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CAMPAGNA ANTIDOPING per uno sport pulito
N° 1 gennaio - aprile 2014 Panathlon & friends Campagna antidoping per uno sport pulito Le novità del sito web: » Nuova veste grafica » Automatismo ogni news che viene inserita nel nostro sito verrà inviata in automatico direttamente al Vostro indirizzo e-mail » potenziamento motore di ricerca interno è stato attivato un nuovo sistema per semplificare la ricerca di informazioni » rivista tradotta in spagnolo e tedesco disponibile nella versione on line w w w.p an at h lon .n e t Anno LI - Numero 1 Gennaio - Aprile 2014 Stampato nell’Aprile 2014 Direttore responsabile: Giacomo Santini Editore: Panathlon International Direttore Editoriale: Giacomo Santini, Presidente P.I. Coordinamento: Emanuela Chiappe Traduzioni: Alice Agostacchio, Dagmar Kaiser Direzione e Redazione: Via Aurelia Ponente 1, Villa Queirolo 16035 Rapallo (ITALIA) - Tel. 0185 65295 - Fax 0185 230513 Internet: www.panathlon.net e-mail: [email protected] Registrazione Tribunale di Genova n°410/58 del 12/3/1969 Trimestrale - Sped. abbonamento postale 45% - Art. 2, comma 20/B Legge 662/96 - Poste Italiane S.p.A. Filiale Genova Iscritto all'Unione Stampa Periodica Italiana Art Director: Deborah Pusiol Stampa: ME.CA Via Ponte di Vexina, 16036 RECCO (GE) TUTTI A BORDO Venite a Rapallo. Salperemo insieme verso un nuovo Panathlon. I Padri Fondatori ed i nostri predecessori nei ruoli dirigenziali ci hanno consegnato una corazzata con la quale il movimento ha superato il giro di boa del primo mezzo secolo di navigazione, tra successi e tempeste. L’allegoria marinara è ispirata dall’appuntamento di Rapallo dove si incontreranno i dirigenti del Panathlon di tutto il mondo per fare il punto dopo i primi due anni di attività del Consiglio Internazionale e della presidenza scaturiti dall’assemblea di Siracusa. Il “nuovo” Panathlon che contiamo di consolidare non è in antitesi con il “vecchio” consegnatoci a Siracusa ma ne è semplicemente la proiezione più avanzata, più dinamica. E fortemente innovativa, come è già apparso in questi primi due anni. Del resto, proprio in mare vale l’antico adagio: “chi si ferma è perduto” e va alla deriva. Potrebbe accadere al Panathlon se considerasse gli allori passati come carburante sufficiente per la navigazione nel tumultuoso mare di oggi che richiede manovre sempre più ardite ed imprevedibili. Il mondo dello sport si esprime con strumenti tecnologici che modificano il gesto atletico, generano risultati sempre più avanzati e ispirano filosofie inesplorate nella psicologia degli atleti. Il Panathlon deve essere pronto a “fiutare il vento” e ad innestare la propria missione sui nuovi modelli proposti dallo sport moderno. Altrimenti si rimane indietro, vittime della “bonaccia” che non è assenza di vento ma incapacità di cercarlo e sfruttarlo. E rimanere indietro significa, per noi, essere soppiantati nel nostro ruolo storico da altre flotte che incrociano nel nostro stesso mare, con finalità analoghe a quelle del Panathlon. Occorrono risposte nuove e diverse, anche con il rischio di non essere compresi e condivisi dalla parte più conservatrice del movimento. Ma questo è il prezzo che deve essere pronto a pagare chi crede seriamente nel cambiamento come iniezione di energia per continuare la navigazione tra inedite turbolenze. Da quelle ideologiche a quelle economiche. Ecco allora l’urgenza di riappropriarci con decisione e con nuovo animo della lotta al doping, da sempre nel nostro DNA ma proprio perché così scontata, spesso sottotono. Occorre una campagna “gridata” al mondo intero con toni inediti per il Panathlon ma in sintonia con l’esigenza di amplificare i messaggi perché siano efficaci. Il calo degli iscritti impone una campagna di espansione capace di ispirare soprattutto i giovani. Di qui l’esigenza di forgiare un modello di Panathlon snello, privo di burocrazia, senza troppe regole ma aperto alla fantasia e alla libera interpretazione dei nostri valori costitutivi. Il Panathlon di domani non può continuare a vivere di solo fairplay, che rimane a sua volta un punto fermo. Forse troppo. Occorre farlo uscire dalle conviviali e portarlo sul campo aperto là dove i gesti che lo ispirano hanno origine. E’ lì che il valore etico del premio arriva fino al cielo. E non dobbiamo avere timore, celebrando i buoni, anche di stigmatizzare chi viola il valore del fairplay. La crisi economica, oltre a frenare molti nel pagare la quota, riduce la capacità di sostenere le azioni rivolte ai giovani. Bisogna allora chiedere aiuto, senza vergogna, a partner nuovi, con uno stile che coinvolga la loro passione prima del loro denaro. Compagni di strada più che finanziatori. Dobbiamo entrare nelle famiglie come siamo riusciti ad entrare nelle scuole. Il dialogo che abbiamo con i dirigenti sportivi va esteso ai genitori se vogliamo formare cittadini onesti prima che campioni. E avremo reso un servizio anche alla diffusione dei nostri ideali verso potenziali futuri panathleti. Due risultati con un solo impegno. Giacomo Santini Presidente Internazionale 4 •Gli abusi negli sport giovanili di Eugenio Guglielmino 6 •San Paolo patrono dello sport di Maurizio Monego 8 •Addio al cavaliere del mito 9 •Carta dei doveri del genitore nello sport 10 •Gridiamo forte il no al doping 12 •Largo alle donne! ma come? di Ennio Chiavolini 14 •Coraggio, passione e... carrozzina di Lorenzo Vandelli 16 •“Scacco matto alla mafia” 17 •Rapallo Panathlon Sport Festival 21 •I molti volti del calcio tra valori e cartellini rossi 22 •Il Calcio pone dei problemi di Angelo Porcaro 24 •Antonio Spallino: uomo, amministratore, sportivo, intellettuale di Maurizio Monego 26 •Da Armstrong a Di Luca: che squallore! di Andrea Tabacco 28 •Promuovere la qualità della vita attraverso l’educazione fisica Intervista a Claude Scheuer 30 •“Transalpina Bike” 2014 32 •Attività dei club 31 •Premi Comunicazione di Giuseppe Gianduia 34 •Elzeviro finale Foto di copertina: L'immagine sconvolgente di un atleta in disfacimento bene rappresenta gli effetti demolitori del doping sul fisico di chi lo usa. Abbiamo scelto questo simbolo impressionante per lanciare una grande campagna internazionale contro il doping, in un momento in cui questa piaga moderna si sta diffondendo sempre più . Nelle pagine interne trovate i dettagli della nostra crociata alla quale tutti i Panathleti sono invitati a partecipare. Il primo aiuto concreto è indicare possibili sponsor che la possano sostenere. Studi e ricerche GLI ABUSI NEGLI SPORT GIOVANILI di Eugenio Guglielmino* Come spesso accade, la parte più difficile nella risoluzione di un problema è accettare e prendere consapevolezza che esso esista.Accettare l’esistenza del problema non è però apprendere semplicemente dai mezzi di comunicazione di fatti inquietanti, ultimamente con cadenze davvero allarmanti, indignarsi e preoccuparsi, per poi voltarsi dall’altra parte e digerire tutto. Questo atteggiamento è dovuto a volte all’eccessiva esposizione mediatica a cui siamo soggetti, anche grazie alle nuove tecnologie informatiche, che tutto diluisce e annacqua nel fiume di notizie che ogni giorno ci investe. Accettare l’esistenza del problema significa fare un respiro profondo, aprire le orecchie ed il cuore a certi urli di dolore e sentirli propri, vederli negli occhi dei propri figli, provarli direttamente addosso. Credo fermamente nel valore dell’Umanità e credo anche che ogni qualvolta l’Uomo accetti l’esistenza di un problema e se ne faccia carico, la risoluzione sia poi dietro l’angolo. L’urlo di dolore al quale mi riferisco, che, purtroppo, molti lettori di questa rivista hanno a loro volta sentito, è quello dei crimini relativi agli abusi perpetrati negli sport giovanili nei confronti di ragazzi e ragazze. La lista della tipologia dei reati è lunghissima e ancora più lunga è la lista degli abusi riportati quasi quotidianamente dai mezzi di comunicazione. Il dato davvero allarmante è che nessuno sport e nessun Paese sembrano esclusi. Accettiamo il problema Apprendere dai giornali di diversi casi avvenuti nella mia città, come quello di circa un anno fa relativo ad un allenatore di calcio che abusava sessualmente di alcuni “pulcini”, mi ha costretto a riflettere per ricercare le cause di questi orrori. È solo una questione di “malattia” di alcuni operatori del settore o piuttosto noi, e in genere tutto il mondo dello sport, abbiamo pesanti responsabilità? Se è difficile intuire e prevenire i disturbi psichici delle persone e se è ancor più difficile poter prevedere determinati comportamenti umani, o meglio disumani, credo che sia certamente più semplice e, quindi, più proficuo intervenire sul benessere psicofisico dei minori. Risulta, infatti, evidente come alcuni comportamenti, che sfociano poi negli abusi, siano certamente favoriti dal fertile terreno dello stress sportivo. Se continuiamo a caricare i nostri giovani di pesanti incombenze esclusivamente provenienti ed appartenenti al mondo degli adulti e del professionismo sportivo, se continuiamo ad addossare loro le ansie da risultato, se attribuiamo loro la responsabilità di un futuro da atleti, se continuiamo insomma a trattarli solo da enfants prodiges su cui riporre i nostri progetti e le nostre ambizioni, non faremo altro che continuare a consegnare giovani attaccabili e indifesi nelle mani dei loro carnefici. La debolezza di un ragazzino che non vuole deludere i propri genitori diventa la forza di un sistema troppo spesso ricattatorio ed approfittatore 4 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l I diritti dei ragazzi Tutti i ragazzi hanno diritto di: • Praticare sport. • Divertirsi e giocare. • Vivere in un ambiente salutare. • Essere trattati con dignità. • Essere allenati ed educati da persone competenti. • Ricevere un allenamento adatto ad età, ritmo e capacità individuale. • Gareggiare con ragazzi dello stesso livello in una idonea competizione. • Praticare lo sport in condizioni di sicurezza. • Usufruire di un adeguato periodo di riposo. • Avere la possibilità di diventare “campioni”, ma anche quella di non esserlo. Questa è la Carta dei diritti del ragazzo stilata dal Panathlon in maniera davvero esemplare. La Carta, insieme alle normative vigenti nei nostri ordinamenti giuridici, alla Carta dei diritti dell’infanzia e ai diritti dell’uomo, diventa, se correttamente applicata, uno strumento formidabile per la reale risoluzione del problema. E proprio qui nasce il nodo più importante da risolvere, fintanto che la nostra attività di operatori dello sport si limiti alla semplice e mera enunciazione di diritti e doveri, gli abusi non potranno essere arginati. Nostro dovere è, quindi, quello di lavorare affinché i diritti formali possano poi divenire diritti sostanziali. Che cosa possiamo fare Il nostro compito deve necessariamente essere focalizzato su due livelli. Il primo è quello che, direttamente o mediante attività di pressione, consente di creare le regole, nonché gli strumenti per farle rispettare, in tutte le categorie, in tutti gli sport e in tutti i Paesi. Il secondo è quello che, operando a contatto con i giovani, permette davvero di mettere in pratica al meglio queste regole, assicurando i diritti di tutti i ragazzi. Se uno dei due livelli viene meno, se continuiamo a scrivere regole senza assicurarci che poi siano comprese e rispettate, o se, viceversa, continuiamo ad operare con i ragazzi rimanendo sordi ad ogni appello proveniente dalle istituzioni, l’enunciazione dei diritti e delle regole resteranno soltanto un foglio di carta. Occorre, dunque, agire lungo queste due strade maestre. La prima ad esempio può essere portata avanti attraverso il metodo, sempre più diffuso soprattutto nel mondo della rete, della Advocacy. Advocacy significa semplicemente supportare e 3 - 2013 promuovere una causa accendendo i riflettori su un problema, cercando di coinvolgere attivamente quante più persone, associate e non, scrivendo sui media, organizzando occasioni di incontro e di coinvolgimento, per arrivare, infine, ai cosiddetti decision makers che consentono di intervenire attivamente per la soluzione. Una possibilità pratica di intervento è quella della istituzione di un Patentino Etico da attribuire agli operatori sportivi in modo da ridurre il rischio di reiterazione dei reati minorili, cosa che purtroppo risulta frequente. Sappiamo benissimo, infatti, che chi compie un determinato reato è più portato a ripeterlo nel futuro. Troppe volte abbiamo appreso con orrore, a seguito di un abuso, che il colpevole aveva già perpetrato reati simili nel passato. Andrebbe, inoltre, favorita la costituzione di luoghi di ascolto che permettano ai giovani, anche in maniera anonima, di poter esprimere i propri disagi e raccontare i propri dolori, molto spesso coperti dal blocco della vergogna. La seconda strada è, invece, quella di agire dal basso, dal nostro lavoro quotidiano, sentendoci parte attiva di piccoli processi di cambiamento. Ogni qualvolta ci avviciniamo al mondo dello sport giovanile, sia nel ruolo di educatore che in quello di genitore, abbiamo il dovere di rispettare il ragazzo e di esigerne il rispetto da parte di tutti. Non solo, abbiamo anche il dovere di lavorare attivamente per la sorveglianza e la salubrità degli ecosistemi sportivi con cui veniamo a contatto. Alle volte la tentazione è quella di lasciar perdere, di sentirci inutili gocce nell’oceano. Ma quando apprendiamo che orribili crimini si sono svolti proprio nella porta accanto alla nostra, comprendiamo quanto sia importante darsi da fare proprio a livello locale, capillarmente. Integrità Ma chi te lo fa fare? È una frase che tantissime volte ho sentito dire ogni qualvolta mi è capitato di esporre, alle volte forse con eccessivo trasporto, le avventure legate a diversi anni di vere e proprie sfide sportive che cocciutamente, io, i miei collaboratori e, soprattutto, un team di vivaci allievi abbiamo ostinatamente portato avanti all’interno dell’Università nel campo delle competizioni veliche (1001vela cup) e automobilistiche (Formula SAE - ATA). GRAZIE CLAUDIO Con questo numero cambia il Direttore Responsabile della rivista del Panathlon International. Claudio Bertieri lascia l’incarico dopo 25 anni di prestigioso servizio. La responsabilità del giornale viene assunta da Giacomo Santini, Presidente del Panathlon International e giornalista professionista iscritto all’ordine, in possesso quindi dei requisiti di legge per tale ruolo. A Claudio Bertieri va la gratitudine di tutti soci del Panathlon per il lavoro svolto in un quarto di secolo al servizio degli ideali panathletici, con grande passione e professionalità. Sotto la sua direzione il nostro giornale ha mantenuto un livello di qualità molto elevato, indispensabile per assolvere alla duplice funzione di informare e di costituire documento della nostra identità nelle sedi più prestigiose. L’augurio è che Claudio voglia continuare a starci vicino con il dono della sua cultura e delle sue collaborazioni. regole. Vuol dire imparare a vincere, a perdere, a ricominciare. Vuol dire il rispetto degli altri. Vuol dire accrescere la fiducia in se stessi, imparare a valorizzare le differenze, raggiungere il benessere psico-fisico. Vuol dire educazione alla legalità. In poche parole l’Integrità è quell’ingrediente nascosto, ma indispensabile, che si cela sempre dietro ogni Patto Sociale. È quell’ingrediente che trasforma le regole in modelli di comportamento. *Componente Commissione Scientifico Culturale Ormai non c’è più gente per bene. Anche questa è una frase troppo spesso sentita. Quello che accomuna queste due frasi è la convinzione generale che la Società in cui viviamo sia una sorta di punto fermo da prendere così com’è e non qualcosa, come credo, che si possa e debba plasmare. E in questo moltissimo può fare lo sport. Perché lo sport arriva rapidamente, specie nei più giovani, dove anni di istruzione ed educazione civica non riescono e permette il raggiungimento di quella che, nel Panathlon, chiamiamo Integrità. Cosa vuol dire Integrità? Vuol dire capire il significato di lavoro di squadra. Vuol dire imparare il rispetto delle w w w.panath lon. net 5 Cultura San Paolo Patrono dello Sport di Maurizio Monego il rispetto delle regole Secondo “Lunedì di San Paolo” organizzato ad Alba per proporre San Paolo patrono degli sportivi. Conferenza di Mario Mello, professore Emerito di Storia Romana dell’Università di Salerno, membro della Pontifica Accademia Romana di Archeologia e della Società Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Napoli. Uno dei suoi libri si intitola “Atleta di Cristo – Le metafore agonistiche in San Paolo”. La conferenza tenuta ad Alba, nel Gennaio scorso,ha presentato un San Paolo a tutto tondo. Una dissertazione colta, ricca di spunti, di riferimenti. Degli atleti, Paolo apprezzava i comportamenti severi, l’encràteia (autodisciplina), le rinunce, la resistenza, il rispetto delle regole, anche se non ne condivideva le finalità. Tuttavia fra l’Atleta di Dio e l’atleta da stadio vi può essere una felice mediazione. San Paolo patrono degli sportivi non è un cappello “sacro” da mettere in testa anche a chi non ne vuol sapere di religioso, ma proprio il contrario. È un proposito serio di impegno totalmente umano, sia pure per uno scopo tutto sommato precario come una “corona” (medaglia) o un risultato sportivo. Equivale a impegnarsi alla lealtà agonistica (nella preparazione e negli agoni), al rispetto della dignità umana, così che ogni gara rappresenti un incontro sereno, atto a rafforzare i sentimenti di amicizia e di pace tra le genti d’ogni paese della Terra.“L’atleta non merita premio se non ha lottato secondo le regole”, scrive Paolo nella Lettera a Timoteo (2Tim. 2, 5). Potrebbe essere questa frase il logo dell’iniziativa di nominare San Paolo patrono degli sportivi. Valentin de Boulogne o Nicolas Tournier, San Paolo che scrive le sue lettere, XVI sec. ca, Blaffer Foundation Collection, Houston. 6 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l Nel suo significato sociale e simbolico lo sport riveste valori che ne fanno una scuola di vita. Quegli stessi valori applicati possono portare all’ascesi. Devono, secondo San Paolo. Nell’aprile 1984, Papa Giovanni Paolo II, parlò dello sport come di una realtà che nella sua essenza era già stata individuata da San Paolo come valida e pienamente umana. “San Paolo ha riconosciuto la fondamentale validità dello sport – disse Papa Wojtyla -, considerato non soltanto come termine di paragone per illustrare un superiore ideale etico e ascetico, ma anche nella sua intrinseca realtà di coefficiente per la formazione dell’uomo e di componente della sua cultura e della sua civiltà. Così, San Paolo, continuando l’insegnamento di Gesù, ha fissato l’atteggiamento cristiano dinnanzi a questa come alle altre espressioni delle facoltà naturali dell’uomo, quali la scienza,il lavoro, l’arte, l’amore, l’impegno sociale e politico: atteggiamento che non è di rifiuto o di fuga, ma di rispetto, di stima, semmai di riscatto e di elevazione: in una parola, di redenzione”. Questi concetti ricorrono in molti interventi di papi, da Leone XIII in poi, ovvero da quando sono stati ripristinati i Giochi Olimpici. In tutti i messaggi dei pontefici romani il riferimento è a San Paolo. Nel proporre le metafore sportive per paragonare le virtù che deve coltivare il credente a quelle dell’atleta, Paolo ha messo in evidenza i valori dello sport. In tutto ciò il Panathlon si riconosce. Almeno per la parte che riguarda il carattere culturale e formativo che lo sport possiede. Per l’ascesi, il Panathlon lascia il passo a chi è autorevole in tema di spiritualità. Dalla Famiglia Paolina di Alba e dal Panathlon Club di Alba è partita, nel settembre scorso, la proposta di nominare San Paolo “patrono degli sportivi”. D’accordo le autorità ecclesiastiche e il Presidente del Panathlon International, sono stato invitato a tenere una conferenza sul tema “San Paolo e lo sport: il perché di una proposta”. Si è trattato di un vero e proprio evento, che mi ha visto in una veste un po’ inusitata, quasi da predicatore, nel Tempio di San Paolo, sotto la grande scultura della “Gloria” del santo. Il testo di quella relazione è stato consegnato agli stretti collaboratori di Papa Francesco e al Card. Gianfranco Ravasi nella sua veste di Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Chi ne avesse voglia lo può leggere nel sito del Panathlon International, nella sezione <Attività/Articoli e saggi/per autore/ 1 - 2014 Maurizio Monego>. La stessa relazione è stata il fulcro della conferenza che sono stato chiamato a tenere a San Paolo, in Brasile. Teatro della conferenza la chiesa del Santissimo Sacramento – di nuovo la strana sensazione di interpretare il ruolo di predicatore -, retta da don Aparecido Silva con l’assenso del card. Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di San Paolo. Alla presenza di numerosi club Panathlon, di padre Antonio da Silva in rappresentanza dei Paolini, di qualche autorità e di pubblico della metropoli paulista, ho proposto il testo dell’intervento di Alba, con qualche personalizzazione riferita alla realtà brasiliana. Anche questo testo è leggibile nel sito, nella sezione sopra indicata. Da Dicembre, don Marcello Lauritano, Presidente del Centro Culturale San Paolo di Alba, ha lanciato attraverso i social network una raccolta di firme di una petizione – indirizzata al card. Ravasi e al Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, card. Angelo Amato - per promuovere la proposta. Quest’ultima iniziativa è stata immediatamente rilanciata nella rete dei panathleti, che dovrebbero essere i più motivati a perseguirne il successo. Locandina di presentazione w w w.panath lon. net 7 Sport e Storia La scomparsa di Raimondo d’Inzeo ADDIO AL CAVALIERE DEL MITO Quanto muore un gigante la sua ombra gli sopravvive. La scomparsa di Raimondo d’Inzeo oltre ad essere un lutto per il mondo dello sport, è un autentico evento storico. Anche se la sua storia sportiva finì molti anni fa, la sua presenza carismatica nel mondo dell’equitazione aleggiava come una leggenda alla quale ispirarsi e con la quale tentare di confrontarsi. Nonostante i molti tentativi, nessuno è mai stato come lui. Non si può dire che tutto ciò si scopra solo ora, dopo la morte, come accade per troppi campioni. Il suo mito l’ha accompagnato per tutta la vita trasformandolo in un esempio e in una meta. Ed è stato continuamente riconosciuto tanto è grande. Raimondo d’Inzeo, colonnello dei carabinieri, è universalmente considerato come uno dei massimi campioni del salto ad ostacoli dell’equitazione mondiale, insieme al fratello Piero, colonnello di Cavalleria. Raimondo d’Inzeo aveva 88 anni. Il suo straordinario percorso mondiale iniziò alle olimpiadi di Roma, nel 1960, quando vinse una medaglia d’oro e una di bronzo. Il suo bottino di medaglie olimpiche continuò con due medaglie d’argento a Melbourne nel 1956, un bronzo a Tokyo nel 1964 ed un altro, l’ultima medaglia olimpica, a Monaco di Baviera nel 1972. Raimondo d’Inzeo era maestro in questo ruolo di talent scout ed allenatore. Del resto aveva ereditato dal padre tale maestria. Basti ricordare i suoi ‘capolavori’: Bellevue, l’olimpionico Merano e il suo ‘fratellastro’ Posillipo e Fiorello. Raimondo sapeva come prepararli e come guidarli in gara. Meglio: come dominarli. Era in perfetta simbiosi con loro nell’interpretarli, riuscendo ad ottenerne la piena, generosa collaborazione. Energico nel richiedere il massimo al cavallo che guidava fra le insidie degli ostacoli, non gli mancava mai di rispetto, ben sapendo che la vittoria poteva venire soltanto dall’equilibrio del connubio tra un uomo intelligente e un animale ricettivo. 8 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l Gli appassionati del salto ad ostacoli di diverse generazioni ricordano con ammirazione i suoi duelli con i più forti cavalieri degli anni cinquanta, sessanta e settanta, i suoi molti successi, le sue rare sconfitte. I più giovani continuano a studiarlo come si studia un genio che con la sua intuizione ha anticipato i suoi tempi ed è sopravissuto , sempre attuale, nella storia Il debutto della sua epopea fu davvero mitico. Alle Olimpiadi di Roma, nel 1960, vinse la medaglia d’oro, Tra le sue esibizioni più memorabili figurano le innumerevoli presenze, insieme al fratello Piero, al concorso romano di Piazza di Siena dove incantava il pubblico per la sua eleganza oltre che per le sue capacità di cavallerizzo. Dire che i fratelli d’Inzeo erano dei predestinati è dire poco. Infatti erano figli di un ufficiale di cavalleria e maestro di equitazione. Entrambi i fratelli hanno stupito il mondo, in particolare Raimondo. Nessuno avrebbe però immaginato che sarebbe diventato uno dei massimi campioni nella storia mondiale del salto ad ostacoli con Winkler, D’Oriola, Pessoa padre e figlio, per citarne i più famosi. Come statura e risultati, in Italia, lo hanno avvicinato soltanto suo fratello Piero il quale, nonostante l’impegno, non riuscì a vincere mai un oro olimpico individuale e Graziano Mancinelli. Raimondo D’Inzeo è stato anche un abile scopritore e plasmatore di cavalli straordinari. Nei suoi anni migliori il professionismo ricco e sfrenato che sarebbe dilagato dopo il suo ritiro, era agli albori. Non esistevano cavalli supercampioni per natura, i cosiddetti crack, rari da trovarsi e supercostosi, nati e già pronti per vincere: bisognava scovarli con intuito e colpo d’occhio e poi addestrarli e farli crescere. in sella a Merano a spese del fratello Piero, argento. Subito nacque la favola dei due straordinari fratelli d’Italia e lo loro fraterna rivalità accese innumerevoli confronti. In particolare a Piazza di Siena, dove guidarono l’Italia a molte vittorie nella Coppa delle Nazioni, il più tradizionale degli appuntamenti dei CSIO di Roma. Il suo ingresso in campo era sempre un “coup de teatre”. Il pubblico lo attendeva come il prim’attore, spesso come il salvatore della Patria. Sovente si faceva affidamento sul suo talento per rimediare a situazioni compromesse da qualche errore dei compagni di squadra, oppure per assestare agli avversari il percorso netto che ammazzava la gara. Raimondo d’Inzeo non ha mai dimenticato di essere un carabiniere ed ha sempre obbedito agli ordini, anche quando erano scomodi. Per esempio in una occasione per lui dolorosa, quando, come tenente colonnello dei carabinieri a cavallo, dovette caricare i manifestanti contro il governo Tambroni a Porta San Paolo in Roma. Ne seguirono feroci polemiche che, tuttavia, non riuscirono ad intaccare la figura dell’atleta e a diminuire l’affetto e la stima che si era conquistata e che ora lo fanno rimpiangere come un vuoto incolmabile. (GS) 1 - 2014 Carta dei Doveri del Genitore nello Sport 1. la scelta della disciplina sportiva preferita spetta ai miei figli in totale autonomia e senza condizionamenti da parte mia. 2. mio dovere è verificare che l’attività sportiva sia funzionale alla loro educazione e alla loro crescita psico-fisica, armonizzando il tempo dello sport con gli impegni scolastici e con una serena vita familiare 3. eviterò ai miei figli, fino all’eta’ di 14 anni, pesanti attivita’ agonistiche, salvo discipline formative come la ginnastica artistica, privilegiando lo sport ludico e ricreativo. 4. li seguirò con discrezione, con il loro consenso, se servirà ad aiutarli ad avere con lo sport un rapporto equilibrato. 5. non chiederò agli allenatori dei miei figli nulla che non sia utile alla loro crescita e commisurato ai loro meriti e potenzialità. 6. dirò ai miei figli che per essere bravi sportivi e sentirsi felici nella vita non è necessario diventare dei campioni. 7. ricorderò loro che anche le sconfitte aiutano a crescere perche’ servono per diventare piu’ saggi. 8. indicherò loro i valori del panathlon come fondamento etico per affrontare una corretta esperienza sportiva. 9. al loro ritorno a casa non chiedero’ se abbiano vinto o perso ma se si sentano migliori. nè chiederò quanti gol abbiano segnato o subito o quanti record abbiano battuto, ma se si siano divertiti. 10. vorrò specchiarmi nei loro occhi ogni giorno e ritrovare il mio sorriso giovane. LE RESPONSABILITÁ DEI GENITORI Nelle innumerevoli conviviali alle quali partecipa un panathleta, più volte si assiste a dibattiti sulle responsabilità dei genitori nello sport. Da sempre si sa che i primi passi di qualsiasi atleta vengono fatti sotto la diretta osservazione e responsabilità del padre e della madre che si improvvisano allenatori, tecnici, medici, ispiratori di strategie e, soprattutto, improvvisati e incompetenti valutatori di talenti. Le loro decisioni, fin da piccoli, sono spesso determinanti per i destini sportivi dei loro figli. Altrettanto spesso, possono diventare arbitri del loro successo o del loro rapporto sbagliato con l’esperienza sportiva. Peggio di tutto è il genitore/tifoso che sogna destini da campione per il proprio rampollo. Poi viene il genitore/ timoroso che guarda allo sport come una potenziale distrazione dal profitto scolastico. Infine c’è il genitore/indifferente che considera lo sport un’attività non essenziale per lo sviluppo psico-fisico dei giovani. In ogni caso: genitori sbagliati per figli sfortunati. Alla conclusione di molte serate ho auspicato la scrittura di una carta sui doveri del genitore nello sport, da affiancare alle carte fondamentali del Panathlon, quella sui diritti del fanciullo, la carta del panathleta e la carta di Gand. Da più parti ho ricevuto l’esortazione a scriverne una ed ecco il risultato di tante riflessioni. Come nelle altre carte del Panathlon, i principi sono semplici e fondamentali. Quasi un pro-memoria più che un decalogo di obblighi ed impegni con il crisma della “tavola della legge”. In ogni caso essa potrà diventare oggetto di discussione in future conviviali e fuori, come pretesto per affrontare un fattore determinante nel rapporto tra i diversi attori che intervengono per la crescita di un giovane nel mondo dello sport: l’allenatore, i dirigenti, i compagni di squadra, i modelli ai quali ispirarsi. w w w.panath lon. net 9 Attualità e impegno sociale Il Panathlon lancia una grande campagna mondiale GRIDIAMO FORTE IL NO AL DOPING Cresce di tono e di forza il NO AL DOPING nella società civile. Come cresce la rivendicazione di uno SPORT PULITO in ogni ambito della società civile e del mondo dello sport. Questi valori sono da sempre nel DNA del Panathlon ma forse, ultimamente, li abbiamo sostenuti toppo timidamente. A tutto si fa l’abitudine, anche alla lotte sacrosante, alle crociate, alle battaglie simboliche. Si considera appagante il solo fatto di dichiarare la guerra, quasi per prenotare un posto nella mobilitazione generale e segnalare la nostra volontà di esserci. Poi ci si assesta nel concerto delle dichiarazioni di principio e si canta in coro. Tutto questo oggi non basta più. Il nostro NO dobbiamo gridarlo a gran voce, per non essere soverchiati da altre grida e da altre mobilitazioni. Il Panathlon deve lanciare una campagna internazionale capace di ricollocare il nostro movimento al vertice delle organizzazioni mondiali che si fanno paladine di un rapporto etico con lo sport, di una reale responsabilità educativa verso i giovani e verso la tutela della loro salute. Su questi piani il Panathlon non può essere gregario di nessuno ma deve assumere il ruolo di locomotiva del convoglio dell’integrità morale, dell’etica, dell’onestà intellettuale e della correttezza nel rapporto con lo sport. L’urgenza di uscire allo scoperto viene anche da un rapporto generalista e squallidamente disinvolto verso il doping da parte di troppi atleti. Basti ricordare il caso recente del ciclista Danilo Di Luca il quale, dopo avere realizzato il record negativo di essere il primo atleta radiato per recidività nel doping, si è giustificato dicendo che tanto lo fanno tutti. Il pericolo più grave oggi è l’assuefazione a tutto questo. Ecco perché il Panathlon rilancia con tutta la propria forza una campagna in tutti i suoi club nel mondo, cercando di coinvolgere anche altri organismi e sponsor privati, necessari per sostenere le spese di pubblicizzazione dell’iniziativa. Ad incominciare dal manifesto, molto significativo e moderno nel suo messaggio. CERCHIAMO CHI CREDE IN NOI Nella lotta per sostenere i nostri valori ci sentiamo un po’ soli e scoperti. Le espressioni negative che provengono dal mondo dello sport stanno assumendo una forza, anzi una virulenza, da richiedere misure straordinarie nella battaglia per arginarle. La lotta al doping, alle scommesse nel calcio, agli eccessi tifoidei di carattere criminale, al razzismo, allo sfruttamento dei giovani, alla corruzione, ai cattivi esempi amministrativi ha raggiunto forme scientifiche che richiedono risposte altrettanto sofisticate. Per questo il Panathlon , senza imbarazzo, ha rivolto una proposta esplicita ad alcune qualificate aziende, notoriamente vicine allo sport, a diventare partner per una campagna di moralizzazione a tutto campo. 10 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l Non si tratta di una semplice richiesta di sponsorizzazione ma di una proposta a diventare compagni di strada lungo un percorso virtuoso che dovrebbe portare all’isolamento dei cattivi esempi e all’esaltazione delle buone pratiche. L’appello ad individuare i partner più qualificati è rivolto a tutti i dirigenti e soci del Panatlhon. Chi crederà in noi ed accetterà questa proposta avrà sicuri benefici in termini di popolarità e di apprezzamento dell’immagine aziendale. Il logo sarà riprodotto in tutte le forme di comunicazione del Panathlon e sarà diffuso il tutto il mondo panathletico, vale a dire circa 300 club di 25 nazioni di 5 continenti. Manifesto del Panthlon contro la piaga del secolo 1 - 2014 Il doping uccide lo sport › Chi fa doping non fa sport › Chi fa doping fa violenza a se stesso e agli altri › Chi fa doping tradisce la sua natura umana › Chi fa doping truffa i suoi migliori amici › Chi fa doping brucia la propria gioventù › Chi fa doping è fuori dalla legge › Chi fa doping è schiavo per la vita › Chi fa doping compromette la propria salute › Chi fa doping muore dentro e fuori › Chi fa doping resta solo › Chi non fa doping è un uomo libero! › Chi non fa doping non truffa il prossimo! › Chi non fa doping vive nel sole! › Chi non fa doping dà del tu allo sport! › Chi non fa doping guarda il mondo negli occhi! › Chi non fa doping rispetta se stesso e gli altri! › Chi non fa doping è un leader nella vita! › Chi non fa doping conosce la gioia! › Chi non fa doping è un vero campione! › Chi non fa doping vince ogni giorno! w w w.panath lon. net 11 Panathlon e temi sociali LARGO ALLE DONNE! MA COME? Non basta l’8 marzo per una vera battaglia di parità di Ennio Chiavolini* Parlare dell’“altra metà del cielo” nel mondo dello Sport, non è molto semplice e si può cadere facilmente nella retorica. Si rischia anche di ricevere critiche da chi sostiene che le donne oggi sono sufficientemente emancipate e non hanno bisogno della “protezione” di maschi illuminati. Non si può, però, condividere del tutto questa presa di posizione alla luce di realtà che dimostrano il contrario. Le donne che praticano lo sport sono ancora circa il 60% rispetto agli uomini e la loro “longevità” nella pratica sportiva è, salvo eccezioni, nettamente inferiore a quella degli uomini. Nel mondo, le donne che praticano con continuità uno sport sono in aumento, però la differenza, come sopra accennato, è ancora consistente rispetto a quella degli uomini. L’idea che la donna debba essere prima di tutto una buona sposa ed una buona madre è ancora difficile da superare. Ma dobbiamo affermare ciò che oggi è una situazione ampiamente dimostrata e cioè che la donna può essere contemporaneamente una buona sposa, una buona madre, una valente professionista, una brava atleta e far parte attiva di un’Associazione. I fatti parlano più di ogni altra considerazione e se ne possono citare moltissimi. Nel Panathlon le donne rappresentano meno del 10% dei Soci. Non si può escludere che ciò derivi dal fatto che anche nella nostra Associazione persiste, forse inconsapevolmente, una distratta e poca considerazione del mondo femminile, sia come atlete, sia come Panathlete ed ancor più come Dirigenti. Maggior coinvolgimento nello sport Pertanto, la nostra Associazione deve condurre una politica illuminata e d’avanguardia nei confronti del mondo femminile, sia di quello presente nei Club sia di quello esterno, anche perché nello Statuto è specificato che nel Panathlon non c’è ”...distinzione di sesso...” Insomma questo atteggiamento, che in passato nei confronti delle donne è stato a volte discriminatorio, deve tendere oggi ad una decisa valorizzazione delle loro numerose potenzialità, mettendo definitivamente da parte ogni ostacolo al loro inserimento. Allora, cosa sarebbe opportuno fare? Due sono le possibili direzioni in cui intervenire con uno sforzo corale di tutti i Panathleti: - nello Sport; - nel Panathlon. Prima di tutto si deve riaffermare l’importanza del valore sociale dello Sport, “uno Sport per tutti”, senza discriminazioni di sorta, adottando correttivi significativi per ridurre le distanze tra partecipanti uomini e partecipanti donne e migliorare la qualità dello Sport, anche attraverso investimenti per favorire l’inserimento di più donne nelle varie discipline sportive, la realizzazione di impianti da adeguare ove necessario alle 12 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l loro esigenze e l’utilizzazione di istruttori in grado di introdurre sistemi di allenamento più aderenti all’evoluzione fisica del mondo femminile. Valorizzare questi interventi, anche attraverso appositi studi, e garantire la loro visibilità con l’ausilio dei media, costituisce uno degli obiettivi primari dell’attività dei Club nei loro territori di competenza. E’ bene, inoltre, far rilevare che l’attività sportiva è salutare e che le donne che la praticano ne traggono grande beneficio, migliorando lo sviluppo tonico del corpo, divenendo anche meno esposte al rischio di possibili malattie gravi rispetto alle coetanee sedentarie. Occorre studiare, in collaborazione con gli enti sportivi, dei programmi di coinvolgimento delle donne, per far loro provare differenti tipi di Sport, affinché possano scoprire quale potrebbe essere quello più adatto a ciascuna, attraverso dimostrazioni e prove sul campo. Anche la Scuola potrebbe cooperare fattivamente in iniziative in questo senso. Nel Panathlon, molti Club, per seguire efficacemente il Settore “Donne e Sport”, hanno nominato loro Soci quali Referenti di questo Settore di attività, altri Club hanno optato per la costituzione di apposite Commissioni. Entrambe le modalità sono atte ad impostare attività per promuovere il coinvolgimento delle donne, sia in attività sportive sia per introdurle nella nostra Associazione. L’obiettivo è analizzare la situazioni territoriale per varare iniziative di sensibilizzazione atte ad avviare sempre più donne, giovani e meno giovani, alla pratica sportiva. Le modalità messe in campo (è proprio il case di usare questa espressione) sono tra loro diverse e numerose. Ad esempio, in collaborazione con Enti Sportivi, sono state organizzate da alcuni Club “Giornate di prove sportive”, invitando donne di ogni età a partecipare per rendersi conto di quali, tra le discipline provate, fossero loro più congeniali. Il successo di queste iniziative è stato maggiore dove non è stato ammesso il pubblico ad assistere. Altra modalità sperimentata con successo è stata quella di organizzare Conferenze sullo “Sport al femminile” (oppure “Lo Sport in Rosa”) dove, presentate da un’atleta di valore nazionale o internazionale quale conduttrice (ma anche ex Atleta), altre atlete di varie discipline sportive parlavano di quella praticata, con l’ausilio di foto e filmati, mettendo in rilievo successi, impegno, difficoltà, soddisfazioni. Non sono mancate, dove gli spazi a disposizione lo permettevano, dimostrazioni pratiche. Quelli riportati sono solo due esempi delle tante attività messe in campo dai Club per il coinvolgimento delle donne nelle varie discipline sportive. Molte altre 1 - 2014 possono essere studiate appositamente dai Club. Quindi molti Club sono già orientati ad operare e pertanto, pur non essendo state qui descritte le modalità organizzative adottate: si può ritenere che tutti i Club sono in grado di intervenire, senza bisogno di suggerimenti, grazie alla loro conoscenza del mondo sportivo ed alla loro esperienza. Le donne nelle posizioni dirigenziali Quando si parla delle donne nel mondo dello Sport agonistico, viene riconosciuta la loro importanza, capacità e generosità nell’impegno per raggiungere risultati significativi cui, però, non corrisponde di norma una loro presenza in termini di rappresentanza ai diversi livelli decisionali ed organizzativi degli enti sportivi. Non c’è bisogno di citare ricerche e studi pubblicati nel tempo; è sufficiente osservare la vita delle Società e Federazioni Sportive per constatare che la rappresentanza femminile è decisamente esigua. La presenza delle donne nel settore gestionale dello Sport, la loro creatività, la loro capacità di relazione, sarebbe un contributo senz’altro positivo a quel mondo sportivo che rifiuta i fenomeni negativi del doping e della discriminazione e che vuole invece esaltare i valori insiti nel fare Sport e nel rispettare le regole. Non si fa certo un discorso di “quote rosa”, ma un onesto e realistico riconoscimento delle opportunità e capacità da attribuire e devolvere al mondo femminile. Ecco quindi, la necessità d’intervento da parte del P.I. perché in ogni occasione sia sostenuta e favorita una maggiore apertura alle donne nelle posizioni dirigenziali del mondo sportivo agonistico, al fine di poter fruire del contributo delle loro indubbie capacità e potenzialità. Presenza femminile nei Club I Panathlon Club possono e devono agire con impegno per aumentare la presenza femminile nei loro ambiti ed anche per valorizzarla inserendo le donne a pieno titolo nei propri organismi interni, Consigli, Commissioni, Referenti ecc.. E’ già stato affermato che la presenza femminile nel Panathlon è piuttosto contenuta. Non ci sono veri motivi perché ciò continui a persistere. L’attività di ricerca di nuovi Soci che i Club svolgono con l’ausilio delle loro Commissioni addette all’Espansione, che operano anche stimolate dello slogan “Ogni Socio, un nuovo Socio; ogni Club, un nuovo Club”, si dovrebbe concentrare particolarmente sull’inserimento consistente di donne nel loro ambito. Molti Club, in linea con gli obiettivi del settore “Donna e Sport”, hanno inserito nel loro organico un apposito Referente, ma i risultati al momento non sono ancora del tutto soddisfacenti. Infatti, esistono le condizioni perché la presenza femminile nel Panathlon possa decollare definitivamente anche alla luce del fatto che ovunque nel mondo le donne sono più numerose degli uomini e che la loro emancipazione continua a fare passi da gigante. In un’Associazione che si basa sulla diffusione e sulla difesa degli alti valori morali, etici e del Fair Play nello Sport e che si autofinanzia, questo ultimo aspetto non può che essere un sentito dovere per i Soci ed anche un motivo d’orgoglio a dimostrazione della loro sensibilità nei confronti dello Sport. Per altro, occorre considerare e non sottacere che il reddito da lavoro delle donne non è nel mondo pari a quello degli uomini; per cui accollarsi da parte di queste ultime l’onere del versamento della quota associativa, sia pur contenuta anche rispetto ad altre Associazioni similari, può essere a volte d’ostacolo alla loro adesione al Panathlon. Questo aspetto merita un particolare approfondimento da parte della dirigenza dell’Associazione. Apertura alle posizioni Dirigenziali Anche per le donne appartenenti al Panathlon, vale il discorso fatto per il loro inserimento nei Quadri dirigenti degli enti sportivi. L’inserimento delle donne nei Club e nei vari livelli dell’Associazione, non può che dare una salutare spinta al nostro Sodalizio per un consistente e valido sviluppo, non solo numerico, ma anche culturale ed adeguato ai tempi. Attualmente solo un numero limitato di Club ha come Presidente una donna. Negli altri livelli dell’Associazione, Consiglio Internazionale, Commissioni, Distretti ed Aree, non vi sono donne. Questa situazione sembra essere una sorta di passo indietro rispetto al passato. Non ritengo che ciò derivi da eventuali invisibili forme di chiusura all’universo femminile ed auspico pertanto che il 2014 costituisca l’anno della svolta e, quindi, di una sensibile e risolutiva inversione di tendenza che soprattutto il mondo maschile dell’Associazione deve assolutamente fare propria e ritenere un doveroso obiettivo sociale. *Consigliere Internazionale Presidente Commissione IEC w w w.panath lon. net 13 Disabilità e sport CORAGGIO, PASSIONE E… CARROZZINA Dalle Paralimpiadi a Special Olympics “Lo sport è uguale per tutti’, è un documentario davvero particolare, realizzato con il sostegno del Panathlon Club Modena. In esso si raccontano la storia e le attività della Sen Martin, società di wheelchair hockey. Una storia di coraggio e di passione, ma anche la testimonianza di come lo sport possa aiutare anche nei momenti più difficili. Il regista è Nicola Gennari, professionista di grande bravura e rara sensibilità. In settanta minuti racconta la storia e le attività si questo gruppo sportivo che costituisce una nuova esperienza nel campo dello sport aperto ai disabili. L’idea della squadra e del film è di Lorenzo Vandelli, socio del Panathlon Modena. Si tratta della prima e unica squadra di hockey in carrozzina elettrica della provincia di Modena, composta esclusivamente da giocatori affetti da patologie quali distrofia muscolare, SMA, tetraparesi spastica. Una realtà nata per dare un punto di riferimento ai 14 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l ragazzi, dando loro oltre che uno strumento per fare sport, anche una possibilità in più per socializzare, confrontarsi, giocare, aggregarsi, per poter affrontare in modo diverso le problematiche della vita di tutti i giorni. Perchè, come si dice nel filmato, “La disabilità si sconfigge solo affrontandola e vivendola nel miglior modo possibile”. La realizzazione del documentario ha richiesto quasi un anno di lavorazione, tra riprese e postproduzione, per un risultato che è stato capace di raccogliere le testimonianze, oltre che degli atleti della Sen Martin, anche di alcune delle tante persone che sono vicine, in vario modo, a questa bellissima realtà sportiva. (dal socio Panathlon Lorenzo Vandelli) 1 - 2014 NOI TIFIAMO VALENTINA Special Olympics e Panathlon, da qualche tempo, camminano insieme sul sentiero della solidarietà e dell’attenzione verso atleti davvero straordinari. E’ una partnership che ci fa tornare alle origini delle nostre idealità e ci fa riscoprire le radici della politica sportiva come diritto di tutti. Anche di chi nasce su una strada in salita e dietro ad ogni porta trova un muro. Ciò che colpisce nell’assistere a competizioni di Special Olympics è l’impegno totale con cui gli atleti affrontano le gare e la gioia esplosiva che sprigionano, indipendentemente dai risultati. Tra le molte testimonianze che ci giungono quotidianamente ne abbiamo scelta una, autentico inno alla gioia e alla vita. Nonostante tutto. E’ la storia di Valentina, una “special” come tante. Quindi la storia di tutti i ragazzi e ragazze che non sanno che cosa sia la diversità perché con la loro vitalità che affidano al mondo di sogni ispirati dallo sport, fanno sentire diversi gli altri. Ciao! Sono Valentina dell’ Acquamarina Team Trieste. Ho imparato a nuotare all’ età di 3 anni con l’Unione Nuoto 95 poi Rari Nantes Trieste, seguendo i miei 3 fratelli che erano molto bravi. Anche a me piaceva molto nuotare e soprattutto andare sott’acqua. Dagli 8 ai 13 anni però ho dovuto fermarmi perchè avevo sempre male alle orecchie. Allora mi sono operata e dopo un paio di anni ho potuto riprendere a nuotare. Un giorno ho conosciuto una signora di nome Rosanna che mi ha chiesto se volevo fare nuoto con l’Acquamarina ed io ho accettato e lei è diventata la mia istruttrice. Ho cominciato ad allenarmi e a fare tante gare. Nel 2010 per la prima volta abbiamo partecipato ai Giochi Nazionali Special Olympics a Monza. E’ stata la prima di tante bellissime trasferte sportive: La Spezia, Biella e Viterbo dove abbiamo gareggiato con tanti atleti di tutta Italia davanti ai tanti genitori, amici e volontari che erano dei tifosi orgogliosi di noi quando facevamo bene e ci incoraggiavano al massimo quando non ci riuscivamo. Da lì abbiamo sempre partecipato agli eventi Special Olympics e abbiamo preso tante medaglie. Quando vinco sono felice perchè so di avercela messa tutta. Quando invece non vinco o arrivo 2° o 3° mi arrabbio un pò, però mi passa subito, perchè fuori subito mi dicono che non si può sempre vincere, l’importante è fare del proprio meglio. Sono molto felice di essere stata convocata nella delegazione italiana Special Olympics per i Giochi Europei, Anversa 2014. Adesso mi sto impegnando, ancora più di prima, con gli allenamenti, per fare delle belle gare. Spero di riuscire a vincere qualche medaglia per dedicarla alla mia famiglia, alla mia Società Acquamarina Team Trieste ed ai miei amici. Andare ad Anversa per me è un bellissimo sogno. Potrò conoscere tanti nuovi amici, vedere posti nuovi, andare in aereo per la prima volta e soprattutto gareggiare con tante altre atlete. Il mio sogno nel cassetto? Sarebbe partecipare ai Mondiali di Los Angeles 2015 perchè mi darebbe la possibilità di andare in America e gareggiare davanti a mio fratello Stefano che vive lì a Santa Barbara (vicino a Los Angeles) e che non vedo da 10 anni. Mi impegnerò con tutte le mie forze per ringraziare soprattutto chi ha avuto fiducia in me. Grazie Special Olympics! Da Valentina w w w.panath lon. net 15 Il Panathlon per la legalità Anche lo sport in campo per una partita davvero speciale “SCACCO MATTO ALLA MAFIA” E’ stato chiesto al Panathlon di aderire ad un’iniziativa fortemente educativa per la lotta contro la mafia. Lo sport è simbolo di libertà da ogni schiavitù e sostiene il diritto di interpretare la propria vicenda umana, senza condizionamenti. Il diritto allo sport per i giovani è fondamento del nostro DNA ed è contenuto nelle “carte fondamentali” che ispirano le nostra azioni. Per questo siamo schierati anche noi in campo con le migliaia di giovani, ai quali l’azione è rivolta, della scuole elementari e medie per questa partita davvero speciale. Scacco matto alla Mafia trae spunto da un racconto di Carolina Lo Nero, pubblicato da Navarra Editore nella collana Navarra junior, pensato e scritto per le ragazze e i ragazzi delle scuole primarie (quarta e quinta classe) e delle scuole secondarie di primo grado. Il testo affronta le principali tematiche di educazione alla legalità utilizzando un linguaggio semplice e ironico. È uno strumento di riflessione che vuole stimolare la crescita sana e consapevole dei giovani rispetto all’impegno civile e l’istruzione scolastica. Nel racconto la lotta alla mafia portata avanti dal questore Gattinori, da Paolillo e da tutti coloro che formano la squadra della Legalità, avviene attraverso personaggi improbabili e situazioni a volte esilaranti o paradossali, ma che conservano tutte una nota di amara verità. Ma Scacco matto alla Mafia è anche un progetto di educazione alla legalità. Il testo è infatti corredato da schede didattiche - scaricabili gratuitamente dal sito - che forniscono agli insegnanti alcuni spunti di riflessione per lavorare nelle classi. Il Laboratorio di educazione alla legalità comprende due sezioni, “Ritratti” e “W i corti”, a loro volta divise per scuola primaria e secondaria e pensate per aiutare gli studenti a comprendere meglio chi siano i 16 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l protagonisti della storia e come le tematiche affronta te nel libro hanno e avranno un peso nella loro vita. Inol tre, dal racconto nasce il copione La partita della legalità, che permette la drammatizzazione del testo e la realiz zazione di una parti ta di scacchi viventi con l’obiettivo di coinvolgere in una sfida tra Legalità e Criminalità migliaia di giovani di tutta Italia e realizzare una grande campa gna di sensibilizza zione nazionale. Il progetto culmine rà infatti a Palermo il 23 maggio 2014, data simbolica per il movimento antimafia, ricorrenza della strage di Capaci, giorno in cui ogni anno dal 2002 arrivano a Palermo le “Navi della legalità”. Saranno proprio gli studenti di tutta Italia a mettere in scena a Palermo – e in con temporanea nelle altre città italiane che aderiranno all’iniziativa – questa storica partita tra Stato e mafia per dare il definitivo scacco matto alla criminalità organizzata. L’obiettivo è quello di creare una campagna nazionale di mobilitazione rispetto alla tematiche della legalità e al contrasto di ogni atteggiamento mafioso, attraverso un momento di rappresentazione unitaria dei messaggi antimafiosi condivisi da tutti gli studenti italiani. La campagna ha un suo luogo di incontro e discussione privilegiato sul web, sul sito dedicato al progetto www.scaccomattoallamafia.it e sulla pagina facebook collegata, canali attraverso cui si daranno tempestivi aggiornamenti sullo sviluppo della campagna e approfondimenti sui temi trattati, e soprattutto si documenterà il lavoro svolto nelle scuole e nelle associazioni con reportage e fotografie, per creare una comunità attiva e vivace attorno al progetto e innescare un movimento d’opinione. 1 - 2014 sala stampa Headquarters Panathlon International Rapallo punto medico Il Panathlon International, insieme al Comune di Rapallo organizza dal 19 al 25 maggio 2014 una settimana di eventi sportivi (esibizioni, dimostrazioni, tornei, gare) e congressuali all’interno della quale si svolgerà il 19° Congresso Internazionale del Panathlon International dal titolo “Is the Olympic flame still burning?” e la 46° Assemblea Generale dei Club. congres s centre Sp rt Festival monumento C.Colomdo aula didattica •Congress Centre Congresso Nazionale I.R.C. - In funzione di un protocollo di intesa internazionale sottoscritto dal Panathlon International con l’ ”Italian Resuscitation Council” -Centro di Formazione New Life al fine di predisporre e realizzare corsi di formazione in ambito sanitario quali defibrillazione precoce e rianimazione di base, il 21 e 22 maggio si svolgerà il Congresso Nazionale dell’unico Ente italiano autorizzato all’emanazione delle linee guida ed alla organizzazione di corsi certificati in ambito rianimatorio sul territorio italiano. E’ prevista la partecipazione di circa 300 partecipanti provenienti da tutta Italia. Convegno Nazionale “Confesercenti” sul tema “Lo Sport come motore di sviluppo” L’obiettivo è di fare proposte che abbiamo come riferimento lo sport non soltanto come momento agonistico, ma come elemento di sviluppo sociale ed economico. Molte città basano la loro attività su eventi sportivi e intorno a essi costruiscono un indotto economico estremamente interessante, oltre al ruolo sociale dello sport, come mo mento aggregativo e di sviluppo educativo, fondamentale nella crescita e nel mantenimento della salute di giovani e meno giovani. Fondamentale è considerare lo sport come uno dei settori chiave da incentivare per lo sviluppo del territorio. Congresso Nazionale “Panathlon Club Rapallo” sul tema “Sport e alimentazione: binomio per la salute del futuro.” Il Panathlon Club di Rapallo organizzerà un congresso nazionale invitando Relatori di portata italiana. La tematica è di moderna attualità in quanto fa connubio tra gli aggiornamenti scientifici in materia di salute sportiva e le importanti relazioni con gli aspetti nutrizionali-alimentari. Vi saranno relatori accademici di fama nazionale e soprattutto verranno coinvolte almeno due Università nazionali al fine di accreditare l’evento quale percorso di Educazione Continua in Medicina (ECM). Referente organizzativo e scientifico è il dott. Lorenzo Marugo, medico sportivo della Federazione Italiana Nuoto e relatore nazionale in molteplici Convegni e Congressi di ampio respiro scientifico. La risonanza di tale evento sarà nazionale ed avrà una spiccata partecipazione interregionale. Si prevedono 200 partecipanti accreditati, oltre ad una importante partecipazione territoriale grazie alla collaborazione con un importante istituto scolastico rapallese. Infine si garantiscono oltre 100 unità presenti grazie all’inizio del periodo di presenza in Rapallo da parte dei soci Panathlon International i quali parteciperanno all’Assemblea Generale del 24/25 maggio. 19° Congresso Internazionale “Panathlon International”: “Is the Olympic flame still burning?” Speacker primario del Congresso sarà Jacques Rogge, past presidente del Comitato Olimpico Internazionale, affiancato da altre illustri personalità del medesimo calibro internazionale quali Bruno Grandi, Joseph Maguire e Elaine Cook. La cura degli aspetti scientifici è predisposta dalla Commissione Scientifico-Culturale del P.I. All’interno degli invitati spiccano i nomi dell’attuale Presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach, del nuovo Presidente Sportaccord Marius L. Vizer, di Ambasciatori e Presidenti internazionali, e dei Referenti di Unicef, Onu, Unesco. I numeri dei partecipanti sfioreranno le 350 unità; all’interno di questo numero saranno presenti almeno 150 Soci del Panathlon International provenienti da 5 continenti. w w w.panath lon. net 17 iscrizioni iscrizione solo lavori congressuali entro il 15/03/2014 50,00 € a persona La quota di iscrizione comprende: Materiale congressuale, Gadget, Coffee break n.1 ticket andata e ritorno Funivia Rapallo-Montallegro n.1 pass no-limits per attività sportive al village del Rapallo Sport Festival A) entro il 31/12/2013 60,00 € B) entro il 28/02/2014 75,00 € C) entro il 15/03/2014 90,00 € - La quota di iscrizione comprende: - Materiale congressuale - Materiale assembleare - Gadget - Trasferimenti da e per gli Hotel convenzionati - N.4 coffee break - Ingresso ai Musei della Città di Rapallo - N.1 ticket andata e ritorno Funivia Rapallo-Montallegro - Visita alle Seterie di Zoagli - N.1 pass no-limits per attività sportive al village del Rapallo Sport Festival. N.B. I PREZZI SI INTENDONO PER PERSONA, AL GIORNO, IVA COMPRESA N.B. I PREZZI SI INTENDONO PER PERSONA, AL GIORNO, IVA COMPRESA prenotazione ALBERGHIERA prenotazione catering Caratteristiche e sistemazioni presso gli Hotels convenzionati PanathIon International, in trattamento bed & breakfast, con quotazioni per persona al giorno: 1) HOTEL LUSSO Camera Doppia 100,00 € Camera Dus 200,00 € 2) HOTEL 1a Cat.Sup. Camera Doppia 70,00 € Camera Singola 100,00 € 3) HOTEL 1a CAT. Camera Doppia 60,00 € Camera Singola 95,00 € 4) HOTEL Cat. Turisitca Sup. Camera Doppia 50,00 € Camera Singola 90,00 € 5) HOTEL Cat. Turistica Camera Doppia 40,00 € Camera Singola 80,00 € N.B. I PREZZI SI INTENDONO PER PERSONA, AL GIORNO, IVA COMPRESA 18 iscrizione manifestazione pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l Si richiede formalmente prenotazione ristorativa con trattamento di menu fisso, con quotazioni per persona ad evento: 1) Welcome Dinner “Concerto e Cena” Circolo Golf & Tennis Rapallo 22/05/2013 - 60,00 € 2) Buffet lunch ristoranti convenzionati 23/05/2013 - 30,00 € 3) Cena tipica ligure con spettacolo Villa Porticciolo 23/05/2013 - 30,00 € 4) Buffet lunch ristoranti convenzionati 24/05/2013 - 30,00 € 5) Cena di gala Acquario Internazionale di Genova 24/05/2013 - 90,00 € 6) Buffet lunch ristoranti convenzionati 25/05/2013 - 30,00 € N.B. I PREZZI SI INTENDONO PER PERSONA, AL GIORNO, IVA COMPRESA 1 - 2014 programma accompagnatori Trattamento di menu fisso ove previsto, trasferimenti, con quotazioni per persona ad attività: Gita turistica alla scoperta della cittadina di Portofino 23/05/2013 (battello incluso) - 20,00 € Gita turistica alla scoperta della città di genova (bus incluso) 23/05/2013 - 30,00 € Gita turistica con guida alle 5 terre (Battello e bus incluso, pranzo libero) 24/05/2013 - 65,00 € Corso di cucina (con pranzo, bevande escluse) su prenotazione 70,00 € Giornata alla SPA (include uso piscina interna riscaldata, bagno turco, sauna e uso palestra) su prenotazione 30,00 € w w w.panath lon. net 19 Rapallo Panathlon Sport Festival PANATHLON INTERNATIONAL EVENTS Flambeau d’Or Prestigiosi riconoscimenti assegnati quadriennalmente a personalità di fama internazionale, che si sono particolarmente distinte nella promozione dello sport, nella cultura sportiva e nell’organizzazione di grandi eventi 24 maggio ore 11.15 Cerimonia di premiazione Sir Philip Craven Presidente Comitato Internazionale Paralimpico per l’organizzazione Prof Norbert Müller Presidente Comitato Internazionale “Pierre de Coubertin” per la cultura Prof Susan Bissell UNICEF’s Global Child Protection Leader per la promozione “Firma Ufficiale del Protocollo di Intesa tra Panathlon International e JJIF” alla presenza del Presidente Internazionale Panagiotis Theodoropoulus con la potenziale partecipazione di SportAccord 24 maggio ore 14.30 - 17.30 Assemblea Straordinaria P.I. 25 maggio ore 9.00 - 12.30 Assemblea Ordinaria P.I. Cerimonia di premiazione “Premio Comunicazione P.I.” 20 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l 1 - 2014 Dal dibattito nel Club di Pavia straripa un tema sempre attuale I MOLTI VOLTI DEL CALCIO TRA VALORI E CARTELLINI ROSSI La copertina dell’ultimo numero della nostra rivista ha fortemente impressionato i lettori ed ha sollevato un interessante dibattito sui fenomeni del calcio. Questo è un sintomo di vitalità provvidenziale per un’associazione. Inoltre, contemporaneamente, in molti club dell’universo panathletico è emersa l’esigenza di affrontare il fenomeno calcio alla luce di elementi sempre nuovi e sempre più accesi, con franchezza, senso di responsabilità e senza pregiudizi. Tra questi il club di Pavia è stato apripista con un dibattito esemplare sul suo bollettino mensile “Panathlon Pavia News”. Affrontare le problematiche del mondo del calcio alla luce dei nostri valori è un’esigenza ed un dovere, anche se lo scenario potrebbe impaurire per la complessità dei problemi sportivi, finanziari, politici ed etici che si intrecciano. Tutti siamo inevitabilmente investiti dal fenomeno calcio per la sua straordinaria diffusione, per i risvolti tifoidei ma anche per i contenuti educativi che deve contenere, considerando il numero straordinario di ragazzi che scelgono questo sport spontaneamente, spesso per carenza di proposte diverse sul loro territorio. Per questo noi abbiamo il dovere di essere presenti con la nostra passione ma anche con la nostra analisi critica dei fenomeni che contraddistinguono l'attività calcistica: dagli eventi agonistici di massimo livello, alle deprecabili degenerazioni del tifo criminale che organizza risse e provoca feriti e spesso morti, ma anche dobbiamo sostenere chi si impegna nelle migliaia di piccole società calcistiche di periferia rispondendo ad un'esigenza educativa fondamentale. La nostra ultima copertina con il volto di Mario Balotelli e di ragazzi del terzo mondo con un pallone di stracci interpreta i due estremi del fenomeno calcio: uno sport endemico anche in inimmaginabili periferie degradate del mondo ed il top del calcio miliardario, capriccioso e anche razzista. Balotelli stesso è un simbolo di tutto questo: protagonista in negativo con i suoi comportamenti impulsivi ma, nel contempo, è una vittima per gli episodi di discriminazione razziale di cui viene fatto bersaglio continuamente. Come contrapposizione c’è il volto imbronciato dei ragazzi del terzo mondo che non diventeranno mai Balotelli, anche se proprio quest’ultimo, con la sua storia personale di adozione potrebbe essere l’emblema di una speranza diffusa. Proprio per queste forti connotazioni e contraddizioni il Panathlon deve avere il coraggio di non nascondersi di fronte ad un dibattito che tocca la sua essenza di crogiuolo di idee diverse, culture e civiltà anche lontane. Non ci illudiamo di giungere a conclusioni unanimi e condivise ma, quanto meno avremo concorso ad aprire un’analisi fondata su valori diversi da quelli espressi dalle classifiche dei campionati, dalle big-list dei marcatori e dei candidati al pallone d’oro. E soprattutto valori lontani dalle quotazioni miliardarie del calciomercato che distorcono il rapporto con la vita reale e violentano ogni concetto etico dello sport. Il “nostro” calcio, lo sport di cui vogliamo occuparci, non è questo ma quello vissuto da milioni di ragazzi sui mille campi degli oratori e delle periferie polverose del mondo. w w w.panath lon. net 21 Il Calcio pone dei problemi di Angelo Porcaro A fine mandato credo che un Presidente faccia bene a porre in evidenza le problematiche riscontrate negli anni al vertice del suo Club. E così, nella relazione di quest’anno, ho voluto sottolineare il senso di malessere ed anche scoramento che sempre più acuto ho sentito serpeggiare tra alcuni dei nostri soci. Mentre noi, da un lato, propugniamo lo sport pulito, etico e divertente, ed impegniamo tempo ed energie nei quotidiani incontri con le scolaresche di ogni ordine e grado, dall’altro, i media ci propugnano episodi collegati al calcio che non dovrebbero essere descritti nelle pagine sportive ma solo in quelle di cronaca. Il “mondo del pallone” è un mondo “sui generis”, che si considera intoccabile e onnipotente con i suoi soldi ed i suoi privilegi, addirittura al di fuori della legge. Non più di sei anni fa eravamo sconvolti per Calciopoli e un anno fa scoprivamo ancora che alcuni giocatori ed ex giocatori, anche famosi, avevano fatto business illegale 22 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l con le scommesse. E sono attive in molte Procure inchieste, avvisi di indagini in corso e rivelazioni varie che hanno svelato che il calcio nel corso degli ultimi anni è stato abbondantemente inquinato. E quel che è peggio è che tali manifestazioni di inciviltà non sono caratteristiche della massima divisione ma che, a macchia d’olio, da essa si trasmettono, per imitazione a molti campi, a molti calciatori, agli spettatori e, purtroppo, ai genitori. L’ ”affaire” Nocerina, l’arresto dei tifosi in Polonia, la squalifica delle curve ed ancora peggio l’accanimento di tanti cronisti contrari a questo provvedimento, lo so, non sono il Calcio ma, purtroppo, ad esso sono riconducibili. E quello che veramente fa male non è tanto il malcostume ma il fatto che in tanti, soprattutto dirigenti, pretendano di minimizzare se non di giustificare. Ed allora ho scritto quanto brevemente vi sunteggio: Testimonianza 1 - 2014 …gli ultimi sconcertanti e riprovevoli episodi del mondo del calcio e scusatemi se ancora una volta scendo a discutere di quello che comunque va considerato come il nostro sport nazionale, purtroppo non ci lasciano ben sperare per il futuro. Le aggressioni all’interno e al di fuori degli stadi, il teppismo dei supporters, il razzismo niente affatto latente, l’aggressione verbale contro arbitri ed avversari, le intemperanze di vasti strati del pubblico sono all’ordine del giorno e non possiamo sottacerli, data la visibilità che essi hanno in TV e sui giornali. Non passa giorno che qualche nuovo o vecchio fattaccio non venga ad occupare i nostri schermi televisivi, abituando e rendendo quasi normale agli occhi di grandi e soprattutto dei piccoli, comportamenti che andrebbero altrimenti sconfessati e messi al bando. Ma l’ultimo episodio è clamoroso: ad un allenatore che ha ritirato la sua squadra pulcini per ripetute intemperanze dei genitori sugli spalti è stata affibbiato il 3 a 0 a tavolino oltre ad una cospicua multa. Ed oltretutto, siamo in presenza anche di una pletora di addetti, giornalisti, commentatori ed interessati dirigenti, che comunque cercano, arrampicandosi sugli specchi, di giustificare, minimizzare questi assurdi comportamenti, con la conseguenza di indurre nei più sprovveduti ed ingenui o acerbi spettatori il dubbio che tali azioni non siano da stigmatizzare ma che, sotto sotto, siano giustificabili ed infine accettabili. L’esempio che i campioni, i dirigenti, gli allenatori quotidianamente danno sono devastanti e sono tanti e tali che noi Panathleti non riusciremo mai a contrastarli, nemmeno con migliaia di incontri con gli alunni delle scuole. Nemmeno se i Panathleti fossero in numero triplo potremmo con le nostre parole bilanciare l’effetto che fa Balotelli in Tv quando irride l’avversario o litiga con arbitri ed avversari. Questo per dire che purtroppo la nostra indefessa fatica, quella della Commissione Giovani, della Commissione Cultura e di tutti i soci che hanno puntualmente speso tempo e parole per portare nelle scuole il verbo del nostro movimento, è una goccia in un mare tempestoso e la fiducia che la nostra azione in futuro possa risultare efficace comincia a vacillare. Ma allora quali sono i rimedi? Partendo da quel famoso motto latino: “ Parva saepe scintilla magnum excitat incendium” - spesso una piccola scintilla scatena un grande incendio propongo tutti assieme, Club e Panathlon International, di mettere in atto l’ostracismo su tutto ciò che è il grande calcio, rifiutando, ad esempio, relatori o relazioni sul mondo del pallone d’èlite. E non pensate che sia una follia, un’impresa inimmaginabile. Lanciamo il grido, noi nei nostri Club in Italia ed il Panathlon International in sede internazionale, dicendo che il calcio d’élite, il calcio dei grandi club non è un calcio da seguire, da imitare. Diciamo al mondo intero che questo calcio non ha le caratteristiche per essere additato ad esempio per le nuove generazioni. Comunque, ferma restando l’attuale situazione, non possiamo esimerci dall’operare contro le storture del calcio perché è nostro preciso compito e dovere quello di tentare all’infinito, anche combattendo contro i mulini a vento, di indurre nelle nuove generazioni il concetto che sport è divertimento e che esso deve essere praticato in modo corretto, pulito e leale. Che la situazione sia molto grave lo testimonia l’aumentato numero di agenzie, associazioni che assieme a noi tentano di contrastare l’assurdo fenomeno del malcostume nello sport. Persino le autorità ecclesiastiche sono scese direttamente in campo per denunciare ed arginare quello che è diventato un pericoloso tarlo per il movimento sportivo nazionale. w w w.panath lon. net 23 Un pilastro del Panathlon Antonio Spallino Uomo, amministratore, sportivo, intellettuale di Maurizio Monego Nel titolo del libro di Vincenzo Guarracino, apparso nelle librerie qualche giorno prima di Natale c’è la sintesi degli esemplari ruoli impersonati da Antonio Spallino. Avvocato, anziché critico letterario come avrebbe voluto diventare; Sindaco, con la ”s” maiuscola, come molti lo definiscono nella sua Como, ha saputo dare forma e dignità alla città; sportivo, campione mondiale e olimpico di scherma e panathleta fra i fondatori del club lariano nel 1954 quando aveva al collo un argento olimpico conquistato a Helsinki. Due anni più tardi a Melbourne, il “panathleta” Antonio Spallino avrebbe aggiunto al suo palmares un oro a squadre e un bronzo individuale, sempre nel fioretto. Persona di grande integrità, per natura e per educazione, “equilibrato e colto senza ostentazione”, della sua città è uno dei suoi figli più illustri; intellettuale “capace di esaltare il potere della meditazione, dell’ascolto e del colloquio con le fonti del sapere”, con il dono di stupirsi di fronte alle meraviglie del creato. Sono pagine dense di umanità, che Guarracino ci propone. Testimonianze di doti e virtù di un uomo che ha coltivato la mitezza, sulla lunghezza d’onda di persone speciali, come il padre Lorenzo formatosi alla scuola di Don Sturzo, o Norberto Bobbio, che era nella cerchia di amicizie familiari. Al padre, Antonio Spallino, “Nino” come lo chiamano affettuosamente gli amici più vicini, ha dedicato un libro, Amico di mio padre, inedito come inedite sono le pagine private del suo diario “notturno” di cui troviamo tracce nella biografia provvisoria proposta da Guarracino. Vi riecheggiano parole di amore verso i genitori che suonano come versi struggenti. Così come lo stupore e la contemplazione della natura , nelle scalate sull’Ortler come nel giardino della “casa del cuore”, di Carimate, ove “famiglie di azalee migrano secondo le consonanze delle tonalità” e - così scrive Nino - “ educhiamo rose scarlatte sino alla soglia della notte”. Sono molti gli aspetti di Nino, che nel libro ne definiscono l’identità e la personalità. Dal periodo dell’adolescenza e della prima giovinezza sotto la guida del padre e di Francesco Casnati, “autentico Maestro della sua formazione culturale e morale, da cui apprese l’amore per la lettura critica, al suo Maesto di scherma Pisani di Castagneto, non sole tecnico, ma maestro di vita, e via via lungo il percorso sportivo e civile, si snoda una galleria di personalità importanti, di persone di sport, di autori, di intellettuali. Gli sportivi e i panathleti trovano nel libro 24 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l motivi di speciale interesse per riconoscere il valore esemplare di uno dei tre Membri d’Onore del Panathlon International, di un uomo che nobilita l’associazione con il suo impegno e la sua attenta presenza. Leggere dei tratti essenziali della sua personalità che emergono da pub blicazioni come Una frase d’armi che egli ha scritto nel 1997 o come il libro intervista Le regole del gioco, di Car lo Ferrario (1991), o delle tante pub blicazioni - perfino romanzi - che parlano di lui, porta a sondare valori che nel tempo la società ha sacrifi cato o distorto. Fra tanti giudizi ripor tati, quello che Renata Soliani espres se nell’occasione dell’ottantesimo compleanno del suo mentore: “Atleta e gentiluomo, nella Como sportiva degli anni Cinquanta e Sessanta, tutto all’insegna del rigore morale, della competizione onesta, del bel gesto e della stoccata esemplare, ha fatto scuola per aver trasmesso il concetto di sport come pedagogia e cultura, come responsabilità, arte, ma soprattutto come esempio”. Della cultura, Spallino è sempre stato il portabandiera. In tutte le sue forme, anche quella sportiva. Fu lui ad imprimere una svolta nel modo di farla all’interno del Panathlon International, nel periodo della sua presidenza dal 1988 al 1996. Nelle pagine dedicate al Panathlon si ricorda come incoraggiò l’apertura della associazione alle donne [già due donne erano presidenti di club: a Varese Adriana Croci Piotti e a Brescia Gabre Gabric Calvesi], impostò nuovi programmi operativi e spinse sulla strada dell’etica della responsabilità. Diede avvio alla stagione di congressi importanti, a partire da quello di Avignone (1995) come Presidente Internazionale e quelli di Palermo (1999), Venezia (2001), Basilea (2003), Parma (2005) e Anversa (2007) come Presidente della commissione scientifico-culturale. L’opera in 4 volumi Sport, Etiche, Culture, da lui curata per l’occasione del compimento dei 50 anni del sodalizio raccoglie una sessantina di testimonianze sportive, sociologiche, letterarie e morali intorno alla domanda cruciale: “L’etica della responsabilità e della solidarietà e la cultura umanistica hanno avuto o no cittadinanza nell’evoluzione dei fenomeni sportivi?”, allo scopo di approfondire le conoscenze della realtà sportiva nella società, nelle culture e nel contesto etico del secondo Novecento. Si riconosce in questo sentire l’attitudine alla curiositas, alla “disponibilità dell’individuo all’assolvimento delle proprie responsabilità: verso la res publica, la polis, nel 1 - 2014 “L’alpinismo ha molti volti, dalla escursione alla scalata artificiale, dall’arrampicata libera alla discesa classica, dallo sci solitario allo sci estremo. (…) “Dovunque, uomini e donne, giovani ed adulti che si inerpicano, si issano sulle cenge, si sospendono ad una staffa, si misurano, ecco la parola esatta, si misurano, con un elemento dell’universo, ma soprattutto con se stessi”. sapersi riconoscere come cittadino in un ordine rigoroso di doveri, e verso se stessi, nel soddisfacimento dei diritti del corpo e delle intime esigenze della sapienza”. L’autore descrive la “ritualità dei gesti, l’eleganza dei movimenti, il ritmo estetico e insieme musicale con cui il suo corpo si inseriva nello spazio” quando tirava di scherma. Un’opinione che Gianni Brera aveva sintetizzato nel servizio per il quotidiano “Il Giorno” (4 dicembre 1956) relativo all’incontro finale che diede l’oro olimpico alla squadra di fioretto (Manlio Di Rosa, Vittorio Lucarelli, Edoardo Mangiarotti, Antonio Spallino) ai Giochi di Melbourne: “ È naturalmente elegante e pratica una scherma assai bella”. Quel giorno, in quell’ultimo incontro decisivo per la medaglia più pregiata contro il francese Netter, Spallino mostrò la sua testardaggine nel voler convincere il giudice ungherese Tilly dell’errore di interpretazione della sua azione, non con proteste, ma con fair play. In questo libro, come in Una frase d’armi, Nino spiega come dal 4 a 1 in suo favore, a 1 stoccata dalla vittoria, il suo avversario avesse avuto 3 volte assegnata la stoccata sempre sulla sua medesima azione – battuta di quarta e cavazione. “Ai miei occhi il giudizio offendeva oggettivamente la verità; e la riparazione dell’errore non sopportava indugio o confronto con qualsiasi altra esigenza. Come assolvere l’imperativo di dimostrargli l’errore nel quale era incorso? Replicando l’azione mi dico”. Manlio Di Rosa ad ogni assalto lo scongiura “cambia, cambia botta”. “Ma è impossibile farmi mutare determinazione. Nella mia mente la pedana di Santa Kilda si è trasformata in una sorta di bilancia della giustizia, schermo della verità, palco dell’ordalia”. Mangiarotti e compagni patirono una sofferenza difficile da descrivere, la possiamo solo immaginare. Brera così dipinse il quadro, non tanto dal punto di vista tecnico, quanto emotivo: “Il mio cuore ha filtrato forse un po’ troppe sigarette perché potesse Francia. In un greve silenzio, il filo d’acciaio brandito da Spallino-Brambilla, cercò l’attrito del filo opposto parando di terza e toccando di cavazione in allungo. Fatto. (…) Io tolsi la mano dal cuore e, ritrovandomi piacevolmente vivo, senza troppe smancerie, corsi a battere il cablo”. Sul Fair Play, Antonio Spallino, ha scritto saggi importanti per la storia del Comitato Internazionale per il Fair Play (CIFP), di cui è stato per anni Vice Presidente, attualmente in veste di onorario. Parole che si trovano nelle edizioni dei Quaderni del Fair Play, che il Panathlon International ha pubblicato in collaborazione con lo stesso CIFP. Fra le tante notazioni contenute nel libro di Guarracino, una merita ancora di essere citata, quella sul culto dell’amicizia: “il dono più provvido”, che “ci fa uguali, che non si programma, non si negozia, che non si compra; si offre e si accetta unicamente nello scambio dei cuori, da persona a persona”. “L’assalto è un teatro di libertà, giocato su un registro che può mutarne ogni volta l’esito, dove la violenza viene esorcizzata da regole lungamente costruite, accumulate, modificate; forse è l’espressione di una competizione più profonda, che simbolizza la lotta tra gli elementi, dell’ordine e del disordine nel mondo e nell’uomo”. (Una frase d’armi) w w w.panath lon. net 25 Inchiesta Da Armstrong a Di Luca: che squallore! Non è vero che tutti i corridori ciclisti “si dopano” Troppo facile infangare il sistema e poi evitare di comparire davanti a chi di dovere per argomentare le proprie accuse. Troppo semplice dire ‘lo fanno tutti’, solo per lavarsi la coscienza. E passa quasi per ingenuità malata, poi, (provare a) giustificarsi spiegando che ‘colpendo me si è voluto punire il sistema’. Le parole di Danilo Di Luca rilasciate alle Iene, hanno fatto immediatamente il giro (ciclistico) del mondo. I corridori si sono detti disgustati dal comportamento dell’abruzzese che, recidivo per la terza volta, è stato radiato da quello che è sempre stato il suo ambiente naturale, primo italiano di sempre a subire una squalifica del genere. Il mondo delle due ruote sta facendo fatica per scrollarsi di dosso quella nomea che si porta dietro da ormai parecchi anni, e che è andata ingigantendosi in seguito al definitivo smascheramento del sistema-Armstrong. Ma il ciclismo, quello vero, quello fatto di fatica e sudore, fiducia e lealtà, esiste ancora, e per chi lo segue da vicino – addetti ai lavori o semplici appassionati – è più vivo che mai. Lo si legge negli occhi dei giovani di oggi, di quei ragazzi che si affacciano per la prima volta tra i professio- 26 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l di Andrea Tabacco nisti con l’entusiasmo dei bambini che scartano i regali sotto l’albero di Natale. Perché chi ama il ciclismo, lo amerà per sempre, a prescindere dagli scandali e dai polveroni che si sono alzati, o che magari si solleveranno in futuro. La passione e l’amore per l’odore della strada, così come il rumore silenzioso del gruppo che passa in mezzo a due ali di folla, non finiranno mai di solleticare la fantasia degli appassionati. E chi dice che ha smesso di credere nel ciclismo mente. Non è il doping ad averlo allontanato dal ciclismo: semplicemente lui, al ciclismo, non ha mai creduto per davvero. Perché se ami soffri, stai male, ma se non vieni allontanato con la forza resti lì. In attesa di emozionarti di nuovo. E con il ciclismo succede spesso. Molto spesso. Di Luca dice di aver parlato perché vuole bene al ciclismo, ma se davvero ama quel mondo perché allora ha deciso di non presentarsi davanti alla Procura Antidoping del Coni che lo ha convocato per approfondire le sue dichiarazioni? “Loro vogliono i nomi – ha spiegato Di Luca – ma io non li ho mai fatti e mai li farò. Ho visto che in tanti vogliono denunciarmi. Se andremo in Tribunale farò i nomi”. 1 - 2014 - NON - PREMIO NO - FAIR PLAY al ciclista Danilo Di Luca Come assegnatario del primo “NON – PREMIO NO-FAIR PLAY” va indicato, con rammarico, il corridore ciclista Danilo Di Luca protagonista di una sconcertante confessione davanti ai microfoni della trasmissione “Le Iene”. Di Luca è il primo corridore professionista ad essere sanzionato per doping con una squalifica a vita. Insomma: radiato dalla professione che ha esercitato dal 1999 ad oggi. Lo sconcerto aumenta se si ricorda che Di Luca vinse il Giro d’Italia 2007. Come reazione all’annuncio della radiazione ha detto: “Colpendo me si è voluto colpire il sistema ciclistico...Tanto lo fanno tutti”. Poi si è rifiutato di comparire davanti alla commissione antidoping del CONI che lo ha invitato a dire tutta la verità, fino in fondo per favorire interventi radicali contro il doping. Nonostante i troppi casi di doping il ciclismo è sostenuto anche da molti corridori onesti che affrontano con trasparenza questo sport fondato sulla fatica. Come ex cronista di ciclismo, testimone di 20 anni di corse, mi sento personalmente toccato dall’accusa ingenerosa di Danilo De Luca. Per la sua scelta di scagliare il sasso e nascondere la mano alla verità merita il “NON – PREMIO NO-FAIR PLAY” Il punto è proprio questo. Se vuole davvero aiutare il ciclismo non deve parlare con le ‘Iene’, deve farlo con la Procura Antidoping, fare i nomi e rompere per sempre quel muro di omertà che per davvero troppi metri si è (si era…?) alzato dall’interno del gruppo. Perché accusare senza fare nomi significa “sputtanare” (parola che ha usato lui stesso), e non fare il bene dello sport che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Le parole di disprezzo di Nibali, che si è scagliato in maniera netta e decisa contro l’abruzzese, sono quelle che gli hanno fatto più male. “Però almeno mi sono levato un peso – ammette Di Luca – Io ci sto mettendo la faccia, se lo facesse anche qualcun altro sarebbe meglio”. Comincia a farlo tu, Danilo, sii da esempio per gli altri. Solo una cosa però: se decidi di farlo, fallo sul serio, fino in fondo. Il punto è proprio questo. Se vuole davvero aiutare il ciclismo non deve parlare con le ‘Iene’, deve farlo con la Procura Antidoping, fare i nomi e rompere per sempre quel muro di omertà che per davvero troppi metri si è (si era…?) alzato dall’interno del gruppo. Perché accusare senza fare nomi significa “sputtanare” (parola che ha usato lui stesso), e non fare il bene dello sport che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Le parole di disprezzo di Nibali, che si è scagliato in maniera netta e decisa contro l’abruzzese, sono quelle che gli hanno fatto più male. “Però almeno mi sono levato un peso – ammette Di Luca – Io ci sto mettendo la faccia, se lo facesse anche qualcun altro sarebbe meglio”. Comincia a farlo tu, Danilo, sii da esempio per gli altri. Solo una cosa però: se decidi di farlo, fallo sul serio, fino in fondo. w w w.panath lon. net 27 Intervista Promuovere la qualità della vita attraverso l’educazione fisica Intervista con Claude Scheuer presidente EUPEA Il seminario, organizzato in collaborazione con la United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO) e l'Associazione degli Educatori Fisici e della Salute in Francia (SNEP), riunirà docenti ed esperti che affronteranno il tema della qualità dell’Educazione Fisica. A questo proposito, ICSSPE ha condotto un'intervista con Claude Scheuer, Presidente EUPEA e membro del Comitato esecutivo ICSSPE. Qual è la definizione di EUPEA e di qualità dell’Educazione Fisica? Al momento, non esiste una definizione EUPEA reale della qualità dell’Educazione Fisica, che è uno dei motivi per cui organizziamo questo Seminario su "La qualità nell’Educazione Fisica" a Parigi in collaborazione con SNEP e l'UNESCO. In generale, vi è la necessità di avere una più chiara idea sulla qualità dell’Educazione Fisica o degli indicatori di qualità dell’Educazione Fisica e, da un punto di vista più pratico, di fornire esempi pratici, concreti di ciò che la Qualità dell’Educazione Fisica può consistere. Al momento, EUPEA sta utilizzando alcuni documenti che sollevano il tema della qualità dell'educazione fisica, come ad esempio la "Dichiarazione di Madrid" del 1991 - l'anno di fondazione di EUPEA – con delle modifiche a Bruxelles nel 2011, le "Linee guida di EUPEA per l’educazione fisica" e in modo più sviluppato, il "Codice Etico di EUPEA e di una buona pratica per l'educazione fisica". Per riassumere, questi documenti ufficiali elaborati da EUPEA e dalle altre associazioni riflettono le seguenti questioni, tra le altre, in relazione con la qualità dell’Educazione Fisica: •La necessità di un programma sufficiente nelle scuole per l'educazione fisica a tutti i livelli •Un programma ben equilibrato per l'educazione fisica dotato delle risorse necessarie per la sua attuazione. •Insegnanti di educazione fisica professionalmente qualificati a tutti i livelli del sistema educativo con le competenze e le conoscenze teoriche, personali e pratiche richieste da un bravo professionista, che hanno accesso a un'offerta obbligatoria di sviluppo professionale continuo. Oltre a queste questioni più strutturali, l’attenzione nell’Educazione Fisica della qualità dovrebbe essere posta su ciò che sta accadendo in classe. Ed ecco i programmi di educazione fisica di alta qualità - messi in atto dagli insegnanti di educazione fisica - dovrebbero fornire degli orientamenti al fine di garantire che i bambini possano partecipare in tutta sicurezza a tutte le forme scolastiche dell’educazione fisica con il loro interesse, essendo di massima importanza. 28 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l Come la qualità dell’Educazione Fisica può essere attuata dagli insegnanti? L’Educazione Fisica di qualità attuata da insegnanti di educazione fisica dovrebbe prendere in considerazione i principi come un processo di insegnamento e di apprendimento chiaro e strutturato, l'utilizzo ottimale del tempo assegnato con un massimo di tempo per l'attività fisica; diversi approcci metodologici; obiettivi equilibrati, contenuti e metodi; un ambiente di classe positivo; studiando un approccio incentrato sugli studenti nei processi di insegnamento; una retroazione o la trasparenza della valutazione adeguata. Per raggiungere e monitorare le norme derivanti da tali principi o altro, gli insegnanti di educazione fisica dovrebbero avere un sostegno in forma di strumenti che possono utilizzare a scuola o a livello di classe per essere in grado di controllare o valutare gli input, i processi e la qualità delle loro lezioni di educazione fisica. Il programma "qims" dell'Ufficio federale dello Sport (www.qims.ch) è un ottimo esempio di tale strumento, che può essere utilizzato dai ministeri di educazione fisica o dagli insegnanti di educazione fisica per analizzare la qualità dell’Educazione Fisica. A quali gruppi o organizzazioni il seminario EUPEA si rivolge? In primo luogo, il seminario EUPEA si rivolge alle Associazioni e membri di EUPEA, che sono più di 30 associazioni di insegnanti di educazione fisica in tutta Europa e, quindi, vuole riunire insegnanti di educazione fisica provenienti da tutta Europa. Inoltre, il seminario vuole attrarre degli esperti di associazioni partner nel campo della Educazione Fisica, soprattutto in Europa, ma perché no in tutto il mondo. Infine, va detto che il Seminario è aperto a tutti gli esperti interessati nel campo dell’EF che vogliono contribuire ad una discussione nata attorno al tema principale, che è la qualità dell’Educazione Fisica. Quali argomenti in particolare saranno affrontati durante il seminario? Il seminario sarà strutturato in tre parti: 1. Presentazioni di qualità dell'educazione fisica da parte di esperti in materia di educazione fisica; 1 - 2014 2. Tavola rotonda con esperti di educazione fisica; 3. Le discussioni in gruppi di lavoro. L'obiettivo è quello di fornire i dati necessari per le discussioni in seno ai gruppi di lavoro attraverso queste presentazioni e la tavola rotonda. Le discussioni dovrebbero riguardare i principali indicatori di qualità dell'educazione fisica a diversi livelli. Sul piano strutturale – principalmente determinato da parte dei decisori- dei temi come i programmi dell’Educazione Fisica, la ripartizione del tempo, le risorse e la formazione degli insegnanti di EF sono i fattori che influenzano la qualità dell’Educazione Fisica. Su un livello più contestuale in gran parte determinato da dirigenti scolastici e / o dipartimenti di educazione fisica - si parla di argomenti come il programma scolastico, le strutture, le risorse e anche l'attribuzione del tempo. Infine, e questo è probabilmente il livello in cui gli insegnanti di educazione fisica hanno più influenza di attuare la qualità dell’Ed- ucazione Fisica, il livello di classe, con i processi di insegnamento e apprendimento che influenzano direttamente il processo e la qualità dei prodotti dell’Educazione Fisica Dopo il seminario, EUPEA pubblicherà una dichiarazione. Che cosa sarà il suo scopo e quali sono i prossimi passi previsti? Questa dichiarazione riflette la visione di EUPEA e delle altre associazioni, sulla base della loro esperienza come insegnanti di educazione fisica nella cornice della qualità dell’Educazione Fisica. Essa dovrebbe esprimere il parere dei docenti di educazione fisica in Europa rappresentata da EUPEA - nelle attuali discussioni sulla qualità dell'educazione fisica, soprattutto come contributo in seguito alla conferenza MINEPS V con l'attuazione della Dichiarazione di Berlino e la raccomandazione per la qualità dell’Educazione Fisica dell’UNESCO che sono sulla via della finalizzazione. La presa di posizione sarà completata dai membri EUPEA del Consiglio nel corso delle settimane successive al Seminario, prima che venga finalmente adottata dal Forum EUPEA, che riunisce tutte le associazioni e membri EUPEA. Una volta adottata, la presa di posizione sarà pubblicata sul sito web EUPEA e diffuso alla rete EUPEA. Per maggiori informazioni e per iscriversi al seminario (anche in loco):http://www.eupea.com/nl/x/389 Contatto Claude Scheuer : [email protected] Claude Scheuer breve biografia Claude Scheuer, insegnante di educazione fisica nelle scuole primarie e secondarie per 13 anni, ora lavora presso l'Università di Lussemburgo per l'unità di ricerca ECCS Istruzione, Cultura, Cognizione e Società e insegna soprattutto nella formazione degli insegnanti di scuola primaria. La sua ricerca si concentra sulle qualifiche motorie di base dei bambini e degli adolescenti e gli effetti dell’educazione fisica a scuola. Inoltre, egli è responsabile di diversi progetti relativi a problemi di movimento per il Ministero dell'Istruzione lussemburghese. Egli è un membro del consiglio della Lussemburghese Teacher Association (APEP) e ha lavorato dal 2011 come Presidente della EUPEA (Associazione europea di Educazione Fisica), che è l'organizzazione centrale per più di 30 associazioni europee di insegnanti di educazione fisica. Inoltre, egli è il vice delegato per il Lussemburgo per FIEP-Europa (Fédération Internationale de l'Education physique) ed è stato un membro del consiglio esecutivo della ICSSPE dal 2013. w w w.panath lon. net 29 Costruttori di sport Nella “Transalpina bike” 2014 Sfida anche per “handbikers” Torna a proporsi la Transalpina Bike, gran fondo ciclistica a tappe capace di riunire in una settimana dieci club del Panathlon di tre nazioni: Germania-Austria e Italia. Nata come la Muenchen-Venezia, ad iniziativa di un gruppo di panathleti del club di Bassano del Grappa, la Transalpina Bike lancia ora la sua 7° edizione! Il periodo prescelto è sempre nella prima decade di Settembre, ma il gruppo organizzatore è già alacremente al lavoro. Il successo della edizione 2013, grazie al grandissimo lavoro, alla disponibilità e al coraggio di tutti i clubs coinvolti ha posto la manifestazione all’attenzione della ribalta internazionale dei giornali, delle tv e della rete web. L'esperienza maturata ha dato lo stimolo agli organizzatori per proporre altri itinerari che si possono aggiungere alla Route n. 1 (l'anello delle Città Murate del Veneto, l'anello dei Colli Euganei) coinvolgendo tutti quei Club che sentono il desiderio di scambiare amicizia, opportunità nuove, fair-play. E’ chiaro a tutti che questo evento non ha il carattere della sfida agonistica ma piuttosto è l’occasione per scoprire nella bicicletta un romantico mezzo di trasporto che permette di visitare piccole città e borghi di interesse storico-paesaggistico, di conoscere ambienti naturali, attività antropiche e aspetti enogastronomici, cercando di stabilire anche rapporti di collaborazione con le amministrazioni locali per una mobilità sostenibile. Da sempre lo sport si regge su valori che gli sono intimamente connessi e che perciò lo rendono credibile e prezioso per la formazione psico-fisica della persona e per la sua missione civile. 30 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l Lealtà, rispetto di sé e dell’altro, spirito di squadra, capacità di affrontare sacrifici, soddisfazioni e sconfitte, scoperta di sé, delle proprie potenzialità e dei propri limiti, sincerità, voglia di mettersi in gioco, sono valori morali che un impegno duro e prolungato come quello della Transalpina Bike mette alla prova. Questi “cicloviaggianti” hanno percorso e percorreran- no la strada degli antichi pellegrini che erano diretti a Roma, i cosiddetti Romei. I dieci club del Panathlon International si propongono attraverso questo pellegrinaggio di diffondere l’idea che lo sport può portare la fratellanza tra i popoli. Un “filo d’Arianna” nel labirinto delle Alpi. Tra i valori che caratterizzeranno l’edizione 2014 c’è la solidarietà verso i meno fortunati. La sfida più avanzata della prossima Transalpina Bike sarà infatti dedicata agli "handbikers", proprio perché l'itinerario della Route n. 1 dovrà essere praticabile da tutti! Per conseguire questi obiettivi il Gruppo di Lavoro Transalpina Bike Route n.1 intende bandire, insieme alla Fondazione Domenico Chiesa, un Concorso Fotografico Internazionale aperto ai ragazzi delle scuole superiori (dai 13 ai 17 anni), dei Paesi attraversati, in particolari nelle sedi di tappa dove è presente un club del Panathlon. Nelle passate edizioni sono state: Monaco di Baviera, Mittenwald, Innsbruck, Bressanone, Trento, Bassano del Grappa, Venezia. In quest’ultimo tratto si uniscono molti altri club (Castelfranco, Cittadella, Padova, Mestre ed altri) in una sorta di pellegrinaggio conclusivo fino a Venezia, sede della Fondazione Domenico Chiesa. Ad ogni sede di tappa un relatore ricorderà la figura e l’opera del fondatore del Panathlon dal 1951 e fino al compimento della sua mis sione. Grazie al concorso fotografi co, ne scaturirà un album che si propone di descrivere il rapporto dell’uomo con lo sport nelle sue diverse espressioni: lavoro, svago, collante della vita sociale. Una giuria sceglierà le immagini migliori che saranno premiate nel corso di una solenne cerimonia, pa trocinata dalla Fondazione Domenico Chiesa. Dopo la premiazione, ai fini della divulgazione del Premio Fotografico e della Fonda zione Domenico Chiesa, le opere saranno montate su pannelli per una mostra itine- 1 - 2014 rante destinata ai 10 clubs della Transalpina Bike Route n. 1. Le foto selezionale dalla giuria comporranno una brochure/catalogo per le scuole che hanno aderito al Premio fotografico e i rispettivi clubs del Panathlon. Per promuovere e divulgare l'itinerario della Transalpina Bike Route n.1 tutto il percorso verrà segnalato con la tabellazione dedicata e ad ogni Club verranno consegnate le tabelle da apporre lungo il percorso (km 568) con la dicitura " Fondazione Culturale Panathlon International Domenico Chiesa" . La Fondazione sta anche considerando la possibilità di affiancare a questa iniziativa una rivisitazione del tradizionale concorso grafico che si svolge da dodici anni, con la proposta del tema della disabilità nello sport. Anche le opere premiate in questo concorso potranno trovare posto sui pannelli allestiti per la mostra fotografica. (Nelle foto: l’arrivo a Venezia e la partenza da Monaco di Baviera del gruppo del 2013) DA ATLETI A MANAGER DELLO SPORT L’ IDEMS rilancia corsi di laurea per chi è ancora in attività ma pensa al domani L’Istituto di Diritto e Management dello sport promuove anche quest’anno un master rivolto ai giovani che intendono cercare una professione nel mondo dello sport. Anche in questa nuova esperienza l’organizzazione concreta sarà della Link Campus University di Roma. E’ la terza edizione di questi corsi. Il Panathlon International sarà ancora partner importante con la sua storia e la sua esperienza nella gestione di attività sportive, rapporti con svariati organismi internazionale ed, infine, la base delle federazioni sportive. Il Consiglio Direttivo dell’IDEMS ha deliberato di promuovere il master con un innovativo progetto formativo, attraverso l’attivazione di due nuovi curricula, dedicati il primo a Economia e Politiche dello sport in seno al corso di laurea in Economia Aziendale Internazionale (triennale, classe di laurea L-18), il secondo è rivolto allo Sport Businnes Management in seno al corso di Laurea Magistrale in Gestione Aziendale (biennale, classe di laurea LM-77). I due curricula , ideati e parametrati sulle particolari esigenze degli atleti e degli appassionati di sport, sono istituiti secondo le seguenti specifiche: 1. L’introduzione, nel rispetto delle griglie ministeriali, di materie relative al diritto e management dello sport; 2. La calendarizzazione dei corsi, delle prove di esame e di discussione delle tesi secondo date e scadenze compatibili con i calendari sportivi (preparazione e competizioni); 3. La fruizione delle registrazioni delle lezioni tramite una piattaforma informatica ad accesso remoto e riservato agli atleti che, in ragione degli allenamenti o gare, non abbiano avuto modo di attendere alle lezioni stesse; 4. La conclusione di convenzioni con le più importanti istituzioni sportive italiane ed internazionali, al fine di consentire degli stage al termine del percorso di studi in aula. Tali curricula costituiscono programmi dedicati davvero unici nel panorama formativo giacché consentono un percorso di studi precipuamente indirizzato al trasferimento delle competenze in materia di gestione ed organizzazione dello sport nell’ambito di un corso di laurea in Economia, con il rilascio del relativo titolo di laurea con tutti i vantaggi conseguenti (accesso attraverso gli esami di abilitazione alle professioni protette). Tutti i predetti prodotti formativi (Laurea Triennale, Laurea Magistrale ed MBA in diritti e management dello sport), erogati dalla Link Campus University, saranno coordinati dall’IDEMS il cui consiglio direttivo è presieduto da Mario Pescante ed è composto da numerose significative figure di sportivi di diversa estrazione. I consiglieri delegati ai due curricula dei corsi di laurea citati sono Diana Bianchedi per la laurea triennale e Gianfranco Ravà per la laurea magistrale. A conclusione della parte teorica i corsi saranno perfezionali con stage presso istituzioni sportive e, probabilmente, anche presso il Panathlon International. w w w.panath lon. net 31 Attività dei Club Un monumento realizzato dal Panathlon A RECIFE UN SECOLO DI PALLAVOLO Il Panathlon di Recife, in Brasile, ha fatto una scoperta importante per la storia dello sport brasiliano. Dopo avere effettuato ricerche presso la biblioteca nazionale di Rio De Janeiro i solerti panathleti hanno avuto conferma di un primato significativo per la loro città: a Recife fu disputata la prima partita di pallavolo ufficiale documentata nella storia di questo sport in Brasile. Era il 15 novembre 1911 e l’ufficialità dell’avvenimento è stato riconosciuto dalla CONFEDERAÇÃO BRASILEIRA DE VOLIBOL. Per celebrare questo straordinario primato, il Panathlon di Recife ha promosso un’iniziativa in collaborazione con l’amministrazione comunale ed altre istituzioni attente allo sport, raccogliendo i fondi necessari per la costruzione di un vero e proprio monumento commemorativo. Esso è stato installato in Rua Da Aurora ed è stato inaugurato il giorno 8 febbraio. Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco della città Dottor Julius Geraldona, il campione olimpico di pallavolo alle Olipiadi di Barcellona Marcelo Negrao, il responsabile delle attività sportive della municipalità Georges Barnes, dirigenti federali, atleti e tutti soci del Panahlon di Recife, guidati dal Presidente con tutto il direttivo. Nei discorsi di circostanza, il sindaco ed altri dirigenti hanno sottolineato il valore culturale e storico dell’iniziativa del Panathlon, contribuendo così a dare maggior impulso all’attività della nostra associazione in quella zona. Il monumento, grazie alle sue propozioni, all’originalità architettonica ed artistica e alla sua straordinaria visibilità, costituirà anche un elemento di attrazione turistica per la città di Recife. Da tutto il Panathlon International i più vivi complimenti agli amici di Recife. Sono iniziative come questa che consolidano il prestigio del Panatlhon nel mondo. A CATANIA: 60 ANNI SPESI BENE Il Panathlon Club di Catania ha festeggiato il 60° anniversario della sua fondazione. Ospite d’onore il Presidente Internazionale dott. Giacomo Santini che ha accettato l’invito a Lui rivolto dal Presidente del Club Prof. Ignazio Russo. Alla manifestazione hanno partecipato il Governatore del Panathlon Sicilia Pino Corso e tutti i Presidenti dei Club Panathlon dell’Isola nonché il Vice Commissario del CONI regionale e componente del Consiglio Nazionale del CONI Orazio Arancio che ha portato i saluti del Commissario e Presidente della Federscherma il siciliano Giorgio Scarso. Dopo i saluti delle Autorità sportive, il socio Beppe Pero, quale Past President più anziano per carica, ha tracciato una breve storia del Club dal 1954 ricordando i Soci fondatori con il primo Presidente Massimo Simili, 32 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l di Giuseppe Gennarino i Past President ed i Soci che si sono particolarmente distinti in questi 60 anni. Ha concluso la sua relazione elencando i premi Fair Play, Atleta dell’anno ed Enzo Auteri assegnati nei vari anni a giovani atleti. Detti premi, per molti sportivi, sono stati beneauguranti e precorritori di ottime carriere che li hanno portati a rappresentare l’Italia sui palcoscenici olimpici e mondiali. Per citarne solo alcuni: l’olimpionica di ginnastica Maria Cocuzza, i campioni di scherma Ferro, Arcidiacono,e Pizzo, il rugbista Arancio. Interessante e molto applaudito l’intervento del Presidente Santini che ha parlato sia dei valori del Panathlon che delle attività del Club con un particolare accenno ai prossimi appuntamenti di Rapallo. Durante la serata è stato assegnato il trofeo Panathlon 2013 all’azzurrino Giuseppe Gerratana argento sui 3000 siepi agli Europei Under 23. Ha chiuso la serata, prima della cena augurale, il Presidente del Club Ignazio Russo ricordando le molte iniziative intraprese tra le quali bisogna ricordare la conferenza sui Gruppi Sportivi Militari presenti alle Olimpiadi di Londra, la presentazione dei Mondiali di Scherma tenutisi nella nostra provincia ma, principalmente, l’iniziativa del documento per riammettere la Lotta nel programma dei Giochi Olimpici, documento trasmesso a tutti i Club, alle Federazioni e che ha avuto anche la firma del Presidente Internazionale Santini. Premio Comunicazione 1 - 2014 Assegnati i premi comunicazione 2014 INFORMARE: LA GARA PIÙ IMPORTANTE La Commissione Giudicatrice del Premio Comunicazione del Panathlon International, istituito agli inizi degli anni novanta per incentivare e motivare i Club ad usare maggiormente l’opportunità di divulgare quanto si realizzava all’interno dei vari sodalizi, si è riunita nella sede internazionale di Rapallo e, dopo aver esaminato i lavori pervenuti, ha espresso dei giudizi indicando i vincitori delle varie categorie e assegnando delle “Menzioni d’onore” a Club meritevoli. La commissione, da me presieduta su incarico del Consiglio Internazionale, era composta da personaggi molto in vista nel mondo giornalistico e della comunicazione: Franco Ascani, presidente della FICTS, la federazione internazionale che si occupa di cinema e televisione sportiva; Giancarlo Dionisio, giornalista della Radio Televisione Svizzera al rientro dai Giochi Olimpici di Sochi; Ottavio Tognola, giornalista de “L’informazione on line”; Michele Corti, presidente dei giornalisti sportivi liguri; Giacomo Santini, nella veste di Direttore della Rivista del Panathlon International; il segretario Generale Leo Bozzo. All’ultimo momento, purtroppo, non hanno potuto essere presenti il Dott. Corti e Santini. I commissari hanno esaminato i ventotto lavori pervenuti: un numero esiguo se consideriamo quanti Club, Aree e Distretti sono presenti nella nostra associazione. In compenso, però, è stato difficile giudicare perché tutti i lavori hanno presentato un’elevata qualità in contenuti sia grafici sia sostanziali. Va evidenziato che la stragrande maggioranza dei lavori sono di origine italiana: dal Sud e dal Centro America è pervenuta solo la proposta del Distretto Brasile, tra l’altro vincitrice di un premio speciale e dall’Europa sono stati inviati lavori dal Belgio e dalla Svizzera. Certo, mettersi “in gioco” significa anche non vincere. Inviare dei lavori al concorso che poi non saranno premiati potrebbe “disturbare” chi, per esempio, ha faticato a raccogliere documentazioni. Ciascuno di noi è sempre convinto che la sua “produzione” sia migliore rispetto a quella delle altre persone. Teniamo ben presente, però, che ad una corsa ciclistica gareggiano anche 200 corridori e che, alla fine, vince un solo atleta, magari al fotofinish… Pensiamo, allora, che siamo panathleti, gente di sport, persone che dovrebbero insegnare ai ragazzi a “saper perdere”. E, invece, come ci comportiamo? Vogliamo sempre e solo vincere? Magari a qualunque costo, in barba al fair play? Suvvia, pensiamo che inviare i propri elaborati al “Premio Comunicazione” significa anche mettere in mostra ciò che si è realizzato e che fare questo vuol dire comunicare ad altri le proprie idee che potrebbero essere anche utilizzate successivamente dagli associati per migliorare le proprie attività. Prima di comunicare i risultati aggiungo che la commissione ha deliberato anche di non assegnare il “Premio Favre” perché non ha ritenuto nessuno meritevole di questa onorificenza. Risultati ufficiali del Premio Comunicazione 2012-13: di Giuseppe Gianduia Premio KARL ERB: CLUB MODENA (Distretto Italia - Area 05) Per la grande quantità di contenuti e l’eccellente presentazione realizzata con un’elevata qualità grafica Menzione d’onore: Club Siena (Distretto Italia - Area 06)) Premio SISTO FAVRE: Non assegnato Premio GIANNI BRERA: CLUB COMO (Distretto Italia - Area 02) Per l’ampia documentazione presentata realizzata attraverso un’attenta e precisa composizione. Menzione d’onore: Club Mestre (Distretto Italia - Area 01) Premio CANDIDO CANNAVÒ: CLUB CHUR UND UMGEBUNG (Distretto Svizzera) Per la completa ed esauriente presentazione della diffusione effettuata a vari livelli sociali e d’età di una proposta di salute pubblica realizzata e mantenuta dal Club nell’ottica degli ideali panathletici Menzione d’onore: Club Wallonie-Bruxelles (Distretto Belgio) Premio CAETANO CARLOS PAIOLI: CLUB CARRARA MASSA JUNIOR (Distretto Italia - Area 06) Per la diffusione tra i giovani di una campagna di sensibilizzazione sugli effetti negativi del doping realizzata in alcune scuole locali con la collaborazione di enti esterni al mondo panathletico per il film "Difenditi da solo". Premio ROBERT SEEGER: CLUB VENEZIA (Distretto Italia - Area 01) Per la stupenda realizzazione di un breve filmato che testimonia in modo inequivocabile la penetrazione del Club nel mondo scolastico giovanile attraverso momenti d’amicizia e di sport. Premi Speciali DISTRETTO BRASILE Per la produzione e diffusione tra tutti i soci del Distretto di una rivista bimestrale redatta in portoghese e tradotta in italiano e inglese CLUB LA MALPENSA (Distretto Italia - Area 02) Per la produzione e realizzazione di un breve filmato adeguatamente commentato che illustra i contenuti di un “Museo della scherma”, unico nel suo genere, allestito con la collaborazione di panathleti soci del Club. Menzione d’onore: Club Rieti (Distretto Italia - Area 07) Premio WALTER PEREZ SOTO: Menzione d’onore: CLUB PESARO (Distretto Italia - Area 05) w w w.panath lon. net 33 Elzeviro finale Riflessioni di un presidente dopo mille conviviali Sport: dov’è la vittoria? •Dove c’è un vincitore, automaticamente c’è un perdente, un battuto. •Entrambi sono protagonisti fondamentali per dare vita a una sfida. •Sono complementari ed interdipendenti. •Quindi perché celebrare soltanto il vincitore? • Per questo noi stiamo sempre con chi perde. • Anche perché chi vince non ha bisogno di noi. Sport è libertà • Lo sportivo se non è libero tradisce la sua natura e quella dello sport. • Uno sport senza libertà è soggetto a condizionamenti. • Uno sport condizionato produce schiere di illusi, cretini o corrotti. • I più pericolosi sono i cretini perché si lasciano facilmente illudere e corrompere. Il doping è violenza • Il doping è una truffa all’etica dello sport e degli sportivi. • Sportivo drogato, dov’è la tua vittoria ? • Sportivo corrotto, qual’è il tuo premio? • Lo sport è sangue che scorre nelle vene ed è fantasia che irrora il cervello. • Il doping è sangue inquinato ed è nebbia nel cervello. • Sport è il primo pallone che prendi a calci per strada, non il primo gradino di un podio. • Lo sport vince se il coraggio spinge il cuore al massimo e poi lo frena. Lo sport non ama il denaro ma ne è schiavo • Il denaro è il più pericoloso agente inquinante dello sport. • Le scommesse, le partite truccate, la corruzione sono reati non lontani, per violenza etica, dallo stupro e dall’omicidio. • Non è vero che la corruzione sia una piaga dello sport moderno. • Le truffe hanno inquinato tutte le olimpiadi. • Già nell’antica Grecia si dovette arrivare a scrivere una legge per dire che vendere e comprare le gare olimpiche non è eticamente bello né legalmente corretto. L’ambizione è la benzina della vita. Troppa ingolfa il motore • La competizione è nella natura dell’uomo, già nel ventre materno si lotta per uscire. • Una volta fuori, si scopre che tanti altri hanno vinto quella gara. • Nasce allora l’ambizione di andare più lontano degli altri. O di saltare più in alto, più in lungo, di correre più veloce, di lanciare un sasso oltre la siepe più alta. • La competizione ci rende uguali per insegnarci che siamo profondamente diversi. • L’ambizione bieca ci spinge ad affrontare solo le sfide che possiamo vincere. • L’ambizione etica ci fa accettare anche le sfide che siamo sicuri di perdere. • L’ambizione è la benzina della vita, accelerare troppo ingolfa il motore. La più grande vittoria è non avere l’obbligo di vincere • Ma vincere perché e per cosa? Per mettersi in attesa della prossima sconfitta? • Bisogna puntare ai grandi obiettivi perché, come scriveva Macchiavelli, "La misura della sconfitta non è impegnarsi in un grande progetto e mancarlo, ma puntare su un progetto modesto e realizzarlo". 34 pa n at h l o n i n t e r n at i o n a l Lo spirito e gli ideali La Fondazione è costituita in memoria di Domenico Chiesa, su iniziativa degli eredi Antonio, Italo e Maria. Domenico Chiesa, che nel 1951, oltre ad esserne promotore, aveva redatto la bozza di statuto del primo Panathlon club, e che nel 1960 è stato tra i fondatori del Panathlon International, aveva espresso in vita il desiderio, pur tecnicamente non vincolante per gli eredi, di destinare una parte del suo patrimonio all'assegnazione periodica di premi ad opere artistiche ispirate allo sport, oltre che ad iniziative e pubblicazioni culturali finalizzate ai medesimi obiettivi del Panathlon. Nella costituzione della Fondazione, accanto al cospicuo contributo degli eredi Chiesa, va ricordata la generosa partecipazione dell'intero movimento panathletico attraverso moltissimi club e l'intervento personale di molti panathleti, riuscendo ad offrire alla Fondazione le condizioni necessarie per esordire nel mondo dell'arte visiva in modo prestigioso ed eclatante: l'istituzione di un premio realizzato in collaborazione con uno degli organismi più rilevanti a livello mondiale, La Biennale di Venezia. Domenico Chiesa Award Il Consiglio Centrale del Panathlon International, in data 24 settembre 2004, considerata la necessità d’incrementare il capitale della Fondazione ed onorare la memoria di uno dei soci fondatori del Panathlon ed ispiratore della stessa, nonché suo primo finanziatore, ha deliberato d’istituire il “Domenico Chiesa Award” da assegnare, su proposta dei singoli club e sulla base di apposito regolamento, ad uno o più panathleti o personalità non socie che hanno vissuto lo spirito panathletico. In particolare, a coloro che si sono impegnati nell’affermazione dell’ideale sportivo e che abbiano apportato un contributo eccezionalmente significativo: Alla comprensione e promozione dei valori del Panathlon e della Fondazione attraverso strumenti culturali ispirati allo sport Al concetto di amicizia fra tutti i panathleti e quanti operano nella vita sportiva, grazie anche alla assiduità e alla qualità della loro partecipazione alle attività del Panathlon, per i soci, e per i non soci concetto di amicizia fra tutte le componenti sportive, riconoscendo negli ideali panathletici un valore primario nella formazione educativa dei giovani Alla disponibilità al servizio, grazie all’attività prestata a favore del Club ed alla generosità verso il Club o il mondo dello sport Italo Chiesa - Venezia 20/10/2004 Amedeo Marelli - La Malpensa 19/09/2007 Mario Sogno - Biella 24/09/2011 Martino Pizzetti - Parma 15/12/2004 Fernando Petrone - Latina 10/12/2007 Mariuccia Vezzani Lombardini - Reggio Emilia 19/11/2011 Paolo Chiaruttini - Venezia 16/12/2004 Vittorio Adorni - Parma 16/01/2008 Bernardino Morsani - Rieti 25/11/2011 Dora De Biase - Foggia 18/04/2008 Roberto Ghiretti - Parma 15/12/2011 Bruno Battistella - Vittorio Veneto 27/05/2005 Fondazione Lanza - Udine Nord Tiepolo 1 17/12/2011 P.Luigi Ferdinandi - Latina 12/12/2005 Albino Rossi - Pavia 12/06/2008 Gelasio Mariotti - Valdarno Inferiore 19/02/2006 Giuseppe Zambon - Venezia 18/12/2008 Giuseppe Molteni - Varese 17/04/2012 Sergio Prando - Venezia 12/06/2006 Maurizio Clerici - Latina 15/12/2008 Enrico Prandi - Modena 11/12/2012 Yves Vanden Auweele - Brussel 30/11/2006 Silvio Valdameri - Crema 17/12/2008 Sergio Allegrini - Udine Nord Tiepolo 17/12/2012 Don Davide Larice - Udine Nord Tiepolo 17/12/2012 Massimo Zichi - Latina 11/12/2006 Enrico Ravasi - Varese 21/04/2009 Attilio Bravi - Bra 25/05/2009 Piccolo Gruppo Evolution Polisp.Orgnano A.D. Viscardo Brunelli - Como 13/12/2006 Giampaolo Dallara - Parma 15/12/2006 Antonio Spallino - Como 30/05/2009 - Udine Nord Tiepolo 17/12/2012 Fabio Presca - Padova 03/03/2007 Gaio Camporesi - Forlì 21/11/2009 Maurizio Monego - Venezia il 31/10/2013 Henrique Nicolini - Sao Paulo il 31/10/2013 Giulio Giuliani - Brescia 19/06/2007 Mons. Carlo Mazza - Parma 15/12/2009 Mario Macalli - Crema 22/12/2009 Together Onlus - Nello Rega Luciano Canavese - Crema 26/06/2007 Livio Berruti - Vercelli 19/11/2010 - Udine Nord Tiepolo il 30/11/2013 Avio Vailati Venturi - Crema 26/06/2007 Sergio Fabrizi - La Malpensa 19/09/2007 Gianni Marchiol - Udine Nord Tiepolo 11/12/2010 Enzo Cainero - Udine Nord Tiepolo il 30/11/2013 Cesare Vago - La Malpensa 19/09/2007 Mario Mangiarotti - Bergamo 16/12/2010 PA N AT H L O N I N T E R N AT I O N A L NON DISTRUGGERE CIÒ CHE LA NATURA CREA be stronger, biggest victory - NO DOPING!