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FIGURA DELLA PAZIENZA
NOTIZIARIO UFFICIALE SOMMARIO 1 | EDITORIALE 27 APRILE 2013 FIGURA DELLA PAZIENZA di Matteo Terzaghi Figura della pazienza 3 | FONDAZIONE Fonte 2 rilancia e promuove una nuova attività 6 | SPAZIO STRUTTURE Maslow non giocava a Tetris 9 | FONDAZIONE Un nuovo membro nel Consiglio di Fondazione 10 |PAROLA AI PROTAGONISTI Si va in vacanza! 11 | L’OSPITE Solidarietà e socialità a rischio è giunta l’ora di cambiare! 14 |PAROLA AI PROTAGONISTI 17 |OPINIONE SUL TEMA Crescere... 18 | PAROLA AI PROTAGONISTI Gita in Valposchiavo 20 | PAROLA AI PROTAGONISTI Viva il carnevale! 21 | VARIE La conferenza dei direttori ATIS cambia veste 22 |PAROLA AI PROTAGONISTI Musicisti con il soundbeam FONDAZIONE LA FONTE Membri del Consiglio Lorenzo Wullschleger (Presidente), Elena Soldati (Vice Presidente), Adriano Agustoni, Carlo Calanchini, Luciano Clerici, Fabia Dell’Acqua-Cornaro, Lorenzo Emma, Corrado Finzi, Gianandrea F. Rimoldi, Hamid-Reza Khoyi, Carlo Terzaghi. Ero al mare con i bambini. Sullo stesso tratto di spiaggia che frequentavamo noi, per alcuni giorni consecutivi si presentò una donna con una bambino spastico in carrozzella. Raggiungevano la spiaggia nel tardo pomeriggio e se ne stavano sulla battigia vicino ai nostri castelli di sabbia per circa un’ora. Lei portava un cappello a tesa larga e di tanto in tanto trafficava con la carrozzella per assicurarsi che il figlio non fosse troppo esposto al sole e alla brezza marina ma che nel contempo ne approfittasse; se si allontanava dalla carrozzella era solo per bagnarsi le caviglie, e per questo bastavano pochi passi. Ogni volta che li vedevo arrivare mi veniva in mente la parola “pazienza”. I figli richiedono EDITORIALE sempre molta pazienza, ma sapevo bene che la pazienza richiesta a quella donna era molto più grande di quella che veniva richiesta a me. Era una pazienza di ordine superiore che inglobava la pazienza del figlio costretto a rimanere legato alla carrozzella e ad accettare di dipendere dagli altri per quasi tutti gli aspetti pratici della vita. In quella splendida luce mediterranea, madre e figlio formavano una figura che io guardavo con ammirazione e a cui ripensavo la sera quando mi capitava di arrabbiarmi con i miei figli che si stuzzicavano a vicenda invece di rimanere a letto e dormire. Non posso perdere la pazienza senza poi ritrovarmi in preda a un sentimento di sconfitta e umiliazione; credo valga per quasi tutti, 1 Fonte 2 rilancia e promuove una nuova attività. di Rossano Cambrosio, Direttore Fondazione La Fonte In occasione della pubblicazione del nostro Notiziario numero 22, risalente al novembre 2010, nella riflessione titolata “Uno sguardo al futuro” avevamo avuto modo di sottolineare l’importanza della messa in rete futura delle forze già presenti al nostro interno per poter pensare allo sviluppo di nuove attività produttive atte a valorizzare maggiormente quanto già esistente. In particolare si parlava di quelle attività e potenzialità legate ai laboratori protetti 2, 4 e 7 e del loro orientamento legato al concetto di produttività reale. ed è forse per questo che, rigirando le cose, tendiamo a percepire la pazienza come un innalzamento morale. Del resto la pazienza è riconosciuta e celebrata dal Cristianesimo e da altre importanti tradizioni religiose e filosofiche. Nel suo Zibaldone Giacomo Leopardi si era annotato un pensiero presto diventato proverbiale: “La pazienza è la più eroica delle virtù giusto perché non ha nessuna apparenza d’eroico”. La pazienza è l’opposto della rabbia, del piagnisteo e della rassegnazione, come pure dell’arroganza e – quando rivolta agli altri e in particolare ai più deboli – dell’egoismo, tutte cose che negli ultimi decenni non hanno fatto che guadagnare terreno in ogni ambito della vita, a causa forse dell’eccesso di frustrazione prodotto da una società che fatica a individuare altri valori all’infuori di quelli economici. Così la pazienza mi appare a volte come la vera antagonista allo spirito del tempo, e una figura come quella composta da madre e figlio disabile sulla spiaggia mi sembra esprimere qualcosa che va oltre l’amore e la solidarietà tra consanguinei per toccare l’ideale stesso di comunità umana. Sto esagerando? Sì e no. So bene che quando io perdevo la pazienza con i miei figli, quella donna magari la perdeva con il suo, e che se non la sentivo alzare la voce o piangere dalla disperazione era solo perché non occupavamo due appartamenti attigui. E tuttavia rimane il fatto che lei era lì, che il bambino era lì davanti al mare, e sebbene non potessero fare quasi niente di quello che facevano gli altri, né rincorrersi sulla riva né tuffarsi tra le onde, sembravano contenti di essere lì, e anch’io ero contento che loro fossero lì, e in qualche modo ero grato a quella madre e a quel figlio per la loro pazienza esemplare, anche se questo era un sentimento che tenevo per me. Ebbene, da quel momento in poi, qualche importante passo è stato compiuto e non solo in termini di pensiero. Infatti, proprio in queste ultime settimane il laboratorio Fonte 2 ha ampliato il proprio raggio di attività, realizzando un’idea che albergava nelle nostre menti ormai da tempo. Ma di cosa si tratta esattamente? Grazie al fondamentale ed indispensabile sostegno finanziario recuperato quasi interamente attraverso l’attivazione di sostenitori vicini alla nostra Fondazione, con un investimento complessivo che ha superato il mezzo milione di franchi, si è potuto progettare, costruire ed infine realizzare un moderno laboratorio di panetteria-pasticceria, direttamente collegato al laboratorio da qualche anno ubicato in via Pezza ad Agno. Per fare ciò è stata necessariamente sacrificata una porzione di spazio adibito a parcheggio, manovra che ha permesso di allestire una palazzina che ospita oggi un laboratorio assai spazioso (200 m2 su due piani), arredato con macchinari ed attrezzature specializzate (basti pen- EDITORIALE 2 sare ai due differenti forni adibiti per la cottura, uno a camere classiche ed uno rotativo ad aria) e dunque dotato di una strumentazione tecnologica che possa garantire una produzione di una certo volume. Questo nuovo spazio permetterà ad un nucleo di utenti, in parte già presenti nella sede, di sperimentarsi in questa particolare fascia di attività artigianale, che ci ha già dato molte soddisfazioni. FONDAZIONE Il nuovo laboratorio è stato in particolare pensato per rispondere alle seguenti necessità: • fornire sostegno alla produzione della struttura di via Buffi, Fonte 7, spingendo sul concetto di utilizzo e sfruttamento delle potenziali sinergie interne e dunque poter rispondere positivamente e senza esitazioni di ordine organizzativo e gestionale, alla crescente domanda della clientela; 3 Dare una maggiore caratterizzazione all’offerta lavorativa per la persona al beneficio di una rendita AI, stimolando la domanda che potrà pervenire dalla rete esterna • dare la possibilità al laboratorio Fonte 2 di avviare una propria linea di produzione legata al settore alimentare dell’ “arte bianca”, che dovrebbe essere orientata allo sviluppo di prodotti mirati, spingendo sulla valorizzazione delle ricette locali e sulla qualità e genuinità del prodotto medesimo; • presentarsi alla popolazione limitrofa, ma non solo, quale partner serio ed affidabile che possa collaborare nella rete di forniture di prodotti legati al pane ed articoli commestibili affini, come pure nella fornitura e/o al sostegno per eventi puntuali (catering); • offrire all’utenza che sarà impiegata in questo tipo di attività un lavoro mirato, concreto; un progetto di formazione e di acquisizione di competenze professionali individuali, che potrebbero in seguito essere giocate individualmente sul mercato del lavoro esterno, come pure offrire l’eventuale opportunità di seguire un apprendistato (AFC o biennale); • dare un forte input alle attività produttive del laboratorio protetto di Agno, da sempre orientate alla soddisfazione delle esigenze di aziende esterne (fatto che implica dunque un rapporto di dipendenza assai rischioso, come abbiamo potuto constatare in questi anni di forte recessione), gestendo in proprio l’intera filiera produttiva e dunque orientando direttamente dall’interno l’organizzazione in base alle esigenze del mercato esterno; • riuscire ad aumentare la redditività finanziaria del laboratorio Fonte 2 e dunque soddisfare le esigenze di copertura dei costi richiesti dall’Ente sussidiante, creando possibilmente del valore aggiunto, non solo in termini munifici, che possa essere in seguito reinvestito per il miglioramento interno degli aspetti produttivi; • dare una maggiore caratterizzazione all’offerta lavorativa per la persona al beneficio di una rendita AI, stimolando la domanda che potrà pervenire dalla rete esterna in funzione di rispondere realmente e concretamente al concetto di integrazione professionale nel nostro tessuto sociale, adempiendo appieno alle normative legali che regolano il finanziamento delle nostre strutture; • dare la possibilità di far conoscere maggiormente le attività della Fondazione all’esterno, per raccogliere elementi di condivisione, solidarietà e sostegno. Per realizzare questo ambizioso progetto lavorativo la Fondazione, quale azienda dinamica ed orientata allo sviluppo delle proprie attività, si è evidentemente assunta una certa dose di rischio; ponderato, verificato sulla base dell’esperienza in atto da anni, ma pur sempre un rischio. Infatti, al di là dell’investimento iniziale, poter rispondere alla funzionalità e sviluppo della nuova attività, da gennaio dell’anno corrente è stato assunto un nuovo professionista FONDAZIONE 4 che andrà ad aggiungersi all’équipe socioprofessionale già presente a Fonte 2. Un panettiere pasticcere (di lui, della sua formazione e della provenienza parleremo certamente in un’altra occasione da queste pagine) che sarà in particolare affiancato da un’educatrice già presente in sede, al quale è stato chiesto di sviluppare l’attività in termini dinamici ed imprenditoriali. Una nuova figura professionale che non sarà riconosciuta e dunque finanziata dall’Ente sussidiante (per il momento non sono infatti previsti posti aggiuntivi per disabili presso la sede), il cui salario dovrà quindi essere giustificato derivandolo dai ricavi di produzione. Avviare questa nuova attività istituzionale ha il sapore di una nuova sfida per l’intera Istituzione, in quanto si aprirà una nuova parentesi in un momento critico per le finanze cantonali e non solo di quelle. Il senso di responsabilità, la consapevolezza di dare seguito al mandato della Fondazione, la possibilità ed opportunità FONDAZIONE di aprire nuove piste di lavoro e dunque di aumentare l’offerta per l’utenza, creare nuovi posti di lavoro, sono elementi che hanno però prevalso a fronte dei pericoli di un mercato del lavoro in contrazione. Una sfida che abbiamo dunque voluto raccogliere, che funga da forte stimolo per tutti coloro che quotidianamente saranno chiamati, con le rispettive competenze e capacità, ad animare e sviluppare questa nuova attività all’interno della nostra istituzione. 5 Maslow non giocava a Tetris Pensieri (in tre quarti) sulla gratitudine Ci dimentichiamo di quanto c’è sotto, del pavimento di stabilità che diamo per scontato solo perché vi abbiamo fatto l’abitudine. di Stefano Rimoldi, Coordinatore Servizi COMPLETEZZA BISOGNO DI AUTOREALIZZAZIONE il migliore BISOGNO DI STIMA autostima, stima degli altri RELAZIONE BISOGNI ASSOCIATIVI BISOGNI DI SICUREZZA amore, affetto, amicizia, gruppo BISOGNI FISIOLOGICI ambiente immediato fame, sete, sonno Avete presente quelle sere in cui ci si corica, belli stanchi, pensando “ora entro in catalessi fino a domattina”… e invece niente, non c’è verso… e inizia il valzer delle lenzuola con giri e giravolte degne del concerto di Capodanno? A me per fortuna non capita spesso (praticamente perdo i sensi appena raggiungo la stazione orizzontale), ma ogni tanto sì: quando le cose al lavoro non vanno per il verso giusto, il malumore può prendere in affitto tutti i locali superiori intasando i pensieri con l’insoddisfazione, la delusione… e poi, a letto, attacca il valzer. Sono momenti in cui il cervello continua a girare (sentirà il valzer anche lui), e le emozioni danzano assieme alle risposte più salaci che avrei voluto dare, alle considerazioni su come niente funzioni bene, a come non è giusto che, a come sarebbe se. A ben guardare poi mi addormento, sotto questa coltre di disagio che, in qualche modo, riesce a cullare con il suo ritmico va e vieni di paturnia. Succede solo a me? ultimamente ho la sensazione che sia un male comune: magari non sfocia sistematicamente nell’insonnia, ma nel disagio sì. Non so per voi, ma per me è semplice: vorrei che tante cose andassero diversamente, in particolare… che andassero come voglio io. Ogni tanto semplicemente mi indispongo (sì, ammetto che è un eufemismo) perché qualcuno non fa come vorrei che facesse (e benvenuto nel club, direte voi), ma altre volte è sofferenza vera, frustrazione che gravita attorno ai massimi sistemi come pure a dilemmi etici… hey, non sto scherzando. Magari il lavorare in un ambito che eroga servizi professionali ci confronta con limiti di contesto difficili da digerire: non potere o non riuscire a fare quello che sembra più giusto…non risolvere in modo efficace problemi che si trascinano da anni… può essere lacerante. Troppo melodrammatico? Sì, immagino di sì, ora che lo scrivo in un momento di serenità d’animo mi pare quasi esagerato. Spazio Strutture E poi facciamo outing, dai, il valzer suona anche per questioni più piccole, come lui che ha detto questo, lei che ha fatto quello, la macchina, l’affitto. E quando suona il valzer, al buio, a quel ritmo di tre quarti, tutto si amplifica, diventa pesante, insopportabile… non è così? Boh… talvolta penso alla piramide di Maslow, quella rappresentazione grafica di bisogni e motivazioni che muovono il nostro vivere. Senza voler aprire un dibattito sulla effettiva rappresentatività del modello (personalmente lo trovo fin troppo schematico), è interessante contemplare l’esistenza di una serie di necessità basali, fondamentali, senza le quali non possiamo stare. Garantite queste necessità, ci orientiamo a soddisfarne altre, via via più complesse, rappresentate dal livello immediatamente superiore della piramide. Però, avete presente il Tetris, quel videogioco (vecchissimo ma sempre in voga, per la sua semplicità), che consiste nel 6 disporre lungo una riga orizzontale dei cubetti che piovono dall’alto? Quando la riga è completa di cubetti, scompare e lascia il posto ad un altro allineamento; se non si riesce a completarla (i cubetti piovono veloci) bisogna cercare di completare una riga superiore, per farla scomparire e riprovare con quella sottostante, e così via (il gioco finisce quando non si riesce più a completare alcuna riga). Chissà… se Maslow avesse conosciuto il Tetris avrebbe rappresentato ancora una piramide? Perché ho la sensazione che l’effetto “riga scomparsa” esista. Così come la riga completata nel Tetris scompare, non ci interessa più, anche il livello della piramide che abbiamo già raggiunto finisce fuori fuoco, dal momento che la nostra attenzione va al livello superiore. E quando siamo lì, a dibatterci come dei persici spiaggiati per raggiungere le parti più apicali della piramide - soffrendo e pensando che non ci meritiamo simili fatiche - ecco… ci dimentichiamo di quanto c’è sotto, del pavimento di stabilità che diamo per scontato solo perché vi abbiamo fatto l’abitudine. C’è, ma non lo vediamo più perché lo sguardo è sempre verso quello che manca. Qualche tempo fa mi è ancora capitato. Di non prendere sonno, voglio dire. Però era diverso: in giornata avevo saputo di una persona a me molto vicina a cui era stata diagnosticata una grave malattia. La sua vita sarebbe cambiata drasticamente di lì a poco: avrebbe perso la capacità di lavorare e di compiere i gesti più quotidiani. A quarant’anni sapeva già che non avrebbe visto i suoi figli crescere, finire la scuola, sposarsi. Quella volta il mio cervello ha ballato una danza di dolore e di tristezza, e non c’erano paturnie a cullare il mio sonno, ma qualcos’altro. Spazio Strutture Assieme al sincero dispiacere per quello che stava capitando a un amico (erano lacrime vere, vostro onore, lo giuro), il valzer delle lenzuola era permeato da un’emozione di cui, per vergogna, stento a scrivere: paura. Sì, paura: il destino mi era passato dannatamente vicino, troppo vicino, così da rendere vero un dramma che, quando te lo raccontano, lo ascolti credendo di capire ma no, mica lo comprendi veramente, non quando sai che il giorno dopo tu comunque potrai girare in moto, camminare in montagna, vedere i tuoi cari, sapendo che probabilmente di lì a un anno potrai ancora farlo. Io l’indomani avrei potuto andare a lavorare, il mio amico no. Valzer, giravolte, valzer, zum-pa-pa, zumpa-pa…andare a lavorare… come con la tv, il cervello ha cambiato canale per un momento, sapete, come quando c’è la pubblicità e ne approfittiamo per vedere cosa fanno dall’altra parte. 7 un NUOVO MEMBRO NEL CONSIGLIO DI FONDAZIONE Non voglio dire che se le cose non funzionano ora mi accontento, perché il mio lavoro consiste proprio nel cercare di farle funzionare. Sull’altro canale ho visto l’altro valzer, quello solito, dell’insoddisfazione, delle cose che potrebbero andare meglio…ho girato subito, si capisce, per quanto mi è parso futile e imbarazzante quel ballo. Grazie allo shock per un evento che mi aveva colpito solo di striscio, il mio sguardo si stava sganciando da quello che manca, per posarsi su tutto quello che c’è – e che ricchezza ho riscoperto! Uh, che vergogna… accorgersi di essere tanto fortunati ma anche di essere così piccoli e gretti da poter dimenticare che niente è dovuto, niente è garantito, niente è assicurato. Come può dimenticarlo, proprio uno che lavora nel sociale, che conosce così bene certe difficoltà e, di mestiere, dà supporto a chi vive in prima persona la disabilità?? Mi sono trovato a considerare il fatto che respiravo bene, ero in salute, che una persona mi dormiva accanto (e sui piedi un cane russava)… diamine, mi sono trovato felice di non avere colesterolo e pressione alta e di potermi ingozzare di polenta e costine e di avere quel cane da portare a spasso e di vedere il lago al sabato e AL DIAVOLO le paturnie, le risorse che mancano, chi non mi saluta, chi posteggia al mio posto… c’è la vita oltre queste cose! Non so rispondere, eppure gli esempi di forza, pazienza, speranza vengono proprio da chi seguiamo nelle nostre strutture, ce li abbiamo ogni giorno sotto gli occhi. Ma so anche che il valzer può essere ipnotico, attraente, un rifugio comodo che sa cullarti mentre ti mangia la serenità e ti fa pensare di essere sfortunato quando invece hai dei privilegi che sottovaluti o dimentichi. Il mio amico non c’è più. Il suo ricordo mi sta permettendo di cambiare la messa a fuoco sui fatti della giornata. Di trasformare la frustrazione per quello che non va/mi manca, in gratitudine per quello che va bene/che ho. Di guardare con un rispetto ancora più alto le persone che lavorano e vivono nelle nostre strutture. Di capire di più la forza delle loro famiglie. Di tenere a mente le righe complete del mio Tetris, che per avere solo quarant’anni sono numerose e grassottelle, in parte meritate, in parte piovute dal cielo con la casualità dei cubetti che le hanno determinate. Non voglio dire che se le cose non funzionano ora mi accontento, perché il mio lavoro consiste proprio nel cercare di farle funzionare. Di giorno, però. Di notte, è un po’ che dormo bene. Dall’inizio dell’anno corrente un importante avvicendamento si è verificato in senso al Consiglio di Fondazione. La signora Wanda Bassani Antivari ha infatti rinunciato al proprio mandato, in atto da ormai molto tempo, aprendo di fatto la strada all’entrata del nuovo Membro, nella persona del signor Corrado Finzi. In occasione della redazione del presente Notizario, abbiamo dunque chiesto all’interessato di potersi succintamente presentare e con piacere pubblichiamo questo suo primo contributo alla vita della nostra Istituzione. Cogliamo dunque ne approfittiamo per ringraziare di cuore la signora Wanda Bassani per tutto quanto ha saputo dare alla nostra Fondazione, augurando nel contempo al nuovo entrante un proficuo lavoro in seno al Consiglio di Fondazione. Quando mia zia Wanda Bassani Finzi mi disse che avrebbe inoltrato le dimissione dal Consiglio di Fondazione de La Fonte causa la sua età, che non le consentiva di impegnarsi con più assiduità e mi chiese se avessi voluto subentrare a lei nel Consiglio di Fondazione ne sono stato molto contento. E così la volontà di mio zio Nanni, primo donatore, che desiderò che un membro della famiglia fosse presente nel Consiglio, continua. La Fonte l’ho conosciuta dai suoi esordi, poiché mio papà è stato nel Consiglio di Fondazione dall’inizio nel 1980 e per 12 anni. Spesso andavo con lui a visitare la prima struttura di villa Rava a Viganello conoscendo nel contempo i primi ospiti. Adesso qualche anno è passato e quei ragazzi sono un po’ invecchiati, ma incontrandoli qualche giorno fa ci siamo nuovamente riconosciuti. È stato per me molto bello e incoraggiante! Ma ora con il presidente Lorenzo Wullschleger e il direttore Rossano Cambrosio ho potuto visitare le nuove strutture e i nuovi laboratori. Di strada da allora ne è stata fatta molta, e questo grazie all’entusiasmo e al contributo di tutti coloro che mi hanno preceduto. Da parte mia collaborerò con passione sia con tutto il Consiglio sia con il direttore affinché questa istituzione abbia a continuare anche in futuro. Dopo questa premessa desidero presentarmi. Sono nato e cresciuto a Lugano. Dopo la maturità sono stato a Ginevra dove mi sono laureato in scienze economiche. Ho fatto il militare nelle truppe del treno e sono stato congedato quale furiere. Attualmente lavoro in banca alla BSI SA. Ora abito a Rovio dove sono stato consigliere comunale per due legislature e municipale per una legislatura. Non ho avuto esperienze personali, se non occasionalmente, con persone bisognose di protezione. Ma ho potuto constatare la grande competenza e motivazione di tutti i responsabili delle varie strutture. Questo mi tranquillizza per il mio nuovo impegno: e può tranquillizzare anche le famiglie degli ospiti che si aspettano da noi professionalità e benevolenza verso i loro cari accolti alla Fonte. Spazio Strutture 8 FONDAZIONE 9 SI VA IN VACANZA! Solidarietà e socialità a rischio di Christian Nardi, OSA e Anita Pennisi, educatrice sociale, Fonte 8 di Riccardo Pallich Vacanze: tutti noi aspettiamo con ansia quel momento dell’anno dove si può finalmente staccare dal solito tran-tran e dedicarsi al dolce far niente, che sia su un’assolata spiaggia o fra le candide nevi della montagna. Il Welfare State. Solidarietà e socialità di uno Stato moderno sono una funzione del suo grado di sviluppo e della crescita economica. Sono le due facce della medesima medaglia. L’attuale crisi del debito e della crescita in Europa e negli Stati Uniti (più altri elementi di carattere strutturale quali l’invecchiamento della popolazione e la disoccupazione giovanile) evidenziano la criticità dell’attuale modello sul quale poggia il “Welfare State” occidentale sollevando dubbi sulla sua sostenibilità. Dall’altra parte abbiamo economie fortemente emergenti che stanno adottando criteri di “welfare” profittando dell’esperienza occidentale e cercando di evitarne gli errori. È ipotizzabile che alcune fra loro riescano a realizzare in un decennio ciò che in Occidente ha richiesto più di un secolo. E forse diventeranno dei modelli da imitare. Tutto questo potrebbe sembrare banale e scontato per noi, ma per un utente delle nostre strutture è tanto diverso il significato di vacanza rispetto al nostro? E per noi cosa significa garantire ai nostri assistiti questo diritto, oserei dire, fondamentale? Rispetto al primo punto cederei volentieri la parola ad Angelo Guggiari di Fonte 8, protagonista insieme a noi e Francesco di un soggiorno di quattro giorni durante l’agosto scorso ad Alle (Jura) per assistere, tra gli altri, al “Marchè-Concours” di Saignelégier, un’importante manifestazione di cavalli a livello nazionale. Questa meta è stata scelta tenendo conto delle personalità e gli interessi dei due partecipanti: • il loro legame • ad entrambi piacciono gli animali • li accomuna il piacere di guardarsi in giro in un ambiente completamente al di fuori della loro quotidianità Non abbiamo considerato i dislivelli delle colline del Jura e l’architettura tipica della regione (molte scale e porte strette), con cui abbiamo fatto i conti girando a piedi. Il tempo ed il clima per contro ci sono stati amici regalandoci quattro giorni di sole, cielo limpido e una leggera brezza che ha reso la vacanza e le nostre passeggiate veramente gradevoli. Non ci siamo fatti mancare niente: abbondante colazione in albergo, in fiera abbiamo assaggiato buona parte dei prodotti tipici che ci hanno ingolosito. Per pranzo al Marchè-Concours: un panino, un dolcetto e naturalmente il caffè (dovete sapere, cari lettori, che il nostro Angelo non considera finito un pasto senza un buon caffè corretto). A fine pomeriggio, rientrati in albergo: un po’ di relax, rinfrescatina eee viiia! alla ricerca di un buon ristorante; individuato quello giusto…. BUON APPETITO!!!! D: Angelo, cosa significa per te andare in vacanza? R: Uno stacco radicale dalla solita routine. È indifferente che si vada al mare o in montagna. D: Dove sei stato di bello? R: A vedere una mostra di cavalli. D: E come ti è sembrata? R: È stata una cosa nuova; inusuale. Mi sono accorto invece che per il Francesco era una cosa che non incuriosiva molto (ride). D: Il viaggio è stato lungo, come ti sei trovato? R: Viaggio positivo, tutto bene con il furgone ma non potevo fermarmi a bere il caffè troppo spesso. D: Cosa ti ha colpito di più di questa esperienza? R: La disinvoltura con cui la gente trattava i cavalli. La gente però non fa caso a noi con i loro hot-dog e le loro sigarette: La gente trattava meglio i cavalli che noi. D: Intendi dire che la gente era troppo presa da se stessa per accorgersi di voi? R: Si D: Quindi è stata una esperienza spiacevole? Ci sono altre cose negative? R: No, mi è piaciuta. Non ci sono altre cose negative. D: Ma dimmi com’era l’albergo? E il vitto? PAROLA AI PROTAGONISTI R: Non male, accessibile e il mangiare era buono. Siamo usciti a mangiare tutte le sere; meglio perché non ho visto gli educatori stressati per preparare da mangiare e ci hanno dedicato più tempo. D: Quattro giorni erano troppi? O troppo pochi? R: No sono più che sufficienti. D: Cosa ti è piaciuto di più di questa vacanza? R: Mi è piaciuto molto vedere cose nuove, girare per il paese e il fatto che ci fossero un educatore per ogni utente. D: Siamo alla fine di questa piccola intervista, ci sono desideri o conclusioni che vorresti esprimere? R: Mi piacerebbe che ci fossero più possibilità di fare vacanza tutti assieme in un bel posto. 10 10 Riduzione. In Europa le condizioni e le aspettative di vita di milioni di persone sono negli ultimi anni radicalmente peggiorate. Decenni di progressi nel “Welfare State” sono stati cancellati: sono diminuite le pensioni, viene procrastinata l’età di pensionamento, è ridotta la spesa pubblica (ciò che tocca la polizia, le forze armate, il personale medico, la magistratura, il corpo insegnanti e così via), aumentano le imposte e manca il lavoro. In poco tempo un numero importante di abitanti di queste regioni si vedono confrontati con problemi esistenziali, sollevando nell’Unione europea domande etiche che quest’ultima rinvia. E’ prevedibile che un numero crescente di paesi in Europa si troverà confrontato con analoghi problemi dopo che questi hanno primariamente toccato quelli economicamente più fragili. In ascesa. La Cina ha fatto uscire dall’indigenza e dalla soglia di povertà circa 600 milioni di persone (quasi una volta e mezza la popolazione europea e quasi due volte la popolazione americana) negli ultimi 15 anni grazie alla crescita che ha fatto seguito ai cambiamenti epocali di strategia economica decisi agli inizi degli anni 80 (la rottura col passato fu sintetizzata dalla famosa massima di Deng Xiaoping “Diventare ricchi è glorioso”). In questo periodo la politica di privatizzazioni, di apertura verso gli investimenti esteri e di promozione di una classe elitaria caratterizzata da imprenditori (che fungono da classico effetto “locomotiva” per il resto della popolazione) e l’assorbimento di alcuni principi capitalistici quali quelli della società del consumo hanno fatto crescere in maniera importante la ricchezza di una parte della popolazione cinese. Uno sviluppo così rapido e con tassi di crescita che girano attorno a una media del 10% ha indubbiamente un costo. Ad esempio causa lo sviluppo verticistico la Cina è diventata oggi uno dei paesi con le maggiori disuguaglianze a livello di distribuzione della ricchezza. Questo problema è ora dichiaratamente una delle priorità L’OSPITE della nuova leadership cinese e c’è da credere, per come la Cina ha saputo portare avanti sinora le sue riforme e la sua politica economica, che verrà affrontato con impegno ed efficienza. Eccesso di debiti. La crisi finanziaria legata allo scoppio della bolla immobiliare negli Stati Uniti fra il 2007 e il 2008 è la causa della più recente impennata del debito pubblico negli Stati Uniti ed in Europa. La finanza speculativa ne è stata la causa principale ma notoriamente il vaso era già colmo. Una gran parte del “Welfare State” e dunque del benessere creato dal dopoguerra a oggi è stato infatti sviluppato tramite l’indebitamento ad oltranza. Anche perché il sistema politico ha fatto leva sul consenso popolare ottenuto con le promesse fatte per contraccambiare creando non solo una “rete sociale” ma un vero e proprio “cuscino sociale”, con anche un’altra conseguenza: ad esempio incentivando il senso di diritti acquisiti dimenticando che quest’ultimi non rispondono a leggi naturali bensì a una legge economica. Si stima ora che l’indebitamento in Europa (i 27 Stati dell’UE) che era nel 2008 il 61,5% del PIL si attesterà nel 2012 a 11 La Svizzera, ad esempio, è una nazione con una lunga storia e un’alta propensione nella raccolta di fondi destinati a scopi di solidarietà. oltre l’85% del PIL (nel 2011: Stati Uniti 110%, Giappone 240%), al rialzo. Più realisticamente, nel considerare le necessità di finanziamento del sistema previdenziale e gli impegni eventuali assunti durante l’attuale crisi (tramite la Banca Centrale Europea e gli altri meccanismi europei di salvataggio del sistema bancario e di sostegno dei titoli pubblici) l’indebitamento effettivo consolidato in Europa tendenzialmente è già oggi nell’ordine del 200% del PIL. La sua sostenibilità futura, come per un’azienda, è una funzione, come detto, fondamentalmente delle prospettive di crescita e queste sono, da tempo, incerte. Gli aspetti di solidarietà e socialità in bilico che l’attuale crisi solleva vanno al di là dei meri problemi di bilancio di uno Stato e della società odierna. Si pensi al tema della solidarietà intergenerazionale. Quando la generazione subentrante riceve in eredità un debito per certi paesi immane, ha difficoltà inoltre di entrata nel mondo del lavoro e non sa se percepirà un giorno una pensione, e questo avviene per decisioni qualitativamente discutibili assunte dalla generazione precedente, sa di tradimento. “welfare” in Svizzera, per questo motivo e anche per una visione fondamentalmente diversa sul ruolo dello Stato, si è sviluppato meno che non generalmente in Europa. Il fatto di stare meglio dei nostri vicini di casa non evita però da un lato di subire comunque di riflesso i problemi (si pensi all’impegno della Banca Nazionale a protezione del franco svizzero e relativi rischi assunti conseguenti proprio alla crisi del debito nell’area Euro) e dall’altra parte di avere anche noi potenzialmente analoghi problemi strutturali (deficit dell’AVS, problema della copertura tecnica dei fondi previdenziali del secondo pilastro) e di crescente povertà (si stima che l’8.5% della popolazione svizzera viva sotto la soglia minima di reddito, dato in crescita). Dunque è presumibile che, tendenzialmente, avremo anche in Svizzera problemi analoghi a quelli dei paesi europei pur avendo il vantaggio di partire da condizioni più favorevoli. Una questione di valori. Ma la parte di “welfare” intesa come solidarietà e socialità spesso più apprezzabile e meno censita dalle statistiche è quella che “viene dal basso”, dalla cultura e dalla tradizione, dai valori condivisi che una società fa propri. La Svizzera, ad esempio, è una nazione con una lunga storia e un’alta propensione nella raccolta di fondi destinati a scopi di solidarietà. Ha sviluppato in quest’ambito reputazione e una elevata professionalità e importante esperienza nel loro efficace impiego, spesso venendo accettata internazional- La Svizzera sta meglio. La Svizzera con qualche altro paese virtuoso in Europa fa eccezione per ciò che riguarda il grado di indebitamento pubblico (ca. il 50% del PIL), ciò che è anche merito di una democrazia semidiretta che contribuisce ad evitare gli eccessi di potere politico e di centralismo osservabili in paesi a noi vicini (che sono da considerare “democrazie monarchiche” tanto i regimi partitocratici sono insediati con i medesimi attori al potere da decenni). Il mente come controparte altamente qualificata. Anche nel volontariato e nella milizia abbiamo forze altamente qualificate e disponibili ad assumersi responsabilità a favore dei bisognosi e della collettività. Si tratta di valori diffusi e di una cultura che derivano da una lunga tradizione del nostro paese che non ha molti eguali all’estero. I limiti della crescita. La crescita e l’occupazione sono per le economie più mature la vera sfida e in assenza di un miglioramento la sostenibilità del sistema sociale non è garantita. L’interscambio economico sul quale si basa una economia aperta, quale quella europea (e quella svizzera), è la cinghia trainante che sostiene il reddito. Quando questo viene eroso in maniera eccessiva dalla fiscalità o invece che circolare normalmente viene meno causa il pessimismo, abbiamo un rallentamento che incide su tutta la filiera di circolazione del denaro e la creazione di valore aggiunto, e alla fine della crescita. E’ ciò che sta avvenendo attualmente in diverse economie europee. Quello che è, da tempo, criticamente in discussione è il modello di crescita che già presentava segni di rallentamento in una crescente saturazione della domanda di beni e consumi negli anni 90. La decisione degli USA di abbassare i tassi tendenzialmente a zero agli inizi dell’attuale millennio, dopo lo scoppio della bolla high-tech, creò l’illusione di crescita durata fino allo scoppio dell’ennesima bolla, quella immobiliare. in quei Paesi con il più alto indebitamento. Ciò è già avvenuto in Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda. L’Italia, nostra vicina, ha varato una riforma delle pensioni importante oltre che una serie di altre incisive misure. Ma la previsione è che non sarà sufficiente. Una soluzione alternativa vorrebbe essere quella di portare “in casa” tutto il debito, come è il caso del Giappone, ma adesso è probabilmente tardi e mancano le risorse. Le soluzioni politicamente più difficili sono quelle di un ripensamento profondo, di una razionalizzazione e di una eliminazione degli sprechi, che sono molti. La difficoltà è la scelta da parte della politica. Quest’ultima invece di costantemente sublimare gli elettori con promesse irrealizzabili dovrebbe realisticamente affrontare i problemi. Ma la storia insegna che ciò avviene normalmente solo quando esplode la crisi. Riccardo Pallich, classe 1955, è economista e ha studiato all’Università di San Gallo. Dal 1983 al 1989 è stato direttore della Camera di Commercio Svizzera in Italia a Milano. In seguito è passato al settore bancario assumendo diverse posizioni di direzione in Ticino, Londra, Zurigo e Ginevra. Oggi è consulente finanziario indipendente con uno studio proprio a Lugano. È membro fra l’altro dal 2005 del Comitato di Gestione Finanziaria (COGEFI) della Catena della Solidarietà con sede a Ginevra, una delle più importanti fondazioni in Svizzera per la raccolta di fondi a favore di organizzazioni umanitarie. Nuove soluzioni cercasi. Il “welfare State” dovrà essere forzatamente rivisto ed è probabile un suo ridimensionamento L’OSPITE 12 12 L’OSPITE 13 è GIUNTA L’ORA DI CAMBIARE! di Luca Berva, Capo Struttura Fonte 3 Il fiore L’albero Ognuno di noi vede nell’albero qualcosa di differente La casa con occupazione di Neggio sta cambiando. A partire dall’estate 2012, infatti, vari sono stati i ritocchi apportati alla struttura e non solo Tutto è cominciato nel 2011 quando il progetto di struttura Fonte 3 è stato aggiornato e quindi occorreva rivedere gli spazi interni del foyer, la programmazione e addirittura la gestione di tutto il comparto socio-educativo. È questo il tempo di maggior sviluppo progettuale, che nel giro di poco tempo ha favorito la nascita di diverse attività interne che hanno ravvivato la vita della casa. D’altre parte il solo aggiungere attività alla vita della casa non bastava… Ci voleva qualcosa di più!!! Occorreva un segno tangibile, simbolico, visivo. Occorreva cambiare qualcosa… Ecco che allora Marino Gabusi, operatore-socio-assistenziale-artista ha sortito dal suo cappello l’idea ideale; il progetto BIL (benessere interno lordo). Di seguito con l’aiuto di Marino, proveremo a descrivere ciò che il 27 aprile prossimo potrete scoprire con i vostri occhi, con le vostre orecchie, … beh con tutti i vostri sensi. L’albero in quanto metafora della vita. Nasce, cresce, vive e muore. L’albero è legato alle fasi della luna. L’albero é legato alle stagioni. L’albero muta nelle stagioni. L’albero invecchia nel tempo. Vedo l’albero nell’imponenza della sua chioma. Immagino l’albero nel segreto delle sue radici. L’albero è uomo, l’uomo è albero. Dall’albero parte il cammino della vita, che attraverso le stagioni porta al compimento dell’esistenza; il tutto. Benvenuti in “Benessere Interno Lordo” di Marino Gabusi OSA/Artista e Luca Berva Capo Struttura Fonte 3 Benessere Interno Lordo è un “ritocco” della nostra quotidianità; un intervento unico nel suo genere atto a sperimentare strategie ambientali che forse un giorno ci permetteranno di “tracciare” i contorni di una nuova casa, magari ancora qui a Neggio. L’intervento artistico di Marino, artista e operatore socio assistenziale presso la casa con occupazione di Neggio è solo il pretesto per sviluppare un lavoro all’interno del foyer che coinvolga i residenti e tutte quelle persone che a Neggio si recano quotidianamente per visitare, servire, lavorare, offrire… Un ritocco artistico che vuole dare movimento alla vita del foyer. Riprendendo il tema della vita dell’uomo scandito nel rituale del passaggio delle quattro stagioni attraverso alcuni segni tangibili. PAROLA AI PROTAGONISTI Dal seme nasce il fiore, dal fiore nasce la vita Il fiore è segno di rinascita e simboleggia la primavera. La natura si risveglia e una nuova stagione fiorisce. I piani Ogni piano si animerà nella sua stagione Ogni piano del convitto rappresenta una stagione. Salendo le scale o uscendo dal lift incontriamo i simboli e i colori delle 4 stagioni. Nel corso dell’anno le stagioni assumeranno ancora più significato perché si animeranno ai piani con degli interventi “artistici” aggiuntivi. Queste rappresentazioni verranno istallate all’inizio della stagione e tolte alla fine. 14 PAROLA AI PROTAGONISTI 15 è giunta l’ora di cambiare BENESSERE INTERNO LORDO per saperne di più vai a pagina 24! CRESCERE... di Greta Scherler I quadri Le vetrate L’itinerario artistico rappresentato dai quadri muta con le stagioni, nel tempo Luci e colori che danno l’immagine del giorno che passa, della vita che trascorre… Ad ogni piano della casa di Neggio è prevista un’esposizione di opere pittoriche. Tratti che rappresentano la vita, le emozioni, i pensieri dei residenti. Sogni di persone ancora presenti e ricordi di coloro che ci hanno da tempo salutato. Un itinerario espositivo mutevole nel tempo che vuole portare il dentro fuori e il fuori dentro. Le vetrate delle scale sono il luogo dove particolari applicazioni artistiche conferiscono al luogo il movimento della giornata. Un gioco di luce e colore anima il cammino che porta ad attraversare le stagioni, nel cammino della vita. Crescere secondo il dizionario Garzanti ha vari significati: crescere di statura, raggiungere lo stato adulto, diventare più grande e migliorare. Io penso invece, che crescere abbia una definizione più complessa. Ovviamente non tutte le persone maturano nello stesso periodo, c’è chi matura prima e chi matura dopo. C’è gente che mi chiede se ho fretta di crescere e si aspetta che risponda sì, anche se la mia risposta è no. A me piace la mia età, mi piace sapere che ho tante esperienze da fare e che ho il tempo per viverle ed è per questo che non mi piacerebbe avere già diciotto anni. Una persona matura anche grazie a degli eventi particolari: quando cambia scuola, quando si innamora, quando si sposa, oppure un giorno come gli altri si sveglia, va a scuola e fa delle riflessioni che non aveva mai fatto, si impegna come non mai e capisce di essere “cresciuto”. Voi lettori adesso vi chiederete cosa c’entra questo tema, con i disabili e la Fondazione La Fonte; ve lo spiegherò brevemente. Nel periodo dell’adolescenza, la diversità è sinonimo di esclusione ed emarginazione. Infatti le persone di origine straniera, le persone disabili ecc. vengono spesso derise ed emarginate da miei coetanei, e io tutto ciò lo trovo profondamente ingiusto. Per questo penso che sia giusto sensibilizzare di più noi giovani sull’argomento “diversità”. Lo si può fare anche soltanto portando i propri figli ad alcune manifestazioni, come ad esempio a quelle offerte dalla Fondazione La Fonte. Nel settembre 2012 ho avuto l’occasione di partecipare alla “Festa di fine estate”. È stata una giornata magnifica e vi posso assicurare che stare a contatto con le persone disabili è stato piacevole, divertente e arricchente. Con questo testo voglio sottolineare il fatto che è profondamente sbagliato ed ingiusto emarginare ed escludere le persone; chiunque siano, come siano o da ovunque vengano. Se qualcuno mi chiedesse la differenza fra crescere e maturare, io direi che maturare è una crescita interiore, mentre crescere può essere usato ( oltre che come sinonimo di maturare) anche per indicare dei cambiamenti fisici. Per certa gente crescere può essere solo un verbo da coniugare ma per altri la crescita è la fase più importante della vita. Per me la crescita è molto importante e, come ho già detto in precedenza, può essere caratterizzata da eventi importanti e particolari. Il teatro Il palcoscenico, luogo dove persone ed emozioni si incontrano All’interno del foyer è stato creato lo spazio “teatro” dove nel corso dell’anno verrà programmata una serie di rappresentazioni. Musica, recitazione, canto, lettura, giochi, marionette animeranno la vita del foyer. Daranno vita a preziosi momenti sociali dove il dentro diventa fuori e il fuori diventa dentro. PAROLA AI PROTAGONISTI età è anche rilevante il giudizio altrui. Infatti si ha timore di quello che gli altri pensano di te, non vuoi essere lasciato in disparte, vuoi essere simpatica ai tuoi amici, insomma, durante la crescita gli adolescenti cercano di instaurare buoni rapporti con le persone che li circondano, a meno che, queste persone non abbiano una o più diversità rispetto agli adolescenti stessi. Sono una persona molto legata alla mia famiglia, che è fondamentale, ma alla mia 16 Greta Scherler, nata il 7 febbraio 1998, abita a Coldrerio e frequenta la Quarta Media a Balerna. OPINIONE SUL TEMA 17 GITA IN VALPOSCHIAVO DI Claudio Guimarães, Capo struttura Foyer Fonte 6 Nella primavera scorsa il Foyer Fonte 6 ha deciso, insieme agli utenti, di passare alcuni giorni di vacanze a Poschiavo, nel Cantone Grigioni. L’idea principale è stata quella di svolgere le attività nella natura supportate da un programma strutturato e dettagliato. Siamo arrivati a destinazione sabato 28 aprile nella Casa Surcà dell’ Associazione Pro Vita Comuna. La casa è situata nella periferia del comune di Poschiavo, lontano dal traffico e vicino al fiume Poschiavin. Dopo aver sistemato la nostra accogliente casa, gli ospiti hanno fatto un doveroso riposino dopo il viaggio. Siamo quindi andati a fare un giro di ricognizione in questo paese pittoresco guidati da Samuele Godenzi, il nostro stagiaire. Il giorno seguente, come da programma, abbiamo fatto una gita a St. Moritz con il Bernina Express. Il trenino rosso della Ferrovia Retica è la più alta ferrovia alpina fa parte del Patrimonio Mondiale Unesco. Abbiamo visitato il rinomato paese dopodiché, prima del ritorno, abbiamo fatto una passeggiata lungo il lago. Lunedì 30 aprile siamo stati alla fattoria della signora Claudia Lazzarini che è un’ agricoltrice bio e allevatrice di cavalli. La signora è inoltre un’ippoterapeuta. La proposta è stata quella di fare un’escursione nella bellissima natura della Valposchiavo. Abbiamo dunque preparato i cavalli per la gita che ci è stata offerta dalla signora Lazzarini. Quindi siamo andati su una piccola collina con i cavalli montati dagli ospiti e accompagnati ciascuno da due persone. Lì in questo meraviglioso posto abbiamo fatto un pic-nic e verso sera siamo rientrati in fattoria. Il martedí, dopo le restituzione della casa, c’è stata l’ultima tappa del soggiorno a Poschiavo. Siamo andati a casa della signora Godenzi, madre di Samuele, che ha offerto un delizioso pranzo a tutti. Nel pomeriggio siamo rientrati ad Agno felici e soddisfatti di questi giorni trascorsi nei Grigioni. Alla vacanza hanno partecipato tutti gli ospiti di Fonte 6 più un invitato speciale: Marina di Fonte 3, già ospite del foyer. Gli operatori sono stati: Claudio come responsabile del campo, lo stagiaire Samuele e il nostro volontario Mauro di Fonte 3. Durante la gita con i cavalli c’era pure un gruppo di tre ospiti e due educatrici provenienti da Samedan (Centro Ufficina) che ha passato la giornata con noi. Dopo l’escursione con i cavalli li abbiamo invitati da noi per una merenda. In seguito si sono uniti a noi per la cena al Ristorante Centrale di Poschiavo con specialità tipiche della valle. PAROLA AI PROTAGONISTI 18 PAROLA AI PROTAGONISTI 19 VIVA IL CARNEVALE La Conferenza dei direttori ATIS cambia “veste” di Laura Taiana, Stagiaire SSpSS 4° anno e Andrea Fieni, OSA di Rossano Cambrosio, Direttore Fondazione La Fonte CARNEVALE! Si respira un’aria profumata di festa, dolciumi, risa e burle fan da sfondo e l’atmosfera gioiosa resta. Il Re e la Regina arrivano alla Fonte, e tutti gli utenti baciano in fronte! Viva viva il Carnevale con frittelle e caramelle la tristezza manda via e ci porta l’allegria! Fischi canti e suoni e balli: Angela vuol ballare, Daniel vuol saltare e Katia vuol cantare. Ad un tratto vedo Vanni travestito da Barbagianni! Chi si veste da Arlecchino è “Re Giorgio”, il più carino! Mentre Angelo fa l’ Arcangelo e Francesco va al rinfresco! Viva viva il Carnevale … a Fonte 8 ogni scherzo vale! Alcune settimane orsono una folta delegazione di Direttori che rappresentano le istituzioni nel nostro settore e che si posizionano all’interno dell’associazione mantello ATIS, si è ritrovata ad Olivone per partecipare ad un seminario di lavoro esterno molto particolare. Esso era infatti mirato alla ricerca di “nuove formule e soluzioni” atte a contenere la spesa in vista di un anno 2013, dove ci verranno chiesti dei nuovi sacrifici, alfine di ottimizzare la gestione della spesa corrente in previsione di anni di magra. Il seminario si è svolto con grande impegno ed interesse da parte di tutti e le alchimie chimiche, o formule magiche che dir si voglia, partorite all’occasione fungeranno da base di discussione con l’Ente sussidiante per l’elaborazione e la discussione dei futuri preventivi di gestione. In via del tutto confidenziale per i nostri lettori pubblichiamo alcune immagini relative all’interessante ed intensa giornata di studio. Eccoci qui, come ogni anno a festeggiare l’arrivo del Re e della Regina Sbroja del Carnevale di Lugano! Nell’arco del pomeriggio abbiamo avuto il piacere di condividere presso la nostra struttura di Fonte 8 un momento piacevole e ricco di allegria. Re e Regina accompagnati dal cagnolino Richie e dal membro di Fondazione, Signor Hamid, con il loro spirito carnevalesco hanno colorato di simpatia il nostro Foyer, rendendolo un momento speciale per utenti e collaboratori. Questo momento di animazione ha risvegliato ricordi, emozioni e sentimenti legati al vissuto di ognuno di noi, facendoci sentire, con immenso piacere, anche un po’ bambini. PAROLA AI PROTAGONISTI La visita ha portato gioia, spensieratezza ed anche… tante calorie! Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato attivamente alla preparazione di questo evento, simbolico ma ogni anno apprezzato. …tra un boccone e l’altro col pancione ci ritroviamo, e con affetto vi salutiamo! 20 VARIE 21 Musicisti con il Soundbeam! di Catherine Ferrara e Marianna Rapazzini, Centro Diurno Fonte 1 L’idea del progetto Soundbeam è nata nel 2011, in seguito alla collaborazione di Marianna Rapazzini, terapista a Fonte 1, con il Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e i ricercatori della Nostra Famiglia (Bosisio Parini; Lecco), nell’ambito di una ricerca finalizzata allo studio degli effetti riabilitativi del Soundbeam sull’area della comunicazione in persone con tratti dello spettro autistico. Successivamente è iniziata una formazione specifica per l’utilizzo del software conseguita dalla stessa Marianna. Il progetto è quindi stato meglio definito nel corso dell’inverno 2011-2012, in collaborazione con le Fondazioni Provvida Madre di Balerna e San Gottardo di Lopagno. L’attività ha avuto due fasi: la prima da febbraio a fine maggio con incontri quindicinali il giovedì pomeriggio presso il centro diurno della Fondazione Provvida Madre a Balerna; la seconda da settembre a novembre, il giovedì mattina di ogni settimana. Nella prima fase gli utenti coinvolti sono stati quattro: Sonia, Monica, Enea e Luciano, dell’atelier Mosaico. Lo scopo era quello di familiarizzare con lo strumento ed integrarsi nel gruppo. In modo naturale è poi maturata l’idea di organizzare un concerto quale momento di condivisione dell’esperienza, sfociata in ben due eventi: l’uno sabato 17 novembre all’Oratorio di Balerna, e l’altro domenica 18 novembre al Conservatorio di Lugano. Infatti, nella seconda fase, in cui si è aggiunta Daniela, l’obiettivo delle prove era finalizzato agli spettacoli in programma per metà novembre. Tutti si sono rapidamente integrati al nuovo gruppo - una quindicina di persone - e ben adattati alle richieste legate al “fare Soundbeam”. Infine ringraziamo sentitamente tutti coloro i quali hanno permesso l’esperienza Soundbeam: la direzione e la capoéquipe nel sostenere le nostre richieste, i colleghi per la loro disponibilità, i famigliari per il loro appoggio concreto. E soprattutto gli attori principali, i nostri “musicisti” i quali, con il loro entusiasmo e la loro spontaneità, ci hanno regalato tante emozioni. L’attiva collaborazione dei famigliari degli utenti è stata un valido e prezioso sostegno alla buona riuscita degli eventi. In occasione dei due concerti è apparso chiaro sia il desiderio sia il bisogno di poter offrire nuovamente la possibilità di partecipare a quest’attività. Infatti, anche per quest’anno, stiamo riproponendo questo laboratorio, convinti della validità di questo intervento a complemento del raggiungimento degli obiettivi individuali del Piano di Sviluppo Globale di ciascuno. Sarebbe, in futuro, auspicabile ampliare l’esperienza permettendo anche ad altre persone di poter usufruire di tale attività. Gli obiettivi dell’utilizzo del Soundbeam toccano diverse aree di competenze: • Cognitiva: in particolare l’utilizzo della musica nell’autismo permette di stimolare un circuito deputato alla codifica del linguaggio e delle azioni, in un sistema di neuroni a specchio che ha un nodo particolare nell’area di Broca (area dedicata alla produzione verbale). Inoltre sono numerosi i riscontri sulla stimolazione delle capacità attentive (attenzione selettiva e sostenuta) e, specialmente nella ripetizione dei brani per la preparazione del concerto, della memoria. • Emotiva - affettiva: lo strumento riesce a creare un’interazione tra utente e mondo esterno; le persone imparano ad ascoltare, esprimersi e comporre i suoni; spesso mostrano una “risonanza estetica” attraverso espressioni facciali rivelatorie. Imparano anche a scoprire, esplorare, esprimere e comunicare i loro sentimenti. • Sociale: creando attivamente musica d’assieme, con altre persone di altre fondazioni, le persone hanno l’opportunità d’implementare un cambiamento nei modelli di comportamento. Infatti la ricerca ha dimostrato che, immediatamente dopo la terapia con il Soundbeam, le persone hanno più facilità nei rapporti interpersonali, mostrano più tolleranza e maggiore consapevolezza degli altri. Bibliografia ELLIS, PHIL, Incidental Music: a case study in the development of sound therapy, British Journal of Music Education (1995), 12, pp. 59-70. ELLIS, PHIL, The Music of Sound: a new approach for children with severe and profound and multiple learning difficulties, British Journal of Music Education, 1997, 14:2, pp. 173-186. ELLIS, PHIL e VAN LEEUWEN, LIESELOTTE, Living Sound: human interaction and children with autism, ricerca presentata alla commissione ISME sulla Musica nell’Educazione Speciale, la Musicoterapia e la Medicina Musicale, Regina, Canada, luglio 2000. GAERTNER, MAY, ‘The sound of music in the dimming, anguished world, of Alzheimer’s Disease’ in Wigram, T. e De Backer, J (Eds.), Clinical Applications of Music Therapy in Psychiatry, Jessica Kingsley Publishers, 1999, pp. 244-264. HILLMAN, MICHAEL, ‘Introducing Soundbeam’ in Tomaino, Concetta M. (Ed.), Clinical Applications of Music in Neurologic Rehabilitation, MMB, 1998, cap. 6. OCKELFORD, ADAM, Music and visually impaired children, RNIB 1993 PERRY, BETHANY G. e WOLSLEGEL, WENDY M, Assessment of effectiveness of Soundbeam to Elicit Movement and Social Interaction, University of Wisconsis Eau Claire,1997. PAROLA AI PROTAGONISTI 22 PAROLA AI PROTAGONISTI 23 O I IT V N P. P. 6991 Neggio DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Via G. Soldati 29, 6991 Neggio Tel. 091 606 56 56 Fax 091 606 71 20 E-mail [email protected] www.lafonte.ch CCP 69-2955-7 Direttore: Rossano Cambrosio Amministratore: Patrizia Lotti Coordinatore Strutture: Mirko Scherler Coordinatore Servizi: Stefano Rimoldi c/o la casa con occupazione Fonte 3 a Neggio Ampi parcheggi a disposizione nel paese di Neggio (a 5 min. dal foyer) GIORNATA DELLE PORTE APERTE per scoprire “BENESSERE INTERNO LORDO” Programma 10.00-12.00 Visite guidate all’itinerario artistico dalle 11.00 Aperò musicale 14.00-15.30 Visite guidate all’itinerario artistico alle 15.30 Presentazione del progetto dalle 16.00 Happy hour in musica Durante tutto il tempo delle visite sarà in funzione una buvette. Tutte le opere pittoriche create dagli utenti SONO IN VENDITA Il ricavato della giornata servirà per sostenere le attività BIL durante l’anno 2013. Grazie per la vostra visita e il vostro sostegno. Utenti e personale di Fonte 3 SETTORE LAVORATIVO FONTE 1 CENTRO DIURNO Via Pezza 3, 6982 Agno Tel. 091 604 58 54 FONTE 2 LABORATORIO PROTETTO E LABORATORIO DI PANETTERIA-PASTICCERIA Via Pezza 3, 6982 Agno Tel. 091 604 58 43 FONTE 4 AZIENDA AGRICOLA PROTETTA Fondazione Lions Club, Lugano 6947 Vaglio Tel. 091 943 42 47 FONTE 7 PANETTERIA PASTICCERIA “IL FORNAIO” • Sede di Via G. Buffi 4A, 6900 Lugano Tel. 091 921 04 24 • Sede di Piazza Molino Nuovo, 6900 Lugano Tel. 091 921 44 48 • Supsi Caffé, 6928 Manno Tel. 077 421 35 31 SETTORE RESIDENZIALE FONTE 3 CASA CON OCCUPAZIONE 6991 Neggio Tel. 091 606 56 56 FONTE 5 APPARTAMENTI PROTETTI 6991 Neggio Tel. 091 606 56 56 FONTE 6 CASA SENZA OCCUPAZIONE Via J. Corty, 6982 Agno Tel. 091 605 38 58 FONTE 8 CASA CON OCCUPAZIONE Via Beltramina 18a, 6900 Lugano Tel. 091 976 08 18 Stampa: Tipografia Stucchi - Mendrisio Grafica: www.spalluto.ch - Chiasso SABATO 27 APRILE 2013