...

non lasciamo i giovani soli ad affrontare la loro sessualità

by user

on
Category: Documents
54

views

Report

Comments

Transcript

non lasciamo i giovani soli ad affrontare la loro sessualità
Diocesi
il nuovo giornale
Venerdì 30 novembre 2012
17
“NON LASCIAMO I GIOVANI SOLI
AD AFFRONTARE LA LORO SESSUALITÀ”
donne, come ad un’asta, dove ciò che
agazzi che si sentono traditi dai
più ti attira e ti spinge a spendere la
primi dai quali si aspetterebbetua attenzione è ciò che più ti piace di
ro fiducia e credibilità: gli aduluna ragazza. Anche se riesco a limiti. Le ferite delle relazioni uotarmi, con un po’ di fatica, non mi
mo-donna spesso hanno radici in fasento libero”. E un altro confida: “Mi
miglia. È quanto emerge dal percorso
masturbo e questa è una forma di
dedicato alla sessualità che da ormai
non accettazione di sé che rovina i
qualche anno sta portando avanti la
rapporti con le persone. La masturbaparrocchia dei Santi Angeli di Borgozione evidenzia ancor di più l’incapatrebbia con il gruppo dei giovani, una
cità di amare. Io sono frasettantina di ragazzi tra i
gile e il continuo bombar16 e i 30 anni.
damento di tv e internet
Un tema fondamentale,
non aiuta”.
quello dell’identità, del ri“Come faccio ad avere
spetto di sé e del proprio
un approccio alla sessualicorpo, su cui troppo spestà secondo la volontà di
so si nicchia, anche in parDio se mai nessuno me lo
rocchia. A Borgotrebbia la
ha insegnato? Se mia mariflessione sui vizi capitali
dre MAI mi ha parlato di
ha portato a confrontarsi
questo? - si sfoga una racon la “lussuria”. A tirar
gazza -. A cosa serve amafuori i propri vissuti. A rire me stessa, il mio essere
scoprire la bellezza della
donna e l’altro, se poi tanrelazione sessuale nella
to l’altro delude sempre?
proposta cristiana. “Tutti
Don
Pietro
Cesena.
L’aver visto fallire il mahanno dichiarato che era
trimonio dei miei genitori
la prima volta che sentivaha distrutto tutte le mie speranze; la
no parlare così di questi argomenti. È
domanda che mi perseguita è: se sarò
mai possibile? Non sono ragazzi cregenitore farò ai miei figli il male che è
sciuti per strada, ma che frequentano
stato fatto a me?”.
la parrocchia”, fa notare don Pietro
“Da che ho memoria - è la testimoCesena, parroco ai Santi Angeli.
nianza di un’altra ragazza - non sono
mai stata da sola, ma ogni persona
IL GRIDO DEI GIOVANI. Basta
che tenevo accanto a me con il mio
sfogliare il libretto che raccoglie le ricorpo si prendeva un pezzo di me e
flessioni dei giovani entro la proposta
non mi accorgevo che mi stavo spefatta a Borgotrebbia - con il titolo “Cognendo, che stavo diventando fredda,
me riscoprire il dono dell’Amore dopo
calcolatrice, asettica, senza passione,
il fallimento della rivoluzione sessuafino al giorno in cui mi sono scoperta
le?” - per rendersi conto della solitudimorta [...] Le cause forse non le comne con cui gli adolescenti si trovano di
prendo a pieno. So per certo che un
fronte al proprio desiderio di amare
padre non l’ho mai avuto, e mia maed essere amati.
dre era più che altro una convivente
“Ciò che farei per istinto - scrive un
sbadata, che non si rendeva conto che
ragazzo - sarebbe dare voti alle belle
R
nel cassetto non avevo sogni, ma una
montagna di mutandine di pizzo”.
LA COMUNITÀ CRISTIANA
NON RESTI INDIFFERENTE. Ci
hanno pensato molto, don
Pietro Cesena e gli
educatori, prima
di decidersi a
pubblicare, in
un’edizione
autoprodotta, e quindi a
distribuire
all’esterno le
riflessioni
dei ragazzi. Se
il passo è stato
compiuto è perché il grido che trapela da queste righe
non resti inascoltato.
“I ragazzi stanno davvero
male - sottolinea don Cesena e se poi, come hanno dichiarato, non trovano mai nessuno che li aiuti seriamente a riflettere sul dono della propria sessualità, non
sanno quasi perché stanno
male né ci vogliono pensare”. L’aver messo nero su bianco
su un foglio quel che provano è un
aiuto. Ma non è sufficiente. La parrocchia di Borgotrebbia ha voluto consegnare il libretto ai genitori e, a gennaio, organizzerà degli incontri per loro. Però una parrocchia da sola può fin
lì. “Occorre costruire una rete educativa - rilancia don Cesena alla comunità
diocesana - che sappia dare speranza a
questa generazione che soffre un dolore incredibile, così grande come forse
mai i giovani hanno sperimentato”.
Barbara Sartori
“
Mi serve uno sguardo d’amore,
non mi basta quello dei miei
amici. Vorrei anche solo una
pacca sulla spalla da mio
padre, non vorrei vedere
quello sguardo di noia.
Forse vorrei solo
non sentirmi
un peso
“
In una pubblicazione le riflessioni del gruppo di Borgotrebbia.
L’appello di don Cesena alle parrocchie: facciamo rete
Dai corsi “mamma-figlia” ai progetti per adolescenti di Teen Star e Jason Evert
(bs) La sessualità? Un dono di Dio
all’umanità. Parola del beato Giovanni Paolo II.
Il Papa polacco ha dedicato sei anni, all’inizio del suo pontificato - dal
1979 al 1984 - ad approfondire, nelle
catechesi del mercoledì, il tema dell’amore umano entro il piano divino.
Ne è uscita una vera e propria “teologia del corpo”, che sta alla base di alcuni percorsi di educazione alla sessualità proposti anche nel nostro territorio. Si tratta di realtà poco conosciute, ma che possono essere risorse preziose per le parrocchie e le scuole.
Proprio agli educatori sono stati già
rivolti alcuni incontri di formazione
sull’affettività organizzati dall’Istituto
“La Casa di Piacenza”- Consultorio
familiare (tel. 0523.385017).
“Teen Star”
“Sentirsi amato per amare” è lo slogan di “Teen Star”, un percorso per
adolescenti nato da un’intuizione della ginecologa Pilar Vigil e diffuso in
tutto il mondo, soprattutto attraverso
le scuole. Per l’Europa, il riferimento è
il Centro studi per la famiglia dell’Università Cattolica di Milano, con il
quale - attraverso la prof. Raffaella Iafrate - collabora Chiara Griffini, psicologa, formatrice “Teen Star”, oltre che
responsabile di una casa di spiritualità della Comunità Papa Giovanni
XXIII a Piacenza.
Il logo di “Teen Star” è una stella attorniata da cinque raggi colorati, ciascuno corrispondente a una dimensione della persona: fisica, intellettuale, emozionale, spirituale, sociale.
“L’affettività non è un settore della vita, educarsi a viverla bene significa
entrare in un percorso di riscoperta
del proprio essere persona, uomo e
donna - precisa la dott.ssa Griffini -. I
progetti di educazione alla sessualità
che oggi vengono proposti a scuola
hanno di solito un’impostazione normativa, si risolvono con l’indicazione
di cose da fare o da non fare”. Un
esempio su tutti: non vuoi restare incinta? Prendi delle precauzioni.
Per “Teen Star” - illustra la Griffini la domanda chiave è piuttosto: chi so-
Un cantiere aperto
A lato, Francesca Razzini, Marina Ampollini e Davide Demaldè. Sopra, il dott. Lorenzo Rizzi e la dott.ssa
Chiara Griffini.
no io? “In questa prospettiva - esemplifica - educare i ragazzi a gestire gli
impulsi che provano è anche educare
al senso del Mistero che sei tu e che è
l’altro. Oggi tutto ci porta a vedere il
corpo solo in chiave emotiva, funzionale al proprio benessere; l’affetto è
invece qualcosa di diverso dall’emozione, è saper vedere il corpo come
luogo dell’incontro con l’altro”.
La dimensione affettiva è molto importante per i ragazzi e rischia di essere disattesa anche dalla comunità
cristiana: “i nostri giovani sono magari iperformati cognitivamente, ma
mancano di strumenti per vivere in
modo maturo la dimensione affettiva”. Anche i percorsi in parrocchia necessiterebbero di un’impostazione
differente: “non solo trasmettere, ma
lavorare sul mondo delle relazioni”.
Altro punto distintivo di “Teen
Star” è il coinvolgimento della famiglia, alla quale è illustrato il percorso
proposto ai figli, “perché non diventi
l’ennesima delega, ma si rafforzi piuttosto l’alleanza educativa”. Visto che
tanti ragazzi manifestano una delusione nei confronti del mondo adulto,
“può essere l’occasione perché anche i
genitori si reinterroghino sul loro essere coppia”.
La dott.ssa Griffini è disponibile per
avviare percorsi “Teen Star” nelle
scuole (comprendono dai 14 ai 16 incontri, in genere nel pomeriggio) e in
parrocchia. Per informazioni: 331.
9620126 - [email protected].
“Il corpo racconta”
La quarta edizione è in cantiere, con
già richieste di iscrizione. Sono ormai
una realtà consolidata i corsi “mamma-figlia” proposti dalla farmacia di
Besenzone, gestita da una coppia di
sposi il dott. Davide Demaldè e la
dott.ssa Marina Ampollini. “Come genitori - commentano - ci rendiamo
conto di quanti messaggi distorti i ragazzi ricevono, fin da piccoli, su questi temi. Le famiglie hanno bisogno di
occasioni alternative che le sostengano nell’affrontare il dialogo su argomenti su cui si sentono impreparate”.
Animatrice del corso, dal titolo “Il
corpo racconta. Laboratorio ludico
sulla corporeità per il dialogo mamma
e figlia”, è la dott. Francesca Razzini,
insegnante del Metodo dell’Ovulazione Billings (Mob) e dipendente della
farmacia. La proposta si rivolge a madri con figlie preadolescenti (intorno
agli 11 anni) e nasce da Fabia Ferrari
Augustoni, che tiene corsi di educazione sessuale in Canton Ticino con
l’associazione “Passi”.
Piacenza è stata capofila nell’esportare il metodo, grazie alle insegnanti
Mob: oltre alla Razzini, Cinzia Berlasso e Federica Fossati, che lo stanno
portando in alcune parrocchie (per richieste, tel. 328.9496891). La farmacia
di Besenzone l’ha voluto inserire tra i
suoi servizi.
Il laboratorio affronta in due incontri il discorso sulla fertilità: alla trasformazione fisica legata alla comparsa delle mestruazioni si accompagna
una trasformazione interiore, che va
ascoltata e guidata. C’è bisogno allora
di parlare di anatomia, ma pure di riflettere sulla bellezza come espressione del sé, di amicizia, dell’importanza
di non svendere i propri sentimenti. Il
tutto, con l’ausilio di simboli e immagini evocative che uniscono delicatezza tutta femminile a professionalità.
Gli USA docent
È invece pensando agli adolescenti
che il dott. Demaldé sta lavorando ad
nuova iniziativa. La “lampadina” gli
si è accesa vedendo su Facebook il video postato da un’amica: una coppia
di fidanzati americani, oggi sposi, Jason e Cristalina Evert, parlano di castità a una platea di studenti, con verità, efficacia e senza moralismi. Il
dott. Demaldé cerca informazioni in
Rete, scrive a Jason, che gli risponde.
La corrispondenza gli suggerisce di
provare a proporre, riadattandolo, il
metodo elaborato dagli Evert a partire dal libro “Teologia del corpo per
adolescenti”, non tradotto in Italia.
L’idea è di lanciare il percorso nelle
scuole o in parrocchia, unendo all’approccio di Evert (il fil rouge è quello
delle catechesi di Giovanni Paolo II,
attualizzato con giochi, attività, domande) l’aspetto più professionale,
con lezioni di anatomia e fisiologia.
“Un laureato in scienze mediche è garanzia che le cose vengano spiegate
bene - chiarisce il famarcista -. Se queste nozioni siano inserite in un percorso che guarda all’etica e agli aspetti relazionali è un valore aggiunto”.
Per informazioni: tel. 0523.832250,
[email protected].
I corsi “papà-figlio”
Viene ancora una volta dalla Svizzera la proposta del corso “papà-figlio”, ideato da uno psicologo e da un
docente di biologia del Canton Ticino.
Una sorta di alter ego del laboratorio per mamme e figlie, ma con dinamiche ad hoc che rispecchiano le caratteristiche del genere maschile.
Dunque, giochi e attività che i padri
ed i figli sono invitati a svolgere insieme per approfondire la propria relazione ed essere guidati ad affrontare i temi del cambiamento del corpo,
della gestione delle pulsioni, delle
prime “cotte”. Finora sono stati proposti due corsi sperimentali, a Borgotrebbia e Pontenure, animati, in coppia, dal dott. Lorenzo Rizzi, pediatra
(in curriculum un attestato “Teen
Star”) e da Paolo Ferrari, che fanno
parte del gruppo di sensibilizzatori
del Mob e sono andati in Svizzera ad
imparare il metodo dai due ideatori.
La proposta - tre incontri di tre ore
ciascuno - è per padri con figli maschi
dalla 5ª elementare alla 3ª media, con
possibilità di suddividere il gruppo
in base all’età dei ragazzi. Una richiesta è arrivata anche dall’Ufficio Famiglia della diocesi di Fidenza. Per informazioni: tel. 328.9496901.
Fly UP