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Ci credete? Siamo arrivati alla quinta edizione delle cantine aperte

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Ci credete? Siamo arrivati alla quinta edizione delle cantine aperte
Mensile gratuito della Pro-Loco di Cese dei Marsi
Anno V Numero 53 – 31 ottobre 2010
Ci credete? Siamo arrivati alla quinta edizione delle cantine aperte per San Martino! È con
grande orgoglio che la Pro Loco si fa promotrice anche quest’anno di un evento, sapientemente
curato da Roberto, pensato per Cese e la sua gente, per stare insieme e mangiare e bere cose
buonissime.
Una serata che, anno dopo anno, coinvolge sempre più cantinieri di tutte le età (preparatevi a
sorprese gustosissime) e che richiama sempre più gente… una serata cui speriamo di vedervi
tutti!
Manuela Cipollone
DON EMIDIO È VESCOVO
È divenuto ufficiale l’11 ottobre scorso: don Emidio è il nuovo
vescovo di Lanciano ed Ortona. La notizia è stata salutata dal
suono delle campane che hanno risuonato in tutta la nostra
Diocesi e, ovviamente, a Cese. Il paese ha testimoniato la
propria gioia al nuovo Mons lunedì stesso durante la Messa che
don Emidio è venuto a celebrare nella “sua” parrocchia, ma in
tanti hanno commentato la sua nomina con parole di stima ed
elogio.
Lo hanno fatto pubblicamente le autorità locali – civili e
religiose – e tante persone comuni che hanno confermato il
proprio affetto a don Emidio anche attraverso i giornali locali.
50 anni, prete da 25, don Emidio negli anni è stato viceparroco
a "San Giovanni", cappellano ospedaliero a Pescina, parroco a
Lecce dei Marsi e quindi a Pescina.
Lunga la lista dei suoi incarichi: Direttore Spirituale del
Seminario Regionale di Chieti dal 2000; Responsabile della
Pastorale Familiare Regionale dal 2007; Assistente spirituale
dei Medici Cattolici di Avezzano dal 2008 e Assistente spirituale
delle "Maestre Pie e laici per il Vangelo" dal 2009.
È stato anche Vice-Direttore dell’Ufficio catechistico diocesano,
Responsabile della Pastorale familiare, Assistente spirituale
dell’Unitalsi di Avezzano nonché Vicario foraneo e Insegnante
di Religione nel liceo classico.
Il nuovo arcivescovo – Lanciano e Ortona compongono un’arcidiocesi che comprende a sua volta 42
parrocchie in un territorio in cui si stima vivano 90.600 persone – assumerà l’incarico il prossimo 18
dicembre con la Messa solenne a Lanciano.
Ci saremo anche noi a festeggiarlo e ad augurargli un buon cammino: la parrocchia e la Confraternita, di
cui don Emidio è stato assistente spirituale, stanno raccogliendo le iscrizioni per chi volesse raggiungere
Lanciano in autobus.
Anche a Lanciano ed Ortona le campane hanno suonato l’11 ottobre per annunciare la nomina papale. E
ai frentani – ma non solo – don Emidio ha già rivolto il primo saluto.
Il messaggio porta la data dell’11 ottobre e inizia così: "Vengo a voi come Vescovo nel nome di Dio-Amore
e del Signore Gesù, buon Pastore e Sposo, che ha tanto amato la Chiesa da dare la sua vita per lei. Vengo a
voi per fare, insieme con voi, la volontà di Dio che si è manifestata tramite la scelta del Santo Padre. Vengo
per servire, in voi e con voi, Gesù Cristo, fonte e culmine della nostra vita; che ci vuole santi insieme".
"Non vi nascondo il turbamento e l’inquietudine che hanno abitato il mio cuore nel conoscere questa
nomina, ma non vi nascondo, neppure, la serenità e la gioia: obbedire al Signore e lasciar fare a Lui è,
sempre, la cosa migliore! Di questo – scrive ancora – sono certo perché ne ho fatto continua esperienza in
tutti gli anni del mio sacerdozio, specialmente quando ci sono stati i cambiamenti, anche quelli imprevisti
e imprevedibili. Perciò, ho detto sì!".
Il nuovo vescovo chiede "accoglienza, collaborazione e preghiera" ai sacerdoti con cui collaborerà, ma
anche ai diaconi, ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, alle famiglie - "siete, come diceva il Servo di Dio
don Tonino Bello, le agenzie periferiche della Trinità!" – ai giovani - "la vostra presenza sia una boccata
d’aria fresca e pulita che rinnovi tutta la Diocesi in modo che, il vostro tempo, non sia - sempre e solo - il
domani, ma l’oggi!" – agli ammalati, alle comunità parrocchiali, all’Azione Cattolica, associazioni,
aggregazioni, confraternite, Unitalsi e altri gruppi laicali: "siete – scrive loro don Emidio - il fermento
della nostra diocesi; siate, perciò, locomotive e non, semplicemente, vagoni della nostra pastorale".
Il vescovo si rivolge quindi ai rappresentanti delle Istituzioni, della società civile, della politica, delle forze
militari e dell'ordine: "siete espressione del popolo, lavorate per esso e per il bene comune"; e poi agli
uomini e alle donne di cultura e di ricerca, agli imprenditori, impiegati, operai e lavoratori in genere. "Le
chiedo, insomma, a tutti i cristiani", conclude don Emidio non prima di ringraziare innanzitutto la sua
famiglia - "davvero una piccola Chiesa domestica, dove ho sviluppato la mia dimensione umana, dove ho
iniziato a respirare Dio e dove è sbocciata la mia vocazione" e, subito dopo, la sua "Chiesa di origine, la
carissima e amatissima Diocesi dei Marsi (le radici non si possono tagliare altrimenti si muore!), e al mio
Vescovo Monsignor Pietro Santoro".
"Grazie agli amici che, in tutti questi anni, mi sono stati vicino e hanno arricchito la mia esistenza e hanno
fatto splendere su di essa il sole anche quando c’erano nuvoloni nerissimi. L’ultimo grazie che, però, è il
primo e il più importante, a Dio, al quale - attraverso l’intercessione della Madonna del Ponte, di san
Tommaso e di tutti i Santi venerati in Diocesi - chiediamo protezione, luce e benedizione. Nell’attesa di
incontrarci vi benedico tutti e per voi tutti prego ogni giorno".
Dalla "Voce" ribadiamo i nostri auguri al Don, con un ultimo dubbio: don Emi’ ma adesso come ti
dobbiamo chiama’? Eccellenza o Monsignor Cipollone? ☺
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Manuela Cipollone
“C’È DI PIÙ. DIVENTIAMO GRANDI INSIEME!”
All’incontro Nazionale di ACR e giovanissimi
ieri a Roma c’eravamo anche noi
C’eravamo anche noi di Cese a "C'è di più. Diventiamo grandi insieme",
l’incontro nazionale dei bambini e ragazzi dell’Acr e dei Giovanissimi
che ieri ha raccolto a Roma l’AC italiana. Si è trattato di un momento
importante nel percorso della vita di tutta l’Azione Cattolica e "ponte"
verso l’anno associativo 2010/2011, ultimo di un triennio
caratterizzato dall’orizzonte della santità, della cura educativa e della
passione per il bene comune.
Il prossimo anno associativo, infatti, porrà l’accento sulla capacità e
sulla possibilità dei più piccoli di essere davvero protagonisti della
vita della Chiesa e del mondo, "partecipando attivamente alla vita del
popolo di Dio, chiamati a portare il loro originalissimo contributo
all’edificazione del Regno".
Da Cese siamo partiti in 14 per ritrovarci tra i migliaia che
affollavano prima Piazza San Pietro, dove abbiamo incontrato Papa Benedetto, e poi a Villa Borghese per
fare “festa”.
Manuela Cipollone
IN PIAZZA IN NOME DEL BUON SENSO
Si può manifestare per il buonsenso? Jon Stewart è convinto di sì. Comico, one
man show, conduttore televisivo di un programma di grande successo negli Stati
Uniti, "The daily show", Stewart ha chiamato gli americani a raccolta ieri, 30
ottobre, a Washington per manifestare, appunto, a favore del buonsenso.
"Rally to Restore Sanity" il titolo della manifestazione presentata come una
"Woodstock senza gente nuda né droghe, ma piena di rispettoso dissenso". Le
ragioni della manifestazione? Sostenere che "le voci più sguaiate non dovrebbero
essere le uniche ad essere sentite, non è perché urli nei dibattiti che hai ragione".
Al corteo sono state chiamate "tutte le persone che finora non hanno avuto tempo
di andare alle manifestazioni perché hanno un lavoro, o lo stanno cercando, e
una famiglia a cui pensare". Insomma, non "la maggioranza silenziosa", ma
quella "occupata a fare realmente qualcosa".
Tanto humour e ironia, da Jon Stewart, per un obiettivo più "alto": dire alla
politica – americana in questo caso – che il Paese va avanti grazie alle persone
che lavorano ogni giorno nonostante i politici si affannino ad urlare opinioni,
commenti e giudizi che non diventano riforme, leggi, aiuti concreti per chi ne ha
bisogno. Vi ricorda qualcosa?
4 NOVEMBRE 2010:
GIORNATA DELLE FORZE ARMATE DI CESE
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Giulio Chiostri
CENA AL BUIO
Circa un mese fa, presso la chiesa vecchia abbiamo vissuto un’esperienza molto divertente e
sicuramente singolare: una “cena al buio”! Io avevo già sentito parlare di questa iniziativa che
pare aver preso piede nella nostra realtà abruzzese, ma ovviamente, come tutte le cose
tramandate, non avevo la minima idea di cosa fosse. Anzi, a dir la verità, dentro di me pensavo
fosse abbastanza improbabile essere "servito e riverito" da non vedenti.
In realtà, va fatta una precisazione: l’associazione riguardava non vedenti e ipovedenti e proprio
uno di quest’ultimi ci ha illustrato le regole da tenere presenti affinché la cena andasse a buon
fine. Prima di iniziare la cena, quindi, ci siamo riuniti all’ingresso della chiesa e abbiamo
ascoltato molto attentamente le parole di Americo, presidente dell’Unione Italiana Ciechi della
provincia dell’Aquila, che, visto che si era fatta "una certa", ci ha spiegato brevemente come
dovevamo comportarci e cosa ci avrebbe aspettato durante la cena. Quindi siamo entrati a
gruppi, in base ai tavoli che ci erano stati assegnati.
Una volta dentro ho provato subito una sensazione molto strana, ma grazie all’aiuto di un
ragazzo dello staff sono riuscito a raggiungere il mio posto. Siamo entrati in fila indiana guidati
con estrema dimestichezza dai nostri ospiti. Così, dopo un applauso di incoraggiamento e un
buon appetito generale abbiamo cominciato ad assaporare tutti i vari tipi di piatti che aveva
cucinato per noi un cuoco, anch’esso non vedente, ovviamente tutto nel buio più totale!
Vi lascio immaginare il caos che si è creato durante le varie portate, servite sempre da ragazzi
dell’associazione: urla di persone che, benché fossero molto vicine, non avendo la percezione
delle distanze, parlavano ad alta voce; i commenti dopo aver annusato o tastato alcuni cibi, o
ancora l’infinito tragitto per cercare di trovare il bagno. Nonostante ciò, tutto è andato per il
meglio, la cena è riuscita perfettamente ed alla fine lo stesso cuoco ci ha intrattenuti con una
performance da dj veramente da non crederci…
Ora, però, penso sia doveroso soffermarci un attimo sul senso più profondo di quanto accaduto,
partendo dal titolo “cena al buio”; un’espressione che racchiude appunto l’esperienza che
abbiamo provato nell’accostarci ad un mondo a noi sconosciuto, ma sicuramente affascinante e
reale, di gente che malgrado il proprio handicap è capace di vivere in maniera "normale" e che,
soprattutto, non ha smesso di sorridere alla vita. Basti pensare che la vista copre circa l’80% delle
percezioni sensoriali così come ci spiegava sempre Americo, ma allo stesso tempo queste persone
hanno sviluppato maggiormente tutti gli altri sensi riuscendo a condurre una vita assolutamente
normale appunto. Alla fine, perciò, credo che la parte più importante e anche divertente della
serata sia stata proprio quella di cercare di capire le sensazioni, le percezioni, l’emozioni che
provano i non vedenti e anche se non ci siamo riusciti a pieno ci abbiamo provato a modo
nostro, magari riuscendo a far sentire loro più normali di tutti noi!
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Roberto Cipollone
IL CANALE AURUNZO
Testi di Primo Di Nicola, Elsa De Amicis, Bruna De Amicis, Michele Mariani, Orietta Maurizi
tratti dal libro “Castellafiume il mistero dell'Arunzio” - Kappamedia Editrice. ©
Ricerca e sintesi Roberto Cipollone
Il primo a parlare del canale Arunzio, secondo la ricostruzione fornita da Orlandi, è lo storico dei marsi Muzio
Febonio, con la sua "Historia Marsorum" del 1678. Parlando del villaggio di Cese, Febonio scrive: " Prima della
caduta dell'impero romano, non essendo la località lontana da un tratto della via Valeria, ed essendo le selve
dense di frutti e di animali selvatici, i signori vi costruivano residenze di caccia, al fine di ristorarvi anche gli
animi, nei periodi in cui potevano prendersi riposo. Per rendere più accoglienti queste residenze attraverso un
taglio del monte, tra Corcumello e Capistrello, presso Grottelle, scavarono un canale attraverso il quale potesse
passare l'acqua del Liri, sia da Risondoli, su un ponte, sia da più lontana sorgente, per rifornire la località di
acqua di cui vi era penuria. L'alveo scavato nel monte è visibile anche oggi per circa 500 passi e più benchè si
presenti ricco di ruderi e di fango qua e là. Della sua antichità testimonia ai nostri tempi il Cenotafio di L.. Tito,
scavato in una grande roccia su cui è una epigrafe, con lettere, purtroppo, abrase dal tempo: “Questo
monumento è sacro agli dei mani/ Lucio Tizio ne...figlio di Lucio, iscritto nella tribù fabia, quattuorviro con
poteri giudiziari e (già) questore del municipio/responsabile del tempio di Giove Statore, responsabile degli
approvvigionamenti, annonari della città,/ (pose questo monumento …)".
Nel 1685, sette anni dopo la pubblicazione del libro del Febonio, Onofrio Lorenzo Colonna faceva restaurare il
canale per irrigare le terre dei piani Palentini, facenti parte del suo feudo. Ecco come di questi lavori (diretti
dall'ingegnere Girolamo Fontana) e del canale Arunzio parlava Antonio Bulifon in una lettera a Filippo Colonna,
figlio di Onofrio: “Fu questo emissario fatto da Claudio imperatore e ai tempi nostri restaurato dal Contestabile
Onofrio Lorenzo Colonna, facendolo nettare e levarne di dentro tutta la terra e i sassi portatevi dall'acqua, del
quale era pieno in gran parte. Tutta la lunghezza trapassata al di dentro del monte (il quale è di pietra viva) è di
miglia due e un quarto. Ora, per mandare in effetto questa lodabile impresa ci impiegò il sopradetto signore
l'opera di 25 uomini, e con essere di là dal mezzo vuoto affatto libero da ogni impedimento, appena è bastato per
polire la detta metà lo spazio di quattro anni continui, il termine proprio dei quali fu il 15 marzo 1689”.
L'opera di ripulitura e riattivazione del canale, sebbene portata a termine con successo, si rivelò precaria e
provvisoria. Solo per poco tempo il Gran Contestabile Colonna riuscì a condurre l'acqua di Riosonno sino ai
fontanili di Cese. Dopo pochi anni, frane e smottamenti sbarrarono di nuovo il canale. E da allora e per quasi un
secolo nessuno si interessò più di esso. Nel 1861, Emanuele Lolli, sperando di poter irrigare le sue terre nei piani
Palentini con le acque del Liri, cercò di rintracciare di nuovo l'imbocco ormai completamente ostruito del Canale
Arunzio. Scopri così per caso intorno al 1874, come lo stesso Lolli scrive, “un brano di antichissimo condotto,
non lungi dalla strada marsicana, e che si dirigeva verso il monte Salviano”. Gli venne il sospetto “che fosse la
continuazione dell'Arunzio e che internandosi nel detto monte, avesse anticamente portato l'acqua nel piano
della Marsica”. Una ipotesi che trovava però fieri avversari. Scrive Emanuele Lolli: “Orazio Mattei opinava che
tanto il cunicolo dell'Arunzio quanto il suddetto canale (quello che si dirigeva verso il monte Salviano, nda)
costituissero una strada sotterranea di comunicazione tra gli antichi Arunzi e i Marsi, e benché si obiettasse che
nell'ultimo cunicolo mal poteva discendere un uomo armato, si rispondeva che nei tempi antichissimi i primitivi
abitanti di quella contrada non andavano vestiti come nei tempi storici i soldati romani”.Nel giugno del 1884,
per fornire acqua agli abitanti di Cese e poter irrigare i Piani Palentini, Emanuele Lolli e Biagio Orlandi fecero
domanda al ministero dell'Agricoltura per ottenere una concessione che consentisse loro di derivare le acque del
Liri. La pratica si arenò per varie difficoltà burocratiche. Ma nella relazione di presentazione al comune di
Avezzano, i due raccontano come “fu però rintracciata e scoperta l'imboccatura del canale sul Liri e ne fu
nettata una porzione”. Altra interessante descrizione del canale Arunzio è quella fornita nel 1869 da Andrea Di
Pietro nel volume “Agglomerazioni delle popolazioni nella Diocesi dei Marsi”: “Il canale scavato nelle viscere
del monte Riofalco tra Capistrello e Corcumello, lungo circa passi 500, alto palmi 9 e largo palmi 5, che
prendeva le acque nel fiume Liri e le portava ad irrigare quella bella pianura, indica potenza e antichità di quei
proprietari, che pensarono cosi a migliorare la loro condizione. Il marmo che si conserva dentro la chiesa della
Madonna della Rafia delle Cese, che rammenta Lucio Tizio Curatore, a questa antichità e potenza allude con
sicurezza”.
Circa dieci anni dopo, nel 1880, Emanuel Fernique, grande tecnico francese, scriveva nel suo libro "La regione
dei marsi": “Il monte Arezzo è perforato con cunicolo lungo metri 2 mila 400, di sezione angusta, ma sufficiente
per il transito. È facile riconoscere l'imbocco e lo sbocco, ma resta incerto se si protende per tutta la lunghezza
del monte Arezzo, poichè dall'una e dall'altra parte è ostruito da frane. Essendo il monte molto alto non fu
possibile scavare pozzi di aerazione per la costruzione del cunicolo e non è facile spiegarsi come sia stata portata
a termine una cosi grande opera con i mezzi disponibili del tempo. Verso il Liri (cioè sul territorio di
Castellafiume) l'imbocco è a quota 766 metri sul livello del mare. Lo sbocco si trova a quota 731 metri, cosicchè
la pendenza del cunicolo va dalla valle del Liri verso i piani Palentini”. Prosegue ancora Fernique: “A distanza di
tre chilometri dallo sbocco esiste, verso oriente, un altro cunicolo tra il fosso La Raffia e le pendici del monte
Salviano, che per forma e disposizione mostrasi essere il prolungamento del primo, tanto più che gli abitanti del
luogo asseriscono che le tracce di esso sono andate distrutte. Nella esecuzione di questa opera furono adottati due
sistemi costruttivi: in massima parte il cunicolo è sotterraneo, ma nella maggiore depressione del suolo è a
costruzione emergente sorretta da mura ciclopiche”. “Si vede che fu un acquedotto essendo lo speco protetto da
intonaco per rendere stagne le pareti: è incerto poi in qual luogo l'acqua fosse convogliata. In realtà, hanno
bisogno di irrigazione i campi Palentini se per essi scorre il fosso La Raffia e in qual modo può spiegarsi che il
cunicolo risale le pendici del Salviano?”.
5
Eugenio Cipollone
UN ALTRO ANNO DI CALCIO
Domenica 3 ottobre è iniziato il Campionato di Terza Categoria 2010-11, al quale è iscritto il G.S:Cese.
Come saprete, e come già scritto su queste pagine, l’anno passato ha visto la squadra del nostro paese uscire
sconfitta nei play-out e, di conseguenza, retrocedere nell’ultima (o prima, dipende dai punti di vista)
categoria dei campionati previsti dalla F.I.G.C.
Dicemmo anche che ci sarebbe stata la possibilità di essere ripescati, e rimanere nel campionato di seconda
categoria, previa apposita domanda di ripescaggio, che però non è stata inoltrata alla Federazione.
Quest’anno, perciò, le squadre da affrontare saranno Aurora di Sulmona, San Giuseppe di Caruscino,
Pucetta, Borgo Pineta AZ Nord, Castellafiume, Atletico Tagliacozzo, Santacroce Canistro, Tkm Vico,
Collarmele, Massa D’Albe, Tibur Paternum, Barrea, Federlibertas Bugnara e Deportivo Luco.
Le trasferte saranno quasi tutte in zona, eccezion fatta per l’Aurora, Barrea e Federlibertas Bugnara, vi
invitiamo perciò a seguire la squadra anche lontano dall’”Ara”. Per quanto riguarda invece le partite in
casa, vi invitiamo a richiedere la Tessera, che vuole essere, più che altro, una richiesta di contributo per le
spese che la Società è chiamata ad affrontare.
Passiamo al riassunto delle quattro giornate già giocate: il girone è iniziato con il pareggio (per 1 a 1)
casalingo contro il Collarmele; nella seconda giornata era previsto il turno di riposo per il G.S.Cese,
dopodiché, sempre in casa, è venuta la prima vittoria della stagione, per 2 a 1, contro il Federlibertas
Bugnara. Nella quarta giornata, i giallo-verdi sono stati corsari in quel di Luco, dove hanno vinto 3 a 2,
ribaltando il parziale di 2 a 1. In virtù di questi risultati, il G.S.Cese ha conquistato 7 punti che,
considerando anche la partita in meno, rappresentano senz’altro un buon inizio.
Nella giornata odierna, alle 15.00, tutti all’Ara a vedere la sfida contro la squadra di Caruscino: un grande
in bocca al lupo ai ragazzi!
PER I PIÙ PICCOLI
Fai i conti e… colora!!!
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Cristina Cipollone
PIAZZE E VIE DELLE CESE:
UMBERTO MADDALENA: chi era costui?
Non c’è vicolo o strada del paese che chi ha origini a Cese non
abbia mai percorso. Piazze e vie del nostro paesello le conosciamo
tutti ed esse sono intitolate a personaggi e fatti più o meno noti.
Ai meno noti è dedicata questa rubrica che vuole ricostruire
una storia intorno a nomi che spesso pronunciamo
distrattamente o in maniera automatica, ignari del valore storico
che racchiudono. Le due principali piazze di Cese
sono
intitolate a due importanti ufficiali militari, Francesco Baracca
e Umberto Maddalena. Quanti di noi potrebbero raccontarne le
gesta? Noi ci vogliamo provare, riportando la sintesi di vita di quei
personaggi o gli avvenimenti (mi viene in mente Via XI Febbraio)
che non sono di immediato ricordo nella nostra cultura generale.
Iniziamo da Piazza Umberto Maddalena, a Cese conosciuta come
prima del terremoto Piazza
Nuova (cfr O. Cipollone – “Orme di un Borgo” – Roma, 2002) e
prima ancora Piazza dei Fossi. Negli anni ’80 era la piazza dove
svolgevamo i nostri tornei di pallavolo; dal 2000 è la piazza che
ospita il monumento “al Seminatore” e dove da qualche anno è
attivo il bar “Fiocco di Neve”.
UMBERTO MADDALENA è stato l'ufficiale più decorato d'ltalia: medaglia d'oro al valore aeronautico, tre
medaglie d'argento, due di bronzo, due croci al valore militare ed una medaglia d'argento di lunga
navigazione aerea.
Nato nel 1894 in provincia di Rovigo, in una frazione situata lungo l'argine sinistro del Po, fin da
giovanissimo fu un appassionato di vela, tanto da diventare protagonista di avventurose imprese nautiche;
imparò in seguito a pilotare gli aerei e, durante la prima guerra mondiale, fu pilota di idrovolanti per la
Marina, meritando tre Medaglie d'argento al valor militare, oltre a numerosi altri riconoscimenti per il
valore e il coraggio dimostrati nelle audaci azioni contro
il nemico.
Piazzetta Dejj’Aseni, denominata
Ma le sue imprese più importanti furono compiute in
tempo di pace.
Da ricordare la Crociera Atlantica con Italo Balbo e
l’assegnazione del record di durata in volo (settantasette
ore).
È soprattutto ricordato come l'aviatore che individuò e
ritrovò la "Tenda Rossa" dei naufraghi del dirigibile
“Italia”, precipitato sulla banchisa polare.
Purtroppo la sua carriera e la sua vita hanno una brusca
interruzione durante un semplice volo di trasferimento il
19 Marzo 1931. Il suo aereo precipita in mare e
Maddalena, gettatosi col paracadute, muore prima
dell'arrivo dei soccorsi.
Il suo corpo non fu mai ritrovato. Le più importanti
vicende dell’eroe sono raccontate da lui stesso nel libro
“Lotte e vittorie sul mare e nel cielo” edito nel 1930 da Mondadori.
Nel libro, Maddalena racconta della sua vita di marinaio ed aviatore
partendo dalle esperienze in guerra per proseguire poi con la narrazione
dei raid e delle trasvolate compiute con altri aviatori italiani, "eroi in tempo
di pace", per portare il nome ed il prestigio Italiano nel mondo.
Purtroppo questo libro dopo la 1^ edizione del 1930 non è stato più
ristampato e quindi è di difficile reperimento. Qualche copia si trova ancora
certamente negli archivi della Mondadori e nelle biblioteche degli
appassionati dell'aviazione.
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Se non avete capito chi sono…
… ve lo sveliamo nel prossimo numero!!
Articoli e rubriche curati da Giulio Chiostri; Cristina, Eugenio, Manuela e Roberto Cipollone.
Grazie ad Adele e Alfredo per le foto ed ai “consulenti” per il prezioso supporto.
Per informazioni, proposte, commenti e suggerimenti scrivete a: Redazione “La Voce delle Cese”,
Pro Loco Cese dei Marsi, Via C.Cattaneo 2, 67050 Cese di Avezzano (AQ) oppure a:
[email protected] .
Sito web: www.lavocedellecese.it .
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