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Back-School, scuola della schiena

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Back-School, scuola della schiena
Back-School.
La colonna
vertebrale
Impariamo ad amare
la nostra colonna vertebrale
Sede legale - Presidenza: 20121 Milano
Piazzale R. Morandi, 6 (tel. 02 40308.900)
Direzione Generale: 20162 Milano
Via C. Girola, 30 (tel. 02 40308.703)
Direzione Scientifica: 20148 Milano
Via A. Capecelatro, 66 (tel. 02 40308.564)
Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne: 20121 Milano
Piazzale R. Morandi, 6 (tel. 02 40308.938)
A cura di:
Sara Gilardi
Barbara Conti
Unità operativa di rieducazione funzionale
del Centro S. Maria al Monte di Malnate
- Responsabile Dott. Fabio Trecate -
Quaderno a cura
del Coordinamento dei Centri per Gravi Cerebrolesioni Acquisite
© Fondazione Don Gnocchi, 2011
I QUADERNI della Fondazione Don Gnocchi
Indice
«Condividere la sofferenza
è il primo passo terapeutico»
Don Carlo Gnocchi
Dal curate al prendersi cura
pag. 4
Prefazione
pag. 6
Introduzione
pag. 9
Indice
pag. 7
Cenni di anatomia
pag. 9
Il dolore vertebrale
pag. 12
Come evitarel’instaurarsi di una lombalgia
pag. 12
Come prevenire il mal di schiena
pag. 13
Regole per l amovimentazione manuale dei carichi
pag. 18
Esercizi per il rachide lombare
pag. 21
Esercizi con la palla (softgym)
pag. 39
Esercizi per il rachide cervicale
pag. 53
Esercizi col bastone
pag. 70
(da un discorso ai medici, 1954)
2
3
Dal curare
al prendersi cura
«Non esistono malattie, ma malati, cioè un dato modo di ammalarsi proprio di ciascuno e corrispondente alla sua profonda
individualità somatica, umorale e psicologica. La grande abilità
del medico è quella di riuscire a comprendere, o meglio a intuire, la personalità fisiologica di ciascun paziente».
Negli anni Cinquanta del secolo scorso don Carlo Gnocchi - oggi beato - aveva intravisto e denunciato con queste parole la possibile deriva della professione sanitaria. Un’affermazione che ben sottolinea la
sua concezione antropologica, protesa a considerare ciascun paziente
come un “unicum”, “una parola detta da Dio una volta sola, per sempre”, che necessita perciò di una cura costante e sempre rinnovata, in
funzione delle sue tappe di guarigione e di recupero.
Un modo di considerare l’uomo e il servizio sociosanitario che esige
un impegno terapeutico a tutto campo e l’elaborazione di un sapere
non univoco e non parcellizzato, messo a disposizione di tutti per la
difesa e la promozione della vita, sempre e comunque. Una sollecitudine per il malato che investe anche le buone relazioni che devono
intercorrere tra operatore sanitario e paziente, affinché la cura riesca
efficace e l’unità della persona ne esca rafforzata.
Lo “stile don Gnocchi” passa attraverso questa modalità di cura e
di compartecipazione con i mondi vitali dei pazienti, primo fra tutti
quello familiare.
La famiglia infatti è il luogo costitutivo della nostra appartenenza, sta
al centro della vita sociale e fa consistere la nostra identità personale.
Benessere e malessere del singolo sono spesso riconducibili al vissuto
familiare ed è altresì il contesto più appropriato per dire una parola
forte, decisiva sul senso del nostro vivere, gioire, soffrire.
Intervenire su di essa costituisce il primo e fondamentale atto del
prendersi cura delle persone, soprattutto se sofferenti o in condizioni
di bisogno.
Da ciò questa piccola, ma pregevole, guida per le famiglie, finalizzata
alla gestione di persone affette da gravi cerebrolesioni. Un opuscolo che è un significativo e concreto segno di questo mandato eticometodologico, che il beato don Gnocchi ha trasmesso alla sua Opera
come lascito testamentario e come invito a rendere la prossimità un
gesto concreto e quotidiano, dove la regola è il dono, l’eccedenza che
oltrepassa il merito.
Ringrazio gli operatori che hanno steso questo prezioso sussidio, che
ha la ricchezza di un’informazione scientifica essenziale e il calore di
chi si sente partecipe della sofferenza dei nostri malati, veri templi di
vita e nostre reliquie.
Mons. Angelo Bazzari
Presidente Fondazione Don Gnocchi
4
5
Prefazione
Il dolore lombare si configura sempre come una complessa esperienza
percettiva, che comporta disagio fisico ed emotivo: ciò si riflette sulla
qualità di vita delle persone e sulla collettività in termini di spesa sanitaria e di mancata produttività per assenza dal lavoro.
I dati di prevalenza sulle lombalgie fanno emergere un eccesso di incidenza e prevalenza nel personale di assistenza rispetto alla popolazione generale (17% vs 12%).
Sebbene l’eziologia del mal di schiena sia multifattoriale, una percentuale variabile tra il 30 ed il 40% degli episodi lombalgici riscontrabili
nel personale di assistenza è da attribuire a manovre di mobilizzazione
dei pazienti.
Il problema è poi particolarmente sentito nell’ambito delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) strutture tipo “protetto”, destinate ad
anziani non autosufficienti, la cui comorbilità e dipendenza sia psichica che fisica, sono tali da non consentirne una facile gestione a
domicilio.
In queste strutture l’elevato carico assistenziale e la non sempre adeguata preparazione del personale da un punto di vista “ergonomico”,
rende indispensabili determinate iniziative indirizzate alla prevenzione
della lombalgia.
La letteratura più recente sull’argomento raccomanda l’attuazione
precoce di misure a carattere rieducativo ed ergonomiche, con lo scopo proprio di evitare la cronicizzazione del problema.
Sebbene stiano emergendo prove a sostegno di un modello di trattamento specifico per la lombalgia, ancora molto varia è la gamma
di pratiche terapeutiche ritenute “genericamente” valide per il mal di
schiena ed applicate nel contesto delle cosiddette Back School.
Questo dipende in parte da un iter diagnostico quasi mai omogeneo
e dalle difficoltà nel realizzare studi controllati sulle diverse esperienze
messe in atto.
Pertanto, diffusa è la sensazione che molti degli esercizi proposti spesso non abbiano un fondamento scientifico preciso ed esaustivo, che
ne giustifichino la scelta.
E, d’altronde, la metodologia utile a valutare gli esercizi più idonei
rimane l’ EMG, ma non è così semplice effettuare misurazioni elettromiografiche sui muscoli più profondi del rachide (psoas, quadrato
dei lombi).
Inoltre occorre tener conto del fatto che all’origine dell’insufficienza o
6
della lesione di un tessuto ci può essere l’accumulo di lievi traumatismi
o l’effetto di un carico importante imposto per un certo periodo di
tempo o la singola applicazione di un carico di rilievo.
Altra notevole variabile che può condizionare tipologia ed entità della
lesione è la postura stessa del rachide al momento in cui viene attuata
l’applicazione e l’aggravio del carico.
Appare evidente che la questione se chinarsi o accovacciarsi diventa
molto più complessa se si considerano: il tipo di lesione, la distribuzione del carico, l’effetto della postura sul rachide e la tolleranza del
rachide al cedimento.
In altri termini, la questione cruciale non è tanto se sia meglio chinarsi
o accovacciarsi per compiere il sollevamento, ma quanto il carico da
sollevare sia stato avvicinato al corpo per evitare la flessione completa del rachide (che rappresenta il fattore determinante il cedimento
anulare e la protrusione posteriore del materiale nucleare del disco).
Dal momento che non esistono esercizi “ideali” per tutti i soggetti,
in grado di sollecitare in modo efficace ed omogeneo muscoli flessori
ed estensori con il minor carico possibile per le articolazioni, nell’elaborazione degli esercizi da proporre al personale, si è voluto porre
l’accento sull’aspetto educativo e sulla “resistenza”.
Sono stati proposti infatti esercizi selezionati, di durata maggiore e
comportanti poco sforzo perchè un sempre maggior numero di studi
dimostra un valore profilattico maggiore della resistenza rispetto alla
forza proprio nel conferire “stabilità” al tronco.
La scelta degli esercizi nasce dall’esperienza ormai consolidata dei fisioterapisti che operano all’interno del Centro, fiore all’occhiello di
uno dei numerosi Servizi di riabilitazione funzionale della Fondazione
Don Gnocchi.
Mi sia consentito di esprimere un grazie particolare alle autrici del
libretto, alle Dottoresse Sara Gilardi e Barbara Conti per la dedizione,
la simpatia e l’ alta professionalità con cui hanno portato avanti l’impegno a loro affidato, esattamente come indicato da Don Carlo che
desiderava fare dei suoi Centri “Laboratori di ricerca, scuole protese
ad alimentare le potenzialità del mistero d’amore, che c’è nel piano
di Dio”.
Dott. Fabio Trecate
7
Introduzione
Il mal di schiena (rachialgia), a seconda di dove si manifesta, viene
definito lombalgia a livello lombare (nella parte bassa della schiena),
dorsalgia a livello dorsale (sotto o tra le scapole) e cervicalgia a livello
cervicale (nella zona del collo).
Prima di tutto è importante sapere che le cause di una rachialgia
possono essere molteplici. È molto difficile fare una diagnosi precisa;
sono poche, infatti, le volte in cui si riesce a diagnosticare la causa del
dolore con certezza scientifica.
Il mal di schiena può essere causato da fattori meccanici, fattori psicosociali, fattori economici, posture e movimenti scorretti, forma fisica
scadente, sovrappeso, obesità, fumo, stress e fattori psicologici.
È molto importante consultare il medico e lo specialista quando il
dolore persiste, ma è importante essere dei pazienti “attivi” perché la
terapia deve iniziare dalla nostra intenzione di reagire.
La nostra “Scuola della schiena” (o Back-School) è una scuola attiva e
ha come obiettivo l’insegnamento del corretto utilizzo della colonna.
Si prefigge, infatti, di agire sui fattori di rischio in modo da essere
efficace non solo nella cura del sintomo, ma anche nella prevenzione delle ricadute, evitando di azionare il meccanismo che provoca il
malessere.
In linea con quanto espresso dalla Carta dei Valori della Fondazione
Don Gnocchi, questo libretto intende essere un contributo nella direzione di una sempre maggiore attenzione ai bisogni degli Operatori
nel loro ambito di lavoro.
L’équipe
8
9
La colonna vertebrale
Cenni di anatomia
La colonna vertebrale, detta anche rachide, è costruita dalla sovrapposizione di piccole ossa, le vertebre.
Il numero delle vertebre che costituiscono la colonna può essere 33
o 34. (Fig. 1)
Fig. 1
Le funzioni fondamentali del rachide sono:
• sostenere come un vero pilastro il nostro organismo;
• proteggere il midollo spinale (che passa nel canale vertebrale).
La sovrapposizione delle vertebre forma infatti un canale chiuso in cui
è contenuto il midollo spinale, un’importante struttura nervosa da cui
partono i nervi che raggiungono i diversi organi del nostro corpo tra
cui gli arti superiori ed inferiori.
Interposti tra una vertebra e l’altra ci sono i dischi intervertebrali, una
struttura composta da una sostanza fluido-elastica costituita da una
parte centrale detta nucleo polposo che è circondato da un anello
fibroso che lo mantiene al suo interno (Fig. 3).
7 cervicali
12 dorsali
5 lombari
5 sacrali (che formano l’osso sacro)
I dischi intervertebrali rendono possibili i movimenti tra le vertebre
e sono capaci di assorbire gli urti e le pressioni a cui è sottoposta la
colonna vertebrale.
4-5 coccigee (che formano il coccige)
Fig. 3
Vista posteriormente la colonna appare DIRITTA mentre, vista di profilo, presenta 4 CURVE FISIOLOGICHE:
• lordosi cervicale
• cifosi dorsale
• lordosi lombare
• curva sacrale
Fig. 2
lordosi cervicale
cifosi dorsale
nucleo polposo
anello fibroso
Col passare degli anni il disco comincia lentamente a degenerare:
• diminuisce di spessore
• aumenta in larghezza (caratteristica che porta ad una diminuzione
della statura dell’individuo).
Il nucleo polposo del disco si deforma e può penetrare nelle aperture
(dette FISSURAZIONI) che si formano nell’anello fibroso.
La degenerazione del disco è detta DISCOPATIA (Fig. 4) e può essere
accentuata da un uso scorretto della colonna (posizioni fisse mantenute a lungo, eccessive flessioni o torsioni del rachide).
lordosi lombare
curva sacrale
nervo spinale
midollo spinale
ernia discale
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la cui funzione è quella di sopportare ed ammortizzare le sollecitazioni in compressione dovute alla forza di gravità ( Fig. 2).
disco intervertebrale
11
La colonna vertebrale
La massima espressione dell’usura del disco intervertebrale è la sua
rottura: l’ernia.
L’ernia è la fuoriuscita di una parte del nucleo dalla sua sede e può
essere provocata da:
• movimenti bruschi
• modo scorretto di sollevare pesi.
Il frammento fuoriuscito dalla sua sede naturale può comprimere ed
irritare le radici del nervo sciatico provocando la classica sciatalgia
(Fig. 5) in cui il dolore si irradia all’arto inferiore.
Fig. 5
meningi
nucleo polposo erniato
Il dolore vertebrale
Le cause di dolore vertebrale sono numerose ma la più importante è
sicuramente uno scorretto utilizzo della nostra colonna vertebrale e il
mantenimento di posture sbagliate.
Una postura scorretta porta a:
• un aumento della pressione sui dischi intervertebrali
• di conseguenza ad una maggiore usura dei dischi
• e quindi a dolore
Come evitare l’instaurarsi di una lombalgia
La maggior parte delle volte il mal di schiena regredisce spontaneamente, poiché le cause spesso non sono gravi, ma la sintomatologia
dolorosa è dovuta al mantenimento di posture scorrette o a sforzi
eccessivi.
Per evitare l’instaurarsi di una lombalgia è necessario:
• mantenere le curve fisiologiche della colonna
• scegliere posizioni e movimenti che provocano minore pressione
sui dischi intervertebrali
• muoverci in maniera corretta.
È consigliabile comunque rivolgersi al medico fisiatra nel caso in cui il
dolore persista, si ripresenti con una certa frequenza e sia accompagnato da formicolii, perdita di forza, malessere generale, ecc…
corpi vertebrali
radici nervose
disco intervertebrale
CONSIGLI PRATICI
- Per alleviare il dolore è opportuno sdraiarsi supini con le ginocchia piegate, eventualmente sostenute da un cuscino.
- Il riposo a letto non deve essere prolungato, è anzi preferibile,
compatibilmente con il dolore, riprendere le normali attività di
vita, compreso il lavoro.
- Utilizzare i corsetti solo in fase acuta e per breve tempo, per
evitare l’indebolimento dei muscoli, rigidità e una dipendenza
psicologica.
12
13
La colonna vertebrale
Come prevenire
il mal di schiena
Consigli preventivi
Il riposo notturno
Le posizioni migliori da poter utilizzare a letto sono:
• supina con un eventuale cuscino sotto le ginocchia
• sul fianco con un eventuale cuscino tra le gambe e le ginocchia
flesse.
• prona (posizione peggiore) con un cuscino sotto la pancia per diminuire l’iperlordosi lombare che si crea in questa posizione (fig. 6).
Non esiste in realtà una posizione ideale per tutti. E’ il dolore a guidare
la persona nella scelta della postura più adatta alle proprie esigenze.
L’importante è utilizzare una rete sufficientemente rigida per consentire di mantenere le curve fisiologiche, un materasso che non si deformi e che si accordi alla rete che lo sostiene (ideale è un materasso
in lattice o ortopedico con molle insacchettate) e un cuscino che
consenta di mantenere il capo allineato al resto del corpo.
Quando siamo in piedi a lungo
Quando siamo costretti a stare per lungo tempo in piedi fermi è importante per scaricare il peso sugli arti inferiori e non sulla colonna:
• mantenere gli arti inferiori leggermente divaricati (il carico è uniforme su entrambe le gambe)
• flettere alternativamente una gamba appoggiandola su un supporto basso.
Quando si deve lavorare in piedi (fig. 7)
• Non bisogna stare con la schiena curva.
• È necessario alzare il piano di lavoro in modo che i gomiti siano
flessi ad angolo retto.
• Appoggiare alternativamente un piede su un rialzo.
Fig. 7
no
si
Al momento del risveglio non alzatevi bruscamente ma ruotate
prima sul fianco e passate alla posizione seduta appoggiandovi
sul gomito.
Fig. 6
Quando si stira (Fig. 8)
no
no
• Evitare di tenere l’asse troppo basso ma regolarlo in modo da
tenere la schiena dritta.
• Appoggiare in modo alternato un piede su un rialzo.
• Eventualmente sedersi.
• Evitare di stirare per più di un’ora di seguito.
Fig. 8
no
si
si
si
si
14
15
La colonna vertebrale
La posizione seduta (Fig.9)
Quando si deve lavorare seduti (Fig. 11)
• Evitare di mantenere la posizione seduta troppo a lungo;
• Evitare di stare seduti con la schiena piegata o curva;
• Evitare di usare un tavolo senza spazio per le gambe che costringa
ad un’eccessiva rotazione del tronco;
• Sedersi a fondo sedia appoggiando bene la schiena allo schienale;
• Mantenere le gambe leggermente divaricate con i piedi ben appoggiati al pavimento (no le gambe accavallate!)
• Usare i braccioli per rilassare le spalle
• Non lavorare a lungo con le braccia sollevate ma crearsi un appoggio per gli avambracci.
• Far sì che il piano d’appoggio sia ad un’altezza adeguata, a livello
dei gomiti.
• Se la sedia è troppo alta procurare un poggiapiedi in modo che
anche e ginocchia siano flesse a 90°.
• Se c’è lo schienale appoggiarvi bene la parte bassa della schiena.
Fig. 11
no
si
Fig. 9
no
no
no
La guida dell’automobile (Fig. 12)
• Posizionare il monitor di fronte alla persona, ad una distanza di
50-70 cm.
• La tastiera non deve essere troppo vicina al bordo del tavolo per
permettere di appoggiare i gomiti.
• La scrivania deve essere ad un’altezza adeguata.
• Se si deve viaggiare per lunghi periodi, interrompere la guida almeno ogni 2 ore per fare quattro passi ed eseguire alcuni esercizi di
stretching;
• Non inclinare troppo lo schienale;
• Appoggiare bene la schiena e il collo al sedile;
• Tenere i gomiti leggermente flessi evitando la guida “sportiva” a
braccia tese che tende ad affaticare i muscoli delle spalle.
Fig. 10
Fig. 12
Quando si lavora al computer (Fig. 10)
16
no
si
17
La colonna vertebrale
Se si devono spostare oggetti voluminosi (Fig 16)
Se si deve lavorare in basso
• Evitare di flettere la schiena (Fig 13);
• Flettere le ginocchia e mantenere la posizione accovacciata o in
ginocchio (es. per fare il letto, fare giardinaggio…) (Fig 14).
Fig. 10
no
si
• Evitare di spostare oggetti voluminosi da soli;
• Ricorrere all’aiuto di un’altra persona;
• Agire in modo coordinato;
• Mantenere durante la manovra le ginocchia leggermente flesse e
la normale curvatura della schiena.
Fig. 16
no
Regole per la movimentazione
manuale dei carichi
Se si deve sollevare un oggetto da terra (Fig 15)
• Non tenere le gambe diritte e flettere la schiena;
• Tenere il peso il più vicino possibile al corpo;
• Piegare le ginocchia e, sollevarsi utilizzando la forza della gambe
e scaricando il peso a livello degli arti inferiori.
si
Se si deve spostare lateralmente un oggetto (Fig 17)
• Evitare di fare un movimento di torsione del tronco;
• Avvicinare l’oggetto al tronco;
• Tenere il tronco ben diritto;
• Ruotare su se stessi effettuando piccoli passi in senso circolare.
no
si
Fig. 15
no
18
si
19
La colonna vertebrale
Esercizi per il rachide
lombare
Se si deve porre in alto un oggetto (Fig 18)
• Evitare di inarcare la schiena;
• Utilizzare una scaletta o uno sgabello stabile.
Fig. 18
no
si
Gli esercizi da noi proposti hanno lo scopo di mantenere tonica la
muscolatura paravertebrale ed addominale (in modo da proteggere
la colonna vertebrale), di mobilizzare il rachide lombare ed evitare
rigidità.
Gli esercizi non devono creare dolore e devono essere svolti lentamente. Se possibile, è importante associarli alla respirazione diaframmatica.
Respirazione diaframmatica:
• Inspirare (tirare dentro) profondamente l’aria dal naso gonfiando
la pancia
• Espirare (soffiare fuori) lentamente l’aria dalla bocca a labbra socchiuse sgonfiando l’addome.
Per trasportare pesi (Fig 19)
• Non sovraccaricare un solo lato tenendo il peso solo da una parte
per non sollecitare in modo asimmetrico i dischi intervertebrali;
• Distribuire i pesi in ugual misura su entrambi i lati.
Fig. 19
no
20
1) Posizione di base
• Non sovraccaricare un solo lato tenendo il peso solo da una parte
per non sollecitare in modo asimmetrico i dischi intervertebrali;
• Distribuire i pesi in ugual misura su entrambi i lati.
si
21
La colonna vertebrale
2) Dalla posizione di base
4) Dalla posizione di base
• Inspirare col naso e inarcare la schiena (antiversione del bacino)
• Espirare ed appiattire la schiena sul tappetino (retroversione del bacino)
• Inspirare
• Espirando, flettere (avvicinare) una gamba al petto (tenendola con
le due mani)
• Contemporaneamente estendere la gamba controlaterale tenendo
il piede a martello cercando di “schiacciare” il ginocchio verso il tappetino
• Trattenere la posizione per 4-5 secondi
• Riportare la gamba a terra estesa
• Ripetere con l’altra gamba
5) Dalla posizione di base
3) Dalla posizione di base
• Inspirare
• Espirando, flettere (avvicinare) una gamba al petto (tenendola con
le due mani)
• Trattenere la posizione per 4-5 secondi
• Riportare la gamba, sempre flessa, a terra
• Ripetere con l’altra
22
• Inspirare
• Espirando flettere una gamba e subito dopo l’altra al petto
• Tenere entrambi gli arti con le mani per 4-5 secondi
• Riportare le gambe piegate a terra sempre muovendole una dopo
l’altra per non inarcare la schiena
23
La colonna vertebrale
6) Dalla posizione di base
8) Dalla posizione di base
• Inspirare
• Espirando sollevare il sedere dal tappetino senza inarcare la schiena
(ponte)
• Tenere la posizione per 4-5 secondi
• Tornare alla posizione di partenza
• Posizionare le mani dietro la nuca
• Inspirare
• Espirando sollevare il busto (contraendo i muscoli addominali)
• Mantenere lo sguardo verso il soffitto
• Tornare lentamente alla posizione di partenza
7) Dalla posizione di base
9) Dalla posizione di base
• Appoggiare le mani sulle cosce
• Espirando sollevare il busto (contraendo i muscoli addominali) facendo scivolare le mani verso le ginocchia
• Tornare lentamente alla posizione di partenza
24
• Eseguire la “bicicletta” lentamente mantenendo le gambe in centro non troppo lontane da sé (ATTENZIONE A NON INARCARE LA
SCHIENA)
25
La colonna vertebrale
10) Dalla posizione di base
12) Dalla posizione di base
• Eseguire la “bicicletta” spostando le gambe prima a destra e poi a
sinistra
• Posizionare le mani all’altezza delle spalle
• Raddrizzare i gomiti il più possibile estendendo la colonna senza
sollevare il bacino
• Mantenere per qualche secondo
• Ripetere almeno 5- 10 volte
11) Dalla posizione di base
• Estendere una gamba verso l’alto fino a quando si avverte tensione
nella parte posteriore
• Mantenere la posizione per almeno 10 secondi
• Riportare la gamba piegata al suolo
• Ripetere con l’altra gamba
26
27
La colonna vertebrale
13) Posizione di partenza:
14) Dalla posizione a 4 zampe
4 zampe con ginocchia leggermente aperte, braccia tese a livello
delle spalle (esercizio del “gatto”)
• Estendere la gamba sinistra e contemporaneamente il braccio destro
cercando di mantenere l’equilibrio e senza inclinare il bacino
• Tenere per 5 secondi
• Ripetere l’esercizio con gli arti opposti
• Inspirando inarcare la schiena e sollevare il capo per guardare avanti
• Espirando flettere il capo verso il basso e incurvare la colonna (gobba)
15) Posizione di partenza:
seduta sui talloni
• espirare flettendo lentamente il tronco e allungando le braccia in
avanti
• non perdere il contatto del sedere coi talloni
• mantenere la posizione per 4-5 secondi
• risalire lentamente fino alla posizione di partenza
28
29
La colonna vertebrale
Esercizi con la palla
Esercizio di estenzione
Questo esercizio di estensione della colonna vertebrale è molto utile
dopo aver mantenuto una posizione fissa per lungo tempo (posizione
seduta o flessa in avanti).
16) Posizione di partenza:
in piedi con gli arti inferiori leggermente divaricati
(softgym)
16) Posizione di base:
• Sdraiato supino (pancia in su)
• Testa in linea (lo sguardo deve essere rivolto verso il soffitto)
• Gambe piegate
• Piedi appoggiati al suolo
• Braccia lungo i fianchi
• Palla tra le ginocchia
• Posizionare le mani sui fianchi
• Estendere la colonna vertebrale il più possibile e mantenere solo per
qualche secondo
• Ripetere almeno 5-10 volte
30
31
La colonna vertebrale
3) Dalla posizione di base
5) Dalla posizione di base
• Inspirare
• Espirando sollevare il sedere dal tappetino senza inarcare la schiena
• Tenere la posizione per 4-5 secondi tenendo collo e spalle rilassati
• Tornare alla posizione di partenza
• Effettuare la retroversione del bacino premendo la zona lombare sul
pavimento e contrarre i muscoli addominali
• Inspirare e flettere le gambe a 90°
• Distendere le gambe verso l’alto (non è necessario raddrizzare completamente le ginocchia)
• Mantenere la posizione per 5-10 secondi
• Tornare alla posizione di partenza
• Ripetere 5 volte
4) Dalla posizione di base
• Effettuare la retroversione del bacino premendo la zona lombare sul
pavimento e contrarre gli addominali
• Flettere le gambe tenendole a 90° senza inarcare la schiena
• Tenere la posizione 20-30 secondi
• Tornare alla posizione di partenza
32
33
La colonna vertebrale
34
6) Dalla posizione di base
7) Dalla posizione di base
• Aprire le braccia in fuori a croce
• Effettuare la retroversione del bacino premendo la zona lombare sul
tappetino
• Flettere le gambe a 90°
• Oscillare lentamente le gambe verso destra facendo attenzione a
tenere le spalle appoggiate al pavimento
• Tornare al centro
• Oscillare le gambe allo stesso modo a sinistra
• Effettuare 4 oscillazioni per almeno 4 volte senza mai appoggiare le
gambe a terra
• Ripetere 3-5 volte
• Espirando, sollevare il busto (contraendo i muscoli addominali) portando le mani verso le ginocchia
• Prendere la palla
• Tornare lentamente alla posizione di partenza portando le braccia
indietro
• Riportare la palla in mezzo alle gambe sollevando il busto
• Ripetere 5-10 volte
35
La colonna vertebrale
13) Posizione di partenza:
4 zampe con ginocchia leggermente aperte, braccia tese a livello
delle spalle, fissare l apalla con i pollici
• Mantenendo la schiena diritta allungare la gamba sinistra indietro
• Estendere sollevando da terra la gamba cercando di mantenere
l’equilibrio e senza inclinare il bacino
• Tenere per 5 secondi
• Ripetere l’esercizio con l’altra gamba
36
9) Posizione di partenza:
seduto sui talloni, palla tra le mani
• Flettere lentamente il tronco allungando la colonna in avanti facendo rotolare la palla
• Tenere il sedere appoggiato ai talloni
• Mantenere la posizione per 5-10 secondi
• Risalire lentamente fino alla posizione di partenza
37
La colonna vertebrale
Esercizio di stretching
per i polsi
Dopo aver eseguito gli esercizi a 4 zampe con la palla, è utile effettuare un esercizio di stretching dei muscoli estensori del polso che
vengono molto sollecitati.
• Appoggiare il dorso delle mani sulle cosce
• Flettere leggermente i polsi mettendo in tensione i muscoli del dorso
della mano (muscoli estensori)
• Mantenere la posizione per 20-30 secondi
38
Annotazioni
39
La colonna vertebrale
Esercizi per il rachide
cervicale
Gli esercizi da noi proposti hanno lo scopo di mantenere la mobilità del rachide cervicale e delle spalle e permettere una tonificazione
muscolare.
Ripetere gli esercizi lentamente cercando di associarli alla respirazione
diaframmatica, possibilmente davanti allo specchio per autocorreggersi.
Respirazione diaframmatica:
7) Dalla posizione di base
• Inspirare
• Espirando, flettere lentamente il capo avvicinando il mento al petto
• Mantenere la posizione per 5 secondi
• Ritornare alla posizione di partenza
• Inspirare
• Espirando, estendere il capo guardando verso il soffitto
• Mantenere la posizione per 5 secondi
• Inspirare (tirare dentro) profondamente l’aria dal naso gonfiando
la pancia
• Espirare (soffiare fuori) lentamente l’aria dalla bocca a labbra socchiuse sgonfiando l’addome.
Ripetere ogni esercizio una decina di volte
1) Posizione di base
• Seduto su uno sgabello senza braccioli e senza schienale
• Mantenere la schiena diritta
• Appoggiare bene i piedi al pavimento leggermente divaricati
• Testa diritta e sguardo rivolto in avanti
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La colonna vertebrale
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3) Dalla posizione di base
4) Dalla posizione di base
• Inspirare
• Espirando, ruotare lentamente il capo a sinistra
• Mantenere la posizione per 5 secondi
• Ritornare alla posizione di partenza
• Inspirare
• Espirando, ruotare lentamente il capo a destra
• Mantenere la posizione per 5 secondi
• Ritornare alla posizione di partenza
• Inspirare
• Espirando, inclinare il capo a destra avvicinando l’orecchio alla spalla
(conservare lo sguardo in avanti)
• Mantenere la posizione per 5 secondi
• Ritornare alla posizione di partenza
• Inspirare
• Espirando, inclinare il capo a sinistra allo stesso modo
• Mantenere la posizione per 5 secondi
• Ritornare alla posizione di partenza
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La colonna vertebrale
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5) Dalla posizione di base
6) Posizione di base (esercizio di Totò)
• Inspirare
• Porre la mano destra sull’orecchio sinistro passando col braccio sopra la testa
• Espirando, inclinare il capo a destra avvicinando l’orecchio alla spalla
(conservare lo sguardo in avanti) mettendo in tensione la muscolatura
laterale del collo
• Mantenere la posizione per almeno 10 secondi
• Ritornare alla posizione di partenza
• Ripetere l’esercizio dall’altra parte
• Ritornare alla posizione di partenza
• Immaginando di avere un piano sotto il mento, portare il capo in
avanti mantenendo lo sguardo diritto
•Allo stesso modo riportare il capo indietro rettilinizzando il tratto
cervicale (fare il DOPPIO MENTO)
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La colonna vertebrale
7) Dalla posizione di base
8) Dalla posizione di base
• Posizionare le braccia lungo i fianchi
• Sollevare le spalle contemporaneamente verso le orecchie
• Mani incrociate dietro la nuca
• Portare indietro i gomiti avvicinando le scapole
• Mantenere la posizione per qualche secondo
• Portare avanti i gomiti avvicinandoli tra loro il più possibile
• Ritornare alla posizione di partenza
9) Dalla posizione di base
• Mani incrociate dietro la nuca
• Inspirando dal naso portare indietro i gomiti, avvicinando le scapole
• Espirando dalla bocca avvicinare i gomiti avanti abbassando il capo
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47
La colonna vertebrale
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10) Dalla posizione di base
11) Dalla posizione di base
• Appoggiare le mani sulle spalle
• Estendere il gomito destro all’esterno ruotando il capo a destra
• Tornare in centro alla posizione di partenza
• Ripetere dall’altra parte allo stesso modo
• Alternare il movimento
• Tenere la palla tra le mani con le braccia diritte
• Portare le braccia in alto senza sollevare le spalle
• Mantenendo l’allungamento verso l’alto, flettere in avanti la colonna
• Mantenere la posizione 30 secondi contraendo i muscoli addominali
e tenendo le scapole basse
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La colonna vertebrale
Esercizi col bastone
1) Dalla posizione di base
• Sdraiato supino (pancia in su)
• Testa in linea (lo sguardo deve essere rivolto verso il soffitto)
• Gambe piegate
• Piedi appoggiati al suolo
• Braccia lungo i fianchi
• Palla tra le ginocchia
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2) Dalla posizione di base
• Impugnare il bastone orizzontale alla larghezza delle spalle
• Portare il bastone verso l’alto, all’incirca fino all’altezza delle spalle
(90°)
• Avvicinare il bastone al petto mantenendo i gomiti alti
• Estendere nuovamente i gomiti
• Riportare il bastone sulle gambe
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La colonna vertebrale
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3) Dalla posizione di base
4) Dalla posizione di base
• Impugnare il bastone orizzontale tenendolo dietro la schiena
• Flettere i gomiti portando il bastone verso l’alto facendolo scivolare
lungo la schiena (mantenere il polso in linea con l’avambraccio)
• Tenere la posizione per qualche secondo
• Riportare il bastone alla posiziona di partenza
• Impugnare il bastone orizzontale tenendolo dietro la schiena
• Mantenendo i gomiti estesi allontanare il bastone dal corpo
• Tenere la posizione per qualche secondo
• Riportare il bastone alla posizione di partenza
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La colonna vertebrale
Appendice
ALCUNE SEMPLICI REGOLE
Annotazioni
Informazioni e colloqui
• I medici di reparto ricevono quotidianamente i famigliari presso lo studio medico negli orari
riportati negli avvisi affissi all’ingresso del reparto di degenza.
• Si consiglia di approfittare degli orari di ricevimento messi a disposizione evitando di richiedere
informazioni sbrigative nell’incrociare i medici ed il personale di reparto nei corridoi o in altri
spazi comuni.
• Si consiglia di favorire la diffusione delle informazioni mediche all’interno della famiglia e della
cerchia degli amici. Si evita in tal modo che vengano richieste da più parti le medesime informazioni.
• Gli orari di visita sono affissi all’ingresso del reparti di degenza. Orari differenti possono essere
concordati, in casi selezionati, con la caposala.
• Negli orari di visita, evitare assolutamente di affollare le camere di degenza, alternandosi al
capezzale del proprio congiunto.
• Evitare di stazionare nei corridoi di reparto, arrecando disturbo ai pazienti ed intralciando il
lavoro degli operatori sanitari.
• Utilizzare, per la salutare socializzazione, gli spazi comuni esterni al reparto.
• La richiesta di certificati sanitari può essere inoltrata alla Segreteria Medica e/o al medico di
reparto. La richiesta, salvo condizioni di particolare urgenza, verrà evasa in seconda giornata.
Nursing del paziente
• Ogni giorno il personale OSA provvede alla toilette dei pazienti a letto o in bagno assistito.
• È buona norma che il famigliare partecipi ad attività di toilette come rasatura, taglio dei capelli,
esecuzione di pedicure o manicure.
• Consegnare al personale OSA gli effetti personali del paziente (shampoo, deodoranti, asciugamani e biancheria ) in quantità sufficiente.
• Prediligere indumenti larghi, di taglia superiore a quella abituale del proprio caro. Capi di abbigliamento stretti possono facilitare lesioni da decubito e rendono l’operazione di vestizione
poco confortevole per paziente e operatori.
• I capi di abbigliamento richiesti sono: pigiami, magliette intime, tute da ginnastica, scarpe da
tennis o pantofole chiuse.
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La rete tra i Centri della Fondazione Don Gnocchi
Torino, Milano, Rovato (BS), Salice Terme (PV), Sarzana (SP), Sant’Angelo dei Lombardi (AV).
Da tempo la Fondazione Don Gnocchi è in prima linea con numerose strutture attive sul fronte
dell’assistenza a pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite (GCA) o in stato vegetativo (SV), dalla
presa in carico riabilitativa fino alla fase degli esiti e del reinserimento sociale.
Un impegno quotidiano, con oltre 250 pazienti ricoverati ogni anno, una rete d’avanguardia
e un elevato numero di professionisti (medici specialisti, infermieri, operatori assistenziali, fisioterapisti, logopedisti, psicologi, terapisti occupazionali, assistenti sociali) impegnati e coinvolti nei
percorsi di cura.
In considerazione della complessità che comporta curare e riabilitare persone in tali condizioni,
dall’inizio del 2009, la Fondazione Don Gnocchi ha ritenuto opportuno creare un Coordinamento dei Centri per Gravi Cerebrolesioni Acquisite, affidato alla prof. Anna Mazzucchi,
neurologa con comprovata esperienza in questo settore della riabilitazione.
Nei primi due anni di attività il Coordinamento ha ottenuto importanti risultati: vengono svolte
con regolarità riunioni programmatiche a seguito delle quali nei Centri vengono condivise varie
procedure organizzative e procedurali, strumenti di lavoro, specialisti per la formazione delle diverse figure professionali, competenze per la stesura di documenti, percorsi per l’aggiornamento
e per la ricerca (l’Istituto “Palazzolo” di Milano è inserito in alcuni studi multicentrici nazionali
sugli stati vegetativi; in altri Centri vengono condotte ricerche cliniche e di efficacia riabilitativa; il
Centro di Sarzana ha contribuito attivamente alla preparazione di uno dei documenti preliminari
della recente Consensus Conference sulla Riabilitazione Ospedaliera delle Gravi cerebrolesioni
acquisite; il Centro di S. Angelo dei Lombardi è impegnato in ricerche sulla efficacia riabilitativa).
Di seguito, le schede sintetiche di ciascuna struttura.
Tali realtà si differenziano da regione a regione in base alle diverse normative locali. L’iter di
ciascun paziente in stato vegetativo o in stato di minima coscienza al termine del percorso riabilitativo può essere pertanto diverso a seconda della zona di residenza.
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POLO LOMBARDIA 2
Direttore: dott. Maurizio Ripamonti
Responsabile attività sanitarie e assistenziali:
dott. Roberto Caprioli
MILANO
Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi”
Via Don Luigi Palazzolo 21
Nucleo di Accoglienza per Persone
in Stato Vegetativo
Responsabile medico:
dott.ssa Guya Devalle
Letti dedicati: 30
Tel. 02 3970.3605 - 02 3970.3618
Fax 02 3970.3602
Email: [email protected]
POLO LOMBARDIA 1
Direttore: dott. Diego Maltagliati
Responsabile attività sanitarie, assistenziali
e socioeducative: dott. Marco Triulzi
SALICE TERME (Pavia)
Centro “S. Maria alle Fonti”
Viale Luigi Mangiagalli 52
Nucleo di Accoglienza per Persone
in Stato Vegetativo
Responsabile medico:
dott.ssa Ilaria Fontana
Letti dedicati: 10
Tel. 0383 945.611
Fax 0383 945.678
Email: [email protected]
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POLO LOMBARDIA 3
Direttore: dott. Tiberio Boldrini
Responsabile attività sanitarie, assistenziali
e socioeducative: dott. Mauro Ricca
POLO PIEMONTE-LIGURIA
Direttore: dott. Carlo Sironi
Responsabile attività sanitarie e assistenziali:
dott. Giorgio Martiny
ROVATO (Brescia)
Centro “E. Spalenza - Don Gnocchi”
Largo Paolo VI
SARZANA (La Spezia)
Polo Riabilitativo del Levante Ligure
Ospedale “San Bartolomeo”
Via Variante Cisa 39
Unità Operativa
per Gravi Cerebrolesioni Acquisite
Responsabile medico: dott. Mauro Ricca
Ricovero ordinario e day hospital:
• 8 posti letto per alta intensità di cura
• 7 posti letto per media intensità di cura
Tel. 030 7245.400 - Fax 030 7245.350
Email: [email protected]
Unità Operativa
per Gravi Cerebrolesioni Acquisite
Direttore medico: dott. Marco Forni
Responsabile medico U.O.:
dott.ssa Manuela Diverio
Letti dedicati:
• 16 di Alta Specialità Riabilitativa
Tel. 0187 604.807/40/44
Fax 0187 604.826/20
Email: [email protected] - [email protected]
POLO PIEMONTE-LIGURIA
Direttore: dott. Carlo Sironi
Responsabile attività sanitarie e assistenziali:
dott. Giorgio Martiny
TORINO
Presidio “Ausiliatrice-Don Gnocchi”
Via Amedeo Peyron 42
Unità Operativa
per Gravi Cerebrolesioni Acquisite
Responsabile medico: dott. Rocco Rossini
Letti dedicati:
• 25 in degenza ordinaria
• 25 in day hospital
Tel. 011 630.3311
Fax 011 4375.834
Email: [email protected]
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POLO LAZIO-CAMPANIA NORD
Direttore: dott. Mauro Mattiacci
Responsabile attività sanitarie, assistenziali
e socioeducative: dott. Fabio De Santis
SANT’ANGELO DEI LOMBARDI (Avellino)
Polo Specialistico Riabilitativo
Ospedale civile “G. Criscuoli”
Via Quadrivio
Unità Operativa
per Gravi Cerebrolesioni Acquisite
Responsabile medico:
dott. Antonio Soccorso Capomolla
Letti dedicati: 15
Tel. 0827 45.58.00
Fax 0827 45.58.15
Email: [email protected]
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IL FONDATORE
L’OPERA
Nato a San Colombano al Lambro (Milano) il 25 ottobre 1902, Carlo
Gnocchi viene ordinato sacerdote nel 1925.
Assistente d’oratorio per alcuni anni, è poi nominato direttore spirituale dell’Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
Allo scoppiare della guerra si arruola come cappellano volontario e
parte, prima per il fronte greco-albanese, e poi - con gli alpini della
Tridentina - per la campagna di Russia.
Istituita per assicurare cura, riabilitazione e integrazione sociale ai mutilatini, vittime della barbarie della guerra, la Fondazione ha progressivamente ampliato nel tempo il proprio raggio d’azione.
Oggi nei Centri della Fondazione sono accolti, curati, assistiti:
Nel gennaio del ’43, durante l’immane tragedia della ritirata del contingente italiano, si salva miracolosamente. Ed è in quei giorni che,
assistendo gli alpini feriti e morenti e raccogliendone le ultime volontà,
matura in lui l’idea di realizzare una grande opera di carità, che troverà
compimento, a guerra finita, nella Fondazione Pro Juventute.
Muore il 28 febbraio 1956. L’ultimo suo gesto profetico è la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti quando ancora in Italia il
trapianto d’organi non era regolato da apposite leggi.
• pazienti di ogni età che necessitano di interventi riabilitativi
di carattere ortopedico, neurologico, cardiologico, respiratorio,
oncologico;
Il 25 ottobre 2009, in piazza Duomo a Milano, è stato solennemente proclamato Beato.
• pazienti con esiti di coma e in stato vegetativo persistente
• pazienti con ogni forma di disabilità, per cause congenite
o per cause acquisite, dall’età evolutiva all’età adulta;
• anziani non autosufficienti, in parte affetti da Alzheimer
e Parkinson
• malati oncologici in fase terminale;
Intensa, oltre a quella sanitario-riabilitativa, socio-assistenziale e socioeducativa, è l’attività di ricerca scientifica e di formazione ai più diversi
livelli.
Riconosciuta Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico,
segnatamente per i Centri di Milano e Firenze, oggi la Fondazione Don
Gnocchi conta oltre 5400 operatori tra personale dipendente e collaboratori professionali, per i quali sono approntati costanti programmi
di formazione e aggiornamento.
Le prestazioni sono erogate in regime di accreditamento con il Servizio
Sanitario Nazionale in una trentina di Centri, raggruppati in otto
Poli territoriali in nove Regioni, con 3807 posti letto di degenza
piena e day hospital.
Ogni giorno accedono alle strutture della Fondazione Don
Gnocchi quasi diecimila persone.
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LE STRUTTURE DELLA FONDAZIONE DON GNOCCHI
POLI TERRITORIALI E CENTRI
• 2 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS)
• 22 Unità di riabilitazione polifunzionale
• 9 Unità di riabilitazione ospedaliera
• 4 Unità per le gravi cerebrolesioni acquisite
• 7 Residenze per anziani non autosufficienti (RSA)
• 1 Hospice per malati oncologici terminali
• 2 Case di Cura
• 39 ambulatori territoriali di riabilitazione
• 2 Centri di Formazione, Orientamento e Sviluppo (CeFOS)
• 3 Centri Diurni Integrati per anziani (CDI)
• 6 Centri Diurni per Disabili (CDD)
• 3 Residenze Sanitarie per Disabili (RSD)
• 1 Casa-sollievo per disabili
• 3.807 posti letto di degenza piena e day hospital
• quasi 10.000 persone curate o assistite in media ogni giorno
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Back-School.
La colonna
vertebrale
Impariamo ad amare
la nostra colonna vertebrale
Sede legale - Presidenza: 20121 Milano
Piazzale R. Morandi, 6 (tel. 02 40308.900)
Direzione Generale: 20162 Milano
Via C. Girola, 30 (tel. 02 40308.703)
Direzione Scientifica: 20148 Milano
Via A. Capecelatro, 66 (tel. 02 40308.564)
Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne: 20121 Milano
Piazzale R. Morandi, 6 (tel. 02 40308.938)
A cura di:
Sara Gilardi
Barbara Conti
Unità operativa di rieducazione funzionale
del Centro S. Maria al Monte di Malnate
- Responsabile Dott. Fabio Trecate -
Quaderno a cura
del Coordinamento dei Centri per Gravi Cerebrolesioni Acquisite
© Fondazione Don Gnocchi, 2011
I QUADERNI della Fondazione Don Gnocchi
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