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La procura: il vescovo ci ha mentito

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La procura: il vescovo ci ha mentito
La procura: il vescovo ci ha mentito
L’Aquila, D’Ercole accusato anche di aver parlato
con gli indagati
Avviso di garanzia consegnato dai carabinieri
durante il ritiro dei sacerdoti Lo stupore del presule
ENRICO NARDECCHIA
L’AQUILA. Ha mentito al pm fornendo false informazioni. Poi, pur esortato a non riferire ad altri, a
nessun altro, il contenuto di quell’interrogatorio e, più in generale, dell’inchiesta, ha rivelato segreti
inerenti a un procedimento penale. Ostacolando, di fatto, le indagini. Articoli 371 bis e 379 bis del
codice penale. Pene previste per chi è riconosciuto colpevole: fino a 4 anni di reclusione per il
primo reato, fino a un anno per il secondo. Queste le accuse contenute nei tre fogli di avviso di
garanzia che due mattine fa sono stati notificati al vescovo ausiliare dell’Aquila monsignor
Giovanni D’Ercole. I reati contestati al presule si iscrivono nell’ambito dell’inchiesta sulla tentata
truffa ai danni dello Stato perpetrata attraverso la Fondazione Abruzzo solidarietà e sviluppo di cui
a lungo i vescovi D’Ercole e Molinari sono stati a capo. Prima di dimettersi entrambi, a settembre
scorso, attuando una sorta di «ritirata strategica». Un tentativo, operato in extremis, di mettere le
vesti filettate e le fasce paonazze al riparo dal fango dell’indagine che comunque i suoi schizzi li ha
prodotti lo stesso. Prima gli arresti (ai domiciliari) operati il 22 settembre, di un sedicente massone
di casa nella Curia aquilana, dove gli avevano regalato anche un ufficio, il professore romano
Fabrizio Traversi, e di un altro habitué delle stanze vescovili, il medico aquilano Gianfranco
Cavaliere, uomo di Giovanardi all’Aquila. L’accusa: tentata truffa aggravata ai danni dello Stato.
Poi un interrogatorio nel quale il vescovo entra come persona informata dei fatti ed esce indagato.
Una sorta di conclave alla rovescia. Quindi, martedì mattina, la notifica dell’avviso. Nel giorno del
ritiro del clero.
BUONGIORNO, CI SEGUA. No, non passano inosservati quei due ufficiali dei carabinieri che
aspettano con discrezione una pausa dell’incontro tra i sacerdoti per compiere il loro mandato. Non
hanno spade né bastoni. Tuttavia devono notificare, da parte del pm Antonietta Picardi, un avviso
di garanzia al vescovo ausiliare dell’arcidiocesi dell’Aquila, volto noto della tv come conduttore del
programma religioso «Sulla via di Damasco». Un atto che fa entrare formalmente il vescovo
nell’indagine che coinvolge, a questo punto, sei persone. Con i due arrestati e col vescovo ci sono
anche gli altri indagati Mahmoud Srour, ex assessore regionale e provinciale, il sindaco di San
Demetrio ne’ Vestini Silvano Cappelli e il presidente di Eurispes Abruzzo Nicola Ferrigni. Secondo
il pm e il gip che ne ha condiviso le conclusioni, a vario titolo i soggetti coinvolti hanno dato vita a
una vera e propria «guerra, seppur considerata politicamente» per accaparrarsi i 12 milioni di fondi
da destinare ad attività sociali per i Comuni colpiti dal terremoto. «Buongiorno eccellenza, ci
segua». Il vescovo appare un po’ sorpreso da quell’invito. È proprio questo il momento in cui
comincia il suo personale Calvario. Il «Getsemani» di D’Ercole è la sede dell’istituto di Scienze
religiose alla Torretta.
LA STANZA. I carabinieri, scambiate le prime battute col vescovo, decidono che forse è meglio
non parlare all’aperto di una questione così delicata. A quel punto viene convenuto di trasferirsi
tutti in una stanza. Qui, a porte chiuse, avviene la notifica dell’atto. Il vescovo, allora, da parte
offesa nel procedimento diventa anche indagato. Chi incrocia lo sguardo del vescovo ausiliare in
questi momenti racconta di averlo visto turbato come non mai. Un turbamento vero, profondo. Una
sofferenza somatizzata. Sempre chi riesce a guardare il vescovo negli occhi prima e dopo
l’incontro coi carabinieri riferisce di averlo visto preda di un pallore mai notato altre volte. Pensava
di aver già spiegato tutto, di aver detto tutto di quelle operazioni avviate coi sindaci del territorio
lieti, lietissimi di poter beneficiare del patrocinio della Curia per farsi realizzare strutture, magari
sovradimensionate, nei loro piccoli Comuni. Ora che è indagato, il vescovo ausiliare avvisa per
primo il metropolita Giuseppe Molinari.
L’INTERROGATORIO. Nelle prossime ore, assistito da un avvocato, il vescovo ausiliare varcherà
di nuovo la porta del sostituto procuratore Picardi. Stavolta, però, non sarà chiamato a raccontare
quello che ricorda di Traversi e Cavaliere. Dovrà difendersi da contestazioni precise. Spiegare
perché ha mentito al pm, perché ha rivelato segreti sull’inchiesta.
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