Quell`uomo voleva uccidermi - SAVIP,Sindacato Autonomo
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Quell`uomo voleva uccidermi - SAVIP,Sindacato Autonomo
PROCREAZIONE ASSISTITA. Piè potente del «sì» l’invito dei vescovi a disertare le urne Referendum: quorum a rischio Alle 22 in Italia aveva votato il 18,6%, il 24% a Treviso TREVISO. E’ stata del 18,6%, ieri, in Italia, l’affluenza alle urne per i referendum sulla procreazione assistita. Il quorum del 50% più uno resta un miraggio. Il fronte del «sì» sembra essere stato piegato dal fronte «astensionista», che poteva contare su un 30% fisiologico oltre al fuoco incrociato di Papa, vescovi e parlamentari cattolici. Alle 12 l’affluenza era appena del 4,6%, alle 19 del 13,3%. Oggi si vota dalle 7 alle 15. Treviso registra un’affluenza maggiore rispetto alla media nazionale: alle 22 il 24,19% del capoluogo, il 25,5% a Casier, il 20,34% a Vittorio Veneto, il 19,68% a Conegliano, il 18,79% a Montebelluna, il 18,68% a Castelfranco, il 17,33% a Oderzo. Nella Marca complessivamente, dati di affluenza omogenei a quelli nazionali: alle 12 aveva votato il 4,3% del corpo elettorale, alle 19 il 13,48% e alle 22 il 17,84%. ALLE PAGINE 3 E 7 L’EMBRIONE «PERSONA» TABÙ E DIVIETI RELIGIOSI IN UN TESTO DI LEGGE di Umberto Curi PREGANZIOL Con la posta volantini fuori tempo massimo Inviti al voto di assessore e consiglieri arrivati di sabato. A PAGINA 7 «R icordati che qui tu non sei altro che attore di un dramma, il quale sarª breve o lungo secondo la volontª del poeta. E se a costui piace che tu rappresenti la persona (pròsopon) di un mendico, studia di rappresentarla adeguatamente. La stessa cosa se ti ì assegnata la persona di uno zoppo, di un magistrato, di un uomo comune. SEGUE A PAGINA 6 A destra il presidente Carlo Azeglio Ciampi al seggio con donna Franca Qui sopra Gianfranco Fini mentre vota POLITICA FISCALE S. GIACOMO DI VEGLIA. Il racconto della donna colpita alle gambe dal metronotte: salvata dall’urlo di una vicina RENDITE FINANZIARIE POLVERONE SULLA TASSA «Quell’uomo voleva uccidermi» di Ferdinando Meacci S i torna a parlare di rendite e profitti. Non, si intende, nei convegni degli economisti (dove l’argomento è di moda da circa due secoli) ma nel dibattito sulla politica fiscale da adottare in Italia a partire da domani mattina. Il dibattito nasce confuso per ovvi motivi. Innanzitutto perché, avvicinandosi le elezioni politiche del 2006, a nessun partito di entrambi gli schieramenti conviene inimicarsi qualche categoria di contribuenti. Ma poi anche perché è improprio che un dibattito su temi così antichi e importanti si sviluppi, come ora succede, alla fine piuttosto che all’inizio di una legislatura. Il fatto è che il governo sta per varare una riduzione progressiva dell’Irap a fronte dell’attesa sentenza della Corte di giustizia Ue e deve trovare da qualche parte l’entrata sostitutiva necessaria a impedire che il deficit dello stato oltrepassi anche il più ampio limite ora permesso dalla nuova versione del Patto di stabilità. Se si torna a parlare di rendite e profitti non è dunque per delineare le riforme di struttura che dovranno rilanciare lo sviluppo economico del Paese, ma è per far digerire le imposte da introdurre al posto di quella che ora si deve cominciare a ridurre. Per una certa ironia della democrazia, la confusione sta per essere amplificata dal fatto che lo schieramento politico (centrodestra) che a suo tempo votò contro l’introduzione dell’Irap, SEGUE A PAGINA 6 Le ha chiesto di guardarlo negli occhi mentre le sparava TURNI ESTIVI Farmacie, chi apre e chi chiude TREVISO. Da oggi cominciano i turni di ferie estive delle farmacie dell’Usl 9. E’ stato stilato il calendario delle turnazioni per i prossimi mesi, per la cittÀ, per l’hinterland e così pure per l’Opitergino-Mottense. Ecco dove rivolgersi in caso di necessitÀ e di urgenze. A PAGINA 8 S. GIACOMO DI VEGLIA. «Ha voluto che lo guardassi negli occhi mentre mi sparava. Voleva uccidermi». Queste le parole con cui Valeria Cremona ha descritto al marito Renzo, al suo risveglio dopo l’intervento chirurgico, il dramma vissuto sabato mattina. Valeria è convinta: Fabio Medici, il vicino-vigilante che si è ucciso dopo averle sparato, voleva ucciderla. Dopo averla colpita alle gambe con quattro colpi, aveva alzato la sua Beretta per puntargliela alla testa. Solo le urla di una vicina di casa lo hanno risvegliato da quello stato di «trance»: allora si è puntato la pistola alla tempia e ha fatto fuoco. A Medici era stata restituita da poco la pistola, sequestratagli dai carabinieri proprio a causa di litigi con i vicini e minacce alla donna. Ed esplode la polemica sull’uso delle armi che, da strumenti di lavoro, si trasformano in strumenti di reato. «Le procedure per ottenere il rinnovo del porto d’armi sono efficaci», dice Arnaldo Compiano, titolare del piì famoso istituto di vigilanza della Marca. DAL MAS, FRIGO E GRILLO ALLE PAGINE 12 E 13 Anziana ferita allo sportello dell’ospedale Treviso, aspettava il suo turno ma la sedia ha ceduto: frattura vertebrale TREVISO. Rischia un trauma cranico e riporta serie fratture a causa di una sedia malferma, con le viti allentate, all’ospedale. E’ accaduto a una anziana, al Centro prenotazioni del Ca’ Foncello. Maria Lovadina, 70 anni, di Fontane, aveva cercato un posto a sedere davanti agli sportelli, dove poter attendere il proprio turno; ma quando si è appoggiata, lo schienale ha ceduto, facendola cadere all’indietro di peso. Urtando contro le altre sedie e il pavimento, l’anziana ha riportato una frattura vertebrale e una forte contusione alla testa. Subito soccorsa, è stata condotta al pronto soccorso e poi trasferita in Ortopedia, dove resta tuttora ricoverata. SANTI A PAGINA 9 BAR SPORT COLPO GROSSO ALLA BIENNALE di Carlo & Giorgio C ari Carlo e Giorgio, mi rivolgo a voi perché sono indignato, stupito e sbalordito da quanto recentemente successo, e della qual cosa giornali, tv e addetti ai lavori non hanno dato la benché minima notizia. Tutti infatti sembrano essersi mascherati dietro un incurante silenzio, SEGUE A PAGINA 6 UNICREDIT-HVB Colosso bancario Sè dei due Cda alla fusione Oggi di scena l’Antonveneta A PAGINA 5 RAPITA IN IRAQ Florence libera La giornalista a casa dopo 157 giorni A PAGINA 2 FORMULA 1 E MOTOMONDIALE Ferrari sul podio Avversari «suicidi», Rosse 2ª e 3ª MotoGp, Rossi implacabile: +68 NELLO SPORT 12 LUNEDI’ la tribuna PROVINCIA 13 giugno 2005 LE REAZIONI LA TRAGEDIA DI S. GIACOMO Appello della Chiesa a ritrovare i rapporti di buon vicinato Sindaco e preti: «Troppo isolamento» VITTORIO VENETO. Troppa solitudine, «troppo isolamento», secondo il sindaco Giancarlo Scottà. «Troppo sfinimento: anche della società locale, come dei singoli», secondo don Giampiero Moret. La tragedia di cui si è reso protagonista Fabio Medici è finita sui pulpiti delle chiese ed ha attraversato anche i palazzi dell’amministrazione pubblica. Don Gabriele Secco e don Moret, ne hanno parlato, con turbamento, nelle affollate celebrazioni in parrocchia a San Giacomo. «Come riferisce il Vangelo, Gesù ha compassione per la Il delitto di S. Bona e l’autista impazzito I rischi per la gente folla stanca e sfinita. Quanto ci è accaduto sulla porta di casa - ha sottolineato don Moret - testimonia che questo sfinimento, morale prima ancora che fisico, può risolversi nel dramma se non si trova la capacità di reagire, recuperando anzitutto le relazioni di buon vicinato». E - ha aggiunto il sacerdote trovando anche la necessaria «capacità di compassione». Una sfida per una comunità, come quella vittoriose, dove le liti sono più frequenti di quanto la cronaca confaccia apparire. Liti che troppo spesso vengono sottovalu- tate, come è accaduto anche nel caso specifico. «La città è costretta ad interrogarsi, ancora una volta, sulle sue eventuali responsabilità in presenza difatti tanto drammatici - ammette il sindaco Scottà -. Episodi come questo certificano situazioni di isolamento e solitudine dalle quali si può uscire soltanto attraverso una vita sociale più intensa. Bisogna che moltiplichiamo le già numerose opportunità di aggregazione». I bisticci in via del Ponte erano noti da tempo. Fa discutere la riconsegna del porto d’armi a Medici. «Le buo- La casa di Fabio Medici ne relazioni tra vicini di casa sono fondamentali, quanto quelle in famiglia, e se mancano - avverte don Moret - è impossibile un’efficace convivenza su dimensioni più ampie. Ecco perché dovremmo guardarci intorno e chiederci se ci sono situazioni di malessere sottovalutato, quanto meno per segnalarle». «Ho l’impressione conviene Roberto Tonon, consigliere comunale della Margherita - che troppo spesso, in Comune come nei quartieri ci si occupi sull’insignificanza, piuttosto che dei problemi reali». (f.d.m.) Quando gli stumenti di lavoro diventano un pericolo pubblico, la casistica dei delitti s’infittisce ogni giorno di piª Pistole d’ordinanza: è polemica Compiano: «Test continui, questo à un caso anomalo» I rilievi dei carabinieri VITTORIO VENETO. Come Arturo Sansone, l’ex metronotte che il 15 luglio del 2000 uccise a Santa Bona di Treviso la moglie Giovanna Improta con una Smith & Wesson. Come Elvis Zago, l’autista dell’Actt che, nell’aprile del 2004, si lanciò fuori strada con il mezzo pubblico, «su suggerimento divino», mentre trasportava una ventina di persone verso la stazione di Treviso. Due «armi» del mestiere usate in modo improprio. Nel caso dell’autobus, tutto finì fortunatamente senza conseguenze gravi. Ma nel caso di Santa Bona, come in quello di San Giacomo di Veglia, la tragedia c’è stata. E a Fabio Medici la pistola era stata tolta, dopo le ennesime minacce a Valeria Cremona, per poi essergli restituita su ricorso del suo legale. Viene da chiedersi cosa ci tuteli da queste persone cui, in teoria, affidiamo la nostra tranquillità, per poi scoprire che possono generare sangue e terrore. «Quel che è successo a San Giacomo - dice Arnaldo Compiano, titolare del più famoso istituto di vigilanza della Marca, nonchè consigliere comunale a Treviso - è quantomeno ano- malo. Nel senso che non è vero che la gente non è tutelata. A parte il fatto che capita ogni tanto che qualcuno, non solo i metronotte, che ha in mano un’arma per mestiere ne faccia un uso privato e tragico, non si può nemmeno dire che non si vigili sulle condizioni mentali dei nostri uomini: il porto d’armi viene confermato ogni anno solo previa visita psicofisica. Le informazioni sulla persona cui viene concesso l’uso di un’arma sono preventive, nel senso che il porto viene concesso solo a chi non ha precedenti e ha un equilibrio accertato. Ma gli aggiornamenti sull’affidabilità della persona sono continui: non occorre essere violenti o delinquere, basta addirittura essere segnala- Arnaldo Compiano ti per episodi di alcolismo». «Per questo mi sembra strano, anzi eccezionale, che una persona cui è stata tolta l’arma per aver minacciato più volte i vicini, se la sia vista restituire - dice Compiano - Sono certo che si è trattato di un disguido. Non è valida la scusa per la quale, senza l’arma, uno non può più fare il proprio mestiere. Sono gli stessi istituti di vigilanza che, nel loro preciso interesse, evitano di avere nelle loro fila personaggi dal comportamento contestabile. Certo, nel contratto non è prevista la rescissione del contratto se succedono cose del genere, ma le garanzie ci sono: il porto d’armi non viene rinnovato se la persona esce di senno o diventa scarsamente affidabile. Siamo noi stessi a segnalare cose del genere alla questura, cui rispondiamo per il nostro servizio». Nel frattempo, però, si sono moltiplicati, sul nostro territorio i «marchi» della vigilanza. Non è che sull’ingaggio qualcuno chiude un occhio? «Per quel che mi riguarda, proprio no. E sono certo anche della serietà dell’istituto per il quale lavorava questo povero disgraziato. Certo, le ditte si sono moltiplicate, su molte delle nuove non ho informazioni precise». (a.f.) IL SINDACATO Ma chi vigila sul vigilantes? «Serve formazione specifica» VITTORIO VENETO. «Da anni tentiamo di fare inserire nel contratto della categoria una voce riguardante l’aggiornamento continuo. Sarebbe un modo per monitorare gli uomini che, diversamente, sono quasi solo delle presenze notturne e slitarie per le strade della nostra provincia. La condizione di metronotte è molto particolare, richiede un grande equilibrio psico-fisico: la pistola non è un crick e nemmeno un manico di scopa. Di sicuro, al momento dell’assunzione, la selezione è molto fiscale, i controlli sono approfonditi e completi. Poi però... non tutte le aziende continuano a controllare». Mirco Ceotto, sindacalista della Cisl, ha una approndita conoscenza del settore. «L’episodio, comunque, non deve far demonizzare la categoria. Capita che anche qualche poliziotto, qualche carabiniere, usi, in un momento di follia, l’arma di ordinanza per “farsi giustizia”. Si tratta di uomini: il margine d’errore può essere ridotto, non cancellato». La vita del metronotte è però abbastanza usurante: le forze dell’ordine ufficiali girano in pattuglia, due o tre persone, mentre il vigilante si muove da solo, in orari in cui si è ancor più soli. In cambio di...? «Di stipendi lordi di circa milleduecento euro più straordinari, spesso molti straordinari - dice Ceotto - Certamente lo stress c’è. Le famiglie delle guardie giurate? Esistono. Certo, ora che c’è più domanda, molti vengono dal Sud e solo più tardi, se decidono di stabilirsi, portano la famiglia. E’ una vita difficile». (a.f.) Le soluzioni gestionali per Aziende in movimento arrivano in tour a Treviso. TORINO PAVIA COMO BOLOGNA TREVISO NOVARA 20 24 26 31 15 22 MAGGIO MAGGIO MAGGIO MAGGIO GIUGNO GIUGNO Le ricerche, gli strumenti di indagine sulla compatibilità della PMI italiana con i sistemi informativi integrati, presentati da SDA Bocconi. 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Voleva uccidermi». Queste sono state le prime parole con cui Valeria Cremona ha descritto al marito Renzo, al suo risveglio dopo l’operazione subìta a Treviso, la tragedia vissuta sabato mattina. Valeria é convinta: Fabio Medici, il vicino trentacinquenne di professione guardia giurata, voTra questi la piccola Nicole, 10 anni, figlia di Renzo e Valeria, che al momento del fatto era in casa e che ieri, mentre Renzo era in ospedale a Treviso dalla moglie, à stata affidata a parenti. «Mia figlia - racconta Renzo Armellin - non riesce ancora a parlarne. Mi ha raccontato un po’ ieri (sabato ndr) ma molto poco. Non ha ancora capito quanto ha visto. Spero che riesca a superare il trauma». Non si sa cosa la piccola abbia capito della tragedia consumatasi sotto i suoi occhi, ma, dopo gli spari, Nicole à uscita di casa e prima che i vicini accorsi sul luogo la portassero via, ha fatto in tempo a vedere la madre in una pozza di sangue e Fabio morente, disteso a terra. Immagini durissime per una bimba di soli dieci anni. A poche ore dal terribile episodio, Renzo Armellin non sa darsi pace: «Non sapevo che a Fa- Renzo Armellin accusa: «Nessuno ci ha detto che gli avevano ridato la pistola: avrei potuto difenderla» leva ucciderla. E dopo averle sparato alle gambe, aveva alzato la sua Beretta calibro 9x21 per puntargliela alla testa. Poi, le urla di Loretta - la vicina di casa, che in quel momento era accanto a lei - l’hanno risvegliato dal trance: si é puntato la pistola alla tempia e si é sparato. Attimi tremendi, che ora per tutti i protagonisti della vicenda saranno difficili da dimenticare. bio era stata restituita l’arma, i carabinieri non mi avevano avvertito. Se ne fossi stato al corrente, non avrei lasciato sola la mia famiglia. Ci avrei pensato io a difenderla. Quell’uomo era ammalato e le forze dell’ordine lo sapevano bene. Il Prefetto di Treviso gli ha restituito la pistola: à lui il colpevole», torna a ribadire. «E’ vero - racconta Loretta Santantonio -. Prima che gli ritirassero la pistola, l’ho sentito io dire a Valeria: “Stai attenta: se mi portano via l’arma, ti sparisce la cosa piè bella che hai in casa”. E si riferiva a Nicole». «I carabinieri sapevano di tutte queste minacce di morte - racconta Renzo -. Fabio aveva un attaccamento morboso per Valeria, era ossessionato. Da quando avevamo litigato, la odiava. In un messaggio le aveva scritto: “Domani à il tuo ultimo giorno: questa sera divertiti”. La Fabio Medici, suicida Loretta Santantonio mima la scena di cui è stata testimone (Cronaca) mamma di Fabio ora dice che eravamo noi ad ossessionarlo. Noi con lei ci eravamo incontrati due volte e la madre stessa, e anche il patrigno di Fabio, avevano ammesso che il ragazzo aveva problemi psicologici. Il problema non era- no i cani che abbaiavano e i rumori che sentiva durante il giorno quando doveva dormire». «E’ vero - aggiunge Egidio Santantonio, marito di Loretta - La madre dice che era esasperato dai vicini, ma a me non risulta niente di tutto questo. Anzi, eravamo noi ad aver paura, perchù si comportava in modo anomalo. Alzava al massimo il volume della radio di notte, stava anche ore seduto per terra, sulla soglia di casa, con la testa fra le mani senza parlare. E poi era armato». «Io - aggiunge Laura, sorella di Loretta e residente anch’essa nel borgo, in una casa che dò sul cortile, luogo della tragedia - con Fabio ho sempre parlato molto poco. Solo buongiorno e buonasera. Non potevo dire di conoscerlo. E ieri la tragedia. Non so come ho fatto a trovare il sangue freddo per reagire quando ho sentito gli spari. Mi sono affacciata alla porta, ho visto la scena e ho fatto entrare mia sorella e mio cognato in pericolo. Non so davvero come ho fatto ad essere cosé pronta». Ancora profondamente turbata anche Loretta, che era accanto a Valeria quando Fabio ha sparato. «Questa notte non ho dormito - racconta - Continuo a rivedere la scena. Il sangue. Ieri ho chiamato le mie figlie in Svizzera per raccontare loro l’accaduto. Hanno pianto con me al telefono». IL REPORTAGE S. GIACOMO DI VEGLIA. Il risveglio à un’alzata di spalle, quasi a scacciare il fantasma e la paura. Il risveglio di San Giacomo di Veglia à contrappuntato, in piazza, all’ora di messa-granda, da tempestivi «abitavano qui, ma non sono di qui. Lui mai visto, lei poco». San Giacomo, perì , à un paese-strada, e basta uscire un po’, diciamo... a sud, per trovare l’edicolante-tabaccaio che ti apre uno squarcio: «Lui lo conoscevo, si fermava spesso, alle sei del mattino, quando smontava dal lavoro. Veniva a prendere qualche rivista, le sigarette... cosé. Ma non aveva facilitò di rapporti, faticava a reggere una conversazione. Qualcuno parla di una storia passionale? Balle, non Renzo Armellin, marito della donna ferita credo che il metronotte avesse facilitò di rapporto con famiglie in tutto, piè qualche le donne. Non credo nemmeno orto: nessuna marginalitò, anne avesse conosciuta una per zi un recupero felice e contidavvero». Il resto alla tua imnuo delle case sorte attorno almaginazione. E quando i vicile filande ottocentesche). I racni raccontano di quei film conti, in quel cortile, s’intrec«sparati» a tutto volume al viciano ancora. Egidio Santantodeoregistratore di Medici, hai nio à preoccupato delle reaziola sensazione che i conti tornini della famiglia Medici: «La no. mamma di Fabio ha detto che Il mattino dopo, nel cortile non lo abbiamo saputo comdel borgo di Mezzavilla, l’uniprendere: io dico che quando ca traccia di quel tentato omiabbiamo capito che non ragiocidio-suicidio à il buco di una nava... dritto, abbiamo deciso pallottola sul vetro della casetdi farci i fatti nostri. Gli screzi ta provvisoria - quella vera à per i gatti, per i rumori? Forse in ristrutturazione - dei coniunon sono tutto, forse le spiegagi Santantonio, testimoni ocuzioni sono altre, ma a questo lari, ancora spaventati: cancelpunto...». La moglie di Egidio, Loretta, mima ancora la scelato il sangue sul piccolo marna, quell’apparizione («da Far ciapiede, sparso ghiaino freWest», dice lei) di quell’uomo sco nella “corte” del borgo (9 con gli occhi di fuori e la pistola in mano che diceva «Adesso à proprio la fine». Qualcuno dice che per fortuna in casa non c’era Renzo, il marito di Valeria, la donna ferita, «sennì c’era davvero il duello senza quartiere, perchà anche lui ha armi in casa». «Regolarmente detenute», precisa. «Un lupo solitario, difficile parlarci» San Giacomo s’interroga: «Quella ossessiva fissazione per la pulizia» Più avanti sulla strada di una crescita ancora maggiore, con il supporto delle risorse globali ABN AMRO. E la certezza di ricevere corrispettivo in denaro per le vostre azioni Banca Antonveneta. Il consiglio di amministrazione della Banca Antonveneta ha espresso parere favorevole a questa offerta. Chiamate subito: (numero attivo dal lunedì al venerdì dalle 09.00 alle 18.00) oppure scrivete all’indirizzo mail: [email protected] cui potete rivolgervi per qualsiasi richiesta informativa. Ultimo giorno per sottoscrivere le azioni ordinarie Banca Antonveneta: 22 giugno 2005 (salvo proroga). ABN AMRO Bank N.V. ha incaricato GSC Proxitalia quale Information Agent per fornire a tutti gli interessati informazioni e chiarimenti in merito all’Offerta Pubblica di Acquisto Preventiva Totalitaria sulle azioni ordinarie Banca Antonveneta. A tal riguardo è stato predisposto il numero verde sopra indicato per tutti gli azionisti. Prima dell’adesione all’offerta pubblica di acquisto promossa da ABN AMRO Bank N.V. su Banca Antoniana Popolare S.p.A. leggere attentamente il Documento di Offerta, a disposizione del pubblico presso la sede legale di Borsa Italiana S.p.A., la filiale di Milano di ABN AMRO Bank N.V. la sede dell’Information Agent GSC Proxitalia S.p.A e gli Intermediari Incaricati. Il Documento di Offerta è altresì disponibile sui siti Internet www.abnamro.com, www.borsaitalia.it, www.gscproxitalia.com, www.consob.it. Il presente messaggio non costituisce e non è parte di un’offerta o di un invito a vendere o di una sollecitazione all’investimento o di un’offerta di acquisto o di sottoscrizione di azioni ABN AMRO né il presente messaggio o qualsiasi sua parte o la sua pubblicazione può essere posta a fondamento o formare parte di una decisione di investimento relativa ad azioni ABN AMRO. Trib. Trev 13 «Fabio non era di qui Movente passionale? Non era cosa da lui» Per condurre Banca Antonveneta più avanti. Era un maniaco dell’ordine, Fabio, si racconta qui. «Lavava l’auto anche una volta ogni due giorni. E in casa era tutto tirato a lucido, alla perfezione. Lo faceva lui, Fabio, con meticolostò un po’ ossessiva. Cosa c’era da pulire poi, visto che lé ci abitava da solo e ci veniva per dormire? Ogni tanto veniva a trovarlo suo fratello, uno o due amici, forse colleghi metronotte». La Fiesta à ancora lé, pulitissima. Con qualche botta, ma lucidissima. E accanto c’à la moto, una Tuareg cui manca la sella («forse la toglieva perchà ci salivano i gatti»). Sé, stona il racconto di tanta pulizia, se guardi l’ingresso e vedi erbacce assurte a ruolo di piante ornamentali, in contrasto con i balconcini dei vicini da cui occhieggiano gerani e gelsomini. Due sacchetti di nailon accanto alla porta. In uno c’à anche un falcino: avrebbe potuto usare quello, prima che gli restituissero la pistola sequestrata dai carabinieri dopo l’ennesima lite e l’ennesimo intervento dell’Arma. Ma la pistola ha un significato. La pistola, lo sanno bene quelli che s’intendono di psicologia, à un prolungamento... «Era in trance. Quando si à reso conto di quel che aveva fatto, si à visto cascare addosso la vita, il lavoro, tutto. Mio marito mi aveva trascinato a casa di mia sorella, quando siamo usciti lui si era giò sparato. Povero cristo, non era a posto...», dice Loretta. In paese, due chilometri di strada oltre il Meschio, la gente esce da messa. Davanti al Niky Bar tre adulti alzano le spalle. «Non ne sappiamo niente. Stavamo discutendo del nuovo locale di lap dance del paese: non fanno neanche piè la lap, solo ragazze ai tavoli per farsi offrire da bere. In farmacia (aperta) non si ricorda di aver mai visto quell’uomo. Al circolo Cros-Arci Isacco Santuz, che abita in borgo Mezzavilla, dice: «Quel vigilante non lo si conosceva. Dicono fosse un po’ strano, dicono che ci fossero litigi. Ma quando ho incrociato l’ambulanza, ieri mattina, mai mi sarei immaginato». «Certo - dice Adelino Zambon - se non gli avessero restituito la pistola, ora forse sarebbe vivo anche lui». (Antonio Frigo) Nel borgo Mezzavilla rimane l’eco degli spari «Sembrava il Far West»