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CAMPAGNA ANTIDOPING per uno sport pulito

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CAMPAGNA ANTIDOPING per uno sport pulito
N° 1 gennaio - aprile 2014
Panathlon & friends
Campagna antidoping
per uno sport pulito
Le novità del sito web:
» Nuova veste grafica
» Automatismo ogni news che viene inserita nel nostro sito verrà inviata in
automatico direttamente al Vostro indirizzo e-mail
» potenziamento motore di ricerca interno
è stato attivato un nuovo sistema per semplificare la ricerca di informazioni
» rivista tradotta in spagnolo e tedesco
disponibile nella versione on line
w w w.p an at h lon .n e t
Anno LI - Numero 1 Gennaio - Aprile 2014
Stampato nell’Aprile 2014
Direttore responsabile: Giacomo Santini
Editore: Panathlon International
Direttore Editoriale: Giacomo Santini, Presidente P.I.
Coordinamento: Emanuela Chiappe
Traduzioni: Alice Agostacchio, Dagmar Kaiser
Direzione e Redazione: Via Aurelia Ponente 1, Villa Queirolo
16035 Rapallo (ITALIA) - Tel. 0185 65295 - Fax 0185 230513
Internet: www.panathlon.net
e-mail: [email protected]
Registrazione Tribunale di Genova n°410/58 del 12/3/1969
Trimestrale - Sped. abbonamento postale 45% - Art. 2,
comma 20/B Legge 662/96 - Poste Italiane S.p.A.
Filiale Genova
Iscritto all'Unione Stampa Periodica Italiana
Art Director: Deborah Pusiol
Stampa: ME.CA Via Ponte di Vexina, 16036 RECCO (GE)
TUTTI A BORDO
Venite a Rapallo. Salperemo insieme verso un
nuovo Panathlon. I Padri Fondatori ed i nostri
predecessori nei ruoli dirigenziali ci hanno
consegnato una corazzata con la quale il
movimento ha superato il giro di boa del primo
mezzo secolo di navigazione, tra successi e
tempeste. L’allegoria marinara è ispirata
dall’appuntamento di Rapallo dove si
incontreranno i dirigenti del Panathlon di tutto
il mondo per fare il punto dopo i primi due
anni di attività del Consiglio Internazionale e della presidenza scaturiti
dall’assemblea di Siracusa.
Il “nuovo” Panathlon che contiamo di consolidare non è in antitesi
con il “vecchio” consegnatoci a Siracusa ma ne è semplicemente la
proiezione più avanzata, più dinamica. E fortemente innovativa, come
è già apparso in questi primi due anni. Del resto, proprio in mare vale
l’antico adagio: “chi si ferma è perduto” e va alla deriva.
Potrebbe accadere al Panathlon se considerasse gli allori passati come
carburante sufficiente per la navigazione nel tumultuoso mare di oggi
che richiede manovre sempre più ardite ed imprevedibili. Il mondo
dello sport si esprime con strumenti tecnologici che modificano il gesto
atletico, generano risultati sempre più avanzati e ispirano filosofie
inesplorate nella psicologia degli atleti.
Il Panathlon deve essere pronto a “fiutare il vento” e ad innestare la
propria missione sui nuovi modelli proposti dallo sport moderno.
Altrimenti si rimane indietro, vittime della “bonaccia” che non è assenza
di vento ma incapacità di cercarlo e sfruttarlo.
E rimanere indietro significa, per noi, essere soppiantati nel nostro ruolo
storico da altre flotte che incrociano nel nostro stesso mare, con finalità
analoghe a quelle del Panathlon.
Occorrono risposte nuove e diverse, anche con il rischio di non essere
compresi e condivisi dalla parte più conservatrice del movimento.
Ma questo è il prezzo che deve essere pronto a pagare chi crede
seriamente nel cambiamento come iniezione di energia per continuare
la navigazione tra inedite turbolenze. Da quelle ideologiche a quelle
economiche.
Ecco allora l’urgenza di riappropriarci con decisione e con nuovo animo
della lotta al doping, da sempre nel nostro DNA ma proprio perché
così scontata, spesso sottotono. Occorre una campagna “gridata” al
mondo intero con toni inediti per il Panathlon ma in sintonia con
l’esigenza di amplificare i messaggi perché siano efficaci.
Il calo degli iscritti impone una campagna di espansione capace di
ispirare soprattutto i giovani. Di qui l’esigenza di forgiare un modello
di Panathlon snello, privo di burocrazia, senza troppe regole ma aperto
alla fantasia e alla libera interpretazione dei nostri valori costitutivi.
Il Panathlon di domani non può continuare a vivere di solo fairplay,
che rimane a sua volta un punto fermo. Forse troppo. Occorre farlo
uscire dalle conviviali e portarlo sul campo aperto là dove i gesti che
lo ispirano hanno origine. E’ lì che il valore etico del premio arriva fino
al cielo. E non dobbiamo avere timore, celebrando i buoni, anche di
stigmatizzare chi viola il valore del fairplay.
La crisi economica, oltre a frenare molti nel pagare la quota, riduce la
capacità di sostenere le azioni rivolte ai giovani. Bisogna allora chiedere
aiuto, senza vergogna, a partner nuovi, con uno stile che coinvolga
la loro passione prima del loro denaro. Compagni di strada più che
finanziatori.
Dobbiamo entrare nelle famiglie come siamo riusciti ad entrare nelle
scuole. Il dialogo che abbiamo con i dirigenti sportivi va esteso ai
genitori se vogliamo formare cittadini onesti prima che campioni.
E avremo reso un servizio anche alla diffusione dei nostri ideali verso
potenziali futuri panathleti. Due risultati con un solo impegno.
Giacomo Santini
Presidente Internazionale
4 •Gli abusi negli sport giovanili
di Eugenio Guglielmino
6 •San Paolo patrono dello sport
di Maurizio Monego
8 •Addio al cavaliere del mito
9 •Carta dei doveri del genitore
nello sport
10 •Gridiamo forte il no al doping
12 •Largo alle donne! ma come?
di Ennio Chiavolini
14 •Coraggio, passione e... carrozzina
di Lorenzo Vandelli
16 •“Scacco matto alla mafia”
17 •Rapallo Panathlon Sport Festival
21 •I molti volti del calcio tra valori
e cartellini rossi
22 •Il Calcio pone dei problemi
di Angelo Porcaro
24 •Antonio Spallino: uomo,
amministratore, sportivo,
intellettuale
di Maurizio Monego
26 •Da Armstrong a Di Luca:
che squallore! di Andrea Tabacco
28 •Promuovere la qualità della vita
attraverso l’educazione fisica
Intervista a Claude Scheuer
30 •“Transalpina Bike” 2014
32 •Attività dei club
31 •Premi Comunicazione
di Giuseppe Gianduia
34 •Elzeviro finale
Foto di copertina:
L'immagine sconvolgente di un atleta in
disfacimento bene rappresenta gli effetti
demolitori del doping sul fisico di chi
lo usa. Abbiamo scelto questo simbolo
impressionante per lanciare una grande
campagna internazionale contro il doping,
in un momento in cui questa piaga moderna
si sta diffondendo sempre più . Nelle pagine
interne trovate i dettagli della nostra crociata
alla quale tutti i Panathleti sono invitati
a partecipare. Il primo aiuto concreto è
indicare possibili sponsor che la possano
sostenere.
Studi e ricerche
GLI ABUSI NEGLI SPORT GIOVANILI
di Eugenio Guglielmino*
Come spesso accade, la parte più difficile nella risoluzione di un problema è accettare e prendere consapevolezza che esso esista.Accettare l’esistenza del problema non è però apprendere semplicemente dai mezzi
di comunicazione di fatti inquietanti, ultimamente con
cadenze davvero allarmanti, indignarsi e preoccuparsi,
per poi voltarsi dall’altra parte e digerire tutto. Questo
atteggiamento è dovuto a volte all’eccessiva esposizione mediatica a cui siamo soggetti, anche grazie alle
nuove tecnologie informatiche, che tutto diluisce e annacqua nel fiume di notizie che ogni giorno ci investe.
Accettare l’esistenza del problema significa fare un respiro profondo, aprire le orecchie ed il cuore a certi urli
di dolore e sentirli propri, vederli negli occhi dei propri
figli, provarli direttamente addosso. Credo fermamente
nel valore dell’Umanità e credo anche che ogni qualvolta l’Uomo accetti l’esistenza di un problema e se ne
faccia carico, la risoluzione sia poi dietro l’angolo.
L’urlo di dolore al quale mi riferisco, che, purtroppo,
molti lettori di questa rivista hanno a loro volta sentito,
è quello dei crimini relativi agli abusi perpetrati negli
sport giovanili nei confronti di ragazzi e ragazze.
La lista della tipologia dei reati è lunghissima e ancora
più lunga è la lista degli abusi riportati quasi quotidianamente dai mezzi di comunicazione. Il dato davvero
allarmante è che nessuno sport e nessun Paese sembrano esclusi.
Accettiamo il problema
Apprendere dai giornali di diversi casi avvenuti nella
mia città, come quello di circa un anno fa relativo ad un
allenatore di calcio che abusava sessualmente di alcuni
“pulcini”, mi ha costretto a riflettere per ricercare le cause di questi orrori. È solo una questione di “malattia” di
alcuni operatori del settore o piuttosto noi, e in genere
tutto il mondo dello sport, abbiamo pesanti responsabilità? Se è difficile intuire e prevenire i disturbi psichici
delle persone e se è ancor più difficile poter prevedere
determinati comportamenti umani, o meglio disumani,
credo che sia certamente più semplice e, quindi, più
proficuo intervenire sul benessere psicofisico dei minori. Risulta, infatti, evidente come alcuni comportamenti,
che sfociano poi negli abusi, siano certamente favoriti
dal fertile terreno dello stress sportivo. Se continuiamo
a caricare i nostri giovani di pesanti incombenze esclusivamente provenienti ed appartenenti al mondo degli
adulti e del professionismo sportivo, se continuiamo
ad addossare loro le ansie da risultato, se attribuiamo
loro la responsabilità di un futuro da atleti, se continuiamo insomma a trattarli solo da enfants prodiges
su cui riporre i nostri progetti e le nostre ambizioni,
non faremo altro che continuare a consegnare giovani
attaccabili e indifesi nelle mani dei loro carnefici. La
debolezza di un ragazzino che non vuole deludere i
propri genitori diventa la forza di un sistema troppo
spesso ricattatorio ed approfittatore
4
pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
I diritti dei ragazzi
Tutti i ragazzi hanno diritto
di:
• Praticare sport.
• Divertirsi e giocare.
• Vivere in un ambiente salutare.
• Essere trattati con dignità.
• Essere allenati ed educati da persone competenti.
• Ricevere un allenamento adatto ad età, ritmo e
capacità individuale.
• Gareggiare con ragazzi dello stesso livello in una
idonea competizione.
• Praticare lo sport in condizioni di sicurezza.
• Usufruire di un adeguato periodo di riposo.
• Avere la possibilità di diventare “campioni”, ma anche
quella di non esserlo.
Questa è la Carta dei diritti del ragazzo stilata dal
Panathlon in maniera davvero esemplare.
La Carta, insieme alle normative vigenti nei nostri
ordinamenti giuridici, alla Carta dei diritti dell’infanzia e
ai diritti dell’uomo, diventa, se correttamente applicata,
uno strumento formidabile per la reale risoluzione del
problema.
E proprio qui nasce il nodo più importante da risolvere,
fintanto che la nostra attività di operatori dello sport
si limiti alla semplice e mera enunciazione di diritti e
doveri, gli abusi non potranno essere arginati. Nostro
dovere è, quindi, quello di lavorare affinché i diritti
formali possano poi divenire diritti sostanziali.
Che cosa possiamo fare
Il nostro compito deve necessariamente essere focalizzato su due livelli. Il primo è quello che, direttamente
o mediante attività di pressione, consente di creare
le regole, nonché gli strumenti per farle rispettare, in
tutte le categorie, in tutti gli sport e in tutti i Paesi. Il
secondo è quello che, operando a contatto con i giovani, permette davvero di mettere in pratica al meglio
queste regole, assicurando i diritti di tutti i ragazzi. Se
uno dei due livelli viene meno, se continuiamo a scrivere regole senza assicurarci che poi siano comprese e
rispettate, o se, viceversa, continuiamo ad operare con
i ragazzi rimanendo sordi ad ogni appello proveniente
dalle istituzioni, l’enunciazione dei diritti e delle regole
resteranno soltanto un foglio di carta.
Occorre, dunque, agire lungo queste due strade maestre. La prima ad esempio può essere portata avanti
attraverso il metodo, sempre più diffuso soprattutto
nel mondo della rete, della Advocacy.
Advocacy significa semplicemente supportare e
3 - 2013
promuovere una causa accendendo i riflettori su un
problema, cercando di coinvolgere attivamente quante
più persone, associate e non, scrivendo sui media,
organizzando occasioni di incontro e di coinvolgimento, per arrivare, infine, ai cosiddetti decision makers che
consentono di intervenire attivamente per la soluzione.
Una possibilità pratica di intervento è quella della istituzione di un Patentino Etico da attribuire agli operatori sportivi in modo da ridurre il rischio di reiterazione
dei reati minorili, cosa che purtroppo risulta frequente. Sappiamo benissimo, infatti, che chi compie un
determinato reato è più portato a ripeterlo nel futuro.
Troppe volte abbiamo appreso con orrore, a seguito di
un abuso, che il colpevole aveva già perpetrato reati
simili nel passato. Andrebbe, inoltre, favorita la costituzione di luoghi di ascolto che permettano ai giovani,
anche in maniera anonima, di poter esprimere i propri
disagi e raccontare i propri dolori, molto spesso coperti
dal blocco della vergogna.
La seconda strada è, invece, quella di agire dal basso,
dal nostro lavoro quotidiano, sentendoci parte attiva
di piccoli processi di cambiamento. Ogni qualvolta ci
avviciniamo al mondo dello sport giovanile, sia nel
ruolo di educatore che in quello di genitore, abbiamo
il dovere di rispettare il ragazzo e di esigerne il rispetto
da parte di tutti. Non solo, abbiamo anche il dovere di
lavorare attivamente per la sorveglianza e la salubrità
degli ecosistemi sportivi con cui veniamo a contatto.
Alle volte la tentazione è quella di lasciar perdere, di
sentirci inutili gocce nell’oceano. Ma quando apprendiamo che orribili crimini si sono svolti proprio nella
porta accanto alla nostra, comprendiamo quanto sia
importante darsi da fare proprio a livello locale, capillarmente.
Integrità
Ma chi te lo fa fare? È una frase che tantissime volte ho
sentito dire ogni qualvolta mi è capitato di esporre,
alle volte forse con eccessivo trasporto, le avventure
legate a diversi anni di vere e proprie sfide sportive che
cocciutamente, io, i miei collaboratori e, soprattutto, un
team di vivaci allievi abbiamo ostinatamente portato avanti all’interno dell’Università nel campo delle
competizioni veliche (1001vela cup) e automobilistiche
(Formula SAE - ATA).
GRAZIE
CLAUDIO
Con questo numero cambia
il Direttore Responsabile
della rivista del Panathlon
International. Claudio Bertieri
lascia l’incarico dopo 25 anni
di prestigioso servizio. La responsabilità del giornale viene assunta da Giacomo Santini, Presidente del
Panathlon International e giornalista professionista
iscritto all’ordine, in possesso quindi dei requisiti di
legge per tale ruolo.
A Claudio Bertieri va la gratitudine di tutti soci del
Panathlon per il lavoro svolto in un quarto di secolo al
servizio degli ideali panathletici, con grande passione e
professionalità. Sotto la sua direzione il nostro giornale ha mantenuto un livello di qualità molto elevato,
indispensabile per assolvere alla duplice funzione di informare e di costituire documento della nostra identità
nelle sedi più prestigiose.
L’augurio è che Claudio voglia continuare a starci vicino
con il dono della sua cultura e delle sue collaborazioni.
regole. Vuol dire imparare a vincere, a perdere, a
ricominciare. Vuol dire il rispetto degli altri. Vuol dire
accrescere la fiducia in se stessi, imparare a valorizzare
le differenze, raggiungere il benessere psico-fisico. Vuol
dire educazione alla legalità.
In poche parole l’Integrità è quell’ingrediente nascosto,
ma indispensabile, che si cela sempre dietro ogni Patto
Sociale. È quell’ingrediente che trasforma le regole in
modelli di comportamento.
*Componente Commissione Scientifico Culturale
Ormai non c’è più gente per bene. Anche questa è una
frase troppo spesso sentita.
Quello che accomuna queste due frasi è la convinzione
generale che la Società in cui viviamo sia una sorta di
punto fermo da prendere così com’è e non qualcosa,
come credo, che si possa e debba plasmare. E in questo
moltissimo può fare lo sport.
Perché lo sport arriva rapidamente, specie nei più giovani, dove anni di istruzione ed educazione civica non
riescono e permette il raggiungimento di quella che,
nel Panathlon, chiamiamo Integrità.
Cosa vuol dire Integrità? Vuol dire capire il significato di
lavoro di squadra. Vuol dire imparare il rispetto delle
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Cultura
San Paolo Patrono dello Sport
di Maurizio Monego
il rispetto delle regole
Secondo “Lunedì di San Paolo” organizzato ad Alba per
proporre San Paolo patrono degli sportivi. Conferenza
di Mario Mello, professore Emerito di Storia Romana
dell’Università di Salerno, membro della Pontifica Accademia Romana di Archeologia e della Società Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Napoli. Uno dei suoi libri
si intitola “Atleta di Cristo – Le metafore agonistiche
in San Paolo”. La conferenza tenuta ad Alba, nel Gennaio scorso,ha presentato un San Paolo a tutto tondo.
Una dissertazione colta, ricca di spunti, di riferimenti.
Degli atleti, Paolo apprezzava i comportamenti severi,
l’encràteia (autodisciplina), le rinunce, la resistenza, il
rispetto delle regole, anche se non ne condivideva le
finalità. Tuttavia fra l’Atleta di Dio e l’atleta da stadio vi
può essere una felice mediazione.
San Paolo patrono degli sportivi non è un cappello
“sacro” da mettere in testa anche a chi non ne vuol
sapere di religioso, ma proprio il contrario. È un proposito serio di impegno totalmente umano, sia pure per
uno scopo tutto sommato precario come una “corona”
(medaglia) o un risultato sportivo. Equivale a impegnarsi alla lealtà agonistica (nella preparazione e negli
agoni), al rispetto della dignità umana, così che ogni
gara rappresenti un incontro sereno, atto a rafforzare
i sentimenti di amicizia e di pace tra le genti d’ogni
paese della Terra.“L’atleta non merita premio se non
ha lottato secondo le regole”, scrive Paolo nella Lettera
a Timoteo (2Tim. 2, 5). Potrebbe essere questa frase il
logo dell’iniziativa di nominare San Paolo patrono degli
sportivi.
Valentin de Boulogne o Nicolas Tournier, San Paolo che scrive le sue
lettere, XVI sec. ca, Blaffer Foundation Collection, Houston.
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pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
Nel suo significato sociale
e simbolico lo sport riveste
valori che ne fanno una
scuola di vita. Quegli stessi
valori applicati possono
portare all’ascesi. Devono,
secondo San Paolo.
Nell’aprile 1984, Papa
Giovanni Paolo II, parlò dello sport come di una realtà
che nella sua essenza era già stata individuata da San
Paolo come valida e pienamente umana. “San Paolo
ha riconosciuto la fondamentale validità dello sport –
disse Papa Wojtyla -, considerato non soltanto come
termine di paragone per illustrare un superiore ideale
etico e ascetico, ma anche nella sua intrinseca realtà di
coefficiente per la formazione dell’uomo e di componente della sua cultura e della sua civiltà. Così, San
Paolo, continuando l’insegnamento di Gesù, ha fissato
l’atteggiamento cristiano dinnanzi a questa come alle
altre espressioni delle facoltà naturali dell’uomo, quali
la scienza,il lavoro, l’arte, l’amore, l’impegno sociale e
politico: atteggiamento che non è di rifiuto o di fuga,
ma di rispetto, di stima, semmai di riscatto e di elevazione: in una parola, di redenzione”.
Questi concetti ricorrono in molti interventi di papi, da
Leone XIII in poi, ovvero da quando sono stati ripristinati i Giochi Olimpici. In tutti i messaggi dei pontefici
romani il riferimento è a San Paolo. Nel proporre le
metafore sportive per paragonare le virtù che deve coltivare il credente a quelle dell’atleta, Paolo ha messo in
evidenza i valori dello sport. In tutto ciò il Panathlon si
riconosce. Almeno per la parte che riguarda il carattere
culturale e formativo che lo sport possiede. Per l’ascesi,
il Panathlon lascia il passo a chi è autorevole in tema di
spiritualità.
Dalla Famiglia Paolina di Alba e dal Panathlon Club di
Alba è partita, nel settembre scorso, la proposta di nominare San Paolo “patrono degli sportivi”. D’accordo le
autorità ecclesiastiche e il Presidente del Panathlon International, sono stato invitato a tenere una conferenza
sul tema “San Paolo e lo sport: il perché di una proposta”. Si è trattato di un vero e proprio evento, che mi ha
visto in una veste un po’ inusitata, quasi da predicatore,
nel Tempio di San Paolo, sotto la grande scultura della
“Gloria” del santo. Il testo di quella relazione è stato
consegnato agli stretti collaboratori di Papa Francesco
e al Card. Gianfranco Ravasi nella sua veste di Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Chi ne avesse
voglia lo può leggere nel sito del Panathlon International, nella sezione <Attività/Articoli e saggi/per autore/
1 - 2014
Maurizio Monego>. La stessa relazione è stata il fulcro
della conferenza che sono stato chiamato a tenere a
San Paolo, in Brasile. Teatro della conferenza la chiesa del Santissimo Sacramento – di nuovo la strana
sensazione di interpretare il ruolo di predicatore -, retta
da don Aparecido Silva con l’assenso del card. Odilo
Pedro Scherer, Arcivescovo di San Paolo. Alla presenza
di numerosi club Panathlon, di padre Antonio da Silva
in rappresentanza dei Paolini, di qualche autorità e di
pubblico della metropoli paulista, ho proposto il testo
dell’intervento di Alba, con qualche personalizzazione
riferita alla realtà brasiliana. Anche questo testo è leggibile nel sito, nella sezione sopra indicata. Da Dicembre,
don Marcello Lauritano, Presidente del Centro Culturale San Paolo di Alba, ha lanciato attraverso i social network una raccolta di firme di una petizione – indirizzata
al card. Ravasi e al Prefetto della Congregazione per le
cause dei santi, card. Angelo Amato - per promuovere
la proposta. Quest’ultima iniziativa è stata immediatamente rilanciata nella rete dei panathleti, che dovrebbero essere i più motivati a perseguirne il successo.
Locandina di presentazione
w w w.panath lon. net
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Sport e Storia
La scomparsa di Raimondo d’Inzeo
ADDIO AL CAVALIERE DEL MITO
Quanto muore un gigante la sua ombra gli sopravvive.
La scomparsa di Raimondo d’Inzeo oltre ad essere un
lutto per il mondo dello sport, è un autentico evento
storico. Anche se la sua storia sportiva finì molti anni fa,
la sua presenza carismatica nel mondo dell’equitazione
aleggiava come una leggenda alla quale ispirarsi e con
la quale tentare di confrontarsi.
Nonostante i molti tentativi, nessuno è mai stato come
lui. Non si può dire che tutto ciò si scopra solo ora,
dopo la morte, come accade per troppi campioni. Il suo
mito l’ha accompagnato per tutta la vita trasformandolo in un esempio e in una meta. Ed è stato continuamente riconosciuto tanto è grande.
Raimondo d’Inzeo, colonnello dei carabinieri, è universalmente considerato come uno dei massimi campioni
del salto ad ostacoli dell’equitazione mondiale, insieme
al fratello Piero, colonnello di Cavalleria.
Raimondo d’Inzeo aveva 88 anni.
Il suo straordinario percorso mondiale iniziò alle
olimpiadi di Roma, nel 1960, quando vinse una medaglia d’oro e una di bronzo. Il suo bottino di medaglie
olimpiche continuò con due medaglie d’argento a
Melbourne nel 1956, un bronzo a Tokyo nel 1964 ed un
altro, l’ultima medaglia olimpica, a Monaco di Baviera
nel 1972.
Raimondo d’Inzeo era maestro in questo ruolo di talent
scout ed allenatore. Del resto aveva ereditato dal padre
tale maestria. Basti ricordare i suoi ‘capolavori’: Bellevue, l’olimpionico Merano e il suo ‘fratellastro’ Posillipo
e Fiorello.
Raimondo sapeva come prepararli e come guidarli in
gara. Meglio: come dominarli. Era in perfetta simbiosi
con loro nell’interpretarli, riuscendo ad ottenerne la
piena, generosa collaborazione. Energico nel richiedere
il massimo al cavallo che guidava fra le insidie degli
ostacoli, non gli mancava mai di rispetto, ben sapendo
che la vittoria poteva venire soltanto dall’equilibrio
del connubio tra un uomo intelligente e un animale
ricettivo.
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pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
Gli appassionati del salto ad ostacoli di diverse generazioni ricordano con ammirazione i suoi duelli con i più
forti cavalieri degli anni cinquanta, sessanta e settanta,
i suoi molti successi, le sue rare sconfitte.
I più giovani continuano a studiarlo come si studia un
genio che con la sua intuizione ha anticipato i suoi
tempi ed è sopravissuto , sempre attuale, nella storia
Il debutto della sua epopea fu davvero mitico. Alle
Olimpiadi di Roma, nel 1960, vinse la medaglia d’oro,
Tra le sue esibizioni più memorabili figurano le innumerevoli presenze, insieme al fratello Piero, al concorso
romano di Piazza di Siena dove incantava il pubblico
per la sua eleganza oltre che per le sue capacità di
cavallerizzo.
Dire che i fratelli d’Inzeo erano dei predestinati è dire
poco. Infatti erano figli di un ufficiale di cavalleria e maestro di equitazione. Entrambi i fratelli hanno stupito il
mondo, in particolare Raimondo.
Nessuno avrebbe però immaginato che sarebbe diventato uno dei massimi campioni nella storia mondiale
del salto ad ostacoli con Winkler, D’Oriola, Pessoa padre
e figlio, per citarne i più famosi.
Come statura e risultati, in Italia, lo hanno avvicinato
soltanto suo fratello Piero il quale, nonostante l’impegno, non riuscì a vincere mai un oro olimpico individuale e Graziano Mancinelli.
Raimondo D’Inzeo è stato anche un abile scopritore e
plasmatore di cavalli straordinari. Nei suoi anni migliori
il professionismo ricco e sfrenato che sarebbe dilagato
dopo il suo ritiro, era agli albori.
Non esistevano cavalli supercampioni per natura, i
cosiddetti crack, rari da trovarsi e supercostosi, nati e
già pronti per vincere: bisognava scovarli con intuito e
colpo d’occhio e poi addestrarli e farli crescere.
in sella a Merano a spese del fratello Piero, argento.
Subito nacque la favola dei due straordinari fratelli d’Italia e lo loro fraterna rivalità accese innumerevoli confronti. In particolare a Piazza di Siena, dove guidarono
l’Italia a molte vittorie nella Coppa delle Nazioni, il più
tradizionale degli appuntamenti dei CSIO di Roma.
Il suo ingresso in campo era sempre un “coup de
teatre”. Il pubblico lo attendeva come il prim’attore,
spesso come il salvatore della Patria. Sovente si faceva
affidamento sul suo talento per rimediare a situazioni compromesse da qualche errore dei compagni di
squadra, oppure per assestare agli avversari il percorso
netto che ammazzava la gara.
Raimondo d’Inzeo non ha mai dimenticato di essere un
carabiniere ed ha sempre obbedito agli ordini, anche
quando erano scomodi. Per esempio in una occasione
per lui dolorosa, quando, come tenente colonnello dei
carabinieri a cavallo, dovette caricare i manifestanti
contro il governo Tambroni a Porta San Paolo in Roma.
Ne seguirono feroci polemiche che, tuttavia, non
riuscirono ad intaccare la figura dell’atleta e a diminuire
l’affetto e la stima che si era conquistata e che ora lo
fanno rimpiangere come un vuoto incolmabile. (GS)
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Carta dei Doveri
del Genitore nello Sport
1. la scelta della disciplina sportiva preferita spetta ai miei figli in totale autonomia
e senza condizionamenti da parte mia.
2. mio dovere è verificare che l’attività sportiva sia funzionale alla loro educazione
e alla loro crescita psico-fisica, armonizzando il tempo dello sport con gli impegni scolastici
e con una serena vita familiare
3. eviterò ai miei figli, fino all’eta’ di 14 anni, pesanti attivita’ agonistiche,
salvo discipline formative come la ginnastica artistica, privilegiando lo sport ludico e ricreativo.
4. li seguirò con discrezione, con il loro consenso, se servirà ad aiutarli ad avere con lo sport
un rapporto equilibrato.
5. non chiederò agli allenatori dei miei figli nulla che non sia utile alla loro crescita
e commisurato ai loro meriti e potenzialità.
6. dirò ai miei figli che per essere bravi sportivi e sentirsi felici nella vita
non è necessario diventare dei campioni.
7. ricorderò loro che anche le sconfitte aiutano a crescere perche’ servono per diventare piu’ saggi.
8. indicherò loro i valori del panathlon come fondamento etico per affrontare
una corretta esperienza sportiva.
9. al loro ritorno a casa non chiedero’ se abbiano vinto o perso ma se si sentano migliori.
nè chiederò quanti gol abbiano segnato o subito o quanti record abbiano battuto,
ma se si siano divertiti.
10. vorrò specchiarmi nei loro occhi ogni giorno e ritrovare il mio sorriso giovane.
LE RESPONSABILITÁ DEI GENITORI
Nelle innumerevoli conviviali alle quali partecipa un
panathleta, più volte si assiste a dibattiti sulle responsabilità dei genitori nello sport.
Da sempre si sa che i primi passi di qualsiasi atleta vengono fatti sotto la diretta osservazione e responsabilità
del padre e della madre che si improvvisano allenatori,
tecnici, medici, ispiratori di strategie e, soprattutto,
improvvisati e incompetenti valutatori di talenti.
Le loro decisioni, fin da piccoli, sono spesso determinanti per i destini sportivi dei loro figli. Altrettanto
spesso, possono diventare arbitri del loro successo o
del loro rapporto sbagliato con l’esperienza sportiva.
Peggio di tutto è il genitore/tifoso che sogna destini da
campione per il proprio rampollo. Poi viene il genitore/
timoroso che guarda allo sport come una potenziale
distrazione dal profitto scolastico. Infine c’è il genitore/indifferente che considera lo sport un’attività non
essenziale per lo sviluppo psico-fisico dei giovani.
In ogni caso: genitori sbagliati per figli sfortunati.
Alla conclusione di molte serate ho auspicato la scrittura di una carta sui doveri del genitore nello sport, da
affiancare alle carte fondamentali del Panathlon, quella
sui diritti del fanciullo, la carta del panathleta e la carta
di Gand. Da più parti ho ricevuto l’esortazione a scriverne una ed ecco il risultato di tante riflessioni.
Come nelle altre carte del Panathlon, i principi sono
semplici e fondamentali. Quasi un pro-memoria più
che un decalogo di obblighi ed impegni con il crisma
della “tavola della legge”.
In ogni caso essa potrà diventare oggetto di discussione in future conviviali e fuori, come pretesto per
affrontare un fattore determinante nel rapporto tra
i diversi attori che intervengono per la crescita di un
giovane nel mondo dello sport: l’allenatore, i dirigenti, i
compagni di squadra, i modelli ai quali ispirarsi.
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Attualità e impegno sociale
Il Panathlon lancia una grande campagna mondiale
GRIDIAMO FORTE IL NO AL DOPING
Cresce di tono e di forza il NO AL DOPING nella società
civile.
Come cresce la rivendicazione di uno SPORT PULITO
in ogni ambito della società civile e del mondo dello
sport.
Questi valori sono da sempre nel DNA del Panathlon
ma forse, ultimamente, li abbiamo sostenuti toppo
timidamente.
A tutto si fa l’abitudine, anche alla lotte sacrosante,
alle crociate, alle battaglie simboliche. Si considera
appagante il solo fatto di dichiarare la guerra, quasi
per prenotare un posto nella mobilitazione generale e
segnalare la nostra volontà di esserci. Poi ci si assesta
nel concerto delle dichiarazioni di principio e si canta
in coro.
Tutto questo oggi non basta più. Il nostro
NO dobbiamo gridarlo a gran voce, per non
essere soverchiati da altre grida e da altre
mobilitazioni.
Il Panathlon deve lanciare una campagna
internazionale capace di ricollocare il nostro
movimento al vertice delle organizzazioni
mondiali che si fanno paladine di un
rapporto etico con lo sport, di una reale
responsabilità educativa verso i giovani e
verso la tutela della loro salute. Su questi
piani il Panathlon non può essere gregario
di nessuno ma deve assumere il ruolo di
locomotiva del convoglio dell’integrità
morale, dell’etica, dell’onestà intellettuale
e della correttezza nel rapporto con lo sport.
L’urgenza di uscire allo scoperto viene
anche da un rapporto generalista e
squallidamente disinvolto verso
il doping da parte di troppi atleti. Basti ricordare il caso
recente del ciclista Danilo Di Luca il quale, dopo avere
realizzato il record negativo di essere il primo atleta radiato per recidività nel doping, si è giustificato dicendo
che tanto lo fanno tutti.
Il pericolo più grave oggi è l’assuefazione a tutto
questo. Ecco perché il Panathlon rilancia con tutta
la propria forza una campagna in tutti i suoi club nel
mondo, cercando di coinvolgere anche altri organismi
e sponsor privati, necessari per sostenere le spese di
pubblicizzazione dell’iniziativa.
Ad incominciare dal manifesto, molto significativo e
moderno nel suo messaggio.
CERCHIAMO CHI CREDE IN NOI
Nella lotta per sostenere i nostri valori ci sentiamo un
po’ soli e scoperti. Le espressioni negative che provengono dal mondo dello sport stanno assumendo una
forza, anzi una virulenza, da richiedere misure straordinarie nella battaglia per arginarle.
La lotta al doping, alle scommesse nel calcio, agli
eccessi tifoidei di carattere criminale, al razzismo, allo
sfruttamento dei giovani, alla corruzione, ai cattivi
esempi amministrativi ha raggiunto forme scientifiche
che richiedono risposte altrettanto sofisticate.
Per questo il Panathlon , senza imbarazzo, ha rivolto
una proposta esplicita ad alcune qualificate aziende,
notoriamente vicine allo sport, a diventare partner per
una campagna di moralizzazione a tutto campo.
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pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
Non si tratta di una semplice richiesta di sponsorizzazione ma di una proposta a diventare compagni di strada lungo un percorso virtuoso che dovrebbe portare
all’isolamento dei cattivi esempi e all’esaltazione delle
buone pratiche.
L’appello ad individuare i partner più qualificati è rivolto a tutti i dirigenti e soci del Panatlhon.
Chi crederà in noi ed accetterà questa proposta avrà
sicuri benefici in termini di popolarità e di apprezzamento dell’immagine aziendale. Il logo sarà riprodotto
in tutte le forme di comunicazione del Panathlon e sarà
diffuso il tutto il mondo panathletico, vale a dire circa
300 club di 25 nazioni di 5 continenti.
Manifesto del Panthlon contro la piaga del secolo
1 - 2014
Il doping
uccide lo sport
› Chi fa doping non fa sport
› Chi fa doping fa violenza a se stesso e agli altri
› Chi fa doping tradisce la sua natura umana
› Chi fa doping truffa i suoi migliori amici
› Chi fa doping brucia la propria gioventù
› Chi fa doping è fuori dalla legge
› Chi fa doping è schiavo per la vita
› Chi fa doping compromette la propria salute
› Chi fa doping muore dentro e fuori
› Chi fa doping resta solo
› Chi non fa doping è un uomo libero!
› Chi non fa doping non truffa il prossimo!
› Chi non fa doping vive nel sole!
› Chi non fa doping dà del tu allo sport!
› Chi non fa doping guarda il mondo negli occhi!
› Chi non fa doping rispetta se stesso e gli altri!
› Chi non fa doping è un leader nella vita!
› Chi non fa doping conosce la gioia!
› Chi non fa doping è un vero campione!
› Chi non fa doping vince ogni giorno!
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Panathlon e temi sociali
LARGO ALLE DONNE! MA COME?
Non basta l’8 marzo per una vera battaglia di parità
di Ennio Chiavolini*
Parlare dell’“altra metà del cielo” nel mondo dello
Sport, non è molto semplice e si può cadere facilmente
nella retorica. Si rischia anche di ricevere critiche da
chi sostiene che le donne oggi sono sufficientemente
emancipate e non hanno bisogno della “protezione”
di maschi illuminati. Non si può, però, condividere del
tutto questa presa di posizione alla luce di realtà che
dimostrano il contrario. Le donne che praticano lo
sport sono ancora circa il 60% rispetto agli uomini e la
loro “longevità” nella pratica sportiva è, salvo eccezioni,
nettamente inferiore a quella degli uomini.
Nel mondo, le donne che praticano con continuità uno
sport sono in aumento, però la differenza, come sopra
accennato, è ancora consistente rispetto a quella degli
uomini.
L’idea che la donna debba essere prima di tutto una
buona sposa ed una buona madre è ancora difficile
da superare. Ma dobbiamo affermare ciò che oggi è
una situazione ampiamente dimostrata e cioè che la
donna può essere contemporaneamente una buona
sposa, una buona madre, una valente professionista,
una brava atleta e far parte attiva di un’Associazione.
I fatti parlano più di ogni altra considerazione e se ne
possono citare moltissimi.
Nel Panathlon le donne rappresentano meno del 10%
dei Soci. Non si può escludere che ciò derivi dal fatto
che anche nella nostra Associazione persiste, forse
inconsapevolmente, una distratta e poca considerazione del mondo femminile, sia come atlete, sia come
Panathlete ed ancor più come Dirigenti.
Maggior coinvolgimento nello sport
Pertanto, la nostra Associazione deve condurre una
politica illuminata e d’avanguardia nei confronti del
mondo femminile, sia di quello presente nei Club sia di
quello esterno, anche perché nello Statuto è specificato che nel Panathlon non c’è ”...distinzione di sesso...”
Insomma questo atteggiamento, che in passato nei
confronti delle donne è stato a volte discriminatorio,
deve tendere oggi ad una decisa valorizzazione delle
loro numerose potenzialità, mettendo definitivamente
da parte ogni ostacolo al loro inserimento.
Allora, cosa sarebbe opportuno fare?
Due sono le possibili direzioni in cui intervenire con
uno sforzo corale di tutti i Panathleti:
- nello Sport;
- nel Panathlon.
Prima di tutto si deve riaffermare l’importanza del
valore sociale dello Sport, “uno Sport per tutti”, senza
discriminazioni di sorta, adottando correttivi significativi per ridurre le distanze tra partecipanti uomini e
partecipanti donne e migliorare la qualità dello Sport,
anche attraverso investimenti per favorire l’inserimento
di più donne nelle varie discipline sportive, la realizzazione di impianti da adeguare ove necessario alle
12
pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
loro esigenze e
l’utilizzazione di istruttori in
grado di introdurre sistemi
di allenamento più aderenti
all’evoluzione fisica del
mondo femminile.
Valorizzare questi interventi,
anche attraverso appositi
studi, e garantire la loro
visibilità con l’ausilio dei media, costituisce uno degli
obiettivi primari dell’attività dei Club nei loro territori di
competenza.
E’ bene, inoltre, far rilevare che l’attività sportiva è salutare e che le donne che la praticano ne traggono grande beneficio, migliorando lo sviluppo tonico del corpo,
divenendo anche meno esposte al rischio di possibili
malattie gravi rispetto alle coetanee sedentarie.
Occorre studiare, in collaborazione con gli enti sportivi,
dei programmi di coinvolgimento delle donne, per far
loro provare differenti tipi di Sport, affinché possano
scoprire quale potrebbe essere quello più adatto a
ciascuna, attraverso dimostrazioni e prove sul campo.
Anche la Scuola potrebbe cooperare fattivamente in
iniziative in questo senso.
Nel Panathlon, molti Club, per seguire efficacemente
il Settore “Donne e Sport”, hanno nominato loro Soci
quali Referenti di questo Settore di attività, altri Club
hanno optato per la costituzione di apposite Commissioni. Entrambe le modalità sono atte ad impostare
attività per promuovere il coinvolgimento delle donne,
sia in attività sportive sia per introdurle nella nostra
Associazione. L’obiettivo è analizzare la situazioni
territoriale per varare iniziative di sensibilizzazione atte
ad avviare sempre più donne, giovani e meno giovani,
alla pratica sportiva. Le modalità messe in campo (è
proprio il case di usare questa espressione) sono tra
loro diverse e numerose. Ad esempio, in collaborazione con Enti Sportivi, sono state organizzate da alcuni
Club “Giornate di prove sportive”, invitando donne di
ogni età a partecipare per rendersi conto di quali, tra
le discipline provate, fossero loro più congeniali. Il successo di queste iniziative è stato maggiore dove non è
stato ammesso il pubblico ad assistere. Altra modalità
sperimentata con successo è stata quella di organizzare Conferenze sullo “Sport al femminile” (oppure “Lo
Sport in Rosa”) dove, presentate da un’atleta di valore
nazionale o internazionale quale conduttrice (ma
anche ex Atleta), altre atlete di varie discipline sportive parlavano di quella praticata, con l’ausilio di foto e
filmati, mettendo in rilievo successi, impegno, difficoltà, soddisfazioni. Non sono mancate, dove gli spazi a
disposizione lo permettevano, dimostrazioni pratiche.
Quelli riportati sono solo due esempi delle tante attività messe in campo dai Club per il coinvolgimento delle
donne nelle varie discipline sportive. Molte altre
1 - 2014
possono essere studiate appositamente dai Club. Quindi molti Club sono già orientati ad operare e pertanto,
pur non essendo state qui descritte le modalità organizzative adottate: si può ritenere che tutti i Club sono
in grado di intervenire, senza bisogno di suggerimenti,
grazie alla loro conoscenza del mondo sportivo ed alla
loro esperienza.
Le donne nelle posizioni dirigenziali
Quando si parla delle donne nel mondo dello Sport
agonistico, viene riconosciuta la loro importanza, capacità e generosità nell’impegno per raggiungere risultati
significativi cui, però, non corrisponde di norma una
loro presenza in termini di rappresentanza ai diversi
livelli decisionali ed organizzativi degli enti sportivi.
Non c’è bisogno di citare ricerche e studi pubblicati nel
tempo; è sufficiente osservare la vita delle Società e
Federazioni Sportive per constatare che la rappresentanza femminile è decisamente esigua.
La presenza delle donne nel settore gestionale dello
Sport, la loro creatività, la loro capacità di relazione,
sarebbe un contributo senz’altro positivo a quel mondo sportivo che rifiuta i fenomeni negativi del doping
e della discriminazione e che vuole invece esaltare i
valori insiti nel fare Sport e nel rispettare le regole.
Non si fa certo un discorso di “quote rosa”, ma un
onesto e realistico riconoscimento delle opportunità e
capacità da attribuire e devolvere al mondo femminile.
Ecco quindi, la necessità d’intervento da parte del P.I.
perché in ogni occasione sia sostenuta e favorita una
maggiore apertura alle donne nelle posizioni dirigenziali del mondo sportivo agonistico, al fine di poter
fruire del contributo delle loro indubbie capacità e
potenzialità.
Presenza femminile nei Club
I Panathlon Club possono e devono agire con impegno
per aumentare la presenza femminile nei loro ambiti
ed anche per valorizzarla inserendo le donne a pieno
titolo nei propri organismi interni, Consigli, Commissioni, Referenti ecc..
E’ già stato affermato che la presenza femminile nel Panathlon è piuttosto contenuta. Non ci sono veri motivi
perché ciò continui a persistere.
L’attività di ricerca di nuovi Soci che i Club svolgono
con l’ausilio delle loro Commissioni addette all’Espansione, che operano anche stimolate dello slogan “Ogni
Socio, un nuovo Socio; ogni Club, un nuovo Club”, si
dovrebbe concentrare particolarmente sull’inserimento consistente di donne nel loro ambito.
Molti Club, in linea con gli obiettivi del settore “Donna
e Sport”, hanno inserito nel loro organico un apposito
Referente, ma i risultati al momento non sono ancora
del tutto soddisfacenti.
Infatti, esistono le condizioni perché la presenza femminile nel Panathlon possa decollare definitivamente
anche alla luce del fatto che ovunque nel mondo le
donne sono più numerose degli uomini e che la loro
emancipazione continua a fare passi da gigante.
In un’Associazione che si basa sulla diffusione e sulla
difesa degli alti valori morali, etici e del Fair Play nello
Sport e che si autofinanzia, questo ultimo aspetto non
può che essere un sentito dovere per i Soci ed anche
un motivo d’orgoglio a dimostrazione della loro sensibilità nei confronti dello Sport. Per altro, occorre considerare e non sottacere che il reddito da lavoro delle
donne non è nel mondo pari a quello degli uomini;
per cui accollarsi da parte di queste ultime l’onere del
versamento della quota associativa, sia pur contenuta
anche rispetto ad altre Associazioni similari, può essere
a volte d’ostacolo alla loro adesione al Panathlon. Questo aspetto merita un particolare approfondimento da
parte della dirigenza dell’Associazione.
Apertura alle posizioni Dirigenziali
Anche per le donne appartenenti al Panathlon, vale il
discorso fatto per il loro inserimento nei Quadri dirigenti degli enti sportivi.
L’inserimento delle donne nei Club e nei vari livelli
dell’Associazione, non può che dare una salutare spinta
al nostro Sodalizio per un consistente e valido sviluppo, non solo numerico, ma anche culturale ed adeguato ai tempi.
Attualmente solo un numero limitato di Club ha come
Presidente una donna. Negli altri livelli dell’Associazione, Consiglio Internazionale, Commissioni, Distretti ed
Aree, non vi sono donne. Questa situazione sembra
essere una sorta di passo indietro rispetto al passato.
Non ritengo che ciò derivi da eventuali invisibili forme
di chiusura all’universo femminile ed auspico pertanto
che il 2014 costituisca l’anno della svolta e, quindi, di
una sensibile e risolutiva inversione di tendenza che
soprattutto il mondo maschile dell’Associazione deve
assolutamente fare propria e ritenere un doveroso
obiettivo sociale.
*Consigliere Internazionale
Presidente Commissione IEC
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Disabilità e sport
CORAGGIO, PASSIONE E…
CARROZZINA
Dalle Paralimpiadi a Special Olympics
“Lo sport è uguale per tutti’, è un documentario davvero particolare, realizzato con il sostegno del Panathlon
Club Modena. In esso si raccontano la storia e le attività
della Sen Martin, società di wheelchair hockey. Una
storia di coraggio e di passione, ma anche la testimonianza di come lo sport possa aiutare anche nei
momenti più difficili.
Il regista è Nicola Gennari, professionista di grande
bravura e rara sensibilità. In settanta minuti racconta
la storia e le attività si questo gruppo sportivo che costituisce una nuova esperienza nel campo dello sport
aperto ai disabili. L’idea della squadra e del film è di
Lorenzo Vandelli, socio del Panathlon Modena.
Si tratta della prima e unica squadra di hockey in carrozzina elettrica della provincia di Modena, composta
esclusivamente da giocatori affetti da patologie quali
distrofia muscolare, SMA, tetraparesi spastica.
Una realtà nata per dare un punto di riferimento ai
14
pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
ragazzi, dando loro oltre che uno strumento per fare
sport, anche una possibilità in più per socializzare,
confrontarsi, giocare, aggregarsi, per poter affrontare
in modo diverso le problematiche della vita di tutti i
giorni.
Perchè, come si dice nel filmato, “La disabilità si sconfigge solo affrontandola e vivendola nel miglior modo
possibile”.
La realizzazione del documentario ha richiesto quasi
un anno di lavorazione, tra riprese e postproduzione,
per un risultato che è stato capace di raccogliere le
testimonianze, oltre che degli atleti della Sen Martin,
anche di alcune delle tante persone che sono vicine, in
vario modo, a questa bellissima realtà sportiva.
(dal socio Panathlon Lorenzo Vandelli)
1 - 2014
NOI TIFIAMO VALENTINA
Special Olympics e Panathlon, da qualche tempo, camminano insieme sul sentiero della solidarietà e dell’attenzione verso atleti davvero straordinari. E’ una partnership che ci fa tornare alle origini delle nostre idealità e ci fa
riscoprire le radici della politica sportiva come diritto di tutti. Anche di chi nasce su una strada in salita e dietro ad
ogni porta trova un muro.
Ciò che colpisce nell’assistere a competizioni di Special Olympics è l’impegno totale con cui gli atleti affrontano le
gare e la gioia esplosiva che sprigionano, indipendentemente dai risultati.
Tra le molte testimonianze che ci giungono quotidianamente ne abbiamo scelta una, autentico inno alla gioia e
alla vita. Nonostante tutto. E’ la storia di Valentina, una “special” come tante.
Quindi la storia di tutti i ragazzi e ragazze che non sanno che cosa sia la diversità perché con la loro vitalità che
affidano al mondo di sogni ispirati dallo sport, fanno sentire diversi gli altri.
Ciao! Sono Valentina dell’ Acquamarina Team Trieste.
Ho imparato a nuotare all’ età di 3 anni con l’Unione Nuoto 95 poi Rari Nantes Trieste, seguendo i miei 3 fratelli che
erano molto bravi. Anche a me piaceva molto nuotare e soprattutto andare sott’acqua. Dagli 8 ai 13 anni però ho
dovuto fermarmi perchè avevo sempre male alle orecchie. Allora mi sono operata e dopo un paio di anni ho potuto
riprendere a nuotare. Un giorno ho conosciuto una signora di nome Rosanna che mi ha chiesto se volevo fare nuoto
con l’Acquamarina ed io ho accettato e lei è diventata la mia istruttrice.
Ho cominciato ad allenarmi e a fare tante gare. Nel 2010 per la prima volta abbiamo partecipato ai Giochi Nazionali Special Olympics a Monza. E’ stata la prima di tante bellissime trasferte sportive: La Spezia, Biella e Viterbo dove
abbiamo gareggiato con tanti atleti di tutta Italia davanti ai tanti genitori, amici e volontari che erano dei tifosi orgogliosi di noi quando facevamo bene e ci incoraggiavano al massimo quando non ci riuscivamo. Da lì abbiamo sempre
partecipato agli eventi Special Olympics e abbiamo preso tante medaglie.
Quando vinco sono felice perchè so di avercela messa tutta. Quando invece non vinco o arrivo 2° o 3° mi arrabbio un
pò, però mi passa subito, perchè fuori subito mi dicono che non si può sempre vincere, l’importante è fare del proprio
meglio.
Sono molto felice di essere stata convocata nella delegazione italiana Special Olympics per i Giochi Europei, Anversa
2014. Adesso mi sto impegnando, ancora più di prima, con gli allenamenti, per fare delle belle gare. Spero di riuscire a
vincere qualche medaglia per dedicarla alla mia famiglia, alla mia Società Acquamarina Team Trieste ed ai miei amici.
Andare ad Anversa per me è un bellissimo sogno.
Potrò conoscere tanti nuovi amici, vedere posti nuovi,
andare in aereo per la prima volta e soprattutto gareggiare
con tante altre atlete.
Il mio sogno nel cassetto? Sarebbe partecipare ai Mondiali
di Los Angeles 2015 perchè mi darebbe la possibilità di andare
in America e gareggiare davanti a mio fratello Stefano che
vive lì a Santa Barbara (vicino a Los Angeles) e che non
vedo da 10 anni.
Mi impegnerò con tutte le mie forze per ringraziare
soprattutto chi ha avuto fiducia in me.
Grazie Special Olympics!
Da Valentina
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15
Il Panathlon per la legalità
Anche lo sport in campo per una partita davvero speciale
“SCACCO MATTO ALLA MAFIA”
E’ stato chiesto al
Panathlon di aderire
ad un’iniziativa
fortemente educativa
per la lotta contro la
mafia. Lo sport è
simbolo di libertà da
ogni schiavitù e
sostiene il diritto di
interpretare la propria
vicenda umana, senza
condizionamenti.
Il diritto allo sport per
i giovani è
fondamento del
nostro DNA ed è
contenuto nelle “carte
fondamentali” che
ispirano le nostra
azioni. Per questo
siamo schierati anche
noi in campo con le
migliaia di giovani, ai
quali l’azione è rivolta,
della scuole elementari e medie per questa
partita davvero speciale.
Scacco matto alla Mafia trae spunto da un racconto di
Carolina Lo Nero, pubblicato da Navarra Editore nella
collana Navarra junior, pensato e scritto per le ragazze
e i ragazzi delle scuole primarie (quarta e quinta classe)
e delle scuole secondarie di primo grado. Il testo affronta le principali tematiche di educazione alla legalità
utilizzando un linguaggio semplice e ironico. È uno
strumento di riflessione che vuole stimolare la crescita
sana e consapevole dei giovani rispetto all’impegno
civile e l’istruzione scolastica.
Nel racconto la lotta alla mafia portata avanti dal
questore Gattinori, da Paolillo e da tutti coloro che
formano la squadra della Legalità, avviene attraverso
personaggi improbabili e situazioni a volte esilaranti
o paradossali, ma che conservano tutte una nota di
amara verità.
Ma Scacco matto alla Mafia è anche un progetto di
educazione alla legalità.
Il testo è infatti corredato da schede didattiche - scaricabili gratuitamente dal sito - che forniscono agli
insegnanti alcuni spunti di riflessione per lavorare nelle
classi. Il Laboratorio di educazione alla legalità comprende due sezioni, “Ritratti” e “W i corti”, a loro volta divise
per scuola primaria e secondaria e pensate per aiutare
gli studenti a comprendere meglio chi siano i
16
pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
protagonisti della
storia e come le
tematiche affronta
te nel libro hanno e
avranno un peso
nella loro vita. Inol
tre, dal racconto
nasce il copione La
partita della legalità, che permette la
drammatizzazione
del testo e la realiz
zazione di una parti
ta di scacchi viventi
con l’obiettivo di
coinvolgere in una
sfida tra Legalità e
Criminalità migliaia
di giovani di tutta
Italia e realizzare
una grande campa
gna di sensibilizza
zione nazionale.
Il progetto culmine
rà infatti a Palermo il
23 maggio 2014,
data simbolica per il movimento antimafia, ricorrenza
della strage di Capaci, giorno in cui ogni anno dal 2002
arrivano a Palermo le “Navi della legalità”.
Saranno proprio gli studenti di tutta Italia a mettere in
scena a Palermo – e in con temporanea nelle altre città
italiane che aderiranno all’iniziativa – questa storica
partita tra Stato e mafia per dare il definitivo scacco
matto alla criminalità organizzata.
L’obiettivo è quello di creare una campagna nazionale
di mobilitazione rispetto alla tematiche della legalità e
al contrasto di ogni atteggiamento mafioso, attraverso
un momento di rappresentazione unitaria dei messaggi antimafiosi condivisi da tutti gli studenti italiani.
La campagna ha un suo luogo di incontro e discussione privilegiato sul web, sul sito dedicato al progetto
www.scaccomattoallamafia.it e sulla pagina facebook
collegata, canali attraverso cui si daranno tempestivi
aggiornamenti sullo sviluppo della campagna e approfondimenti sui temi trattati, e soprattutto si documenterà il lavoro svolto nelle scuole e nelle associazioni con
reportage e fotografie, per creare una comunità attiva
e vivace attorno al progetto e innescare un movimento
d’opinione.
1 - 2014
sala
stampa
Headquarters
Panathlon
International
Rapallo
punto
medico
Il Panathlon International, insieme al Comune di Rapallo
organizza dal 19 al 25 maggio 2014 una settimana di
eventi sportivi (esibizioni, dimostrazioni, tornei, gare)
e congressuali all’interno della quale si svolgerà il
19° Congresso Internazionale del Panathlon International
dal titolo “Is the Olympic flame still burning?”
e la 46° Assemblea Generale dei Club.
congres
s centre
Sp rt Festival
monumento
C.Colomdo
aula didattica
•Congress Centre
Congresso Nazionale I.R.C. - In funzione di un protocollo di intesa internazionale sottoscritto dal Panathlon International con l’ ”Italian Resuscitation Council” -Centro di Formazione New Life al fine di predisporre e realizzare corsi
di formazione in ambito sanitario quali defibrillazione precoce e rianimazione di base, il 21 e 22 maggio si svolgerà
il Congresso Nazionale dell’unico Ente italiano autorizzato all’emanazione delle linee guida ed alla organizzazione
di corsi certificati in ambito rianimatorio sul territorio italiano. E’ prevista la partecipazione di circa 300 partecipanti
provenienti da tutta Italia.
Convegno Nazionale “Confesercenti” sul tema “Lo Sport come motore di sviluppo”
L’obiettivo è di fare proposte che abbiamo come riferimento lo sport non soltanto come momento agonistico, ma
come elemento di sviluppo sociale ed economico. Molte città basano la loro attività su eventi sportivi e intorno
a essi costruiscono un indotto economico estremamente interessante, oltre al ruolo sociale dello sport, come mo mento aggregativo e di sviluppo educativo, fondamentale nella crescita e nel mantenimento della salute di giovani
e meno giovani. Fondamentale è considerare lo sport come uno dei settori chiave da incentivare per lo sviluppo del
territorio.
Congresso Nazionale “Panathlon Club Rapallo” sul tema “Sport e alimentazione: binomio per la salute del futuro.”
Il Panathlon Club di Rapallo organizzerà un congresso nazionale invitando Relatori di portata italiana.
La tematica è di moderna attualità in quanto fa connubio tra gli aggiornamenti scientifici in materia di salute sportiva e le importanti relazioni con gli aspetti nutrizionali-alimentari.
Vi saranno relatori accademici di fama nazionale e soprattutto verranno coinvolte almeno due Università nazionali
al fine di accreditare l’evento quale percorso di Educazione Continua in Medicina (ECM).
Referente organizzativo e scientifico è il dott. Lorenzo Marugo, medico sportivo della Federazione Italiana Nuoto e
relatore nazionale in molteplici Convegni e Congressi di ampio respiro scientifico.
La risonanza di tale evento sarà nazionale ed avrà una spiccata partecipazione interregionale.
Si prevedono 200 partecipanti accreditati, oltre ad una importante partecipazione territoriale grazie alla collaborazione con un importante istituto scolastico rapallese. Infine si garantiscono oltre 100 unità presenti grazie all’inizio del periodo di presenza in Rapallo da parte dei soci Panathlon International i quali parteciperanno all’Assemblea
Generale del 24/25 maggio.
19° Congresso Internazionale “Panathlon International”: “Is the Olympic flame still burning?”
Speacker primario del Congresso sarà Jacques Rogge, past presidente del Comitato Olimpico Internazionale, affiancato da altre illustri personalità del medesimo calibro internazionale quali Bruno Grandi, Joseph Maguire e
Elaine Cook.
La cura degli aspetti scientifici è predisposta dalla Commissione Scientifico-Culturale del P.I.
All’interno degli invitati spiccano i nomi dell’attuale Presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach,
del nuovo Presidente Sportaccord Marius L. Vizer, di Ambasciatori e Presidenti internazionali, e dei Referenti di Unicef, Onu, Unesco.
I numeri dei partecipanti sfioreranno le 350 unità; all’interno di questo numero saranno presenti almeno 150 Soci
del Panathlon International provenienti da 5 continenti.
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iscrizioni
iscrizione solo
lavori
congressuali
entro il 15/03/2014
50,00 € a persona
La quota di iscrizione comprende:
Materiale congressuale, Gadget, Coffee break
n.1 ticket andata e ritorno
Funivia Rapallo-Montallegro
n.1 pass no-limits per attività sportive
al village del Rapallo Sport Festival
A) entro il 31/12/2013 60,00 €
B) entro il 28/02/2014 75,00 €
C) entro il 15/03/2014 90,00 €
- La quota di iscrizione comprende:
- Materiale congressuale
- Materiale assembleare
- Gadget
- Trasferimenti da e per gli Hotel convenzionati
- N.4 coffee break
- Ingresso ai Musei della Città di Rapallo
- N.1 ticket andata e ritorno
Funivia Rapallo-Montallegro
- Visita alle Seterie di Zoagli
- N.1 pass no-limits per attività sportive
al village del Rapallo Sport Festival.
N.B. I PREZZI SI INTENDONO PER PERSONA, AL GIORNO, IVA COMPRESA
N.B. I PREZZI SI INTENDONO PER PERSONA, AL GIORNO, IVA COMPRESA
prenotazione
ALBERGHIERA
prenotazione
catering
Caratteristiche e sistemazioni presso gli Hotels
convenzionati PanathIon International, in trattamento bed & breakfast, con quotazioni per
persona al giorno:
1) HOTEL LUSSO
Camera Doppia 100,00 €
Camera Dus
200,00 €
2) HOTEL 1a Cat.Sup.
Camera Doppia 70,00 €
Camera Singola 100,00 €
3) HOTEL 1a CAT.
Camera Doppia 60,00 €
Camera Singola 95,00 €
4) HOTEL Cat. Turisitca Sup.
Camera Doppia 50,00 €
Camera Singola 90,00 €
5) HOTEL Cat. Turistica
Camera Doppia 40,00 €
Camera Singola 80,00 €
N.B. I PREZZI SI INTENDONO PER PERSONA, AL GIORNO, IVA COMPRESA
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iscrizione
manifestazione
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Si richiede formalmente prenotazione ristorativa
con trattamento di menu fisso, con quotazioni
per persona ad evento:
1) Welcome Dinner “Concerto e Cena”
Circolo Golf & Tennis Rapallo
22/05/2013 - 60,00 €
2) Buffet lunch
ristoranti convenzionati
23/05/2013 - 30,00 €
3) Cena tipica ligure con spettacolo
Villa Porticciolo
23/05/2013 - 30,00 €
4) Buffet lunch
ristoranti convenzionati
24/05/2013 - 30,00 €
5) Cena di gala
Acquario Internazionale di Genova
24/05/2013 - 90,00 €
6) Buffet lunch
ristoranti convenzionati
25/05/2013 - 30,00 €
N.B. I PREZZI SI INTENDONO PER PERSONA, AL GIORNO, IVA COMPRESA
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programma
accompagnatori
Trattamento di menu fisso ove previsto, trasferimenti, con quotazioni per persona ad attività:
Gita turistica alla scoperta
della cittadina di Portofino
23/05/2013 (battello incluso) - 20,00 €
Gita turistica alla scoperta
della città di genova
(bus incluso) 23/05/2013 - 30,00 €
Gita turistica con guida
alle 5 terre
(Battello e bus incluso, pranzo libero)
24/05/2013 - 65,00 €
Corso di cucina
(con pranzo, bevande escluse)
su prenotazione 70,00 €
Giornata alla SPA
(include uso piscina interna riscaldata,
bagno turco, sauna e uso palestra)
su prenotazione 30,00 €
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Rapallo Panathlon Sport Festival
PANATHLON INTERNATIONAL EVENTS
Flambeau d’Or
Prestigiosi riconoscimenti assegnati quadriennalmente a personalità di fama internazionale,
che si sono particolarmente distinte nella promozione dello sport, nella cultura sportiva e
nell’organizzazione di grandi eventi
24 maggio ore 11.15
Cerimonia di premiazione
Sir Philip Craven
Presidente Comitato Internazionale Paralimpico
per l’organizzazione
Prof Norbert Müller
Presidente Comitato Internazionale “Pierre de Coubertin”
per la cultura
Prof Susan Bissell
UNICEF’s Global Child Protection Leader
per la promozione
“Firma Ufficiale del Protocollo di Intesa tra Panathlon International e JJIF”
alla presenza del Presidente Internazionale Panagiotis Theodoropoulus
con la potenziale partecipazione di SportAccord
24 maggio ore 14.30 - 17.30
Assemblea Straordinaria P.I.
25 maggio ore 9.00 - 12.30
Assemblea Ordinaria P.I.
Cerimonia di premiazione
“Premio Comunicazione P.I.”
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pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
1 - 2014
Dal dibattito nel Club di Pavia straripa un tema sempre attuale
I MOLTI VOLTI DEL CALCIO
TRA VALORI E CARTELLINI ROSSI
La copertina dell’ultimo numero della nostra rivista ha
fortemente impressionato i lettori ed ha sollevato un
interessante dibattito sui fenomeni del calcio. Questo
è un sintomo di vitalità provvidenziale per un’associazione.
Inoltre, contemporaneamente, in molti club dell’universo panathletico è emersa l’esigenza di affrontare il
fenomeno calcio alla luce di elementi sempre nuovi e
sempre più accesi, con franchezza, senso di responsabilità e senza pregiudizi.
Tra questi il club di Pavia è stato apripista con un dibattito esemplare sul suo bollettino mensile “Panathlon
Pavia News”.
Affrontare le problematiche del mondo del calcio alla
luce dei nostri valori è un’esigenza ed un dovere, anche
se lo scenario potrebbe impaurire per la complessità
dei problemi sportivi, finanziari, politici ed etici che si
intrecciano.
Tutti siamo inevitabilmente investiti dal fenomeno
calcio per la sua straordinaria diffusione, per i risvolti
tifoidei ma anche per i contenuti educativi che deve
contenere, considerando il numero straordinario di
ragazzi che scelgono questo sport spontaneamente,
spesso per carenza di proposte diverse sul loro territorio.
Per questo noi abbiamo il dovere di essere presenti
con la nostra passione ma anche con la nostra analisi
critica dei fenomeni che contraddistinguono l'attività
calcistica: dagli eventi agonistici di massimo livello, alle
deprecabili degenerazioni del tifo criminale che organizza risse e provoca feriti e spesso morti, ma anche
dobbiamo sostenere chi si impegna nelle migliaia di
piccole società calcistiche di periferia rispondendo ad
un'esigenza educativa fondamentale.
La nostra ultima copertina con il volto di Mario Balotelli
e di ragazzi del terzo mondo con un pallone di stracci
interpreta i due estremi del fenomeno calcio: uno sport
endemico anche in inimmaginabili periferie degradate
del mondo ed il top del calcio miliardario, capriccioso
e anche razzista. Balotelli stesso è un simbolo di tutto
questo: protagonista in negativo con i suoi comportamenti impulsivi ma, nel contempo, è una vittima per
gli episodi di discriminazione razziale di cui viene fatto
bersaglio continuamente.
Come contrapposizione c’è il volto imbronciato dei
ragazzi del terzo mondo che non diventeranno mai Balotelli, anche se proprio quest’ultimo, con la sua storia
personale di adozione potrebbe essere l’emblema di
una speranza diffusa.
Proprio per queste forti connotazioni e contraddizioni
il Panathlon deve avere il coraggio di non nascondersi
di fronte ad un dibattito che tocca la sua essenza di
crogiuolo di idee diverse, culture e civiltà anche lontane.
Non ci illudiamo di giungere a conclusioni unanimi e
condivise ma, quanto meno avremo concorso ad aprire
un’analisi fondata su valori diversi da quelli espressi
dalle classifiche dei campionati, dalle big-list dei marcatori e dei candidati al pallone d’oro.
E soprattutto valori lontani dalle quotazioni miliardarie
del calciomercato che distorcono il rapporto con la vita
reale e violentano ogni concetto etico dello sport.
Il “nostro” calcio, lo sport di cui vogliamo occuparci,
non è questo ma quello vissuto da milioni di ragazzi sui
mille campi degli oratori e delle periferie polverose del
mondo.
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Il Calcio pone dei problemi
di Angelo Porcaro
A fine mandato credo che un Presidente faccia bene
a porre in evidenza le problematiche riscontrate negli
anni al vertice del suo Club. E così, nella relazione di
quest’anno, ho voluto sottolineare il senso di malessere
ed anche scoramento che sempre più acuto ho sentito
serpeggiare tra alcuni dei nostri soci.
Mentre noi, da un lato, propugniamo lo sport pulito,
etico e divertente, ed impegniamo tempo ed energie
nei quotidiani incontri con le scolaresche di ogni ordine e grado, dall’altro, i media ci propugnano episodi
collegati al calcio che non dovrebbero essere descritti
nelle pagine sportive ma solo in quelle di cronaca. Il
“mondo del pallone” è un mondo “sui generis”, che si
considera intoccabile e onnipotente con i suoi soldi ed
i suoi privilegi, addirittura al di fuori della legge. Non
più di sei anni fa eravamo sconvolti per Calciopoli e un
anno fa scoprivamo ancora che alcuni giocatori ed ex
giocatori, anche famosi, avevano fatto business illegale
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pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
con le scommesse. E sono attive in molte Procure inchieste, avvisi di indagini in corso e rivelazioni varie che
hanno svelato che il calcio nel corso degli ultimi anni è
stato abbondantemente inquinato. E quel che è peggio
è che tali manifestazioni di inciviltà non sono caratteristiche della massima divisione ma che, a macchia
d’olio, da essa si trasmettono, per imitazione a molti
campi, a molti calciatori, agli spettatori e, purtroppo,
ai genitori. L’ ”affaire” Nocerina, l’arresto dei tifosi in
Polonia, la squalifica delle curve ed ancora peggio
l’accanimento di tanti cronisti contrari a questo provvedimento, lo so, non sono il Calcio ma, purtroppo, ad
esso sono riconducibili. E quello che veramente fa male
non è tanto il malcostume ma il fatto che in tanti, soprattutto dirigenti, pretendano di minimizzare se non
di giustificare. Ed allora ho scritto quanto brevemente
vi sunteggio:
Testimonianza
1 - 2014
…gli ultimi sconcertanti e riprovevoli episodi del mondo del calcio e scusatemi se ancora una volta scendo a
discutere di quello che comunque va considerato come il nostro sport nazionale, purtroppo non ci lasciano ben
sperare per il futuro.
Le aggressioni all’interno e al di fuori degli stadi, il teppismo dei supporters, il razzismo niente affatto latente,
l’aggressione verbale contro arbitri ed avversari, le intemperanze di vasti strati del pubblico sono all’ordine del
giorno e non possiamo sottacerli, data la visibilità che essi hanno in TV e sui giornali. Non passa giorno che
qualche nuovo o vecchio fattaccio non venga ad occupare i nostri schermi televisivi, abituando e rendendo
quasi normale agli occhi di grandi e soprattutto dei piccoli, comportamenti che andrebbero altrimenti sconfessati e messi al bando. Ma l’ultimo episodio è clamoroso: ad un allenatore che ha ritirato la sua squadra pulcini
per ripetute intemperanze dei genitori sugli spalti è stata affibbiato il 3 a 0 a tavolino oltre ad una cospicua
multa.
Ed oltretutto, siamo in presenza anche di una pletora di addetti, giornalisti, commentatori ed interessati dirigenti, che comunque cercano, arrampicandosi sugli specchi, di giustificare, minimizzare questi assurdi comportamenti, con la conseguenza di indurre nei più sprovveduti ed ingenui o acerbi spettatori il dubbio che tali
azioni non siano da stigmatizzare ma che, sotto sotto, siano giustificabili ed infine accettabili.
L’esempio che i campioni, i dirigenti, gli allenatori quotidianamente danno sono devastanti e sono tanti e tali
che noi Panathleti non riusciremo mai a contrastarli, nemmeno con migliaia di incontri con gli alunni delle
scuole. Nemmeno se i Panathleti fossero in numero triplo potremmo con le nostre parole bilanciare l’effetto che
fa Balotelli in Tv quando irride l’avversario o litiga con arbitri ed avversari.
Questo per dire che purtroppo la nostra indefessa fatica, quella della Commissione Giovani, della Commissione
Cultura e di tutti i soci che hanno puntualmente speso tempo e parole per portare nelle scuole il verbo del nostro movimento, è una goccia in un mare tempestoso e la fiducia che la nostra azione in futuro possa risultare
efficace comincia a vacillare.
Ma allora quali sono i rimedi?
Partendo da quel famoso motto latino: “ Parva saepe scintilla magnum excitat incendium” - spesso una piccola
scintilla scatena un grande incendio propongo
tutti assieme, Club e Panathlon International, di mettere in atto l’ostracismo su tutto ciò che è il grande calcio,
rifiutando, ad esempio, relatori o relazioni sul mondo del pallone d’èlite.
E non pensate che sia una follia, un’impresa inimmaginabile. Lanciamo il grido, noi nei nostri Club in Italia ed
il Panathlon International in sede internazionale, dicendo che il calcio d’élite, il calcio dei grandi club non è un
calcio da seguire, da imitare. Diciamo al mondo intero che questo calcio non ha le caratteristiche per essere
additato ad esempio per le nuove generazioni.
Comunque, ferma restando l’attuale situazione, non possiamo esimerci dall’operare contro le storture del calcio
perché è nostro preciso compito e dovere quello di tentare all’infinito, anche combattendo contro i mulini a
vento, di indurre nelle nuove generazioni il concetto che sport è divertimento e che esso deve essere praticato
in modo corretto, pulito e leale.
Che la situazione sia molto grave lo testimonia l’aumentato numero di agenzie, associazioni che assieme a
noi tentano di contrastare l’assurdo fenomeno del malcostume nello sport. Persino le autorità ecclesiastiche
sono scese direttamente in campo per denunciare ed arginare quello che è diventato un pericoloso tarlo per il
movimento sportivo nazionale.
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Un pilastro del Panathlon
Antonio Spallino
Uomo, amministratore, sportivo, intellettuale
di Maurizio Monego
Nel titolo del libro di Vincenzo
Guarracino, apparso nelle librerie
qualche giorno prima di Natale c’è la
sintesi degli esemplari ruoli impersonati
da Antonio Spallino. Avvocato, anziché
critico letterario come avrebbe voluto
diventare; Sindaco, con la ”s” maiuscola,
come molti lo definiscono nella sua
Como, ha saputo dare forma e dignità
alla città; sportivo, campione mondiale
e olimpico di scherma e panathleta fra
i fondatori del club lariano nel 1954
quando aveva al collo un argento
olimpico conquistato a Helsinki. Due
anni più tardi a Melbourne, il “panathleta” Antonio Spallino avrebbe aggiunto
al suo palmares un oro a squadre e un
bronzo individuale, sempre nel fioretto.
Persona di grande integrità, per natura
e per educazione, “equilibrato e colto
senza ostentazione”, della sua città è
uno dei suoi figli più illustri; intellettuale “capace di esaltare il potere della
meditazione, dell’ascolto e del colloquio con le fonti
del sapere”, con il dono di stupirsi di fronte alle meraviglie del creato. Sono pagine dense di umanità, che
Guarracino ci propone. Testimonianze di doti e virtù
di un uomo che ha coltivato la mitezza, sulla lunghezza d’onda di persone speciali, come il padre Lorenzo
formatosi alla scuola di Don Sturzo, o Norberto Bobbio,
che era nella cerchia di amicizie familiari.
Al padre, Antonio Spallino, “Nino” come lo chiamano
affettuosamente gli amici più vicini, ha dedicato un
libro, Amico di mio padre, inedito come inedite sono le
pagine private del suo diario “notturno” di cui troviamo
tracce nella biografia provvisoria proposta da Guarracino. Vi riecheggiano parole di amore verso i genitori che
suonano come versi struggenti. Così come lo stupore e
la contemplazione della natura , nelle scalate sull’Ortler
come nel giardino della “casa del cuore”, di Carimate,
ove “famiglie di azalee migrano secondo le consonanze
delle tonalità” e - così scrive Nino - “ educhiamo rose
scarlatte sino alla soglia della notte”. Sono molti gli
aspetti di Nino, che nel libro ne definiscono l’identità
e la personalità. Dal periodo dell’adolescenza e della
prima giovinezza sotto la guida del padre e di Francesco Casnati, “autentico Maestro della sua formazione
culturale e morale, da cui apprese l’amore per la lettura
critica, al suo Maesto di scherma Pisani di Castagneto,
non sole tecnico, ma maestro di vita, e via via lungo
il percorso sportivo e civile, si snoda una galleria di
personalità importanti, di persone di sport, di autori, di
intellettuali. Gli sportivi e i panathleti trovano nel libro
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pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
motivi di speciale interesse per
riconoscere il valore esemplare di
uno dei tre Membri d’Onore del
Panathlon International, di un uomo
che nobilita l’associazione con il suo
impegno e la sua attenta presenza.
Leggere dei tratti essenziali della sua
personalità che emergono da pub
blicazioni come Una frase d’armi che
egli ha scritto nel 1997 o come il libro
intervista Le regole del gioco, di Car
lo Ferrario (1991), o delle tante pub
blicazioni - perfino romanzi - che
parlano di lui, porta a sondare valori
che nel tempo la società ha sacrifi
cato o distorto. Fra tanti giudizi ripor
tati, quello che Renata Soliani espres
se nell’occasione dell’ottantesimo
compleanno del suo mentore: “Atleta
e gentiluomo, nella Como sportiva
degli anni Cinquanta e Sessanta,
tutto all’insegna del rigore morale,
della competizione onesta, del bel gesto e della stoccata esemplare, ha fatto scuola per aver trasmesso il
concetto di sport come pedagogia e cultura, come responsabilità, arte, ma soprattutto come esempio”. Della
cultura, Spallino è sempre stato il portabandiera. In
tutte le sue forme, anche quella sportiva. Fu lui ad imprimere una svolta nel modo di farla all’interno del Panathlon International, nel periodo della sua presidenza
dal 1988 al 1996. Nelle pagine dedicate al Panathlon si
ricorda come incoraggiò l’apertura della associazione
alle donne [già due donne erano presidenti di club: a
Varese Adriana Croci Piotti e a Brescia Gabre Gabric Calvesi], impostò nuovi programmi operativi e spinse sulla
strada dell’etica della responsabilità. Diede avvio alla
stagione di congressi importanti, a partire da quello
di Avignone (1995) come Presidente Internazionale e
quelli di Palermo (1999), Venezia (2001), Basilea (2003),
Parma (2005) e Anversa (2007) come Presidente della
commissione scientifico-culturale. L’opera in 4 volumi
Sport, Etiche, Culture, da lui curata per l’occasione del
compimento dei 50 anni del sodalizio raccoglie una
sessantina di testimonianze sportive, sociologiche, letterarie e morali intorno alla domanda cruciale: “L’etica
della responsabilità e della solidarietà e la cultura umanistica hanno avuto o no cittadinanza nell’evoluzione
dei fenomeni sportivi?”, allo scopo di approfondire le
conoscenze della realtà sportiva nella società, nelle
culture e nel contesto etico del secondo Novecento. Si
riconosce in questo sentire l’attitudine alla curiositas,
alla “disponibilità dell’individuo all’assolvimento delle
proprie responsabilità: verso la res publica, la polis, nel
1 - 2014
“L’alpinismo ha molti volti,
dalla escursione alla scalata artificiale, dall’arrampicata libera alla discesa classica,
dallo sci solitario allo sci estremo. (…)
“Dovunque, uomini e donne, giovani ed adulti che si inerpicano, si issano sulle cenge,
si sospendono ad una staffa, si misurano, ecco la parola esatta, si misurano,
con un elemento dell’universo, ma soprattutto con se stessi”.
sapersi riconoscere come cittadino in un ordine rigoroso di doveri, e verso se stessi, nel soddisfacimento dei
diritti del corpo e delle intime esigenze della sapienza”.
L’autore descrive la “ritualità dei gesti, l’eleganza dei
movimenti, il ritmo estetico e insieme musicale con cui
il suo corpo si inseriva nello spazio” quando tirava di
scherma. Un’opinione che Gianni Brera aveva sintetizzato nel servizio per il quotidiano “Il Giorno” (4 dicembre 1956) relativo all’incontro finale che diede l’oro
olimpico alla squadra di fioretto (Manlio Di Rosa, Vittorio Lucarelli, Edoardo Mangiarotti, Antonio Spallino) ai
Giochi di Melbourne: “ È naturalmente elegante e pratica una scherma assai bella”. Quel giorno, in quell’ultimo
incontro decisivo per la medaglia più pregiata contro
il francese Netter, Spallino mostrò la sua testardaggine nel voler convincere il giudice ungherese Tilly
dell’errore di interpretazione della sua azione, non con
proteste, ma con fair play. In questo libro, come in Una
frase d’armi, Nino spiega come dal 4 a 1 in suo favore, a
1 stoccata dalla vittoria, il suo avversario avesse avuto 3
volte assegnata la stoccata sempre sulla sua medesima
azione – battuta di quarta e cavazione. “Ai miei occhi il
giudizio offendeva oggettivamente la verità; e la riparazione dell’errore non sopportava indugio o confronto
con qualsiasi altra esigenza. Come assolvere l’imperativo di dimostrargli l’errore nel quale era incorso? Replicando l’azione mi dico”. Manlio Di Rosa ad ogni assalto
lo scongiura “cambia, cambia botta”.
“Ma è impossibile farmi mutare determinazione. Nella
mia mente la pedana di Santa Kilda si è trasformata in
una sorta di bilancia della giustizia, schermo della verità, palco dell’ordalia”. Mangiarotti e compagni patirono
una sofferenza difficile da descrivere, la possiamo solo
immaginare. Brera così dipinse il quadro, non tanto dal
punto di vista tecnico, quanto emotivo: “Il mio cuore
ha filtrato forse un po’ troppe sigarette perché potesse
Francia. In un greve silenzio, il filo d’acciaio brandito
da Spallino-Brambilla, cercò l’attrito del filo opposto
parando di terza e toccando di cavazione in allungo.
Fatto. (…) Io tolsi la mano dal cuore e, ritrovandomi
piacevolmente vivo, senza troppe smancerie, corsi a
battere il cablo”.
Sul Fair Play, Antonio Spallino, ha scritto saggi importanti per la storia del Comitato Internazionale per il
Fair Play (CIFP), di cui è stato per anni Vice Presidente,
attualmente in veste di onorario. Parole che si trovano
nelle edizioni dei Quaderni del Fair Play, che il Panathlon International ha pubblicato in collaborazione con
lo stesso CIFP.
Fra le tante notazioni contenute nel libro di Guarracino, una merita ancora di essere citata, quella sul culto
dell’amicizia: “il dono più provvido”, che “ci fa uguali,
che non si programma, non si negozia, che non si compra; si offre e si accetta unicamente nello scambio dei
cuori, da persona a persona”.
“L’assalto è un teatro di libertà,
giocato su un registro
che può mutarne ogni volta l’esito,
dove la violenza viene esorcizzata
da regole lungamente costruite,
accumulate, modificate;
forse è l’espressione di una competizione
più profonda,
che simbolizza la lotta tra gli elementi,
dell’ordine e del disordine nel mondo
e nell’uomo”.
(Una frase d’armi)
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Inchiesta
Da Armstrong a Di Luca:
che squallore!
Non è vero che tutti i corridori ciclisti “si dopano”
Troppo facile infangare il sistema e poi evitare di
comparire davanti a chi di dovere per argomentare le
proprie accuse. Troppo semplice dire ‘lo fanno tutti’,
solo per lavarsi la coscienza. E passa quasi per ingenuità malata, poi, (provare a) giustificarsi spiegando che
‘colpendo me si è voluto punire il sistema’. Le parole
di Danilo Di Luca rilasciate alle Iene, hanno fatto immediatamente il giro (ciclistico) del mondo.
I corridori si sono detti disgustati dal comportamento dell’abruzzese che, recidivo per la terza volta, è stato radiato da quello che è sempre stato il suo ambiente
naturale, primo italiano di sempre a subire una squalifica del genere. Il mondo delle due ruote sta facendo
fatica per scrollarsi di dosso quella nomea che si porta
dietro da ormai parecchi anni, e che è andata ingigantendosi in seguito al definitivo smascheramento del
sistema-Armstrong. Ma il ciclismo, quello vero, quello
fatto di fatica e sudore, fiducia e lealtà, esiste ancora, e
per chi lo segue da vicino – addetti ai lavori o semplici
appassionati – è più vivo che mai.
Lo si legge negli occhi dei giovani di oggi, di quei ragazzi che si affacciano per la prima volta tra i professio-
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pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
di Andrea Tabacco
nisti con l’entusiasmo dei bambini che scartano i regali
sotto l’albero di Natale. Perché chi ama il ciclismo, lo
amerà per sempre, a prescindere dagli scandali e dai
polveroni che si sono alzati, o che magari si solleveranno in futuro. La passione e l’amore per l’odore della
strada, così come il rumore silenzioso del gruppo che
passa in mezzo a due ali di folla, non finiranno mai di
solleticare la fantasia degli appassionati. E chi dice che
ha smesso di credere nel ciclismo mente. Non è il doping ad averlo allontanato dal ciclismo: semplicemente
lui, al ciclismo, non ha mai creduto per davvero. Perché
se ami soffri, stai male, ma se non vieni allontanato
con la forza resti lì. In attesa di emozionarti di nuovo. E
con il ciclismo succede spesso. Molto spesso. Di Luca
dice di aver parlato perché vuole bene al ciclismo, ma
se davvero ama quel mondo perché allora ha deciso
di non presentarsi davanti alla Procura Antidoping
del Coni che lo ha convocato per approfondire le sue
dichiarazioni? “Loro vogliono i nomi – ha spiegato Di
Luca – ma io non li ho mai fatti e mai li farò. Ho visto
che in tanti vogliono denunciarmi. Se andremo in
Tribunale farò i nomi”.
1 - 2014
- NON - PREMIO NO - FAIR PLAY
al ciclista Danilo Di Luca
Come assegnatario del primo “NON – PREMIO NO-FAIR PLAY” va indicato,
con rammarico, il corridore ciclista Danilo Di Luca
protagonista di una sconcertante confessione davanti ai microfoni della trasmissione “Le Iene”.
Di Luca è il primo corridore professionista ad essere sanzionato per doping con una squalifica a vita.
Insomma: radiato dalla professione che ha esercitato dal 1999 ad oggi.
Lo sconcerto aumenta se si ricorda che Di Luca vinse il Giro d’Italia 2007.
Come reazione all’annuncio della radiazione ha detto:
“Colpendo me si è voluto colpire il sistema ciclistico...Tanto lo fanno tutti”.
Poi si è rifiutato di comparire davanti alla commissione antidoping del CONI
che lo ha invitato a dire tutta la verità, fino in fondo per favorire interventi radicali contro il doping.
Nonostante i troppi casi di doping il ciclismo è sostenuto anche da molti corridori onesti
che affrontano con trasparenza questo sport fondato sulla fatica.
Come ex cronista di ciclismo, testimone di 20 anni di corse,
mi sento personalmente toccato dall’accusa ingenerosa di Danilo De Luca.
Per la sua scelta di scagliare il sasso e nascondere la mano alla verità merita il
“NON – PREMIO NO-FAIR PLAY”
Il punto è proprio questo. Se vuole davvero aiutare il
ciclismo non deve parlare con le ‘Iene’, deve farlo con
la Procura Antidoping, fare i nomi e rompere per sempre quel muro di omertà che per davvero troppi metri
si è (si era…?) alzato dall’interno del gruppo. Perché
accusare senza fare nomi significa “sputtanare” (parola
che ha usato lui stesso), e non fare il bene dello sport
che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Le parole di
disprezzo di Nibali, che si è scagliato in maniera netta
e decisa contro l’abruzzese, sono quelle che gli hanno
fatto più male. “Però almeno mi sono levato un peso
– ammette Di Luca – Io ci sto mettendo la faccia, se lo
facesse anche qualcun altro sarebbe meglio”. Comincia
a farlo tu, Danilo, sii da esempio per gli altri. Solo una
cosa però: se decidi di farlo, fallo sul serio, fino in fondo.
Il punto è proprio questo. Se vuole davvero aiutare il
ciclismo non deve parlare con le ‘Iene’, deve farlo con
la Procura Antidoping, fare i nomi e rompere per sempre quel muro di omertà che per davvero troppi metri
si è (si era…?) alzato dall’interno del gruppo. Perché
accusare senza fare nomi significa “sputtanare” (parola
che ha usato lui stesso), e non fare il bene dello sport
che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Le parole di
disprezzo di Nibali, che si è scagliato in maniera netta
e decisa contro l’abruzzese, sono quelle che gli hanno
fatto più male. “Però almeno mi sono levato un peso
– ammette Di Luca – Io ci sto mettendo la faccia, se lo
facesse anche qualcun altro sarebbe meglio”. Comincia
a farlo tu, Danilo, sii da esempio per gli altri. Solo una
cosa però: se decidi di farlo, fallo sul serio, fino in fondo.
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Intervista
Promuovere la qualità della vita
attraverso l’educazione fisica
Intervista con Claude Scheuer presidente EUPEA
Il seminario, organizzato in collaborazione con la United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization
(UNESCO) e l'Associazione degli Educatori Fisici e della Salute in Francia (SNEP), riunirà docenti ed esperti che affronteranno il tema della qualità dell’Educazione Fisica.
A questo proposito, ICSSPE ha condotto un'intervista con Claude Scheuer, Presidente EUPEA e membro del Comitato
esecutivo ICSSPE.
Qual è la definizione di EUPEA e di qualità
dell’Educazione Fisica?
Al momento, non esiste una definizione EUPEA reale
della qualità dell’Educazione Fisica, che è uno dei motivi per cui organizziamo questo Seminario su "La qualità
nell’Educazione Fisica" a Parigi in collaborazione con
SNEP e l'UNESCO. In generale, vi è la necessità di avere
una più chiara idea sulla qualità dell’Educazione Fisica
o degli indicatori di qualità dell’Educazione Fisica e, da
un punto di vista più pratico, di fornire esempi pratici,
concreti di ciò che la Qualità dell’Educazione Fisica può
consistere.
Al momento, EUPEA sta utilizzando alcuni documenti
che sollevano il tema della qualità dell'educazione
fisica, come ad esempio la "Dichiarazione di Madrid"
del 1991 - l'anno di fondazione di EUPEA – con delle
modifiche a Bruxelles nel 2011, le "Linee guida di EUPEA per l’educazione fisica" e in modo più sviluppato,
il "Codice Etico di EUPEA e di una buona pratica per
l'educazione fisica". Per riassumere, questi documenti
ufficiali elaborati da EUPEA e dalle altre associazioni
riflettono le seguenti questioni, tra le altre, in relazione
con la qualità dell’Educazione Fisica:
•La necessità di un programma sufficiente nelle scuole
per l'educazione fisica a tutti i livelli
•Un programma ben equilibrato per l'educazione fisica
dotato delle risorse necessarie per la sua attuazione.
•Insegnanti di educazione fisica professionalmente
qualificati a tutti i livelli del sistema educativo con le
competenze e le conoscenze teoriche, personali e pratiche richieste da un bravo professionista, che hanno
accesso a un'offerta obbligatoria di sviluppo professionale continuo.
Oltre a queste questioni più strutturali, l’attenzione
nell’Educazione Fisica della qualità dovrebbe essere
posta su ciò che sta accadendo in classe. Ed ecco i
programmi di educazione fisica di alta qualità - messi
in atto dagli insegnanti di educazione fisica - dovrebbero fornire degli orientamenti al fine di garantire che i
bambini possano partecipare in tutta sicurezza a tutte
le forme scolastiche dell’educazione fisica con il loro
interesse, essendo di massima importanza.
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Come la qualità dell’Educazione Fisica può essere
attuata dagli insegnanti?
L’Educazione Fisica di qualità attuata da insegnanti di
educazione fisica dovrebbe prendere in considerazione i principi come un processo di insegnamento e di
apprendimento chiaro e strutturato, l'utilizzo ottimale
del tempo assegnato con un massimo di tempo per
l'attività fisica; diversi approcci metodologici; obiettivi
equilibrati, contenuti e metodi; un ambiente di classe
positivo; studiando un approccio incentrato sugli studenti nei processi di insegnamento; una retroazione o
la trasparenza della valutazione adeguata.
Per raggiungere e monitorare le norme derivanti da
tali principi o altro, gli insegnanti di educazione fisica
dovrebbero avere un sostegno in forma di strumenti
che possono utilizzare a scuola o a livello di classe per
essere in grado di controllare o valutare gli input, i processi e la qualità delle loro lezioni di educazione fisica.
Il programma "qims" dell'Ufficio federale dello Sport
(www.qims.ch) è un ottimo esempio di tale strumento,
che può essere utilizzato dai ministeri di educazione
fisica o dagli insegnanti di educazione fisica per analizzare la qualità dell’Educazione Fisica.
A quali gruppi o organizzazioni il seminario EUPEA si
rivolge?
In primo luogo, il seminario EUPEA si rivolge alle Associazioni e membri di EUPEA, che sono più di 30 associazioni di insegnanti di educazione fisica in tutta Europa
e, quindi, vuole riunire insegnanti di educazione fisica
provenienti da tutta Europa. Inoltre, il seminario vuole
attrarre degli esperti di associazioni partner nel campo
della Educazione Fisica, soprattutto in Europa, ma perché no in tutto il mondo. Infine, va detto che il Seminario è aperto a tutti gli esperti interessati nel campo
dell’EF che vogliono contribuire ad una discussione
nata attorno al tema principale, che è la qualità dell’Educazione Fisica.
Quali argomenti in particolare saranno affrontati
durante il seminario?
Il seminario sarà strutturato in tre parti:
1. Presentazioni di qualità dell'educazione fisica da
parte di esperti in materia di educazione fisica;
1 - 2014
2. Tavola rotonda con esperti di educazione fisica;
3. Le discussioni in gruppi di lavoro.
L'obiettivo è quello di fornire i dati necessari per le
discussioni in seno ai gruppi di lavoro attraverso queste presentazioni e la tavola rotonda. Le discussioni
dovrebbero riguardare i principali indicatori di qualità
dell'educazione fisica a diversi livelli. Sul piano strutturale – principalmente determinato da parte dei decisori- dei temi come i programmi dell’Educazione Fisica, la
ripartizione del tempo, le risorse e la formazione degli
insegnanti di EF sono i fattori che influenzano la qualità
dell’Educazione Fisica. Su un livello più contestuale in gran parte determinato da dirigenti scolastici e / o
dipartimenti di educazione fisica - si parla di argomenti
come il programma scolastico, le strutture, le risorse e
anche l'attribuzione del tempo. Infine, e questo è probabilmente il livello in cui gli insegnanti di educazione
fisica hanno più influenza di attuare la qualità dell’Ed-
ucazione Fisica, il livello di classe, con i processi di
insegnamento e apprendimento che influenzano
direttamente il processo e la qualità dei prodotti
dell’Educazione Fisica
Dopo il seminario, EUPEA pubblicherà una
dichiarazione. Che cosa sarà il suo scopo e quali sono
i prossimi passi previsti?
Questa dichiarazione riflette la visione di EUPEA e delle
altre associazioni, sulla base della loro esperienza come
insegnanti di educazione fisica nella cornice della
qualità dell’Educazione Fisica. Essa dovrebbe esprimere
il parere dei docenti di educazione fisica in Europa rappresentata da EUPEA - nelle attuali discussioni sulla
qualità dell'educazione fisica, soprattutto come contributo in seguito alla conferenza MINEPS V con l'attuazione della Dichiarazione di Berlino e la raccomandazione per la qualità dell’Educazione Fisica dell’UNESCO
che sono sulla via della finalizzazione.
La presa di posizione sarà completata dai membri EUPEA del Consiglio nel corso delle settimane successive al Seminario, prima che venga finalmente adottata dal Forum EUPEA, che riunisce tutte le associazioni e membri EUPEA. Una
volta adottata, la presa di posizione sarà pubblicata sul sito web EUPEA e diffuso alla rete EUPEA.
Per maggiori informazioni e per iscriversi al seminario (anche in loco):http://www.eupea.com/nl/x/389
Contatto Claude Scheuer : [email protected]
Claude Scheuer breve biografia
Claude Scheuer, insegnante di educazione fisica nelle scuole
primarie e secondarie per 13 anni, ora lavora presso l'Università
di Lussemburgo per l'unità di ricerca ECCS Istruzione, Cultura,
Cognizione e Società e insegna soprattutto nella formazione
degli insegnanti di scuola primaria. La sua ricerca si concentra
sulle qualifiche motorie di base dei bambini e degli adolescenti
e gli effetti dell’educazione fisica a scuola. Inoltre, egli è
responsabile di diversi progetti relativi a problemi di movimento
per il Ministero dell'Istruzione lussemburghese. Egli è un
membro del consiglio della Lussemburghese Teacher
Association (APEP) e ha lavorato dal 2011 come Presidente della
EUPEA (Associazione europea di Educazione Fisica), che è
l'organizzazione centrale per più di 30 associazioni europee di
insegnanti di educazione fisica. Inoltre, egli è il vice delegato
per il Lussemburgo per FIEP-Europa (Fédération Internationale
de l'Education physique) ed è stato un membro del consiglio
esecutivo della ICSSPE dal 2013.
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29
Costruttori di sport
Nella “Transalpina bike” 2014
Sfida anche per “handbikers”
Torna a proporsi la Transalpina Bike, gran fondo ciclistica a tappe capace di riunire in una settimana dieci club
del Panathlon di tre nazioni: Germania-Austria e Italia.
Nata come la Muenchen-Venezia, ad iniziativa di un
gruppo di panathleti del club di Bassano del Grappa, la
Transalpina Bike lancia ora la sua 7° edizione! Il periodo
prescelto è sempre nella prima decade di Settembre,
ma il gruppo organizzatore è già alacremente al lavoro.
Il successo della edizione 2013, grazie al grandissimo
lavoro, alla disponibilità e al coraggio di tutti i clubs
coinvolti ha posto la manifestazione all’attenzione
della ribalta internazionale dei giornali, delle tv e della
rete web.
L'esperienza maturata ha dato lo stimolo agli organizzatori per proporre altri itinerari che si possono
aggiungere alla Route n. 1 (l'anello delle Città Murate
del Veneto, l'anello dei Colli Euganei) coinvolgendo
tutti quei Club che sentono il desiderio di scambiare
amicizia, opportunità nuove, fair-play.
E’ chiaro a tutti che questo evento non ha il carattere
della sfida agonistica ma piuttosto è l’occasione per
scoprire nella bicicletta un romantico mezzo di trasporto che permette di visitare piccole città e borghi di
interesse storico-paesaggistico, di conoscere ambienti
naturali, attività antropiche e aspetti enogastronomici,
cercando di stabilire anche rapporti di collaborazione
con le amministrazioni locali per una mobilità sostenibile.
Da sempre lo sport si regge su valori che gli sono intimamente connessi e che perciò lo rendono credibile e
prezioso per la formazione psico-fisica della persona e
per la sua missione civile.
30
pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
Lealtà, rispetto di sé e dell’altro, spirito di squadra,
capacità di affrontare sacrifici, soddisfazioni e sconfitte, scoperta di sé, delle proprie potenzialità e dei
propri limiti, sincerità, voglia di mettersi in gioco, sono
valori morali che un impegno duro e prolungato come
quello della Transalpina Bike mette alla prova. Questi
“cicloviaggianti” hanno percorso e percorreran- no la
strada degli antichi pellegrini che erano diretti a Roma,
i cosiddetti Romei. I dieci club del Panathlon International si propongono attraverso questo pellegrinaggio di
diffondere l’idea che lo sport può portare la fratellanza
tra i popoli.
Un “filo d’Arianna” nel labirinto delle Alpi.
Tra i valori che caratterizzeranno l’edizione 2014 c’è la
solidarietà verso i meno fortunati.
La sfida più avanzata della prossima Transalpina Bike
sarà infatti dedicata agli "handbikers", proprio perché
l'itinerario della Route n. 1 dovrà essere praticabile
da tutti! Per conseguire questi obiettivi il Gruppo di
Lavoro Transalpina Bike Route n.1 intende bandire,
insieme alla Fondazione Domenico Chiesa, un Concorso Fotografico Internazionale aperto ai ragazzi delle
scuole superiori (dai 13 ai 17 anni), dei Paesi attraversati, in particolari nelle sedi di tappa dove è presente un
club del Panathlon.
Nelle passate edizioni sono state: Monaco di Baviera,
Mittenwald, Innsbruck, Bressanone, Trento, Bassano
del Grappa, Venezia. In quest’ultimo tratto si uniscono
molti altri club (Castelfranco, Cittadella, Padova, Mestre
ed altri) in una sorta di pellegrinaggio conclusivo fino a
Venezia, sede della Fondazione Domenico Chiesa.
Ad ogni sede di tappa un relatore ricorderà la figura e
l’opera del fondatore del
Panathlon dal 1951 e fino al
compimento della sua mis
sione.
Grazie al concorso fotografi
co, ne scaturirà un album che
si propone di descrivere il
rapporto dell’uomo con lo
sport nelle sue diverse
espressioni: lavoro, svago,
collante della vita sociale.
Una giuria sceglierà le
immagini migliori che
saranno premiate nel corso di
una solenne cerimonia, pa
trocinata dalla Fondazione
Domenico Chiesa. Dopo la
premiazione, ai fini della
divulgazione del Premio
Fotografico e della Fonda
zione Domenico Chiesa, le
opere saranno montate su
pannelli per una mostra itine-
1 - 2014
rante destinata ai 10 clubs della Transalpina Bike Route
n. 1.
Le foto selezionale dalla giuria comporranno una
brochure/catalogo per le scuole che hanno aderito al
Premio fotografico e i rispettivi clubs del Panathlon.
Per promuovere e divulgare l'itinerario della Transalpina Bike Route n.1 tutto il percorso verrà segnalato
con la tabellazione dedicata e ad ogni Club verranno
consegnate le tabelle da apporre lungo il percorso (km
568) con la dicitura " Fondazione Culturale Panathlon
International Domenico Chiesa" .
La Fondazione sta anche considerando la possibilità di
affiancare a questa iniziativa una rivisitazione del tradizionale concorso grafico che si svolge da dodici anni,
con la proposta del tema della disabilità nello sport.
Anche le opere premiate in questo concorso potranno
trovare posto sui pannelli allestiti per la mostra fotografica. (Nelle foto: l’arrivo a Venezia e la partenza da
Monaco di Baviera del gruppo del 2013)
DA ATLETI A MANAGER DELLO SPORT
L’ IDEMS rilancia corsi di laurea per chi è ancora in attività ma pensa al domani
L’Istituto di Diritto e Management dello sport promuove anche quest’anno un master rivolto ai giovani che
intendono cercare una professione nel mondo dello
sport. Anche in questa nuova esperienza l’organizzazione concreta sarà della Link Campus University di
Roma. E’ la terza edizione di questi corsi. Il Panathlon
International sarà ancora partner importante con la
sua storia e la sua esperienza nella gestione di attività
sportive, rapporti con svariati organismi internazionale
ed, infine, la base delle federazioni sportive. Il Consiglio
Direttivo dell’IDEMS ha deliberato di promuovere il
master con un innovativo progetto formativo, attraverso l’attivazione di due nuovi curricula, dedicati il
primo a Economia e Politiche dello sport in seno al
corso di laurea in Economia Aziendale Internazionale
(triennale, classe di laurea L-18), il secondo è rivolto allo
Sport Businnes Management in seno al corso di Laurea
Magistrale in Gestione Aziendale (biennale, classe di
laurea LM-77). I due curricula , ideati e parametrati sulle
particolari esigenze degli atleti e degli appassionati di
sport, sono istituiti secondo le seguenti specifiche:
1. L’introduzione, nel rispetto delle griglie ministeriali,
di materie relative al diritto e management dello sport;
2. La calendarizzazione dei corsi, delle prove di esame
e di discussione delle tesi secondo date e scadenze
compatibili con i calendari sportivi (preparazione e
competizioni);
3. La fruizione delle registrazioni delle lezioni tramite
una piattaforma informatica ad accesso remoto e
riservato agli atleti che, in ragione degli allenamenti o
gare, non abbiano avuto modo di attendere alle lezioni
stesse;
4. La conclusione di convenzioni con le più importanti
istituzioni sportive italiane ed internazionali, al fine di
consentire degli stage al termine del percorso di studi
in aula. Tali curricula costituiscono programmi dedicati
davvero unici nel panorama formativo giacché consentono un percorso di studi precipuamente indirizzato al
trasferimento delle competenze in materia di gestione
ed organizzazione dello sport nell’ambito di un corso
di laurea in Economia, con il rilascio del relativo titolo
di laurea con tutti i vantaggi conseguenti (accesso
attraverso gli esami di abilitazione alle professioni
protette).
Tutti i predetti prodotti formativi (Laurea Triennale,
Laurea Magistrale ed MBA in diritti e management dello sport), erogati dalla Link Campus University, saranno
coordinati dall’IDEMS il cui consiglio direttivo è presieduto da Mario Pescante ed è composto da numerose
significative figure di sportivi di diversa estrazione.
I consiglieri delegati ai due curricula dei corsi di laurea
citati sono Diana Bianchedi per la laurea triennale e
Gianfranco Ravà per la laurea magistrale.
A conclusione della parte teorica i corsi saranno perfezionali con stage presso istituzioni sportive e, probabilmente, anche presso il Panathlon International.
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Attività dei Club
Un monumento realizzato dal Panathlon
A RECIFE UN SECOLO DI PALLAVOLO
Il Panathlon di Recife, in Brasile, ha fatto una scoperta
importante per la storia dello sport brasiliano.
Dopo avere effettuato ricerche presso la biblioteca
nazionale di Rio De Janeiro i solerti panathleti hanno
avuto conferma di un primato significativo per la loro
città: a Recife fu disputata la prima partita di pallavolo
ufficiale documentata nella storia di questo sport in
Brasile.
Era il 15 novembre 1911 e l’ufficialità dell’avvenimento
è stato riconosciuto dalla CONFEDERAÇÃO BRASILEIRA
DE VOLIBOL.
Per celebrare questo straordinario primato, il Panathlon
di Recife ha promosso un’iniziativa in collaborazione
con l’amministrazione comunale ed altre istituzioni
attente allo sport, raccogliendo i fondi necessari per la
costruzione di un vero e proprio monumento commemorativo.
Esso è stato installato in Rua Da Aurora ed è stato inaugurato il giorno 8 febbraio.
Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco della
città Dottor Julius Geraldona, il campione olimpico di
pallavolo alle Olipiadi di Barcellona Marcelo Negrao, il
responsabile delle attività sportive della municipalità
Georges Barnes, dirigenti federali, atleti e tutti soci del
Panahlon di Recife, guidati dal Presidente con tutto il
direttivo.
Nei discorsi di circostanza, il sindaco ed altri dirigenti
hanno sottolineato il valore culturale e storico dell’iniziativa del Panathlon, contribuendo così a dare maggior impulso all’attività della nostra associazione in
quella zona.
Il monumento, grazie alle sue propozioni, all’originalità
architettonica ed artistica e alla sua straordinaria visibilità, costituirà anche un elemento di attrazione turistica
per la città di Recife.
Da tutto il Panathlon International i più vivi complimenti agli amici di Recife. Sono iniziative come questa
che consolidano il prestigio del Panatlhon nel mondo.
A CATANIA: 60 ANNI SPESI BENE
Il Panathlon Club di Catania ha festeggiato il 60°
anniversario della sua fondazione. Ospite d’onore il
Presidente Internazionale dott. Giacomo Santini che ha
accettato l’invito a Lui rivolto dal Presidente del Club
Prof. Ignazio Russo. Alla manifestazione hanno partecipato il Governatore del Panathlon Sicilia Pino Corso e
tutti i Presidenti dei Club Panathlon dell’Isola nonché
il Vice Commissario del CONI regionale e componente
del Consiglio Nazionale del CONI Orazio Arancio che
ha portato i saluti del Commissario e Presidente della
Federscherma il siciliano Giorgio Scarso.
Dopo i saluti delle Autorità sportive, il socio Beppe
Pero, quale Past President più anziano per carica, ha
tracciato una breve storia del Club dal 1954 ricordando
i Soci fondatori con il primo Presidente Massimo Simili,
32
pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
di Giuseppe Gennarino
i Past President ed i Soci che si sono particolarmente
distinti in questi 60 anni. Ha concluso la sua relazione
elencando i premi Fair Play, Atleta dell’anno ed Enzo
Auteri assegnati nei vari anni a giovani atleti. Detti
premi, per molti sportivi, sono stati beneauguranti e
precorritori di ottime carriere che li hanno portati a
rappresentare l’Italia sui palcoscenici olimpici e mondiali.
Per citarne solo alcuni: l’olimpionica di ginnastica Maria
Cocuzza, i campioni di scherma Ferro, Arcidiacono,e
Pizzo, il rugbista Arancio. Interessante e molto applaudito l’intervento del Presidente Santini che ha parlato
sia dei valori del Panathlon che delle attività del Club
con un particolare accenno ai prossimi appuntamenti
di Rapallo.
Durante la serata è stato assegnato il trofeo Panathlon
2013 all’azzurrino Giuseppe Gerratana argento sui
3000 siepi agli Europei Under 23.
Ha chiuso la serata, prima della cena augurale, il
Presidente del Club Ignazio Russo ricordando le molte
iniziative intraprese tra le quali bisogna ricordare la
conferenza sui Gruppi Sportivi Militari presenti alle
Olimpiadi di Londra, la presentazione dei Mondiali di
Scherma tenutisi nella nostra provincia ma, principalmente, l’iniziativa del documento per riammettere la
Lotta nel programma dei Giochi Olimpici, documento
trasmesso a tutti i Club, alle Federazioni e che ha avuto
anche la firma del Presidente Internazionale Santini.
Premio Comunicazione
1 - 2014
Assegnati i premi comunicazione 2014
INFORMARE: LA GARA PIÙ IMPORTANTE
La Commissione Giudicatrice del Premio Comunicazione del Panathlon International, istituito agli inizi degli
anni novanta per incentivare e motivare i Club ad usare
maggiormente l’opportunità di divulgare quanto si
realizzava all’interno dei vari sodalizi, si è riunita nella
sede internazionale di Rapallo e, dopo aver esaminato
i lavori pervenuti, ha espresso dei giudizi indicando i
vincitori delle varie categorie e assegnando delle “Menzioni d’onore” a Club meritevoli.
La commissione, da me presieduta su incarico del
Consiglio Internazionale, era composta da personaggi
molto in vista nel mondo giornalistico e della comunicazione: Franco Ascani, presidente della FICTS, la
federazione internazionale che si occupa di cinema
e televisione sportiva; Giancarlo Dionisio, giornalista
della Radio Televisione Svizzera al rientro dai Giochi
Olimpici di Sochi; Ottavio Tognola, giornalista de
“L’informazione on line”; Michele Corti, presidente dei
giornalisti sportivi liguri; Giacomo Santini, nella veste
di Direttore della Rivista del Panathlon International;
il segretario Generale Leo Bozzo. All’ultimo momento,
purtroppo, non hanno potuto essere presenti il Dott.
Corti e Santini.
I commissari hanno esaminato i ventotto lavori pervenuti: un numero esiguo se consideriamo quanti Club,
Aree e Distretti sono presenti nella nostra associazione.
In compenso, però, è stato difficile giudicare perché
tutti i lavori hanno presentato un’elevata qualità in
contenuti sia grafici sia sostanziali. Va evidenziato che
la stragrande maggioranza dei lavori sono di origine
italiana: dal Sud e dal Centro America è pervenuta solo
la proposta del Distretto Brasile, tra l’altro vincitrice
di un premio speciale e dall’Europa sono stati inviati
lavori dal Belgio e dalla Svizzera.
Certo, mettersi “in gioco” significa anche non vincere.
Inviare dei lavori al concorso che poi non saranno
premiati potrebbe “disturbare” chi, per esempio, ha
faticato a raccogliere documentazioni. Ciascuno di noi
è sempre convinto che la sua “produzione” sia migliore
rispetto a quella delle altre persone.
Teniamo ben presente, però, che ad una corsa ciclistica
gareggiano anche 200 corridori e che, alla fine, vince
un solo atleta, magari al fotofinish…
Pensiamo, allora, che siamo panathleti, gente di sport,
persone che dovrebbero insegnare ai ragazzi a “saper
perdere”. E, invece, come ci comportiamo? Vogliamo
sempre e solo vincere? Magari a qualunque costo, in
barba al fair play?
Suvvia, pensiamo che inviare i propri elaborati al
“Premio Comunicazione” significa anche mettere in
mostra ciò che si è realizzato e che fare questo vuol
dire comunicare ad altri le proprie idee che potrebbero
essere anche utilizzate successivamente dagli associati
per migliorare le proprie attività.
Prima di comunicare i risultati aggiungo che la commissione ha deliberato anche di non assegnare il “Premio Favre” perché non ha ritenuto nessuno meritevole
di questa onorificenza.
Risultati ufficiali del Premio Comunicazione 2012-13:
di Giuseppe Gianduia
Premio KARL ERB: CLUB MODENA
(Distretto Italia - Area 05)
Per la grande quantità di contenuti e l’eccellente presentazione realizzata con un’elevata qualità grafica
Menzione d’onore: Club Siena
(Distretto Italia - Area 06))
Premio SISTO FAVRE: Non assegnato
Premio GIANNI BRERA: CLUB COMO
(Distretto Italia - Area 02)
Per l’ampia documentazione presentata realizzata attraverso un’attenta e precisa composizione.
Menzione d’onore: Club Mestre
(Distretto Italia - Area 01)
Premio CANDIDO CANNAVÒ:
CLUB CHUR UND UMGEBUNG (Distretto Svizzera)
Per la completa ed esauriente presentazione della diffusione effettuata a vari livelli sociali e d’età di una proposta
di salute pubblica realizzata e mantenuta dal Club nell’ottica degli ideali panathletici
Menzione d’onore: Club Wallonie-Bruxelles
(Distretto Belgio)
Premio CAETANO CARLOS PAIOLI: CLUB CARRARA MASSA JUNIOR (Distretto Italia - Area 06)
Per la diffusione tra i giovani di una campagna di sensibilizzazione sugli effetti negativi del doping realizzata in
alcune scuole locali con la collaborazione di enti esterni al
mondo panathletico per il film "Difenditi da solo".
Premio ROBERT SEEGER: CLUB VENEZIA
(Distretto Italia - Area 01)
Per la stupenda realizzazione di un breve filmato che
testimonia in modo inequivocabile la penetrazione del
Club nel mondo scolastico giovanile attraverso momenti
d’amicizia e di sport.
Premi Speciali
DISTRETTO BRASILE
Per la produzione e diffusione tra tutti i soci del Distretto
di una rivista bimestrale redatta in portoghese e tradotta
in italiano e inglese
CLUB LA MALPENSA (Distretto Italia - Area 02)
Per la produzione e realizzazione di un breve filmato
adeguatamente commentato che illustra i contenuti di un
“Museo della scherma”, unico nel suo genere, allestito con
la collaborazione di panathleti soci del Club.
Menzione d’onore: Club Rieti (Distretto Italia - Area 07)
Premio WALTER PEREZ SOTO:
Menzione d’onore: CLUB PESARO
(Distretto Italia - Area 05)
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Elzeviro finale
Riflessioni di un presidente
dopo mille conviviali
Sport: dov’è la vittoria?
•Dove c’è un vincitore, automaticamente c’è un perdente, un battuto.
•Entrambi sono protagonisti fondamentali per dare vita a una sfida.
•Sono complementari ed interdipendenti.
•Quindi perché celebrare soltanto il vincitore?
• Per questo noi stiamo sempre con chi perde.
• Anche perché chi vince non ha bisogno di noi.
Sport è libertà
• Lo sportivo se non è libero tradisce la sua natura e quella dello sport.
• Uno sport senza libertà è soggetto a condizionamenti.
• Uno sport condizionato produce schiere di illusi, cretini o corrotti.
• I più pericolosi sono i cretini perché si lasciano facilmente illudere e corrompere.
Il doping è violenza
• Il doping è una truffa all’etica dello sport e degli sportivi.
• Sportivo drogato, dov’è la tua vittoria ?
• Sportivo corrotto, qual’è il tuo premio?
• Lo sport è sangue che scorre nelle vene ed è fantasia che irrora il cervello.
• Il doping è sangue inquinato ed è nebbia nel cervello.
• Sport è il primo pallone che prendi a calci per strada, non il primo gradino di un podio.
• Lo sport vince se il coraggio spinge il cuore al massimo e poi lo frena.
Lo sport non ama il denaro ma ne è schiavo
• Il denaro è il più pericoloso agente inquinante dello sport.
• Le scommesse, le partite truccate, la corruzione sono reati non lontani, per violenza etica, dallo stupro e
dall’omicidio.
• Non è vero che la corruzione sia una piaga dello sport moderno.
• Le truffe hanno inquinato tutte le olimpiadi.
• Già nell’antica Grecia si dovette arrivare a scrivere una legge per dire che vendere e comprare le gare olimpiche
non è eticamente bello né legalmente corretto.
L’ambizione è la benzina della vita. Troppa ingolfa il motore
• La competizione è nella natura dell’uomo, già nel ventre materno si lotta per uscire.
• Una volta fuori, si scopre che tanti altri hanno vinto quella gara.
• Nasce allora l’ambizione di andare più lontano degli altri. O di saltare più in alto, più in lungo, di correre più
veloce, di lanciare un sasso oltre la siepe più alta.
• La competizione ci rende uguali per insegnarci che siamo profondamente diversi.
• L’ambizione bieca ci spinge ad affrontare solo le sfide che possiamo vincere.
• L’ambizione etica ci fa accettare anche le sfide che siamo sicuri di perdere.
• L’ambizione è la benzina della vita, accelerare troppo ingolfa il motore.
La più grande vittoria è non avere l’obbligo di vincere
• Ma vincere perché e per cosa? Per mettersi in attesa della prossima sconfitta?
• Bisogna puntare ai grandi obiettivi perché, come scriveva Macchiavelli, "La misura della sconfitta non è
impegnarsi in un grande progetto e mancarlo, ma puntare su un progetto modesto e realizzarlo".
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pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l
Lo spirito e gli ideali
La Fondazione è costituita in memoria di Domenico Chiesa, su iniziativa degli eredi Antonio, Italo e Maria.
Domenico Chiesa, che nel 1951, oltre ad esserne promotore, aveva redatto la bozza di statuto del primo Panathlon
club, e che nel 1960 è stato tra i fondatori del Panathlon International, aveva espresso in vita il desiderio, pur tecnicamente non vincolante per gli eredi, di destinare una parte del suo patrimonio all'assegnazione periodica di premi ad
opere artistiche ispirate allo sport, oltre che ad iniziative e pubblicazioni culturali finalizzate ai medesimi obiettivi del
Panathlon.
Nella costituzione della Fondazione, accanto al cospicuo contributo degli eredi Chiesa, va ricordata la generosa partecipazione dell'intero movimento panathletico attraverso moltissimi club e l'intervento personale di molti panathleti,
riuscendo ad offrire alla Fondazione le condizioni necessarie per esordire nel mondo dell'arte visiva in modo prestigioso ed eclatante: l'istituzione di un premio realizzato in collaborazione con uno degli organismi più rilevanti a livello
mondiale, La Biennale di Venezia.
Domenico Chiesa Award
Il Consiglio Centrale del Panathlon International, in data 24 settembre 2004,
considerata la necessità d’incrementare il capitale della Fondazione ed onorare
la memoria di uno dei soci fondatori del Panathlon ed ispiratore della stessa,
nonché suo primo finanziatore, ha deliberato d’istituire il “Domenico Chiesa
Award” da assegnare, su proposta dei singoli club e sulla base di apposito
regolamento, ad uno o più panathleti o personalità non socie che hanno vissuto
lo spirito panathletico. In particolare, a coloro che si sono impegnati nell’affermazione
dell’ideale sportivo e che abbiano apportato un contributo eccezionalmente significativo:
Alla comprensione e promozione dei valori del Panathlon e della Fondazione
attraverso strumenti culturali ispirati allo sport
Al concetto di amicizia fra tutti i panathleti e quanti operano nella vita sportiva,
grazie anche alla assiduità e alla qualità della loro partecipazione alle attività
del Panathlon, per i soci, e per i non soci concetto di amicizia fra tutte le componenti
sportive, riconoscendo negli ideali panathletici un valore primario
nella formazione educativa dei giovani
Alla disponibilità al servizio, grazie all’attività prestata a favore del Club
ed alla generosità verso il Club o il mondo dello sport
Italo Chiesa - Venezia 20/10/2004
Amedeo Marelli - La Malpensa 19/09/2007
Mario Sogno - Biella 24/09/2011
Martino Pizzetti - Parma 15/12/2004
Fernando Petrone - Latina 10/12/2007
Mariuccia Vezzani Lombardini - Reggio Emilia 19/11/2011
Paolo Chiaruttini - Venezia 16/12/2004
Vittorio Adorni - Parma 16/01/2008
Bernardino Morsani - Rieti 25/11/2011
Dora De Biase - Foggia 18/04/2008
Roberto Ghiretti - Parma 15/12/2011
Bruno Battistella - Vittorio Veneto 27/05/2005
Fondazione Lanza - Udine Nord Tiepolo 1 17/12/2011
P.Luigi Ferdinandi - Latina 12/12/2005
Albino Rossi - Pavia 12/06/2008
Gelasio Mariotti - Valdarno Inferiore 19/02/2006
Giuseppe Zambon - Venezia 18/12/2008
Giuseppe Molteni - Varese 17/04/2012
Sergio Prando - Venezia 12/06/2006
Maurizio Clerici - Latina 15/12/2008
Enrico Prandi - Modena 11/12/2012
Yves Vanden Auweele - Brussel 30/11/2006
Silvio Valdameri - Crema 17/12/2008
Sergio Allegrini - Udine Nord Tiepolo 17/12/2012
Don Davide Larice - Udine Nord Tiepolo 17/12/2012
Massimo Zichi - Latina 11/12/2006
Enrico Ravasi - Varese 21/04/2009
Attilio Bravi - Bra 25/05/2009
Piccolo Gruppo Evolution Polisp.Orgnano A.D.
Viscardo Brunelli - Como 13/12/2006
Giampaolo Dallara - Parma 15/12/2006
Antonio Spallino - Como 30/05/2009
- Udine Nord Tiepolo 17/12/2012
Fabio Presca - Padova 03/03/2007
Gaio Camporesi - Forlì 21/11/2009
Maurizio Monego - Venezia il 31/10/2013
Henrique Nicolini - Sao Paulo il 31/10/2013
Giulio Giuliani - Brescia 19/06/2007
Mons. Carlo Mazza - Parma 15/12/2009
Mario Macalli - Crema 22/12/2009
Together Onlus - Nello Rega
Luciano Canavese - Crema 26/06/2007
Livio Berruti - Vercelli 19/11/2010
- Udine Nord Tiepolo il 30/11/2013
Avio Vailati Venturi - Crema 26/06/2007
Sergio Fabrizi - La Malpensa 19/09/2007
Gianni Marchiol - Udine Nord Tiepolo 11/12/2010
Enzo Cainero - Udine Nord Tiepolo il 30/11/2013
Cesare Vago - La Malpensa 19/09/2007
Mario Mangiarotti - Bergamo 16/12/2010
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NON DISTRUGGERE CIÒ
CHE LA NATURA CREA
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