Ci credete? Siamo arrivati alla quinta edizione delle cantine aperte
by user
Comments
Transcript
Ci credete? Siamo arrivati alla quinta edizione delle cantine aperte
Mensile gratuito della Pro-Loco di Cese dei Marsi Anno V Numero 53 – 31 ottobre 2010 Ci credete? Siamo arrivati alla quinta edizione delle cantine aperte per San Martino! È con grande orgoglio che la Pro Loco si fa promotrice anche quest’anno di un evento, sapientemente curato da Roberto, pensato per Cese e la sua gente, per stare insieme e mangiare e bere cose buonissime. Una serata che, anno dopo anno, coinvolge sempre più cantinieri di tutte le età (preparatevi a sorprese gustosissime) e che richiama sempre più gente… una serata cui speriamo di vedervi tutti! Manuela Cipollone DON EMIDIO È VESCOVO È divenuto ufficiale l’11 ottobre scorso: don Emidio è il nuovo vescovo di Lanciano ed Ortona. La notizia è stata salutata dal suono delle campane che hanno risuonato in tutta la nostra Diocesi e, ovviamente, a Cese. Il paese ha testimoniato la propria gioia al nuovo Mons lunedì stesso durante la Messa che don Emidio è venuto a celebrare nella “sua” parrocchia, ma in tanti hanno commentato la sua nomina con parole di stima ed elogio. Lo hanno fatto pubblicamente le autorità locali – civili e religiose – e tante persone comuni che hanno confermato il proprio affetto a don Emidio anche attraverso i giornali locali. 50 anni, prete da 25, don Emidio negli anni è stato viceparroco a "San Giovanni", cappellano ospedaliero a Pescina, parroco a Lecce dei Marsi e quindi a Pescina. Lunga la lista dei suoi incarichi: Direttore Spirituale del Seminario Regionale di Chieti dal 2000; Responsabile della Pastorale Familiare Regionale dal 2007; Assistente spirituale dei Medici Cattolici di Avezzano dal 2008 e Assistente spirituale delle "Maestre Pie e laici per il Vangelo" dal 2009. È stato anche Vice-Direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, Responsabile della Pastorale familiare, Assistente spirituale dell’Unitalsi di Avezzano nonché Vicario foraneo e Insegnante di Religione nel liceo classico. Il nuovo arcivescovo – Lanciano e Ortona compongono un’arcidiocesi che comprende a sua volta 42 parrocchie in un territorio in cui si stima vivano 90.600 persone – assumerà l’incarico il prossimo 18 dicembre con la Messa solenne a Lanciano. Ci saremo anche noi a festeggiarlo e ad augurargli un buon cammino: la parrocchia e la Confraternita, di cui don Emidio è stato assistente spirituale, stanno raccogliendo le iscrizioni per chi volesse raggiungere Lanciano in autobus. Anche a Lanciano ed Ortona le campane hanno suonato l’11 ottobre per annunciare la nomina papale. E ai frentani – ma non solo – don Emidio ha già rivolto il primo saluto. Il messaggio porta la data dell’11 ottobre e inizia così: "Vengo a voi come Vescovo nel nome di Dio-Amore e del Signore Gesù, buon Pastore e Sposo, che ha tanto amato la Chiesa da dare la sua vita per lei. Vengo a voi per fare, insieme con voi, la volontà di Dio che si è manifestata tramite la scelta del Santo Padre. Vengo per servire, in voi e con voi, Gesù Cristo, fonte e culmine della nostra vita; che ci vuole santi insieme". "Non vi nascondo il turbamento e l’inquietudine che hanno abitato il mio cuore nel conoscere questa nomina, ma non vi nascondo, neppure, la serenità e la gioia: obbedire al Signore e lasciar fare a Lui è, sempre, la cosa migliore! Di questo – scrive ancora – sono certo perché ne ho fatto continua esperienza in tutti gli anni del mio sacerdozio, specialmente quando ci sono stati i cambiamenti, anche quelli imprevisti e imprevedibili. Perciò, ho detto sì!". Il nuovo vescovo chiede "accoglienza, collaborazione e preghiera" ai sacerdoti con cui collaborerà, ma anche ai diaconi, ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, alle famiglie - "siete, come diceva il Servo di Dio don Tonino Bello, le agenzie periferiche della Trinità!" – ai giovani - "la vostra presenza sia una boccata d’aria fresca e pulita che rinnovi tutta la Diocesi in modo che, il vostro tempo, non sia - sempre e solo - il domani, ma l’oggi!" – agli ammalati, alle comunità parrocchiali, all’Azione Cattolica, associazioni, aggregazioni, confraternite, Unitalsi e altri gruppi laicali: "siete – scrive loro don Emidio - il fermento della nostra diocesi; siate, perciò, locomotive e non, semplicemente, vagoni della nostra pastorale". Il vescovo si rivolge quindi ai rappresentanti delle Istituzioni, della società civile, della politica, delle forze militari e dell'ordine: "siete espressione del popolo, lavorate per esso e per il bene comune"; e poi agli uomini e alle donne di cultura e di ricerca, agli imprenditori, impiegati, operai e lavoratori in genere. "Le chiedo, insomma, a tutti i cristiani", conclude don Emidio non prima di ringraziare innanzitutto la sua famiglia - "davvero una piccola Chiesa domestica, dove ho sviluppato la mia dimensione umana, dove ho iniziato a respirare Dio e dove è sbocciata la mia vocazione" e, subito dopo, la sua "Chiesa di origine, la carissima e amatissima Diocesi dei Marsi (le radici non si possono tagliare altrimenti si muore!), e al mio Vescovo Monsignor Pietro Santoro". "Grazie agli amici che, in tutti questi anni, mi sono stati vicino e hanno arricchito la mia esistenza e hanno fatto splendere su di essa il sole anche quando c’erano nuvoloni nerissimi. L’ultimo grazie che, però, è il primo e il più importante, a Dio, al quale - attraverso l’intercessione della Madonna del Ponte, di san Tommaso e di tutti i Santi venerati in Diocesi - chiediamo protezione, luce e benedizione. Nell’attesa di incontrarci vi benedico tutti e per voi tutti prego ogni giorno". Dalla "Voce" ribadiamo i nostri auguri al Don, con un ultimo dubbio: don Emi’ ma adesso come ti dobbiamo chiama’? Eccellenza o Monsignor Cipollone? ☺ 2 Manuela Cipollone “C’È DI PIÙ. DIVENTIAMO GRANDI INSIEME!” All’incontro Nazionale di ACR e giovanissimi ieri a Roma c’eravamo anche noi C’eravamo anche noi di Cese a "C'è di più. Diventiamo grandi insieme", l’incontro nazionale dei bambini e ragazzi dell’Acr e dei Giovanissimi che ieri ha raccolto a Roma l’AC italiana. Si è trattato di un momento importante nel percorso della vita di tutta l’Azione Cattolica e "ponte" verso l’anno associativo 2010/2011, ultimo di un triennio caratterizzato dall’orizzonte della santità, della cura educativa e della passione per il bene comune. Il prossimo anno associativo, infatti, porrà l’accento sulla capacità e sulla possibilità dei più piccoli di essere davvero protagonisti della vita della Chiesa e del mondo, "partecipando attivamente alla vita del popolo di Dio, chiamati a portare il loro originalissimo contributo all’edificazione del Regno". Da Cese siamo partiti in 14 per ritrovarci tra i migliaia che affollavano prima Piazza San Pietro, dove abbiamo incontrato Papa Benedetto, e poi a Villa Borghese per fare “festa”. Manuela Cipollone IN PIAZZA IN NOME DEL BUON SENSO Si può manifestare per il buonsenso? Jon Stewart è convinto di sì. Comico, one man show, conduttore televisivo di un programma di grande successo negli Stati Uniti, "The daily show", Stewart ha chiamato gli americani a raccolta ieri, 30 ottobre, a Washington per manifestare, appunto, a favore del buonsenso. "Rally to Restore Sanity" il titolo della manifestazione presentata come una "Woodstock senza gente nuda né droghe, ma piena di rispettoso dissenso". Le ragioni della manifestazione? Sostenere che "le voci più sguaiate non dovrebbero essere le uniche ad essere sentite, non è perché urli nei dibattiti che hai ragione". Al corteo sono state chiamate "tutte le persone che finora non hanno avuto tempo di andare alle manifestazioni perché hanno un lavoro, o lo stanno cercando, e una famiglia a cui pensare". Insomma, non "la maggioranza silenziosa", ma quella "occupata a fare realmente qualcosa". Tanto humour e ironia, da Jon Stewart, per un obiettivo più "alto": dire alla politica – americana in questo caso – che il Paese va avanti grazie alle persone che lavorano ogni giorno nonostante i politici si affannino ad urlare opinioni, commenti e giudizi che non diventano riforme, leggi, aiuti concreti per chi ne ha bisogno. Vi ricorda qualcosa? 4 NOVEMBRE 2010: GIORNATA DELLE FORZE ARMATE DI CESE 3 Giulio Chiostri CENA AL BUIO Circa un mese fa, presso la chiesa vecchia abbiamo vissuto un’esperienza molto divertente e sicuramente singolare: una “cena al buio”! Io avevo già sentito parlare di questa iniziativa che pare aver preso piede nella nostra realtà abruzzese, ma ovviamente, come tutte le cose tramandate, non avevo la minima idea di cosa fosse. Anzi, a dir la verità, dentro di me pensavo fosse abbastanza improbabile essere "servito e riverito" da non vedenti. In realtà, va fatta una precisazione: l’associazione riguardava non vedenti e ipovedenti e proprio uno di quest’ultimi ci ha illustrato le regole da tenere presenti affinché la cena andasse a buon fine. Prima di iniziare la cena, quindi, ci siamo riuniti all’ingresso della chiesa e abbiamo ascoltato molto attentamente le parole di Americo, presidente dell’Unione Italiana Ciechi della provincia dell’Aquila, che, visto che si era fatta "una certa", ci ha spiegato brevemente come dovevamo comportarci e cosa ci avrebbe aspettato durante la cena. Quindi siamo entrati a gruppi, in base ai tavoli che ci erano stati assegnati. Una volta dentro ho provato subito una sensazione molto strana, ma grazie all’aiuto di un ragazzo dello staff sono riuscito a raggiungere il mio posto. Siamo entrati in fila indiana guidati con estrema dimestichezza dai nostri ospiti. Così, dopo un applauso di incoraggiamento e un buon appetito generale abbiamo cominciato ad assaporare tutti i vari tipi di piatti che aveva cucinato per noi un cuoco, anch’esso non vedente, ovviamente tutto nel buio più totale! Vi lascio immaginare il caos che si è creato durante le varie portate, servite sempre da ragazzi dell’associazione: urla di persone che, benché fossero molto vicine, non avendo la percezione delle distanze, parlavano ad alta voce; i commenti dopo aver annusato o tastato alcuni cibi, o ancora l’infinito tragitto per cercare di trovare il bagno. Nonostante ciò, tutto è andato per il meglio, la cena è riuscita perfettamente ed alla fine lo stesso cuoco ci ha intrattenuti con una performance da dj veramente da non crederci… Ora, però, penso sia doveroso soffermarci un attimo sul senso più profondo di quanto accaduto, partendo dal titolo “cena al buio”; un’espressione che racchiude appunto l’esperienza che abbiamo provato nell’accostarci ad un mondo a noi sconosciuto, ma sicuramente affascinante e reale, di gente che malgrado il proprio handicap è capace di vivere in maniera "normale" e che, soprattutto, non ha smesso di sorridere alla vita. Basti pensare che la vista copre circa l’80% delle percezioni sensoriali così come ci spiegava sempre Americo, ma allo stesso tempo queste persone hanno sviluppato maggiormente tutti gli altri sensi riuscendo a condurre una vita assolutamente normale appunto. Alla fine, perciò, credo che la parte più importante e anche divertente della serata sia stata proprio quella di cercare di capire le sensazioni, le percezioni, l’emozioni che provano i non vedenti e anche se non ci siamo riusciti a pieno ci abbiamo provato a modo nostro, magari riuscendo a far sentire loro più normali di tutti noi! 4 Roberto Cipollone IL CANALE AURUNZO Testi di Primo Di Nicola, Elsa De Amicis, Bruna De Amicis, Michele Mariani, Orietta Maurizi tratti dal libro “Castellafiume il mistero dell'Arunzio” - Kappamedia Editrice. © Ricerca e sintesi Roberto Cipollone Il primo a parlare del canale Arunzio, secondo la ricostruzione fornita da Orlandi, è lo storico dei marsi Muzio Febonio, con la sua "Historia Marsorum" del 1678. Parlando del villaggio di Cese, Febonio scrive: " Prima della caduta dell'impero romano, non essendo la località lontana da un tratto della via Valeria, ed essendo le selve dense di frutti e di animali selvatici, i signori vi costruivano residenze di caccia, al fine di ristorarvi anche gli animi, nei periodi in cui potevano prendersi riposo. Per rendere più accoglienti queste residenze attraverso un taglio del monte, tra Corcumello e Capistrello, presso Grottelle, scavarono un canale attraverso il quale potesse passare l'acqua del Liri, sia da Risondoli, su un ponte, sia da più lontana sorgente, per rifornire la località di acqua di cui vi era penuria. L'alveo scavato nel monte è visibile anche oggi per circa 500 passi e più benchè si presenti ricco di ruderi e di fango qua e là. Della sua antichità testimonia ai nostri tempi il Cenotafio di L.. Tito, scavato in una grande roccia su cui è una epigrafe, con lettere, purtroppo, abrase dal tempo: “Questo monumento è sacro agli dei mani/ Lucio Tizio ne...figlio di Lucio, iscritto nella tribù fabia, quattuorviro con poteri giudiziari e (già) questore del municipio/responsabile del tempio di Giove Statore, responsabile degli approvvigionamenti, annonari della città,/ (pose questo monumento …)". Nel 1685, sette anni dopo la pubblicazione del libro del Febonio, Onofrio Lorenzo Colonna faceva restaurare il canale per irrigare le terre dei piani Palentini, facenti parte del suo feudo. Ecco come di questi lavori (diretti dall'ingegnere Girolamo Fontana) e del canale Arunzio parlava Antonio Bulifon in una lettera a Filippo Colonna, figlio di Onofrio: “Fu questo emissario fatto da Claudio imperatore e ai tempi nostri restaurato dal Contestabile Onofrio Lorenzo Colonna, facendolo nettare e levarne di dentro tutta la terra e i sassi portatevi dall'acqua, del quale era pieno in gran parte. Tutta la lunghezza trapassata al di dentro del monte (il quale è di pietra viva) è di miglia due e un quarto. Ora, per mandare in effetto questa lodabile impresa ci impiegò il sopradetto signore l'opera di 25 uomini, e con essere di là dal mezzo vuoto affatto libero da ogni impedimento, appena è bastato per polire la detta metà lo spazio di quattro anni continui, il termine proprio dei quali fu il 15 marzo 1689”. L'opera di ripulitura e riattivazione del canale, sebbene portata a termine con successo, si rivelò precaria e provvisoria. Solo per poco tempo il Gran Contestabile Colonna riuscì a condurre l'acqua di Riosonno sino ai fontanili di Cese. Dopo pochi anni, frane e smottamenti sbarrarono di nuovo il canale. E da allora e per quasi un secolo nessuno si interessò più di esso. Nel 1861, Emanuele Lolli, sperando di poter irrigare le sue terre nei piani Palentini con le acque del Liri, cercò di rintracciare di nuovo l'imbocco ormai completamente ostruito del Canale Arunzio. Scopri così per caso intorno al 1874, come lo stesso Lolli scrive, “un brano di antichissimo condotto, non lungi dalla strada marsicana, e che si dirigeva verso il monte Salviano”. Gli venne il sospetto “che fosse la continuazione dell'Arunzio e che internandosi nel detto monte, avesse anticamente portato l'acqua nel piano della Marsica”. Una ipotesi che trovava però fieri avversari. Scrive Emanuele Lolli: “Orazio Mattei opinava che tanto il cunicolo dell'Arunzio quanto il suddetto canale (quello che si dirigeva verso il monte Salviano, nda) costituissero una strada sotterranea di comunicazione tra gli antichi Arunzi e i Marsi, e benché si obiettasse che nell'ultimo cunicolo mal poteva discendere un uomo armato, si rispondeva che nei tempi antichissimi i primitivi abitanti di quella contrada non andavano vestiti come nei tempi storici i soldati romani”.Nel giugno del 1884, per fornire acqua agli abitanti di Cese e poter irrigare i Piani Palentini, Emanuele Lolli e Biagio Orlandi fecero domanda al ministero dell'Agricoltura per ottenere una concessione che consentisse loro di derivare le acque del Liri. La pratica si arenò per varie difficoltà burocratiche. Ma nella relazione di presentazione al comune di Avezzano, i due raccontano come “fu però rintracciata e scoperta l'imboccatura del canale sul Liri e ne fu nettata una porzione”. Altra interessante descrizione del canale Arunzio è quella fornita nel 1869 da Andrea Di Pietro nel volume “Agglomerazioni delle popolazioni nella Diocesi dei Marsi”: “Il canale scavato nelle viscere del monte Riofalco tra Capistrello e Corcumello, lungo circa passi 500, alto palmi 9 e largo palmi 5, che prendeva le acque nel fiume Liri e le portava ad irrigare quella bella pianura, indica potenza e antichità di quei proprietari, che pensarono cosi a migliorare la loro condizione. Il marmo che si conserva dentro la chiesa della Madonna della Rafia delle Cese, che rammenta Lucio Tizio Curatore, a questa antichità e potenza allude con sicurezza”. Circa dieci anni dopo, nel 1880, Emanuel Fernique, grande tecnico francese, scriveva nel suo libro "La regione dei marsi": “Il monte Arezzo è perforato con cunicolo lungo metri 2 mila 400, di sezione angusta, ma sufficiente per il transito. È facile riconoscere l'imbocco e lo sbocco, ma resta incerto se si protende per tutta la lunghezza del monte Arezzo, poichè dall'una e dall'altra parte è ostruito da frane. Essendo il monte molto alto non fu possibile scavare pozzi di aerazione per la costruzione del cunicolo e non è facile spiegarsi come sia stata portata a termine una cosi grande opera con i mezzi disponibili del tempo. Verso il Liri (cioè sul territorio di Castellafiume) l'imbocco è a quota 766 metri sul livello del mare. Lo sbocco si trova a quota 731 metri, cosicchè la pendenza del cunicolo va dalla valle del Liri verso i piani Palentini”. Prosegue ancora Fernique: “A distanza di tre chilometri dallo sbocco esiste, verso oriente, un altro cunicolo tra il fosso La Raffia e le pendici del monte Salviano, che per forma e disposizione mostrasi essere il prolungamento del primo, tanto più che gli abitanti del luogo asseriscono che le tracce di esso sono andate distrutte. Nella esecuzione di questa opera furono adottati due sistemi costruttivi: in massima parte il cunicolo è sotterraneo, ma nella maggiore depressione del suolo è a costruzione emergente sorretta da mura ciclopiche”. “Si vede che fu un acquedotto essendo lo speco protetto da intonaco per rendere stagne le pareti: è incerto poi in qual luogo l'acqua fosse convogliata. In realtà, hanno bisogno di irrigazione i campi Palentini se per essi scorre il fosso La Raffia e in qual modo può spiegarsi che il cunicolo risale le pendici del Salviano?”. 5 Eugenio Cipollone UN ALTRO ANNO DI CALCIO Domenica 3 ottobre è iniziato il Campionato di Terza Categoria 2010-11, al quale è iscritto il G.S:Cese. Come saprete, e come già scritto su queste pagine, l’anno passato ha visto la squadra del nostro paese uscire sconfitta nei play-out e, di conseguenza, retrocedere nell’ultima (o prima, dipende dai punti di vista) categoria dei campionati previsti dalla F.I.G.C. Dicemmo anche che ci sarebbe stata la possibilità di essere ripescati, e rimanere nel campionato di seconda categoria, previa apposita domanda di ripescaggio, che però non è stata inoltrata alla Federazione. Quest’anno, perciò, le squadre da affrontare saranno Aurora di Sulmona, San Giuseppe di Caruscino, Pucetta, Borgo Pineta AZ Nord, Castellafiume, Atletico Tagliacozzo, Santacroce Canistro, Tkm Vico, Collarmele, Massa D’Albe, Tibur Paternum, Barrea, Federlibertas Bugnara e Deportivo Luco. Le trasferte saranno quasi tutte in zona, eccezion fatta per l’Aurora, Barrea e Federlibertas Bugnara, vi invitiamo perciò a seguire la squadra anche lontano dall’”Ara”. Per quanto riguarda invece le partite in casa, vi invitiamo a richiedere la Tessera, che vuole essere, più che altro, una richiesta di contributo per le spese che la Società è chiamata ad affrontare. Passiamo al riassunto delle quattro giornate già giocate: il girone è iniziato con il pareggio (per 1 a 1) casalingo contro il Collarmele; nella seconda giornata era previsto il turno di riposo per il G.S.Cese, dopodiché, sempre in casa, è venuta la prima vittoria della stagione, per 2 a 1, contro il Federlibertas Bugnara. Nella quarta giornata, i giallo-verdi sono stati corsari in quel di Luco, dove hanno vinto 3 a 2, ribaltando il parziale di 2 a 1. In virtù di questi risultati, il G.S.Cese ha conquistato 7 punti che, considerando anche la partita in meno, rappresentano senz’altro un buon inizio. Nella giornata odierna, alle 15.00, tutti all’Ara a vedere la sfida contro la squadra di Caruscino: un grande in bocca al lupo ai ragazzi! PER I PIÙ PICCOLI Fai i conti e… colora!!! 6 Cristina Cipollone PIAZZE E VIE DELLE CESE: UMBERTO MADDALENA: chi era costui? Non c’è vicolo o strada del paese che chi ha origini a Cese non abbia mai percorso. Piazze e vie del nostro paesello le conosciamo tutti ed esse sono intitolate a personaggi e fatti più o meno noti. Ai meno noti è dedicata questa rubrica che vuole ricostruire una storia intorno a nomi che spesso pronunciamo distrattamente o in maniera automatica, ignari del valore storico che racchiudono. Le due principali piazze di Cese sono intitolate a due importanti ufficiali militari, Francesco Baracca e Umberto Maddalena. Quanti di noi potrebbero raccontarne le gesta? Noi ci vogliamo provare, riportando la sintesi di vita di quei personaggi o gli avvenimenti (mi viene in mente Via XI Febbraio) che non sono di immediato ricordo nella nostra cultura generale. Iniziamo da Piazza Umberto Maddalena, a Cese conosciuta come prima del terremoto Piazza Nuova (cfr O. Cipollone – “Orme di un Borgo” – Roma, 2002) e prima ancora Piazza dei Fossi. Negli anni ’80 era la piazza dove svolgevamo i nostri tornei di pallavolo; dal 2000 è la piazza che ospita il monumento “al Seminatore” e dove da qualche anno è attivo il bar “Fiocco di Neve”. UMBERTO MADDALENA è stato l'ufficiale più decorato d'ltalia: medaglia d'oro al valore aeronautico, tre medaglie d'argento, due di bronzo, due croci al valore militare ed una medaglia d'argento di lunga navigazione aerea. Nato nel 1894 in provincia di Rovigo, in una frazione situata lungo l'argine sinistro del Po, fin da giovanissimo fu un appassionato di vela, tanto da diventare protagonista di avventurose imprese nautiche; imparò in seguito a pilotare gli aerei e, durante la prima guerra mondiale, fu pilota di idrovolanti per la Marina, meritando tre Medaglie d'argento al valor militare, oltre a numerosi altri riconoscimenti per il valore e il coraggio dimostrati nelle audaci azioni contro il nemico. Piazzetta Dejj’Aseni, denominata Ma le sue imprese più importanti furono compiute in tempo di pace. Da ricordare la Crociera Atlantica con Italo Balbo e l’assegnazione del record di durata in volo (settantasette ore). È soprattutto ricordato come l'aviatore che individuò e ritrovò la "Tenda Rossa" dei naufraghi del dirigibile “Italia”, precipitato sulla banchisa polare. Purtroppo la sua carriera e la sua vita hanno una brusca interruzione durante un semplice volo di trasferimento il 19 Marzo 1931. Il suo aereo precipita in mare e Maddalena, gettatosi col paracadute, muore prima dell'arrivo dei soccorsi. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Le più importanti vicende dell’eroe sono raccontate da lui stesso nel libro “Lotte e vittorie sul mare e nel cielo” edito nel 1930 da Mondadori. Nel libro, Maddalena racconta della sua vita di marinaio ed aviatore partendo dalle esperienze in guerra per proseguire poi con la narrazione dei raid e delle trasvolate compiute con altri aviatori italiani, "eroi in tempo di pace", per portare il nome ed il prestigio Italiano nel mondo. Purtroppo questo libro dopo la 1^ edizione del 1930 non è stato più ristampato e quindi è di difficile reperimento. Qualche copia si trova ancora certamente negli archivi della Mondadori e nelle biblioteche degli appassionati dell'aviazione. 7 Se non avete capito chi sono… … ve lo sveliamo nel prossimo numero!! Articoli e rubriche curati da Giulio Chiostri; Cristina, Eugenio, Manuela e Roberto Cipollone. Grazie ad Adele e Alfredo per le foto ed ai “consulenti” per il prezioso supporto. Per informazioni, proposte, commenti e suggerimenti scrivete a: Redazione “La Voce delle Cese”, Pro Loco Cese dei Marsi, Via C.Cattaneo 2, 67050 Cese di Avezzano (AQ) oppure a: [email protected] . Sito web: www.lavocedellecese.it .