Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace?
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Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? Controllabilità e basi di Riesz L. Pandolfi Dipartimento di Scienze Matematiche “Giuseppe Luigi Lagrange” Politecnico di Torino Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 1/?? Equazione del calore-1 L’equazione del calore combina due leggi fisiche: Leggi fisiche • conservazione dell’energia (e energia interna, q flusso di calore) d e = −qx dt • Temperatura come misura dell’energia (θ=temperatura): d e = γ d θ dt dt Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 2/?? Equazione del calore-1 L’equazione del calore combina due leggi fisiche: Leggi fisiche • conservazione dell’energia (e energia interna, q flusso di calore) d e = −qx dt • Temperatura come misura dell’energia (θ=temperatura): d e = γ d θ dt dt Legge costitutiva: Legge di Fourier (1822): q = −k∇θ . Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 2/?? Equazione del calore-2 Combinando le relazioni d e = −qx , dt d d e = γ θ, dt dt q = −k∇θ si trova l’equazione del calore θt = ∆θ = θxx (costanti k e γ poste = 1). Usata per rappresentare: a) diffusione del calore; b) diffusione di soluti in solventi (legge di Fick (1855)–strutture molecolari semplici). Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 3/?? Critica all’equazione del calore La velocità di propagazione (del calore, del soluto nel solvente. . . ) è infinita. Segnali termici che si propagano con velocità infinita: non fisicamente accettabile. Maxwell (∼1860) nota questa difficoltà ma nota anche che l’attenuazione del segnale termico è così forte che prima che esso sia distinguibile dal rumore passa un certo tempo. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 4/?? Seconda osservazione Secondo l’equazione del calore, il segnale si diffonde da zone più calde a zone più fredde senza che si veda una separazione netta tra zone calde e zone fredde: niente di simile ad un fronte d’onda nella propagazione termica, o di soluti in solventi. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 5/?? Seconda osservazione Secondo l’equazione del calore, il segnale si diffonde da zone più calde a zone più fredde senza che si veda una separazione netta tra zone calde e zone fredde: niente di simile ad un fronte d’onda nella propagazione termica, o di soluti in solventi. Perché preoccuparsene? Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 5/?? Seconda osservazione Secondo l’equazione del calore, il segnale si diffonde da zone più calde a zone più fredde senza che si veda una separazione netta tra zone calde e zone fredde: niente di simile ad un fronte d’onda nella propagazione termica, o di soluti in solventi. Perché preoccuparsene? Landau(1941) propone una teoria dei solidi a bassa temperatura (∼elio liquido) secondo cui dovrebbero verificarsi dei “fronti d’onda” nella propagazione della temperatura. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 5/?? Verifiche sperimentali? “Fronti d’onda” nella propagazione termica nell’elio liquido sperimentalmente verificati nel 1944. Dunque, almeno a bassissime temperature, l’equazione del calore non è un buon modello. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 6/?? Verifiche sperimentali? “Fronti d’onda” nella propagazione termica nell’elio liquido sperimentalmente verificati nel 1944. Dunque, almeno a bassissime temperature, l’equazione del calore non è un buon modello. Negli stessi anni viene studiata la propagazione di soluti in polimeri (struttura molecolare complessa). Si verifica sperimentalmente una separazione netta tra zone “bagnate” e zone “asciutte”—fronte d’onda di propagazione di solventi in soluti—NO legge di Fick. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 6/?? Legge di Cattaneo Per queste ragioni Cattaneo (1948) sostituisce la legge di Fourier/Fick con d τ q = −q − k∇θ dt da cui q(t) = − Z t e 0 −(t−s)/τ k τ ∇θ(s) ds (se q(0) = 0). Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 7/?? Equazione del calore con memoria Combinando con la conservazione dell’energia, si trova l’equazione del calore con memoria Z t θt = M e−(t−s)/τ ∆θ(s) ds 0 (M = k/τ ) Il lavoro di Cattaneo non viene notato e il modello riproposto da Vernotte (1958). Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 8/?? In seguito Successivamente, problemi come assorbimento di creme dalla pelle, suggeriscono θt = Z t nX 0 o Mi e−ai (t−s) ∆θ(s) ds . In fine: Gurtin e Pipkin (1966) propongono il modello Z t dθ ′ = N (t − s)θxx (s) ds . θ = dt 0 Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 9/?? Equazione di Boltzmann L’equazione dθ ′ = θ = dt Z t 0 N (t − s)θxx (s) ds si può anche scrivere come Z t θ′′ = N (0)θxx + N ′ (t − s)θxx (s) ds 0 Proposta da Maxwell (in casi speciali) e poi da Boltzmann (1870) e Volterra (1909) per descrivere mezzi viscoelastici. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 10/?? Equazione dei telegrafisti L’equazione θt = M Z t e−(t−s)/τ ∆θ(s) ds . 0 si può anche scrivere M θtt = M ∆θ − θt τ Equazione dei telegrafisti (Heaviside 1880—per modellare la propagazione dei segnali nelle lunghe linee telegrafiche). Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 11/?? Caso speciale E’ l’equazione dei telegrafisti, ma anche Rt ′ θ = 0 N (t − s)θxx (s) ds con N (t) = 1 Rt ′ θ = 0 θxx (s) ds ossia θtt = θxx . dà Ci saranno relazioni tra le proprietà dell’equazione del calore con memoria e quelle dell’equazione delle onde! Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 12/?? Telegrafisti e onde Rispettivamente le equazioni M θtt = M ∆θ − θt , τ θtt = M ∆θ . In ambedue i casi velocità di propagazione finita, fronte d’onda “anteriore”, ossia netta separazione tra zone raggiunte e non raggiunte dal segnale. Ma il segnale: onde: non si auoestingue, ma “passa via”. telegrafisti: si attenua col tempo, ma permane nei punti che ha raggiunto. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 13/?? Equazione delle onde u 0 1 x dato iniziale Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 14/?? Equazione delle onde u 0 x 1 dato iniziale u −3 −2 0 1 3 4 x soluzione all’istante T = 3 Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 14/?? Telegrafisti u 0 1 x dato iniziale Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 15/?? Telegrafisti u 0 x 1 dato iniziale u 0 −3 −2 1 3 4 x soluzione all’istante T = 3 Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 15/?? Calore: √1 4πt u 5 −5 R +1 0 e −(x−s)2 /4t u0(s) ds > 0 x soluzione all’istante T = .1 x soluzione all’istante T = 3 u −5 5 Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 16/?? Nostro scopo Presentare un metodo per lo studio della controllabilità delle equazioni con memoria del tipo Z t θt = N (t − s)θxx (s) ds 0 con N (0) > 0 (per semplicità N (0) = 1) e useremo N ′ (0) = 0—per semplicità ma non necessario. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 17/?? Controllabilità? Controllabilità: termine con tanti significati. Per noi: assegnamo un “bersaglio” ξ. Si vuol sapere se è possibile agire sul sistema in modo da colpire ξ. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 18/?? Preliminare: problema dei momenti I problemi di controllabilità, almeno nel caso di equazioni lineari, possono ricondursi a trovare una funzione f (t) che verifica, per ogni n, le equazioni Z T f (s)en (s) ds = cn 0 con {cn } successione numerica e {en } successione di funzioni. I numeri {cn } sono i momenti di f (x) rispetto alla successione di funzioni {en (x)} e il problema di trovare f dati {en } e {cn } si chiama Problema dei momenti. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 19/?? Momenti di Stiltjes Il problema dei momenti rispetto alla successione {tn } è stato introdotto da Stiltjes (1893) ed è molto delicato. Di fatto è stato uno dei problemi che hanno contribuito alla nascita dell’analisi funzionale. Ci sono casi “semplici” del problema dei momenti? Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 20/?? La serie di Fourier Si sa che “ogni” funzione definita su (0, π) può svilupparsi in serie di Fourier Z π X 1 1 f (x) = fn √ sin nx , fn = √ f (x) sin nx dx . π π 0 Più precisamente, una tale serie dà f ∈ L2 (0, π) SE E SOLO SE {fn } verifica X {fn } ∈ l2 ossia fn2 < +∞ . Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 21/?? La serie di Fourier e i momenti Sviluppare in serie di Fourier una funzione equivale a trovarne i momenti rispetto alla successione {en }, 1 en (x) = √ sin nx . π Viceversa, dati i momenti {fn } ∈ l2 rispetto ad √ {en } = {(1/ π) sin nx}, scrivendo la serie di Fourier corrispondente si risolve il problema dei momenti col dato {fn }. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 22/?? Ossia: La serie di Fourier è un caso semplicissimo del problema dei momenti. PERCHE’ ? Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 23/?? Problema semplice perché? La ragione si capisce considerando l’interpretazione geometrica della √ serie di Fourier: le funzioni en (x) = (1/ π) sin nx sono una BASE “ortonormale” di L2 (0, π), ossia Z π Z π 2 (en (x)) dx = 1 , en (x)ek (x) dx = 0 se n 6= k. 0 0 Ossia, la serie di Fourier è come rappresentare il “vettore” f ∈ L2 (0, π) rispetto ad un “sistema di riferimento cartesiano ortogonale”. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 24/?? Riferimento obliquo? Niente vieta di fare una geometria analitica (più complessa) rispetto ad un sistema di riferimento obliquo. Se x1 , x2 , x3 è una base di R3 non ortogonale, ogni x ∈ R3 si rappresenta come X x= an xn ma an = ∗ yn x con y1 , y2 , y3 una DIVERSA base di R3 (che si dice “biortogonale” alla {xk }). Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 25/?? Osservare: Se x3 è “quasi su piano” di x1 ed x2 , allora la corrispondente componente a3 è enorme. E ora si capisce la difficoltà del problema di Stiltjes: L’angolo tra tn ed il sottospazio generato da {tk }, k < n, tende a zero velocissimamente. Così velocemente che se assegnamo una successione anche “ragionevole” {cn } questa in generale non è la successione dei momenti di una funzione. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 26/?? Corda elastica—Controllabilità-1 Sul segmento [0, π] dell’asse x. Se messo in vibrazione, lo scostamento u(x, t) dalla posizione di equilibrio verifica l’equazione utt (x, t) = uxx (x, t) (almeno se le scostamento è “piccolo”). Vincoliamo l’estremo x = π all’asse delle ascisse e permettiamoci di muovere a nostro arbitrio l’estremo sinistro. Allora avremo le “condizioni ai limiti” u(0, t) = f (t) , u(π, t) = 0 . Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 27/?? Corda elastica—Controllabilità-2 Ora chiediamoci questo: la corda è ferma per t ≤ 0 ed è assegnata una funzione ξ(x). Si vuol sapere se esistono un tempo T ed un controllo f (t) tali che u(x, T ) = ξ(x) . Problemi di questo tipo si chiamano problemi di controllabilità. Ha un interesse studiarli? Ossia, a che serve controllare la corda di una chitarra per farle assumere la forma di una scala di Cantor? Chi lo vuole? Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 28/?? Stabilizzazione La controllabilità implica, o equivale, alla risolubilità di altri problemi che sono importanti. Il primo (in ordine storico) tra questi è la stabilizzazione: si può agire sul solo estremo x = 0 in modo da provocare una “veloce” dissipazione di energia. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 29/?? Prove non distruttive—1 lungo la corda agisce una ulteriore forza applicata dall’esterno, ossia utt = uxx + b(x)g(t) La b(x) identifica come e dove la forza esterna agisce e spesso è ignota o solo parzialmente nota. Si vuole identificare b(x) studiando la trazione che la corda esercita ai suoi estremi. Problema dell’identificazione di una sorgente: risolubile e la risolubilità equivale alla controllabilità. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 30/?? Prove non distruttive—2 La densità della corda non è uniforme, magari a causa di difetti di fabbricazione o guasti successivi. In tal caso (trascuro il modulo di elasticità) l’equazione è 1 utt = uxx ρ(x) E’ possibile identificare la densità ρ(x) dalla trazione che la corda esercita ai suoi estremi, grazie alla controllabilità dell’equazione delle onde. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 31/?? Corda elastica: la soluzione–1 Consideriamo √ la successione di funzioni en (x) = (1/ π) sin nx. Moltiplicando i due membri dell’equazione per en (x), integrando su (0, π) e integrando per parti si trova che la componente un (t) di u(x, t) lungo en (x) verifica 1 2 ′′ un = −n un + n √ f (t) π con dato iniziale un (0) = 0 , u′n (0) = 0 (corda elastica ferma per t ≤ 0) Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 32/?? Corda elastica: la soluzione–2 Dunque si ha Z t 1 1 un (t) = sin n(t − s)n √ f (s) ds , n 0 π Z t X 1 u(x, t) = en (x) sin n(t − s) √ f (s) ds . π 0 Il “bersaglio” ξ(x) si rappresenta come X ξ(x) = ξn en (x) e quindi u(x, T ) = ξ(x) se e solo se f (t) risolve un problema dei momenti. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 33/?? Controlabilità–momenti–Fourier Problema dei momenti equivalente alla controllabilità: Z T 1 sin ns √ f (T − s) ds = ξn π 0 La teoria della serie di Fourier ci dice che questo problema è risolubile se T = π (e anche se T > π) e che il controllo f (t) è dato da √ X f (π − s) = ( π) ξn sin ns . Da ora in poi ignoreremo il fattore √ π. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 34/?? Corda vibrante: problema realistico? Non tanto: l’equazione delle onde non tiene conto che la corda è soggetta ad una serie di dissipazioni. Un problema un po’ più realistico è utt = uxx − 2ut telegrafisti! che tiene conto di una dissipazione di tipo “viscoso” nella √ corda. In questo caso un (t) verifica (ignorando π) u′′n = −n2 un − 2u′n + nf (t) . Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 35/?? Controllabilità/momenti in questo caso e quindi il problema dei momenti diviene Z T p β n sin βn s e−s f (T −s) ds = cn , βn = n2 − 1 n 0 E’ questo problema risolubile? E, in caso positivo, come si rappresenta f (t)? Si vede facilmente che {sin βn s} non è ortonormale: la norma degli elementi non è 1 e gli elementi non sono due a due ortogonali. Dunque il problema non si può risolvere usando la serie di Fourier. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 36/?? Basi “oblique” Ciò nonostante, si può provare in più modi che la successione p sin βn t , βn = n2 − 1 ha tutte le buone proprietà di una “base obliqua” di L2 (0, π) e che il problema dei momenti è risolubile per ogni {ξn } ∈ l2 se T ≥ π. Il problema di capire se una successione eiβn t con βn “vicino” ad n ha le buone proprietà della successione eint è stato studiato inizialmente da R. Paley e N. Wiener (∼1930). Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 37/?? Basi di Riesz Introduciamo la definizione seguente: una successione {en } si chiama una base di Riesz(1913) in L2 (0, T ) se il problema dei momenti Z T g(s)en (s) ds = cn 0 è risolubile per ogni {cn } ∈ l2 ; la soluzione f (t) è in L2 (0, T ) e dipende in modo continuo dal dato {cn }. Esistono caratterizzazioni utili delle basi di Riesz. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 38/?? Problema dei momenti: soluzione Se {en } è una base di Riesz, esiste una successione {Φn } biortogonale ad {en }, che a sua volta è una base di Riesz, e la soluzione del problema dei momenti è data da g(s) = X βn n ξn Φn (s) . Nel nostro caso quindi si ha: e−s f (π − s) = X βn ξn Φn (s) . n L’equazione dei telegrafisti è controllabile. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 39/?? Controllabilità e memoria Passiamo ora a considerare la controllabilità dell’equazione Z t ut (x, t) = N (t − s)uxx (x, s) ds . 0 Considerazioni termodinamiche impongono varie restrizioni al nucleo N (t), che non interessano per la controllabilità. Si usa solamente i N (0) > 0 (velocità di propagazione finita). Per semplicità sia N ′ (0) = 0, condizione che si può rimuovere, ed N (0) = 1. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 40/?? Controllabilità e momenti Moltiplicando √ ancora i due membri per en (x) = (1/ π) sin nx e integrando per parti, si trova che la componente un (t) lungo en (x) di u(x, t) verifica Z t Z t u′n = −n2 N (t − s)un (s) ds + n N (t − s)f (t) 0 0 Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 41/?? Rappresentazione di un(t) Introduciamo le funzioni zn (t) che risolvono Z t N (t − s)zn (s) ds , zn (0) = 1 . zn′ (t) = −n2 0 Si ha Z t Z s un (t) = n zn (t − s) N (s − r)f (r) dr ds 0 0 Z r Z t = f (t − r) n N (r − s)zn (s) ds dr 0 0 Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 42/?? Rappresentazione di u(x, t) X u(x, t) = en (x) · Z t Z r · f (t − r) n N (r − s)zn (s) ds dr 0 0 La controllabilità equivale al problema dei momenti Z r Z T f (T − r) n N (r − s)zn (s) ds dr = ξn 0 0 ∀{ξn } ∈ l2 . Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 43/?? Problema dei momenti E’ un Problema dei momenti rispetto alla successione Z r N (r − s)zn (s) ds n 0 Non più di tipo trigonometrico, e piuttosto complessa. Sarà risolubile? E, se risolubile, la soluzione dipende con continuità da ξ ∈ L2 (0, π)? La risposta ad ambedue le questioni è positiva perché vale il risultato seguente. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 44/?? Teorema di controllabilità Rr Se T ≥ π, (A): n 0 N (r − s)zn (s) ds è una successione di Riesz e quindi: il problema dei momenti ammette soluzione f (t) ∈ L2 (0, T ) per ogni {ξn } ∈ l2 , purché sia T ≥ π; se T ≥ π il problema di controllo è risolubile e il controllo che conduce al bersaglio ξ è X f (t) = ξn Ψn ∈ L2 (0, T ) e {Ψn } è biortogonale alla successione (A). Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 45/?? Serve a qualcosa saperlo? Ricordiamo, per l’equazione delle onde: la controllabilità serve per gli esami non distruttivi del sistema: identificazioni di sorgenti e di “difetti”. La controllabilità equivale all’identificazione di sorgenti anche in presenza di memoria. La relazione della controllabilità con l’identificazione di difetti non è ancora nota. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 46/?? Stabilizzazione? Nel caso dell‘equazione delle onde, controllabilità implica stabilizzabilità: si aumenta la dispersione di energia agendo su un estremo. Per l‘equazione del calore con memoria: la memoria stessa implica dissipazione di energia. “Quanto” si può aumentare la dissipazione agendo su un estremo? Non lo so. Problema NON studiato per l’equazione del calore con memoria. Penso NON collegato al problema della controllabilità. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 47/?? Problema semplificato Diamo un’idea della dimostrazione mostrando che è successione di Riesz in L2 (0, T ), T ≥ π, la successione {zn (t)} con zn (t) soluzione di Z t zn′ (t) = −n2 N (t − s)zn (s) ds , zn (0) = 1 . 0 Equazione integro-differenziale per zn (t). Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 48/?? Idea base Se una successione è “vicina” ad una base allora essa è una base. Questa è l’idea di Paley e Wiener. In che senso “vicina”? Teorema di Paley-Wiener: se {en } è base ortogonormale e se X kzn − en k2 < 1 notare <1 allora {zn } è base di Riesz. Dunque, troviamo una base a cui {zn } è “vicina”. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 49/?? Equazione di zn(t) zn′′ (t) = −n2 zn (t) − n2 Z t 0 N ′ (t − s)zn (s) ds e zn (0) = 1 . Da qui si deduce zn (t) = cos nt Z t Z s sin n(t − s) N ′ (s − r)zn (r) dr ds −n 0 0 Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 50/?? Integrare per partier parti Notando che d cos n(t − s) n sin n(t − s) = ds Si trova (usando N ′ (0) = 0) zn (t) = cos nt Z t Z s − cos n(t − s) N ′′ (s − r)zn (r) dr ds . 0 0 Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 51/?? Ancora per parti zn (t) − cos nt Z t 1 = sin n(t − s) [N ′′ (0)zn (s) n 0 Z s + N ′′′ (s − r)zn (r) dr ds . 0 Notare: è un’equazione Integrale (del tipo di Volterra) per zn (t). Se ne traggono le conseguenze seguenti. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 52/?? Conseguenze per ogni T esiste MT tale che |zn (t)| < MT . per ogni T esiste M = MT tale che M |zn (t) − cos nt| ≤ n E dunque X |zn (t) − cos nt|2L2(0,T ) < +∞ MA NON < 1! —No Paley-Wiener! Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 53/?? Però: |zn (t) − cos nt|2L2 (0,T ) < +∞ =⇒ P 2 |z (t) − cos nt| n>N n L2 (0,T ) < 1 P Per ogni T > 0 esiste N tale che {zn (t)}n>N è Riesz in L2 (0, T ). Cosa manca a {zn (t)}n>1 per essere Riesz? Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 54/?? Teorema di Bari Risponde il Teorema di Bari Manca l’ω-indipendenza: Teorema di Bari: (1946) Se, in L2 (0, T ), +∞ X n=1 +∞ X n=1 |zn (t) − cos nt|2L2 (0,T ) < +∞ αn zn (t) = 0 =⇒ {αn } = 0 allora {zn (t)} è Riesz. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 55/?? Alla fine Ci siamo ricondotti a provare l’ω-indipendenza in L2 (0, T ): +∞ X n=1 αn zn (t) = 0 =⇒ {αn } = 0 Questa NON vale per ogni T . Però, argomenti alquanto complessi provano l’ω-indipendenza vale se T ≥ π. C’è controllabilità se T ≥ π. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 56/?? Anzi: Anzi, T = π (dipende da N (0) = 1) è il “miglior” tempo di controllabilità per ogni nucleo N (t) (con N (0) = 1). Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 57/?? Come si prova l’ω-indipendenza?–1 L’idea è questa: X X αn cos nt 0= αn zn (t) = X αn Z t + sin n(t − s) [N ′′ (0)zn (s) n 0 Z s + N ′′′ (s − r)zn (r) dr ds . 0 Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 58/?? Come si prova l’ω-indipendenza?–2 Dunque X αn cos nt X αn Z t = sin n(t − s) [N ′′ (0)zn (s) n 0 Z s + N ′′′ (s − r)zn (r) dr ds − 0 Lecito perché {αn } ∈ l2 . Il membro sinistro potrebbe non essere derivabile (e nemmeno continuo). Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 59/?? Come si prova l’ω-indipendenza?–3 Il membro sinistro potrebbe non essere derivabile (e nemmeno continuo).??? Non proprio: lavorando sul membro destro si prova che c’è differenziabilità termine a termine e ciò si usa per provare usando T ≥ π δn αn = , n {δn } ∈ l2 . Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 60/?? Come si prova l’ω-indipendenza?–4 L’argomento si ripete e si prova: Se X αn zn (t) = 0 allora γn {γn } ∈ l2 : αn = 2 , n la {αn } tende a zero “velocemente”. Ciò si usa per provare che X αn zn (t) si deriva termine a termine. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 61/?? Come si prova l’ω-indipendenza?–5 Se ne deduce X n2 αn zn (t) = 0 n≥1 che insieme a X αn zn (t) = 0 n≥1 dà X n>2 (1 − n2 )αn zn (t) = 0 . Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 62/?? Come si prova l’ω-indipendenza?–6 Ora si itera e si trova X α̃n zn (t) = 0 con α̃n = 0 se e solo se αn = 0 n>N Ma, Teorema di Paley-Wiener {zn (t)}n>N è successione di Riesz e quindi 0 = α̃n = αn se n > N . Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 63/?? Come si prova l’ω-indipendenza?–7 Ossia, la nostra serie X αn zn (t) = 0 n≥1 era in realtà una somma finita N X αn zn (t) = 0 . n=1 Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 64/?? Come si prova l’ω-indipendenza?–8 infine si prova che la successione {zn (t)} è linearmente indipendente: N X αn zn (t) = 0 =⇒ αn = 0 n=1 e quindi la {zn (t)} è ω-indipendente. Come si controlla un sistema che ha una memoria tenace? – p. 65/??