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LA SALUTE DELL`OSSO - Campagna
LA SALUTE DELL’ OSSO Conoscere, prevenire e curare l’OSTEOPOROSI Con il supporto non condizionante di Iniziativa promossa da INDICE INDICE COME È FATTO UN OSSO Le ossa sono vive Il “rimodellamento” dell’osso Le età dell’osso COS’È L’OSTEOPOROSI La malattia delle ossa fragili Una malattia silenziosa… Il rischio di osteoporosi aumenta con la menopausa Altri fattori di rischio per l’osteoporosi Principali esami utili per diagnosticare l’osteoporosi Quali sono i sintomi? 4 5 7 8 9 9 10 10 11 12 15 PREVENZIONE E CURA DELL’OSTEOPOROSI 16 Calcio e vitamina D16 Attività fisica 19 Peso forma 21 Evitare alcool e fumo 21 Cura dell’osteoporosi 23 3 Le ossa sono l’espressione più evidente della solidità del corpo umano. Verrebbe quindi da immaginarle come strutture statiche e immutabili. E invece no: ogni osso è un tessuto “vivo” che si rinnova di continuo. La vitalità delle ossa segue le età dell’organismo umano: un’attività esuberante durante la giovinezza, quindi una fase di maturazione e infine un progressivo “alleggerimento”. In quest’ultima fase, particolarmente evidente nel sesso femminile con l’avvento della menopausa, ossia dopo i 50 anni, le ossa tendono a divenire più fragili, con un progressivo aumento del rischio di fratture. COME È FATTO UN OSSO La struttura di un osso ha una superficie esterna dura e compatta che riveste un tessuto spugnoso e più leggero. La parte compatta costituisce quasi l’80% del totale ed è maggiormente rappresentata nelle ossa lunghe, come il femore; l’osso spugnoso è circa il 20% del totale ed è particolarmente presente nella parte interna dei corpi vertebrali. ossa lunghe tessuto osseo spugnoso tessuto osseo compatto ossa corte tessuto osseo spugnoso tessuto osseo compatto midollo midollo tessuto osseo spugnoso tessuto osseo compatto 4 ossa piatte midollo COME È FATTO UN OSSO La struttura compatta è composta da piccoli cilindri di tessuto osseo (denominati osteoni), fittamente accostati l’uno all’altro. La parte spugnosa dell’osso ha invece una struttura formata da lamine intrecciate, dette trabecole, e spazi vuoti. Vasi sanguigni Osteoni Osteocita Lamelle concentriche Canale centrale (di Havers) Arteria Midollo Trabecole Osso spugnoso Periostio Osso compatto Questa composizione rende l’osso allo stesso tempo leggero e robusto. Infatti le trabecole, seppur sottili, hanno una particolare disposizione che offre comunque un’elevata resistenza alle pressioni e alle torsioni. LE OSSA SONO VIVE Le ossa non sono inerti e senza vita, ma sono ricche di vasi sanguigni e nervi e contengono cellule che permettono loro di rigenerarsi continuamente. Abbiamo già visto che gli osteoni (ossia l’elemento base della parte più compatta dell’osso) si presentano come piccoli cilindri: al centro di ognuno di essi c’è un canale dove scorre un vaso sanguigno. A ridosso di questo canale vivono due tipi particolari di cellule, chiamate osteoblasti e osteoclasti. Osteoblasti e osteoclasti sono come muratori con due diverse specializzazioni. 5 Gli osteoclasti (pieni di vescicole contenenti un acido) rimuovono il tessuto vecchio, quindi hanno una funzione demolitrice; gli osteoblasti ricostruiscono il tessuto nuovo, quindi hanno una funzione rigeneratrice. Più perifericamente rispetto al canale centrale dell’osteone risiedono gli osteociti. Gli osteociti non sono altro che osteoblasti rimasti intrappolati nella matrice ossea da loro stessi prodotta. Sono caratterizzati da lunghe estroflessioni, che contribuiscono agli scambi minerali e alla comunicazione con gli osteoclasti e gli osteoblasti. Gli osteociti, un tempo considerati inattivi, mostrano dei cambiamenti in risposta all’ormone paratiroideo, che controlla il riassorbimento dell’osso, e in risposta al carico meccanico. Maggiore è il carico meccanico maggiore è la formazione dell’osso Minore è il carico meccanico minore è la formazione dell’osso OSTEONE Osteoblasta Osteocita Osteoclasta Nervo Canale centrale Arteria 6 Vaso linfatico Vena Lamelle COME È FATTO UN OSSO IL “RIMODELLAMENTO” DELL’OSSO La competizione tra l’azione demolitrice degli osteoclasti e quella rigeneratrice degli osteoblasti è denominata “rimodellamento osseo”. Il rimodellamento avviene a livello di unità multicellulari dette BMU (Bone Multicellular Unit) e prevede le due distinte fasi, riassorbimento e neoformazione, che sono normalmente equivalenti: prima gli osteoclasti producono una piccola cavità nella quale l’osso “vecchio” viene riassorbito; quindi la cavità viene riempita dagli osteoblasti con nuovo tessuto osseo. Il ciclo di rimodellamento si completa in 3-6 mesi ma la mineralizzazione (secondaria) si prolunga finché la BMU non viene coinvolta in un nuovo ciclo di rimodellamento. Questa operazione è molto importante per la salute dell’osso, perché rimuovendo il tessuto osseo “più usato” e sostituendolo con tessuto nuovo di zecca, le ossa si mantengono giovani ed efficienti. Purtroppo, come molti altri meccanismi fisiologici, col passare del tempo anche il rimodellamento osseo diventa via via meno efficiente. In tal modo non avremo più un pareggio tra uscite (riassorbimento osseo) ed entrate (neoformazione ossea) e il bilancio a carico di ciascuna BMU diventerà pertanto negativo. In altre parole, la funzione demolitrice degli osteoclasti tende a prevalere e le ossa invecchiano e diventano più fragili e quindi più esposte al rischio di frattura. BILANCIO NEGATIVO TRA RIASSORBIMENTO E NEOFORMAZIONE DELL’OSSO NELL’OSTEOPOROSI 7 LE ETÀ DELL’OSSO Lo sviluppo osseo avviene soprattutto nei primi 20 anni di vita, dopodiché si ha una fase di cosiddetto consolidamento, cui segue una fase di riassorbimento, che avviene in modo drastico nella donna dopo i 50 anni di età, ossia con l’avvento della menopausa (a causa della ridotta produzione degli estrogeni, gli ormoni femminili). Nel sesso femminile la massa ossea va quindi incontro a una rapida riduzione nei primi anni dopo la menopausa e a un decremento più lento in età senile, mentre nel sesso maschile si assiste a una perdita lenta e costante. MASSA (g/cm2) DONNA Post-menopausa Età senile 50 60 ETÀ 70 80 UOMO MASSA (g/cm2) Età senile Frontera WR et al. Phys Med Rehabil Clin N Am 2012 8 50 60 ETÀ 70 80 COS’È L’OSTEOPOROSI COS’È L’OSTEOPOROSI LA MALATTIA DELLE OSSA FRAGILI L’osteoporosi è caratterizzata da una riduzione della massa ossea e un’alterazione della microarchitettura dell’osso stesso, che determinano un aumento della fragilità scheletrica e del rischio di fratture. Questa malattia è essenzialmente dovuta al fatto che il normale riassorbimento di tessuto osseo non è compensato adeguatamente dalla costituzione di nuovo tessuto. Quando l’attività degli osteoclasti prevale su quella degli osteoblasti, le pareti ossee si assottigliano sempre più e gli spazi ossei aumentano di grandezza, l’osso diviene meno compatto e più poroso (donde il nome di osteoporosi) e tende a rompersi anche in seguito a traumi di lieve entità. Il problema osteoporosi è un problema rilevante in tutta Europa L’osteoporosi colpisce più il sesso femminile, ma ha un peso rilevante anche nei maschi! 22 MILIONI DI DONNE HANNO OSTEOPOROSI IN EUROPA IN EUROPA 18% 35% 14% 12% 9% 12% 5,6 MILIONI DI UOMINI HANNO OSTEOPOROSI IN EUROPA 18% 35% Germania Italia Francia Gran Bretagna Spagna Altri 14% 9% 12% 12% Hernlund E, Svedbom A,Ivergård M, et al. Osteoporosis in the European Union: medical management, epidemiology and economic burden. A report prepared in collaboration with the International Osteoporosis Foundation (IOF) and the European Federation of Pharmaceutical Industry Associations (EFPIA). Arch Osteoporos 2013; 8: 136. 9 UNA MALATTIA SILENZIOSA… L’osteoporosi si sviluppa silenziosamente. Le ossa che divengono più fragili non danno inizialmente alcun sintomo. Poi, all’improvviso, a seguito di un trauma - anche di poco conto - o addirittura spontaneamente, può avvenire una frattura ossea, che si presenta con un forte dolore. Le ossa più soggette alle fratture sono il femore prossimale, le vertebre e il polso. Nel caso di fratture vertebrali, queste possono verificarsi spontaneamente, all’improvviso, senza alcuna causa immediata; il loro schiacciamento a cuneo può far incurvare tutta la colonna vertebrale e provocare intensi dolori, che inizialmente potrebbero essere confusi con dolori di origine nevralgica o muscolare. La frattura si evidenzia alla radiografia che, nel caso della colonna vertebrale, può essere definita come “cedimento di un corpo vertebrale”. IL RISCHIO DI OSTEOPOROSI AUMENTA CON LA MENOPAUSA Lo squilibrio del rimodellamento osseo è favorito dal sesso e dall’età: l’osteoporosi prevale infatti nelle donne in menopausa (scomparsa delle mestruazioni). La menopausa è un momento critico per la donna perché si riduce la produzione degli estrogeni (gli ormoni tipicamente femminili) che esplicano un’azione protettiva sull’osso. Il rischio per la donna aumenta soprattutto se si verifica una menopausa precoce, ossia prima dei 45 anni. L’osteoporosi nel sesso maschile si verifica invece soprattutto dopo i 60 anni, in coincidenza del calo di testosterone e, quindi, degli estrogeni sintetizzati dal testosterone. ESTROGENI ED ETÀ [ormoni] Fino ai 30 anni La concentrazione ormonale è caratterizzata da una rapida impennata 10 In menopausa Gli estrogeni subiscono una brusca diminuzione Dai 30 anni in poi I livelli estrogenici diminuiscono in modo incostante COS’È L’OSTEOPOROSI Durante la vita fertile, gli estrogeni hanno un effetto favorevole sul patrimonio osseo della donna, poiché mantengono un bilancio in equilibrio tra attività osteoblastica e osteoclastica. In particolare, favoriscono il riassorbimento di calcio per aumento dei recettori per la vitamina D intestinali, stimolano gli osteoblasti (che hanno recettori specifici per gli estrogeni sulla loro superficie) e modulano la produzione di alcune sostanze chimiche (denominate fattori di crescita e interleuchine), che stimolano gli osteoclasti. In assenza di estrogeni, l’attività osteoclastica predomina, determinando un maggior riassorbimento osseo. ALTRI FATTORI DI RISCHIO PER L’OSTEOPOROSI L’osteoporosi può essere inoltre favorita da numerosi fattori predisponenti: storia personale di precedenti fratture storia familiare di osteoporosi scarsa attività fisica basso peso corporeo dieta povera di calcio e di vitamina D abuso di alcool e caffè fumo di tabacco assunzione prolungata di cortisonici e anticoagulanti malattie ormonali (per esempio, l’ipertiroidismo) asportazione chirurgica delle ovaie È pertanto importante poter intervenire prima che sia troppo tardi. Esistono infatti cure e comportamenti che permettono di controllare questa malattia e di bloccarne la progressione. Bisogna quindi parlarne con il proprio medico, soprattutto se esistono fattori predisponenti. 11 Le domande che pone il medico al paziente per valutare il livello di rischio di osteoporosi Ha avuto precedenti fratture osteoporotiche vertebrali o di femore? Qualcuno dei suoi familiari ha avuto fratture osteoporotiche di femore? Fuma più di 10 sigarette al giorno? È in trattamento da almeno 3 mesi con corticosteroidi? Soffre di artrite reumatoide? È entrata in menopausa prima dei 45 anni? Fa uso di 3 o più bicchieri di alcolici al giorno? Ha avuto cadute nel corso dell’ultimo anno? Kanis JA, Johansson H, Oden A, et al. A family history of fracture and fracture risk: a meta-analysis. Bone 2004. PRINCIPALI ESAMI UTILI PER DIAGNOSTICARE L’OSTEOPOROSI Radiografia L’osteoporosi può essere sospettata dopo una “normale” radiografia, richiesta per altri motivi, il cui referto radiologico indichi “segni di osteopenia”, ovvero di ridotta consistenza dell’osso. Ciò vuol dire che sulla lastra l’immagine della struttura delle ossa risulta meno bianca (ossia meno densa). Talvolta il referto radiografico riporta alterazioni ormai avanzate o, addirittura, segni di frattura (per esempio, i cedimenti vertebrali già citati). La radiografia della colonna vertebrale può essere richiesta anche per un “esame morfologico” della colonna stessa, che consente di misurare la presenza di eventuali fratture o cedimenti vertebrali e di valutarne la gravità. 12 COS’È L’OSTEOPOROSI Densitometria ossea L’esame di riferimento per la diagnosi di osteoporosi è la densitometria ossea (detta anche mineralometria ossea computerizzata, meglio conosciuta con la sigla MOC). È un metodo radiologico assolutamente indolore e innocuo (i raggi vengono utilizzati in bassissime dosi) che valuta in modo esatto la densità minerale delle ossa: stabilisce infatti quanti grammi di calcio e altri minerali sono presenti nel segmento osseo esaminato. Questa valutazione viene solitamente applicata alla colonna vertebrale e al femore, oppure a livello del polso. DONNA SOTTOPOSTA ALLA MOC SEZIONE SCANSIONATA DELLA COLONNA VERTEBRALE SEZIONE SCANSIONATA DEL FEMORE 13 Il tempo necessario per eseguire una MOC è di circa 5 minuti, non è in alcun modo dolorosa e non c’è bisogno di particolari preparazioni dietetiche o farmacologiche. Al termine della procedura il paziente può quindi riprendere normalmente le comuni occupazioni. L’unica accortezza è di rimandare di qualche giorno l’esame in caso di recente sottoposizione a un esame scintigrafico o radiologico con mezzo di contrasto. Prima dell’esame, inoltre, andranno rimosse dal campo di esplorazione parti metalliche come monete, fibbie, orologi, braccialetti e simili. I segmenti scheletrici studiati dalla densitometria ossea variano in relazione alle caratteristiche del paziente; in generale viene valutato il tratto lombare della colonna vertebrale nelle persone di età <65 anni, mentre si preferisce esaminare il collo del femore nelle persone più anziane e/o con malattie della colonna vertebrale. A volte, per avere una valutazione più attendibile, l’esame può essere condotto sia sulla colonna vertebrale sia sul femore. L’indagine densitometrica è particolarmente indicata in presenza di importanti fattori di rischio. In presenza di uno o più di questi fattori di rischio è importante rivolgersi al proprio medico per valutare l’opportunità di sottoporsi o meno a una densitometria ossea. Vedi tabella a pagina 11. Esami di laboratorio Per definire meglio la diagnosi e le cure, sono anche utili alcuni esami del sangue e delle urine (per esempio, fosfatasi alcalina, calcio, fosforo, vitamina D e paratormone). Altri esami A discrezione del medico, in presenza di particolari condizioni, possono essere richiesti ulteriori esami come la TAC, la risonanza magnetica nucleare e gli ultrasuoni. 14 COS’È L’OSTEOPOROSI QUALI SONO I SINTOMI? Purtroppo il primo sintomo con cui solitamente si presenta l’osteoporosi è una frattura, che comporta un dolore molto forte e acuto e che può colpire il polso, l’anca, la colonna vertebrale, la spalla, il femore o il bacino. Ciò indica che la malattia osteoporotica è già in stato avanzato. Come già detto, tali fratture possono essere persino spontanee o conseguenti a traumi di lieve entità. Altre volte i primi sintomi sono rappresentati da dolori ossei meno acuti di quelli di una frattura, ma persistenti, che possono essere conseguenti a modificazioni strutturali di alcune ossa. Se l’osteoporosi interessa le vertebre, uno dei primi sintomi può essere rappresentato dalla riduzione di altezza per effetto dello “schiacciamento” di uno o più corpi vertebrali associata a rachialgia. 15 PREVENZIONE E CURA DELL’OSTEOPOROSI La salute delle ossa richiede un adeguato introito alimentare di calcio e vitamina D. Studi scientifici indicano inoltre che un’elevata assunzione di frutta e verdura è molto benefica per le ossa. CALCIO E VITAMINA D L’osso è composto soprattutto di fosfato di calcio. Lo scheletro contiene infatti il 99% del calcio presente in tutto il corpo. La salute delle ossa richiede quindi un adeguato introito alimentare di calcio, ma anche di vitamina D, senza la quale il calcio non può essere assorbito a livello intestinale e messo a disposizione delle ossa. La vitamina D ha inoltre molte ulteriori azioni benefiche sull’organismo. Fabbisogno quotidiano di calcio La Società Italiana di Nutrizione Umana, che definisce i livelli di assunzione di riferimento dei nutrienti (LARN), nell’ultimo aggiornamento del 2014, ha definito il fabbisogno medio giornaliero di calcio in 500-1100 milligrammi, a seconda dell’età. 16 PREVENZIONE E CURA DELL’OSTEOPOROSI Società Italiana di Nutrizione Umana-SINU, 2014 Fabbisogno medio giornaliero di calcio (Ca) Ca (mg) BAMBINI - ADOLESCENTI 6-12 mesi 1-3 anni 4-6 anni 7-10 anni 11-14 anni 15-17 anni ADULTI 18-29 anni 30-59 anni 60-74 anni ≥75 anni Non definito 500 700 900 1100 1000 (femmine) 1100 (maschi) 800 800 1000 1000 GRAVIDANZA ALLATTAMENTO 1000 800 È dimostrato che un apporto giornaliero di calcio inferiore a 700-800 mg è associato a una ridotta densità minerale ossea e ad un aumentato rischio di frattura. È da privilegiare l’assunzione di calcio con gli alimenti rispetto a quella con integratori, perché nella forma alimentare il calcio è assorbito meglio dall’organismo. Andrebbero invece limitate bevande contenenti alcol e caffeina, perché queste sostanze interferiscono con il metabolismo del calcio. Non è difficile raggiungere le dosi consigliate con l’alimentazione, se non in presenza di restrizioni dietetiche dovute a intolleranze alimentari (in particolare al lattosio) o a scelte di vita (dieta vegetariana/vegana). Se la dieta non assicura un adeguato apporto di calcio, diventa indispensabile l’utilizzo degli integratori. 17 500 mg di calcio sono contenuti in ciascuno di questi alimenti: mezzo litro di latte 125 grammi di mozzarella 100 grammi di stracchino 400 grammi di yogurt 50 grammi di pecorino stagionato 5 arance intere (1 chilogrammo) 600 grammi di spinaci 200 grammi di mandorle Un’assunzione normale di calcio è per esempio assicurata dal consumo giornaliero di: 200 ml di latte + 1 yogurt + 40 grammi di formaggio stagionato. Una buona integrazione di calcio può essere ottenuta anche con l’assunzione di acqua minerale (alcune acque arrivano ad apportare anche 360 mg di calcio per un litro) ma la stessa acqua del rubinetto è solitamente molto ricca di calcio. Fabbisogno quotidiano di vitamina D La vitamina D è presente nei vegetali e negli alimenti di origine animale (in particolare nei grassi animali). Tuttavia, sono pochi gli alimenti che ne contengono quantità apprezzabili (fra questi compaiono i pesci grassi tipo salmone, i latticini e le uova). La vitamina D deriva quindi soprattutto (80-90%) dall’esposizione cutanea all’azione dei raggi solari, nei mesi che vanno da aprile a settembre. Difficile fornire indicazioni generali circa l’esposizione solare. Alcuni studi hanno rilevato che un’esposizione di 15-30 minuti tra le 10:00 e le 15:00, 2 volte a settimana, su viso/braccia/gambe, senza protezione solare, possono essere sufficienti per un’adeguata sintesi di vitamina D da parte della pelle. 18 PREVENZIONE E CURA DELL’OSTEOPOROSI Ovviamente, l’esposizione al sole è influenzata da diversi fattori e va controbilanciata con l’effetto dannoso dei raggi ultravioletti sulla pelle soprattutto a certe latitudini e su certe carnagioni. La capacità di sintetizzare vitamina D è particolarmente condizionata dall’età del soggetto, tendendo a diminuire con l’avanzare degli anni. ATTIVITÀ FISICA Un’adeguata attività fisica stimola l’intero metabolismo e quindi anche quello del tessuto osseo, aiutando a ridurre il rischio di osteoporosi e ritardandone l’evoluzione. Per lo stesso motivo, la scarsa attività fisica favorisce l’osteoporosi. L’attività fisica deve essere quotidiana, deve quindi far parte del nostro stile di vita. I medici consigliano un esercizio fisico alla portata di tutti: camminare almeno mezz’ora al giorno con passo sostenuto e rinunciare all’ascensore, almeno per qualche piano di scale. Ovviamente è ideale anche svolgere uno sport settimanale, con l’unica avvertenza di scegliere attività che non espongano al rischio di traumi o cadute o a sforzi eccessivi. Attività fisica consigliata dall’Istituto Superiore di Sanità per l’adulto (18-64 anni) (studio PASSI 2013) Almeno 150 minuti alla settimana di attività moderata o 75 di attività vigorosa, con esercizi di rafforzamento dei maggiori gruppi muscolari da svolgere almeno 2 volte alla settimana. http://www.epicentro.iss.it/problemi/attivita_fisica/fisica.asp Una buona attività muscolare può essere assicurata con piccoli esercizi che possono essere eseguiti comodamente in casa, da concordare con il proprio medico; in ogni caso, in presenza di osteoporosi, vanno evitate flessioni e rotazioni rapide della colonna vertebrale, perché potrebbero essere traumatiche e favorire il rischio di fratture. 19 Alcuni esercizi utili, da concordare con il proprio medico (che dovrà indicarne intensità e durata appropriate al singolo soggetto): 1 Esercizi da seduti: mantenendo il busto eretto, spingere in avanti (1) e in dietro (2) i gomiti, con le mani poggiate dietro al collo. 2 Esercizi in posizione prona (distesi a pancia in giù su un piano rigido, con la pancia poggiata su un cuscino): dalla posizione di riposo (1) sollevare la testa (2), sforzandosi di mantenere busto e gambe tese ben aderenti a terra. 1 2 Esercizi in posizione supina (distesi a pancia in su, su un piano rigido): dalla posizione di partenza, con le ginocchia flesse (1) sollevare la testa (2), sforzandosi di mantenere il busto ben aderente a terra. 1 20 2 PREVENZIONE E CURA DELL’OSTEOPOROSI PESO FORMA È importante mantenere il proprio “peso forma”, che può essere valutato seguendo le indicazioni del proprio medico. L’eccessiva magrezza è infatti un fattore predisponente per l’osteoporosi e le fratture, ma lo è anche l’obesità, che oltre a predisporre al rischio di malattie cardiovascolari e diabete, non fa bene alla salute delle ossa, anche perché spesso si associa a scarsa attività fisica. In particolare, con l’obesità si può verificare una minore disponibilità di vitamina D, perché questo tipo di vitamina tende a essere “sequestrata” dalla massa grassa. Differenze tra donne e uomini Le donne, prima della menopausa, sono solitamente più attente al peso e quindi più a rischio di sottoalimentazione soprattutto di cibi contenenti calcio, cioè i formaggi, spesso considerati grassi o troppo ricchi di colesterolo. Questo concetto va in parte smitizzato: va evitato soprattutto il contenuto di colesterolo in cibi più dannosi come dolci e salumi, per esempio. L’uomo invece è più tendente al sovrappeso e all’obesità, con scelte di cibi più spesso già confezionati, meno ricchi di nutrienti, e con meno scelta di verdure e frutta. EVITARE ALCOOL E FUMO Alcool Un elevato consumo di alcolici è un fattore di rischio per l’osteoporosi e si associa a un aumento del rischio di fratture, sia negli uomini sia nelle donne. Nell’adulto si consiglia di non superare il quantitativo di 2 unità alcoliche al giorno, da consumare sempre a stomaco pieno. 5° 12° 18° 36° Birra Vino rosso Aperitivo Superalcolico 330 ml 125 ml 80 ml 40 ml 1 bicchiere 1 bicchiere 1 bicchiere 1 bicchiere 1 UNITÀ ALCOLICA (circa 12 grammi di alcool) 21 Azioni negative dell’alcool sul tessuto osseo Blocca gli osteoblasti (le cellule che portano nuovo tessuto osseo) Stimola gli osteoclasti (le cellule che eliminano tessuto osseo, affinché sia rinnovato) Riduce l’assorbimento del calcio Riduce l’attivazione della vitamina D Riduce la produzione di ormoni (testosterone ed estrogeni) Fumo Studi effettuati confrontando le caratteristiche cliniche dei fumatori con quelle dei non fumatori hanno chiaramente dimostrato che il fumo di sigaretta è un fattore di rischio per un vasto numero di malattie e condizioni, incluse le malattie delle ossa. Azioni negative del fumo sul tessuto osseo Blocca gli osteoblasti (le cellule che portano nuovo tessuto osseo) Stimola gli osteoclasti (le cellule che eliminano tessuto osseo) Riduce la produzione di ormoni (testosterone ed estrogeni) Il fumo danneggia l’osso direttamente anche attraverso il danno alla circolazione sanguigna dell’osso stesso, e nella donna favorisce la menopausa precoce, accelerando il momento critico per la perdita ossea. 22 PREVENZIONE E CURA DELL’OSTEOPOROSI CURA DELL’OSTEOPOROSI In caso di diagnosi di osteoporosi e in base alle caratteristiche della persona, alla gravità dell’osteoporosi e all’esistenza di fattori di rischio aggiuntivi (quali ad esempio il rischio di cadute), il medico fornisce consigli specifici sul tipo di attività fisica e sull’alimentazione da seguire. Il medico può inoltre prescrivere farmaci molto efficaci, capaci di arrestare la perdita di tessuto osseo (riducendo l’azione degli osteoclasti) e di favorire un corretto rimodellamento osseo, così da aumentare in modo corretto la massa ossea. La terapia può prevedere anche l’integrazione della dieta con vitamina D e calcio. Il ruolo di questi farmaci, nella prevenzione dell’insorgenza o della recidiva di fratture, è abbondantemente dimostrato. Inoltre, i farmaci più moderni sono anche estremamente maneggevoli, alcuni richiedono un’assunzione giornaliera, ma ve ne sono altri che consentono anche una sola assunzione settimanale o mensile o, addirittura, con intervalli di tempo più lunghi. Tutto ciò comporta ovviamente un notevole miglioramento della qualità di vita della persona affetta da osteoporosi e una maggiore tranquillità di non incorrere in rischi futuri di sofferenza e inabilità. Purtroppo, anche se esistono farmaci di comprovata efficacia, in Italia recenti studi rilevano che una gran parte (70%) dei pazienti che dovrebbero essere trattati non ricevono in realtà una cura adeguata alla loro condizione. Nelle forme di osteoporosi conclamata (quando ci siano già state delle fratture o quando la densitometria è molto bassa) il solo uso di calcio e vitamina D non è sufficiente. Il medico saprà consigliare la terapia più indicata per ciascun soggetto ma anche in questo caso sarà indispensabile assumere una adeguata quantità di calcio e vitamina D, perchè senza calcio e vitamina D anche i farmaci più efficaci non sono in grado di funzionare. 23 Scopri come prenderti cura della salute delle tue ossa visitando il sito www.salutedelleossa.it Con il supporto non condizionante di