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Quell`uomo voleva uccidermi - SAVIP,Sindacato Autonomo

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Quell`uomo voleva uccidermi - SAVIP,Sindacato Autonomo
PROCREAZIONE ASSISTITA. Piè potente del «sì» l’invito dei vescovi a disertare le urne
Referendum: quorum a rischio
Alle 22 in Italia aveva votato il 18,6%, il 24% a Treviso
TREVISO. E’ stata del 18,6%, ieri, in Italia, l’affluenza alle
urne per i referendum sulla procreazione assistita. Il quorum
del 50% più uno resta un miraggio. Il fronte del «sì» sembra
essere stato piegato dal fronte «astensionista», che poteva
contare su un 30% fisiologico oltre al fuoco incrociato di Papa, vescovi e parlamentari cattolici. Alle 12 l’affluenza era appena del 4,6%, alle 19 del 13,3%. Oggi si vota dalle 7 alle 15.
Treviso registra un’affluenza maggiore rispetto alla media nazionale: alle 22 il
24,19% del capoluogo, il
25,5% a Casier, il 20,34% a
Vittorio Veneto, il 19,68% a
Conegliano, il 18,79% a Montebelluna, il 18,68% a Castelfranco, il 17,33% a Oderzo.
Nella Marca complessivamente, dati di affluenza
omogenei a quelli nazionali:
alle 12 aveva votato il 4,3%
del corpo elettorale, alle 19
il 13,48% e alle 22 il 17,84%.
ALLE PAGINE 3 E 7
L’EMBRIONE «PERSONA»
TABÙ E DIVIETI RELIGIOSI
IN UN TESTO DI LEGGE
di Umberto Curi
PREGANZIOL
Con la posta
volantini fuori
tempo massimo
Inviti al voto di assessore e
consiglieri arrivati di sabato.
A PAGINA 7
«R
icordati che qui tu
non sei altro che
attore di un dramma, il quale sarª breve o
lungo secondo la volontª del
poeta. E se a costui piace che
tu rappresenti la persona
(pròsopon) di un mendico,
studia di rappresentarla
adeguatamente. La stessa cosa se ti ì assegnata la persona di uno zoppo, di un magistrato, di un uomo comune.
SEGUE A PAGINA 6
A destra
il presidente
Carlo
Azeglio
Ciampi
al seggio
con donna
Franca
Qui sopra
Gianfranco
Fini
mentre vota
POLITICA FISCALE
S. GIACOMO DI VEGLIA. Il racconto della donna colpita alle gambe dal metronotte: salvata dall’urlo di una vicina
RENDITE FINANZIARIE
POLVERONE SULLA TASSA
«Quell’uomo voleva uccidermi»
di Ferdinando Meacci
S
i torna a parlare di
rendite e profitti.
Non, si intende, nei
convegni degli economisti (dove l’argomento è di
moda da circa due secoli)
ma nel dibattito sulla politica fiscale da adottare in
Italia a partire da domani
mattina. Il dibattito nasce confuso per ovvi motivi. Innanzitutto perché, avvicinandosi le elezioni politiche del 2006, a nessun partito di entrambi gli schieramenti conviene inimicarsi qualche categoria di contribuenti.
Ma poi anche perché è improprio che
un dibattito su temi così antichi e importanti si sviluppi, come ora succede,
alla fine piuttosto che all’inizio di una
legislatura. Il fatto è che il governo sta
per varare una riduzione progressiva
dell’Irap a fronte dell’attesa sentenza
della Corte di giustizia Ue e deve trovare da qualche parte l’entrata sostitutiva necessaria a impedire che il deficit
dello stato oltrepassi anche il più ampio limite ora permesso dalla nuova
versione del Patto di stabilità. Se si torna a parlare di rendite e profitti non è
dunque per delineare le riforme di
struttura che dovranno rilanciare lo
sviluppo economico del Paese, ma è per
far digerire le imposte da introdurre al
posto di quella che ora si deve cominciare a ridurre. Per una certa ironia della
democrazia, la confusione sta per essere
amplificata dal fatto che lo schieramento politico (centrodestra) che a suo tempo votò contro l’introduzione dell’Irap,
SEGUE A PAGINA 6
Le ha chiesto di guardarlo negli occhi mentre le sparava
TURNI ESTIVI
Farmacie, chi apre e chi chiude
TREVISO. Da oggi cominciano i turni di ferie estive delle
farmacie dell’Usl 9. E’ stato stilato il calendario delle turnazioni per i prossimi mesi, per la cittÀ, per l’hinterland e così
pure per l’Opitergino-Mottense. Ecco dove rivolgersi in caso di necessitÀ e di urgenze.
A PAGINA 8
S. GIACOMO DI VEGLIA. «Ha
voluto che lo guardassi negli
occhi mentre mi sparava. Voleva uccidermi». Queste le parole con cui Valeria Cremona ha
descritto al marito Renzo, al
suo risveglio dopo l’intervento
chirurgico, il dramma vissuto
sabato mattina. Valeria è convinta: Fabio Medici, il vicino-vigilante che si è ucciso dopo averle sparato, voleva ucciderla. Dopo averla colpita alle
gambe con quattro colpi, aveva alzato la sua Beretta per
puntargliela alla testa. Solo le
urla di una vicina di casa lo
hanno risvegliato da quello stato di «trance»: allora si è puntato la pistola alla tempia e ha
fatto fuoco. A Medici era stata
restituita da poco la pistola, sequestratagli dai carabinieri
proprio a causa di litigi con i
vicini e minacce alla donna.
Ed esplode la polemica sull’uso delle armi che, da strumenti di lavoro, si trasformano in
strumenti di reato. «Le procedure per ottenere il rinnovo
del porto d’armi sono efficaci»,
dice Arnaldo Compiano, titolare del piì famoso istituto di vigilanza della Marca.
DAL MAS, FRIGO E GRILLO
ALLE PAGINE 12 E 13
Anziana ferita allo sportello dell’ospedale
Treviso, aspettava il suo turno ma la sedia ha ceduto: frattura vertebrale
TREVISO. Rischia un trauma cranico e riporta serie fratture a causa di una sedia malferma, con le viti allentate, all’ospedale. E’ accaduto a una
anziana, al Centro prenotazioni del Ca’ Foncello. Maria Lovadina, 70 anni, di Fontane,
aveva cercato un posto a sedere davanti agli sportelli, dove
poter attendere il proprio turno; ma quando si è appoggiata,
lo schienale ha ceduto, facendola cadere all’indietro di peso. Urtando contro le altre sedie e il pavimento, l’anziana
ha riportato una frattura vertebrale e una forte contusione alla testa. Subito soccorsa, è stata condotta al pronto soccorso
e poi trasferita in Ortopedia,
dove resta tuttora ricoverata.
SANTI A PAGINA 9
BAR SPORT
COLPO GROSSO
ALLA BIENNALE
di Carlo & Giorgio
C
ari Carlo e Giorgio,
mi rivolgo a voi perché sono indignato,
stupito e sbalordito da quanto recentemente successo, e
della qual cosa giornali, tv
e addetti ai lavori non hanno dato la benché minima
notizia. Tutti infatti sembrano essersi mascherati dietro
un
incurante
silenzio,
SEGUE A PAGINA 6
UNICREDIT-HVB
Colosso bancario
Sè dei due Cda alla fusione
Oggi di scena l’Antonveneta
A PAGINA 5
RAPITA IN IRAQ
Florence libera
La giornalista a casa
dopo 157 giorni
A PAGINA 2
FORMULA 1 E MOTOMONDIALE
Ferrari sul podio
Avversari «suicidi», Rosse 2ª e 3ª
MotoGp, Rossi implacabile: +68
NELLO SPORT
12
LUNEDI’
la tribuna
PROVINCIA
13 giugno 2005
LE REAZIONI
LA TRAGEDIA
DI S. GIACOMO
Appello della Chiesa
a ritrovare i rapporti
di buon vicinato
Sindaco e preti: «Troppo isolamento»
VITTORIO VENETO. Troppa solitudine, «troppo isolamento», secondo il sindaco
Giancarlo Scottà. «Troppo
sfinimento: anche della società locale, come dei singoli», secondo don Giampiero
Moret. La tragedia di cui si è
reso protagonista Fabio Medici è finita sui pulpiti delle
chiese ed ha attraversato anche i palazzi dell’amministrazione pubblica. Don Gabriele
Secco e don Moret, ne hanno
parlato, con turbamento, nelle affollate celebrazioni in
parrocchia a San Giacomo.
«Come riferisce il Vangelo,
Gesù ha compassione per la
Il delitto di S. Bona
e l’autista impazzito
I rischi per la gente
folla stanca e sfinita. Quanto
ci è accaduto sulla porta di
casa - ha sottolineato don
Moret - testimonia che questo sfinimento, morale prima ancora che fisico, può risolversi nel dramma se non
si trova la capacità di reagire, recuperando anzitutto le
relazioni di buon vicinato».
E - ha aggiunto il sacerdote trovando anche la necessaria «capacità di compassione». Una sfida per una comunità, come quella vittoriose,
dove le liti sono più frequenti di quanto la cronaca confaccia apparire. Liti che troppo spesso vengono sottovalu-
tate, come è accaduto anche
nel caso specifico. «La città è
costretta ad interrogarsi, ancora una volta, sulle sue
eventuali responsabilità in
presenza difatti tanto drammatici - ammette il sindaco
Scottà -. Episodi come questo certificano situazioni di
isolamento e solitudine dalle
quali si può uscire soltanto
attraverso una vita sociale
più intensa. Bisogna che moltiplichiamo le già numerose
opportunità di aggregazione». I bisticci in via del Ponte erano noti da tempo. Fa discutere la riconsegna del porto d’armi a Medici. «Le buo-
La casa di Fabio Medici
ne relazioni tra vicini di casa sono fondamentali, quanto quelle in famiglia, e se
mancano - avverte don Moret - è impossibile un’efficace convivenza su dimensioni
più ampie. Ecco perché dovremmo guardarci intorno e
chiederci se ci sono situazioni di malessere sottovalutato, quanto meno per segnalarle». «Ho l’impressione conviene Roberto Tonon,
consigliere comunale della
Margherita - che troppo spesso, in Comune come nei
quartieri ci si occupi sull’insignificanza, piuttosto che
dei problemi reali». (f.d.m.)
Quando gli stumenti di lavoro diventano un pericolo pubblico, la casistica dei delitti s’infittisce ogni giorno di piª
Pistole d’ordinanza: è polemica
Compiano: «Test continui, questo à un caso anomalo»
I rilievi dei carabinieri
VITTORIO VENETO. Come Arturo Sansone, l’ex metronotte che il 15 luglio del 2000 uccise a Santa Bona di Treviso
la moglie Giovanna Improta con una Smith & Wesson. Come Elvis Zago, l’autista dell’Actt che, nell’aprile del 2004,
si lanciò fuori strada con il mezzo pubblico, «su suggerimento divino», mentre trasportava una ventina di persone verso la stazione di Treviso.
Due «armi» del mestiere
usate in modo improprio. Nel
caso dell’autobus, tutto finì
fortunatamente senza conseguenze gravi. Ma nel caso di
Santa Bona, come in quello di
San Giacomo di Veglia, la tragedia c’è stata. E a Fabio Medici la pistola era stata tolta,
dopo le ennesime minacce a
Valeria Cremona, per poi essergli restituita su ricorso del
suo legale. Viene da chiedersi
cosa ci tuteli da queste persone cui, in teoria, affidiamo la
nostra tranquillità, per poi
scoprire che possono generare sangue e terrore. «Quel
che è successo a San Giacomo - dice Arnaldo Compiano,
titolare del più famoso istituto di vigilanza della Marca,
nonchè consigliere comunale
a Treviso - è quantomeno ano-
malo. Nel senso che non è vero che la gente non è tutelata.
A parte il fatto che capita
ogni tanto che qualcuno, non
solo i metronotte, che ha in
mano un’arma per mestiere
ne faccia un uso privato e tragico, non si può nemmeno dire che non si vigili sulle condizioni mentali dei nostri uomini: il porto d’armi viene
confermato ogni anno solo
previa visita psicofisica. Le
informazioni sulla persona
cui viene concesso l’uso di un’arma sono preventive, nel
senso che il porto viene concesso solo a chi non ha precedenti e ha un equilibrio accertato. Ma gli aggiornamenti
sull’affidabilità della persona
sono continui: non occorre essere violenti o delinquere, basta addirittura essere segnala-
Arnaldo Compiano
ti per episodi di alcolismo».
«Per questo mi sembra strano, anzi eccezionale, che una
persona cui è stata tolta l’arma per aver minacciato più
volte i vicini, se la sia vista restituire - dice Compiano - Sono certo che si è trattato di
un disguido. Non è valida la
scusa per la quale, senza l’arma, uno non può più fare il
proprio mestiere. Sono gli
stessi istituti di vigilanza che,
nel loro preciso interesse, evitano di avere nelle loro fila
personaggi dal comportamento contestabile. Certo, nel contratto non è prevista la rescissione del contratto se succedono cose del genere, ma le
garanzie ci sono: il porto d’armi non viene rinnovato se la
persona esce di senno o diventa scarsamente affidabile. Siamo noi stessi a segnalare cose del genere alla questura,
cui rispondiamo per il nostro
servizio». Nel frattempo, però, si sono moltiplicati, sul nostro territorio i «marchi» della vigilanza. Non è che sull’ingaggio qualcuno chiude un occhio? «Per quel che mi riguarda, proprio no. E sono certo
anche della serietà dell’istituto per il quale lavorava questo povero disgraziato. Certo,
le ditte si sono moltiplicate,
su molte delle nuove non ho
informazioni precise». (a.f.)
IL SINDACATO
Ma chi vigila sul vigilantes?
«Serve formazione specifica»
VITTORIO VENETO. «Da anni tentiamo di fare inserire nel contratto della categoria una voce riguardante l’aggiornamento
continuo. Sarebbe un modo per monitorare gli uomini che, diversamente, sono quasi solo delle presenze notturne e slitarie
per le strade della nostra provincia. La condizione di metronotte è molto particolare, richiede un grande equilibrio psico-fisico: la pistola non è un crick e nemmeno un manico di scopa.
Di sicuro, al momento dell’assunzione, la selezione è molto fiscale, i controlli sono approfonditi e completi. Poi però... non
tutte le aziende continuano a controllare». Mirco Ceotto, sindacalista della Cisl, ha una approndita conoscenza del settore.
«L’episodio, comunque, non deve far demonizzare la categoria. Capita che anche qualche poliziotto, qualche carabiniere,
usi, in un momento di follia, l’arma di ordinanza per “farsi giustizia”. Si tratta di uomini: il margine d’errore può essere ridotto, non cancellato». La vita del metronotte è però abbastanza usurante: le forze dell’ordine ufficiali girano in pattuglia,
due o tre persone, mentre il vigilante si muove da solo, in orari in cui si è ancor più soli. In cambio di...? «Di stipendi lordi di
circa milleduecento euro più straordinari, spesso molti straordinari - dice Ceotto - Certamente lo stress c’è. Le famiglie delle
guardie giurate? Esistono. Certo, ora che c’è più domanda,
molti vengono dal Sud e solo più tardi, se decidono di stabilirsi, portano la famiglia. E’ una vita difficile». (a.f.)
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la tribuna
LUNEDI’
PROVINCIA
13 giugno 2005
13
Valeria Cremona racconta al marito gli attimi terribili in cui il vicino di casa ha esploso i colpi di pistola contro di lei, prima di spararsi
«Fabio voleva uccidermi, sono sicura»
La donna ferita: ha voluto che lo guardassi negli occhi mentre mi sparava
di Valentina Grillo
VITTORIO VENETO. «Lui ha voluto che lo
guardassi negli occhi mentre mi sparava.
Voleva uccidermi». Queste sono state le
prime parole con cui Valeria Cremona ha
descritto al marito Renzo, al suo risveglio
dopo l’operazione subìta a Treviso, la tragedia vissuta sabato mattina. Valeria é
convinta: Fabio Medici, il vicino trentacinquenne di professione guardia giurata, voTra questi la piccola Nicole,
10 anni, figlia di Renzo e Valeria, che al momento del fatto
era in casa e che ieri, mentre
Renzo era in ospedale a Treviso dalla moglie, à stata affidata a parenti. «Mia figlia - racconta Renzo Armellin - non
riesce ancora a parlarne. Mi
ha raccontato un po’ ieri (sabato ndr) ma molto poco. Non
ha ancora capito quanto ha visto. Spero che riesca a superare il trauma». Non si sa cosa
la piccola abbia capito della
tragedia consumatasi sotto i
suoi occhi, ma, dopo gli spari,
Nicole à uscita di casa e prima che i vicini accorsi sul luogo la portassero via, ha fatto
in tempo a vedere la madre in
una pozza di sangue e Fabio
morente, disteso a terra. Immagini durissime per una
bimba di soli dieci anni. A poche ore dal terribile episodio,
Renzo Armellin non sa darsi
pace: «Non sapevo che a Fa-
Renzo Armellin accusa:
«Nessuno ci ha detto
che gli avevano ridato
la pistola: avrei
potuto difenderla»
leva ucciderla. E dopo averle sparato alle
gambe, aveva alzato la sua Beretta calibro
9x21 per puntargliela alla testa. Poi, le urla di Loretta - la vicina di casa, che in quel
momento era accanto a lei - l’hanno risvegliato dal trance: si é puntato la pistola alla tempia e si é sparato. Attimi tremendi,
che ora per tutti i protagonisti della vicenda saranno difficili da dimenticare.
bio era stata restituita l’arma,
i carabinieri non mi avevano
avvertito. Se ne fossi stato al
corrente, non avrei lasciato
sola la mia famiglia. Ci avrei
pensato io a difenderla. Quell’uomo era ammalato e le forze dell’ordine lo sapevano bene. Il Prefetto di Treviso gli
ha restituito la pistola: à lui il
colpevole», torna a ribadire.
«E’ vero - racconta Loretta
Santantonio -. Prima che gli ritirassero la pistola, l’ho sentito io dire a Valeria: “Stai attenta: se mi portano via l’arma, ti sparisce la cosa piè bella che hai in casa”. E si riferiva a Nicole». «I carabinieri sapevano di tutte queste minacce di morte - racconta Renzo -.
Fabio aveva un attaccamento
morboso per Valeria, era ossessionato. Da quando avevamo litigato, la odiava. In un
messaggio le aveva scritto:
“Domani à il tuo ultimo giorno: questa sera divertiti”. La
Fabio Medici, suicida
Loretta Santantonio mima la scena di cui è stata testimone (Cronaca)
mamma di Fabio ora dice che
eravamo noi ad ossessionarlo. Noi con lei ci eravamo incontrati due volte e la madre
stessa, e anche il patrigno di
Fabio, avevano ammesso che
il ragazzo aveva problemi psicologici. Il problema non era-
no i cani che abbaiavano e i
rumori che sentiva durante il
giorno quando doveva dormire». «E’ vero - aggiunge Egidio Santantonio, marito di Loretta - La madre dice che era
esasperato dai vicini, ma a
me non risulta niente di tutto
questo. Anzi, eravamo noi ad
aver paura, perchù si comportava in modo anomalo. Alzava al massimo il volume della
radio di notte, stava anche
ore seduto per terra, sulla soglia di casa, con la testa fra le
mani senza parlare. E poi era
armato». «Io - aggiunge Laura, sorella di Loretta e residente anch’essa nel borgo, in
una casa che dò sul cortile,
luogo della tragedia - con Fabio ho sempre parlato molto
poco. Solo buongiorno e buonasera. Non potevo dire di conoscerlo. E ieri la tragedia.
Non so come ho fatto a trovare il sangue freddo per reagire quando ho sentito gli spari.
Mi sono affacciata alla porta,
ho visto la scena e ho fatto entrare mia sorella e mio cognato in pericolo. Non so davvero
come ho fatto ad essere cosé
pronta».
Ancora profondamente turbata anche Loretta, che era accanto a Valeria quando Fabio
ha sparato. «Questa notte non
ho dormito - racconta - Continuo a rivedere la scena. Il sangue. Ieri ho chiamato le mie figlie in Svizzera per raccontare loro l’accaduto. Hanno
pianto con me al telefono».
IL REPORTAGE
S. GIACOMO DI VEGLIA. Il
risveglio à un’alzata di spalle,
quasi a scacciare il fantasma e
la paura. Il risveglio di San
Giacomo di Veglia à contrappuntato, in piazza, all’ora di
messa-granda, da tempestivi
«abitavano
qui, ma non
sono di qui.
Lui mai visto, lei poco». San
Giacomo, perì , à un paese-strada, e
basta uscire
un po’, diciamo... a sud,
per trovare
l’edicolante-tabaccaio
che ti apre
uno
squarcio: «Lui lo
conoscevo, si
fermava spesso, alle sei
del mattino,
quando smontava dal lavoro. Veniva a
prendere
qualche rivista, le sigarette... cosé. Ma
non aveva facilitò di rapporti, faticava a reggere
una conversazione. Qualcuno parla di
una
storia
passionale?
Balle,
non
Renzo Armellin, marito della donna ferita
credo che il
metronotte
avesse facilitò di rapporto con
famiglie in tutto, piè qualche
le donne. Non credo nemmeno
orto: nessuna marginalitò, anne avesse conosciuta una per
zi un recupero felice e contidavvero». Il resto alla tua imnuo delle case sorte attorno almaginazione. E quando i vicile filande ottocentesche). I racni raccontano di quei film
conti, in quel cortile, s’intrec«sparati» a tutto volume al viciano ancora. Egidio Santantodeoregistratore di Medici, hai
nio à preoccupato delle reaziola sensazione che i conti tornini della famiglia Medici: «La
no.
mamma di Fabio ha detto che
Il mattino dopo, nel cortile
non lo abbiamo saputo comdel borgo di Mezzavilla, l’uniprendere: io dico che quando
ca traccia di quel tentato omiabbiamo capito che non ragiocidio-suicidio à il buco di una
nava... dritto, abbiamo deciso
pallottola sul vetro della casetdi farci i fatti nostri. Gli screzi
ta provvisoria - quella vera à
per i gatti, per i rumori? Forse
in ristrutturazione - dei coniunon sono tutto, forse le spiegagi Santantonio, testimoni ocuzioni sono altre, ma a questo
lari, ancora spaventati: cancelpunto...». La moglie di Egidio,
Loretta, mima ancora la scelato il sangue sul piccolo marna, quell’apparizione («da Far
ciapiede, sparso ghiaino freWest», dice lei) di quell’uomo
sco nella “corte” del borgo (9
con gli occhi di fuori e la pistola in mano che diceva «Adesso
à proprio la fine». Qualcuno dice che per fortuna in casa non
c’era Renzo, il marito di Valeria, la donna ferita, «sennì c’era davvero il duello senza
quartiere, perchà anche lui ha
armi in casa». «Regolarmente
detenute», precisa.
«Un lupo solitario, difficile parlarci»
San Giacomo s’interroga: «Quella ossessiva fissazione per la pulizia»
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Trib. Trev 13
«Fabio non era di qui
Movente passionale?
Non era cosa da lui»
Per condurre Banca Antonveneta
più avanti.
Era un maniaco dell’ordine,
Fabio, si racconta qui. «Lavava l’auto anche una volta ogni
due giorni. E in casa era tutto
tirato a lucido, alla perfezione.
Lo faceva lui, Fabio, con meticolostò un po’ ossessiva. Cosa
c’era da pulire poi, visto che lé
ci abitava da solo e ci veniva
per dormire? Ogni tanto veniva a trovarlo suo fratello, uno
o due amici, forse colleghi metronotte». La Fiesta à ancora
lé, pulitissima. Con qualche
botta, ma lucidissima. E accanto c’à la moto, una Tuareg cui
manca la sella («forse la toglieva perchà ci salivano i gatti»).
Sé, stona il racconto di tanta
pulizia, se guardi l’ingresso e
vedi erbacce assurte a ruolo
di piante ornamentali, in contrasto con i balconcini dei vicini da cui occhieggiano gerani
e gelsomini. Due sacchetti di
nailon accanto alla porta. In
uno c’à anche un falcino:
avrebbe potuto usare quello,
prima che gli restituissero la
pistola sequestrata dai carabinieri dopo l’ennesima lite e
l’ennesimo intervento dell’Arma. Ma la pistola ha un significato. La pistola, lo sanno bene
quelli che s’intendono di psicologia, à un prolungamento...
«Era in trance. Quando si à
reso conto di quel che aveva
fatto, si à visto cascare addosso la vita, il lavoro, tutto. Mio
marito mi aveva trascinato a
casa di mia sorella, quando
siamo usciti lui si era giò sparato. Povero cristo, non era a
posto...», dice Loretta. In paese, due chilometri di strada oltre il Meschio, la gente esce da
messa. Davanti al Niky Bar
tre adulti alzano le spalle.
«Non ne sappiamo niente. Stavamo discutendo del nuovo locale di lap dance del paese:
non fanno neanche piè la lap,
solo ragazze ai tavoli per farsi
offrire da bere. In farmacia
(aperta) non si ricorda di aver
mai visto quell’uomo. Al circolo Cros-Arci Isacco Santuz,
che abita in borgo Mezzavilla,
dice: «Quel vigilante non lo si
conosceva. Dicono fosse un
po’ strano, dicono che ci fossero litigi. Ma quando ho incrociato l’ambulanza, ieri mattina, mai mi sarei immaginato».
«Certo - dice Adelino Zambon
- se non gli avessero restituito
la pistola, ora forse sarebbe vivo anche lui».
(Antonio Frigo)
Nel borgo Mezzavilla
rimane l’eco degli spari
«Sembrava il Far West»
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