacemente, volevano che i pagani
convertiti passassero attraverso le
Forche Caudine della legge mosaica, a completezza e perfezionamento della loro conversione. È perentorio il diniego di Paolo: «Non è
l’osservanza della legge che salva,
ma la fede in Gesù Cristo, che con
la sua morte e Resurrezione porta la
salvezza con la misericordia che
giustifica».
giustizia e perdono
La giustizia di Dio è il suo perdono! (MV 20).
«La misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comporta-
la croce di Cristo, dunque, è il giudizio di Dio su tutti noi e sul mondo
mento di Dio verso il peccatore, offendogli una ulteriore possibilità per
ravvedersi, convertirsi e credere».
«L’ira di Dio dura un istante, mentre la sua misericordia dura in
eterno», come ripetiamo nel Sal 136.
E Sant’Agostino dirà: «È più facile
che Dio trattenga l’ira più che la misericordia!». Possiamo vedere come
l’insegnamento della Chiesa ha radici profonde e segnali che vengono
da lontano, da quando Dio Clemente e Misericordioso, nella sua accondiscendenza, si è rivelato agli
uomini ed è entrato in comunione
con noi.
Ci viene incontro anche il profeta
Osea che, in un momento in cui
Israele si era allontanato da Dio, annuncia lo sdegno di Dio, come sposo
ferito nell’amore. Dio non getterà di
nuovo il suo popolo nella schiavitù
d’Egitto, ma il profeta annuncia l’esilio assiro-babilonese: «Non ritornerà
al paese d’Egitto, ma Assur sarà il suo
re, perché non hanno voluto convertirsi» (Osea 11,5). Ma, dopo questa
reazione che richiama alla giustizia,
il profeta, rivelando il vero volto di
Dio, proclamerà: «Non darò sfogo
all’ardore della mia ira, non tornerò a
distruggere Efraim, perché sono Dio
e non uomo; sono il Santo in mezzo
a te e non verrò da te nella mia ira»
(Osea 11,8-9).
«Se Dio si fermasse alla giustizia
cesserebbe di essere Dio, sarebbe
come tutti gli uomini che invocano il
rispetto della legge».
Noi invochiamo la giustizia, davanti a crimini efferati, che magari ci
hanno strappato una persona cara. E
chiediamo giustizia e siamo appagati
quando i colpevoli vengono giudicati
e penalizzati.
«Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono… Dio non rifiuta la giustizia. Egli la ingloba e supera in un evento superiore dove si
sperimenta l’amore che è a fondamento di una vera giustizia».
Questa è cosa da Dio, e non da
uomini!
Gesù è la nostra giustificazione: in
forza della sua morte e resurrezione.
«La Croce di Cristo, dunque, è il giudizio di Dio su tutti noi e sul mondo,
perché ci offre la certezza dell’amore
e della vita nuova» (MV 21).
Parlare di Giubileo rimanda all’indulgenza. «Il perdono di Dio per i
nostri peccati non conosce confini».
Il mistero pasquale, Morte e Resurrezione del Signore, sono la scaturigine della grazia e della nostra riconciliazione con Dio. E la Chiesa a piene
mani attinge ai tesori della Redenzione, venendo incontro alla nostra debolezza nativa ed elargendo i tesori
della grazia. Infatti noi «mentre perEco dei Barnabiti 2/2015
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OSSERVATORIO ECCLESIALE
cepiamo la potenza della grazia che
ci trasforma, sperimentiamo anche la
forza del peccato che ci condiziona». Quante contraddizioni si affacciano nella nostra vita a causa dei
nostri peccati! Che anche se cancellati veramente dal perdono del Signore, lasciano una «impronta negativa nei nostri comportamenti e nei
nostri pensieri. Come dire l’affezione
al peccato». La misericordia di Dio è
più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il
peccatore perdonato e lo libera da
ogni residuo della conseguenza del
peccato, abilitandolo ad agire con
Cristo, perché il perdono sia esteso
fino alle estreme conseguenze, così
come l’amore di Dio è senza confini!
vivere intensamente
l’anno giubilare
Vorremo quindi vivere l’Anno Giubilare con la serena consapevolezza
che il perdono implorato e ottenuto è
segno della indulgenza misericordiosa del Padre (MV 22).
«La misericordia ha una valenza
che va oltre i confini della Chiesa.
Anche l’Ebraismo e l’Islam attribuiscono a Dio il titolo di clemente e
misericordioso».
Maria, sotto la croce, ha compreso appieno la dimensione della divina
misericordia
carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato.
Nella Comunione dei Santi, sappiamo che le anime beate, con la
loro santità vengono in aiuto alla
nostra fragilità. Ricordo la preghiera/giaculatoria che recitava sempre
una mia zia molto pia: «Anime belle, spose novelle, che in cielo state,
per noi pregate!» A indicare l’unione sponsale tra Cristo e le anime nostre. La fede dei semplici sa esprimere realtà sublimi e consolanti.
Infine indulgenza è sperimentare la
santità della Chiesa che partecipa a
tutti i benefici della Redenzione di
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Eco dei Barnabiti 2/2015
Abbiamo visto come nel Vecchio
Testamento si snoda la storia di Israele tra infedeltà e rinnovo di fedeltà,
con il presidio sempre della misericordia di Dio.
Anche sulle labbra del credente
musulmano spesso ricorre la lode a
Dio, Clemente e Misericordioso, nella convinzione che «la misericordia
divina ha le porte sempre aperte».
«Scopo quindi dell’Anno Giubilare
è anche quello di renderci più aperti
al dialogo per meglio conoscerci e
comprenderci, in un incontro fraterno tra tutte le altre nobili tradizioni
religiose».
Ora, non possiamo concludere
questo nostro cammino senza affiancarci alla Madre della misericordia.
Ella ha partecipato intimamente al
mistero di amore del Padre, nel Figlio, adombrata di Spirito Santo. Ella
è l’Arca dell’Alleanza tra Dio e gli
uomini; Ella è «il mistico telaio su cui
fu intessuta la tunica dell’unione dell’umana natura con quella divina»;
Ella, in sintonia con il Figlio Gesù, ha
custodito nel suo cuore la consapevolezza della misericordia di Dio
che si estende «di generazione in generazione».
Anche la nostra generazione entra
in questa misericordia proclamata da
Maria nel Magnificat. E questo è per
noi quanto mai consolante!
Maria, sotto la croce, ha compreso
appieno la dimensione della divina
misericordia, quando ha sentito dalle
labbra del Figlio morente parole di
perdono per i crocifissori.
Rivolga Maria ora e sempre i suoi
occhi misericordiosi su noi, suoi figli
«e ci renda degni di contemplare il
volto della misericordia, suo Figlio
Gesù».
Ci soccorrano pure tutti i Santi e
Sante che fecero «della misericordia
la loro missione di vita». E come
non ricordare Santa Faustina Kowalska che fu «chiamata ad entrare nelle profondità della divina misericordia?». La Santa dell’amore misericordioso «ci ottenga di vivere e
camminare sempre nel perdono di
Dio e nell’incrollabile fiducia del
suo amore».
«La Chiesa sente forte il bisogno
di annunciare la misericordia di
Dio». Tutti devono essere introdotti
«nel grande mistero della misericordia di Dio, contemplando il volto di
Cristo».
La Chiesa «non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e nel perdonare. La Chiesa si faccia voce di ogni
uomo e di ogni donna e ripeta con fiducia e senza sosta: Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo
amore, che è da sempre» (Sal 25,6)
(MV 25).
Un cordiale e filiale ringraziamento vada al Santo Padre per questo dono che fa alla Chiesa. Possa ognuno
di noi fare esperienza viva della misericordia di Dio!
Giuseppe Ciliberti
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