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FIGURA DELLA PAZIENZA

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FIGURA DELLA PAZIENZA
NOTIZIARIO UFFICIALE
SOMMARIO
1 | EDITORIALE
27
APRILE 2013
FIGURA DELLA PAZIENZA
di Matteo Terzaghi
Figura della pazienza
3 | FONDAZIONE
Fonte 2 rilancia e promuove
una nuova attività
6 | SPAZIO STRUTTURE
Maslow non giocava a Tetris
9 | FONDAZIONE
Un nuovo membro nel
Consiglio di Fondazione
10 |PAROLA AI PROTAGONISTI
Si
va in vacanza!
11 | L’OSPITE
Solidarietà e socialità a rischio
è giunta l’ora di cambiare!
14 |PAROLA AI PROTAGONISTI
17 |OPINIONE SUL TEMA
Crescere...
18 | PAROLA AI PROTAGONISTI
Gita in Valposchiavo
20 | PAROLA AI PROTAGONISTI
Viva il carnevale!
21 | VARIE
La conferenza dei direttori
ATIS cambia veste
22 |PAROLA AI PROTAGONISTI
Musicisti con il soundbeam
FONDAZIONE LA FONTE
Membri del Consiglio
Lorenzo Wullschleger (Presidente),
Elena Soldati (Vice Presidente),
Adriano Agustoni, Carlo Calanchini,
Luciano Clerici, Fabia Dell’Acqua-Cornaro,
Lorenzo Emma, Corrado Finzi,
Gian­andrea F. Rimoldi, Hamid-Reza Khoyi,
Carlo Terzaghi.
Ero al mare con i bambini. Sullo stesso
tratto di spiaggia che frequentavamo noi,
per alcuni giorni consecutivi si presentò una
donna con una bambino spastico in carrozzella. Raggiungevano la spiaggia nel tardo
pomeriggio e se ne stavano sulla battigia
vicino ai nostri castelli di sabbia per circa
un’ora. Lei portava un cappello a tesa larga
e di tanto in tanto trafficava con la carrozzella per assicurarsi che il figlio non fosse
troppo esposto al sole e alla brezza marina
ma che nel contempo ne approfittasse; se
si allontanava dalla carrozzella era solo per
bagnarsi le caviglie, e per questo bastavano
pochi passi.
Ogni volta che li vedevo arrivare mi veniva in
mente la parola “pazienza”. I figli richiedono
EDITORIALE
sempre molta pazienza, ma sapevo bene
che la pazienza richiesta a quella donna
era molto più grande di quella che veniva
richiesta a me. Era una pazienza di ordine
superiore che inglobava la pazienza del
figlio costretto a rimanere legato alla carrozzella e ad accettare di dipendere dagli
altri per quasi tutti gli aspetti pratici della
vita. In quella splendida luce mediterranea,
madre e figlio formavano una figura che io
guardavo con ammirazione e a cui ripensavo la sera quando mi capitava di arrabbiarmi
con i miei figli che si stuzzicavano a vicenda
invece di rimanere a letto e dormire.
Non posso perdere la pazienza senza poi
ritrovarmi in preda a un sentimento di sconfitta e umiliazione; credo valga per quasi tutti,
1
Fonte 2 rilancia e promuove
una nuova attività.
di Rossano Cambrosio, Direttore Fondazione La Fonte
In occasione della pubblicazione del
nostro Notiziario numero 22, risalente al
novembre 2010, nella riflessione titolata
“Uno sguardo al futuro” avevamo avuto
modo di sottolineare l’importanza della
messa in rete futura delle forze già presenti al nostro interno per poter pensare
allo sviluppo di nuove attività produttive
atte a valorizzare maggiormente quanto
già esistente.
In particolare si parlava di quelle attività
e potenzialità legate ai laboratori protetti
2, 4 e 7 e del loro orientamento legato
al concetto di produttività reale.
ed è forse per questo che, rigirando le cose,
tendiamo a percepire la pazienza come un
innalzamento morale. Del resto la pazienza
è riconosciuta e celebrata dal Cristianesimo
e da altre importanti tradizioni religiose e
filosofiche. Nel suo Zibaldone Giacomo
Leopardi si era annotato un pensiero presto diventato proverbiale: “La pazienza è la
più eroica delle virtù giusto perché non ha
nessuna apparenza d’eroico”.
La pazienza è l’opposto della rabbia, del piagnisteo e della rassegnazione, come pure
dell’arroganza e – quando rivolta agli altri e
in particolare ai più deboli – dell’egoismo,
tutte cose che negli ultimi decenni non
hanno fatto che guadagnare terreno in ogni
ambito della vita, a causa forse dell’eccesso
di frustrazione prodotto da una società che
fatica a individuare altri valori all’infuori di
quelli economici.
Così la pazienza mi appare a volte come la
vera antagonista allo spirito del tempo, e
una figura come quella composta da madre
e figlio disabile sulla spiaggia mi sembra
esprimere qualcosa che va oltre l’amore e
la solidarietà tra consanguinei per toccare
l’ideale stesso di comunità umana.
Sto esagerando? Sì e no. So bene che
quando io perdevo la pazienza con i miei
figli, quella donna magari la perdeva con il
suo, e che se non la sentivo alzare la voce o
piangere dalla disperazione era solo perché
non occupavamo due appartamenti attigui.
E tuttavia rimane il fatto che lei era lì, che il
bambino era lì davanti al mare, e sebbene
non potessero fare quasi niente di quello
che facevano gli altri, né rincorrersi sulla riva
né tuffarsi tra le onde, sembravano contenti
di essere lì, e anch’io ero contento che loro
fossero lì, e in qualche modo ero grato
a quella madre e a quel figlio per la loro
pazienza esemplare, anche se questo era
un sentimento che tenevo per me.
Ebbene, da quel momento in poi, qualche importante passo è stato compiuto
e non solo in termini di pensiero.
Infatti, proprio in queste ultime settimane
il laboratorio Fonte 2 ha ampliato il proprio raggio di attività, realizzando un’idea
che albergava nelle nostre menti ormai
da tempo. Ma di cosa si tratta esattamente?
Grazie al fondamentale ed indispensabile sostegno finanziario recuperato quasi
interamente attraverso l’attivazione di
sostenitori vicini alla nostra Fondazione,
con un investimento complessivo che ha
superato il mezzo milione di franchi, si è
potuto progettare, costruire ed infine realizzare un moderno laboratorio di panetteria-pasticceria, direttamente collegato
al laboratorio da qualche anno ubicato
in via Pezza ad Agno.
Per fare ciò è stata necessariamente
sacrificata una porzione di spazio adibito
a parcheggio, manovra che ha permesso
di allestire una palazzina che ospita oggi
un laboratorio assai spazioso (200 m2
su due piani), arredato con macchinari
ed attrezzature specializzate (basti pen-
EDITORIALE
2
sare ai due differenti forni adibiti per la
cottura, uno a camere classiche ed uno
rotativo ad aria) e dunque dotato di una
strumentazione tecnologica che possa
garantire una produzione di una certo
volume.
Questo nuovo spazio permetterà ad un
nucleo di utenti, in parte già presenti nella
sede, di sperimentarsi in questa particolare fascia di attività artigianale, che ci
ha già dato molte soddisfazioni.
FONDAZIONE
Il nuovo laboratorio è stato in particolare pensato per rispondere alle seguenti necessità:
• fornire sostegno alla produzione della
struttura di via Buffi, Fonte 7, spingendo sul concetto di utilizzo e sfruttamento delle potenziali sinergie interne e
dunque poter rispondere positivamente e senza esitazioni di ordine organizzativo e gestionale, alla crescente
domanda della clientela;
3
Dare una maggiore caratterizzazione
all’offerta lavorativa per la persona al beneficio
di una rendita AI, stimolando la domanda che
potrà pervenire dalla rete esterna
• dare la possibilità al laboratorio Fonte 2
di avviare una propria linea di produzione legata al settore alimentare dell’ “arte
bianca”, che dovrebbe essere orientata
allo sviluppo di prodotti mirati, spingendo sulla valorizzazione delle ricette locali
e sulla qualità e genuinità del prodotto
medesimo;
• presentarsi alla popolazione limitrofa, ma
non solo, quale partner serio ed affidabile
che possa collaborare nella rete di forniture di prodotti legati al pane ed articoli commestibili affini, come pure nella fornitura e/o
al sostegno per eventi puntuali (catering);
• offrire all’utenza che sarà impiegata in
questo tipo di attività un lavoro mirato,
concreto; un progetto di formazione e di
acquisizione di competenze professionali individuali, che potrebbero in seguito
essere giocate individualmente sul mercato del lavoro esterno, come pure offrire l’eventuale opportunità di seguire un
apprendistato (AFC o biennale);
• dare un forte input alle attività produttive
del laboratorio protetto di Agno, da sempre
orientate alla soddisfazione delle esigenze
di aziende esterne (fatto che implica
dunque un rapporto di dipendenza assai
rischioso, come abbiamo potuto constatare in questi anni di forte recessione),
gestendo in proprio l’intera filiera produttiva e dunque orientando direttamente dall’interno l’organizzazione in
base alle esigenze del mercato esterno;
• riuscire ad aumentare la redditività finanziaria del laboratorio Fonte 2 e dunque
soddisfare le esigenze di copertura dei
costi richiesti dall’Ente sussidiante, creando possibilmente del valore aggiunto, non solo in termini munifici, che
possa essere in seguito reinvestito per
il miglioramento interno degli aspetti
produttivi;
• dare una maggiore caratterizzazione
all’offerta lavorativa per la persona al
beneficio di una rendita AI, stimolando
la domanda che potrà pervenire dalla
rete esterna in funzione di rispondere
realmente e concretamente al concetto di integrazione professionale nel
nostro tessuto sociale, adempiendo appieno alle normative legali che regolano
il finanziamento delle nostre strutture;
• dare la possibilità di far conoscere maggiormente le attività della Fondazione
all’esterno, per raccogliere elementi di
condivisione, solidarietà e sostegno.
Per realizzare questo ambizioso progetto
lavorativo la Fondazione, quale azienda
dinamica ed orientata allo sviluppo delle
proprie attività, si è evidentemente assunta una certa dose di rischio; ponderato,
verificato sulla base dell’esperienza in atto
da anni, ma pur sempre un rischio.
Infatti, al di là dell’investimento iniziale, poter
rispondere alla funzionalità e sviluppo della
nuova attività, da gennaio dell’anno corrente
è stato assunto un nuovo professionista
FONDAZIONE
4
che andrà ad aggiungersi all’équipe socioprofessionale già presente a Fonte 2.
Un panettiere pasticcere (di lui, della sua
formazione e della provenienza parleremo certamente in un’altra occasione da
queste pagine) che sarà in particolare
affiancato da un’educatrice già presente
in sede, al quale è stato chiesto di sviluppare l’attività in termini dinamici ed
imprenditoriali.
Una nuova figura professionale che non
sarà riconosciuta e dunque finanziata
dall’Ente sussidiante (per il momento non
sono infatti previsti posti aggiuntivi per
disabili presso la sede), il cui salario dovrà
quindi essere giustificato derivandolo dai
ricavi di produzione.
Avviare questa nuova attività istituzionale ha il sapore di una nuova sfida per
l’intera Istituzione, in quanto si aprirà una
nuova parentesi in un momento critico per
le finanze cantonali e non solo di quelle.
Il senso di responsabilità, la consapevolezza di dare seguito al mandato della
Fondazione, la possibilità ed opportunità
FONDAZIONE
di aprire nuove piste di lavoro e dunque
di aumentare l’offerta per l’utenza, creare
nuovi posti di lavoro, sono elementi che
hanno però prevalso a fronte dei pericoli
di un mercato del lavoro in contrazione.
Una sfida che abbiamo dunque voluto
raccogliere, che funga da forte stimolo per tutti coloro che quotidianamente
saranno chiamati, con le rispettive competenze e capacità, ad animare e sviluppare questa nuova attività all’interno
della nostra istituzione.
5
Maslow non giocava a Tetris
Pensieri (in tre quarti) sulla gratitudine
Ci dimentichiamo di quanto c’è sotto, del pavimento
di stabilità che diamo per scontato solo perché
vi abbiamo fatto l’abitudine.
di Stefano Rimoldi, Coordinatore Servizi
COMPLETEZZA
BISOGNO DI AUTOREALIZZAZIONE
il migliore
BISOGNO DI STIMA
autostima,
stima degli altri
RELAZIONE
BISOGNI ASSOCIATIVI
BISOGNI DI
SICUREZZA
amore, affetto,
amicizia, gruppo
BISOGNI
FISIOLOGICI
ambiente immediato
fame, sete, sonno
Avete presente quelle sere in cui ci si corica,
belli stanchi, pensando “ora entro in catalessi
fino a domattina”… e invece niente, non
c’è verso… e inizia il valzer delle lenzuola con giri e giravolte degne del concerto
di Capodanno?
A me per fortuna non capita spesso (praticamente perdo i sensi appena raggiungo la stazione orizzontale), ma ogni tanto
sì: quando le cose al lavoro non vanno per
il verso giusto, il malumore può prendere
in affitto tutti i locali superiori intasando i
pensieri con l’insoddisfazione, la delusione… e poi, a letto, attacca il valzer. Sono
momenti in cui il cervello continua a girare
(sentirà il valzer anche lui), e le emozioni
danzano assieme alle risposte più salaci
che avrei voluto dare, alle considerazioni
su come niente funzioni bene, a come
non è giusto che, a come sarebbe se. A
ben guardare poi mi addormento, sotto questa coltre di disagio che, in qualche modo,
riesce a cullare con il suo ritmico va e vieni
di paturnia.
Succede solo a me? ultimamente ho la
sensazione che sia un male comune: magari
non sfocia sistematicamente nell’insonnia, ma nel disagio sì. Non so per voi,
ma per me è semplice: vorrei che tante
cose andassero diversamente, in particolare… che andassero come voglio io. Ogni
tanto semplicemente mi indispongo (sì,
ammetto che è un eufemismo) perché
qualcuno non fa come vorrei che facesse
(e benvenuto nel club, direte voi), ma altre
volte è sofferenza vera, frustrazione che
gravita attorno ai massimi sistemi come
pure a dilemmi etici… hey, non sto scherzando. Magari il lavorare in un ambito che
eroga servizi professionali ci confronta
con limiti di contesto difficili da digerire:
non potere o non riuscire a fare quello
che sembra più giusto…non risolvere in
modo efficace problemi che si trascinano
da anni… può essere lacerante.
Troppo melodrammatico? Sì, immagino
di sì, ora che lo scrivo in un momento di
serenità d’animo mi pare quasi esagerato.
Spazio Strutture
E poi facciamo outing, dai, il valzer suona
anche per questioni più piccole, come lui
che ha detto questo, lei che ha fatto quello, la macchina, l’affitto. E quando suona
il valzer, al buio, a quel ritmo di tre quarti,
tutto si amplifica, diventa pesante, insopportabile… non è così?
Boh… talvolta penso alla piramide di Maslow,
quella rappresentazione grafica di bisogni
e motivazioni che muovono il nostro vivere.
Senza voler aprire un dibattito sulla effettiva
rappresentatività del modello (personalmente lo trovo fin troppo schematico), è interessante contemplare l’esistenza di una serie
di necessità basali, fondamentali, senza le
quali non possiamo stare. Garantite queste necessità, ci orientiamo a soddisfarne
altre, via via più complesse, rappresentate
dal livello immediatamente superiore della
piramide.
Però, avete presente il Tetris, quel videogioco (vecchissimo ma sempre in voga,
per la sua semplicità), che consiste nel
6
disporre lungo una riga orizzontale dei
cubetti che piovono dall’alto? Quando la
riga è completa di cubetti, scompare e
lascia il posto ad un altro allineamento; se
non si riesce a completarla (i cubetti piovono veloci) bisogna cercare di completare una riga superiore, per farla scomparire e riprovare con quella sottostante,
e così via (il gioco finisce quando non si
riesce più a completare alcuna riga).
Chissà… se Maslow avesse conosciuto il
Tetris avrebbe rappresentato ancora una
piramide? Perché ho la sensazione che
l’effetto “riga scomparsa” esista. Così come
la riga completata nel Tetris scompare,
non ci interessa più, anche il livello della
piramide che abbiamo già raggiunto finisce
fuori fuoco, dal momento che la nostra
attenzione va al livello superiore. E quando
siamo lì, a dibatterci come dei persici spiaggiati per raggiungere le parti più apicali
della piramide - soffrendo e pensando che
non ci meritiamo simili fatiche - ecco… ci
dimentichiamo di quanto c’è sotto, del pavimento di stabilità che diamo per scontato
solo perché vi abbiamo fatto l’abitudine. C’è,
ma non lo vediamo più perché lo sguardo è
sempre verso quello che manca.
Qualche tempo fa mi è ancora capitato.
Di non prendere sonno, voglio dire. Però
era diverso: in giornata avevo saputo di
una persona a me molto vicina a cui era
stata diagnosticata una grave malattia. La
sua vita sarebbe cambiata drasticamente
di lì a poco: avrebbe perso la capacità di
lavorare e di compiere i gesti più quotidiani.
A quarant’anni sapeva già che non avrebbe visto i suoi figli crescere, finire la scuola, sposarsi. Quella volta il mio cervello ha
ballato una danza di dolore e di tristezza,
e non c’erano paturnie a cullare il mio
sonno, ma qualcos’altro.
Spazio Strutture
Assieme al sincero dispiacere per quello
che stava capitando a un amico (erano
lacrime vere, vostro onore, lo giuro), il valzer
delle lenzuola era permeato da un’emozione di cui, per vergogna, stento a scrivere:
paura. Sì, paura: il destino mi era passato
dannatamente vicino, troppo vicino, così da
rendere vero un dramma che, quando te lo
raccontano, lo ascolti credendo di capire
ma no, mica lo comprendi veramente, non
quando sai che il giorno dopo tu comunque potrai girare in moto, camminare in
montagna, vedere i tuoi cari, sapendo che
probabilmente di lì a un anno potrai ancora
farlo. Io l’indomani avrei potuto andare a
lavorare, il mio amico no.
Valzer, giravolte, valzer, zum-pa-pa, zumpa-pa…andare a lavorare… come con la
tv, il cervello ha cambiato canale per un
momento, sapete, come quando c’è la pubblicità e ne approfittiamo per vedere cosa
fanno dall’altra parte.
7
un NUOVO MEMBRO NEL
CONSIGLIO DI FONDAZIONE
Non voglio dire che se le cose non funzionano ora mi
accontento, perché il mio lavoro consiste proprio
nel cercare di farle funzionare.
Sull’altro canale ho visto l’altro valzer, quello
solito, dell’insoddisfazione, delle cose che
potrebbero andare meglio…ho girato subito, si capisce, per quanto mi è parso futile
e imbarazzante quel ballo. Grazie allo shock
per un evento che mi aveva colpito solo di
striscio, il mio sguardo si stava sganciando
da quello che manca, per posarsi su tutto
quello che c’è – e che ricchezza ho riscoperto!
Uh, che vergogna… accorgersi di essere
tanto fortunati ma anche di essere così
piccoli e gretti da poter dimenticare che
niente è dovuto, niente è garantito, niente è
assicurato. Come può dimenticarlo, proprio
uno che lavora nel sociale, che conosce
così bene certe difficoltà e, di mestiere,
dà supporto a chi vive in prima persona la
disabilità??
Mi sono trovato a considerare il fatto che
respiravo bene, ero in salute, che una persona mi dormiva accanto (e sui piedi un
cane russava)… diamine, mi sono trovato
felice di non avere colesterolo e pressione
alta e di potermi ingozzare di polenta e
costine e di avere quel cane da portare a
spasso e di vedere il lago al sabato e AL
DIAVOLO le paturnie, le risorse che mancano, chi non mi saluta, chi posteggia al mio
posto… c’è la vita oltre queste cose!
Non so rispondere, eppure gli esempi di
forza, pazienza, speranza vengono proprio
da chi seguiamo nelle nostre strutture, ce
li abbiamo ogni giorno sotto gli occhi. Ma
so anche che il valzer può essere ipnotico,
attraente, un rifugio comodo che sa cullarti
mentre ti mangia la serenità e ti fa pensare
di essere sfortunato quando invece hai dei
privilegi che sottovaluti o dimentichi.
Il mio amico non c’è più. Il suo ricordo mi
sta permettendo di cambiare la messa a
fuoco sui fatti della giornata. Di trasformare la frustrazione per quello che non
va/mi manca, in gratitudine per quello
che va bene/che ho. Di guardare con un
rispetto ancora più alto le persone che
lavorano e vivono nelle nostre strutture.
Di capire di più la forza delle loro famiglie.
Di tenere a mente le righe complete del
mio Tetris, che per avere solo quarant’anni sono numerose e grassottelle, in parte
meritate, in parte piovute dal cielo con
la casualità dei cubetti che le hanno
determinate.
Non voglio dire che se le cose non funzionano ora mi accontento, perché il mio
lavoro consiste proprio nel cercare di
farle funzionare. Di giorno, però. Di notte,
è un po’ che dormo bene.
Dall’inizio dell’anno corrente un importante
avvicendamento si è verificato in senso al
Consiglio di Fondazione.
La signora Wanda Bassani Antivari ha infatti
rinunciato al proprio mandato, in atto da
ormai molto tempo, aprendo di fatto la strada
all’entrata del nuovo Membro, nella persona
del signor Corrado Finzi.
In occasione della redazione del presente
Notizario, abbiamo dunque chiesto all’interessato di potersi succintamente presentare e con piacere pubblichiamo questo
suo primo contributo alla vita della nostra
Istituzione.
Cogliamo dunque ne approfittiamo per
ringraziare di cuore la signora Wanda
Bassani per tutto quanto ha saputo dare
alla nostra Fondazione, augurando nel
contempo al nuovo entrante un proficuo
lavoro in seno al Consiglio di Fondazione.
Quando mia zia Wanda Bassani Finzi mi
disse che avrebbe inoltrato le dimissione
dal Consiglio di Fondazione de La Fonte
causa la sua età, che non le consentiva
di impegnarsi con più assiduità e mi
chiese se avessi voluto subentrare a
lei nel Consiglio di Fondazione ne sono
stato molto contento. E così la volontà
di mio zio Nanni, primo donatore, che desiderò che un membro della famiglia fosse
presente nel Consiglio, continua.
La Fonte l’ho conosciuta dai suoi esordi,
poiché mio papà è stato nel Consiglio di
Fondazione dall’inizio nel 1980 e per 12
anni. Spesso andavo con lui a visitare la
prima struttura di villa Rava a Viganello
conoscendo nel contempo i primi ospiti. Adesso qualche anno è passato e
quei ragazzi sono un po’ invecchiati, ma
incontrandoli qualche giorno fa ci siamo
nuovamente riconosciuti. È stato per me
molto bello e incoraggiante!
Ma ora con il presidente Lorenzo Wullschleger e il direttore Rossano Cambrosio
ho potuto visitare le nuove strutture e i
nuovi laboratori. Di strada da allora ne è
stata fatta molta, e questo grazie all’entusiasmo e al contributo di tutti coloro
che mi hanno preceduto. Da parte mia
collaborerò con passione sia con tutto
il Consiglio sia con il direttore affinché
questa istituzione abbia a continuare
anche in futuro.
Dopo questa premessa desidero presentarmi. Sono nato e cresciuto a Lugano.
Dopo la maturità sono stato a Ginevra dove
mi sono laureato in scienze economiche.
Ho fatto il militare nelle truppe del treno
e sono stato congedato quale furiere.
Attualmente lavoro in banca alla BSI
SA. Ora abito a Rovio dove sono stato
consigliere comunale per due legislature
e municipale per una legislatura.
Non ho avuto esperienze personali,
se non occasionalmente, con persone
bisognose di protezione. Ma ho potuto constatare la grande competenza e
motivazione di tutti i responsabili delle
varie strutture. Questo mi tranquillizza
per il mio nuovo impegno: e può tranquillizzare anche le famiglie degli ospiti
che si aspettano da noi professionalità
e benevolenza verso i loro cari accolti
alla Fonte.
Spazio Strutture
8
FONDAZIONE
9
SI VA IN VACANZA!
Solidarietà e socialità a rischio
di Christian Nardi, OSA e Anita Pennisi, educatrice sociale, Fonte 8
di Riccardo Pallich
Vacanze: tutti noi aspettiamo con ansia
quel momento dell’anno dove si può finalmente staccare dal solito tran-tran e dedicarsi al dolce far niente, che sia su un’assolata spiaggia o fra le candide nevi della
montagna.
Il Welfare State. Solidarietà e socialità
di uno Stato moderno sono una funzione
del suo grado di sviluppo e della crescita economica. Sono le due facce della
medesima medaglia. L’attuale crisi del
debito e della crescita in Europa e negli
Stati Uniti (più altri elementi di carattere strutturale quali l’invecchiamento della
popolazione e la disoccupazione giovanile)
evidenziano la criticità dell’attuale modello
sul quale poggia il “Welfare State” occidentale sollevando dubbi sulla sua sostenibilità.
Dall’altra parte abbiamo economie fortemente emergenti che stanno adottando
criteri di “welfare” profittando dell’esperienza occidentale e cercando di evitarne
gli errori. È ipotizzabile che alcune fra loro
riescano a realizzare in un decennio ciò
che in Occidente ha richiesto più di un
secolo. E forse diventeranno dei modelli
da imitare.
Tutto questo potrebbe sembrare banale
e scontato per noi, ma per un utente
delle nostre strutture è tanto diverso il
significato di vacanza rispetto al nostro?
E per noi cosa significa garantire ai
nostri assistiti questo diritto, oserei dire,
fondamentale?
Rispetto al primo punto cederei volentieri
la parola ad Angelo Guggiari di Fonte 8,
protagonista insieme a noi e Francesco
di un soggiorno di quattro giorni durante
l’agosto scorso ad Alle (Jura) per assistere, tra gli altri, al “Marchè-Concours” di
Saignelégier, un’importante manifestazione di cavalli a livello nazionale.
Questa meta è stata scelta tenendo
conto delle personalità e gli interessi dei
due partecipanti:
• il loro legame
• ad entrambi piacciono gli animali
• li accomuna il piacere di guardarsi in
giro in un ambiente completamente al
di fuori della loro quotidianità
Non abbiamo considerato i dislivelli delle
colline del Jura e l’architettura tipica della
regione (molte scale e porte strette), con
cui abbiamo fatto i conti girando a piedi.
Il tempo ed il clima per contro ci sono
stati amici regalandoci quattro giorni di
sole, cielo limpido e una leggera brezza
che ha reso la vacanza e le nostre passeggiate veramente gradevoli.
Non ci siamo fatti mancare niente: abbondante colazione in albergo, in fiera abbiamo assaggiato buona parte dei prodotti
tipici che ci hanno ingolosito. Per pranzo
al Marchè-Concours: un panino, un dolcetto e naturalmente il caffè (dovete
sapere, cari lettori, che il nostro Angelo
non considera finito un pasto senza un
buon caffè corretto).
A fine pomeriggio, rientrati in albergo: un
po’ di relax, rinfrescatina eee viiia! alla
ricerca di un buon ristorante; individuato
quello giusto…. BUON APPETITO!!!!
D: Angelo, cosa significa per te andare
in vacanza?
R: Uno stacco radicale dalla solita routine.
È indifferente che si vada al mare o
in montagna.
D: Dove sei stato di bello?
R: A vedere una mostra di cavalli.
D: E come ti è sembrata?
R: È stata una cosa nuova; inusuale. Mi
sono accorto invece che per il Francesco
era una cosa che non incuriosiva molto
(ride).
D: Il viaggio è stato lungo, come ti sei
trovato?
R: Viaggio positivo, tutto bene con il furgone
ma non potevo fermarmi a bere il caffè
troppo spesso.
D: Cosa ti ha colpito di più di questa
esperienza?
R: La disinvoltura con cui la gente trattava
i cavalli. La gente però non fa caso a noi
con i loro hot-dog e le loro sigarette: La
gente trattava meglio i cavalli che noi.
D: Intendi dire che la gente era troppo
presa da se stessa per accorgersi
di voi?
R: Si
D: Quindi è stata una esperienza spiacevole? Ci sono altre cose negative?
R: No, mi è piaciuta. Non ci sono altre cose
negative.
D: Ma dimmi com’era l’albergo? E il vitto?
PAROLA AI PROTAGONISTI
R: Non male, accessibile e il mangiare era
buono. Siamo usciti a mangiare tutte le
sere; meglio perché non ho visto gli educatori stressati per preparare da mangiare
e ci hanno dedicato più tempo.
D: Quattro giorni erano troppi?
O troppo pochi?
R: No sono più che sufficienti.
D: Cosa ti è piaciuto di più di questa
vacanza?
R: Mi è piaciuto molto vedere cose nuove,
girare per il paese e il fatto che ci fossero un educatore per ogni utente.
D: Siamo alla fine di questa piccola
intervista, ci sono desideri o conclusioni che vorresti esprimere?
R: Mi piacerebbe che ci fossero più
possibilità di fare vacanza tutti assieme in un bel posto.
10
10
Riduzione. In Europa le condizioni e le
aspettative di vita di milioni di persone
sono negli ultimi anni radicalmente peggiorate. Decenni di progressi nel “Welfare
State” sono stati cancellati: sono diminuite le pensioni, viene procrastinata l’età di
pensionamento, è ridotta la spesa pubblica
(ciò che tocca la polizia, le forze armate, il
personale medico, la magistratura, il corpo
insegnanti e così via), aumentano le imposte e manca il lavoro. In poco tempo un
numero importante di abitanti di queste
regioni si vedono confrontati con problemi esistenziali, sollevando nell’Unione
europea domande etiche che quest’ultima rinvia. E’ prevedibile che un numero
crescente di paesi in Europa si troverà
confrontato con analoghi problemi dopo
che questi hanno primariamente toccato
quelli economicamente più fragili.
In ascesa. La Cina ha fatto uscire dall’indigenza e dalla soglia di povertà circa
600 milioni di persone (quasi una volta
e mezza la popolazione europea e quasi
due volte la popolazione americana) negli
ultimi 15 anni grazie alla crescita che
ha fatto seguito ai cambiamenti epocali
di strategia economica decisi agli inizi
degli anni 80 (la rottura col passato
fu sintetizzata dalla famosa massima
di Deng Xiaoping “Diventare ricchi è
glorioso”). In questo periodo la politica di privatizzazioni, di apertura verso
gli investimenti esteri e di promozione
di una classe elitaria caratterizzata da
imprenditori (che fungono da classico
effetto “locomotiva” per il resto della
popolazione) e l’assorbimento di alcuni principi capitalistici quali quelli della
società del consumo hanno fatto crescere
in maniera importante la ricchezza di
una parte della popolazione cinese. Uno
sviluppo così rapido e con tassi di crescita
che girano attorno a una media del 10%
ha indubbiamente un costo. Ad esempio
causa lo sviluppo verticistico la Cina è
diventata oggi uno dei paesi con le maggiori disuguaglianze a livello di distribuzione della ricchezza. Questo problema
è ora dichiaratamente una delle priorità
L’OSPITE
della nuova leadership cinese e c’è da
credere, per come la Cina ha saputo portare avanti sinora le sue riforme e la sua
politica economica, che verrà affrontato
con impegno ed efficienza.
Eccesso di debiti. La crisi finanziaria
legata allo scoppio della bolla immobiliare negli Stati Uniti fra il 2007 e il 2008
è la causa della più recente impennata
del debito pubblico negli Stati Uniti ed
in Europa. La finanza speculativa ne è
stata la causa principale ma notoriamente il vaso era già colmo. Una gran
parte del “Welfare State” e dunque del
benessere creato dal dopoguerra a oggi
è stato infatti sviluppato tramite l’indebitamento ad oltranza. Anche perché il
sistema politico ha fatto leva sul consenso popolare ottenuto con le promesse
fatte per contraccambiare creando non
solo una “rete sociale” ma un vero e proprio “cuscino sociale”, con anche un’altra
conseguenza: ad esempio incentivando
il senso di diritti acquisiti dimenticando
che quest’ultimi non rispondono a leggi
naturali bensì a una legge economica. Si
stima ora che l’indebitamento in Europa
(i 27 Stati dell’UE) che era nel 2008 il
61,5% del PIL si attesterà nel 2012 a
11
La Svizzera, ad esempio, è una nazione con una lunga
storia e un’alta propensione nella raccolta di fondi
destinati a scopi di solidarietà.
oltre l’85% del PIL (nel 2011: Stati
Uniti 110%, Giappone 240%), al rialzo. Più realisticamente, nel considerare
le necessità di finanziamento del sistema previdenziale e gli impegni eventuali
assunti durante l’attuale crisi (tramite la
Banca Centrale Europea e gli altri meccanismi europei di salvataggio del sistema bancario e di sostegno dei titoli pubblici) l’indebitamento effettivo consolidato
in Europa tendenzialmente è già oggi
nell’ordine del 200% del PIL. La sua
sostenibilità futura, come per un’azienda,
è una funzione, come detto, fondamentalmente delle prospettive di crescita e
queste sono, da tempo, incerte. Gli aspetti
di solidarietà e socialità in bilico che l’attuale crisi solleva vanno al di là dei meri
problemi di bilancio di uno Stato e della
società odierna. Si pensi al tema della
solidarietà intergenerazionale. Quando la
generazione subentrante riceve in eredità un debito per certi paesi immane,
ha difficoltà inoltre di entrata nel mondo
del lavoro e non sa se percepirà un
giorno una pensione, e questo avviene
per decisioni qualitativamente discutibili
assunte dalla generazione precedente,
sa di tradimento.
“welfare” in Svizzera, per questo motivo
e anche per una visione fondamentalmente diversa sul ruolo dello Stato, si è
sviluppato meno che non generalmente
in Europa. Il fatto di stare meglio dei nostri
vicini di casa non evita però da un lato di
subire comunque di riflesso i problemi (si
pensi all’impegno della Banca Nazionale
a protezione del franco svizzero e relativi
rischi assunti conseguenti proprio alla
crisi del debito nell’area Euro) e dall’altra
parte di avere anche noi potenzialmente analoghi problemi strutturali (deficit
dell’AVS, problema della copertura tecnica dei fondi previdenziali del secondo
pilastro) e di crescente povertà (si stima
che l’8.5% della popolazione svizzera
viva sotto la soglia minima di reddito,
dato in crescita). Dunque è presumibile
che, tendenzialmente, avremo anche in
Svizzera problemi analoghi a quelli dei
paesi europei pur avendo il vantaggio di
partire da condizioni più favorevoli.
Una questione di valori. Ma la parte
di “welfare” intesa come solidarietà e
socialità spesso più apprezzabile e meno
censita dalle statistiche è quella che
“viene dal basso”, dalla cultura e dalla
tradizione, dai valori condivisi che una
società fa propri. La Svizzera, ad esempio, è una nazione con una lunga storia
e un’alta propensione nella raccolta di
fondi destinati a scopi di solidarietà. Ha
sviluppato in quest’ambito reputazione e
una elevata professionalità e importante
esperienza nel loro efficace impiego,
spesso venendo accettata internazional-
La Svizzera sta meglio. La Svizzera
con qualche altro paese virtuoso in
Europa fa eccezione per ciò che riguarda il grado di indebitamento pubblico (ca.
il 50% del PIL), ciò che è anche merito
di una democrazia semidiretta che contribuisce ad evitare gli eccessi di potere
politico e di centralismo osservabili in
paesi a noi vicini (che sono da considerare “democrazie monarchiche” tanto i
regimi partitocratici sono insediati con i
medesimi attori al potere da decenni). Il
mente come controparte altamente qualificata. Anche nel volontariato e nella milizia abbiamo forze altamente qualificate
e disponibili ad assumersi responsabilità
a favore dei bisognosi e della collettività.
Si tratta di valori diffusi e di una cultura
che derivano da una lunga tradizione del
nostro paese che non ha molti eguali
all’estero.
I limiti della crescita. La crescita e
l’occupazione sono per le economie
più mature la vera sfida e in assenza di un miglioramento la sostenibilità
del sistema sociale non è garantita.
L’interscambio economico sul quale si
basa una economia aperta, quale quella
europea (e quella svizzera), è la cinghia
trainante che sostiene il reddito. Quando
questo viene eroso in maniera eccessiva
dalla fiscalità o invece che circolare normalmente viene meno causa il pessimismo, abbiamo un rallentamento che incide su tutta la filiera di circolazione del
denaro e la creazione di valore aggiunto,
e alla fine della crescita. E’ ciò che sta
avvenendo attualmente in diverse economie europee. Quello che è, da tempo,
criticamente in discussione è il modello
di crescita che già presentava segni di
rallentamento in una crescente saturazione della domanda di beni e consumi
negli anni 90. La decisione degli USA di
abbassare i tassi tendenzialmente a zero
agli inizi dell’attuale millennio, dopo lo
scoppio della bolla high-tech, creò l’illusione di crescita durata fino allo scoppio
dell’ennesima bolla, quella immobiliare.
in quei Paesi con il più alto indebitamento.
Ciò è già avvenuto in Grecia, Portogallo,
Spagna, Irlanda. L’Italia, nostra vicina, ha
varato una riforma delle pensioni importante oltre che una serie di altre incisive
misure. Ma la previsione è che non sarà
sufficiente. Una soluzione alternativa
vorrebbe essere quella di portare “in
casa” tutto il debito, come è il caso del
Giappone, ma adesso è probabilmente
tardi e mancano le risorse. Le soluzioni
politicamente più difficili sono quelle
di un ripensamento profondo, di una
razionalizzazione e di una eliminazione
degli sprechi, che sono molti. La difficoltà è la scelta da parte della politica.
Quest’ultima invece di costantemente sublimare gli elettori con promesse
irrealizzabili dovrebbe realisticamente
affrontare i problemi. Ma la storia insegna che ciò avviene normalmente solo
quando esplode la crisi.
Riccardo Pallich, classe 1955, è economista
e ha studiato all’Università di San Gallo. Dal
1983 al 1989 è stato direttore della Camera
di Commercio Svizzera in Italia a Milano. In
seguito è passato al settore bancario assumendo diverse posizioni di direzione in Ticino,
Londra, Zurigo e Ginevra. Oggi è consulente finanziario indipendente con uno studio
proprio a Lugano. È membro fra l’altro dal
2005 del Comitato di Gestione Finanziaria
(COGEFI) della Catena della Solidarietà con
sede a Ginevra, una delle più importanti fondazioni in Svizzera per la raccolta di fondi a
favore di organizzazioni umanitarie.
Nuove soluzioni cercasi. Il “welfare
State” dovrà essere forzatamente rivisto
ed è probabile un suo ridimensionamento
L’OSPITE
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12
L’OSPITE
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è GIUNTA L’ORA DI CAMBIARE!
di Luca Berva, Capo Struttura Fonte 3
Il fiore
L’albero
Ognuno di noi vede nell’albero qualcosa di differente
La casa con occupazione di Neggio sta
cambiando. A partire dall’estate 2012,
infatti, vari sono stati i ritocchi apportati
alla struttura e non solo
Tutto è cominciato nel 2011 quando
il progetto di struttura Fonte 3 è stato
aggiornato e quindi occorreva rivedere
gli spazi interni del foyer, la programmazione e addirittura la gestione di tutto il
comparto socio-educativo.
È questo il tempo di maggior sviluppo
progettuale, che nel giro di poco tempo ha
favorito la nascita di diverse attività interne che hanno ravvivato la vita della casa.
D’altre parte il solo aggiungere attività
alla vita della casa non bastava… Ci
voleva qualcosa di più!!! Occorreva un
segno tangibile, simbolico, visivo.
Occorreva cambiare qualcosa…
Ecco che allora Marino Gabusi, operatore-socio-assistenziale-artista ha sortito
dal suo cappello l’idea ideale; il progetto
BIL (benessere interno lordo).
Di seguito con l’aiuto di Marino, proveremo a descrivere ciò che il 27 aprile
prossimo potrete scoprire con i vostri
occhi, con le vostre orecchie, … beh con
tutti i vostri sensi.
L’albero in quanto metafora della vita. Nasce, cresce, vive e muore.
L’albero è legato alle fasi della luna.
L’albero é legato alle stagioni.
L’albero muta nelle stagioni.
L’albero invecchia nel tempo.
Vedo l’albero nell’imponenza della sua chioma.
Immagino l’albero nel segreto delle sue radici.
L’albero è uomo, l’uomo è albero.
Dall’albero parte il cammino della vita, che attraverso le stagioni porta
al compimento dell’esistenza; il tutto.
Benvenuti in “Benessere Interno
Lordo” di Marino Gabusi OSA/Artista
e Luca Berva Capo Struttura Fonte 3
Benessere Interno Lordo è un “ritocco” della nostra quotidianità; un
intervento unico nel suo genere atto
a sperimentare strategie ambientali
che forse un giorno ci permetteranno
di “tracciare” i contorni di una nuova
casa, magari ancora qui a Neggio.
L’intervento artistico di Marino, artista e
operatore socio assistenziale presso la
casa con occupazione di Neggio è solo il
pretesto per sviluppare un lavoro all’interno
del foyer che coinvolga i residenti e tutte
quelle persone che a Neggio si recano
quotidianamente per visitare, servire, lavorare, offrire…
Un ritocco artistico che vuole dare movimento alla vita del foyer. Riprendendo
il tema della vita dell’uomo scandito
nel rituale del passaggio delle quattro
stagioni attraverso alcuni segni tangibili.
PAROLA AI PROTAGONISTI
Dal seme nasce il fiore,
dal fiore nasce la vita
Il fiore è segno di rinascita e simboleggia
la primavera.
La natura si risveglia e una nuova stagione fiorisce.
I piani
Ogni piano si animerà nella sua stagione
Ogni piano del convitto rappresenta una stagione.
Salendo le scale o uscendo dal lift incontriamo i simboli e i colori delle 4 stagioni.
Nel corso dell’anno le stagioni assumeranno
ancora più significato perché si animeranno ai
piani con degli interventi “artistici” aggiuntivi.
Queste rappresentazioni verranno istallate all’inizio della stagione e tolte alla fine.
14
PAROLA AI PROTAGONISTI
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è giunta l’ora di cambiare
BENESSERE INTERNO LORDO
per saperne di più
vai a pagina 24!
CRESCERE...
di Greta Scherler
I quadri
Le vetrate
L’itinerario artistico rappresentato dai quadri muta
con le stagioni, nel tempo
Luci e colori che danno l’immagine
del giorno che passa, della vita che
trascorre…
Ad ogni piano della casa di Neggio è prevista un’esposizione di opere pittoriche. Tratti che rappresentano la
vita, le emozioni, i pensieri dei residenti.
Sogni di persone ancora presenti e ricordi di coloro che
ci hanno da tempo salutato.
Un itinerario espositivo mutevole nel tempo che vuole
portare il dentro fuori e il fuori dentro.
Le vetrate delle scale sono il luogo dove
particolari applicazioni artistiche conferiscono al luogo il movimento della giornata. Un gioco di luce e colore anima il
cammino che porta ad attraversare le
stagioni, nel cammino della vita.
Crescere secondo il dizionario Garzanti
ha vari significati: crescere di statura, raggiungere lo stato adulto, diventare più
grande e migliorare. Io penso invece, che
crescere abbia una definizione più complessa. Ovviamente non tutte le persone
maturano nello stesso periodo, c’è chi
matura prima e chi matura dopo.
C’è gente che mi chiede se ho fretta
di crescere e si aspetta che risponda
sì, anche se la mia risposta è no. A me
piace la mia età, mi piace sapere che
ho tante esperienze da fare e che ho il
tempo per viverle ed è per questo che
non mi piacerebbe avere già diciotto
anni.
Una persona matura anche grazie a
degli eventi particolari: quando cambia
scuola, quando si innamora, quando si
sposa, oppure un giorno come gli altri si
sveglia, va a scuola e fa delle riflessioni
che non aveva mai fatto, si impegna
come non mai e capisce di essere “cresciuto”.
Voi lettori adesso vi chiederete cosa
c’entra questo tema, con i disabili e la
Fondazione La Fonte; ve lo spiegherò
brevemente.
Nel periodo dell’adolescenza, la diversità
è sinonimo di esclusione ed emarginazione. Infatti le persone di origine straniera, le persone disabili ecc. vengono
spesso derise ed emarginate da miei
coetanei, e io tutto ciò lo trovo profondamente ingiusto.
Per questo penso che sia giusto sensibilizzare di più noi giovani sull’argomento
“diversità”.
Lo si può fare anche soltanto portando
i propri figli ad alcune manifestazioni, come
ad esempio a quelle offerte dalla Fondazione
La Fonte. Nel settembre 2012 ho avuto
l’occasione di partecipare alla “Festa di
fine estate”. È stata una giornata magnifica e vi posso assicurare che stare a
contatto con le persone disabili è stato
piacevole, divertente e arricchente.
Con questo testo voglio sottolineare il fatto
che è profondamente sbagliato ed ingiusto
emarginare ed escludere le persone;
chiunque siano, come siano o da ovunque vengano.
Se qualcuno mi chiedesse la differenza
fra crescere e maturare, io direi che
maturare è una crescita interiore, mentre crescere può essere usato ( oltre che
come sinonimo di maturare) anche per
indicare dei cambiamenti fisici.
Per certa gente crescere può essere
solo un verbo da coniugare ma per altri
la crescita è la fase più importante della
vita. Per me la crescita è molto importante e, come ho già detto in precedenza, può essere caratterizzata da eventi
importanti e particolari.
Il teatro
Il palcoscenico, luogo dove persone ed emozioni si incontrano
All’interno del foyer è stato creato lo spazio “teatro” dove nel
corso dell’anno verrà programmata una serie di rappresentazioni. Musica, recitazione, canto, lettura, giochi, marionette
animeranno la vita del foyer. Daranno vita a preziosi momenti
sociali dove il dentro diventa fuori e il fuori diventa dentro.
PAROLA AI PROTAGONISTI
età è anche rilevante il giudizio altrui.
Infatti si ha timore di quello che gli altri
pensano di te, non vuoi essere lasciato
in disparte, vuoi essere simpatica ai tuoi
amici, insomma, durante la crescita gli
adolescenti cercano di instaurare buoni
rapporti con le persone che li circondano, a meno che, queste persone non
abbiano una o più diversità rispetto agli
adolescenti stessi.
Sono una persona molto legata alla mia
famiglia, che è fondamentale, ma alla mia
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Greta Scherler, nata il 7 febbraio 1998, abita a Coldrerio e frequenta la Quarta Media a Balerna.
OPINIONE SUL TEMA
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GITA IN VALPOSCHIAVO
DI Claudio Guimarães, Capo struttura Foyer Fonte 6
Nella primavera scorsa il Foyer Fonte 6
ha deciso, insieme agli utenti, di passare
alcuni giorni di vacanze a Poschiavo, nel
Cantone Grigioni.
L’idea principale è stata quella di svolgere le attività nella natura supportate da
un programma strutturato e dettagliato.
Siamo arrivati a destinazione sabato 28
aprile nella Casa Surcà dell’ Associazione
Pro Vita Comuna. La casa è situata nella
periferia del comune di Poschiavo, lontano
dal traffico e vicino al fiume Poschiavin.
Dopo aver sistemato la nostra accogliente casa, gli ospiti hanno fatto un
doveroso riposino dopo il viaggio. Siamo
quindi andati a fare un giro di ricognizione in questo paese pittoresco guidati
da Samuele Godenzi, il nostro stagiaire.
Il giorno seguente, come da programma,
abbiamo fatto una gita a St. Moritz con
il Bernina Express. Il trenino rosso della
Ferrovia Retica è la più alta ferrovia alpina
fa parte del Patrimonio Mondiale Unesco.
Abbiamo visitato il rinomato paese dopodiché, prima del ritorno, abbiamo fatto una
passeggiata lungo il lago.
Lunedì 30 aprile siamo stati alla fattoria
della signora Claudia Lazzarini che è
un’ agricoltrice bio e allevatrice di cavalli.
La signora è inoltre un’ippoterapeuta.
La proposta è stata quella di fare un’escursione nella bellissima natura della
Valposchiavo. Abbiamo dunque preparato i
cavalli per la gita che ci è stata offerta dalla
signora Lazzarini. Quindi siamo andati su
una piccola collina con i cavalli montati
dagli ospiti e accompagnati ciascuno da
due persone.
Lì in questo meraviglioso posto abbiamo
fatto un pic-nic e verso sera siamo rientrati in fattoria.
Il martedí, dopo le restituzione della casa,
c’è stata l’ultima tappa del soggiorno a
Poschiavo. Siamo andati a casa della signora Godenzi, madre di Samuele, che ha offerto
un delizioso pranzo a tutti. Nel pomeriggio
siamo rientrati ad Agno felici e soddisfatti di
questi giorni trascorsi nei Grigioni.
Alla vacanza hanno partecipato tutti gli
ospiti di Fonte 6 più un invitato speciale:
Marina di Fonte 3, già ospite del foyer.
Gli operatori sono stati: Claudio come responsabile del campo, lo stagiaire Samuele e il
nostro volontario Mauro di Fonte 3.
Durante la gita con i cavalli c’era pure un
gruppo di tre ospiti e due educatrici provenienti da Samedan (Centro Ufficina)
che ha passato la giornata con noi.
Dopo l’escursione con i cavalli li abbiamo
invitati da noi per una merenda. In seguito si
sono uniti a noi per la cena al Ristorante
Centrale di Poschiavo con specialità tipiche della valle.
PAROLA AI PROTAGONISTI
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PAROLA AI PROTAGONISTI
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VIVA IL CARNEVALE
La Conferenza dei direttori ATIS
cambia “veste”
di Laura Taiana, Stagiaire SSpSS 4° anno e Andrea Fieni, OSA
di Rossano Cambrosio, Direttore Fondazione La Fonte
CARNEVALE!
Si respira un’aria profumata di festa,
dolciumi, risa e burle fan da sfondo e l’atmosfera gioiosa resta.
Il Re e la Regina arrivano alla Fonte,
e tutti gli utenti baciano in fronte!
Viva viva il Carnevale
con frittelle e caramelle
la tristezza manda via
e ci porta l’allegria!
Fischi canti e suoni e balli:
Angela vuol ballare,
Daniel vuol saltare
e Katia vuol cantare.
Ad un tratto vedo Vanni
travestito da Barbagianni!
Chi si veste da Arlecchino è “Re Giorgio”, il più carino!
Mentre Angelo fa l’ Arcangelo e Francesco va al rinfresco!
Viva viva il Carnevale …
a Fonte 8 ogni scherzo vale!
Alcune settimane orsono una folta delegazione di Direttori che rappresentano le
istituzioni nel nostro settore e che si
posizionano all’interno dell’associazione
mantello ATIS, si è ritrovata ad Olivone
per partecipare ad un seminario di lavoro esterno molto particolare.
Esso era infatti mirato alla ricerca di
“nuove formule e soluzioni” atte a contenere la spesa in vista di un anno 2013,
dove ci verranno chiesti dei nuovi sacrifici,
alfine di ottimizzare la gestione della spesa
corrente in previsione di anni di magra.
Il seminario si è svolto con grande impegno
ed interesse da parte di tutti e le alchimie
chimiche, o formule magiche che dir si voglia,
partorite all’occasione fungeranno da base
di discussione con l’Ente sussidiante per
l’elaborazione e la discussione dei futuri
preventivi di gestione.
In via del tutto confidenziale per i nostri
lettori pubblichiamo alcune immagini relative all’interessante ed intensa giornata di
studio.
Eccoci qui, come ogni anno a festeggiare l’arrivo del Re e della Regina Sbroja del
Carnevale di Lugano!
Nell’arco del pomeriggio abbiamo avuto
il piacere di condividere presso la nostra
struttura di Fonte 8 un momento piacevole e ricco di allegria.
Re e Regina accompagnati dal cagnolino Richie e dal membro di Fondazione,
Signor Hamid, con il loro spirito carnevalesco hanno colorato di simpatia il nostro
Foyer, rendendolo un momento speciale
per utenti e collaboratori.
Questo momento di animazione ha risvegliato ricordi, emozioni e sentimenti legati
al vissuto di ognuno di noi, facendoci
sentire, con immenso piacere, anche un
po’ bambini.
PAROLA AI PROTAGONISTI
La visita ha portato gioia, spensieratezza
ed anche… tante calorie!
Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato attivamente alla preparazione di
questo evento, simbolico ma ogni anno
apprezzato.
…tra un boccone e l’altro col pancione
ci ritroviamo, e con affetto vi salutiamo!
20
VARIE
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Musicisti con il Soundbeam!
di Catherine Ferrara e Marianna Rapazzini, Centro Diurno Fonte 1
L’idea del progetto Soundbeam è nata
nel 2011, in seguito alla collaborazione di
Marianna Rapazzini, terapista a Fonte 1,
con il Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano e i ricercatori della Nostra Famiglia
(Bosisio Parini; Lecco), nell’ambito di una
ricerca finalizzata allo studio degli effetti
riabilitativi del Soundbeam sull’area della
comunicazione in persone con tratti
dello spettro autistico. Successivamente
è iniziata una formazione specifica per
l’utilizzo del software conseguita dalla
stessa Marianna. Il progetto è quindi
stato meglio definito nel corso dell’inverno 2011-2012, in collaborazione con le
Fondazioni Provvida Madre di Balerna e
San Gottardo di Lopagno.
L’attività ha avuto due fasi: la prima da
febbraio a fine maggio con incontri quindicinali il giovedì pomeriggio presso il
centro diurno della Fondazione Provvida
Madre a Balerna; la seconda da settembre a novembre, il giovedì mattina di ogni
settimana.
Nella prima fase gli utenti coinvolti sono
stati quattro: Sonia, Monica, Enea e
Luciano, dell’atelier Mosaico. Lo scopo
era quello di familiarizzare con lo strumento ed integrarsi nel gruppo. In modo
naturale è poi maturata l’idea di organizzare un concerto quale momento di
condivisione dell’esperienza, sfociata in
ben due eventi: l’uno sabato 17 novembre all’Oratorio di Balerna, e l’altro domenica 18 novembre al Conservatorio di
Lugano. Infatti, nella seconda fase, in
cui si è aggiunta Daniela, l’obiettivo delle
prove era finalizzato agli spettacoli in
programma per metà novembre.
Tutti si sono rapidamente integrati al
nuovo gruppo - una quindicina di persone - e ben adattati alle richieste legate
al “fare Soundbeam”.
Infine ringraziamo sentitamente tutti coloro i quali hanno permesso l’esperienza
Soundbeam: la direzione e la capoéquipe nel sostenere le nostre richieste, i
colleghi per la loro disponibilità, i famigliari
per il loro appoggio concreto. E soprattutto
gli attori principali, i nostri “musicisti” i quali,
con il loro entusiasmo e la loro spontaneità,
ci hanno regalato tante emozioni.
L’attiva collaborazione dei famigliari degli
utenti è stata un valido e prezioso sostegno alla buona riuscita degli eventi.
In occasione dei due concerti è apparso
chiaro sia il desiderio sia il bisogno di
poter offrire nuovamente la possibilità di
partecipare a quest’attività. Infatti, anche per
quest’anno, stiamo riproponendo questo
laboratorio, convinti della validità di questo
intervento a complemento del raggiungimento degli obiettivi individuali del
Piano di Sviluppo Globale di ciascuno.
Sarebbe, in futuro, auspicabile ampliare
l’esperienza permettendo anche ad altre
persone di poter usufruire di tale attività.
Gli obiettivi dell’utilizzo del Soundbeam toccano diverse aree di competenze:
• Cognitiva: in particolare l’utilizzo della musica nell’autismo permette di stimolare un circuito deputato alla codifica del linguaggio e delle
azioni, in un sistema di neuroni a specchio che ha un nodo particolare nell’area di Broca (area dedicata alla produzione verbale). Inoltre
sono numerosi i riscontri sulla stimolazione delle capacità attentive (attenzione selettiva e sostenuta) e, specialmente nella ripetizione
dei brani per la preparazione del concerto, della memoria.
• Emotiva - affettiva: lo strumento riesce a creare un’interazione tra utente e mondo esterno; le persone imparano ad ascoltare,
esprimersi e comporre i suoni; spesso mostrano una “risonanza estetica” attraverso espressioni facciali rivelatorie. Imparano anche a
scoprire, esplorare, esprimere e comunicare i loro sentimenti.
• Sociale: creando attivamente musica d’assieme, con altre persone di altre fondazioni, le persone hanno l’opportunità d’implementare
un cambiamento nei modelli di comportamento. Infatti la ricerca ha dimostrato che, immediatamente dopo la terapia con il Soundbeam,
le persone hanno più facilità nei rapporti interpersonali, mostrano più tolleranza e maggiore consapevolezza degli altri.
Bibliografia
ELLIS, PHIL, Incidental Music: a case study in the
development of sound therapy, British Journal of Music
Education (1995), 12, pp. 59-70.
ELLIS, PHIL, The Music of Sound: a new approach
for children with severe and profound and multiple
learning difficulties, British Journal of Music Education,
1997, 14:2, pp. 173-186.
ELLIS, PHIL e VAN LEEUWEN, LIESELOTTE, Living
Sound: human interaction and children with autism, ricerca
presentata alla commissione ISME sulla Musica nell’Educazione Speciale, la Musicoterapia e la Medicina Musicale,
Regina, Canada, luglio 2000.
GAERTNER, MAY, ‘The sound of music in the dimming, anguished world, of Alzheimer’s Disease’ in
Wigram, T. e De Backer, J (Eds.), Clinical Applications
of Music Therapy in Psychiatry, Jessica Kingsley
Publishers, 1999, pp. 244-264.
HILLMAN, MICHAEL, ‘Introducing Soundbeam’ in
Tomaino, Concetta M. (Ed.), Clinical Applications of
Music in Neurologic Rehabilitation, MMB, 1998, cap. 6.
OCKELFORD, ADAM, Music and visually impaired children, RNIB 1993 PERRY, BETHANY G. e
WOLSLEGEL, WENDY M, Assessment of effectiveness of Soundbeam to Elicit Movement and Social
Interaction, University of Wisconsis Eau Claire,1997.
PAROLA AI PROTAGONISTI
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PAROLA AI PROTAGONISTI
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O
I
IT
V
N
P. P.
6991 Neggio
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via G. Soldati 29, 6991 Neggio
Tel. 091 606 56 56
Fax 091 606 71 20
E-mail [email protected]
www.lafonte.ch
CCP 69-2955-7
Direttore: Rossano Cambrosio
Amministratore: Patrizia Lotti
Coordinatore Strutture: Mirko Scherler
Coordinatore Servizi: Stefano Rimoldi
c/o la casa con occupazione Fonte 3 a Neggio
Ampi parcheggi a disposizione nel paese di Neggio (a 5 min. dal foyer)
GIORNATA DELLE PORTE APERTE
per scoprire
“BENESSERE INTERNO LORDO”
Programma
10.00-12.00
Visite guidate all’itinerario artistico
dalle 11.00
Aperò musicale
14.00-15.30
Visite guidate all’itinerario artistico
alle 15.30
Presentazione del progetto
dalle 16.00
Happy hour in musica
Durante tutto il tempo delle visite sarà in funzione una buvette.
Tutte le opere pittoriche create dagli utenti SONO IN VENDITA
Il ricavato della giornata servirà per sostenere le attività BIL durante l’anno 2013.
Grazie per la vostra visita e il vostro sostegno.
Utenti e personale di Fonte 3
SETTORE LAVORATIVO
FONTE 1
CENTRO DIURNO
Via Pezza 3, 6982 Agno
Tel. 091 604 58 54
FONTE 2
LABORATORIO PROTETTO E
LABORATORIO DI
PANETTERIA-PASTICCERIA
Via Pezza 3, 6982 Agno
Tel. 091 604 58 43
FONTE 4
AZIENDA AGRICOLA PROTETTA
Fondazione Lions Club, Lugano
6947 Vaglio
Tel. 091 943 42 47
FONTE 7
PANETTERIA PASTICCERIA
“IL FORNAIO”
• Sede di Via G. Buffi 4A, 6900 Lugano
Tel. 091 921 04 24
• Sede di Piazza Molino Nuovo, 6900 Lugano
Tel. 091 921 44 48
• Supsi Caffé, 6928 Manno
Tel. 077 421 35 31
SETTORE RESIDENZIALE
FONTE 3
CASA CON OCCUPAZIONE
6991 Neggio
Tel. 091 606 56 56
FONTE 5
APPARTAMENTI PROTETTI
6991 Neggio
Tel. 091 606 56 56
FONTE 6
CASA SENZA OCCUPAZIONE
Via J. Corty, 6982 Agno
Tel. 091 605 38 58
FONTE 8
CASA CON OCCUPAZIONE
Via Beltramina 18a, 6900 Lugano
Tel. 091 976 08 18
Stampa: Tipografia Stucchi - Mendrisio
Grafica: www.spalluto.ch - Chiasso
SABATO 27 APRILE 2013
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