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Horus N° 1 - Grande Oriente Egizio di Memphis e Misraim

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Horus N° 1 - Grande Oriente Egizio di Memphis e Misraim
SOVRANO SANTUARIO
D'ITALIA DEI RITI UNITI
Vendicare la verità tradita
e la virtù perseguitata
LA RIVISTA DELL'ORDINE DEI RITI UNITI DI MEMPHIS E MISRAIM
IX
GRADO
Istruzioni operative per il Grado
di Maestro Eletto dei Nove
«La Natura ti sia guida, seguila lieto ad arte:
Fallirai se non ti sarà compagna di strada;
La ragione ti sia bastone, fortifichi l’esperienza
Gli occhi tuoi, che possa tu vedere in lontananza.
La lettura sia una chiara pampa nelle tenebre,
Perché ti guardi cauto dagli ammassi di parole o cose»
In evidenza su questo numero:
L’INIZIO DEL
VIAGGIO INIZIATICO
Il Lavoro dell’Eletto dei Nove:
dal piombo all’oro
Inoltre
Neqam! Neqah!
UN PROTOCOLLO
DI MEDITAZIONE
LA CAVERNA OSCURA
Tutto quello che possiamo fare senza sforzi eccessivi
lo faremo; il resto, per ora, lo lasceremo perdere
La stretta fraternità dei Maestri Eletti dei Nove
persiste al di là della morte corporea
della nostra Nigredo
[ NOTA EDITORIALE ]
Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti | n. 1 A∴L∴E∴3306
Contenuto
Editoriale
Fr∴ Leuviah – Grande Eletto Kadosh
pag. 3
La Caverna Oscura della nostra Nigredo
Il Gran Hyerophante Ser∴ Fr∴ Akira
pag. 4
Dall’Acacia alla Vendetta
Fr∴ Koji - Eletto dei Nove
pag. 6
Vendicare la Verità tradita e la Virtù perseguitata:
accettazione totale del portato sostanziale del Rito di Memphis - Misraim da parte del
Maestro Eletto dei Nove. Egregore del Rito nell’Opera al Nero.
Fr∴ Lorenius - Grande Eletto Kadosh
pag. 8
L’inizio del viaggio iniziatico
Il Lavoro dell’Eletto dei Nove: dal piombo all’oro
Fr∴ Perdurabo - Epopta III Grado Ermetico
pag. 11
Un protocollo di meditazione
Tutto quello che possiamo fare senza sforzi eccessivi lo faremo; il resto, per ora,
lo lasceremo perdere. A cura del Sostituto Gran Hyerophante M∴ S∴ Fr∴ Purusha
pag. 14
Neqam! Neqah!
Le Parole del rituale del Maestro Eletto dei Nove lette attraverso la Qabalah
Fr∴ Baraqel - Eletto della Volta sacra
pag. 16
Istruzioni operative per il Grado di Maestro Eletto dei Nove
A cura del Sovrano Santuario d’Italia dei Riti Uniti di Memphis e Misraim
pag. 22
HORUS - Quaderni di studio a periodici del
Sovrano Santuario d’Italia dei Riti Uniti
N. 1 A∴ L∴ E∴ 3306
Direttore responsabile: Fr∴ Leuviah
Progetto grafico e impaginazione: Mauro Cassandra
2 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
Collaborazioni con Horus:
I Fratelli interessati a pubblicare i loro contributi possono
scrivere a questo indirizzo: [email protected]
La direzione di HORUS si riserva ogni valutazione in merito,
sentito il Sovrano Santuario.
on questo nuovo numero, “Horus”, Quaderni di studio aperiodici del Sovrano
Santuario d’Italia dei Riti Uniti, vuole
intraprendere un percorso di approfondimento di uno dei gradi della scala del N.
V.O.: l’Eletto dei Nove. Sfogliando queste
pagine infatti, troverete una monografia
sul Grado della Vendetta per eccellenza. Le tematiche introdotte
dal rituale in uso del Sovrano Santuario d’Italia dei Riti Uniti
sono molteplici così come i riferimenti alle tradizioni che sono
confluite in questo Grado. I Fratelli si sono quindi impegnati a
penetrare questi diversi aspetti, contribuendo così alla realizzazione di questo numero monografico. Il primo articolo, a firma
del Serenissimo Gran Hyerophante, introduce gli aspetti operativi che il grado di Eletto dei Nove deve suscitare in chi lo riceve; si
prosegue con il contributo del Fr∴ Koji che costruisce un ponte
tra il Quarto e il Nono Grado, atto a discernere ad approfondire il concetto di Vendetta; il Fr∴ Lorenius analizza la Vendetta
nell’alveo dei Riti di Memphis e Misraim, riflettendo sui concetti
di “Verità tradita” e di “pratica della Virtù”; gli aspetti alchemici
e “saturnini” vengono sviscerati con dovizia dal Fr∴ Perdurabo.
Dopo aver approfondito i diversi elementi del grado, il Sostituto
Gran Hyerophante ci propone una meditazione da operare nella Camera di Eletto dei Nove; riprendiamo gli approfondimenti
attraverso uno studio cabalistico delle Parole che ritroviamo nel
rituale del IX grado; in conclusione sono riportate le istruzioni
operative del Nono Grado, a cura del Sovrano Santuario d’Italia
dei Riti Uniti di Memphis e Misraim, strumento fondamentale
per la pratica del Grado di Eletto dei Nove.
Aggiornamenti
Nel corso dell’anno saranno pubblicati, a cura del
Sovrano Santuario d’Italia dei Riti Uniti di Memphis
e Misraim, i Quaderni di Simbologia Egizia, a cui
sarà anche dedicato un numero monografico della
rivista “Horus”, e che contengono una spiegazione
del simbolismo del rituale egizio nei primi tre gradi,
oltre ad una nota storica dettagliata concernente la
filiazione dell’O.R.U.M.M.
Prima della pausa estiva verrà consacrata una nuova Loggia di Perfezione dell’O.R.U.M.M. a Napoli,
città simbolo della tradizione italico-mediterranea.
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 3
[ SPECIALE NONO GRADO ]
La Caverna Oscura
della nostra Nigredo
“La stretta fraternità dei Maestri Eletti dei Nove persiste
al di là della morte corporea e questa non sarebbe in
Grado di rompere il legame misterioso che ci unisce”.
Dal Catechismo del IX Grado
L’ALBA DI UNA NUOVA COMPRENSIONE:
L’analisi introspettiva serve a fare chiarezza su noi stessi. È nel nostro notturno che si deve far mattino
ella scala di perfezione del
nostro Venerabile Rito lo
psicodramma rituale così
efficacemente proposto nella cerimonia di elevazione
al Nono Grado, ha senz’altro un posto di rilievo.
Questo Grado, definito di
vendetta, ha in realtà una
valenza e una profondità
di contenuto sublimi: esso
risveglia nel recipiendario
i chakra meno nobili, più
“bassi” e le energie psichiche più primitive, richiedendo un certo tempo per
essere pienamente assorbito da chi vi è elevato: ogni
azione compiuta reca in sé
una funzione evolutiva e
purificatoria, e il sottofondo che lega insieme ogni
nel 18° secolo, il canovaccio originario del rituale di
Maestro Eletto dei Nove.
atto compiuto è certamente
alchemico.
A differenza di altri Regimi
di perfezione, nel Rito Egizio il nono Grado è operativo in ogni sua parte: lungi
dall’essere una lezione filosofica con un significato
morale, esso diviene una
vera prova alchemica, e la
caverna oscura nella quale
entra il candidato, che vi
accede in cerca degli assas-
4 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
sini di Hiram, rappresenta
l’autentica nigredo.
L’Opera al nero è infatti
vissuta con sconcerto e timore dall’impetrante, che
con stupore apprende delle
ricadute su un piano sottile
delle azioni che egli compie
mediante il suo corpo fisico: i rimandi alla caverna
platonica sono intenzionali e voluti, grazie all’abilità
e alla maestria di coloro
i quali hanno composto,
È scritto infatti: “Fatevi coraggio, Fratello mio, ma ricordatevi che dietro il simbolico
svolgimento dei nostri rituali,
si cela la vostra vera accettazione morale e che le vostre
azioni s’imprimono, amplificate, in un altro mondo.Vedete
quella fonte di acqua viva che
sgorga dalla roccia? Prendete,
dunque, quella coppa e bevetene lungamente. Che sia per
voi un nuovo battesimo, che
perpetui amplificando ciò che
un tempo fece di voi un giovane Apprendista”.
Emerge dunque la consapevolezza delle ricadute
magiche degli atti compiuti interpretando il rituale, e della modificazione
consapevole della realtà
che l’operante in tal modo
compie: l’elemento acqua è
richiamato espressamente,
e il suo simbolismo coniugato alla nuova purificazione dell’elevando, è evidente: “Siete nella caverna
di Ben-Akar, colui che turbò Israele, quando commise
un’infedeltà nei confronti di
ciò che era proibito. Che per
voi, Fratello mio, non ci siano
più divieti, né dogmi: che ne
siate libero per sempre!”
La liberazione dai divieti
e dai dogmi, ovvero dalle
trappole delle convenzioni
erette intorno a noi dalla
morale confessionale, appare in tuta la sua forza: la
caverna oscura è davvero
una nigredo, e simboleggia
i nostri limiti e le nostre
paure più profonde, la nostra incapacità a riconoscere e ammettere i nostri
fallimenti, per superarli e
trascenderli grazie al nuovo battesimo d’acqua, che
negli istanti seguenti diverrà battesimo di luce e
di sangue, ovvero albedo
e rubedo, le fasi mancanti
della Grande Opera: “Ora,
Fratello mio, prendete questa lampada ed armatevi di
questo pugnale. Penetrate
in questa caverna e colpite chiunque troverete e vi
opporrà resistenza! Difendetevi e vendicate il nostro
maestro Hiram, così da divenire degno di essere compreso tra gli Eletti della Libera Muratoria!”
L’O.R.UM.M. riconosce
a questo Grado un’importanza tale da aver introdotto la pratica del Grado di
Maestro Eletto dei Quindici, che ne è il logico completamento, nelle Logge di
Perfezione a scopo di istruzione e approfondimento,
al fine di non rendere incompleta la trasmissione
della leggenda tradizionale
principiata in nono Grado.
Ser∴ Fr∴ Akira - 33∴ 66∴ 90∴ 95∴ 97∴
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 5
[ SPECIALE NONO GRADO ]
Dall’Acacia
alla Vendetta
dell’O.R.U.M.M. è “Acacia”; la radice greca ci suggerisce:
a (non) – kakìa, kakòs (male). Dunque quando ci si approccia a contemplare il cuore di Hiram che riposa (ancora
vivo) nella teca di agata, lo si fa “senza il male” cioè “con
innocenza”.
Nel rituale della Camera di Mezzo, del nostro Ordine, si
eleva un Compagno a Maestro allegorizzando l’uccisione
di Osiride per mano di suo fratello Seth. È Oro, il figlio, che
successivamente lo vendicherà. Ma in modo mirabile, si aggiunge a questa allegoria quella dell’uccisione di Hiram, il
costruttore del Tempio di Re Salomone. Ed in questo ambito che oggi ritroviamo la forza della Vendetta. È tramite la
Parola perduta, che si compie l’iperbole: ci troviamo in un
ambito ctonio, all’entrata di una caverna luogo in cui si replica la visione vitriolica che ci ha aperto le porte della grotta stessa all’atto della nostra iniziazione. È la terra stessa che
si ripropone, è il rimettere di nuovo in discussione il percorso affrontato nei primi tre gradi. Il Quarto Grado serve
a recuperare la parola perduta; a recuperare l’innocenza. Il
Nono Grado ci pone davanti al demone della vendetta.
Il Patrimonio
Mitico e simbolico
dell’Occidente è qui
per regalarci un
sistema di analogie.
È tramite
i simboli che la
Tradizione ci
consente di operare
opo averlo relativamente ipostatizzato,
Plotino ci dice che bisogna concepire il
male “come la mancanza di misura rispetto alla misura; come l’illimitato rispetto al
limite, come l’informe alla causa formale,
come l’essere sempre deficiente rispetto all’essere che basta a se stesso, come sempre indeterminato, per nulla stabile, completamente
6 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
passivo, insaziabile, povertà assoluta[…]”.
Questi, afferma, non sono semplici caratteri accidentali, ma ne compongono la sostanza stessa. Di qualunque male si parli,
esso li possiede tutti; le cose diventano
cattive ma non sono esse stesse sostanza
del male.
La parola di passo del quarto Grado
Dopo aver conosciuto l’Acacia e aver visto il Cuore di
Hiram, non possiamo fermarci all’apparenza. Dobbiamo
procedere e rimettiamo in discussione il nostro cammino,
cedendo ad una interpretazione propria dei Saturnalia: i
vincoli vengono meno e le regole ignorate. Ed è in
questo modo che dopo aver bevuto l’acqua pura che si trovava all’ingresso della grotta, il Maestro Discreto plasticamente vi penetra e con un pugnale, segno d’aria, decapita
uno degli assassini di Re Salomone. Certo di aver compiuto
la migliore delle vendette, si approccia allora a Re Salomone convinto di essere il “migliore tra i massoni”. Ma questo
cosa vuole dire? Conosciuta l’innocenza della parola perduta, senza il male, ci si può non considerare degli assassini
solo perché si ritiene di aver vendicato il Maestro Hiram?
No. Non è così. È dal perdono di Salomone, il quale giudica
l’impeto umano e giovanile del Maestro come una “nuova”
benda posta sui suoi occhi, che si esplica l’insegnamento
del nono Grado: il controllo delle proprie azioni.
Siamo ancora pervasi dalla luce di Malkuth, dai Maya. È
la Terra o Uriel. Noi dobbiamo iniziare il nostro cammino
e per farlo dobbiamo imparare sin da subito a controllarci;
ovvio, l’uccisione di Hiram non ha fatto che deviare il corso
delle cose; la costruzione del Tempio si è fermata è stata alterata. È un errore ontologico del “sistema” che fa in modo
che il Male si insinui nei nostri lavori quotidiani ed è praticamente impossibile arginarlo con i pochi strumenti che
abbiamo a disposizione, men che meno con quelli profani.
Pertanto siamo chiamati a “riavvolgere il nastro” in modo
iniziatico tramite l’uso corretto della Tradizione e questo è
possibile solo grazie il ritrovamento della parola perduta,
della chiave.
Quindi in questo caso noi ci vendichiamo dell’errore e
tramite questa vendetta cerchiamo di arginare il male. Non
è altro che una interpretazione allegorica dell’Origine del
Mondo. Ed è tramite i simboli che la Tradizione ci ha lasciato che noi operiamo: questi sono i nostri strumenti.
È dalla vittoria di Oro su Tifone che nasce il Culto di Osiride, dalla sua vendetta che non fu certo un impeto romantico, ma un voler cancellare l’errore.
Nel Papiro Magico di Parigi, è contenuto il Rituale di Mithra. Il Nono Logos recita così:
“Signore, nuovamente nato, mi distacco, in quanto ascendo, e
nell’ascendere muoio. Nato da nascita che dà vita mortale, nel
morire sono liberato e seguo la Via, come Tu hai stabilito, come
Tu hai posto per legge e come Tu hai operato il Mistero”.
Fr∴ Koji - Eletto dei Nove
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 7
[ SPECIALE NONO GRADO ]
Vendicare
laVerita’
tradita
e la Virtu’
Perseguitata
Accettazione totale del portato
sostanziale del Rito di Memphis
- Misraim da parte del Maestro
Eletto dei Nove. Eggregore del
Rito nell’Opera al Nero
na nota caratteristica del Rituale di Maestro Eletto dei Nove nell’alveo del Rito di
Memphis-Misraim – tanto più determinante in quanto la si ritrova in varie ritualistiche del Nono Grado nei c.d. Riti Egizi
– è che il Candidato, dopo aver ricevuto
l’indulgenza da parte del Saggissimo Re
Salomone e prima di ricevere dal medesimo le “consegne” per eseguire la vendetta
del vile assassino (o di uno degli assassini)
del Maestro Hiram, addirittura in sede di
giuramento promette e giura “per vendicare la Verità tradita e la Virtù perseguitata, se
necessario, di immolare ai Mani di Hiram nostro Maestro i
falsi fratelli ed i traditori che potrebbero aver intuito o rivelato i segreti di questo Grado illustre fra tutti”. Ecco che la
8 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
co (in senso ovviamente iniziatico) della ricerca del Libero
Muratore, dell’Iniziato, che non può non affidarsi al portato
misteriosofico della Tradizione, ovvero allo studio ed in principal modo alla pratica (operatività!) delle varie branche delle
Scienze Tradizionali (alchimia, ermetismo, gnosi, cabala…)
per rigenerarsi e re-integrarsi con il Divino. Virtù come miglioramento di sé stessi e del proprio Tempio interiore, quali
non santi, ma uomini di desiderio, nonché come difesa dei
valori che la Tradizione ha tramandato per millenni al fine
di permettere all’uomo di non smarrirsi nelle Tenebre della
notte, ma di cercare la Luce.
HANS KELSEN:
Il filosofo e giurista austriaco, padre del Normativismo
vendetta è orientata finalisticamente ad un
scopo oggettivo, perciò sostanziale, che consiste nella difesa (e nella conseguente vendetta, se necessaria, a causa degli attacchi
subìti) dei valori sostanziali tipici del Rito di
Memphis-Misraim e – ci si permetta – che
dovrebbero essere quelli della Libera Muratorìa in generale: Verità e Virtù.
Verità come assetto ontologico1 ed escatologi-
1
Verità “oggettiva” era stato l’ammonimento del Tre Volte Potente Maestro al Candidato: “Voi scoprirete anche la chiave della Conoscenza, come oggetto e Verità assoluta che non risiede nello studio ma
nella partecipazione diretta ed immediata al Principio che è immanente in
ciascun iniziato”.
La Verità viene, non a caso, definita “tradita” così come la
Virtù viene ritenuta “perseguitata”; inoltre, e non sembra
un caso, la vendetta non è rivolta solo ai “traditori” ma
specificamente ai “falsi fratelli”, operando un interessante distinguo tra “fratelli” e “falsi fratelli” che non è certo
frutto anche questa volta di mera casualità2. Peraltro, altro
distinguo viene effettuato, anche questa volta con senso
compiuto, all’inizio del rituale di Iniziazione, a proposito dello “svolgimento della cerimonia di ricevimento al
Grado di Maestro Eletto dei Nove”, tra massoni profani
e Massoni propriamente detti, da cui deriva logicamente
che nel Rituale è espressamente detto che nell’alveo dei
massoni, che dovrebbero essere tutti degli Iniziati, esistono, in realtà, persone (massoni profani) che nonostante
l’Iniziazione (a questo punto rimasta virtuale) non hanno beneficiato di alcuna trasformazione interiore, quindi
sono e sono rimasti dei (vili) profani.
timo”: nessun riferimento alla Verità tradita o alla Virtù
perseguitata ma solo la rappresentazione scenografica di
una vendetta fine a sé stessa. L’Eletto dei Nove deve essere un fido scudiero di un “potere legittimamente costituito”, senza che tale potere lo invii per uno scopo superiore;
addirittura, secondo qualche forma ritualistica in uso ad
alcuni Supremi Consigli (peraltro, numericamente cospicui), egli deve essere inviato nella società civile, nel mondo
profano, avendo genericamente fiducia nell’ “opera massonica”, per compiere gli scopi che a lui detterà il Consiglio “legittimamente costituito”. Non vi è chi non veda la
deriva kelseniana4 di tali assunti, lo sganciamento totale da
valori oggettivi, la relativizzazione del tutto, ma, soprattutto, la dispersione dei portati giusnaturalistici che non possono (in questo caso sarebbe meglio dire: non potrebbero)
non presiedere alla ricerca di giustizia, essendo evidente
come l’Istituzione Massonica si ponga (rectius: dovrebbe
porsi) al di fuori di contesti storici e/o politici particolari,
quindi per ciò stesso rifacendosi a portati universali (id est:
giusnaturalistici): invece, secondo le forme ritualistiche di
codesti altri Riti, giustizia si fa non per uno scopo ben
preciso, che sia pre-determinato, ben chiaro dall’inizio a
tutti in senso formale e, oltretutto, connotato da valori
oggettivi ed ontologici, ma solo perché qualcuno, senza
che si dica prima il perché e senza che vi sia uno stabile
riferimento oggettivo, ha deciso che sia così. Ecco che la
differenza tra il Memphis-Misraim e gli altri Riti – quanto
al Grado di Maestro Eletto dei Nove di cui ci si occupa in
questa sede5 - risulta essere assolutamente pregnante.
Tali distinzioni e, soprattutto, l’orientamento finalistico
della vendetta invece non sussistono (stranamente!?) in
alcun modo nei Rituali denominati Scozzesi3, che si limitano a parlare di “autorità costituita” e di “potere legit-
Detto del portato sostanziale del Nono Grado all’interno
del nostro Venerabile Rito, il Maestro Eletto dei Nove, penetrando all’interno della Caverna di Ben-Akar, umiliandosi6 ed assassinando con ferocia il proprio ego, il proprio
2
Anzi, la storia del Rito di Memphis-Misraim (soprattutto del Misraim e dei rituali misraimitici) dimostra le persecuzioni (in qualche caso
anche fisiche) subìte da Fratelli del Memphis-Misraim ad opera di falsi
fratelli; vale la pena notare come tali persecuzioni, oltre che numerose,
siamo state spesso “organizzate” da varie presunte Obbedienze, tra cui
spicca fra tutte il Grande Oriente di Francia per i suoi celeberrimi sforzi
di soppiantare il nostro Venerabile Rito, unitamente e congiuntamente a
quello di desacralizzare la Libera Muratorìa, facendola così diventare “altro” rispetto a quello che essa è stata per secoli, se non per millenni. Si
consiglia, a tale riguardo, la lettura di GASTONE VENTURA, I Riti Massonici di Misraim e Memphis, Atanòr Edizioni, 1980.
3
Si è volutamente detto “denominati” Scozzesi perché i veri
Scozzesi del 1600 e del 1700 avrebbero visto ben poco di eredità Scozzese nello Scozzesismo addirittura definito “Antico ed Accettato” del
1800 sino ai giorni nostri: in generale, per una rapida disamina, leggasi
F. BRUNELLI, Principi e Metodi di Massoneria operativa, Bastogi Editore,
2006, pagg. 19 e ss.
4
Hans Kelsen (Praga, 11.10.1881 – Berkeley, 19.04.1973) fu
giurista e filosofo del diritto, sostenitore della “teoria pura del diritto”, possibile solo sganciando il diritto dalla natura, essendo il diritto fenomeno
sociale e non sovrapponibile ad aspetti etico-morali legati invece a valori
precostituiti, pre-esistenti in natura e tipici del c.d. diritto naturale.
5
In realtà, anche per moltissimi altri aspetti relativi sia a specifici gradi sia ancor più per l’impostazione totalmente diversa del Rito di
Memphis-Misraim, che ha connotati preminenti di spiritualità (ovvero di
re-integrazione con il Divino) e di operatività magica.
6
L’impetrante deve camminare a ritroso: il Saggissimo Re Salomone, nell’ammonire che egli “non deve mai offendersi per le mortificazioni imposte dai nostri usi, essendo l’umiltà e l’obbedienza il vero cammino
della perfezione muratoria”, spiega che “questo rituale ha un significato
profondamente esoterico e che diventerà realmente uno di noi solo quando avrà penetrato il segreto di questo passo”.
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 9
[ SPECIALE NONO GRADO ]
Vendicare la Verita’ tradita e la Virtu’ perseguita
lato oscuro nell’uccidere il traditore Abibala7, accetta anche la “giusta vendetta”, volta – come spiegato supra – “a
vendicare la Verità tradita e la Virtù perseguitata”, quindi accettando l’orientamento finalistico sopra ricordato e con
ciò stesso la difesa dei valori propugnati e sostenuti dal
Rito di Memphis-Misraim (che, lo si ricorda, dovrebbero
essere quelli tipici della Libera Muratorìa in generale).
Non sembra di poco conto il fatto che l’accettazione totale
della difesa, nonché della eventuale conseguente vendetta,
della Verità tradita e della Virtù perseguitata si verifichi in
Camera di Nono Grado, laddove inizia l’Opera al Nero,
laddove la trasformazione alchemica avviene nelle viscere
del proprio essere (la Caverna di Ben-Akar).
L’assimilazione di queste
Il Maestro Intimo, subito
realtà vissute nell’intimità
dopo aver tolto la benda al
del proprio cuore, nella proCandidato all’interno delfondità del proprio essere
la Caverna di Ben-Akar, gli
costituisce la “base” con cui
dice: “Fatevi coraggio, Fraconfrontarsi da subito (in
tello mio, ma ricordatevi che
vista della successiva Opera
dietro il simbolico svolgimento
al Bianco prima ed Opera
dei nostri rituali, si cela la voal Rosso dopo ed in vista
stra vera accettazione morale
della finale “riconciliazione
e che le vostre azioni s’impritra gli opposti”), attraverso
mono, amplificate, in un altro
cui operare il “distinguo”
mondo”. Come in alto, così
con il proprio ego, con il
in basso.
proprio lato oscuro (a livelIl Saggissimo, dopo aver aclo microcosmico), a livello
cordato la grazia al novello
ancora microcosmico con i
Maestro Eletto dei Nove,
“traditori” e i “falsi fratelli”
afferma: “Alzatevi, Fratel(la storia insegna che i prinlo mio, e considerate che tutto
cipali persecutori del nostro
ciò che avete compiuto è una
Venerabile Rito furono prorappresentazione degli obblighi UNA LOGGIA EGIZIA: La ritualità è un simbolismo in
prio i falsi fratelli), nonché
movimento. Al di fuori dello spazio e del tempo dell’immediato presente
che oggi voi contraete … Dietra Luce e Tenebre su un
tro la semplicità e la povertà
piano più alto (a livello madei simboli e degli accessori rituali c’è, infatti, la vostra accet- crocosmico). Ecco che l’insistenza dei distinguo, nel cortazione totale, che s’imprime sugli altri piani della coscienza e po del Rituale di Maestro Eletto dei Nove, tra Massoni
attribuisce un’efficacia misteriosa a quest’accettazione”. Ol- propriamente detti e massoni profani, tra Fratelli da una
tretutto, in modo più che esplicito, i Lavori si chiudono parte e falsi fratelli e traditori dall’altra, ne fa un Rituale
con l’esortazione del Saggissimo Maestro a “lasciare questo di “separazione”, così come simboleggiato in modo plastiTempio, per portare la Giustizia e la Luce nelle tenebre dell’ini- co, oltre che negli ammonimenti del Maestro Intimo e del
quità del mondo profano”.
Saggissimo Re Salomone, proprio nella Catena di UnioÈ, inoltre, sintomatico il doppio giuramento nella Catena ne. Ma l’imprimatur costituito dall’operazione magico-cedi Unione consistente, oltre che nel custodire il segreto rimoniale, che si imprime sugli altri piani della coscienza
sui Lavori della Camera, nel “punire i traditori”, prima di (oltre che “su un altro mondo”) con le potenti evocazioni
rompere la Catena medesima8.
delle parole sacre del Grado (“Nekam” – “Nekah”) e dei
gesti rituali, è, allo stesso tempo, un Sigillo di Unione tra
i Fratelli del Rito volto alla difesa di quei valori cui tutta
la Libera Muratorìa dovrebbe (anzi, deve) tendere: Verità
7
Si rimanda, al riguardo, alle Istruzioni Operative per il Grado di
e Virtù, purtroppo tradite e perseguitate. Separazione tra
Maestro Eletto dei Nove ad opera del Sovrano Santuario d’Italia dei Riti
Luce e Tenebre, Unione tra Fratelli volta a “portare la GiuUniti di Memphis e Misraim.
stizia e la Luce nelle tenebre dell’iniquità del mondo profano”:
8
Già in esordio del Rituale di Iniziazione al Nono Grado, il Sag- l’alchimia esprime gli stessi concetti della Gnosi.
gissimo Maestro aveva rivolto l’ammonimento a tutti i Fratelli ad essere Trasmettere e perpetuare.
attenti e a considerare che “lo svolgimento della cerimonia di Ricevimento
al Grado di Maestro Eletto dei Nove è più efficace di quanto i massoni
profani generalmente non credano”.
10 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
Fr∴ Lorenius - Grande Eletto Kadosh
L’inizio del viaggio
iniziatico
il Lavoro dell’Eletto dei Nove:
dal piombo all’oro
«Vivi nell’idea solare e troverai l’Oro,
trofeo dell’anima redenta
e caduceo di ogni potere antico»
(M. K.)
Balkis, la Regina
di Saba in visita a
Re Salomone.
Olio su Tela di
Giovanni Demin
l Nono Grado è un Grado fondamentale. In realtà di nessun momento di un percorso iniziatico si può dire il contrario. C’è però qualcosa di particolare, operativamente, su cui vale la pena
soffermarsi. Il quarto Grado che ci siamo appena
lasciati alle spalle ci ha fatto un regalo prezioso. Ci
ha svelato già il finale. Il messaggio è arrivato chiaro,
diretto. Lo scopo di ogni iniziato è quello di ‘”entrare” nel Sancta Sanctorum. Punto. E non ci è stato
detto. Lo abbiamo proprio visto, ci è stato mostrato1.
1 Irene Mainguy, Simbolica dei gradi di perfezione,
Edizioni Mediterranee, Roma, pp. 45. Umberto Gorel Porciatti,
Simbologia massonica, Atanòr Roma 1981, pp. 57-69
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 11
L’inizio del viaggio iniziatico
Cambia il lessico, cambiano le culture ma la sostanza
rimane la stessa. Dobbiamo
operare in noi una palingenesi, radicale, quel percorso di osirificazione, di
“indiamento”, già suggerito
nella Massoneria Azzurra.
Nel Nono Grado il Nostro
Venerabile Rito comincia a
spiegarci “come”. Da dove
partire.
Tanto per essere chiari sin
da subito, e non lasciare
spazio a fraintendimenti ci
viene messo davanti il figlio di Hiram, il bambino
alchemico. Al tempo stesso
facciamo i conti con le emozioni peggiori, la vendetta, il
tradimento, l’adulterio. Tutte energie basse, ctonie, disturbanti persino nella loro
gravità. Il bambino alchemico ci viene presentato su
campo nero, con sigilli planetari e quadrati magici di
Saturno. Ha il corpo bianco
e la testa rossa, così ad introdurci, per la prima volta
in maniera così diretta, sul
lavoro da fare. Ovvero una
nigredo, un lavoro “al nero”
in cui “rettificare” e portare a perfezione un certo
tipo di natura. Una albedo, o
“opera al bianco”, in cui si
tratta di perfezionare un’altra natura. Ed un’“opera al
rosso” che in qualche modo
rappresenta la fine del compito, cioè quando sapremo
di non essere dei manichini nudi col cognome sul
corpo2. Se il punto di arrivo è quando abbiamo visto
al Quarto Grado (e di cui
avremo una più articolata
spiegazione nel Ventesimo
Grado3), qui ci viene proposto il punto di partenza.
Sono proprio questi sentimenti disturbanti, saturnini
che occorre rettificare, cor-
2
L’ordine delle fasi non è
necessariamente questo, ma questa è la successione più o meno
classica, la stessa che ritroviamo in
Fulcanelli, nella bella immagine dei
colori che entrano nel rosone della
cattedrale sul principiare del giorno.. Cfr Fulcanelli, Il Mistero delle
Cattedrali, Edizioni Mediterranee,
Roma 1996, pp. 53-54. Sull’Opera
nel simbolismo dei primi tre gradi,
Oswald Wirth, Il simbolismo ermetico, Edizioni Mediterranee, Roma
1997, pp. 86-102. Sulle operazioni
come fatti precisi, da non intendersi come sentimento o allegoria, Julius Evola, La tradizione ermetica,
Edizioni Mediterranee, pp. 110111
3
Nel 20° si completa la
c.d. “iniziazione artigiana”. Avremo
allora chiuso un ciclo. La Verità
ci sarà davanti nuda, in modo
completo. Nei gradi successivi
ci verrà sempre detta la stessa
cosa, ma in modo sempre meno
materiale. Ci sarà una progressiva
sublimazione, attraverso le tappe
delle
principali
sapienzialità
occidentali, e la nostra distanza dal
“Segreto” sarà sempre ridotta, fino
all’identificazione con il Segreto
stesso.
12 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
reggere. È il metallo su cui
occorre lavorare. Verrà il
tempo in cui i metalli li conosceremo nel profondo. Si
tratta di vedere, qui, qual è il
primo. È un’alchimia spirituale, ma non solo.
Le indicazioni sono anche
per il laboratorio. Il nostro
non è un laboratorio chimico, il nostro laboratorio
è in realtà più un altare ma
ciò non toglie che anche noi
abbiamo a che fare con fuochi, distillatori e bolle. Non
importa se con i vegetali,
con i minerali, con i metalli.
L’analogia è una legge che
abbraccia tutti i regni della
natura. La natura ha solamente una via e si applica a
tutti gli esseri.
«È pertanto l’alchimia
una casta meretrice,
che ha molti amanti,
ma tutti delude e a
nessuno concede il suo
amplesso. Trasforma
gli stolti in mentecatti,
i ricchi in miserabili,
i filosofi in allocchi,
e gli ingannati
in loquacissimi
ingannatori» .
Johannes Trithemius
Saturno, dunque, è la chiave
esegetica del Grado. Proviamo a “rivivere” il rituale
tenendolo presente e tutto
ci sarà più chiaro. Ci sarà
oltretutto più chiaro perché,
e perché proprio adesso,
veniamo a sapere della “tresca” di Hiram con la regina
di Saba4 . E ci sarà più chiaro perché in altri tempi questa Camera era quella in cui
si prendevano le decisioni
più difficili ed energicamente impegnative per tutto il
Rito oltre ad essere gli Eletti
dei Nove gli esecutori delle
decisioni dei Sublimi Grandi Ispettori dell’Ordine (e
del Sovrano Santuario, ça
va sans dire).
Non ci è possibile soffermarci sulla simbologia di
Saturno, ma il lettore potrà
agevolmente da solo ripercorrerne le linee essenziali,
per poter cogliere i riferimenti analogici utili per
una operatività senza la
quale ogni acquisizione resta esterna, estrinseca, non
4
Un tema in realtà spesso
ripreso anche nel simbolismo della
Massoneria Azzurra, soprattutto in
Francia e nell’Europa continentale.
Cfr Robert Ambelain, Il segreto
massonico, Atanòr, Roma 2013,
pp. 36-37 e Rudolf Steiner, Natura
e scopi della Massoneria, Editrice
Antroposofica, Milano 2002
interiorizzata5. Va sottolineato qui il legame con
la morte (ancora una volta: il nero), con la pesantezza (il piombo), con la
stanchezza e la malinconia. Sfumature che sono
il sottobosco della foresta,
studiate – ma da un punto di vista psicologico - da
Hilmann in pagine intense
a cui vale la pena rimandare6. Saturno è associato
alla Sephirah Binah. In
quel caso il Piombo non è
il primo metallo (cioè Saturno non è il primo pianeta), ma l’ultimo. Quello
che bisogna affrontare per
passare dal settenario (del
quaternario) alla divinità
delle Sephiroth superiori.
Ovvero: la soppressione
di ogni forma fisica, temporale, come premessa per
il ritorno non al nulla ma
all’eterno.
Anche l’Alchimia verde, la
Spagiria, ci dà indicazioni
in questo senso. Pianta di
Saturno è il pino e il pino è
legato alla leggenda di Attis
e Cibele: il dio della vegetazione era amato dalla Gran-
5Oswald Wirth, Il simbolismo astrologico, Brancato, Enna
1991, p.21
6
James Hillman, Puer aeternus, Adelphi, Milano, 1999
Oswald Wirth
de Madre che però non
voleva essere amata. Attis
deciderà di uccidersi, evirandosi. Zeus lo trasformerà
in pino: le gocce di resina
sono le sue lacrime, la pigna,
ricca di semi, il suo organo
sessuale. In un’altra versione del mito Cibele scopre,
sotto un pino, un adulterio di Attis che si credeva
al riparo da ogni sguardo.
Preso dal rimorso si uccise
proprio all’ombra dell’albero. C’è che il pino è anche
l’albero sotto cui si incontrano Tristano ed Isotta. Ma
a Saturno è associato anche
il cipresso. E il pioppo. La
tradizione mitologica ci rac-
conta di Fetonte che rubò il
carro al sole. Ma nella sua
corsa o si avvicinava troppo alla terra, bruciandola
o se ne allontanava troppo,
gelandola (e bruciando un
tratto del cielo: la via lattea).
Giove gli scagliò contro un
fulmine e Fetonte cadde nel
Po. Le sorelle accorsero nelle rive del fiume per piangerlo e Giove le trasformò,
appunto, in pioppi. I miti e
le associazioni analogiche ci
riconsegnano nello stesso
tempo una operatività (in
questo caso psicologica) e
una verità teoretica.
Per dirla con le parole di un
noto filosofo contemporaneo: «Pensare e vivere
la terra come il luogo in
cui le cose escono e ritornano nel niente è una
negazione della verità, e
questa negazione è un significato che appare nella
verità»7. Ma che questo sia
a sua volta il significato di
un certo insieme di eventi empirici (che appaiono
ancora ciascuno dotato di un significato suo:
forma, colore, volume,
suono) è una interpretazione. Tutto l’Occidente
appare come contenuto
di una interpretazione e
non come una determinazione distinta da ogni interpretazione. Le società
iniziatiche e la via della
palingenesi stabiliscono l’unione di significati diversi e
l’apertura diventa apertura
ad un significato più ampio.
La ricomposizione in unità
coerente di ogni frammentarietà può darsi solo così. E
non dobbiamo avere pudore
o imbarazzo se il suo nome
appropriato alla fine fosse
“magia”.
Fr∴ Perdurabo Epopta III Grado Ermetico
7
Emanuele Severino, La
struttura originaria, Adelphi, Milano
1981, p. 87
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 13
[ SPECIALE NONO GRADO ]
Un protocollo di meditazione
“Tutto quello che possiamo fare senza sforzi eccessivi
Preparazione
e rilassamento
Sedersi su una sedia senza
braccioli, di altezza media e
con la seduta di media durezza. In mancanza di imbottitura, usare un cuscino
basso. I piedi sono ben poggiati a terra, le ginocchia
piegate a 90°, la schiena è
se possibile discosta dallo
schienale (per evitare di assopirsi). Le mani sono poggiate a piatto sulle cosce,
senza alcuna tensione. La
schiena è eretta: immaginare le vertebre come una colonna di monete impilate,
che non vogliamo far cadere. Il mento è leggermente
rientrato, le spalle aperte.
Spingiamo il cielo con la
testa. Gli occhi sono delicatamente chiusi. Osservare il
respiro spontaneo senza influenzarlo, sentire l’aria che
entra ed esce dalle narici.
… Silenzio…
Portare la propria coscienza o
visualizzare le diverse parti del
corpo, rilassandole mano a mano
che vengono nominate:
•
Alluce del piede destro (la
pelle, l’unghia);
• Il 2°, 3°, 4° e 5° dito del piede;
• La pianta del piede;
• Il collo del piede;
• La caviglia;
• Il polpaccio;
• Il ginocchio (parte anteriore,
posteriore, interna ed esterna);
• La coscia (parte anteriore e
posteriore);
• Il gluteo;
• Tutta la gamba destra;
Ripetere con la gamba sinistra.
Le due gambe sono completamente rilassate.
•
•
•
•
•
•
•
•
•
L’addome;
I lombi;
Lo stomaco;
Il centro della schiena;
Il petto;
Il punto tra le scapole;
Il fianco destro;
Il fianco sinistro;
Il busto è completamente
rilassato.
•
•
Il pollice destro;
L’indice;
14 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Il medio;
L’anulare;
Il mignolo;
Il palmo della mano;
Il dorso della mano;
Il polso;
L’avambraccio;
Il gomito;
Il bicipite;
Il tricipite;
La spalla;
L’ascella;
Tutto il braccio destro;
Ripetere col braccio sinistro.
Le due braccia sono rilassate.
Il collo (parte anteriore, posteriore, destra e sinistra);
• Il mento;
• Gli angoli della bocca;
• La cavità della bocca;
• I denti;
• La lingua;
• La mascella (lato destro e
sinistro);
• Le orecchie (destra e sinistra);
• Gli zigomi (destro e sinistro);
• Le cavità oculari (destra e
sinistra);
• Gli occhi (chi riesce, li porterà
delicatamente verso l’alto, nel
punto tra le sopracciglia);
• La fronte;
• Il cuoio capelluto (si può
sentire una leggera pressione
o un formicolio).
…Silenzio…
•
lo faremo; il resto, per ora, lo lasceremo perdere”
Visualizzazione
È una notte buia e senza stelle. Immaginate di
viaggiare con altri 8 compagni, seguendo un cane
che ha fiutato una traccia.
Per primo entrate nella caverna di Ben-Akar, colui
che turbò Israele, quando
commise un’infedeltà nei
confronti di ciò che era
proibito. Armati di pugnale e di lampada, penetrate
in questa caverna, pronti a
colpire chiunque troverete
e vi opporrà resistenza.
…Silenzio…
Entrate, silenziosi e guardinghi, seguendo un lontano lamento che proviene
dall’interno. Dietro una
curva, proprio nella parte
più bassa della caverna,
vedete un neonato nudo
adagiato in terra.
Prendete il pugnale e lo
portate verso il vostro petto; tagliate le vostre vesti in
modo da ricavare un panno
bianco, in cui avvolgere il
neonato. Lo ricoprite e ve
lo portate al petto; a quel
punto, smette di piangere.
Uscite all’aria aperta; il cielo ora è solcato di stelle cadenti, che come lacrime argentate rischiarano la notte.
La dea egizia del Cielo vi
protegge, il Dio egizio della
Terra vi sostiene: sentite la
vita universale scorrere nel
vostro petto e fuori di voi.
…Lungo silenzio…
Chiusura
Riprendere ora il contatto
col corpo fisico. Muovere
le dita delle mani come un
pianista, insieme a quelle
dei piedi. Lasciare libero il
corpo fisico di compiere i
movimenti che ci richiede.
Quando pronti, aprire gli
occhi.
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 15
[ SPECIALE NONO GRADO ]
Neqam! Neqah!
Lo scopo di questa tavola
non è di interpretare “cabalisticamente” il rituale
di IX grado, ma quello di
offrire ai Fratelli spunti interpretativi, ottenuti utilizzando le classiche tecniche
ermeneutiche tratte dal patrimonio della Tradizione
esoterica ebraica (Qabalah)
sulle parole di evidente origine ebraica presenti nel rituale.
Vorrei innanzi tutto puntare l’attenzione sulle Parole Sacre di questo Grado.
Purtroppo, le interpretazioni delle parole di origine ebraica in massoneria (parole di passo, parole sacre, il Nome
Tetragramaton, i nomi delle colonne…) sono state costantemente viziate dalle traslitterazioni più fantasiose e inverosimili, che hanno spesso causato confusione e discordia.
Il verbo neqam (nun-quf-mem) significa “vendicare”. Il
suo valore numerico pieno (mispar gadol) è 190 (nun 50
+ quf 100 + mem 40 = 190). La sua riduzione teosofica
(mispar qatan) è 10 (1+9+0=10).
La risposta è più problematica.
Dobbiamo premettere che, nelle traslitterazioni dall’ebraico alle lingue che usano caratteri latini, le incertezze e le
confusioni più ricorrenti riguardano le consonanti quf e
khaf. In ebraico la quf ha un suono secco e la khaf un suono leggermente aspirato, difficile da evidenziare e percepire, soprattutto da orecchie non abituate a queste sfumature e appartenenti a culture con lingue alfabetiche in cui
mancano spesso anche i segni consonantici per esprimerle. Infatti, nelle traslitterazioni di queste due consonanti
la confusione è costante. Tipico è il caso della stessa parola
Qabalah (quf-beth-lamed), traslitterata come Khabalah,
16 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
Kabballah, Kabala, Cabala…
La traduzione proposta attualmente nel rituale, “colpito”,
corrisponde ad una parola ebraica, nekhah, composta da
nun-khaf-he.
Tuttavia, sia per un motivo di simmetria sonora, sia per il
senso interiore che ho percepito in questo rituale, nonché
per i vantaggi interpretativi che ne conseguono, la risposta originaria è neqah (nun-quf-he – simmetrico con la
nun-quf iniziale di neqam), che significa “essere innocente”, “essere libero”, “lasciare impunito”. Il suo
valore numerico pieno (mispar gadol) è 155 (nun 50 +
quf 100 + he 5 = 155). La sua riduzione teosofica (mispar
qatan) è 11 (1+5+5=11). Probabilmente, la traduzione
“colpito” fu causata appunto dalla confusione ricorrente
tra la lettera khaf e la lettera quf, che aveva anche il pregio
di corrispondere in modo più immediato e “facile” alla
prima parte della parola di passo.
Un altro errore di traslitterazione, come vedremo, ha condizionato la traduzione e la comprensione dell’altro termine di origine ebraica: la parola di passo “BEGOHAL
KOL” . A mio avviso, questa nuova traduzione, che differisce da quella abitualmente in uso, viene innanzi tutto
a manifestare meglio il tono dominante che permea tutto
il rituale di questo grado: una dualità di tendenze divergenti, a cui il Maestro massone deve rispondere cercando
in se stesso la giusta mediazione, la ricomposizione della
dualità interiore che farà nascere in lui l’Uomo Nuovo, il
portatore del Nome. Inoltre essa ha il pregio, come vedremo, di chiarire meglio molti dei simboli numerologici,
visivi e testuali del rituale. La tensione duale e la ricomposizione/armonizzazione è subito proposta al recipiendario
già all’inizio del rituale, nella Camera delle Preparazioni,
in cui dovrà meditare sulle 3 massime:
Il crimine non può rimanere impunito – impulso ad agire
Le Parole del rituale del Maestro Eletto dei Nove
lette attraverso la Qabalah
Senza una autorità legittima, la vendetta privata è un crimine
– impulso a trattenere l’azione
La coscienza è un giudice inflessibile - mediazione
Il rituale ripropone dunque, in una ambientazione mitica
diversa, l’antico dramma cosmico del comando divino e
della sua trasgressione. Ma, anche questa volta, nell’apparente irriducibile dualismo, si cela la medicina divina,
che trasforma nuovamente l’Albero della Conoscenza del
Bene e del Male nell’Albero della Vita.
Infatti, i valori numerici (ghematrie) delle parole sacre
(d’appello e d’eco) ripetute più volte dai Fratelli durante
il rito quasi come un mantra o una forma di evocazione,
se sommati, sono pari a 345 (190+155) e, se sottratti, sono
pari a 35 (190-155).
Le parole ebraiche che presentano la stessa ghematria
sono:
per il valore 345
• El Shadday, Nome divino
• Moshe
• Ha Shem , Il Nome
per il valore 35
• ELeD, “farò nascere”, la promessa di rivelare una
nuova coscienza, un nuovo modo d’essere, una nuova
personalità,
• YeHuDY, giudeo, colui che passa la porta DALETH
contenuta nel Nome YHVH
I mispar qatan (riduzioni teosofiche), se egualmente addizionati, fanno un totale di 21, che equivale a:
• SHIN 21ma lettera dell’alef-beith – simbolo del
FUOCO
• EHeYeH: Nome divino – Sarò
Questo fu il Nome dato a Mosè nella forma EHeYeh
ASheR EHeYeh, “Sarò Colui Che Sarò”, il cui valore
numerico è 543, permutazione numerica di 345, valore
che equivale a EMUNaH (Fede, corrispondente a Keter
) + EMeTh (Verità , corrispondente a Yesod). Queste due
sefiroth individuano sia l’asse centrale dell’Albero della
Vita che il percorso da Keter a Yesod, di 9 sefitoth. 21 è
la somma delle prime tre lettere del Nome Teragramaton
YHV e il futuro, secondo i Maestri, è rappresentato dalla quarta lettera He che completa il Nome e corrisponde a Malkhuth, il Regno. La lettera centrale del nome
“EHeYeh ASheR EHeYeh” è SHin, che è rappresentata
nell’ Esodo dal cespuglio infuocato dal quale il divino parla a Moshè, cespuglio infuocato che troviamo anche all’ingresso della caverna di Ben-Akar.
Chi è El Shadday? Cosa rappresenta il
numero 345?
Questo Nome divino è generalmente tradotto come Onnipotente o Dio Onnipotente.
Cos’è l’onnipotenza? Riferita alla Divinità, da una parte
è l’attributo di un potere creatore senza limite e capace di
generare indefinitamente la manifestazione, una virtù infinita di fare e formare; dall’altra il potere di far sì che una
cosa sia o non sia, di determinarne il destino, di metterne
un termine, di determinarne la fine.
Da un lato quindi una forza di esteriorizzazione, di manifestazione, e dall’altro una forza di interiorizzazione,
di occultamento, di riconduzione al principio. Queste
due tendenze sono ben rappresentate dalla doppia valenza simbolica del FUOCO/Shin: da una parte, il fuoco
come simbolo dell’incessante attività generatrice, l’ariete
o il capro, il SeH (Shin-he) o “giovane capo di un gregge”, simbolo dell’incessante forza vitale di generazione,
dall’altra il fuoco che tutto trasforma e consuma: “E il
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 17
Neqam! Neqah!
fuoco di YHWH piombò e divorò l’olocausto, il legno, le
pietre e la polvere, e asciugò l’acqua che era nel fossato”
(I Re 18:38). Dal fuoco di Dio Onnipotente, El Shadday,
dipende quindi anche l’accesso ad ogni stato superiore di
coscienza, l’energia di riconduzione all’Uno. Questo è anche il significato esoterico della nostra Via Tradizionale:
fuoco che genera tutto e che tutto consuma e trasforma.
In sintesi, Shadday è l’unione di due tendenze opposte:
una potenza creatrice ma controllata; una forza di esteriorizzazione che si frena e si autolimita.
Lo Zohar infatti ci indica l’interpretazione di questo Nome:
“Colui che (dice) basta!” La Shin è intesa dal grande testo cabalistico come sintesi di asher (alef-shin-resh) ossia
“colui che” dice (verbo sottinteso) DaY (daleth-yud) “basta!” Shadday è quindi Colui che mette un termine, che
dice “basta!” alla generazione della molteplicità.
Shadday nell’ambito della gerarchia
dei Nomi Divini
Al di sopra di tutti i Nomi è posto l’ AYN, il “SENZA”,
l’Assoluto, il Senza Limite “AYN-SOF”.
Elyon o El Elyon, l’Altissimo o Dio Altissimo, è il più vicino a AYN SOF, il Senza Limite, in quanto fedeltà totale a
questo Assoluto non duale, pienamente reale e indifferenziato. El Elyon è il non-Creatore, la tendenza irresistibile
all’Uno, il Principio di ciò che aspira a rimanere nascosto
nel seno dell’AYN, dell’Unica Realtà Indifferenziata.
Elohym è il Creatore/Formatore, il Principio delle cose
che tendono ad allontanarsi dall’ AYN SOF per esteriorizzarsi nella Creazione. Infatti è Elohym che forma (yotzer)
la manifestazione e la giudica “buona” (TOV) nel Genesi.
Elyon trattiene ciò che tenta di manifestarsi, mentre
Elohym produce e manifesta incessantemente, finché lo
Shabbat, il settimo giorno, non pone un termine alla sua
opera. El Elyon è lo Spirito degli Angeli che si opposero, alla creazione del mondo e dell’uomo (cfr. Midrash,)
mentre ELohym è il Signore dei Malakhym, degli Angeli
messaggeri, che prodigano senza limite la loro benevolenza e la loro cura nei confronti di ciò che si manifesta: la
Natura. ELoHYM, la cui ghematria è 86, è Ha-TeV’A, la
Natura, di pari valore ghematrico.
Shadday, l’Onnipotente, è il mediatore, posto al di sotto
di Colui che è chiamato Elyon o El Elyon, l’Altissimo, e al
di sopra di Colui che è chiamato Elohym, il Creatore: El
Elyon in alto, Elohym in basso e Shadday al centro, come
Nome la cui natura partecipa sia dell’Uno che dell’Altro:
conferisce a Elohym la Sua potenza creatrice di fuoco, e
allora è Shadday; ma quando fissa un limite all’esterio18 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
rizzazione di Elohym, quando dice “basta!”, allora è El
Shadday, simile a El Elyon, Principio di Fuoco che tutto
consuma per riportare all’Uno.
Da un altro punto di vista, El Shadday è, dopo AYN
SOF, il più Alto dei Nomi , superiore sia a El Elyon che a
Elohym. Per comprendere questa posizione, occorre mettere in evidenza l’aspetto negativo di El Elyon e di Elohym.
Abbiamo definito El Elyon come il “non-Creatore”, perché fedele e vicino al più elevato dei Nomi: AYN. Tuttavia
se il rifiuto della Creazione da parte di El Elyon permane,
esso sfocia nell’empietà, mirando ad amputare l’Assoluto
delle Sue possibilità di manifestazione. El Elyon diventa
allora Samael, l’Avvelenatore.
Elohym è Santo finché attualizza le possibilità di manifestazione che sono nell’Assoluto, ma anch’Esso finisce con
l’identificarsi con Samael quando il suo potere creativo
sfugge ad ogni controllo, e il suo allontanamento sempre
maggiore dal Principio Infinito verso il basso e la molteplicità diventa esclusivo.
Quindi, sotto questo aspetto, è Shadday il Nome che manifesta, nel suo equilibrio, l’immagine perfetta di AYN
SOF nella manifestazione: è il LOGOS, il NOUS creatore immagine dell’UNO. Il suo valore ghematrico, 314
manifesta, nei suoi componenti numerici, il principio unitario 1 che lega cielo 3 e terra 4.
Il Maestro massone certifica l’avvenuta comprensione
di tale Archetipo nella sua risposta alla domanda: “Siete
Voi Maestro?” - “Conosco l’Acacia!” Acacia in ebraico
è ShiTaH (Isaia 41:19): shin 300 + tet 9 + he 5 = 314.
Dire “conosco l’acacia” pertanto equivale a dire “conosco Shadday”. Ma conoscere in un sistema esoterico è
essere: è consapevolezza!
314 è anche la ghematria di Metatron, il Principe del Volto, il capo di tutte le forze angeliche del mondo di Yetzirah, il patriarca Enoch, trasportato vivente in cielo e trasformato nel capo delle schiere angeliche. L’eguaglianza
numerica tra Shadday e Metatron è attestata anche dallo
Zohar, che allude all’immenso potere conferito a Metatron da Shadday.
Come fuoco che tutto trasforma e solleva in Alto, EL
Shadday , Nome il cui valore ghematrico è 345 (alef 1
+ lamed 30 + shin 300 + daleth 4 + yod 10), si pone
alla testa della processione di ritorno all’Uno: per questo, secondo la Tradizione ebraica e i Profeti, El Shadday
rappresenta il Messia della fine dei tempi, il Redentore.
Profezia di Giacobbe: “Lo scettro non sarà rimosso da
Giuda, né sarà allontanato il bastone del comando dai
suoi piedi, finché venga ShYLoh al quale obbediranno i
popoli (Genesi 49:10)” ShYLoH (shin 300 + yud 10 +
lamed 30 + he 5 = 345). Ogni Archetipo si manifesta come
Luce diretta e Luce riflessa: come manifestazione di un
Principio procedente all’Assoluto e come eco, risposta di
consapevolezza da parte del mondo creaturale. Sul piano
del mondo della rettificazione, il nostro mondo, come risposta e comprensione di tale Nome/Principio, il Maestro
massone (Shadday – 314) diventa il Maestro Venerabile( El Shadday – 345), colui che si fa mediatore tra
cielo e terra 345: 3 cielo – 4 terra – 5 l’uomo, come
mediatore tra cielo e terra, il Pontifex. Il MV ha infatti come proprio gioiello la squadra a braccia diseguali, di
proporzione 3 e 4, che sottintende l’ipotenusa di valore 5:
il triangolo egizio.
Shadday, Shabbath (sabato) e Shabtay
(Saturno)
Per chiarire un ulteriore elemento simbolico presente nel
rituale di IX Grado, è’ necessario accennare alle connessioni, secondo l’etimologia esoterica, tra Shadday, Shabbath (sabato) e Shabtay (Saturno).
Shabbath e Shabtay hanno in comune la stessa radice trilittera Shin-beth-tav.
Saturno (Shabtay), è il 7mo pianeta, il più lento e corrisponde esattamente alla qualità di Shabbat, giorno di riposo e di ripiegamento su se stessi, la qualità saturnina che
si collega simbolicamente al metallo piombo.
Oltre alla lettera iniziale SHin, che collega Shabbath e
Shabtay a Shadday, l’interpretazione di Shadday, da parte
dello Zohar, come “Colui che dice: basta!” fa pensare
che lo Shabbat, giorno di astensione dal fare, sia legato
alla volontà di Shadday. Inoltre, tradizionalmente il Nome
Shadday viene messo al centro dell’esagramma (Magen
David) come il settimo, il beneamato: come lo Shabbath.
BeGOAL KhoL
o BeGoAL KhoL
Nel rituale troviamo la traslitterazione in caratteri latini
“BEGOHAL KOL” e la sua traduzione come “Abominio
di tutti”. Ritroviamo anche qui l’ambiguità causata dalla traslitterazione in caratteri latini della lingua ebraica.
Questa parola è composta da una iniziale B beth, che può
essere tradotta con la preposizione di stato in luogo IN.
Ma nella tachigrafia ebraica la beth si usava anche come
abbreviazione di BaRuCh, “benedetto”.
Segue la parola “GOHAL”.
Le parole con simile suono in ebraico sono le seguenti:
• Go’AL ghimel – ain –lamed : disgusto
• Go’eL ghimel – ain – lamed: detestare
• GoAL ghimel–alef–lamed o (dopo il XVI secolo,
quando la vav assunse il ruolo di semivocale espressa
in forma scritta) GOAL ghimel-vav-alef-lamed: REDENTORE
• KhoL khaf-lamed: TUTTO
Quindi, le alternative possibili per tradurre la Parola di
Passo potrebbero essere:
• “nel disgusto di tutto/i” (traduzione palesemente assurda: che significato avrebbe lo stato in?)
• “benedetto il disgusto di tutto/i” (assurda: perché benedire il disgusto?)
• “nel Redentore di tutto/i” (assurdo: ancora una volta
lo stato in luogo non è logico)
• “Benedetto sia il Redentore di tutto!”
Che sia l’ultima la traduzione più corretta, ce lo suggerisce
una preghiera:
BaRuCh ‘ATTaH ‘ADoNaY GoAL YShRaEL - “Benedetto sei Tu Ha-Shem (345) Redentore di Israele”
Probabilmente, il primo redattore del rituale, per adattare
la Parola di Passo alla dottrina massonica più universalistica del GADU, ha sostituito D-o d’Israele con un più
“massonico” KhOL/TUTTO e, successivamente, il traduttore, caduto nell’inganno della prima traslitterazione
(nekham anziché neqam), ha trovato una traduzione che
in qualche modo potesse avere una certa rispondenza con
il “clima” di vendetta e di “ripugnanza” per la decapitazione dell’assassino di Hiram, confondendo GOAL con alef
(redentore) con Go’AL con ayn (disgusto).
Ma chi è il Redentore di Israele o di TUTTO? E’ il Messia, il Mediatore, il Nuovo Adam… E’ El Shadday!
Le ghematrie ci vengono in soccorso in modo stupefacente:
• KhoL valore 50
• GoAL (ghimel–alef–lamed) valore 34
Totale: 84, valore che corrisponde a CheNOCh, Enoch,
il patriarca che fu rapito in cielo e diventò Metatron! La
Parola di Passo equivale quindi a “Baruch Enoch/Metatron/Shadday”
O anche:
• KhoL valoree 50
• GOAL (ghimel-vav-alef-lamed) valore 40
Totale: 90 – che corrisponde a MeLeKh, RE! La Parola
di Passo equivale quindi a “Benedetto il Re dell’Universo!”
Shin: fuoco!
Appare a questo punto evidente che il FUOCO/SHIN è
il protagonista - agente principale di questo rituale e che
quest’ultimo, nella sua insistenza nelle allusioni al fuoco,
ci voglia indicare una operatività ben precisa riguardante
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 19
Neqam! Neqah!
questo elemento.
“Fece regnare la Shin sul Fuoco, le attaccò una corona, permutò questo con quello e formò loro tramite i Cieli (Shamaim)
nel mondo, il Caldo (Chom) nell’anno, e la Testa (Rosh)
nell’anima, maschile nel Shin Alef Mem e femminile nel Shin
Mem Alef”. Sefer Yetzirah
Per la Qabalah e il Sefer Yetzirah il Fuoco/Shin risiede nella testa umana, come desiderio di conoscenza, eccitazione e piacere del sapere. La forma della Shin, rappresenta
la simmetria del cervello e la triade sefirotica superiore:
Chokmah – Binah – Da’ath (Sapienza, Intelligenza, Conoscenza). Ci sono 6 grandi lumi nella Sala del Consiglio, sei come le stelle sul tappeto di Loggia.
Recita il Talmud:
“ Ci sono sei fuochi (Eshot): un fuoco che mangia e non beve;
uno che beve e non mangia; uno che beve e mangia; uno che
mangia le cose umide e quelle secche; c’e un fuoco che respinge
il fuoco; e c’è un fuoco che mangia il fuoco...”
Esamineremo questi sei livelli mettendoli in corrispondenza, dal basso all’alto, con sei gradini del Seder ha
Hishtalshelut (l’Ordine della Concatenazione, la discesa
concatenata dei Mondi): i quattro mondi Assiah, Yetzirah,
Briah, Atziluth più il “mondi” di Adam Qadmon e della
Linea/Qav.
A) FUOCO CHE MANGIA E NON BEVE. E’ il fuoco
fisico, alimentato soltanto dai solidi e respinto dall’acqua.
E’ il fuoco del mondo di Assiah, il gradino più basso, il più
vicino al regno della natura fisica.
B) FUOCO CHE BEVE E NON MANGIA. E’ il “fuoco dei malati”, della febbre che causa una grande sete ma
nessun desiderio di cibo solido. Questo è il fuoco delle
emozioni del cuore. E’ il fuoco del mondo di Yetzirah,
che corrisponde alla sefirah Tiferet, il cuore dell’Albero
della Vita. E’ il fuoco “spirituale”, il desiderio di conoscere Dio e l’Infinito, che rende l’anima sofferente di nostalgia, come dice il Cantico dei Cantici:
“poiché sono malata d’amore”.
Nel rituale del IX grado questo fuoco è rappresentato dalla fonte di acqua nella caverna, in ebraico Me’arah di
valore 315, come Yetzirah, il Mondo delle Forze Angeliche, che il recipiendario è invitato a bere e dal cane, ‫בלכ‬.
Narra un Midrash, che quando Dio condusse Adam a nel
il giardino a dare il “Nome” (il “nome/essenza”) ad ogni
cosa, pianta e animale (Genesi 2:19), non appena vide il
cane esclamò: “costui è tutto cuore e perciò lo chiamerò
‫ בלכ‬ossia KhoL Lev!” Un Maestro aggiunse: “perché il
cane è come (khaf) il cuore (lev) che precede sempre
il suo padrone lungo la via!”
Il recipiendario vaga nel deserto e il cane/cuore, simbolo
del desiderio, lo precede lungo la via che lo porterà alla
caverna/Yetzirah.
20 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
C) FUOCO CHE BEVE E CHE MANGIA. E’ il “fuoco di Eliahu”. Qui c’è il riferimento all’episodio raccontato in 1 Re (18; 20 e seg.) e al fuoco di El Shadday, che
tutto consuma e trasforma:
“Dopo aver pregato il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe (Shadday, appunto), il fuoco del Signore cadde dall’alto
e consumò tutto: l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, ed
asciugò l’acqua del canaletto.”
Il Profeta Elia era il simbolo per eccellenza dell’uso del
fuoco divino. Quando arrivò la sua ora, invece di morire
come ogni mortale, fu rapito in cielo da un carro e da
cavalli di fuoco (2 Re 2.11). Il fuoco di Elia è al livello di
Briah, il mondo corrispondente a Binàh (Intelligenza), la
vera e profonda comprensione del segreto divino e delle
regole soprannaturali.
Il fuoco di Elia consuma legno e acqua: è il superamento della polarità degli opposti, che si ottiene varcando la
50ma porta, la Porta che conduce a Binah. Il Mondo di
Briah è il mondo delle radici e delle cause archetipiche.
D) FUOCO CHE DIVORA SIA LE COSE UMIDE
CHE QUELLE SECCHE. “è il fuoco dell’altare”, il fuoco del Tempio di Gerusalemme, che scese dal cielo al tempo di Salomone e rimase acceso fino alla sua distruzione.
E il fuoco del nostro Tempio che corrisponde al mondo
di Atziluth, il mondo della Rettificazione, simboleggiato
dalla costruzione del Tempio operata dai Fratelli Massoni
e dal compasso aperto a 45° sul Libro Sacro.
Atzilut/Tempio è il perno dei mondi, il centro della Terra,
come recitano i nostri rituali. In corrispondenza con le
Sefirot, questo è il fuoco di Chokhmà (Sapienza), la cui
qualità interiore è il Bitul, o annullamento del sè. Il fuoco
dell’altare dei sacrifici rappresenta l’operazione di Bitul. Il
Sacrificio era compiuto realizzando l’ IDENTIFICAZIONE tra l’animale offerto e l’offerente e bruciando l’anima “animale”, la nefesh del fedele, insieme a tutte le sue
passioni e ai suoi attributi interiori, psicologici e spirituali
(l’umido e il secco).
E) FUOCO CHE RESPINGE IL FUOCO. E il “Fuoco di Gabriele”, con riferimento all’episodio del libro di
Daniele (cap. 3) della fornace e dei 3 giovani ebrei condannati ad essere arsi, che si erano rifiutati di adorare gli
idoli. Il “fuoco” spirituale di quest’angelo aveva respinto le
fiamme fisiche. A questo livello il fuoco è l’Unità dei fenomeni che corrisponde al mondo di Adam Qadmon (Uomo
Primordiale), la Corona dell’Albero della Vita. L’angelo
che opera è Gabriel, la Forza di Dio. Il riferimento è alla
sefirah Ghevurà (Forza) e al lato sinistro dell’Albero della
Vita, la sede del fuoco.
F) FUOCO CHE DIVORA IL FUOCO. “E il fuoco
della Shekhinà”, la Presenza, l’Immanenza Divina, che
guidava Israele nel deserto nella forma di una colonna di
fumo durante il giorno ed una colonna di fuoco durante
la notte. E’ chiamata “fuoco che divora il fuoco” poiché la
Shekhinà è infinitamente più potente del fuoco degli Angeli, che è già pura energia divina. Questo tipo di fuoco si
riferisce al livello della Linea (Qav), il raggio di Luce Infinita che si è esteso all’interno del vuoto creato dallo Tzimtzum o Restrizione. La Linea è l’origine dell’immanenza
divina nel mondo, pur restando totalmente trascendente
(Fuoco che divora ogni altro fuoco).
BEN AKAR
o Ben Acher?
Altro evidente errore di traslitterazione.
Troviamo solo due parole che possano avvicinarli a questa
traslitterazione:
BeN (figlio) ‘IKhaR (alef-khaf-resh): figlio servo
BeN ACheR (alef-cheit-resh): l’altro figlio.
L’altro figlio di chi? Il recipendario si reca a uccidere solo
il presunto assassino di Hiram?
La ghematria di BeN ACheR ci offre uno spunto: 261,
come la ghematria della prima famiglia dell’umanità
Adam 45 + ChaVaH 19 + QaYN 160 + HeVeL 37.
Siamo nel IX Grado, come ACh, alef+ceit: fratello!
Verifiche
A questo punto non rimaneva che cercare nei simboli numerologici del IX Grado le conferme a queste operazioni.
Che l’operazione di somma delle Parole Sacre e di conseguenza l’evocazione di El Shadday sia legittima, ce lo
conferma il tappeto di Loggia di questo Grado, le cui proporzioni sono quelle del triangolo egizio:
3 per la base, 4 per l’altezza, 5 per la diagonale: 345.
Il gioiello del Maestro Venerabile, mediatore tra cielo e
terra, ha le stesse proporzioni.
Che siamo nell’ambito di una operazione rituale di Rettificazione, ce lo conferma il numero di gradi di apertura
del compasso sul Libro Sacro: 45, che equivale alla parola ebraica ADaM (alef 1 + daleth 4 + 40 mem): numero
che corrisponde all’espansione con alef del Nome di D-o
Tetragramma, il cosiddetto Nome Mah (45), Nome del
Mondo della Rettificazione.
Il valore 345 è espressamente raddoppiato nel rituale per
ottenere le misure del tappeto di Loggia. Recita il rituale:
“Le proporzioni di questo tappeto sono di tre per la base, quattro per l’altezza, e cinque per ciascuna delle sue diagonali.”
Il tappeto è composto quindi di due triangoli dei proporzione 345x2 = 690, la cui riduzione teosofica è pari a
15 (6+9+0). Puntualmente, a verifica della correttezza di
questa operazione, nel tappeto sono disposte a sinistra 6
stelle e a destra 9, per un totale di 15.
Il quadrato magico di Saturno/Shabtay, presente nel
tappeto della Loggia di Perfezione, ha come somme orizzontali, verticali e diagonali 15. Al valore di 690 corrispondono 2 espressioni ebraiche, che lasciano intravedere
lo scopo, il fine, del percorso suggerito dal rituale:
• Ra’aYaTY (resh – ain – yud – tav –yud) “Mia Amata” (Cantico dei Cantici)
• PaRDeS RiMmoNYM “giardino dei melograni”.
Entrambe le espressioni alludono alla pacificazione, al raggiungimento di uno stato non-duale interiore dell’anima
che ha raggiunto l’unione degli opposti/complementari,
maschile e femminile. Da questa unione, nasce il Figlio,
l’Uomo Nuovo, il neonato dalla testa rossa (Edom,
rosso, anch’esso di valore 45, scritto come Adam, ma
vocalizzato in modo diverso), posto al centro del tappeto.
Il neonato al centro del quadro di loggia ha le seguenti
proporzioni: 1 per la larghezza e 2 per l’altezza.
Quindi, nelle proporzioni del Tappeto sono presenti i seguenti valori: 1, 2, 3, 4, 5, che sommati danno 15
(1+2+3+4+5=15), come la somma del quadrato di Saturno (Shabtay) presente nel tappeto.
Tappeto che rappresenta il “giardino dei melograni” PaRDeS RiMMoNYM di valore 690, giardino in cui è piantato l’Albero, “perché l’Adam (45) è come un albero nel campo” (Deuteronomio 20:19), in cui il “campo” Ha-SaDeH
vale 314 (he 5 + shin 300 daleth 4 + he 5 = 314)!
Il valore 15 (3x5) è inoltre alluso dal nastro rosso di 5
cm lungo 3 metri, che allude (3 e 5) anche al nascituro
35 (Eled “farò nascere” alef 1 + lamed 30 + daleth 5
= 35), valore risultante dalla sottrazione della ghematria di
NeQaM e NeQaH.
Nel quadrato di Saturno raffigurato nel tappeto sono inoltre presenti tutti i numeri naturali dall’1 al 9, come 9 sono
le stelle della fascia e del tappeto di loggia (le 9 sefirot
da Keter/Fede a Emeth/Yesod), la cui somma è ancora:
1+2+3+4+5+6+7+8+9= 45!
Il IX Grado e la IX sefirah: Yesod
A questa Sefirah tradizionalmente corrispondono 2 Nomi
divini:
• El Shadday
• El ChaYM
• nonchè alla figura dello TZADIQ, il Giusto, l’Equanime
Nel rituale di IX Grado si fa esplicito riferimento a questa
sefira: “che l’equità (tzedeq) ci diriga e che la Verità (Emet)
si pronunci”. Yesod è chiamata nella Tradizione cabalista
anche equità e verità.
Fr∴ Baraqel - Eletto della Volta sacra
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 21
[ SPECIALE NONO GRADO ]
Istruzioni operative
per il Grado di Maestro
Eletto dei Nove
V.I.T.R.I.O.L.
remessa
Il Nono Grado rappresenta il secondo dei gradi praticati nelle Logge di perfezione ed è da considerarsi
un Grado eminentemente
operativo,
un’autentica
nigredo. Esso sembra provenire dall’Ordine degli
Illuminati di Baviera costituito da Adam Weishaupt con la denominazione di “Sublime Minervale”, che a sua volta traeva la sua origine
addirittura dalla medioevale Società della Santa Vehme, che aveva il
compito di riparare i torti subiti dai poveri e dagli indifesi. Come scrive de Guaita (“Alla soglia del mistero”): “Le sentenze si pronunziano
nel segreto di caverne inaccessibili, dove, attraverso sentieri obliqui
e remoti, l’accusato viene condotto a testa nuda e con gli occhi bendati […] Quante volte contadini o signori hanno dovuto tremare nel
leggere la mattina sulla loro porta, affisso con un colpo di pugnale,
l’ordine di comparire! Sventura a chi non obbedisse alla citazione dei
franchi giudici! Fosse egli pure cardinale o principe di sangue o anche
imperatore d’Allemagna, non potrà mai eludere la sentenza di morte
pronunziata in contumacia, e presto o tardi sarà colpito”.
22 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
simboli della nascente dittatura. Attualmente il Nono Grado è negletto da quasi tutti i sistemi ad alti gradi del mondo,
con eccezione degli innumerevoli Supremi Consigli di R.S.A.A. sedenti in Italia
(in cui però il momento clou viene semplicemente raccontato dall’Oratore) e di
gran parte dei Riti Egizi. Il motivo per
cui questa cerimonia, così grand guignol
e forse apparentemente incomprensibile,
viene ancora lavorata nell’O.R.U.M.M.,
risiede non nella velleità di dar vita ad
improbabili tribunali di guerra (l’iniziato ha titolo solo per giudicare se stesso), quanto nell’ingegnoso simbolismo
alchemico ad essa sotteso, che permette
di sublimare (espressione non casuale) la
portata di alcune operazioni materiali di
primo acchito assai disturbanti.
Re Salomone
Si racconta che durante la Rivoluzione
francese molte condanne capitali venissero
pronunciate in camera di Nono Grado, ed
ancora nel secolo scorso Gabriele D’Annunzio avrebbe secondo alcuni trasferito
l’iconografia del Grado (teschio, pugnale,
colore nero, motto vincere aut mori, etc.) nei
L’iniziando al Nono Grado, calandosi
nelle profondità insondabili della caverna, ovvero prendendo coscienza della
propria parte oscura, è chiamato ad una
rigenerazione simboleggiata dall’infante
disegnato nel tappeto di loggia, il cui volto
è non a caso di colore rosso. Il Nono Grado è legato interamente ad una simbologia dominata dal pianeta Saturno: nove
è, difatti, il numero di Saturno (l’Arcano
Maggiore dei tarocchi numero 9 è l’Eremita, simbolo saturnino per eccellenza).
Ugualmente il nero, colore dominante
nella camera dei Maestri Eletti dei nove,
è il colore attribuito al pianeta Saturno. Si
noti poi che Saturno (radice dal sanscrito
Sat=Essere) non è soltanto il piombo, il
nero, la malinconia, ma anche il mitico
Re dell’età aurea, esiliato dal figlio Giove e rifugiatosi nell’inclito Latium (luogo
nascosto, ovvero occulto), ove attende la
restaurazione dell’età dell’Oro. Il Nono
Grado è dunque una tappa decisiva nel
travaglio interiore che porterà alla nascita
del bambino filosofico, del Cristo interiore – si veda “Le Nouvel Homme” di Louis
Claude de Saint Martin.
Rappresentazioni di Re Salomone
Tempio di Re Salomone
Re Salomone e Regina di Saba
Possiamo ottenere svariate conferme di
ciò dall’analisi di vari elementi simbolici.
Nel quadro di Loggia, ad esempio, sono
raffigurati i quadrati glifici e numerici di
Saturno; nel quadrato numerico la somma dei numeri in orizzontale, verticale
e diagonale dà sempre 15, numero che,
negli Arcani maggiori dei Tarocchi, è il
diavolo, inteso come genio della magia e
dell’opera alchemica, spesso raffigurato
con la scritta “Solve” sul braccio sinistro
e la scritta “Coagula” su quello destro.
Siamo di fronte non più al Logos prefigurato nel 4° Grado, ma ad una energia
cieca quanto potente, quella luce astrale
che l’esoterista deve saper dosare ed indirizzare verso il bene (magia bianca). Il
numero complessivo delle luci presenti
nella camera del consiglio rimanda ancora al 15, che in termini martinezisti
indica “vantaggio, produzione felice”
- riferibile tanto al bambino filosofico
quanto al successo dell’Opera.
Non a caso Ambelain nel suo “Martinismo. Storia e dottrina” osserva come
la pratica dei gradi di Eletto rafforzi
notevolmente l’eggregore degli ordini, cementando l’unità dei Fratelli che
ne fanno parte per meglio combattere
le forze disgreganti. La cerimonia del
Nono Grado, dato che le nostre azioni
“si imprimono, amplificate, in un altro
mondo”, è tutt’altro che la consegna
di una sciarpa nera: è un’operazione
magica che rafforza l’eggregore dell’ORUMM e va ad attivare nel recipiendario alcune energie sottili relative ai
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 23
Istruzioni operative per il Grado di Maestro Eletto dei Nove
Il Maestro Intimo
primi tre chakra – dal perineo alle gonadi allo stomaco - che nelle settimane successive al rituale dovranno essere
gestite con grande cautela dall’iniziato.
La parola sacra nekam è composta dalle
lettere ebraiche Nun-Kaph-Mem, che
Fabre d’Olivet ne “La lingua ebraica
restituita” così interpreta: Nun = la produzione della donna, un figlio, un frutto, ogni essere prodotto; Kaph = arma
affilata; Mem = la compagna dell’uomo,
la donna, tutto ciò che è fecondo. L’interpretazione del lavoro esoterico da
compiere nel Grado è dunque fin troppo
chiara: l’iniziato, penetrato nell’antro del
proprio essere inferiore, opera un “solve” recidendo ogni legame col vecchio
uomo, rappresentato appunto dal caput
mortuum degli Alchimisti. Dopodiché,
con un successivo “coagula”, il Maestro
Eletto dei Nove potrà fondere il proprio
principio maschile (principio intellettuale) con il proprio principio femminile (volontà), partorendo come detto
un nuovo essere. Se si aggiunge che la
caverna in cui l’impetrante penetra è denominata “caverna di Ben-Akar” che in
ebraico si traduce con “figlio sterile”, il
quadro appare ancor più chiaro.
Sempre nel tappeto di loggia notiamo, in
basso a destra, le enigmatiche parole “HIRAM-IEOVA-ROTOR-AVOEI-MARIH”, che sembrano ribadire il concetto
per cui, nel piano della manifestazione,
ogni cosa creata proietta un’ombra. Del
resto, l’acrostico H.I.R.A.M. è traducibile con “Hic Iacet Rex Adventuri Mundi”, preludio alla Reintegrazione dell’iniziato nei suoi diritti e potestà primitivi,
che proseguirà nei gradi successivi; fondamentale, in tal senso, sarà l’incontro
con il Riparatore ed il ritrovamento della
Parola ai gradi 29 e 46.
24 HORUS | Sovrano Santuario D’italia Dei Riti Uniti
Una incisione della caverna di Ben
Akar
Una raffigurazione di Saturno
Quadro di Loggia del Nono Grado
La necessaria, forse brutale sintesi di alcuni degli elementi simbolici del Grado
non deve pregiudicare l’analisi di una
delle figure più interessanti dell’intera
Massoneria, ovvero il Maestro Intimo.
Vero contropotere delle potenze superiori che siedono ad Oriente, rappresentate
dal Saggissimo Re Salomone (Hokmah)
e dal Potentissimo Hiram Re di Tiro
(Binah), il Maestro Intimo è l’oscuro
psicopompo che conduce la cerimonia.
Talvolta è rude col candidato, talvolta conciliante; talvolta addirittura parla
al posto dell’iniziando, e nel momento
della verità lo istiga a disobbedire agli
ordini ricevuti, condannandolo a morte
certa! Suo agente misterioso è il cane (in
certi rituali, uno straniero) che indica al
recipiendario il nascondiglio di Abibala,
mentre gli altri otto Eletti - ossia le altre
parti della psiche meno attive, ovvero le
altre potenzialità metafisiche ancora allo
stato latente - sono ancora lontane.
Il Maestro Intimo rappresenta quella
parte della nostra psiche che decide “di
pancia” e ciò è confermato dal fatto che
egli siede al posto del 1° Sorvegliante
(rappresentando così il basso ventre, con
le sue pulsioni irrazionali ma anche col
suo potere generativo: ecco di nuovo i
primi tre chakra). Egli è solo apparentemente diverso, in termini psicologici,
da Abibala: sospettoso, irruento ed inaffidabile, darà come detto ampia prova
di queste sue caratteristiche quando costringerà il principio cosciente a commettere un vile omicidio. Questo appare
ancora più strano se si pensa alla lunga
preparazione cui è sottoposto il candidato prima di poter accedere alla caverna: è
costretto ad una lunga circoambulazione
retrograda nel Tempio (in memoria forse di quella compiuta dai Gran Sacerdoti
di Tebe, che lasciavano il Santo dei Santi
camminando all’indietro e cancellando
perfino le proprie impronte sul suolo
sacro), ad una purificazione preliminare
tramite l’acqua e solo dopo gli viene fornita la lampada e soprattutto il pugnale
- non una spada - per procedere alla cattura di Abibala.
prima poggiano l’impugnatura del pugnale sul cuore e poi affondano la lama
nelle proprie viscere. Ma, di nuovo, nessuno è morto davvero, poiché l’ombra
esisterà sempre finché esisterà la nostra
psiche: l’unica soluzione, rappresentata dal curioso “lieto fine” del rituale, è
l’armonizzazione di tutte le parti della
psiche, sotto la guida della Saggezza salomonica.
Apparentemente una scheggia impazzita, il Maestro Intimo riabiliterà se stesso
ed il recipiendario con la frase che, da
sola, getta una luce su tutto il rituale:
“Grazia per lui, Saggissimo Maestro, ha
ceduto ad una giusta indignazione”.
Questo processo comporta una laboriosa integrazione ed una accettazione di elementi della nostra psiche che
non ci piacciono, o per certi versi “non
ci somigliano”. È il caso insomma di
lasciare andare, di deporre il pugnale vendicativo e, malgrado i nostri insuccessi e la nostra perfettibilità, “ricompensare lo zelo, la devozione e la
fermezza virile” che ci muovono. La filosofia di questo Grado va, quindi, ben
al di là di quella che a prima vista sembra una semplice vendetta: scambiare
le impressioni per dei concetti può indurre a gravi errori. È del tutto umano
temere la discesa nella caverna per la
paura di quello che vi potremo trovare,
perché il nostro inconscio sa bene che
colà ha trovato rifugio la nostra parte
in ombra. La soluzione, secondo gli insegnamenti che ci sono stati dati, non
consiste nel distruggerla ma nel rettificarla, di modo da poter rinvenire la
Pietra occulta.
Il giuramento sul Figlio di Hiram
I TRE
ASSASSINI del MAESTRO
L’accettazione
Abbiamo lasciato perire il Principio divino in noi: il fanatismo, l’ignoranza e
l’ambizione lo hanno ucciso. Tale è il significato microcosmico della Leggenda
tradizionale del Grado di Maestro. Ma
il Principio divino non è morto, perché non può morire – NON ESSENDO NATO. Nel Quarto Grado Hiram
è stato seppellito, ma in realtà solo le
scorie del vecchio uomo sono tornate
alla terra: il suo cuore riposa nella pietra d’agata, e riceve ancora i raggi della
Sostanza divina.
Nel Nono Grado abbiamo cercato di
fare giustizia di noi stessi: prima abbiamo incolpato il nostro principio intellettuale (il candidato), poi abbiamo deciso
di mandarlo a neutralizzare il nostro lato
oscuro: solo che per colpa delle nostre
pulsioni lo abbiamo ucciso. Nulla rappresenta meglio questo processo del Segno d’Ordine degli Eletti dei Nove, che
I tre assassini di Hiram
«Il giusto gioirà alla
vista della vendetta»
Salmi 58/11
A cura del
Sovrano Santuario d’Italia dei Riti Uniti
n.1 - Aprile 2014 | HORUS 25
HORUS, Quaderni di studio a periodici del Sovrano Santuario d’Italia dei Riti Uniti.
La pubblicazione è diretta dal Fr∴ Leuviah.
I Fratelli interessati a pubblicare i loro contributi possono scrivere a questo indirizzo:
[email protected]
www.memphismisraim.net
La direzione di HORUS si riserva ogni valutazione in merito,
sentito il Sovrano Santuario
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