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Stima della portata di piena con diverse metodologie di calcolo ed
Stima della portata di piena con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrografico del Calopinace (RC) Giovanni D. Musolino Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Stima della portata di piena con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrografico del Calopinace (RC) Giovanni Musolino Published by: Mistral Service sas, Via U. Bonino, 3, 98100 Messina (Italy) This book is distributed as an Open Access work. All users can download copy and use the present volume as long as the author and the publisher are properly cited. The content of this manuscript has been revised by our international Editorial Board members. Important Notice The publisher does not assume any responsibility for any damage or injury to property or persons arising out of the use of any materials, instructions, methods or ideas contained in this book. Opinions and statements expressed in this book are these of the authors and not those of the publisher. Furthermore, the published does not take any responsibility for the accuracy of information contained in the present volume. First published: Oct, 2015 Assembled in Italy © Giovanni Musolino A free online copy of this book is available at www.mistralservice.it Stima della portata di piena con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrografico del Calopinace (RC) Giovanni Musolino ISBN: 978-88-98161-19-5 5 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace INDICE INTRODUZIONE .......................................................................................8 CAPITOLO I: La portata al colmo ............................................................ 10 1.1 Componenti dell’onda di piena .................................................... 10 1.2 Trasformazione afflussi - deflussi ................................................. 12 1.3 Curve Number.............................................................................. 17 1.4 Idrogramma di piena ................................................................... 24 CAPITOLO II: Modelli di calcolo per la stima della portata di piena ........ 29 2.1 Concetti di base ........................................................................... 29 2.2 Metodo Cinematico o della corrivazione ...................................... 35 2.3 Metodo del serbatoio lineare....................................................... 42 2.4 Metodo razionale ........................................................................ 52 2.5 Metodo di Nash ........................................................................... 54 2.6 Metodo dell’analisi regionale....................................................... 56 CAPITOLO III: Il bacino idrografico ......................................................... 73 3.1 Individuazione di un bacino idrografico ....................................... 73 3.2 Caratteristiche planimetriche....................................................... 75 3.3 Caratteristiche del rilievo ............................................................. 78 3.3.1 Curva ipsografica..................................................................... 78 3.3.2 Altezza media .......................................................................... 80 3.3.3 Altezza mediana ...................................................................... 81 3.3.4 Pendenza media del bacino .................................................... 82 3.4 Leggi statistiche ........................................................................... 82 3.4.1 Distribuzione di Gumbel (EV1) ................................................ 84 3.4.2 Distribuzione di Fréchet (EV2)................................................. 88 3.4.3 Distribuzione Log-normalea due o tre parametri ................... 90 3.5 Curve di possibilità pluviometrica ................................................ 93 3.6 Ietogramma di progetto ............................................................... 96 3.6.1 Ietogramma costante (o rettangolare) ................................... 97 3.6.2 Ietogramma Chicago ............................................................... 98 3.6.3 Ietogramma Sifalda ............................................................... 101 CAPITOLO IV: Applicazione dei modelli di piena al bacino idrografico del Calopinace........................................................................................... 103 4.1 Descrizione del bacino idrologico del Calopinace ....................... 103 6 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 4.2 Stima delle caratteristiche planimetriche e del rilievo del bacino idrografico del Calopinace ............................................................... 106 4.3 Stima delle curve di possibilità pluviometrica per il bacino idrografico del Calopinace ............................................................... 108 4.3.1 Stazione pluviometrica di Reggio Calabria (cod. 2450)......... 108 4.3.2 Stazione pluviometrica di Arasì (cod. 2460) ......................... 112 4.3.3 Stazione pluviometrica di Cardeto (cod. 2465) ..................... 114 4.4 Idrogramma di piena per il bacino idrografico del Calopinace .... 116 4.5 Stima delle portate di piena per il bacino idrografico del Calopinace ....................................................................................... 123 4.5.1 Stima della portata di piena con il metodo dell’invaso ........ 123 4.5.2 Stima della portata di piena con il metodo razionale ........... 124 4.5.3 Stima della portata di piena con il metodo della regionalizzazione ........................................................................... 124 4.6 Confronto tra le portate di piena ricavate con le differenti metodologie di calcolo .................................................................... 125 4.6.1 Metodo della corrivazione .................................................... 125 4.6.2 Metodo del serbatoio lineare ............................................... 127 4.6.3 Metodo razionale.................................................................. 128 4.6.4 Metodo dell’analisi regionale ............................................... 129 CONCLUSIONI ...................................................................................... 132 BIBLIOGRAFIA ..................................................................................... 135 APPENDICE .......................................................................................... 136 7 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace INTRODUZIONE L’obiettivo della tesi è l’analisi di diverse metodologie di calcolo per la stima della massima portata di piena per un assegnato bacino idrografico. A tal scopo nel capitolo primo verrà analizzato l’afflusso meteorico, vale a dire come esso si trasforma in deflusso e come quest’ultimo si suddivide in deflusso profondo, superficiale ed ipodermico.Verrà quindi descritto come questi diversi tipi di deflusso contribuiranno alla formazione dell’onda di piena; nello stesso capito si è analizzato inoltre il metodo del Curve Number che permette il calcolo della pioggia netta in funzione del grado di umidità del terreno e della destinazione d’uso di quest’ultimo. Quindi verrà ricavato l’idrogramma di piena il cui colmo rappresenta la massima portata dell’evento di piena. Il secondo capitolo tratterà i modelli per la stima della portata di piena, in particolare verranno presi in esame: il modello cinematico (o della corrivazione), il metodo del serbatoio lineare (o dell’invaso), il modello di Nash ed il modello dell’analisi regionale. Nel terzo capitolo verranno prese in esame le caratteristiche planoaltimetriche del bacino idrografico, ed i relativi parametri morfologici e del rilievo. Nello stesso capitolo verranno descritte le leggi statistiche che verranno utilizzate per l’analisi dei dati pluviometrici forniti dagli Annali Idrologici. In particolare saranno prese in esame la distribuzione di Gumbel (EV1), la distribuzione di Fréchet (EV2), la distribuzione Log-normale a due e tre parametri e la distribuzione TCVE. I dati cosi elaborati serviranno per la stima delle curve di possibilità pluviometrica che permetteranno di ricavare le altezze di pioggia in funzione della durata e di un assegnato periodo di ritorno, tramite lo ietogramma Chicago (ietogramma di progetto ad intensità variabile) verrà distribuita l’intensità di pioggia nello spazio e nel tempo; sarà così effettuata l’analisi di tutti i dati necessari alla stima della portata al colmo. L’ultimo capitolo sarà costituito dall’applicazione al bacino idrografico relativo alla fiumara Calopinace, che attraversa con la sua parte terminale dell’alveo la parte centro-sud della città di Reggio Calabria per sfociare poi in prossimità della Stazione ferroviaria centrale. Per l’analisi pluviometrica verranno presi in esame i dati di pioggia delle stazioni pluviometriche di Reggio Calabria, Arasì e Cardeto (stazioni pluviometriche che si trovano all’interno del bacino idrografico in esame); tramite le metodologie che 8 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace saranno prese in esame ed analizzate verrà calcolata la massima portata al colmo per la fiumara Calopinace per un tempo di ritorno T = 100 anni. Tale parametro costituirà la base di partenza per il dimensionamento di una qualsiasi infrastruttura idraulica da realizzarsi nella fiumara in esame. 9 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace CAPITOLO I: La portata al colmo 1.1 Componenti dell’onda di piena Al fine di determinare la portata al colmo, dobbiamo essere in grado di determinare quale aliquota della precipitazione caduta al suolo, giunge effettivamente alla sezione di chiusura, per far ciò dobbiamo separare le differenti componenti che costituiscono l’onda di piena. La precipitazione caduta al suolo contribuisce infatti con diverse modalità e con diversi tempi alla formazione dell’onda di piena di cui la portata al colmo rappresenta il massimo valore. Analizziamo adesso i quattro meccanismi che danno luogo al deflusso di piena. Se durante una precipitazione piovosa la quantità d’acqua caduta sulla superficie di un bacino idrografico è maggiore di quella che contemporaneamente ritorna all’atmosfera per evapotraspirazione, allora nella rete idrografica si ha un incremento del livello idrico che caratterizza lo stato di piena del corso d’acqua appartenente al bacino in esame. Si può supporre che la formazione dei deflussi di piena avvenga attraverso quattro meccanismi distinti: deflusso superficiale, deflusso profondo, deflusso ipodermico e afflusso diretto. Il deflusso superficiale,salvo il caso di bacini molto permeabili, rappresenta l’aliquota maggiore del complessivo deflusso di piena; esso inizia a formarsi dopo un certo intervallo di tempo dall’inizio dell’evento meteorico, in particolare quando l’intensità di pioggia supera l’intensità di evapotraspirazione e di infiltrazione.Inoltre, devono essere esaurite le capacità naturali ed artificiali di invaso del bacino che non hanno connessione diretta con la rete idrografica. Altri fattori che determinano il ritardo con cui la portata si presenta in alveo sono: i caratteri geomorfologici del bacino idrografico (l’area del bacino, la natura geologica dei terreni, la destinazione d’uso dei suoli, la pendenza dei versanti,l’estensione e la struttura della rete idrografica, il tipo e la consistenza della vegetazione, etc.) e l’iniziale stato d’imbibizione del bacino. Il deflusso profondo rappresenta l’aliquota dell’acqua d’infiltrazione che ha la possibilità di raggiungere la rete idrografica a monte della sezione di fiume considerata. Bisogna però considerare che il moto delle acque filtranti avviene in modo molto lento; quindi, il deflusso sotterraneo 10 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace giunge in alveo con molto ritardo rispetto all’inizio del fenomeno piovoso. Se si considerano periodi di tempo molto lunghi si vedrà che il deflusso profondo costituisce il principale contributo alla formazione del deflusso dei corsi d’acqua naturali: anzi, nei periodi di siccità ne costituisce l’unica componente; il contributo di portata del deflusso profondo risulta inoltre essere molto più regolare rispetto a quello del deflusso superficiale a causa dell’azione modulatrice che gli ammassi filtranti attraversati (ossiai serbatoi sotterranei) esercitano sulla portata del deflusso profondo. Il deflusso ipodermico rappresenta la parte dell’acqua di pioggia che infiltratasi nel terreno, scorre più o meno parallelamente alla superficie del suolo in uno strato superficiale spesso alcune decine di centimetri. L’entità di tale tipo di deflusso dipende dalle caratteristiche litologiche del bacino: tale deflusso, infatti, risulta essere praticamente nullo quando il terreno è impermeabile; in tal caso, infatti, non può esservi infiltrazione, e quando il terreno è permeabile in profondità,in tal caso l’infiltrazione forma solo il deflusso profondo. Il contributo del deflusso profondo risulta essere significativo quando sono presenti strati di terreno impermeabile a piccola profondità dalla superficie del suolo e risulta accentuato dall’eventuale presenza di macroporosità dovute all’apparato radicale della vegetazione. Generalmente il contributo del deflusso ipodermico viene accorpato con le portate dovute ai deflussi superficiali tale accorpamento è dovuto principalmente a tre fattori: la costante di tempo di tale fenomeno risulta essere più vicina a quella tipica del deflusso superficiale che a quella del deflusso sotterraneo; è difficile individuare con sufficiente approssimazione tale contributo; è stato dimostrato da alcune ricerche condotte negli Stati Uniti che il contributo del deflusso ipodermico è rilevante solo in piene di piccola entità; in caso di piene di grossa entità esso risulta essere trascurabile. L’afflusso diretto rappresenta l’aliquota del volume di pioggia che cade direttamente sulle superfici liquide del bacino; poiché tale contributo risulta essere molto limitato, la portata relativa a tale contributo viene conglobata in quella relativa al deflusso superficiale. 11 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 1.2 Trasformazione afflussi - deflussi Abbiamo visto nel paragrafo precedente come la precipitazione, caduta sul bacino idrografico, viene di norma suddivisa; dobbiamo quindi analizzare il modo in cui tale afflusso meteorico si trasformerà in deflusso di piena; dobbiamo quindi comprendere come decurtare, dalle precipitazioni lorde, le perdite e ricavare così le precipitazioni efficaci, tramite le quali potremo determinare l’onda di piena e di conseguenza ricavare la portata al colmo. La determinazione dei deflussi, in una data sezione di un corso d’acqua, causati dagli afflussi meteorici al bacino idrografico considerato costituisce uno dei problemi centrali dell’idrologia. Con la dicitura "trasformazione afflussi-deflussi" intendiamo l'insieme di quei diversi processi idrologici che concorrono alla formazione del deflusso, a partire dalla precipitazione meteorica, prima ancora che il deflusso stesso si incanali nella rete idrografica. Una visione schematica di tali processi è riportata in Fig. 1.1. Considerando tale schema come rappresentativo del bilancio di massa d'acqua per una porzione elementare di un bacino idrografico,tale bilancio ha come ingresso fondamentale la precipitazione misurata in prossimità del suolo. Tale precipitazione viene in parte intercettata dalla vegetazione, in parte si infiltra nel suolo, in parte ancora va ad accumularsi in piccoli invasi naturali e/o artificiali (pozzanghere, avvallamenti del terreno,impluvi artificiali); la parte rimanente, infine, va a costituire il deflusso superficiale che scorrerà verso la rete idrografica secondo le linee di massima pendenza del terreno. Il sistema suolo - vegetazione, quindi, costituisce una naturale capacità di invaso, che tende a decurtare la quantità di acqua precipitata che arriverà alla rete idrografica (precipitazione efficace). Tale decurtazione dipenderà, istante per istante, dalla capacità complessiva di tali invasi, che varierà nel tempo, sia a causa del loro progressivo riempimento durante prolungati eventi di pioggia, sia a causa di altri processi di trasferimento dell'acqua che agiscono nel sistema suolo - atmosfera. 12 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fig. 1.1 - Schema del bilancio idrologico di una porzione elementare di bacino. Nell'ambito nello studio dei fenomeni di piena fluviale, i diversi tipi di deflusso (superficiale, ipodermico, profondo o di base) assumono una importanza relativa, che varia in funzione del tempo caratteristico di risposta del bacino in esame. Intendendo come tempo di risposta l'intervallo di tempo trascorso fra l'inizio dell'evento di precipitazione e l'arrivo del colmo di piena alla sezione di chiusura del bacino, questo dipende in maniera sensibile dalle dimensioni areali del bacino stesso e dalla lunghezza del corso d'acqua principale, nonché dal regime di quest'ultimo (torrentizio, fluviale, ...) 13 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fig.1.2 - Tempi di ritardo, rispetto alla precipitazione, dei diversi tipi di deflusso in arrivo alla rete idrografica. Avendo, quindi, come obiettivo principale la stima dei deflussi superficiali, ed eventualmente ipodermici, la modellazione della trasformazione afflussi - deflussi si basa fondamentalmente sul calcolo, a partire dalla distribuzione spazio - temporale delle piogge, delle perdite che queste subiscono per intercettazione ed infiltrazione. La stima dell'evapotraspirazione influenzerà solo indirettamente la stima di tali perdite, tramite il bilancio di umidità del suolo, da cui dipende il tasso di infiltrazione, ed il bilancio d'acqua dei piccoli invasi, da cui dipende l'intercettazione. Il processo di infiltrazione risulta essere, nella maggior parte dei casi, il fattore di perdita quantitativamente più rilevante. La modellazione del processo di trasformazione degli afflussi in deflussi si inserisce come componente essenziale nella più generale modellistica per la ricostruzione e/o la previsione di idrogrammi di piena, in una o più sezioni fluviali di un bacino idrografico, a partire dalla distribuzione spazio - temporale delle piogge insistenti sul bacino (Fig. 1.3). 14 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fig. 1.3 - Schema concettuale di trasferimento da precipitazioni distribuite nello spazio e nel tempo ad idrogramma di piena nella sezione di chiusura di un bacino. Dal punto di vista matematico, il problema della ricostruzione (o previsione) di un idrogramma di piena può essere visto come la messa a punto di un filtro il cui ingresso è costituito da misure di una variabile P(s,t) (la precipitazione insistente sul bacino durante un particolare evento) di tipo distribuito, ovvero dipendente sia dalla coordinata temporale t che dalla coordinata spaziale s ,e la cui uscita è una variabile Q(t) (la portata nella sezione di chiusura del bacino) di tipo integrato nello spazio, ovvero dipendente solo dal tempo. La trasformazione da pioggia al suolo a portata nella sezione di chiusura avviene secondo una cascata di processi, ciascuno dei quali può essere rappresentato tramite un opportuno sotto-modello specializzato, come schematizzato in Fig.1.4. In particolare, l'ingresso principale al modello sarà costituito da una serie di misurazioni di pioggia, di tipo puntuale (registrazioni pluviometriche) e/o distribuito (radar meteorologico), che dovranno essere in generale interpolate, tramite un opportuno modello estimativo per ottenere l'andamento delle precipitazioni lorde al suolo nello spazio e nel tempo in termini di afflussi per unità di area (ovvero con dimensioni di portata 15 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace perunità di area). La parte di tali precipitazioni che andrà in scorrimento superficiale (ed eventualmente anche in deflusso ipodermico, nei limiti precedentemente accennati), detta anche precipitazione efficace o deflusso efficace, verrà stimata con un opportuno modello di trasformazione afflussi - deflussi, che stimerà la produzione di deflusso q(s, t) idealmente in ciascun punto del bacino, avente questa ancora le dimensioni di una portata per unità di area. Infine, il processo di concentrazione dei deflussi superficiali nel reticolo idrografico e di trasferimento lungo questo fino alla sezione di chiusura verrà rappresentato tramite un opportuno modello di formazione dell'onda di piena. Fig. 1.4 - Schema di flusso della modellazione degli idrogrammi di piena. 16 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 1.3 Curve Number Il metodo del "Curve Number", messo a punto dal "SoilConservation Service - UnitedStatesDepartment of Agriculture", permette di determinare la pioggia netta che ci occorre per determinare al portata al colmo. Tale metodo si colloca a metà strada fra i modelli basati sul calcolo delle perdite per infiltrazione in un punto, quindi coerentemente utilizzabili solo in approcci distribuiti esemidistribuiti, ed i modelli formulati in maniera da essere specificatamente utilizzati in approcci integrati. Dal punto di vista matematico, si fa ancora riferimento al calcolo del flusso superficiale come differenza fra precipitazione e perdite, inglobando però adesso in un unico termine di perdita anche gli altri fattori, oltre all'infiltrazione (SoilConservation Service, 1968). I parametri di tale modello infatti sono stati calibrati non in base a soli dati di infiltrazione, (siano questi relativi a prove di laboratorio o misure in campo), ma proprio in base a dati di precipitazione e di portata su un enorme numero di bacini di varie dimensioni negli Stati Uniti, messi in relazione con i tipi pedologici e di uso del suolo di ciascun bacino. Proprio la grossa mole di dati esistente, ed in continuo aggiornamento, a supporto di tale modello, ha fatto sì che questo diventasse molto diffuso negli Stati Uniti. Attualmente trova applicazione sia in modelli di tipo integrato, relativamente a piccoli bacini in cui sia determinabile una classe prevalente di suolo e del relativo uso, sia in approcci di tipo distribuito o semidistribuito (McCuen, 1982). Per l'utilizzazione del metodo SCS-CN in Italia alcuni problemi vanno comunque tenuti presenti: primo fra di essi la mancanza di verifiche sulla corrispondenza fra i tipi di suolo e di uso di suolo, e quindi dei relativi parametri, presenti nei bacini degli Stati Uniti ed in Italia, nonché le diverse condizioni climatiche che influenzano principalmente le caratteristiche di variabilità spaziale e temporale della precipitazione (Busoni et al., 1995). Il metodo CN si basa su una semplice equazione di bilancio fra i valori cumulati nel tempo, a partire dall'inizio dell'evento di precipitazione, della pioggia R(t), del deflusso superficiale V(t), delle perdite iniziali Fa(t) prima della produzione di deflusso e di quelle successive F(t). Tali quantità sono funzioni monotone non-decrescenti nel tempo, con dimensione di un volume per unità di area, ovvero di un'altezza. 17 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace L'ipotesi di base del metodo è che il rapporto fra volume di deflusso ed il volume di pioggia depurato delle perdite iniziali rimanga, ad ogni istante, uguale al rapporto tra il volume delle perdite successive ed il volume massimo teorico delle perdite, indicato quest'ultimo con il simbolo S: (1.1) V F = R - Fa S Viene inoltre supposto che le perdite iniziali siano proporzionali alle perdite massime possibili S: Fa=S (1.2) Con valori tipici di β compresi fra 0.1 e 0.3 (nella procedura così detta standard viene assunto β = 0.2). Combinando le varie relazioni si ottiene quindi la seguente stima del volume di deflusso superficiale: ì ï0 ï ï ï [ R( t ) - bS ] 2 V ( t) = í ï R( t ) + (1- b ) S ï ï ï R( t ) -S î ; R( t ) £ bS ; bS < R( t ) £ ; 1- b + b 2 b 1- b + b 2 b S S < R( t ) Il nucleo fondamentale di tutto il metodo è quindi costituito dal parametro S, che a sua volta viene espresso in funzione di un indice adimensionale CN, detto "Curve Number", che a sua volta viene tabulato in funzione del tipo di suolo, per tenere in conto le capacità di infiltrazione dello stesso, e della destinazione d’uso del suolo, che influenzerà sia l'ammontare della quota delle perdite iniziali dovute a intercettazione che la capacità di infiltrazione stessa del suolo. La relazione che lega S a CN, quando il primo viene espresso in millimetri, risulta essere: 18 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace æ100 ö S = 254 × ç -1÷ è CN ø (1.3) Da tale relazione ricaviamo i valori limite di CN che teoricamente possono variare tra 0 (superficie totalmente permeabile, con nessuna produzione di deflusso) e 100 (superficie totalmente impermeabile, con nessuna perdita e deflusso uguale alla precipitazione). Secondo tale modello, il volume specifico(altezza) di pioggia netta Pnet, dall'inizio dell'evento meteorico fino all'istante generico t, risulta legato al volume specifico (altezza) di pioggia lorda P, caduta nel medesimo intervallo temporale, dalla relazione: (1.4) Pnetta = ( P - Ia ) 2 P - Ia + S Nella quale P è la precipitazione alla fine della pioggia,Iala perdita iniziale, vale a dire l’altezza di precipitazione che è possibile trascurare all’inizio del fenomeno prima che inizi a defluire l’acqua superficiale, S è il massimo volume specifico di acqua che il terreno può trattenere in condizioni di saturazione. Questa relazione è valida soltanto per P Ia, mentre nel caso in cui l'altezza di pioggia risulti minore di Ia si ha Pnetta= 0. In realtà, con l'introduzione della perdita inizialeIa, che risulta legata ad Sdalla seguente relazione: (1.5) Ia= 0,2 S Si intende tenere conto anche di quel complesso di fenomeni, quali l'intercettazione da parte della vegetazione e l'accumulo nelle depressioni superficiali del terreno, che ritardano il verificarsi del deflusso superficiale. Il termine "Curve Number" (numero di curva), deriva dal fatto che a ciascun valore corrisponde una diversa curva che rappresenta il rapporto fra volumi di deflusso e di precipitazione (coefficiente di deflusso cumulato) in funzione del volume di precipitazione, come rappresentato in Fig. 1.5. 19 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fig. 1.5 - Andamento del rapporto fra volumi di afflusso e deflusso per diversi CN. La determinazione di CN si effettua tramite due diverse tabelle: con la prima tabella per aree agricole e boschive(Fig. 1.6)e per aree urbane ed assimilabili (Fig. 1.7) si ricava il valore di CN, che corrisponde alle caratteristiche del suolo riguardanti la possibilità di infiltrazione e l’insieme delle sue condizioni, nell’ipotesi di un contenuto medio di umidità. Dalla seconda tabella (Fig. 1.8) si ricava, in funzione del valore di CN corrispondente alle condizioni medie, il valore di CN corrispondente al contenuto di umidità effettivo. 20 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fig. 1.6 – Valori del parametro CN per diverse condizioni di suolo e di copertura. Fig. 1.7 – Valori del parametro CN per diverse condizioni di suolo e di copertura. 21 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Queste tabelle classificano i suoli in base a tre voci per quanto riguarda le condizioni del suolo, e in quattro “classi idrologiche” fondamentali (A, B, C, D) ,definite in base al tipo di suolo, per quanto riguarda la capacità di infiltrazione. Le tre voci che descrivono le condizioni di suolo sono: 1) uso del suolo (pascoli, boschi, colture,… etc); 2) trattamento della superficie (tipologia di solco, terrazzamenti); 3) condizione di drenaggio ( cattivo, discreto, buono). I quattro gruppi in base ai quali si classificano i suoli dal punto di vista dell’infiltrazione sono: i suoli di questo gruppo sono costituiti prevalentemente da sabbie o ghiaie di notevole spessore, con drenaggio da buono ad eccessivo: presentano un elevato tasso di infiltrazione anche quando sono completamente bagnati. E sono quindi suoli caratterizzati da un basso potenziale di scorrimento superficiale; i suoli di questo gruppo sono caratterizzati da una granulometria che vada moderatamente fine a moderatamente grossolana, con drenaggio che va da moderatamente buono a buono: presentano un tasso di infiltrazione moderato quando sono completamente bagnati; i suoli di questo gruppo sono caratterizzati da una granulometria che va da moderatamente fine a fine, oppure sono suoli con uno strato che impedisce il movimento discendente dell’acqua; presentano un basso tasso di infiltrazione quando sono completamente bagnati; i suoli di questo gruppo sono prevalentemente suoli argillosi con alto potenziale di rigonfiamento, suoli con una falda permanentemente ala, suoli con uno strato di argilla in superficie o in prossimità di essa o suoli sottili giacenti sopra materiale pressoché impermeabile: presentano un tasso di infiltrazione bassissimo quando sono completamente bagnati. Il metodo SCS-CN prevede di tenere in conto anche dello stato iniziale di umidità del suolo, perlomeno in maniera indicativa. In particolare, vengono considerati tre diversi stati di umidità: I - Suolo asciutto. II - Suolo mediamente umido. III - Suolo molto umido. I valori di CN riportati nelle 22 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace tabelle si riferiscono usualmente alla situazione intermedia (CNII) Una volta determinata la condizione iniziale di umidità del suolo, ad esempio per mezzo dell'ammontare di pioggia registrato nei cinque giorni immediatamente precedenti all'evento di interesse(Fig. 1.9), il relativo CN può essere ricavato o da opportune tabelle di conversione (Fig. 1.8) o tramite le seguenti formule semplificate: (1.6) (1.7) CN ( III) = CN ( I) = 4,2CN ( II) 10 - 0,058CN ( II) 23CN ( II) 10 + 0,13CN ( II) Nel caso di bacini con terreni che appartengono a gruppi diversi si adopera un valore medio pesato di CN, o meglio si può calcolare il deflusso totale come media pesata dei deflussi relativi alle diverse parti del bacino (adoperando in ogni caso le aree come pesi). Fig. 1.8 – Valori del parametro CN per la I e III categoria della condizione di umidità iniziale corrispondenti, a parità di altre condizioni, a quellai della II categoria (SCS, 1985). 23 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fig. 1.9 - Individuazione della condizione di umidità antecedente (AMC) in funzione della precipitazione antecedente di 5 giorni (SCS, 1985). 1.4 Idrogramma di piena Con il termine piena si intende un significativo e, in genere, rapido aumento della portata di un corso d’acqua, dovuto a un evento meteorico o allo scioglimento di un rilevante manto nevoso, seguito da una diminuzione, generalmente più lenta, di suddetta portata, e, infine, dal ritorno alle condizioni usuali. Ad un aumento di portata corrisponde sempre un innalzamento del pelo libero, che d’altra parte costituisce la conseguenza più visibile di una piena; non è però sempre vero il contrario: infatti, a volte, l’innalzamento del pelo libero è dovuto a cause diverse da un aumento di portata.L’idrogramma di piena conseguente ad un evento di pioggia semplice, ossia caratterizzato da un’ intensità di pioggia all’incirca costante nel tempo e uniforme nello spazio e di consistenza tale da dar luogo ad una piena, ha una forma caratteristica, comune alla maggior parte dei bacini idrografici (Fig 1.10). Fig. 1.10 –Idrogramma di piena. 24 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Nel tratto iniziale, che prende il nome di curva di concentrazione o ramo ascendente, la portata cresce sempre più rapidamente: infatti in questo tratto dell’idrogramma si riscontra la maggior velocità di variazione della portata; a tale tratto segue il colmo dell’onda di piena ossi il tratto in cui la portata dapprima cresce sempre più lentamente raggiunge un massimo e inizia quindi a decrescere. L’ultimo tratto, che prende il nome di curva di esaurimento o ramo discendente, è caratterizzato da una continua e sempre più lenta diminuzione della portata con il passare del tempo; la curva di esaurimento ha una durata maggiore della curva di concentrazione. Per giustificare anche solo qualitativamente l’andamento dell’idrogramma di piena appena descritto, occorre ricordare brevemente la sequenza dei fenomeni che portano alla formazione della piena. Come visto precedentemente, quando inizia a piovere, il livello non inizia subito a salire poiché in tale fase arriva alla rete drenante solo il contributo dell’afflusso diretto, che come abbiamo visto, risulta essere poco rilevante, la superficie della rete drenante costituisce infatti solo una piccola frazione del bacino (generalmente solo il 5%). Quando l’intensità di pioggia è tale da superare tutte le perdite, allora ha inizio lo scorrimento superficiale che, come abbiamo visto, generalmente costituisce il contributo più rilevante alla piena; inoltre, dalle modalità con cui esso avviene dipende la forma dell’idrogramma di piena. L’infiltrazione che inizia subito e continua per tuttala durata dell’evento alimenta lo scorrimento sotterraneo e quello ipodermico, con la differenza che lo scorrimento ipodermico è caratterizzato da tempi dello stesso ordine di grandezza dello scorrimento superficiale. Lo scorrimento profondo invece ha tempi caratteristici molto più lunghi: impiega infatti mesi o anni per raggiungere la rete idrografica; il contributo dello scorrimento profondo varia dunque poco,perche gli effetti della pioggia si fanno sentire in modo più limitato. Poco dopo la fine dell’evento meteorico si ha la fine dello scorrimento superficiale a cui corrisponde l’inizio della fase di esaurimento della piena, fase che è rappresentata nell’idrogramma di piena dal ramo discendente, che è composto, in teoria, da tre segmenti ai quali corrispondono tre periodi successivi. Al primo periodo corrisponde il deflusso dovuto allo svuotamento della rete idrica, al deflusso ipodermico e al deflusso profondo; il deflusso che si ha nel secondo periodo è invece dovuto alla 25 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace combinazione del deflusso profondo e di quello ipodermico; il deflusso del terzo periodo(che si protrae fino alla successiva piena) è dovuto esclusivamente al deflusso profondo. Il primo tratto di curva ha un andamento che è difficilmente descrivibile con espressioni matematiche di carattere generale; il secondo e terzo tratto di curva, invece, possono essere ben approssimate dalla seguente legge esponenziale: (1.8) q(t)=q0e-t/k dove k è una costante di tempo che assume valori diversi a secondo che si consideri lo scorrimento ipodermico, quello superficiale o la somma di entrambi; q0 è invece la portata corrispondente all’istante di tempo t0 istante di tempo che corrisponde all’inizio del secondo tratto. L’idrogrammadi piena presenta molto spesso un andamento irregolare, caratterizzato dalla presenza di picchi secondari che sono dovuti alla non uniforme distribuzione spazio-temporale della pioggia. Come abbiamo appena visto, l’idrogramma di pienaè composto dal contributo delle diverse forme di alimentazione del deflusso del corso d’acqua: nella maggior parte dei casi di interesse pratico è sostanzialmente impossibile individuare con esattezza le diverse componenti dell’idrogramma. Per ovviare a tale problema si suddivide l’idrogramma in due parti alle quali corrispondono due forme di deflusso molto diverse tra loro: il deflusso di pioggia che comprende l’afflusso diretto, lo scorrimento superficiale e in parte lo scorrimento ipodermico, e il deflusso di base che è costituito prevalentemente dal deflusso sotterraneo. E’ bene far notare che i due contributi di deflusso sono caratterizzati da tempi che differiscono tra loro di alcuni ordini di grandezza: infatti il deflusso di pioggia raggiunge la sezione di chiusura molto più celermente del deflusso di base. La separazione delle due componenti dell’idrogrammapone il problema dell’individuazione degli istanti di inizio e di fine dell’evento meteorico e il tracciamento della linea di separazione, ossia la determinazione dell’idrogramma del deflusso di base, rendendo cosi immediata la determinazione dell’idrogramma relativo al deflusso di pioggia per differenza.Per quanto riguarda l’istante iniziale, c’è poca incertezza perche la curva di concentrazione inizia a salire in modo molto brusco (Fig. 1.10); 26 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace molto più incerta ed arbitraria è l’individuazione dell’ istante di fine del deflusso di pioggia; a tal scopo sono utilizzati diversi metodi. Tra i procedimenti empirici, il più semplice consiste nell’effettuare la separazione delle due componenti, considerando come istante di fine del deflusso di pioggia quello in cui la portata è tornata al valore che aveva nell’ istante corrispondente all’istante di inizio del deflusso (linea orizzontale A-AI , Fig.1.11). Tale metodo ha lo svantaggio di fornire un tempo di base molto lungo (tAI- tA) che non corrisponde al reale andamento del fenomeno. Fig. 1.11–Determinazione della durata del flusso di pioggia Un altro criterio consiste nell’assumere come istante finale del deflusso di pioggia quello corrispondente al punto in cui la curva di esaurimento assume un andamento esponenzialetipico del deflusso sotterraneo: individuando con tale metodo l’istante di fine del deflusso di pioggia con molta probabilità si include anche parte del deflusso relativo allo scorrimento ipodermico. Studi compiuti da Linsley, Kohler ePanches forniscono una tabella dalla quale si ricava l’intervallo di tempo t che mediamente intercorre tra il picco dell’ onda di piena e l’istante di fine dello scorrimento 27 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace superficiale(Linsley et al. 1949): questa tabella può essere approssimata con la seguente formula: (1.9) t = 0,854 A0,235 Dove t è espresso in giorni e l’area in kilometri quadrati. Determinato l’intervallo di tempo in cui il deflusso di base è distinto da quello totale, si deve determinare l’andamento dell’idrogramma del deflusso di base, per far ciò si possono utilizzare, tra gli altri, i seguenti due metodi. Il primo metodo (utilizzabile solo se si è adoperato il secondo dei due criteri visti in precedenza per individuazione dell’istante finale del deflusso superficiale) consiste nel prolungare fino all’istante di picco la curva esponenziale che rappresenta il deflusso di base; dopo la fine del deflusso di pioggia, e nell’unire il punto cosi individuato, in corrispondenza del picco, al punto dell’idrogramma in cui comincia il deflusso di pioggia con una curva arbitraria (che conviene assumere uguale ad un segmento di retta).L’idrogramma del deflusso di base, durante la piena,risulta costituito da due tratti: un segmento di retta crescente e una curva esponenziale (una retta in scala semilogaritmica) decrescente (Fig. 1.12). Il secondo metodo prevede di assegnare all’idrogramma del deflusso di base tra gli istanti di inizio e di fine del deflusso di pioggia un andamento lineare (Fig. 1.12). Fig. 1.12 - Separazione delle due componenti dell’onda di piena. 28 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace CAPITOLO II: Modelli di calcolo per la stima della portata di piena 2.1 Concetti di base I modelli di trasformazione afflussi-deflussi, consentono il calcolo, idealmente in ciascun punto del bacino idrografico, della precipitazione efficace o netta e della relativa produzione di deflusso superficiale. Indicando con q(x, t) tale deflusso, questo sarà funzione sia dello spazio che del tempo ed avrà dimensioni di una portata per unità di area. Obiettivo dei modelli di formazione dell'onda di piena è la determinazione dell'andamento nel tempo Q(t) della portata nella sezione fluviale di chiusura del bacino in esame, ovvero del calcolo dei tempi impiegati dai deflussi q(x, t) prodotti in ciascun punto x del bacino per arrivare alla sezione di chiusura. Immaginando che la quantità q(x, t) rappresenti il volume di acqua "prodotto" dal bacino, in un intervallo infinitesimo di tempo, all'istante t e nel punto x, il lasso di tempo necessario affinché questo raggiunga la sezione di chiusura (tempo di ritardo) sarà la somma del tempo necessario per raggiungere il tratto di reticolo idrografico "morfologicamente" più vicino al punto x e del tempo necessario per arrivare da questo, lungo il reticolo stesso, alla sezione di chiusura. In altre parole, tale tempo sarà funzione della distanza topologica del punto x dalla sezione di chiusura (somma della distanza dal punto più vicino del reticolo e della distanza di tale punto, lungo il reticolo stesso, dalla sezione di chiusura) e delle velocità di scorrimento lungo i versanti ed i canali del reticolo idrografico. Mentre le distanze topologiche di ciascun punto del bacino sono facilmente determinabili a partire dalla morfologia del bacino stesso (quote, pendenze, tracciato del reticolo idrografico), le velocità di scorrimento saranno in genere funzione, oltre che ancora della morfologia del bacino e delle relative caratteristiche idrauliche sia dei versanti che delle aste fluviali, anche delle condizioni di deflusso in ciascun punto del percorso a valle del punto x nonché del valore di q stesso). In particolare, le condizioni di deflusso (valore della portata) nel tratto fluviale immediatamente precedente la sezione di chiusura dipenderanno dal deflusso prodotto in tutti i punti del bacino e quindi, in ultima analisi, il 29 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace tempo di ritardo di q(x, t) dipenderà, in maniera più o meno sostanziale, dai valori di q in qualsiasi altro punto del bacino stesso. Solo una modellistica di tipo distribuito (ossia in funzione del tempo e dello spazio) ed idraulicamente basata, comprendente cioè la descrizione del moto dell'acqua sia sui versanti che nei canali, è in teoria in grado di stimare correttamente tale complessa sequenza di dipendenze. Si distinguono due categorie di modelli: i modelli a scatola bianca (white box) ei modelli a scatola nera (black box); in particolare in idrologia i primi prendono il nome di modelli concettuali e i secondi modelli empirici. I modelli concettuali sono ottenuti da una schematizzazione del fenomeno preso in esame tenendo conto delle leggi fisiche che lo governano; i modelli empirici invece non considerano minimamente i fenomeni fisici che caratterizzano il fenomeno in esame; essi sono ottenuti tramite l’analisi a scatola chiusa, con la quale, noti l’ingresso e l’uscita, si cerca di trasformare, tramite un operatore più semplice possibile, l’ingresso in un’uscita il più possibile simile a quella osservata. Nell’ambito idrologico, in particolare, ci si interessa solo delle trasformazioni che hanno luogo nel bacino idrografico; i possibili modelli di trasformazione afflussi – deflussi sono molti ma devono sempre tenere in considerazione le tre seguenti componenti : 1) la componente dello scorrimento veloce (rete idrografica) che trasforma la pioggia netta in deflusso di pioggia; 2) la componente dello scorrimento sotterraneo (acquiferi) che trasforma la “ricarica” nel deflusso di base; 3) la componente (superficie e suolo) che comprende la zona non satura, che trasforma l’afflusso meteorico nella pioggia netta nell’evapotraspirazione e nella “ricarica”. I modelli prendono il nome di modelli completi se si considera la trasformazione afflussi – deflussi per un periodo prolungato, durante il quale le precipitazioni sono per lo più nulle o al più molto scarse, le diverse vie con cui la pioggia arriva alla sezione di chiusura (rete idrografica, suolo superficie ed acquiferi) hanno lo stesso peso e la superficie di controllo con cui si identifica il bacino coincide con quello con base che poggia sullo strato impermeabile sottostante gli acquiferi. 30 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Se invece dobbiamo considerare la trasformazione afflussi – deflussi per un periodo breve che caratterizza un evento di piena, dobbiamo fare considerazioni differenti rispetto alle precedenti: i tempi caratteristici della filtrazione, attraverso gli acquiferi, sono molto più lunghi di quelli caratteristici dell’evento; il deflusso di base risulta essere minore del deflusso di pioggia; possiamo così trascurare il fenomeno di ricarica, e ciò implica la possibilità di introdurre alcune semplificazioni; i modelli che si basano su tali assunzioni prendono il nome di modelli di piena. La differenza tra un modello completo e un modello di piena consiste nel ridursi delle procedure di determinazione del deflusso di base e delle perdite a operazioni semplici, ma del tutto accettabili nella simulazione di un evento di piena, il cui risultato dipende in larga parte dal modello di deflusso di pioggia utilizzato. Sia i modelli empirici che quelli concettuali effettivamente usati per rappresentare la trasformazione della pioggia netta in portata di pioggia, sono quasi sempre lineari e stazionari. Un sistema si dice lineare se vale il principio di sovrapposizione degli effetti: nel caso specifico, se agli ingressi p1(t) e p2(t) corrispondono, rispettivamente, le uscite q1(t) e q2(t), e all’ingresso a p1(t)+b p2(t) corrisponde l’uscita a q1(t)+b q2(t). Un sistema si dice stazionario se, dato un ingresso p(t) cui corrisponde l’uscita q(t), si ha anche che all’ingresso p(t+T) corrisponde l’uscita q(t+T). I primi modelli lineari e stazionari si basavano sul concetto di idrogramma unitario (UH), proposta da Scherman, nel 1932. L’UH si basa sull’ipotesi che l’idrogramma corrispondente ad una pioggia efficace, con intensità costante nel tempo ed uniforme nello spazio, sia sempre lo stesso. Fig.2.1 - UH in risposta ad un ingresso unitario elementare 31 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fig.2.2 - UH in risposta ad un ingresso di intensità doppia di quella elementare Fig.2.3 - UH in risposta ad un ingresso elementare traslato di t1 Dal perfezionamento dell’UH si è pervenuti alla definizione dell’idrogramma unitario istantaneo (IUH). L’IUH rappresenta l’idrogramma di piena che si origina in occasione di una precipitazione di durata infinitesima, intensità infinita e volume unitario. Per tale precipitazione valgono le considerazioni del delta di Dirac: p(t) = per t = 0 p(t) = 0 per t 0 +¥ (2.1) ò p (t ) dt = p ( t = 0 ) dt = 1 -¥ L’onda uscente vale: t (2.2) q ( t ) = ò p (t ) u ( t - t ) dt = p ( t = 0 ) dt - u ( t ) = 1 - u ( t ) 0 32 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Poiché deve essere anche soddisfatto il bilancio dei volumi l’area sottesa dall’IUH deve essere unitaria. Si definisce così l’integrale di convoluzione (Fig. 2.4): t p ( t ) = ò p (t ) × u ( t - t ) (2.3) 0 Con: é dq ( t ) ù æ 1 ö u (t ) = ê ú×ç ÷ ë dt û è p ø (2.4) La durata totale T dell’idrogramma, in uscita, risulta pari alla somma della durata dell’evento meteorico e del tempo di base dell’IUH. L’ascissa del baricentro dell’IUH rappresenta, invece, il tempo di ritardo del bacino. Il calcolo delle portate si ottiene discretizzando l’integrale di convoluzione. Fissato un intervallo t, vengono campionate le funzioni q(t) e p(t) ad intervalli equispaziali di t. Indicando con q(tk) la portata osservata nella sezione di chiusura all’istante kt , la q(tk) è espressa dalla sommatoria: (2.5) k æ ö q ç t k = å p ( i ) × A × ( k + 1 - i )÷ è ø i =1 Con: (2.6) A × ( k + 1 - i ) = ( k +1-i ) ×Dt ò ( k -i ) ×Dt h ( t ) dt L’IUH racchiude in sé le caratteristiche fisiche del bacino che determinano le formazione delle piene. Ogni bacino può, quindi, essere sinteticamente rappresentato da uno specifico IUH, che tiene conto sinteticamente delle sue particolarità (pendenza, morfologia, vegetazione, etc.). 33 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fig.2.4 - Integrale di convoluzione Se, infatti, il bacino possiede un IUH di tempo di base finito, T0, l’onda di piena è formata da un ramo crescente fino ad un valore di portata massimo, Qmax, pari alla portata di pioggia netta P , costante, che si raggiunge al tempo T0, a partire dal quale essa si mantiene costante. Tale idrogramma caratteristico è detto idrogramma ad S ed è tipico dei bacini nei quali sono prevalenti i fenomeni di traslazione (Fig. 2.5). Fig. 2.5 - Idrogramma ad S 34 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace I bacini caratterizzati, invece, da un IUH di tempo di base infinito non raggiungono mai le condizioni di regime. Questo comportamento è tipico dei bacini nei quali sono prevalenti i fenomeni d’invaso, e tali che la portata al colmo Qmax viene raggiunta all’istante di tempo corrispondente all’istante di termine dell’evento meteorico. 2.2 Metodo Cinematico o della corrivazione Il metodo cinematico (detto anche metodo della corrivazione), considera prevalenti, nel bacino, i fenomeni di traslazione dell’acqua. Esso è basato sulla conoscenza del tempo di corrivazione Tc del bacino;tale quantità è definita come il tempo necessario alla particella d’acqua, che cade nel punto idraulicamente più lontano del bacino, a raggiungere al sezione di chiusura del bacino stesso (è dunque un modello stazionario). Il metodo cinematico si basa sulle seguenti quattro ipotesi: 1) la formazione della piena è dovuta unicamente al fenomeno di trasferimento della massa liquida (per corrivazione si intende infatti il moto dell’acqua su una superficie in forma di velo liquido); 2) ogni goccia d’acqua si muove sulla superficie del bacino seguendo un percorso immutabile che dipende soltanto dal punto in cui essa è caduta; 3) la velocità di ogni singola goccia non è influenzata in alcun modo dalla presenza delle altre gocce (in realtà si possono avere , per uno stesso percorso, tempi di percorrenza diversi, che dipendono dalla condizioni del suolo, e dalla profondità dell’acqua; 4) la portata alla sezione di chiusura è ottenuta sommando tra loro portate elementari, provenienti dalle diverse parti del bacino, che arrivano alla sezione di chiusura nel medesimo istante. La prima ipotesi esclude la possibilità che avvenga un qualsiasi fenomeno di invaso. La seconda e la terza ipotesi equivalgono ad assumere costante il tempo di corrivazione in un qualsiasi punto del bacino. L’ultima ipotesi insieme con le due precedenti equivale ad assumere che il modello si stazionario e lineare. Per applicare il metodo cinematico occorre individuare preliminarmente la curva area-tempi s(t) del bacino (Fig 2.6): essa rappresenta le aree s del 35 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace bacino comprese tra la sezione di chiusura e la linea isocorriva relativa al generico tempo t di corrivazione; rappresenta, cioè, la linea che unisce i punti del bacino che distano dalla sezione di chiusura di un medesimo valore t del tempo di corrivazione. La curva s(t) è dunque una curva crescente dall’origine al punto di coordinate (S,Tc), dove S è pari alla superficie complessiva del bacino. Fig 2.6 – Esempio di curva aree - tempi del bacino. In caso di bacini serviti da una rete di drenaggio artificiale è abbastanza semplice costruire la curva area – tempi, se si ammette che i tempi di corrivazione siano legati ai tempi di percorrenza dei singoli tronchi della rete. Una stima approssimativa dei tempi di traslazione in rete, può essere data dal rapporto tra la lunghezza di ogni tronco e la velocità media V, di moto uniforme in condizioni di massimo riempimento. Come risulta dalla formula di Chézy: (2.7) ( V ( h) = C h × R ( h) × i ) 36 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace la velocità V(h) dell’acqua in moto uniforme, varia in funzione del livello idrico h; il tempo di corrivazione Tc non potrebbe essere considerato costante; tuttavia per sezioni chiuse in condizione di massimo riempimento, in corrispondenza dei livelli idrici maggiori (che prevalentemente interessano durante le piene), la scala V(h) delle velocità mostra un andamento abbastanza piatto rispetto al valore di V. Partendo quindi dalla sezione di chiusura e risalendo verso monte, si devono quindi cumulare i tempi di percorrenza dei singoli tronchi e le rispettive superfici scolanti. In generale il tempo di corrivazione del bacino sarà dato da: (2.8) æ Lö Tc = ç ÷ + t c èVø ossia dalla somma del tempo di traslazione lungo i rami che costituiscono il percorso idraulicamente più lungo (asta principale) del bacino e dal tempo di entrata te (tempo di ruscellamento). In alternativa, per tracciare la curva area – tempi di corrivazione, si può considerare valida l’ipotesi di Viparelli (1975); ossia si considerano le linee isocorrive coincidenti con le linee isoipse (linee congiungenti punti ad egual quota) del bacino, supponendo che il tempo di corrivazione di ogni punto del bacino sia proporzionale alla distanza che intercorre tra esso e la sezione di chiusura, e supponendo inoltre che punti a quota più elevata corrispondano a distanze maggiori e di conseguenza, a tempi di corrivazione più grandi. Secondo tale metodo, per individuare l’area delle porzioni di bacino comprese tra successive isocorrive, si utilizza la curva ipsografica; si definisce curva ipsografica l'insieme dei punti del grafico (nel quale in ordinata vengono riportate le quote relative alla sezione di chiusura, e in ascissa le percentuali crescenti della superficie del bacino) che rappresentano, per ogni quota, la percentuale di superficie di bacino che si trova al di sopra di quella quota. Si suddivide il massimo dislivello (riferito alla sezione di chiusura, che ha quota Hmin) Hmax- Hmin in n parti, tante quante sono gli intervalli di tempo t in cui si divide il tempo di corrivazione dell’intero bacino Tc; ogni parte sarà quindi pari a (Hmax-Hmin)/n. 37 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Possiamo così ricavare la generica area Ai , compresa tra la (i-1)-esima e la i-esima isocorriva, per differenza tra l’ascissa del punto della curva ipsografica di ordinata Hmin+(i-1)/n( Hmax- Hmin) e quella del punto di ordinata Hmin+ i/n(Hmax-Hmin) con i intero preso tra (1,n) (Fig. 2.7). Fig 2.7 – Suddivisione della curva ipsografica in n parti secondo il modello di Viparelli. Quanto appena visto, però, risulta poco corretto per bacini di forma molto allungata; in essi, infatti, si possono avere zone ad egual quota ma che risultano essere a distanza notevolmente differente tra loro dalla sezione di chiusura. Occorre ora assegnare a ciascuna linea isocorriva il relativo tempo di corrivazione; per far ciò si deve valutare il tempo di corrivazione dell’intero bacino, che può essere calcolato mediante diverse formule empiriche. Una delle più usate in Italia è la formula di Giandotti: (2.9) Tc = 4 A + 1,5 × L 0, 8 × H Dove Tc è il tempo di corrivazione espresso in ore, A è la superficie del bacino espresso in km2, L è la lunghezza del percorso idraulicamente più 38 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace lungo del bacino espresso in km, H è l’altitudine media del bacino rispetto alla sezione di chiusura, espressa in metri. Possiamo ora procedere al calcolo dell’onda di piena prodotta da una generica pioggia; fissato un generico intervallo di tempo t (per esempio uguale ad un ora), si considerano le linee isocorrive con tempo di corrivazione pari ad un multiplo di t e si indicano con A1, A2, …… , An le aree della porzione di bacino comprese, rispettivamente , tra le isocorrive con tempo di corrivazione zero e t, t e 2t, …. , (N-1) t e Nt. Rappresentiamo inoltre l’intensità di afflusso dell’evento meteorico (consideriamo pero la sola aliquota di pioggia netta), che supponiamo uniformemente distribuito su tutta la superficie del bacino, discretizzandola tramite intervalli di tempo t. Cosi facendo negli intervalli di tempo l’intensità di pioggia avrà valore costante i1, i2, …. ,in. Per calcolare l’onda di piena sovrapporremo le onde elementari prodotte dalle piogge che precipitano nei generici intervalli t sulle generiche aree sk del bacino; vediamo nel dettaglio come calcolare l’onda di piena elementare. Si considera la precipitazione che si ha nel primo intervallo di tempo; alla sezione di chiusura, nel primo istante dell’evento meteorico, si manifesterà un deflusso dovuto alla pioggia caduta immediatamente a monte della sezione. Se consideriamo il solo contributo dell’area A1, il contributo di portata ad esso relativo aumenterà gradualmente fino all’istante di tempo t: in tale istante, infatti, si avrà contemporaneamente il contributo della pioggia caduta, all’ istante t immediatamente a monte della sezione di chiusura, ed il contributo della pioggia caduta all’istante zero sull’isocorriva con tempo di corrivazione t. Superato tale istante la portata inizierà decrescere. Infatti la pioggia che stiamo considerando è ormai cessata, e si annullerà all’istante di tempo 2t. All’idrogramma, che rappresenta la portata parziale dovuta alla pioggia caduta nell’intervallo di tempo (0, t), viene tradizionalmente assegnata la forma di un triangolo isoscele (Fig. 2.8). 39 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fig 2.8 – Portate parziali causate dalla precipitazione del primo intervallo di tempo sull’ area A1. Gli idrogrammmi parziali relativi alla precipitazione avuta nel primo intervallo di tempo ma relativi alle aree A2, A3, … , An hanno sempre forma di triangolo isoscele, ma risulteranno ritardati di t, 2t, … , (n-1)t rispetto all’idrogramma relativo all’ area A1. Lo stesso procedimento si ripeterà per gli intervalli di tempo successivi a (0, t); in generale si avrà che l’idrogramma parziale dovuto all’intensità di pioggia ii che si ha, durante l’intervallo di tempo con inizio all’istante (i 1) t e fine nell’istante it , sulla superficie (di area Aj) delimitata dalle isocorrive con tempo di corrivazione (j - 1)t e jt, è costituito da un triangolo isoscele con base pari a 2t. L’idrogramma parziale inizia all’istante (i + j – 2)t, presenta il massimo qij, all’ istante (i + j - 1)t e termina all’istante (i + j)t. Il volume d’acqua caduto nella generica superficie Aj nell’intervallo di tempo t è pari a iitAj. Il volume che passa nella sezione di chiusura nell’intervallo di tempo compreso tra gli istanti (i + j - 2) e (i + j - 1 ) è uguale, data la forma triangolare dell’idrogramma, a qijt; applicando l’equazione di continuità e quindi uguagliando i due volumi si avrà : (2.10)qij= iiAj 40 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace L’idrogramma totale si otterrà applicando il principio di sovrapposizione degli effetti, ossia si sommeranno tutti gli ideogrammi parziali risultanti dalle precipitazioni che nei diversi intervalli di tempo cadono sulle diverse aree in cui è stato suddiviso il bacino. Nella sottostante tabella (Fig.2.9) è riportato un esempio di come si svolge il calcolo, per ottenere la portata totale alla sezione di chiusura relativa ad un certo istante di tempo, basta sommare le portate parziali riportate sulla stessa riga. Fig 2.9 – Schema di calcolo per il modello della corrivazione Un efficace utilizzo di tale metodo dipende essenzialmente da due fattori : 1) la conoscenza delle caratteristiche del bacino, che devono comportare la formazione della piena principalmente per fenomeni di corrivazione e non per fenomeni di invaso (bacini prevalentemente ripidi e con scarse possibilità di invaso); 2) la conoscenza del tempo di corrivazione del bacino (Tc). 41 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 2.3 Metodo del serbatoio lineare Il metodo del serbatoio lineare (detto anche dell’invaso) schematizza il bacino come un unico serbatoio nel quale entra una portata p e dal quale esce, attraverso una luce , la portata q (Fig. 2.10). La portata in ingresso p è in generale variabile nel tempo con una legge p=p(t): essa rappresenta la precipitazione meteorica insistente sul bacino;la portata in uscita rappresenta la portata che transita dalla sezione di chiusura del bacino in seguito all’evento di pioggia; il serbatoio è provvista di un propria capacità W che simula la capacità di invaso della rete idrografica.Vediamo ora le considerazioni e le ipotesi che stanno alla base di tale metodo e che ci permetteranno di calcolare la portata al colmo.Consideriamo una rete di drenaggio i cui tronchi siano costituiti da canali prismatici (tale metodo è usato soprattutto per reti di drenaggio urbano: quindi tale ipotesi rispecchia a pieno i canali utilizzati in reti di drenaggio artificiali); facciamo quindi l’ipotesi che durante la piena il moto sia in ogni istante uniforme(la superficie libera della corrente traslerà quindi sempre parallelamente a se stessa). Tale ipotesi implica che il volume d’acqua invasato dal tronco sia in ogni istante proporzionale all’area della sezione bagnata; aggiungiamo l’ipotesi che la frazione della sezione trasversale del condotto occupata dalla corrente dia contemporaneamente la stessa in tutti i tronchi, ciò ovviamente implica che il volume d’acqua invasato in ciascun tronco costituisca la stessa frazione del volume di completo riempimento. Queste due ipotesi descrivono il funzionamento sincrono: stiamo cioè assimilando il comportamento della rete idrografica, i cui rami si riempiono contemporaneamente, al comportamento di un serbatoio, nel quale se entra un certo volume d’acqua, si avrà un innalzamento, uguale e contemporaneo di tutti i punti del pelo libero. Fig. 2.10 – Serbatoio con luce di fondo. 42 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Dobbiamo ora trovare la legge q = q(t) ossia l’andamento della portata nel tempo nella sezione di chiusura. Consideriamo l’espressione della portata effluente da una luce : (2.11) q = m ×s × 2 × g × h Tale portata è funzione, oltre che dell’area della luce, anche del carico h insistente sul baricentro di questa. Poiché il carico dipende dal volume invasato nel serbatoio si può scrivere : (2.12) q = f ( h (W ) ) Poiché la relazione che lega il carico al volume dipende dalla geometria del serbatoio (Fig. 2.11), per assegnata geometria, si può scrivere: (2.13) q = f (W ) Fig 2.11 – A parità di volume invasato W il tirante h varia in funzione della forma del serbatoio. Avendo cosi schematizzato la rete come un serbatoio lineare possiamo scrivere: (2.14) W = k ×q La costante k dipende dalla forma del serbatoio, ossia dalla morfologia della rete idrografica, è il parametro del modello e può essere stimato attraverso formule empiriche o metodi di taratura. In particolare la 43 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace formula più semplice è quella del modello URBIS che lega k al tempo di corrivazione del bacino Tc k = 0, 7 × Tc (2.15) Oppure possiamo calcolare k secondo il metodo italianoche lega il volume invasato W e la portata Q uscente da un invaso lineare attraverso la formula: (2.16) k= 0, 8 ×Wr + w0 × Sn × IMPn Qr Dove: Wr= volume interno della rete a monte della sezione considerata; w0= volume dei piccoli invasi pari a 10 m3 per ettaro impermeabile; Sn = estensione della superficie del sottobacino; IMPn = coefficiente di impermeabilità; Qr= portata nella sezione considerata in condizioni di massimo riempimento. Altre formule proposte per il calcolo di k sono: Desbordes (1975) (2.17) k=5.07°0.18 L0.15 0.21 (1+IMP)-1.9 (100P)-0.36 h-0.07 Pedersen, Peters, e Helweg (2.18) Con: k= 3.458 (Ln)0.6 i-0.4 P-0.3 A = area del bacino (ha) IMP = coefficiente di impermeabilità n = indice di scabrezza L = lunghezza dell’asta principale P = pendenza media del bacino 44 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace h, i, = rispettivamente durata, altezza, ed intensità della precipitazione Un’ulteriore ipotesi che possiamo fare (valida soprattutto per bacini di piccola estensione ( area inferiore ai 10 km) è di considerare l’intensità di pioggia i costante nel tempo, possiamo cosi scrivere la portata dovuta all’evento meteorico come: (2.19) p = i A Dove il simbolo rappresenta il coefficiente d’afflusso , e A rappresenta la superficie del bacino idrografico. L’equazione che governa il funzionamento del serbatoio p l’equazione di continuità: (2.20) p dt – q dt = dW Dove: p dt è il volume d’acqua in entrata nell’ intervallo di tempo dt; q dt è il volume d’acqua in uscita nell’ intervallo di tempo dt; dW è la variazione del volume d’acqua contenuto nel serbatoio nell’intervallo di tempo dt. In particolare essa può essere sia positiva che negativa a secondo che il serbatoio si riempia o si svuoti. Sostituendo nella (2.20) la (2.14) si ottiene un’equazione differenziale a variabili separabili: (2.21) Che si può riscrivere come: (2.22) p dt – q dt = k dq dt 1 = dq k p-q Prima di trovare le soluzioni particolari,bisogna ricordare che l’intensità e la durata di pioggia sono legate da una relazione: la curva di possibilità pluviometrica di dato tempo di ritorno, che fornisce, per assegnato tempo 45 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace di ritorno T, l’intensità massima di precipitazione che corrisponde ad ogni durata d; viceversa, fissata l’intensità di pioggia, ad essa corrisponde un preciso valore di durata d. Dobbiamo quindi distinguere i due diversi casi ossia t tp e t tp . Quando t tp la (2.22) può essere integrata ponendo i seguenti limiti di integrazione: per t = 0 per t = t q = q0 q=q L’integrale generale è: (2.23) t t - ö æ q ( t ) = p × ç 1 - e k ÷ + q0 × e k è ø Il primo termine esprime la portata dovuta alla pioggia che ha inizio all’istante iniziale, mentre il secondo termine rappresenta la portata dovuta al progressivo esaurimento del volume d’acqua già presente nel serbatoio all’istante iniziale; in particolare tale integrale esprime la risposta del bacino ad un evento di pioggia, di intensità costante pari ad i che dura un tempo infinito. In figura 2.12 (tratto continuo) possiamo vedere l’andamento di tale curva. Fig. Andamento della portata nel tempo; i =costante, durata ttp. 2.12 – 46 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Quando t tp si ha la fine dell’evento di pioggia quindi p = 0 sostituendo nella (2.22) si ha: (2.24) - q dt = k dq Tale equazione può essere integrata ponendo i seguenti limiti di integrazione: per t = tp per t = t q = q* q=q L’integrale generale è: (2.25) q ( t ) = q* × e - t -t p k Che rappresenta una curva esponenziale decrescente, che tende asintoticamente a zero (Fig. 2.13 tratto continuo). Fig. 2.13 - Andamento della portata nel tempo; i =costante, durata ttp. Da quanto appena visto si affermare che l’onda di piena valutata con il metodo del serbatoio lineare, è costituita da una curva crescente fino adun valore massimo che si ha per t = tp , seguita da una curva decrescente che tende asintoticamente a zero. 47 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Si osservi adesso la figura 2.14, dove alcune aree sono state campite: l’area rettangolare evidenziata misura il volume di pioggia caduto sul bacino durante l’intero evento meteorico (tale volume è considerato al netto delle perdite per infiltrazione). L’area tratteggiata sotto l’onda di piena misura il volume defluito attraverso la sezione di chiusura del bacino. Per continuità i due volumi devono essere uguali. Nell’intervallo di tempo (0, tp), attraverso la sezione di chiusura defluisce il volume sottostante la curva (parte evidenziata + tratteggio) mentre il volume sovrastante la curva (parte evidenziata) risulta trattenuto nel bacino. Terminata la pioggia il volume trattenuto viene rilasciato lentamente e indefinitamente (andamento asintotico). Fig 2.14 – Confronto tra i volumi defluiti e trattenuti durante la piena. Si potrebbe pensare ora di poter determinare a priori la durata di pioggia, per un dato periodo di ritorno T, che produce la massima portata, ma ciò non e possibile e si deve pertanto procedere per tentativi. Infatti al variare della durata di pioggia varia anche l’intensità di precipitazione e conseguentemente la relazione (2.23) che esprime l’andamento del ramo crescente dell’onda di piena; in particolare, per via dell’ esponente n-1<0 della curva di possibilità pluviometrica (che ricordiamo essere in generale i = a dn-1), al diminuire della durata dell’evento aumenta l’intensità della precipitazione, e quindi la curva di equazione (2.23) risulta essere più tesa poichè ha asintoto i A più alto. Ciò sta a significare che la portata 48 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace prodotta dal bacino cresce più rapidamente, ma ciò non implica che anche la portata massima Q* sia più grande a causa della minore durata dell’ evento meteorico. A titolo esplicativo nella figura 2.15 sono riportate a confronto le onde di piena, calcolate a partire da una certa curva di possibilità pluviometrica, per due eventi meteorici di diversa durata, si può osservare che pur crescendo l’onda di piena del secondo evento molto più rapidamente rispetto a quella del primo evento, la portata massima Q*2 risulta inferiore di Q*1. Fig. 2.15 – confronto tra istogrammi relativi a piogge di diversa durata. L’ipotesi fin qui fatta di intensità di pioggia costante nel tempo non è ammissibile per bacini di grande estensione (A> 10 km): in questi casi è bene ipotizzare un evento ad intensità di pioggia variabile nel tempo (utilizzando per esempio uno ietogramma Chicago). Al fine di illustrare brevemente come applicare il metodo del serbatoio lineare ad un evento con intensità variabile, si consideri il caso di uno ietogramma di durata due ore, discretizzato in due intervalli di un ora ciascuno; l’intensità di pioggia del primo intervallo sarà i1el’intensità del secondo intervallo i2 (Fig. 2.16). 49 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fig. 2.16 – esempio di istogramma ad intensità variabile Per ottenere l’onda di piena risultante si applica il principio di sovrapposizione degli effetti. Per quanto riguarda il contributo della pioggia di intensità i1 caduta nel primo intervallo di tempo, esso sarà valutato mediante le due seguenti equazioni: (2.26) t - ö æ k q ( t ) = f × ii × A × ç 1 - e ÷ è ø Valida fino a t = tp1 = 1 (2.27) q (t ) = q × e * 1 - t -t p k Valida per t > tp1 Dove il valore di q1* è il valore della portata alla dine dell’evento di pioggia di intensità i1ed è immediatamente calcolato ponendo t = 1 nell’espressione (2.26). (2.28) t -t p æ ö q ( t ) f × i2 × A × ç 1 - e k ÷ è ø 50 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Il contributo della pioggia d’intensità i2 inizia all’istante t = 1 ora ed è dato dalle relazioni: t -t p1 æ ö q ( t ) = f × i2 × A × ç 1 - e k ÷ è ø (2.29) Valida fino a t = tp2= 2; q (t ) = q × e (2.30) * 2 - t -t k Nella quale q2* rappresenta il contributo massimo di portata dovuto alla pioggia di intensità i2, calcolabile dalla (2.29) ponendo t = tp2 = 2 t p 2-t p1 æ ö (2.30) q = q ( 2 ) = f × i × A × ç 1 - e k ÷ è ø * 2 Per ottenere l’onda di piena risultante basterà sovrapporre gli effetti sommando i contributi per ciascun istante t. In figura 2.17 sono riportate a titolo di esempio le onde parziali e la risultante onda di piena complessiva ottenuta attraverso la sovrapposizione degli effetti. Fig. 2.17– Esempio di costruzione dell’onda di piena mediate la sovrapposizione degli effetti. 51 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 2.4 Metodo razionale Il metodo razionale è uno dei metodi più semplici per la determinazione della portata al colmo Q per un dato tempo di ritorno T assegnato alla sezione di chiusura di un dato bacino. Tale metodo si basa fondamentalmente sull’utilizzo della curva di possibilità pluviometrica, assume che la precipitazione sia uniformemente distribuita nel tempo e nello spazio, e si basa, inoltre, sulle seguenti assunzioni: che Q(T) sia uguale alla maggiore delle portate al colmo corrispondenti ad eventi con intensità costante ricavati dalla curva di possibilità pluviometrica con tempo di ritorno T; che la maggiore di queste portate al colmo si abbia in corrispondenza della durata uguale al tempo di corrivazione tc (a parità di tempo di ritorno T); che la portata al colmo Q dell’evento di piena causato da una precipitazione rappresentata da uno istogramma ad intensità costante di durata tc sia proporzionale al prodotto dell’ intensità ragguagliata ir e dell’area del bacino A, attraverso un coefficiente di proporzionalità C che comprende l’effetto delle perdite. La prima assunzione risulta essere abbastanza aderente alla realtà, la seconda e la terza si possono giustificare schematizzando in modo opportuno il modello afflussi – deflussi; in particolare assumendo che le perdite siano proporzionali all’intensità di pioggia, che il tempo impiegato a raggiungere la sezione di chiusura sia dipendente esclusivamente dalla lunghezza del percorso compiuto, e che la curva area - tempi abbia un particolare andamento (rettilineo). La relazione utilizzata per la determinazione della portata Q per un assegnato tempo di ritorno T è la seguente: (2.31) Q = C × ir ( t c ,T ) × S nella quale ir(tC,T)è l’intensità media di pioggia (ragguagliata) ricavata dalla curva di possibilità pluviometrica con tempo di ritorno T, con durata pari a tc; S è l’area del bacino; C è un coefficiente di proporzionalità che tiene 52 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace conto delle perdite, poiché le perdite crescono ma non in modo proporzionale al crescere della precipitazione; allora anche C cresce al crescere della precipitazione. Il coefficiente C, inoltre, funge anche da coefficiente empirico di aggiustamento: la sua determinazione risulta, quindi, di fondamentale importanza per l’applicazione del metodo razionale. Dall’analisi dei valori del coefficiente C osservati in differenti bacini sono stata ricavate varie formule empiriche che forniscono C in base a grandezze caratteristiche del bacino. Shaake, Geyer e Knapp propongono di esprimere il coefficiente C per mezzo della seguente formula: (2.32) C = 0,14+0,65Aimp+0,05ic Nella quale Aimp è il rapporto tra l’area della parte impermeabile del bacino e l’area totale, icè la pendenza media espressa come percentuale: si nota come si trascura l’effetto dell’entità della precipitazione(poco rilevante secondo gli autori). In altri casi invece si tiene conto dell’effetto della precipitazione, attraverso il tempo di ritorno T, a titolo di esempio nella tabella sottostante (Tab. 2.1) sono riportati i valori di C in funzione del periodo di ritorno e della pendenza i, per diversi tipi di superficie. Tab 2.1 - Valori del coefficiente C per i diversi tipi di superficie (Chow et al. 1988). 53 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Questi sono solo due esempi: esistono diverse formule proposte da diversi autori (Ventura, Giandotti, Viparelli, Pugliesi, ecc) proprio per l’incertezza dovuta al valore da attribuire a C e d al tempo di corrivazione tc; il metodo razionale può portare a risultati non molto precisi, ragion per cui viene usato principalmente per il predimensionamento di opere idrauliche. 2.5 Metodo di Nash Il metodo di Nash si basa sull’utilizzo di n serbatoi lineari posti in serie (Fig. 2.18): tale metodo, quindi, dipende da n parametri che coincidono con le costanti di tempo dei serbatoi; un maggior numero di parametri permette di adattare meglio l’idrogramma unitario istantaneo alle osservazioni, ma al contempo, maggiore è il numero dei parametri, maggiore è la difficoltà di stima degli stessi: per tal ragione è conveniente limitare il numero dei parametri, quindi dei serbatoio posti in serie. Fig. 2.18 – Serbatoi lineari posti in serie Nash ha osservato che imponendo che tutti i serbatoi siano tra loro uguali, le possibili varietà di forme non diminuiscono di molto. Il numero deiparametri, invece, si riduce a due: la costante di tempo k, che è uguale per tutti i serbatoi, e il numero di serbatoi n (Nash 1960). 54 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace L’idrogramma unitario istantaneo di un serbatoio lineare è: (2.33) 1 - kt h (t ) = × e k L’idrogramma unitario istantaneo corrispondente ai primi due serbatoi messi insieme, fornito dalla convoluzione dei relativi ideogrammi unitari istantanei è: (2.34) h ( t ) = t - kt ×e k2 Per i primi tre serbatoi messi in serie l’idrogramma unitario istantaneo sarà dato dalla convoluzione dell’idrogramma unitario istantaneo dell’insieme dei primi due con quello del terzo; dunque si avrà: (2.35) h ( t ) = t 2 - kt ×e 2k 3 Tale relazione può anche essere scritta come: (2.36) h ( t ) = t t2 k × e 2!k 3 Per n serbatoi lineari posti in serie possiamo scrivere la seguente espressione generale: t t n-1 k (2.37) h ( t ) = ×e ( n - 1)!k n Dove i parametri k ed n sono sempre positivi, in particolare il parametro n non deve mai essere inferiore ad uno, altrimenti l’ordinata dell’idrogramma unitario istantaneo tende ad infinito (circostanza priva di significato fisico) al tendere a zero del tempo. La portata al colmo è ricavata dalla seguente espressione: 55 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace tp t t n -1 k (2.38) Q = p ò ×e n - 1)!k n 0 ( Dove p è la portata costante di afflusso al bacino. È interessante notare che al tendere di n a infinito, sotto la condizione che l’ascissa del baricentro resti invariata, l’idrogramma unitario istantaneo del modello di Nash tende a confondersi con quello di un serbatoio lineare con ritardo uguale a nk. 2.6 Metodo dell’analisi regionale Una valutazione delle portate al colmo può essere fatta con una stima delle probabilità del loro superamento, ottenuta su basi statistico – probabilistiche ricorrendo ad un’analisi regionale. Se non esistono sufficienti dati di tipo puntuale è necessario individuare delle procedure atte a consentire il trasferimento, ad altri siti non strumentati, dell’informazione idrologica ottenuta dai punti di misura. Data la carenza di stazioni atte alla misurazione della portata, con corrispondenti serie storiche significative, spesso si ricorre all’analisi di frequenza delle precipitazioni e delle portate di piena relative all’intera regione in esame. In Calabria, purtroppo, le serie storiche dei massimi annuali delle portate al colmo disponibili sono spesso frammentate e in molti casi prive dei dati relativi ai principali eventi alluvionali. Considerato quanto detto precedentemente, nella maggior parte dei casi si devono stimare i valori delle portate di piena con modelli di regionalizzazione del dato idrometrico, costruiti tramite l’analisi statistica dei dati idrologici relativi ad una porzione di territorio omogenea rispetto ai fenomeni di piena. In tal modo si ottiene un campione di dati storici di dimensioni molto maggiori rispetto a quelle ottenute da un campione dato da una singola stazione; sulla base di tale campione si ottiene, in genere mediante l’impiego di leggi di regressione statistica, la stima della distribuzione di probabilità delle portate di piena. In Calabria, nel 1989 è stato pubblicato, a cura del CNR-IRPI, nell’ambito del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI), il “Rapporto sulla Valutazione delle Piene in Calabria” (VA.PI.). Nel volume sono riportati criteri e procedure per la stima delle massime portate al colmo di piena di assegnato periodo di ritorno, anche in sezioni 56 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace prive di dati, basati sull'applicazione regionale della distribuzione a due componenti (TCEV) degli eventi estremi. La distribuzione di probabilità a doppia componente TCEV (Two Components Extreme Values) rappresenta la distribuzione del massimo valore conseguito, in un determinato intervallo temporale, da una variabile casuale distribuita secondo la miscela di due leggi esponenziali, nell'ipotesi che il numero di occorrenze, nel medesimo intervallo di tempo, segua la legge di Poisson. Viene dunque ipotizzato che i massimi annuali di variabili idrologiche (precipitazioni o portate) non provengano tutti dalla stessa popolazione ma da due diverse popolazioni, quella cosiddetta dei fenomeni normali, meno gravosi e frequenti, e quella dei fenomeni eccezionali, più gravosi e meno frequenti (outliers). La funzione di probabilità cumulata di una variabile casualeX, secondo il modello TCEVè funzione di 4 parametri: 1, 1, 2e 2, che esprimono il numero medio annuo di eventi indipendenti superiori a una soglia delle due popolazioni (1e 2) e il loro valore medio (1e 2). Se si pone e si può considerare la quaterna di parametri *, *, 1e 1. La funzione di distribuzione di probabilità della variabile casuale X è espressa come segue: (2.39) Dove X è la variabile considerata (massimo annuale di pioggia di durata t, o massimo annuale di portata al colmo); x è il generico valore assunto da X. Per la determinazione di xToccorre avere in definitiva una stima dei quattro parametri 1, 1, 2e 2o equivalentemente dei quattro parametri 1, 1, *e *con i quali si può ricostruire integralmente la funzione di probabilità cumulata. La stima dei quattro parametri si può ottenere ricorrendo al metodo dei momenti o al metodo della massima verosimiglianza, vincolando con quest’ultimo metodo i parametri da stimare alla conoscenza di quelli già noti da indagini a livello regionale. Si utilizzano tecniche di analisi regionale che consentono di stimare almeno alcuni dei parametri sulla base di tutte le serie storiche ricadenti all’interno di vaste aree indicate come zone e sottozone omogenee. 57 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Al 1° livello di regionalizzazione per i due parametri di forma del modello, *e *, si può assumere un valore costante all’interno di ampie zone omogenee. La stima dei valori che tali parametri assumono nella singola zona omogenea risulta pertanto molto affidabile, perché si può ottenere utilizzando tutti i dati delle serie ricadenti all’interno di essa. Al 2° livello di regionalizzazione, oltre ai valori costanti dei parametri *e *,è possibile identificare, all’interno delle zone omogenee, delle sottozone omogenee, entro cui si può ritenere costante anche il parametro di scala 1. Anche in questo caso, utilizzando per la stima di 1tutti i dati delle serie ricadenti all’interno della singola sottozona, risulta essere accresciuta l’affidabilità della stima di questo parametro. Per questo livello di analisi, quindi, sono tre i parametri di cui si può assumere a priori un valore regionale. Al 3° livello di regionalizzazione, oltre ai tre parametri *e * e 1di cui si può assumere un valore regionale, identificato al livello precedente, si persegue in modo regionale anche la stima del quarto parametro che sia 1o valore indice) in relazione all’approccio che si intende adottare. Infatti al secondo ed al terzo livello di regionalizzazione la determinazione di xTpuò essere effettuata attraverso due metodologie alternative. La prima metodologia consiste nella stima dei quattro parametri 1, 1, 2e 2o equivalentemente 1, 1, *e * con i quali si può ricostruire integralmente la funzione di probabilità cumulata. Tale procedura nel prosieguo verrà indicata come approccio FX(x). La seconda è detta metodo del valore indice. Con tale metodo si analizza in luogo di X una variabile adimensionale X/XIdove XIè unvalore caratteristico della distribuzione di X ed assume il nome di valore indice. Nelle applicazioni si utilizza quasi sempre, come valore indice la media e si analizza la variabile X’=X/che viene indicata come fattore di crescita. In generale seguendo tale approccio, la stima di xT si ottiene con due passi distinti: stima del fattore di crescita xT, relativo al periodo di ritorno T; stima del valore indice, . In definitiva la stima di xTsi ottiene con il prodotto xT = x’T · La stima del fattore di crescita, riferita al periodo di ritorno imposto dal problema in esame, è ovviamente una stima probabilistica. La distribuzione di probabilità (curva di crescita) di tale variabile interpretata con la legge probabilistica TCEV assume espressione: 58 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 1 é æ hx ö ù q* (2.40) P ( x¢ ) = exp ê -L1 × exp ( -h × x¢ ) - L* × L1 × exp ç - ÷ ú è q* ø úû êë Dove: ¥ ( -1) × L* j æ jö m (2.41) h = = ln L1 + g e - å ×G ×ç ÷ q j! è q* ø j =1 j Con γe = 0.57722(costante di Eulero) e sommatoria che può essere limitata da 1 a 20 con buona approssimazione per scopi pratici. E’ importante sottolineare che la curva di crescita (della curva espressa dalla 2.40) dipende dai soli parametri * , * e 1. In definitiva, utilizzando l’approccio del valore indice, è possibile ottenere una stima di xTdalla conoscenza dei parametri *, , (mediante i quali si stima la curva di crescita) e di (portata indice). L’equivalenza tra l’approccio del valore indice, e quello indicato come approccio FX (x) è evidente dalla relazione (2.41) che lega tra loro i parametri di posizione 1e . Per confronto con la procedura descritta in precedenza, chiameremo questa procedura approccio FX’x’. E’ opportuno sottolineare che mentre per il secondo livello di regionalizzazione il valore indice può essere considerato pari alla media aritmetica della serie campionaria della variabile idrologica considerata, al terzo livello anche questo parametro sarà stimato considerando relazioni empiriche derivate su base regionale. La scelta della procedura da utilizzare, e quindi, del livello di regionalizzazione al quale fare riferimento, dipende sostanzialmente dalla dimensione campionaria. La stima puntuale di tutti e quattro i parametri (livello 0 di regionalizzazione) presenta una elevata incertezza per le dimensioni usuali delle serie campionarie ed è quindi poco utilizzata. Quando si dispone di almeno 40¸50 anni di osservazione, si può adottare il 1° livello di regionalizzazione, utilizzando le stime regionali dei parametri di forma q, L.Per i rimanentidue parametri del modello si utilizzano i dati della serie campionaria, effettuando una stimapuntuale di L1 e q1 vincolata ai parametri q eLcon il metodo della massima verosimiglianza(approccio FX(x)). 59 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Se si dispone di almeno 20¸30 anni di osservazione, adottando al 2° livello di regionalizzazione i valori regionali stimati per i parametri q* ,L* e L1, si può effettuare sulla base dei dati campionari una stima vincolata di q1 ai parametri q* ,L*, L1con il metodo della massima verosimiglianza (approccio FX(x)). Se invece si utilizza la curva di crescita, al valore regionale dei parametri q* ,L* e L1si può affiancare la media aritmetica della serie campionaria, X , come stima del valore indice m. Quest’ultimo metodo è più semplice e di immediata applicabilità. Nel caso in cui le osservazioni campionarie manchino completamente o siano scarse per qualità e dimensione, al 3° livello di analisi regionale si preferisce adottare la curva di crescita e affiancare ai valori regionali di q* ,L* e L1la stima di X ottenuta dalle relazioni empiriche identificate per la singola area omogenea. Equivalentemente è possibile, ottenuta la stima di X , risalire al parametro q1,attraverso l’applicazione di formule empiriche. L’analisi statistica di una singola serie campionaria prevede, in definitiva, la scelta di uno solo dei livelli di regionalizzazione proposti, in funzione della dimensione della serie. E’ comunque consigliabile confrontare i risultati ottenibili dai diversi livelli di regionalizzazione. Nell’utilizzo del 3° livello di analisi regionale, infine, è buona norma confrontare tra loro i risultati ottenuti per la stima di X da più formulazioni empiriche tra quelle proposte. Risultati del modello della regionalizzazione per la regione Calabria Gli eventi relativi alle alluvioni, nella regione Calabria, sono, per intensità orarie e precipitazioni giornaliere di più giorni consecutivi, fra le maggiori del territorio nazionale. Per tale motivo l’I.R.P.I. ha disposto un piano di 60 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace intervento conoscitivo che prevede un reperimento immediato e continuo dei dati pluviometrici. L’altezza di pioggia media che cade ogni anno in Calabria è pari a 1176 mm (970 mm in Italia). La superficie regionale è di poco maggiore di 15000 Kmq: si può ritenere che, mediamente, ogni anno cadono 17,5 miliardi di mc di acqua. La distribuzione nello spazio e nel tempo degli afflussi meteorici è molto irregolare. Si hanno, infatti, variazioni sensibili passando da un anno all’altro, ed una variazione ancora più marcata all’interno dell’anno. Dallo studio redatto dal CNR-IRPI del 1990, si è notato come vi sia anche una stretta interconnessione fra la variazione di piovosità e l’altitudine: infatti frequentemente le montagne fanno da cornice a vallate, talvolta anche estese, che rimangono isolate dalle correnti aeree determinando significative particolarità nella distribuzione dei venti e dell’umidità dell’aria. Questa particolarità fa sì che ci sia un graduale aumento delle precipitazioni fino a 850 m circa, per poi avere una decrescita fino ai 1150 m e un repentino aumento oltre i 1150 m. Inoltre il numero medio dei giorni piovosi cresce con l’altitudine. La configurazione orografica condiziona, quindi, il regime delle piogge in quanto in tutta l’area volta al Mar Tirreno i monti esercitano una determinante azione di cattura delle correnti umide di origine atlantica; in conseguenza le zone montuose interne, specie nella zona occidentale ricevono piogge abbondanti, mentre le pianure costiere generalmente sono poco piovose ed addirittura aride nella zona orientale. Nella catena costiera e nell’Aspromonte si toccano e talvolta si superano i 2000 mm annui di precipitazione che, concentrandosi nell’inverno, fanno della Calabria la regione con più intensa caduta nevosa dell’Italia meridionale. Per contro, tutta la fascia orientale, ionica, si colloca tra i 600 e i 1000 mm annui, con valori anche più bassi nelle aree pianeggianti, per esempio nella Piana di Sibari. L’orografia regionale è caratterizzata dalla presenza di numerosi corsi d’acqua a carattere torrentizio, di breve lunghezza con pendenze molto accentuate. Le caratteristiche morfologiche dei bacini imbriferi, nonché la presenza di formazioni prevalentemente impermeabili fanno si che le acque meteoriche vengano smaltite rapidamente, facendo risultare il regime idrometrico scorrelato a deflussi di tiposuperficiale. Negli anni, quasi tutti i corsi d’acqua calabresi hanno raggiunto almeno una volta la loro portata massima giornaliera. Ogni due anni una parte più 61 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace o meno estesa della Calabria è interessata da alluvioni.Se ne deduce che i grandi nubifragi sono ricorrenti nella nostra regione. Grandi quantità d’acqua si abbattono a distanza di pochi anni sulle varie zone calabresi: in pochi giorni o poche ore centinaia di mm d’acqua colpiscono il territorio mettendo in moto fenomeni franosi, riempiendo fiumare e provocando danni ingenti e perdite di vite umane. Accanto a questi nubifragi, alluvioni e frane, sono anche presenti lunghi periodi di siccità. Le zone più interessate dai fenomeni di siccità sono quelle limitrofe, mentre quelle interessate dai nubifragi sono il versante ionico e centro-meridionale della regione. L’alternarsi di periodi molto piovosi e prolungati periodi secchi, condizionano fortemente il regime dei deflussi superficiali.E’ necessaria la costruzione di opere che da un lato limitino i danni delle piene, accumulando i volumi d’acqua nei periodi invernali e dall’altro, restituendo tali volumi nel periodo estivo, siano in grado di limitare i danni dovuti alla siccità. Perché ciò si renda possibile bisogna avere un’esaustiva conoscenza dei fenomeni idrologici e delle possibili condizioni di pericolosità che riguardano il nostro territorio. A tal proposito è stato redatto, da parte dell’Autorità di Bacino Regionale (ABR) un Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) che si prefigge come scopo “la valutazione del rischio dipendente da fenomeni di carattere naturale” (Fig. 2.19). Fig. 2.19 -Sintesi Provinciale della distribuzione dei comuni in base al livello di attenzione per il rischio idrogeologico molto elevato ed elevato. 62 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace La valutazione del rischio deve essere conseguita utilizzando: 1) i risultati di modelli idrologico-idraulici, che hanno permesso di individuare le sezioni di esondazioni con portate di piena con assegnati tempi di ritorno, usualmente pari a 20, 50, 100 e 200 anni; 2) criteri geomorfologici, per tenere conto dell’andamento planoaltimetrico degli alvei fluviali e delle evidenze relative ai depositi alluvionali conseguenti a fenomeni di trasporto dei materiali solidi; 3) le informazioni storiche da cui si è dedotto per i vari eventi alluvionali in quale località si siano verificate le inondazioni; 4) le aereofotogrammetrie, utili per l’osservazione delle tracce di piena. Il livello di rischio sarà, dunque, valutato tenendo conto del danno temuto e la probabilità che il danno stesso possa verificarsi. Come suggerito dal progetto VA.PI. (Valutazione delle Piene in Italia) sviluppato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), si giunge alla definizione delle massime portate di piena, con assegnato tempo di ritorno,secondo la distribuzione TCEV. Data la scarsa distribuzione delle stazioni idrometriche, rispetto alle stazioni pluviometriche, l’analisi delle piene in Calabria è stata preceduta dall’analisi dei massimi annuali di pioggia giornaliera che ha fornito utili indicazioni circa l’identificazione delle sottozone idrometriche ipotizzate coincidenti, in prima approssimazione, con le sottozone pluviometriche. Inoltre, dalla considerazione che un elevato numero di bacini calabresi è caratterizzato da tempi di corrivazione inferiori all’ora, si sono considerati oltre alle precipitazioni di breve durata (1, 3, 6, 12, 24 ore) anche i massimi annuali di durata sub-oraria (15, 20, 30 minuti), in modo da poter definire correttamente la risposta idrologicadei bacini. Tutti i dati utilizzati nella realizzazione del rapporto VA.PI. sono stati desunti dagli annali del Servizio Idrografico e Mareografico (SIMN) di Catanzaro. Per quanto riguarda i valori massimi annuali delle precipitazioni giornaliere sono state utilizzate tutte le stazioni calabresi del compartimento di Catanzaro che hanno funzionato nel periodo 19161987. Per la definizione del primo livello di regionalizzazione sono state prese in considerazione tutte le serie dei massimi annuali delle piogge giornaliere con dimensione N 48. 63 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Nell’ipotesi che la Calabria possa essere considerata come un’unica zona pluviometricamente omogenea si sono stimati i parametriL*=0,418 e q*=2,154, costanti. Al secondo livello di regionalizzazione si sono individuate tre sottozone in cui si ritiene costante il coefficiente di variazione e di conseguenza il parametro L 1 : 1) sottozona tirrenica, T: L1=48,914; 2) sottozona centrale, C:L1=22,878; 3) sottozona ionica, I: L1=10,987. In figura 2.20 è riportata la cartina della Calabria con la delimitazione delle tre sottozone omogenee. In tabella 2.2 sono riportati i valori dei parametri della distribuzione di probabilità dei massimi annuali di pioggia in Calabria. SOTTOZONA h L* q L1 Tirrenica 48,914 5,173 0,418 2,154 Ionica 10,987 3,681 Centrale 22,878 4,414 Tab.2.2 - Valori dei parametri della distribuzione di probabilità dei massimi annuali di pioggia in Calabria. Fig.2.20 - Sottozone omogenee 64 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fissati i parametri di forma e di scala della distribuzione di probabilità cumulata resta univocamente determinata la relazione fra periodo di ritorno T e valore del coefficiente di crescita KT: é ù 1 1 T =ê ú= ü ë1 - P ( Kt ) û ì ï ï ï ï 1 í 1 hk ý æ ö -q ù ï ïé -hk q* * 1 exp -L × e L × L ê 1 * 1 ç ÷ ×e úï ï è ø úû þ î êë (2.42) Dalla formula inversa della (2.42), fissato il periodo di ritorno T si ricava il valore del coefficiente di crescita KT.. In tabella 2.3 sono riportati i valori del coefficiente di crescita per diversi periodi di ritorno. T(anni) KT (Tirreno) KT (Centrale) KT (Ionio) 10 1,45 1,53 1,63 50 2,04 2,22 2,46 100 2,32 2,54 2,85 200 2,60 2,87 3,25 Tab. 2.3 Valori teorici del coefficiente KT per alcuni periodi di ritorno T Nella pratica è possibile, per il calcolo del coefficiente di crescita, far riferimento alle espressioni riportate in tabella 2.4. Tirrenica Centrale Ionica KT= 0,3887 + 0,416 lnT KT= 0,2837 + 0,488 lnT KT= 0,1410 + 0,585 lnT Tab. 2.4 - Espressioni pratiche per il calcolo di KT Per valori del periodo di ritorno superiori ai 10 anni, l’errore che si commette con l’utilizzo delle espressioni della tabella 2.4 in luogo dell’espressione (2.42) è sempre inferiore allo 0,1. Per quanto attiene ai parametri di analisi delle portate al colmo di piena, al primo livello di regionalizzazione, si accetta l’ipotesi formulata da Fiorentino et al. (1987) che tutta l’Italia appeninica ed insulare possa 65 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace essere considerata come un’unica zona idrometrica omogenea, ad eccezione della Sardegna e dei bacini con superficie superiore ai 3000 Km2. Si sono stimati i parametri L* e q* costanti nelle sottozone T, C, I. In base ai dati disponibili si è ritenuta valida l’ipotesi che la Calabria possa essere suddivisa in tre sottozone omogenee del tutto analoghe a quelle identificate nell’analisi delle piogge (Fig. 2.20). In tabella 2.5 sono riportati i valori dei parametri della distribuzione dei massimi annuali delle portate al colmo. SOTTOZONA h L* q 3,631 3,033 2,443 0,350 2,654 L1 Tirrenica Ionica Centrale 10,147 5,519 3,047 Tab. 2.5 - Valori dei parametri della distribuzione dei massimi annuali delle portate al colmo in Calabria Per i bacini che ricadono parte in una sottozona e parte in un’altra dovranno essere considerati i valori inerenti alla sottozona con il più piccolo valore L1. Si riportano in tabella 2.6 i valori ottenuti per KT dall’espressione (2.42). T(anni) KT (Tirreno) KT (Centrale) KT (Ionio) 10 1,68 1,82 2,02 50 2,74 3,08 3,58 100 3,23 3,68 4,32 200 3,74 4,28 5,07 Tab. 2.6 Valori teorici del coefficiente KT per alcuni periodi di ritorno T Nella pratica, per semplificare il modello vengono utilizzate le espressioni riportate in tabella 2.7. Tirrenica Centrale Ionica KT= - 0,1332 + 0,731 lnT KT= - 0,3566 + 0,875 lnT KT= - 0,6840 + 1,086 lnT Tab. 2.7 - Espressioni pratiche per il calcolo di KT 66 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace In base ai valori riportati nelle tabelle 2.2 e 2.3, le espressioni ottenute per le leggi di crescita nelle diverse sottozone omogenee (2° livello di regionalizzazione) sono riportate nella tabella 4.8. Tab.2.8 - Espressioni delle leggi di crescita di portate al colmo e piogge giornaliere della regione Calabria. Tali leggi di crescita sono rappresentati in figura 2.21. Fig. 2.21 - Leggi di crescita di portate al colmo e piogge giornaliere relative al 2° livello di analisi regionale 67 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Il terzo livello di regionalizzazione consiste nell’individuazione di legami tra i valori medi delle serie storiche ed i parametri geografici che caratterizzano le località nelle quali sono installate le stazioni di misura. Sono state delimitate 13 aree omogenee, in ciascuna delle quali si ritiene valido un legame di correlazione tra la media delle altezze di pioggia giornaliere massime annuali e la quota sul mare. Per le 13 aree omogenee (Fig. 2.22), vale il legame di correlazione multipla tra il valor medio dell’intensità di pioggia massima annuale di breve durata, mi, la durata della pioggia, t, e la quota, H, sul livello del mare della stazione di misura, secondo l’espressione: (2.43) é ê i0 m1 = êê C + D- H æ ö t ê 1+ êë çè t car ÷ø ù ú ú ú ú úû In cui i0 è il valore finito dell’intensità di pioggia per durate tendenti a zero, tcar è una durata caratteristica che rende massimo il coefficiente di correlazione multipla, C e D sono dei coefficienti, stimati per ciascuna delle 13 aree pluviometricamente omogenee. Fig. 2.22 - Aree pluviometricamente omogenee 68 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Se si analizzano i valori delle medie dei massimi annuali m(hd), relative alle diverse stazioni che ricadono in un’area pluviometricamente omogenea, si nota che per ogni stazione vale la relazione: m ( hd ) = ad n (2.44) Con a ed n variabili da sito a sito. Il rapporto: r= (2.45) mi m ( h24 ) Si mantiene costante e per la Calabria assume valore di media pari a 0,875 e s.q.m. pari a 0,031. Inoltre, assumendo che il parametro a della (2.44) è costante per ciascuna delle aree omogenee, che r sia costante e pari a 0,875 in tutta la regione e che in ogni stazione vale la (2.45), si ottiene: (2.46) n= ( C × Z + d + lorg - log a ) log 24 Le espressioni empiriche per la stima dei valori medi delle piogge giornaliere ed orarie sono le seguenti: Pioggia giornaliera : (2.47) Pioggia oraria: (2.48) log x = a × x + b ( d + ay ) xt = c × t log 24 Dove yè la quota della stazione rispetto al livello del mare. I parametri da impiegare per le diverse aree omogenee sono riportate nella tabella seguente: 69 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Tab.2.9 - Valori dei parametri al 3° livello delle piogge estreme per singola area omogenea. Per il calcolo delle portate al colmo di piena si possono considerare due casi: 1) quando nella sezione terminale del bacino in esame esiste una stazione idrometrica, la stima delle massime portate al colmo può essere effettuata direttamente sulla serie osservata dei massimi annuali di piena (almeno 45 anni di osservazione); 2) Nel caso in cui i dati di osservazione diretta dovessero mancare del tutto, possono essere utilizzati diversi modelli per la stima indiretta della piena media annua: - regressione empirica: La valutazione avviene attraverso una tecnica di cross-validation secondo la relazione: (2.49) Q = 1,587 × A0,839 70 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace O attraverso tecniche stepwise, secondo la relazione: (2.50) Q = 0,032×I tr × A Nella formula (2.50) Itrrappresentala media dei massimi annuali dell’intensità di pioggia di durata pari al tempo di ritardo del bacino, dato dalla distanza temporale tra il baricentro di un pluviogramma efficace e quello dell’idrogramma superficiale ad esso corrispondente o, in altri termini, dal primo momento dell’idrogramma unitario istantaneorispetto all’origine, nell’ipotesi che il sistema bacino sia lineare e stazionario. La stima dell’intensità Itr si ottiene dalla curva di probabilità pluviometrica ricavata a partire dai valori medi registrati nei singoli pluviografi. - modelli concettuali: Un approccio alternativo alle analisi di regressione è il metodo razionale secondo cui vale la relazione: (2.51) æ C × A × It ö r Q=ç ÷ + c0 è 3, 6 ø Con: C = coefficiente di piena adimensionale; c0 = costante (m3/sec); A = superficie (Km2); I tr = intensità media di durata pari al tempo di ritardo del bacino. I risultati ottenuti per la Calabria conducono ad una particolarizzazione della (2.51): (2.52) æ C × A × It ö r Q=ç ÷ - 16,57 3, 6 è ø 71 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace E imponendo la condizione che c0 assuma valore nullo: (2.53) æ C × A × It ö r Q=ç ÷ è 3, 6 ø L’espressione (2.51) si discosta dall’usuale espressione della formula razionale per la presenza del termine costante negativo, -16,57, che tiene conto delle perdite per infiltrazione nel bacino. Per i bacini di piccole dimensioni (estensione inferiore a circa 250 Kmq), secondo quanto suggerito dal PAI, presupponendo che gli eventi estremi di piena avvengano in terreno pressochè saturo, e considerando che tali condizioni siano omogenee su tutto il bacino, è possibile valutare i deflussi con l’utilizzo del metodo cinematico o del metodo razionale. Anche gli afflussi sono considerati uniformemente distribuiti sull’intero bacino e vengono depurati per ottenere le piogge nette. Per passare dall’osservazione puntuale a quella areale si può utilizzare il metodo del Curve Number, considerando una perdita iniziale antecedente l’inizio dei deflussi e scegliendo lo stesso sulla base delle informazioni fornite dalla carta dell’infiltrabilità dei suoli del PAI. E’ possibile anche considerare un coefficiente di riduzione areale ARF, secondo la relazione: (2.54) ARF = a + (1 - a ) × e-bA I cui parametri a e b, assumono per la Calabria, rispettivamente, i valori 0,732 e 0,0018 e con A espressa in Kmq. Tale relazione è valida solo per durate di pioggia pari a 24 ore. In relazione al parametro ARF nel “Rapporto Calabria” viene riportato: “…Sono necessari tuttavia ulteriori approfondimenti per valutare l’effettiva incidenza che fattori morfologici legati in particolare all’andamento orografico, e fattori climatici legati alla struttura di correlazione spaziale, potrebbero avere nella stima di ARF”. 72 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace CAPITOLO III: Il bacino idrografico 3.1 Individuazione di un bacino idrografico Il bacino idrografico è definito come la porzione di superficie terrestre che raccoglie tutte le acque presenti (piogge e/o sorgenti), che defluiranno poi attraverso la sezione di chiusura del bacino (fissata sezione del corso d’acqua considerato). In particolare, quando ci si riferisce a bacini nei quali convergono le sole acque di pioggia si parla di bacino imbrifero. Con riferimento al solo deflusso superficiale la delimitazione del bacino idrografico consiste nell’individuare sulla carta topografico la linea spartiacque (Fig. 3.1), che delimita il luogo dei punti da cui hanno origine le linee di massima pendenza che raggiungono la sezione di chiusura (rappresenta quindi l’area che congiunge due displuvi). È possibile anche individuare bacini idrografici senza assegnare una sezione di chiusura: è il caso dei bacini chiusi, che sono sprovvisti di emissario e delimitati da uno spartiacque che si chiude su se stesso. Fig. 3.1 - Esempio di tracciamento dello spartiacque superficiale 73 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Con riferimento allo scorrimento sotterraneo, possiamo definire un’ulteriore tipologia di bacino idrografico: il bacino idrografico sotterraneo o idrogeologico; infatti, al di sotto degli ammassi permeabili, che permettono l’infiltrazione e la percolazione, esiste sempre uno strato impermeabile, al di sopra del quale vi è una zona satura in cui il moto di filtrazione dell’acqua è orizzontale. Per questa tipologia di bacino l’assegnazione della sezione di chiusura, risulta più difficoltosa poiché lo scorrimento sotterraneo non avviene in aree ristrette ben definite, come nel caso della rete idrografica superficiale, ma si ha in modo diffuso in ogni parte dee sottosuolo; più problematica risulta essere anche l’individuazione dello spartiacque sotterraneo (effettuata attraverso complesse analisi idrogeologiche), cioè la linea che delimita il sistema idrico scolante verso la sezione di chiusura del bacino (Fig. 3.2). Fig.3.2 - Spartiacque sotterraneo e spartiacque profondo Poiché lo studio di un bacino implica l’applicazione dell’equazione di continuità dell’idraulica, occorre definire un volume di controllo al quale applicare tale equazione; tale volume di controllo è individuato proprio dal bacino idrografico; in particolare, con riferimento allo scorrimento superficiale faremo riferimento ad un volume di controllo delimitato da una base coincidente con la superficie del suolo (e con il fondo dei corsi e degli specchi d’acqua), da un tetto piano orizzontale in aria, e da un 74 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace contorno cilindrico a generatrici verticali che appoggia sullo spartiacque superficiale. Si ricorda infine che, con le opportune modifiche, il concetto di bacino idrografico può essere esteso a reti di drenaggio artificiali. In generale possiamo suddividere le caratteristiche di un bacino idrografico in tre gruppi: 1) caratteristiche morfometriche (o topografiche), influiscono direttamente sullo scorrimento superficiale, sono distinte in diversi gruppi a seconda che esprimano le dimensioni planimetriche, il rilievo, la forma, le pendenze del bacino, i tempi di percorrenza delle aste fluviali che compongono la rete, l’organizzazione della rete idrografica; 2) le caratteristiche delle rocce, che condizionano la disgregazione e l’erosione delle stesse, il trasporto e il deposito dei sedimenti e lo scorrimento sotterraneo; 3) le caratteristiche della vegetazione, che influiscono sull’entità e la modalità dello scorrimento superficiale e dell’erosione, e sulle perdite del bacino (evapotraspirazione e infiltrazione). Per l’argomento riguardante l’oggetto di studio prenderemo in esame sole le caratteristiche morfometriche. 3.2 Caratteristiche planimetriche Superficie Per superficie si intende l’area (generalmente misurata in kilometri quadrati) della proiezione orizzontale del bacino delimitato dallo spartiacque superficiale: essa si ricava da opportune carte topografiche. Questa caratteristica è rilevante per capire come si comporta il bacino; se il bacino è piccolo, i tempi di percorrenza dipendono dalla lunghezza del percorso che l'acqua deve fare, e quindi sono dell'ordine dei giorni, mentre per un bacino grande i tempi sono maggiori, quindi anche i tempi di formazione di piena aumentano. La superficie si calcola con la seguente relazione: (3.1) [km2] A = fc2 × s × r 2 75 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Dove: A = area del bacino [Km2]; fc2 = fattore di conversione = 1 ; 1010 = area del bacino misurata sulla carta [cm2]; r2= fattore di scala [25000]. Perimetro Per perimetro si intende la lunghezza della linea spartiacque; calcolata a partire dalla sezione di chiusura mediante la seguente relazione: P = lc × r × fc (3.2) [Km] Dove: P = perimetro dello spartiacque [Km]; lc= lunghezza del contorno rettificato sul foglio [cm]; r = fattore di scala [25000]; fc = fattore di conversione = 1 . 1010 Lunghezza dell’asta principale Per lunghezza dell’asta principale si intende la lunghezza del corso d’acqua del bacino che partendo da valle (sezione di chiusura) verso monte ha la lunghezza maggiore (senza inversione di marcia). Si procede rettificando in più tratti il corso d’acqua principale: avendo tale misura in centimetri, si riporta tale valore nell’opportuna scala, come fatto col perimetro. Per la sua determinazione si applica la seguente espressione: (3.3) La = 1 ×l ×r 10 5 [Km] Dove: 76 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace La = lunghezza dell’asta principale *Km]; fc = fattore di conversione = 1 ; 1010 = lettura eseguita con un righello sulla carta millimetrata [cm]; r = fattore di scala [25000]. Rapporto di uniformità Il rapporto di uniformità Ru viene definito come il rapporto tra il perimetro del bacino ed il perimetro del cerchio di uguale area. Si determina con la seguente relazione. (3.5) Ra = p 2 ×p × R = p 2 ×p × A = P P 0, 28 × 2× p × A = A p Dove: 2 r =lunghezza del cerchio di uguale perimetro; P = perimetro dello spartiacque topografico [Km]; A = area del bacino [Km2]. Rapporto di circolarità Il rapporto di circolarità Rc viene definito come il rapporto fra la superficie del bacino e la superficie circolare che è costituito dal medesimo perimetro P del bacino considerato. Si determina con la seguente relazione: (3.5) Rc = A A A = 2 = 12, 6 × 2 P Acp P 4 ×p Dove: P2 Acp= area del cerchio di uguale perimetro (perimetro equivalente) = 4 ×p Se Rc= 1 bacino circolare. 77 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Se Rc1bacino non circolare. Rapporto di forma Il rapporto di forma Rf viene definito come il rapporto tra la superficie del bacino e la lunghezza dell’asta principale al quadrato: (3.6) R f = A r2 Dove: A = area del bacino [Km2]; La =lunghezza dell’asta principale Km. Rapporto di allungamento Il rapporto di allungamento viene definito come il rapporto tra il diametro del cerchio di uguale area A e la lunghezza dell’asta principale: (3.7) Ra = 2× A A = 1,13× La La × p Dove: A= area del bacino [Km2]; La = lunghezza dell’asta principale Km. 3.3 Caratteristiche del rilievo 3.3.1 Curva ipsografica L’andamento altimetrico di un bacino è descritto dalla curva ipsografica; si ottiene riportando in un diagramma cartesiano i punti le cui ordinate ed ascisse rappresentano rispettivamente la quota (m) e l’area totale (km2) delle porzioni che si trovano a quota superiore a questa (Fig. 3.3). La curva ipsografica fornisce un'indicazione di quanto può essere ripido il bacino. Per tracciare la curva : 78 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace a) si suddivide il bacino in intervalli di quota fra la quota max e la quota min; b) si valuta l’area del bacino che ricade in ogni intervallo; c) si eseguono i rapporti tra le aree dei singoli intervalli Si e l’area totale del bacino Stot e quelli tra i dislivelli fra gli intervalli rispetto il piano di base Hie il dislivello totale del bacinoHmax. In un diagramma a coordinate cartesiane si riportano in ascissa le aree, comprese fra coppie di curve di livello, sommandole progressivamente, in ordinate le quote di tali curve; unendo fra loro i punti, così determinati, si ottiene la curva ipsografica. Si ottiene una curva del tipo: Y= f (x) con: x= Si H e y= i S H Curva Ipsografica 800 H (m s.l.m.) 700 600 500 400 300 200 100 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 S (Km2) Fig. 3.3 - Andamento tipico della curva ipsografica. 79 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 3.3.2 Altezza media L’altezza media è la quota che rappresenta la media del diagramma della curva ipsografica (Fig. 3.4); dunque è la grandezza che stabilisce la superficie di un rettangolo la cui superficie corrisponde all'area sottesa dalla curva ipsografica: hmax S (3.8) H = ò h ( s ) dS 0 Stot ò h ( s ) dS = 0 Stot Fig. 3.4 - Esempio di trapezoidi che costruiscono la curva ipsografica per il calcolo dell’altezza media. L'altitudine media coincide con la media solo nel caso in cui la curva ipsografica sia una retta. In definitiva l’altezza media ( H ) si può ottenere con l’espressione: (3.9) H = 1 2×S n å( H i =1 i + H i +1 ) × ( Si +1 - Si ) [m] Dove: 80 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace S = A = superficie del bacino m2; H = altezza media m; H i = quota generica m; H i +1 = quota generica successiva m; Si = superficie progressiva generica m2; Si +1 = superficie progressiva generica successiva m2. 3.3.3 Altezza mediana E’ quel valore di quota che corrisponde alla metà di superficie di bacino nella curva ipsografica, dividendo il bacino a metà. Fig. 3.5 - Esempio grafico di calcolo della mediana. Si calcola per interpolazione lineare, utilizzando la seguente formula: (3.10) Sö æ DH × ç S ¢¢ - ÷ è 2ø = H ¢¢ + H ( S¢¢ - S¢ ) [m] Dove: H = quota progressiva m; H= quota progressiva successiva m; 81 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace =H- H dislivello m; S = area del bacino Km2; S = superficie progressiva Km2; S= superficie progressiva successiva Km2. 3.3.4 Pendenza media del bacino Per determinare la pendenza media del bacino, occorre individuare le curve di livello all’interno del bacino e si suddividerle in n dislivelli (Hi), tenuto conto che la prima e l’ultima curva di livello non passano per la sezione di chiusura (S) e per la quota del punto più lontano del bacino (Zmax), si utilizza la seguente espressione : (3.11) ib = DH S 1 DH ¢ 1 DH ¢¢ ö æ1 × ç × l1 + × l1 × + l2 + l3 + .... + ln-1 + × ln × ÷ è2 2 DH 2 DH ø Dove: ln = lunghezza della generica curva di livello; H= dislivello tra S e la prima curva di livello; H= dislivello tra l’ultima curva di livello e Zmax. 3.4 Leggi statistiche Il calcolo della portata al colmo e l’elaborazione del relativo idrogramma di piena devono essere preceduti dall’elaborazione della pioggia di progetto, cioè dell’evento di pioggia più gravoso per un determinato tempo di ritorno. E’ necessario dunque effettuare delle indagini di carattere statistico (l’altezza di pioggia è infatti il prodotto di molti processi metereologici e si schematizza come una variabile casuale, essendo impossibile prevedere con esattezza il valore relativo ad un certo intervallo di tempo) che consistono nel determinare la legge di distribuzione di probabilità da associare alla variabile casuale (che rappresenta il fenomeno piovoso) e nello stimare i parametri della distribuzione; il fine di queste indagini è la determinazione delle curve di possibilità pluviometriche o climatica, rappresentate da leggi h(d,T) che esprimono il legame che intercorre tra l’altezza di pioggia che cade nella località presa in esame e la sua durata per un assegnato periodo di ritorno 82 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace (lunghezza dell’intervallo di tempo che mediamente intercorre tra due superamenti successivi di uno stesso evento).Le variabili casuali di interesse possono essere diverse a seconda del caso di studio: quando si affrontano problemi di difesa dalle piene o dalle inondazioni o dagli allagamenti le variabili casuali di interesse sono: massimo annuale della portata al colmo; massimo annuale della portata media in k ore consecutive (k varia tra 0,5 e 1,2); massimo annuale della portata media giornaliera; massimo annuale delle piogge di t ore (t varia tra 0,5 e 24 ore); massimo annuale delle piogge di k giorni consecutivi (k varia tra 1,5 e 10 giorni). L’analisi statistica della grandezza idrologica di interesse permette di inquadrare i fenomeni idrologici e di determinare il rischio di insuccesso, permettendo cosi di definire la soluzione progettuale ottimale. Nella prima fase dell’analisi idrologica si individuano le grandezze idrologiche di interesse e le stazioni nelle quali sono misurate; si procede, quindi, alla raccolta dei dati e alla loro analisi statistica e alla valutazione dei valori che le variabili potranno assumere nel futuro. Le analisi statistiche dei fenomeni idrologici (il cui fine è la determinazione della relazione x=x(T) che lega la variabile al periodo di ritorno T), si basano essenzialmente sull’uso delle distribuzioni di probabilità; le più comunemente utilizzate sono: La distribuzione di Gumbel (EV1); La distribuzione di Frechèt (EV2); La distribuzione Log-normale; La distribuzione di tipo TCEV. In particolare è possibile condurre l’analisi statistica con due diversi approcci: Si considerano solo i massimi (o i minimi) valori di un assegnato intervallo di tempo, estraendo dal campione dei dati idrologici solo la serie dei massimi (o minimi) annuali; 83 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Si considerano tutti i valori che eccedono (o sono inferiori) ad una prefissata soglia. Se si considerano i massimi annuali X di una grandezza idrologica (piogge giornaliere, portate la colmo, etc.) come i massimi di una serie di N variabili casuali Yi(1,…..,N) è possibile individuare la distribuzione asintotica di X. In particolare le distribuzioni che prenderemo in esame sono : La distribuzione di Gumbel (EV1) La distribuzione di Frechèt (EV2) la distribuzione Log-normale a due o tre parametri Esse si distinguono tra loro dal modo in cui la funzione di probabilità cumulata tende asintoticamente ad uno. 3.4.1 Distribuzione di Gumbel (EV1) La caratteristica tipica delle distribuzioni di questa famiglia, che si dice appunto esponenziale, è che la funzione di probabilità P(x) si può approssimare, per valori grandi di x, con una curva che tende esponenzialmente ad uno al tendere di x ad infinito. Per queste distribuzioni la funzione di probabilità del massimo di un campione di N valori tende, al tendere di N ad infinito, ad una semplice forma asintotica. La funzione della distribuzione di Gumbel ha la seguente espressione: (3.12) P ( x ) = e -e- a ×( x-u ) L’approssimazione dei massimi con la EV1(Extreme Value Type - 1) migliorerà all’aumentare della dimensione dei dati della popolazione campionaria. La funzione densità di probabilità (Fig. 3.6) assume la seguente forma: (3.13) p( x) = dP ( x ) dx Che rappresenta la probabilità che la variabile idrologica sia compresa nell’intervallo (x; x+dx): 84 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace p ( x ) dx = P ( x < X < x + dx ) (3.14) Fig. 3.6 – Funzione densità di probabilità. I parametri della funzione ed u si stimano con il metodo dei momenti (la media e la varianza, momenti rispettivamente del I e II ordine del campione disponibile, sono pari ai momenti teorici della variabile x), tali parametri sono detti parametri caratteristici della funzione: (3.15) a = 1,283 s ( x) (3.16) u = m ( x ) - 0, 45 × s ( x ) Con: (x) scarto quadratico medio pari a: å (x i (3.17) - m )2 i =1 ( N - 1) (x) media pari a: (3.18) xi åN i In particolare definiamo parametro di scala: esso dipende esclusivamente dallo scarto quadratico medio, ci fornisce la misura della 85 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace dispersione dei dati attorno alla media, controlla inoltre la forma del grafico; minore è il suo valore e più addensata risulta la distribuzione; in termini grafici, la curva risulterà più appuntita al crescere di (Fig. 3.7). Fig 3.7 – Variazione della funzione di probabilità cumulata al variare di . Il parametro , definito parametro di posizione, dipende sia dalla media che dalla deviazione standard e controlla la posizione del grafico, infatti se aumenta il valore di avremo una traslazione in avanti lungo l’asse delle ascisse della curva senza che essa si deformi (Fig. 3.8). Fig 3.8 – Variazione della funzione di probabilità cumulata al variare di . Il tempo di ritorno è legato alla probabilità di non superamento dalla legge: 86 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace (3.19) T ( x ) = 1 1 - P ( x) Dalla (3.12) assumendo x=h e considerando la (3.19) si ricava: hd,T = u - (3.20) T - 1ù é × ln ê - ln a T úû ë 1 Che fornisce la stima dell’altezza di pioggia di assegnata durata d e periodo di ritorno T. Si introduce il coefficiente di variazione CV come il rapporto: s h (3.21) CV = ( ) m ( h) Tale rapporto tra lo scarto quadratico medio e la media dà una misura del grado di dispersione della popolazione della variabile casuale h se i coefficienti di variazione sono pressochè costanti possiamo considerare un unico valore di CV, media di tutti i coefficienti di variazione: (3.22) CVm = å CV i i N Con N numero dei dati. Mediante alcuni passaggi matematici è possibile ricondurre la (3.20) alla seguente espressione: (3.23) hT = m × [1 - CVm × KT ] Con KT coefficiente dipendente dal solo periodo di ritorno T così definito: (3.24) KT = 0, 45 + 1 1öù é æ × ln ê ln ç 1 - ÷ ú 1,283 ë è T ø û 87 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 3.4.2 Distribuzione di Fréchet (EV2) La distribuzione di Fréchet, o distribuzione del massimo valore del secondo tipo (EV2), ha la caratteristica che al crescere della variabile h la funzione di probabilità tende a uno molto lentamente, tanto che a partire da un certo ordine i momenti non esistono più, perché gli integrali corrispondenti non hanno valore finito. L’espressione che la caratterizza è la seguente: (3.25) P (h) = e æ h-k ö -ç ÷ èu ø Per la stima dei parametri u e k (che hanno sempre valore positivo) può essere utilizzato il metodo dei momenti; si ottiene in tal modo la seguente equazione implicita: CV = (3.26) 2ö æ G × ç1 - ÷ è kø 1ö æ G2 × ç1 - ÷ è kø Definita per k>2 che consente di stimare per tentativi tale parametro una volta calcolato il coefficiente di variazione CV campionario. L’altro parametro u viene stimato per mezzo della seguente equazione: (3.27) u = m ( h) 1ö æ G × ç1 - ÷ è kø In cui (h) è la media del campione. rappresenta la funzione Gamma completa che è così tabulata nei manuali: ¥ (3.28) G (a ) = ò xa -1 × e- x dx 0 Cambiando i valori dei parametri u e k si deforma il grafico. Le figure 3.9 e 3.10 mostrano i risultati ottenuti aumentando, rispettivamente, il valore 88 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace del parametro u (il grafico si sposta verso destra e, contemporaneamente, diventa più largo e schiacciato) e quello del parametro k (il grafico diventa più stretto e appuntito, senza che il valore della moda muti apprezzabilmente). Fig 3.9 – Distribuzioni di Fréchet con diversi valori di u e uguali valori di k Fig 3.10 – Distribuzioni di Fréchet con diversi valori di k e uguali valori di u 89 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 3.4.3 Distribuzione Log-normalea due o tre parametri La distribuzione log-normale è caratterizzata dal fatto che a seguire la legge normale di Gauss è il logaritmo naturale della variabile originaria h: y = ln h. Poiché il logaritmo è una funzione che cresce sempre al crescere dell’argomento si ha per la densità di probabilità l’espressione: (3.28) ìï 1 é ln h - m ( y ) ù 2 üï p ( h) = exp í- × ê ú ý h 2 × p × s ( y) ïî 2 ë s ( y ) û ïþ 1 La più importante caratteristica è che la distribuzione della h è limitata inferiormente (ha come limite zero) ed è illimitata superiormente, non è simmetrica, al contrario di quella della y, per cui media, mediana e moda sono diverse tra loro. Risulta: h~ h (h) tali disuguaglianze sono tanto più marcate quanto più grande è (y) quindi la distribuzione log-normale è tanto più asimmetrica quanto più è allargata la distribuzione del suo logaritmo. Inoltre (y) e (y) sono legati a (h) e (h) dalle relazioni: é s 2 ( h) ù ë û (3.30) m ( y ) = ln ( m ( h )) - ln ê1 + 2 ú 2 m ( h) 1 é s 2 ( h) ù (3.31) s ( y ) = ln ê1 + 2 ú ë m (h) û Al crescere della media (h) della variabile originaria, la media (y) cresce, mentre (y) decresce, e al crescere di (h) della variabile originaria, (y) cresce, mentre la media (y) decresce. La media (h) e lo scarto (h) della variabile originaria sono legati alla media (y) e allo scarto (y) del logaritmo dalle relazioni: (3.32) é ë 1 2 ù û m ( h ) = exp ê m ( y ) + × s 2 ( y ) ú 90 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace (3.33) s ( h ) = exp éê m ( y ) + × s 2 ( y ) ùú × exp éës 2 ( y ) ùû - 1 2 ë û 1 Dalle quali si ricava che (h) e (h) crescono entrambi, sia al crescere di, (y) sia al crescere di (y). Poiché la variabile y è distribuita normalmente, ci si può ricondurre alla variabile di Gauss standardizzata z per mezzo della trasformazione: z = 1× lnh + b (3.34) Per stimare i parametri a e b si può ricorrere al metodo dei momenti, sapendo che i parametri sono legati alla media e allo scarto quadratico medio dalle relazioni: 1 = s ( y) (3.35) a= (3.36) b=- 1 é s 2 ( h) ù ln ê1 + 2 ú ë m ( h) û m ( y) 1 = - a × ln m ( h ) s ( y) 2 × a Nel caso della legge log-normale a tre parametri, si passa dalla variabile originaria h alla variabile ridotta z per mezzo della trasformazione: z = a × ln ( h - h0 ) + b (3.37) Che evidentemente coincide con la precedente quando il parametroh0 , che è il limite inferiore della distribuzione, è uguale a zero. I tre parametri si possono esprimere in funzione della media, dello scarto quadratico medio e del momento del terzo ordine intorno alla media 3(h) per mezzo delle relazioni: (3.38) h0 = m ( h ) - s ( h) t 91 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace (3.39) a = 1 = s ( y) 1 é ù s 2 ( h) ln ê1 + ú ë éë m ( h ) - h0 × m ( h ) ùû û b=- (3.40) 2 m ( y) 1 2 = - a × ln éë m ( h ) - h0 ùû s ( y) 2 × a Dove si è posto: (3.41) m3 ( h ) m32 ( h ) m3 ( h ) m 32 ( h ) 3 t= + +1 + +1 2 × s 3 ( h) 4 × s 6 ( h) 2 × s 3 ( h) 4 × s 6 ( h) 3 Per calcolare l’altezza massima h attraverso le equazioni che esprimono la variabile ridotta z si devono preventivamente determinare i valori di quest’ultima che corrispondono ad un periodo di ritorno (o in modo equivalente ad una probabilità di non superamento P(z)) assegnato. A questo fine è necessario conoscere l’inversa della funzione di probabilità di non superamento, e si deve far ricorso a un’approssimazione numerica. Comunemente utilizzata nei codici di calcolo automatico è la seguente approssimazione che fa riferimento alle seguenti costanti: c0 = 2,515517 c1 = 0,802853 c2 = 0,010328 d1= 1,432788 d2= 0,189269 d3= 0,001308 Ed alla funzione: (3.42) t = ln 1 (1 - P )2 Dove P è la probabilità di non superamento assegnata; il valore della variabile ridotta z risulta fornito (a condizione che P non sia minore di 0,5) dall’espressione approssimata: (3.43) z@t- c0 + c1 × t + c2 × t 2 1 + d1 × t + d2 × t 2 + d3 × t 3 92 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Quanto ai valori di P minori di 0,5, ricordiamo che, a causa della simmetria della distribuzione di z rispetto alla media (che coincide con la mediana e ha quindi probabilità di non superamento uguale a 0,5) vale l’uguaglianza: (3.44) z ( p ) = -z (1 - P ) Il calcolo della variabile ridotta che corrisponde a una probabilità minore di 0,5 si riconduce dunque immediatamente al calcolo di quella che corrisponde al complemento a uno di P. 3.5 Curve di possibilità pluviometrica Per il calcolo della portata al colmo dobbiamo conoscere qual è il valore di altezza di pioggia massima per un fissato periodo d ritorno T, per far ciò dobbiamo conoscere qual è il legame che intercorre tra l’altezza di pioggia che cade nella località considerata e la sua durata, per un assegnato periodo di ritorno T, tale legame è espresso dalle curve di possibilità pluviometrica, in pratica non ci si limita mai a considerare una sola curva, ma si considera un fascio di curve, ciascuna delle quali corrisponde ad un diverso valore del periodo di ritorno. Per costruire le curve di possibilità pluviometrica si prendono in esame i dati forniti dagli Annali Idrologici, che riportano i valori massimi annuali delle piogge per le durate di pratica utilizzazione: 1, 3, 6, 12, 24 ore e i massimi annuali di 1, 2, 3, 4, 5 giorni consecutivi. Questi dati riferiti ad una certa durata d, si considerano come un campione di dimensione N (dove N è il numero di anni di osservazione) di una variabile casuale h; si sceglie quindi la funzione di distribuzione di probabilità più opportuna e si ricavano quindi i valori di altezza di pioggia (hd,T) di durata d e per fissato tempo di ritorno T. I valori delle altezze di pioggia, per assegnato periodo di ritorno T, cosi ottenuti vengono riportati in un grafico, con le durate t in ascisse e le corrispondenti altezze di pioggia h in ordinata e vengono quindi interpolati con una curva. L’interpolazione avviene tramite espressioni analitiche, quella di uso comune (l’unica in Italia) è la seguente: (3.45) h (t ) = a × d n 93 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Una delle caratteristica delle espressioni monomie, è che sono rappresentate da rette in un piano bi logaritmico (Fig. 3.11); la (3.45) in un piano bi-logaritmico assume infatti l’espressione di un equazione di una retta: lnh = lna + n × lnd (3.46) In cui h è l’altezza di precipitazione espressa in millimetri, d è la durata corrispondente espressa in ore, a ed n sono i parametri caratteristici della curva che dipendono dal tempo di ritorno. In particolare a è il coefficiente pluviometrico orario, rappresenta l’altezza di pioggia per una durata unitaria dell’evento piovoso (1 ora); n detto l’esponente di scala è un parametro che assume valori compresi tra zero ed uno e conferisce la concavità verso il basso alla curva (Fig. 3.12) Questi due parametri possono essere valutati individuando, nel piano bilogaritmico [ ln(d), ln(hd)], la retta che meglio interpola le altezze di pioggia (ottenute dalle stime statistiche) di pari periodo di ritorno. La (3.38) può essere scritta nella generica forma: y = b+ n×x (3.48) Ponendo y=lnh; b=lna; x=lnd , è possibile ricavare i parametri a ed n tramite il metodo dei minimi quadrati con le seguenti espressioni: m (3.49) n = i =1 m i =1 m i =1 2 m m m i =1 i =1 i =1 2 æ ö må xi2 - ç å xi ÷ è i =1 ø i =1 m m (3.50) b = m m å xi × yi - å xi × å yi å yi × å xi2 - å xi × å yi i =1 æ ö må xi2 - ç å xi ÷ è i =1 ø i =1 m m 94 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Ricordando che il parametro a è uguale a eb, si ricava, per il periodo di ritorno assegnato T l’espressione (3.46). 7 6,5 ln(h) 6 5,5 5 4,5 4 0 1,1 1,79 2,49 3,18 4,4384 4,8869 5,1465 5,4089 5,5948 T=50 anni 4,842 5,2906 5,5501 5,8125 5,9984 T=100 anni 4,9734 5,4219 5,6815 5,9439 6,1298 T=1000 anni 5,3147 5,7633 6,0228 6,2852 6,4711 T=10 anni ln(d) Fig 3.11 – Esempio di rappresentazione della curva di possibilità pluviometrica in scala bi-logaritmica. 800 700 altezze di pioggia in mm. 600 500 400 300 200 100 0 0 5 10 15 20 25 30 durate in ore C.P.P. 10 ANNI C.P.P. 50 ANNI C.P.P. 100 ANNI C.P.P. 1000 ANNI Fig 3.12 – Esempio di curve C.P.P. in scala naturale 95 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 3.6Ietogramma di progetto Per la stima di portate per assegnato periodo di ritorno, occorre assegnare la distribuzione dell’intensità di pioggia nello spazio e nel tempo; in caso di un evento effettivamente osservato, si potrà ricorrere a ietogrammi registrati in occasione dell’evento nelle diverse stazioni della zona considerata; per eventi artificiali la distribuzione nello spazio e nel tempo dell’intensità di pioggia potrà essere assegnata suddividendo l’area in esame in zone e attribuendo a ciascuna uno ietogramma (artificiale), che rappresenta l’andamento dell’intensità di pioggia (ragguagliata) sulla zona considerata. La caratterizzazione dello ietogramma si completa con la definizione dell’andamento temporale, nel corso dell’evento, dell’intensità della precipitazione; questo dato viene poi utilizzato nel modello di simulazione della trasformazione afflussi-deflussi. Con ietogramma di progetto si intende un evento pluviometrico generato sinteticamente con l’obiettivo di giungere ad una corretta stima della portata al colmo; tale evento potrà essere riprodotto artificialmente o si potrà far riferimento ad un evento già accaduto: in entrambi i casi si deve comunque riportare la variazione, nello spazio e nel tempo, dell’intensità di pioggia. Per queste ragioni lo ietogramma viene generalmente dedotto da analisi statistiche sulla base di informazioni pluviometriche regionalizzate. Uno ietogramma di progetto artificiale è caratterizzato: dall’altezza di pioggia totale hp; dalla durata totale d dell’evento; dalla distribuzione nel tempo dell’altezza totale hp. La scelta della durata d generalmente influisce poco sulla massima intensità di pioggia (salvo usare uno ietogramma ad intensità costante): influisce invece in modo rilevante sul volume totale d’afflusso; l’altezza di pioggia ragguagliata hpsi ricava da una curva di possibilità pluviometrica caratterizzata da un periodo di ritorno T; allo ietogramma viene associato il tempo di ritorno che caratterizza la curva di possibilità pluviometrica utilizzata per costruirlo, e lo stesso valore di tempo di ritorno si attribuirà anche alla portata al colmo dell’idrogramma di piena che la pioggia produce. 96 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Per ripartire nel tempo l’altezza di precipitazione totale dell’evento si possono utilizzare diverse tipologie di ietogrammi di progetto: alcune rispondenti a criteri puramente concettuali, che possono essere usate indistintamente per ripartire altezze di pioggia puntuali o ragguagliate (ietogramma ad intensità costante, ietogramma Chicago), altre ricavate dall’analisi di piogge puntuali possono essere usati solo per ripartire altezze di pioggia puntuali (ietogrammaSifalda, ietogramma del FloodStudies Report). 3.6.1 Ietogramma costante (o rettangolare) Questo ietogramma è dedotto dalle curve di possibilità pluviometrica con l’ipotesi che l’andamento temporale dell’intensità di pioggia sia costante in tutta la sua durata. Per la sua definizione è necessario quindi specificare la durata dell’evento. Se la curva di possibilità pluviometrica rappresenta un’altezza ragguagliata allora si ottiene un’intensità di pioggia ragguagliata; se invece rappresenta un’altezza di pioggia puntuale si ottiene un’intensità di pioggia puntuale che sarà poi trasformata in intensità di pioggia ragguagliata moltiplicandola per il coefficiente di riduzione R(tp,A). In fase progettuale normalmente si conducono vari tentativi con durate differenti, fino ad individuare quella che dà luogo al massimo valore della grandezza di interesse (portata al colmo per il dimensionamento delle canalizzazioni, volume da immagazzinare per il dimensionamento di vasche volano, etc.). Tale durata prende il nome di “durata critica”. Per la costruzione di tale ietogramma, si riporta nell’asse delle ascisse il tempo t in ore e nell’asse delle ordinate l’intensità di pioggia costante data dalla seguente espressione: (3.51) i = hp tp [ mm/h] Conoscendo l’altezza di progetto hpricavata dalla curva di possibilità pluviometrica: hp = a × t pn mm 97 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace con tptempo di progetto (Fig. 3.13). Fig. 3.13 - Ietogramma ad intensità costante a partire dalla curva di possibilità pluviometrica. All’aumentare delle dimensioni del bacino aumenta la durata critica dell’evento da considerare. Poiché la deduzione dello ietogramma costante deriva dalle curve di possibilità pluviometrica, esso risente delle ipotesi che sono alla base della loro definizione. In particolare il volume complessivo dell’evento risulta sottostimato rispetto agli eventi reali ed inoltre l’intensità costante è generalmente ben inferiore all’intensità di picco degli eventi reali. 3.6.2 Ietogramma Chicago E’ uno ietogramma di progetto ad intensità variabile. Tale ietogramma fu sviluppato con riferimento alla fognatura di Chicago (modello trovato da Chu e Keifer nel 1957). La principale caratteristica di questo tipo di ietogramma consiste nel fatto che per ogni durata, anche parziale, 98 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace l’intensità media della precipitazione del suddetto ietogramma è congruente con quella definita dalla curva di possibilità pluviometrica. Fig. 3.14 - Confronto fra lo ietogramma e la curva di possibilità pluviometrica da cui è stato dedotto. Individuato il volume di pioggia di assegnata durata t e periodo di ritorno T, dalla curva di possibilità pluviometrica: h = a ×tn All’istante generico t si ha: t (3.52) ò i ( t ) dt = h ( t ) 0 Pertanto deve essere necessariamente valida la relazione: t (3.53) ò i ( t ) dt = at n 0 Differenziando si ha: (3.54) i ( t ) = n × a × t n-1 99 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Dividendo la durata parziale t in due parti t a e t b , di cui: tb = r × t parte che precede il picco di intensità. parte che segue il picco di intensità. t a = (1 - r ) × t r = rapporto tra il tempo prima del picco e la durata totale dell’evento ( 0 <r<1). Sostituendo nell’espressione differenziata le relazioni: (3.55) (3.56) t= t= tb r ta 1- r Si ottengono due equazioni che mostrano l’andamento dell’intensità di pioggia nel ramo ascendente prima del picco e in quello discendente dopo il picco: (3.57) æt ö i ( tb ) = n × a × ç b ÷ è rø n-1 Prima del picco, e : (3.58) æ t ö i ( ta ) = n × a × ç a ÷ è1- rø n -1 Dopo il picco. Queste equazioni forniscono un andamento temporale delle intensità il cui valore medio è congruente, per ogni durata, con quello dedotto dalle curve di possibilità pluviometrica. Il valore di r, cioè la posizione relativa del picco all’interno dell’intera durata, deve essere individuato sulla base di indagini statistiche relative alla zona in esame. In letteratura si consiglia di porre r variabile tra 0,375 e 0,4 (in molte applicazioni al fine di semplificare i calcoli si assegna ad r il valore 0,5 in questo caso si avrà il picco in posizione centrale) (Fig. 3.15). 100 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Fig. 3.15 - Ietogramma Chicago. Lo Ietogramma Chicago presenta il vantaggio di essere poco sensibile alla variazione della durata di base; la parte centrale del diagramma rimane la stessa per durate progressivamente maggiori, aggiungendo solo due code alle estremità. Inoltre risente solo in minima parte, se la durata è sufficientemente lunga, della sottostima dei volumi insita nella definizione delle curve di possibilità pluviometrica.Taleietogramma presenta un tempo di ritorno che è progressivamente crescente al crescere della durata di base, scostandosi sempre di più dal tempo di ritorno della curva di possibilità pluviometrica da cui è tratto. Per questo motivo, al fine di non incorrere in sovrastime del volume critico di pioggia, la durata di base non deve eccedere troppo il tempo di corrivazione del bacino. 3.6.3 IetogrammaSifalda Questo tipo di ietogramma, proposto da Sifalda nel 1973, è stato ricavato da ietogrammi registrati in singole stazioni, quindi da dati di pioggia puntuali, e darà di conseguenza come risultato, un’intensità di pioggia puntuale che potrà poi essere trasformata in intensità di pioggia ragguagliata tramite il coefficiente di ragguaglio R(tp,A). Lo ietogrammaSifalda può essere interpretato come una modifica dello ietogramma costante: è caratterizzato da un andamento iniziale crescente linearmente, da un picco intermedio di intensità costante (pari a 2,3 volte quella media) e da un andamento finale decrescente linearmente. Il primo 101 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace ed il secondo intervallo hanno una lunghezza uguale ad un quarto della durata totaletp, il terzo ha una durata uguale alla metà di tp. Per definire lo ietogramma si impongono il tempo di ritorno T e la durata totale tp; dalla curva di possibilità pluviometrica si ricava l’altezza di pioggia hc che corrisponde alla durata 0,25tp, alla parte centrale come abbiamo visto sarà assegnata un’intensità ic costante che sarà pari all’intensità media fornita dalla curva di possibilità pluviometrica per una durata di 0,25tp: (3.59) ic = hc 0, 25 × t p alla prima parte si assegna un intensità che cresce con legge lineare dalla frazione 0,065 alla frazione 0,0435 di ic, all’ultima parte invece si assegna un intensità che decresce con legge lineare dalla frazione 0,435 alla frazione 0,087 di ic(Fig. 3.16).Differentemente da quanto accade per gli altri ietogrammi di progetto (ad esempio lo ietogramma Chicago), questo ietogramma non rispetta la curva di possibilità pluviometrica per la durata totale dell’evento tp, ma per una durata parziale tc pari a d un quarto di tp. Fig. 3.16 - Proporzioni dello IetogrammaSifalda. La definizione della durata critica dell’evento va condotta per tentativi, individuando quale sia il valore della durata che conduce al massimo valore della grandezza di interesse (portata, volume, etc.).Per durate superiori ai 10 minuti questo ietogramma tende a sovrastimare i volumi di pioggia rispetto a quelli della serie di eventi storici dacui viene tratto; mentre per durate inferiori ai 10 minuti tende a sottostimare i volumi di pioggia. 102 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace CAPITOLO IV: Applicazione dei modelli di piena al bacino idrografico del Calopinace 4.1 Descrizione del bacino idrologico del Calopinace Il bacino oggetto dell’applicazione è quello relativo alla fiumara Calopince (dal greco καλός πινακε - calòspinàke - bel quadretto); detto anche Fiumara della Cartiera, è una fiumara attraversa la città di Reggio Calabria che ha ereditato il bacino idrografico dall'antico fiume Apsìas (o Apsia), alla cui foce approdarono i coloni greci che nell' VIII secolo a.C., fondarono la città di Rhegion. La fiumara nasce sull'Aspromonte per sfociare a Reggio nelle vicinanze della stazione centrale nei pressi di quella che anticamente era Punta Calamizzi (che si inabbissò in seguito ad un terremoto nel 1562). 103 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Le continue esondazioni del Calopinace hanno spinto l'amministrazione cittadina a creare degli argini in cemento lunghi i quali passano importanti vie stradali (le così dette "bretelle") per risolvere i problemi legati alla viabilità urbana. Trasformato in discarica abusiva in alcuni suoi tratti è oggetto di speranze di riqualificazione dopo che nei suoi pressi è stato costruito il Ce.Dir. e per il prossimo completamento del Palazzo di Giustizia, entrambi sulla sponda destra del Calopinace. 104 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 105 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Il bacino è stato individuato sulla carta 1:25000 dell’IGM relativamente ad una assegnata sezione di chiusura, tracciando la linea spartiacque che contorna l’area in esame, e il reticolo fluviale, ossia l’insieme dei corsi d’acqua secondo i quali l’acqua confluisce verso la sezione di chiusura (Fig. 4.1). Fig. 4.1- Bacino idrografico del Calopinace. 4.2 Stima delle caratteristiche planimetriche e del rilievo del bacino idrografico del Calopinace I dati riguardanti le proprietà morfometriche e areali del bacino sono riportati nella seguente tabella (Tab 4.1). Area S [km2] Altezza minima [m s.l.m.] Altezza massima [m s.l.m.] Altezza media [m s.l.m.] Lunghezza dell’asta principale L [km] 52.91 2.0 1525.0 777.3 44.15 Tab. 4.1 Caratteristiche planimetriche e morfologiche del bacino. Questi valori sono stati ricavati dalla curva ipsografica del bacino (Fig. 4.2); la quale, come già detto, descrive l’andamento altimetrico del torrente Calopinace, costruita riportando in un diagramma cartesiano i punti le cui 106 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace coordinate rappresentano la quota e l’area totale delle porzioni di bacino che si trovano a quota superiore a questa. Curva Ipsografica 1800 Quote m.s.l.m.m 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 0 10 20 30 40 50 60 Superficie kmq Fig. 4.2 – Curva iposgrafica, relativa al bacino di Fig.4.1. Rapporto di biforcazione Il rapporto di biforcazione Rb esprime il rapporto fra il numero di tronchi fluviali di ordine k e il numero di tronchi di ordine superiore, k+1: (4.1) Rb,k = Nk N La Tabella 4.2 riporta la gerarchizzazione secondo Horton-Strahler per il bacino di Fig 4.1. Ordine 1° 2° 3° 4° 5° 6° Numero aste 684 138 22 5 2 1 L. Tot (km) 139,71 51,88 29,10 13,80 13,48 4,91 Tabella 4 - Gerarchizzazione di Horton-Strahler per il bacino del Calopinace. Il bacino risulta essere del 6° ordine. 107 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Il rapporto di biforcazione, in funzione dell’ordine delle aste fluviali di cui alla Tabella 4.2,è: Rapporto di biforcazioneRb,k 4,95 6,27 4,4 2,5 2 4.3 Stima delle curve di possibilità pluviometrica per il bacino idrografico del Calopinace L’elaborazione delle curve di possibilità pluviometrica è stata condotta sulla base del campione di dati di pioggia relativi ai valori massimi annuali misurati per le durate di pioggia di 1, 3, 6, 12, 24 ore nelle stazioni pluviometriche di Reggio Calabria (cod. 2450), Arasì (cod. 2460), e Cardeto (cod. 2465) e rappresentati nelle tabelle. Tali curve sono state elaborate per periodi di ritorno di 10, 50, 100, 1000 anni mediante l’equazione (3.23) . Attraverso questi dati, ipotizzando che i massimi annuali di pioggia si distribuiscano probabilisticamente secondo la legge di Gumbel riportata nell’equazione (3.12), si sono ricavati i parametri ed u che caratterizzano la legge stessa, mediante le espressioni (3.15) e(3.16), dove utilizzando il metodo dei momenti si è considerata la media e la varianza della distribuzione della popolazione coincidenti con la media e la varianza del campione di equazioni (3.17) e (3.18). 4.3.1 Stazione pluviometrica di Reggio Calabria (cod. 2450) Anno 1918 1928 1929 1930 1933 1934 1h mm 15,0 20,0 12,4 30,5 33,0 3h mm 24,0 38,2 16,0 40,0 38,2 6h mm 30,0 50,4 21,4 44,0 51,6 12h mm 36,0 50,8 38,0 58,0 52,0 24h mm 75,4 50,5 50,8 43,9 66,0 74,5 108 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 1935 1936 1937 1938 1939 1940 1941 1942 1943 1944 1945 1946 1947 1948 1950 1951 1952 1953 1954 1955 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1973 1988 1991 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 37,8 20,2 16,8 28,2 34,6 40,0 17,0 22,0 27,2 31,4 40,0 15,0 24,0 11,0 37,0 13,6 30,0 16,0 20,0 49,0 80,0 24,6 22,8 26,8 15,4 42,0 13,2 31,6 12,6 22,0 38,2 27,4 20,6 11,4 45,4 27,4 23,2 24,6 35,4 40,4 30,0 29,2 32,6 34,8 25,0 40,0 42,0 47,2 28,6 28,2 17,0 52,0 15,4 45,0 22,2 22,0 60,4 117,8 38,2 42,8 31,2 18,4 47,2 24,0 33,8 25,8 44,8 41,6 27,6 25,8 16,4 55,0 29,8 24,8 25,6 37,8 43,0 36,8 42,4 33,8 39,0 33,4 42,8 54,8 57,0 80,0 34,0 38,8 21,8 58,0 26,0 50,2 36,2 29,4 62,6 122,3 61,4 46,2 31,4 24,8 47,8 33,0 40,2 30,2 54,2 41,6 27,6 27,2 19,4 80,2 32,0 24,8 39,4 56,6 62,0 59,8 40,6 43,4 33,4 48,4 62,4 66,8 60,2 58,6 44,0 46,4 22,2 81,4 35,0 50,6 39,6 35,2 63,0 124,8 68,4 46,4 34,0 35,6 47,8 51,4 45,8 30,2 57,0 47,0 27,8 53,0 29,0 141,4 36,2 24,8 40,0 73,8 70,5 66,6 44,0 58,6 51,4 49,8 70,0 68,7 68,7 102,5 70,0 88,6 48,2 60,4 24,4 112,1 45,4 56,6 47,4 39,4 63,0 127,6 70,8 51,8 41,8 55,4 48,2 54,3 49,4 30,2 58,6 54,0 33,8 59,6 33,0 176,8 40,6 25,8 42,2 89,6 109 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 2003 2004 23,8 24,2 27,6 32,6 37,6 33,0 44,4 42,0 54,4 42,8 Tab. 4.3 – Valori di altezza di pioggia registrate nella stazione pluviometrica di Reggio Calabria (i dati mancanti sono contrassegnati da un trattino). Durata[ore] 1 3 6 12 24 20,6 24,6 32,9 38,9 56,2 14,1 19,4 21,9 26,2 28,9 u 20,6 24,6 32,9 38,9 56,2 0,091 0,066 0,059 0,049 0,044 CV 0,684 0,789 0,664 0,673 0,514 CVmed=0,398 Tab. 4.4 - Parametri calcolati per la stima della h(t, T) con la legge di Gumbel. T [anni] kT 1h 3h 6h 12h 24h 10 -1,31 38,58 37,40 50,10 59,16 85,51 50 -2,60 56,26 50,03 67,01 79,13 114,37 100 -3,14 63,66 55,31 74,09 87,49 126,45 1000 -4,95 88,47 73,02 97,82 115,50 166,94 Tab. 4.5 - Altezze di pioggia ragguagliate all’area stimate con la legge probabilistica di Gumbel. Periodo di ritorno T=10 anni T=50 anni T=100 anni T=1000 anni a 33,41 47,41 53,26 72,82 n 0,2540 0,2296 0,2230 0,2085 Tab. 4.6 - Parametri della curva di possibilità pluviometrica per i vari tempi di ritorno. 110 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace ln h (T,t) 6 5 4 3 T=10 anni 2 T=50 anni T=100 anni 1 T=1000 anni 0 ln t 0.00 1.10 1.79 2.48 3.18 Fig. 4.3 - Curve di possibilità pluviometrica ragguagliate all’area su piano bilogaritmico. h [mm/h] 350 300 250 200 150 T=50 anni T=10 anni 100 T=100 anni T=1000 anni 50 t [h] 0 0 5 10 15 20 25 30 Fig. 4.4 - Curve di possibilità pluviometrica ragguagliate all’area calcolate per la stazione di Reggio Calabria. 111 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 4.3.2 Stazione pluviometrica di Arasì (cod. 2460) Anno 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1970 1971 1972 1974 1975 1977 1979 1980 1981 1982 2002 2003 2004 1 ora 26 32,8 73,2 16 37,6 12,6 22,6 25,3 20 17,4 23,6 29,8 26,4 8,4 16,8 29,2 14,8 48,4 22,2 24,4 31 3 ore 35,8 45,2 91 39,6 65,6 30 32,4 31 34,4 23 34,4 56,8 26,4 17,4 19,4 44,4 18,8 54,4 31 44,8 57,6 6 ore 49,2 45,6 91,2 41,6 87,6 57 48,8 44 40 39,8 42,4 61,6 35 27,4 32 51,6 27,6 54,4 50 57,6 72 12 ore 73,8 47,6 91,2 54 91 89,6 66,6 70,4 50,6 65 51,6 62 35 42,4 45,6 75,6 46,4 54,4 87 84,8 73 24 ore 84,8 88,4 57,2 91,2 70,4 118,1 163,1 76,2 58,6 86 77 62 37,2 47,4 59 108,8 65,6 54,4 114,2 120,2 73 Tab. 4.7 – Valori di altezza di pioggia registrate nella stazione pluviometrica di Arasì. Durata[ore] 1 3 6 12 24 22,6 33,7 42,1 53,3 63,4 14,7 19,1 17,8 17,6 29,9 0,088 0,067 0,072 0,073 0,043 u 16,02 25,10 34,08 45,43 50,00 CV 0,648 0,566 0,422 0,330 0,471 CVmed=0,398 Tab. 4.8 - Parametri calcolati per la stima della h(t, T) con la legge di Gumbel 112 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace T [anni] kT 1h 3h 6h 12h 24h 10 50 100 -1,31 -2,60 -3,14 37,05 51,27 57,22 51,24 68,54 75,77 64,01 85,61 94,65 81,16 108,55 120,02 96,51 129,08 142,72 1000 -4,95 77,18 100,04 124,96 158,45 188,41 Tab. 4.9 - Altezze di pioggia ragguagliate all’area stimate con la legge probabilistica di Gumbel. Periodo di ritorno T=10 anni T=50 anni T=100 anni T=1000 anni a 36,98 50,62 56,33 75,46 n 0,3066 0,2926 0,2943 0,2883 Tab. 4.10 - Parametri della curva di possibilità pluviometrica per i vari tempi di ritorno. ln h (T,t) 6 5 4 3 T=10 anni T=50 anni 2 T=100 anni 1 T=1000 anni 0 ln t 0.00 1.10 1.79 2.48 3.18 Fig. 4.5 - Curve di possibilità pluviometrica ragguagliate all’area su piano bilogaritmico. 113 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace h [mm/h] 200 180 160 140 120 100 80 T=50 anni 60 T=10 anni T=100 anni 40 T=1000 anni 20 t [h] 0 0 5 10 15 20 25 30 Fig. 4.6 - Curve di possibilità pluviometrica ragguagliate all’area calcolate per la stazione di Arasì. 4.3.3 Stazione pluviometrica di Cardeto (cod. 2465) Anno 2000 2001 2002 2003 2004 1 ora 45,4 27,4 26,6 46,8 15,2 3 ore 72 44,6 48,8 69,4 27 6 ore 95,6 70,6 56,8 95,6 40 12 ore 150,6 95,2 65 144,6 62,2 24 ore 175,2 107,2 87,8 202,2 73,6 Tab. 4.11 – Valori di altezza di pioggia registrate nella stazione pluviometrica di Cardeto. Durata[ore] 3 6 12 24 6,0 9,7 13,3 19,2 23,9 13,5 18,7 24,3 42,3 56,4 0,095 0,069 0,053 0,030 0,023 u -0,10 1,31 2,33 0,14 -1,45 CV 2,261 1,294 1,833 2,208 2,358 CVmed=0,398 Tab. 4.12 - Parametri calcolati per la stima della h(t, T) con la legge di Gumbel. 114 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace T [anni] kT 1h 3h 6h 12h 24h 10 50 100 -1,31 -2,60 -3,14 22,55 38,88 45,71 14,75 19,73 21,81 20,21 27,03 29,88 29,17 39,01 43,13 36,40 48,68 53,83 1000 -4,95 68,61 28,80 39,45 56,94 71,06 Tab. 4.13 - Altezze di pioggia ragguagliate all’area stimate con la legge probabilistica di Gumbel. Periodo di ritorno T=10 anni T=50 anni T=100 anni T=1000 anni a 16,96 26,98 31,0 44,83 n 0,1902 0,1185 0,1012 0,0649 Tab. 4.14 - Parametri della curva di possibilità pluviometrica per i vari tempi di ritorno. ln h (T,t) 6 5 4 3 T=10 anni T=50 anni 2 T=100 anni 1 T=1000 anni 0 ln t 0.00 1.10 1.79 2.48 3.18 Fig. 4.7 -. Curve di possibilità pluviometrica ragguagliate all’area su piano bilogaritmico. 115 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace h [mm/h] 60 50 40 30 T=50 anni T=10 anni 20 T=100 anni T=1000 anni 10 t [h] 0 0 5 10 15 20 25 30 Fig. 4.8 - Curve di possibilità pluviometrica ragguagliate all’area calcolate per la stazione di Cardeto. Dalle tabelle e dalle curve di possibilità pluviometrica, ragguagliate all’area del bacino idrografico del Calopinace, si può notare come la stazione pluviometrica di Reggio Calabria è quella che, per qualsiasi durata di pioggia, fornisce le precipitazioni di maggiore intensità. Pertanto ad essa occorrerà fare riferimento nell’ipotesi di un qualsiasi intervento progettuale. 4.4Idrogramma di piena per il bacino idrografico del Calopinace La formula di Giandotti (2.9) fornisce, per la località di Reggio Calabria, un valore del tempo di corrivazione pari a: (4.3) Tc = 4 × A + 1,5 × L 0,8 × H = 4,27ore ore Utilizzando l’ipotesi di Viparelli, che considera le linee isocorrive coincidenti con le linee isoipse del bacino, nel presupposto che il tempo di 116 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace corrivazione di ciascun punto del bacino, sia proporzionale alla distanza che intercorre tra esso e la sezione considerata, si è posto: (4.4) Tc= tP Con tPdurata dell’evento meteorico. Come ietogramma di progetto si è utilizzato lo ietogramma Chicago (cfr. cap. 3.5.2). Si sono considerati 10 intervalli di tempo t: t = Tc /10 t =0,427 ore Si è ricavato il tempo di picco di pioggia tr, con l’utilizzo della formula: tr= r tP Con r = 0,4. tr = 1,708 ore. Per ognuno di questi intervalli si è determinata l’altezza di pioggia, mediante le due formule relative rispettivamente ai casi in cui t tr e t >tr. n é æ tp ö n æ tr - t ö ù h(t) = a × ê r × ç ÷ - r ç ú è r ÷ø ú êë è r ø û n é æ tp ö n æ tr - t ö ù h(t) = a × ê r × ç ÷ + (1 - r ) × ç ú per t >tr è 1 - r ÷ø ú êë è r ø û per t tr Dove a, n parametri della curva di possibilità pluviometrica associata ai dati relativi alla stazione pluviometrica di Reggio Calabria con periodo di ritorno T = 100 anni. 117 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Prima delpicco Dopo il picco t (ore) h(t) (mm) 1t = 0,427 11,764 2t = 0,854 15,730 3t = 1,281 21,732 4t = 1,708 57,639 5t = 2,135 106,844 6t = 2,562 115,069 7t = 2,989 120,504 8t = 3,416 124,669 9t = 3,843 128,089 10t = 4,27 131,012 Tab. 4.15 Altezze di pioggia valutate prima e dopo il tempo di picco Si calcolano le perdite idrologiche assumendo le seguenti condizioni: Condizioni di umidità di tipo III;poiché il bacino nella sua estensione presenta sia terreno boscoso sia terreno agricolo sia zone cittadine (residenziali e commerciali) si è calcolato il CN per le tre tipologie di suolo e se ne è poi considerato un valor medio ottenendo il seguente risultato CN II = 90,74 CN III = 90,74 Noto il valore del Curve Number si è ricavato il volume di pioggia specifico S = 25,94 e la perdita iniziale Ia= 5,18 ricavati mediante le espressioni (1.3) ed (1.5), sostituendo tali valori nella (1.4) si è determinata la pioggia netta, ovvero l’afflusso meteorico specifico depurato delle perdite, e quindi il coefficiente d’afflusso Y = Pnetta dove P è la precipitazione che cade al P suolo al termine della pioggia (Tabella 4.16). S Ia P Pnetta 25,94 5,18 131,012 104,32 0,79 Tabella 4.16 - Valori per il bacino in esame. 118 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Per il coefficiente di ragguaglio R, si è utilizzata la formula del DEWC (1981) di equazione: (4.5) R = 1 - a × tcb Dove: a = 0,0394 × S 0,354 b = 0, 4 - 0,028 × ln ( 4,6 - lna ) Per il bacino oggetto di studio si ha: a 0,16 b 0,36 R 0,73 Si ottiene, alla fine, lo ietogramma di progetto netto-ragguagliato, mediante l’espressione: (4.6) inetta ( t ) = Y × R × i ( t ) Da cui si ricava la relativa Tabella 4.17: Prima del picco Dopo il picco intervalli t (ore) i(t) (mm/ore) inetta(t) (mm/ore) 0-1 0-0,427 51,148 30,704 1-2 2-3 3-4 0,427-0,854 0,854-1,281 1,281-1,708 17,423 26,096 156,118 10,351 15,666 93,718 4-5 1,708-2,135 213,933 128,424 5-6 6-7 7-8 8-9 9-10 2,135-2,562 2,562-2,989 2,989-3,416 3,416-3,843 3,843-4,27 35,761 23,629 18,109 14,869 12,710 21,467 14,185 10,871 8,926 7,630 Tab. 4.17 - Valori dell’intensità di pioggia valutate prima e dopo il tempo di picco. 119 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 250.0 intensità di pioggia intensità (mm/h) 200.0 150.0 intensità di pioggia netta 100.0 50.0 0.0 0.427 0.854 1.281 1.708 2.135 2.562 2.989 3.416 3.843 4.27 tempo (ore) Fig. 4.9 - Ietogramma Chicago corrispondente alla tabella 4.17. Per calcolare l’idrogramma di piena, si è utilizzato il metodo di trasformazione afflussi-deflussi cinematico o della corrivazione. Si è suddivisa la curva ipsografica in 10 intervalli quanti sono i t con : (4.7) DH = H max - H min 1525 - 2 = = 152, 3 m 10 10 E si è calcolata la superficie Si per ciascun intervallo preso in esame. Nella tabella 4.18 sono riportati i risultati ricavati mediante interpolazione lineare. 120 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Si [km] 1,33 6,57 8,42 6,24 4,84 5,82 3,83 4,49 5,34 4,46 Si S1 S2 S3 S4 S5 S6 S7 S8 S9 S10 Tab. 4.18 - Calcolo delle aree Si. Dopo un intervallo t, l’unico contributo sarà della superficie S1, cioè: Q(t)= i1*S1 Mentre le altre S non danno contributo; si precisa che l’intensità considerata è quella netta. Nel secondo intervallo t, il contributo sarà quello della superficie S1 dove ha piovuto con intensità i2 e quello della superficie S2 dove ha piovuto con intensità) i1, cioè: Q(2t)= i2*S1+ i1*S2 Mentre le altre S non danno contributo e così via; il calcolo delle portate defluite va eseguito sulle i totali non decurtate dell’aliquota relativa alla pioggia trattenuta dal suolo. Si avrà quindi la seguente tabella di corrivazione (Tab 4.19): t S Q (m3/s) S1 S2 S3 S4 S5 S6 S7 S8 S9 S10 1t i1S1 - - - - - - - - - 2t i2S1 I1S2 - - - - - - - - 59,86 3t i3S1 I2S2 i1S3 - - - - - - - 96,49 4t i4S1 i3S2 i2S3 i1S4 - - - - - - 140,64 5t i5S1 I4S2 i3S3 i2S4 i1S5 - - - - - 314,34 6t i6S1 I5S2 iS3 i3S4 i2S5 i1S6 - - - - 552,21 11,34 121 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 7t i7S1 I6S2 i5S3 i4S4 i3S5 i2S6 i1S7 - - - 577,69 8t in8S1 I7S2 i6S3 i5S4 i4S5 i3S6 i2S7 i1S8 - - 503,35 9t i9S1 i8S2 i7S3 i6S4 i5S5 i4S6 I3S7 i2S8 i1S9 - 492,81 10t i10S1 i9S2 i8S3 11t i10S2 i9S3 12t i10S1 i7S4 i6S5 i5S6 I4S7 i3S8 i2S9 i1S10 478,24 i8S4 i7S5 i6S6 I5S7 i4S8 I3S9 i2S10 397,00 i9S4 i8S5 i7S6 i6S7 i5S8 i4S9 i3S10 412,30 i9S5 i8S6 i7S7 i6S8 I5S9 i4S10 391,27 i10S5 i9S6 i10S6 i8S7 i7S8 i6S9 I5S10 244,89 i9S7 i8S8 I7S9 i6S10 83,03 i9S8 i8S9 i7S10 52,95 i10S8 i9S9 i10S9 i8S10 35,22 i9S10 22,38 13t - - - i10S4 14t - - - - 15t - - - - 16t - - - - - - i10S7 17t - - - - - - - 18t - - - - - - - 19t - - - - - - - - - i10S10 9,45 20t - - - - - - - - - - 0,00 Tab. 4.19 – Tabella della corrivazione. I valori di Q nell’ultima colonna rappresentano la portate che, per ogni intervallo t, defluiscono dalla sezione di chiusura. Essi rappresentano la sommatoria dei rispettivi contributi presenti nella riga corrispondente. Si può quindi costruire il seguente ideogramma di piena: 700 600 portata (mc/sec) 500 400 300 200 100 0 0 5 10 15 20 25 tempo (ore) Fig. 4.17 - Idrogramma di piena. 122 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Da tale grafico (Fig. 4.17) si evince che la massima portata è pari a 577,69m3/s. 4.5 Stima delle portate di piena per il bacino idrografico del Calopinace 4.5.1Stima della portata di piena con il metodo dell’invaso Si utilizza per il bacino in esame il parametro di ritardo K (deflusso – afflusso) pari a 2,99 ore, ricavato mediante la (2.15). La portata con il metodo del serbatoio lineare, utilizzando il metodo delle differenze finite e l’integrale di convoluzione, assume la forma seguente : ( i - j )×Dt Dt i - ö æ Q* ( i × Dt ) = S × ç 1 - e K ÷ × å Pj*-1, j × e K è ø j =1 Ottenuta dall’unificazione delle equazioni (3.6) e (3.7). Dove: S = superficie del bacino = 52,91 km2; t = intervallo di tempo pari a 0,427 ore; K = parametro di ritardo pari a 2,99 ore; Pj-1,j* = intensità di pioggia netta [mm/h] (tab. 4.17); i = intervallo che varia tra 1 e 10. Utilizzando i risultati ricavati mediante queste equazioni, si ottiene la tabella4.20 che riporta al variare dell’istante di tempo il valore della portata di piena : t (ore) Q (m3/s) 0-0,427 0,427-0,854 0,854-1,281 1,281-1,708 1,708-2,135 2,135-2,562 2,562-2,989 2,989-3,416 3,416-3,843 3,843-4,27 23,304 30,074 40,562 109,802 202,155 209,020 210,037 208,492 205,543 201,748 Tab. 4.20 - La portata ai vari istanti di tempo. 123 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Dall’analisi della tabella 4.20, si evince, che la portata massima si è verificato nell’istante di tempo T =2,989 h ed è risultato pari a 210,037m3/sec. 4.5.2Stima della portata di piena con il metodo razionale Si utilizza la formula (2.31) riscritta considerando i parametri delle curve di possibilità pluviometrica a e n, calcolati in base ai dati relativi alla stazione pluviometrica di Reggio Calabria con periodo di ritorno T = 100 anni. Si considera il tempo di corrivazione TC = 4,27 ore calcolato con la formula di Giandotti (2.9) e la tabella 2.1 per il valore di C = 0,88 determinato considerando un valore medio dei valori di c determinati per le diverse tipologie di superficie che costituiscono il bacino oggetto di studio che nella sua estensione comprende boschi, pascoli, coltivazioni e centri urbani. Q=C× a × t cn-1 × S 53,26 × 4, 30 0,2230 -1 × 52,91 3 = 0,88 × = 220,80 m /sec 3,6 3, 6 La portata massima risulta quindi di 220,80 m3/sec. 4.5.3Stima della portata di piena con il metodo della regionalizzazione Poiché i dati di pioggia sono scarsi si è considerato il 3° livello di analisi regionale, inoltre poiché nella sezione terminale del bacino in esame non è presente una stazione idrometrica si è valutata la portata al colmo con la relazione (2.53), per quanto riguarda la valutazione del deflusso si è utilizzato il metodo della corrivazione, secondo quanto suggerito dal PAI (per bacini di estensione minore di 250 kmq, e presupponendo che gli eventi di piena avvengano in terreno pressoché saturo e considerando che tali condizioni siano omogenee su tutto il bacino è possibile infatti utilizzare questo modello). Dalla (2.53) risulta: Q= 0,168 × A × I tr 3 - 16, 75 = 584, 86 m /sec 3, 6 Con: 124 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace I tr = intensità media di durata pari al tempo di ritardo del bacino che risulta essere pari a 248,224 mm/h. A area del bacino. La portata massima risulta quindi di 584,86 m3/sec. 4.6 Confronto tra le portate di piena ricavate con le differenti metodologie di calcolo 4.6.1 Metodo della corrivazione Ipotesi di base 1. la formazione della piena è dovuta unicamente al fenomeno di trasferimento di massa liquida; 2. ogni goccia d’acqua si muove sulla superficie del bacino seguendo un percorso immutabile che dipende soltanto dal punto in cui essa è caduta; 3. la velocità di ogni singola goccia non è influenzata in alcun modo dalla presenza delle altre gocce; 4. la portata alla sezione di chiusura è ottenuta sommando le portate elementari, provenienti dalle diverse parti del bacino, che arrivano alla sezione di chiusura nel medesimo istante. Vantaggi I vantaggi offerti da questo metodo sono la semplicità di calcolo e l’attendibilità dei risultati ottenuti, attendibilità che dipende essenzialmente da due fattori: la conoscenza delle caratteristiche del bacino, che devono comportare la formazione della piena principalmente per fenomeni di corrivazione e non per fenomeni di invaso; la stima del tempo di corrivazione Tc. Approssimazioni si considera la precipitazione uniformemente distribuita su tutto il bacino; 125 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace si assumono le isocorrive (linea che uniscono punti con uguale tempo di corrivazione), equivalenti alle isoipse (linee che uniscono punti ad egual quota); ossia si ammette che punti ad egual quota abbiano il medesimo tempo di corrivazione. Parametri che governano il modello tempo di corrivazione Tc; superficie S; intensità di pioggia netta inetta ; coefficiente d’afflusso; coefficiente di ragguaglio R; Per il bacino del Calopinace si sono ottenuti i seguenti risultati: Tc = 4,27 ore; S = 52,91 km2; = 0,79; R = 0,73; inetta(t) (mm/ore) 30,704 10,351 15,666 93,718 128,424 21,467 14,185 10,871 8,926 7,630 La portata al colmo ottenuta con il metodo della corrivazione risulta essere di 577,69m3/s. 126 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace 4.6.2 Metodo del serbatoio lineare Ipotesi di base Ipotesi di funzionamento sincrono: assimiliamo il comportamento della rete idrografica, i cui rami si riempiono contemporaneamente, al comportamento di un serbatoio, nel quale se entra un certo volume d’acqua, si avrà un innalzamento uguale e contemporaneo di tutti i punti del pelo libero; da tale ipotesi discende che il volume invasato nell’intera rete è in ogni istante proporzionale alla così detta area bagnata della sezione di chiusura del bacino,ossia all’area della parte della sezione trasversale effettivamente bagnata dall’acqua (la portata in uscita sarà dunque dipendente dal tirate idrico h). Vantaggi semplicità di calcolo; utilizzo sia dell’afflusso meteorico che del deflusso superficiale. Approssimazioni Si schematizza il bacino come un unico serbatoio lineare, nel quale entra una portata p e ne esce, attraverso una luce, un portata q, il serbatoio ha una propria capacità di invaso W che simula la capacità di invaso della rete idrografica. Per bacini piccoli (superficie < 10 km2) si può inoltre considerare l’intensità di pioggia costante anche nel tempo oltre che nello spazio. Parametri che governano il modello parametro di ritardo K; intensità di pioggia netta inetta ; coefficiente d’afflusso; coefficiente di ragguaglio R; 127 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Per il bacino del Calopinace si sono ottenuti i seguenti risultati: K = 2,99 ore; = 0,79; R = 0,73; inetta(t) (mm/ore) 30,704 10,351 15,666 93,718 128,424 21,467 14,185 10,871 8,926 7,630 La portata al colmo ottenuta con il metodo del serbatoio lineare risulta essere di 210,037m3/s. 4.6.3 Metodo razionale Ipotesi di base La precipitazione si assume uniformemente distribuita nello spazio e nel tempo, è inoltre basato sulle seguenti ipotesi: che Q(T) sia uguale alla maggiore delle portate al colmo corrispondenti ad eventi con intensità costante ricavati dalla curva di possibilità pluviometrica con tempo di ritorno T; che la maggiore di queste portate al colmo si abbia in corrispondenza della durata uguale al tempo di corrivazione tc (a parità di tempo di ritorno T); che la portata al colmo Q dell’evento di piena causato da una precipitazione rappresentata da uno ietogramma ad intensità costante di durata tc sia proporzionale al prodotto dell’ intensità 128 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace ragguagliata ir e dell’area del bacino A, attraverso un coefficiente di proporzionalità C che comprende l’effetto delle perdite. Vantaggi Semplicità di calcolo. Approssimazioni La precipitazione viene considerata uniformemente distribuita nello spazio e nel tempo, in generale non è detto che la portata al colmo sia massima quando la durata dello ietogramma uguaglia il tempo di corrivazione, solitamente la portata massima al colmo si ha per durate inferiori al tempo di corrivazione. Inoltre l’accuratezza dei risultati dipende dalla corretta determinazione del coefficiente di proporzionalità C Parametri che governano il modello coefficiente di proporzionalità C; intensità media di pioggia ragguagliata ir(tC,T); superficie del bacino S. Per il bacino del Calopinace si sono ottenuti i seguenti risultati: C = 0,88; ir(tC,T) = 17,14 mm/ora; S = 52,91 km2; La portata al colmo ottenuta con il metodo razionale risulta essere di 220,80m3/s. 4.6.4 Metodo dell’analisi regionale Ipotesi di base Valutazione delle portate al colmo fatta con una stima delle probabilità del loro superamento, ottenuta su basi statistico – probabilistiche 129 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace ricorrendo ad un’analisi regionale, in particolare viene utilizzata la distribuzione di probabilità a doppia componente TCEV (Two Components Extreme Values), che rappresenta la distribuzione del massimo valore conseguito, in un determinato intervallo temporale, da una variabile casuale distribuita secondo la miscela di due leggi esponenziali, nell'ipotesi che il numero di occorrenze, nel medesimo intervallo di tempo, segua la legge di Poisson. Viene dunque ipotizzato che i massimi annuali di variabili idrologiche (precipitazioni o portate) non provengano tutti dalla stessa popolazione ma da due diverse popolazioni, quella cosiddetta dei fenomeni normali, meno gravosi e frequenti, e quella dei fenomeni eccezionali, più gravosi e meno frequenti. Vantaggi Accuratezza del risultato ottenuto, possibilità di adattare il modello in base al tipo ed alla quantità di dati disponibili. Approssimazioni Dipendo dal livello di analisi considerato, più aumenta il lvello maggiori sono le approssimazioni rispetto al modello reale; per il bacino preso in esame si è considerato quanto segue secondo quanto previsto dal P.A.I. : Per i bacini di piccole dimensioni (estensione inferiore a circa 250 Kmq), presupponendo che gli eventi estremi di piena avvengano in terreno pressochè saturo, e considerando che tali condizioni siano omogenee su tutto il bacino, è possibile valutare i deflussi con l’utilizzo del metodo cinematico o del metodo razionale. Anche gli afflussi sono considerati uniformemente distribuiti sull’intero bacino e vengono depurati per ottenere le piogge nette. Per passare dall’osservazione puntuale a quella areale si può utilizzare il metodo del Curve Number, considerando una perdita iniziale antecedente l’inizio dei deflussi e scegliendo lo stesso sulla base delle informazioni fornite dalla carta dell’infiltrabilità dei suoli del PAI. 130 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Parametri che governano il modello Dipendono dal livello di regionalizzazione considerato; per il bacino preso in esame si è considerata un’analisi al terzo livello che consiste nell’applicazione del metodo razionale con parametri opportunamente valutati; sono stati considerati i seguenti parametri: coefficiente di proporzionalità C; intensità media di durata pari al tempo di ritardo del bacinoItr; superficie del bacino S. Per il bacino del Calopinace si sono ottenuti i seguenti risultati: C = 0,168; I tr = 248,224 mm/h; S = 52,91 km2; La portata al colmo ottenuta con il metodo razionale risulta essere di 584,86m3/s. 131 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace CONCLUSIONI Nella tesi si è affrontato il calcolo della portata di piena, con le più recenti metodologie di calcolo utilizzate in letteratura, per il bacino idrografico del Calopinace. Il modello idrologico utilizzato per la definizione delle massime portate di piena è quello suggerito dalla procedura VA.PI. (Valutazione Piene). Partendo dall’analisi dei massimi annuali di pioggia, relativa alla Stazione Pluviometrica di Reggio Calabria, si è risaliti alle portate attraverso un metodo di trasformazione degli afflussi meteorici in deflussi superficiali. Tale scelta si è resa necessaria, in quanto, allo stato attuale delle conoscenze, nel bacino del Calopinace, oggetto di questa ricerca, ed in Calabria in genere, l’informazione idrologica delle piene disponibile risulta fortemente carente. In questo modo, anche se l’analisi statistica delle portate è teoricamente più idonea, avrebbe fornito risultati meno attendibili rispetto all’analisi del regime pluviometrico. I metodi utilizzati sono stati: metodo cinematico o della corrivazione; metodo razionale; metodo dell’invaso o del serbatoio lineare; metodo di Nash; metodo dell’analisi regionale. L’applicazione ha riguardato la fiumara Calopinace, la cui foce è ubicata nel centro cittadino in prossimità della stazione ferroviaria centrale. I parametri del bacino idrografico in esame (cfr. cap. 4) sono i seguenti: S [km2] Hmax [m s.l.m.] Hmin [m s.l.m.] H [m s.l.m.] La [km] Ordine del bacino 52,91 1525,0 2,0 777,3 44,115 6° 132 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Utilizzando le metodologie descritte nella tesi sono stati ottenuti i valori di portata di progetto riportati nella seguente tabella: Modello di calcolo Corrivazione Regionalizzazione Razionale Serbatoio lineare Portata di progetto Qmax = 577,69 [m3/sec] Qmax = 584,86 [m3/sec] Qmax= 220,80 [m3/sec] Qmax = 210,03 [m3/sec] Dai risultati ottenuti si evince un importante aspetto: il modello delle corrivazione e quello dell’analisi regionale portano alla determinazione di una portata più che doppia rispetto a quella ottenuta con il metodo razionale e del serbatoio lineare, questo perchè le approssimazioni che i primi due modelli citati utilizzano sono molto più prossime alla realtà rispetto a quelle fatte per i rimanenti due metodi. In particolare è stato dimostrato da numerosi studi che il metodo del serbatoio lineare per bacini di area inferiore ai 10 Km2 tende a sottostimare di molto il valore della massima portata al colmo. Un’importante osservazione va fatta per quanto riguarda il metodo razionale, l’accuratezza dei risultati che esso fornisce è tanto maggiore quanto più precisa è la determinazione del suo parametro caratteristico C. Infatti, dai risultati ottenuti dall’applicazione del metodo della regionalizzazione che, per il caso in esame, consiste nell’applicazione del metodo razionale con parametri opportunamente valutati in base ai dati regionali (analisi regionale al terzo livello), si evince che se il parametro C è valutato in modo tale da aderire il più possibile alla realtà presa in esame, il metodo razionale fornisce un valore di portata molto accurato (il risultato ottenuto per il caso in esame fornisce un valore di portata massima di progetto che differisce di circa 7 m3/sec da quello ottenuto con il metodo della corrivazione, metodo che risulta essere sempre molto attendibile). Diversamente se C è ricavato dalle diverse formule empiriche note in letteratura la portata risulterà sottostimata (tale risultato si è infatti riscontrato nell’applicazione al bacino del Calopinace oggetto di studio di questa tesi). Generalmente, sia il metodo razionale che il metodo dell’invaso, per quanto detto in precedenza tendono a sottostimare i valori di portata massima di progetto; quindi solitamente vengono utilizzati per il predimensionamento delle reti idrauliche artificiali. 133 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Dal confronto delle portate prese in esame si evince che la portata di progetto per qualsiasi infrastruttura da realizzarsi nell’ambito del bacino oggetto di studio deve essere pari a 584,86 [m3/sec]. La stima della massima portata di progetto in questo caso è molto importante in quanto, essa va collegata al trasporto solido litoraneo; in quanto essa influisce sull’equilibrio morfodinamico del litorale. Pertanto, alla luce dello studio effettuato in questa tesi, prima di effettuare interventi nella zona sud della città di Reggio Calabria occorre valutare attentamente l’implicazione che il predetto valore di portata ha sull’intervento da effettuare. 134 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace BIBLIOGRAFIA Bueti S. - I diversi sistemi di controllo delle piene fluviali – Tesi di laurea, A.A. 2002/2003. Maione U. -Le piene fluviali - La Goliardica Pavese, Pavia, 1998. Maione U., Moisello U. - Elementi di statistica per l’Idrologia - La Goliardica Pavese, Pavia, 1985. Moisello U. - Idrologia tecnica. - La Goliardica Pavese, Pavia, 1999. Quignones R. - Sull’idrogramma di piena dedotto con il metodo della corrivazione - Giornale del Genio Civile, 1-42, 1968. Tonini D. - Elementi di idrologia ed idrologia Vol.1. - Libreria Universitaria Venezia, 1959. Greppi M. - Idrologia, HOEPLI, 2005. Protezione Civile Regione Calabria www.protezionecivilecalabria.it. Autorità di Bacino Regione Calabria - www.adbcalabria.it . Moisello U. - Grandezze e fenomeni idrologici - La Goliardica Pavese, Pavia, 1985. AA.VV. -La valutazione delle piene in Italia-CNR-GNDC, Rapporto Nazionale di sintesi, Roma 1994. Quignones R. - Sull’idrogramma di piena dedotto con il metodo della corrivazione – Giornale del Genio Civile, 1-42, 1968. Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale -Sezione di Catanzaro, www.idrocz.it . Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente - www.arpacal.it. 135 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace APPENDICE PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOCICO (P.A.I.) Il Piano Stralcio di Bacino per l’assetto idrogeologico (PAI) previsto dal DL 180/’98 (DecretoSarno) è finalizzato alla valutazione del rischio di frana ed alluvione ai quali la RegioneCalabria, per la sua specificità territoriale (730 Km di costa), ha aggiunto quellodell’erosione costiera. Il Piano, come sancito dalla legge 11/12/00 n. 365, art. 1bis comma 5,ha valore sovraordinatorio sulla strumentazione urbanistica locale; ciò significa che, apartire dagli elaborati del PAI di pertinenza di ciascun Comune, occorre procedere allevarianti del Piano Regolatore Generale. Il programma regionale sulla difesa del suolo che ha avviato l’iter del PAI, è stato approvatocon delibera della Giunta Regionale n. 2984 del 7 luglio 1999, riportando il coordinamento ela redazione all’interno dell’Autorità di Bacino Regionale. Il PAI persegue l’obiettivo di garantire al territorio di competenza dell’ABR(Autorità di Bacino Regionale) adeguati livelli disicurezza rispetto all'assetto geomorfologico, relativo alla dinamica dei versanti e al pericolo difrana, l'assetto idraulico, relativo alla dinamica dei corsi d'acqua e al pericolo d'inondazione, el’assetto della costa, relativo alla dinamica della linea di riva e al pericolo di erosione costiera. Le finalità del PAI sono perseguite mediante: -l’adeguamento degli strumenti urbanistici e territoriali; -la definizione del rischio idrogeologico e di erosione costiera in relazione ai fenomeni didissesto considerati; -la costituzione di vincoli e prescrizioni, di incentivi e di destinazioni d’uso del suolo inrelazione al diverso livello di rischio; -l’individuazione di interventi finalizzati al recupero naturalistico e ambientale, nonché allatutela e al recupero dei valori monumentali e ambientali presenti e/o alla riqualificazionedelle aree degradate; -l’individuazione di interventi su infrastrutture e manufatti di ogni tipo, anche edilizi, chedeterminino rischi idrogeologici, anche con finalità di rilocalizzazione; -la sistemazione dei versanti e delle aree instabili a protezione degli abitati e delleinfrastrutture adottando modalità di intervento che privilegino la 136 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace conservazione e il recuperodelle caratteristiche naturali del terreno; -la moderazione delle piene, la difesa e la regolazione dei corsi d’acqua; -la definizione dei programmi di manutenzione; -l’approntamento di adeguati sistemi di monitoraggio; -la definizione degli interventi atti a favorire il riequilibrio tra ambiti montani e costieri conparticolare riferimento al trasporto solido e alla stabilizzazione della linea di riva. In particolare poiché l’oggetto di studio di questa tesi è il calcolo della massima portata di piena con diverse metodologie, e relativa applicazione al bacino del calopinace prenderemo in esame sono l’aspetto riguardante il “rischio idraulico”. Il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) prodotto dall’Autorità di Bacino Regionale (ABR) dellaCalabria si conforma a quanto espresso nell’«Atto di indirizzo e coordinamento», approvato conD.P.C.M. 29/09/98,1 relativo all’adozione, da parte delle Autorità di Bacino e delle Regioni, diPiani Stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico, che contengano in particolare: L’individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico, e all’adozione in tali aree dimisure di salvaguardia. Nell’Atto suddetto si premette che, visto il «carattere emergenziale» del D.L. n.180/1998,l’«individuazione e perimetrazione sia delle aree a rischio», «sia di quelle dove la maggiorevulnerabilità del territorio si lega a maggiori pericoli per le persone, le cose e il patrimonioambientale», «vanno perciò intese come suscettibili di perfezionamento, non solo dal punto divista delle metodologie di individuazione e perimetrazione, ma anche, conseguentemente, nellastessa scelta sia delle aree collocate nella categoria di prioritaria urgenza, sia delle altre». «L’individuazione esaustiva delle possibili situazioni di pericolosità dipendenti dalle condizioniidrogeologiche del territorio può essere realizzata attraverso metodologie complesse, capaci dicalcolare la probabilità di accadimento in aree mai interessate in epoca storica da tali fenomeni. Tuttavia, i limiti temporali imposti dalla norma per realizzare la perimetrazione delle aree arischio consentono, in generale, di poter assumere, quale elemento essenziale per l’individuazione del livello di pericolosità, la localizzazione e la caratterizzazione di eventiavvenuti nel passato riconoscibili o dei quali si ha al momento presente cognizione. 137 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Per quanto attiene la valutazione del rischio dipendente da tali fenomeni di carattere naturale, sifa riferimento alla sua formulazione ormai consolidata in termini di rischio totale», considerandoil prodotto di tre fattori: 1) pericolosità o probabilità di accadimento dell’evento calamitoso; 2) valore degli elementi a rischio (intesi come persone, beni localizzati, patrimonio ambientale); 3) vulnerabilità degli elementi a rischio (che dipende sia dalla loro capacità di sopportare lesollecitazioni esercitate dall’evento, sia dall’intensità dell’evento stesso). Si dovrà far riferimento a tale formula solo per la individuazione dei fattori che lo determinano,senza tuttavia porsi come obiettivo quello di giungere a una valutazione di tipo strettamentequantitativo.» «In assenza di adeguati studi idraulici e idrogeologici, la individuazione delle aree potrà esserecondotta con metodi speditivi, anche estrapolando da informazioni storiche oppure con criterigeomorfologici e ambientali, ove non esistano studi di maggiore dettaglio.» Pertanto, la valutazione del rischio è stata conseguita utilizzando: 1) i risultati di modelli idrologico-idraulici, che hanno permesso di individuare le sezioni diesondazione per portate di piena con assegnati tempi di ritorno, usualmente pari a T=20÷50,100÷200 e 300÷500 anni; 2) criteri geomorfologici, per tener conto dell’andamento planoaltimetrico degli alvei fluviali edelle evidenze relative ai depositi alluvionali conseguenti a fenomeni di trasporto dei materialisolidi; 3) le informazioni storiche, da cui si è dedotto per i vari eventi alluvionali in quali località sisiano verificate le inondazioni; 4) le aerofotogrammetrie, utili per l’osservazione delle tracce di piena. Nei bacini in cui si disponeva della necessaria mole di dati (rilievi topografici di dettaglio, altezzedi precipitazione registrate, etc.), si è proceduto alla caratterizzazione morfometrica del bacino edel reticolo idrografico (area, perimetro, curva ipsografica e altitudine media, profilolongitudinale con lunghezza e pendenza media dell’asta principale, fattori di forma), al calcolodel tempo di corrivazione del bacino, all’adozione di un modello idrologico per la stima dellamassima portata al colmo di piena con assegnato tempo di ritorno e di un modello idraulico perla localizzazione delle sezioni trasversali degli alvei fluviali insufficienti 138 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace al convogliamento dellasuddetta portata e per la delimitazione delle aree inondabili. Il modello idrologico utilizzato per la definizione delle massime portate al colmo di piena conassegnato tempo di ritorno parte dalla procedura di Valutazione delle Piene (VA.PI.) per quantoriguarda l’inferenza statistica relativa alle piogge, in modo da risalire alle portate attraverso unmetodo di trasformazione degli afflussi meteorici in deflussi superficiali. Tale scelta si è resanecessaria in quanto, allo stato attuale delle conoscenze, l’informazione idrologica disponibile per le piene in Calabria risulta fortemente carente e, di conseguenza, l’inferenza statistica delleportate, pur teoricamente raccomandabile, fornisce risultati giocoforza meno attendibili rispettoall’analisi delle precipitazioni. Per quanto riguarda il modello idraulico, nella maggior parte dei casi si è ricorsi a un modellomonodimensionale, le cui approssimazioni sono risultate largamente accettabili in alveiincassati e con pendenze significative, in cui la componente longitudinale del vettore velocitàprevale su quelle trasversali. Infatti, nella realtà calabrese, l’organizzazione dei reticoliidrografici è fortemente condizionata dall’orografia, per cui si riscontra un elevato numero dipiccoli bacini in cui piene improvvise si propagano rapidamente a valle, interessando areegolenali solitamente ben definite Per lo studio delle precipitazioni, sono stati acquisiti i dati di pioggia, registrati alle stazioni delServizio Idrografico e Mareografico Nazionale (SIMN), aggiornati all’anno 2000. La legge di distribuzione probabilistica prescelta per la variabile casuale ht, massimo annualedell’altezza di pioggia di durata oraria o suboraria t, è la Two Component Extreme Value(TCEV), secondo cui i valori estremi di una grandezza idrologica provengono da due diversepopolazioni: una degli eventi normali e un’altra degli eventi eccezionali (outliers), legati adifferenti fenomeni meteorologici. Metodiche e specifiche di valutazione del Rischio di esondazione Le aree soggette a rischio idraulico sono state localizzate attraverso i dati storici riferiti allealluvioni pregresse (aree storicamente inondate dalle alluvioni del 1951 e del 1953individuate attraverso fotointerpretazione e restituzione 1:10.000) ed a quelle più recentifino agli anni dal 1996 al 2000. 139 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace Gli eventi idraulici temuti vengono ricondotti ad una casistica predefinita che consente diclassificarli sulla base di caratteristiche prevalenti riferite a: tratti montani in cui si temono erosione al piede dei versanti, colate di fango e di detrito; tratti alluvionati pedemontani con alvei pensili in corrispondenza di conoidi di deiezioneo di alvei arginati; tratti terminali delle fiumare in cui possono verificarsi esondazioni improvvise connotevole apporto solido; tratti incassati di pianura in cui si temono esondazioni per eccesso di portata in arrivoda monte ed in conseguenza di restrizioni di sezione od in cui possono aversi allagamentiper deficienza delle rete di colo minore . Come s’è già detto, sono state sviluppate le seguenti attività: - elaborazione del catasto del reticolo idrografico relativo a 978 bacini (a fronte dei 45 inclusi nei documenti del SIMN), contenente la gerarchizzazione di Horton. - definizione della morfologia dei corsi d’acqua, - organizzazione topologia dei reticoli ed attribuzione dei parametri morfometrici (quotenodi, pendenza, lunghezza dei tronchi); costruzione del relativo DB, - informatizzazione dei dati rilevati dagli operatori fluviali sullo stato dei corsi d’acquacalabresi, - formazione del catasto delle opere idrauliche dei corsi d’acqua della Calabria (contienecirca 50.000 dati): attribuzione di codice, coordinate UTM, indicazione di bacino,sottobacino, denominazione, ordine di Horton, omogeneizzazione dell’onomastica, - costruzione del modello idrologico mediante aggiornamento del database idropluviometrico (1996-1999) e del modello regionale del VAPI - rapporto Calabriaprodotto dal CNR-GNDCI nel 1988, ricalcolo dei parametri regionali del modelloprobabilistico a doppia componente per lo studio degli estremi idrologici (TCEV). - calcolo delle piene sulla base della curva di possibilità pluviometrica, - stima della massima portata al colmo di piena mediante procedure differenziate adiverso grado di accuratezza (metodi empirici, semiempirici ed analitici). 140 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace I fattori morfologici sono stati dedotti dal DTM IGM 1995 e dalle ortoimmagini digitali acolori a scala nominale 1:10.000 (1998/99). Per il rischio alluvione è stata prevista la perimetrazione delle aree inondabili mediantemodello idraulico per le aree in cui è ipotizzabile la classe di rischio R4 e con altremetodiche per le restanti classi. La valutazione del Rischio ha previsto la redazione dei seguenti elaborati: • L’Atlante delle aree inondate sulla base dei dati disponibili, contenente laperimetrazione delle aree alluvionate e/o l’individuazione del tronco fluviale interessato; • La carta della propensione al rischio idraulico 1:50.000; la stessa riporta dieci classi peril rischio idraulico in aree urbane e tre classi per quelle industriali e le reti di servizio, od i beni ambientali ed archeologici. • L’Atlante regionale degli elementi a rischio: secondo le linee di cui all’atto di indirizzo. La Carta costituisce uno strato informativo di base comune per l’analisi del Rischio di frana e di alluvione. Per la definizione della vulnerabilità a scala regionale, con riferimento all’atto di indirizzo ecoordinamento, si è proceduto con livelli di accuratezza decrescente e decremento deldettaglio informativo passando dalle ipotesi di classe R4 ed R3 a quelle R2 ed R1. L’elaborazione della Carta regionale degli elementi a rischio e della vulnerabilità è derivatada IGM 95 mediante definizione di classi riferite agli ambiti urbani (8 classi) ed alle areeproduttive. L’attribuzione di livelli di vulnerabilità degli elementi a rischio si è basata sulla densitàdemografica (derivata dai dati ISTAT) e sulla destinazione d’uso con attribuzionenormalizzata linearmente di un valore di scala da 0 a 100 ( con 10 classi) a partire dalnumero totale di abitanti di un Comune o, nel caso degli insediamenti produttivi, a partiredal valore totale degli insediamenti (tre classi). Sono stati, inoltre, censiti le centrali elettriche, le dighe, le centrali gas, le stazioni ENEL, isiti archeologici, le reti gerarchizzate stradali e ferroviarie, elettrodotti, metanodotti,acquedotti ed opere di bonifica principali. Con riferimento al DPCM 29.9.1998, la sovrapposizione degli elementi a rischio con lacarta delle aree potenzialmente soggette a Rischio idraulico ha consentito una primadefinizione da riportare, per le aree R4 ed R3, a scala 1:10.000. Nella prima fase dielaborazione saranno considerate 141 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace esclusivamente le aree con livelli riferibili alle classi R4e, subordinatamente, R3. Un primo dossier con carattere diprototipo, è stato prodotto per lacittà di Reggio Calabria. Criteri geomorfologici Nei casi in cui non è stato possibile, per carenza di dati (in particolare di rilievi topografici),procedere con la metodologia sopra descritta e in assenza di documentazioni storico-cronachistiche relative ad eventi di piena, si è adottato il criterio geomorfologici di seguitoesposto: 1) Sono state considerate a rischio le aree alluvionali, di cui alla cartografia allegata C5RI, comprendenti l’intero alveo di magra dei tronchi pedemontani e terminali, in quantola presenza dei depositi alluvionali stessi induce a ritenere tali aree soggette alpassaggio di piene non contenibili nell’alveo di magra, anche con concomitantifenomeni di trasporto solido. Sono state escluse da questa categoria, qualoraperimetrate, le aree esterne ad argini ritenuti insormontabili rispetto a piene con T=200anni. 2) Sono state considerate aree a rischio le aree di conoidi pedemontane attive o direcente formazione, di cui alla cartografia allegata C5-RI, ove è manifesta la presenza di un alveo fluviale. Sono state escluse da questa categoria, qualora perimetrate, learee protette da opere di sistemazione idraulica ritenute insormontabili rispetto a pienecon T=200 anni. 3) Sono state considerate a rischio le aree individuate sulla base di analisiaerofotointerpretativa, dalla quale sono risultati riconoscibili i fenomeni di inondazionecausati dal corso d’acqua. Sono state escluse le aree ove sono stati effettuati interventidi sistemazione successivi alla data del volo aereo analizzato e interpretato, tali dagarantire il contenimento di una piena con T=200 anni. Criterio storico Sulla base della documentazione storico-cronachistica disponibile negli archivi AVI del GNDCI e SIRICA dell’Autorità di Bacino Regionale, nonché contenuta nelle informative deiComuni, sono stati individuati tratti fluviali interessati in passato da eventi alluvionali, che hanno causato danni a persone o cose. 142 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace In mancanza di calcoli idraulici, per tali tronchi si èstabilito un criterio di delimitazione delle aree a rischio, secondo che essi siano privi odotati di argini o attraversamenti. 1) Esondazione in caso di alvei privi di argini e attraversamenti. Si è considerata a rischio l’area comprendente il corso d’acqua delimitata dall’intersezionetra il terreno e un piano orizzontale tracciato a una quota superiore di 7 metri a quella delpunto più depresso della sezione trasversale. L’area a rischio non sarà in ogni caso estesaper più di L metri, essendo L il prodotto dell’ordine di Horton dell’asta considerata per 15, adestra e a sinistra delle sponde dell’alveo ordinario. 2) Esondazione in caso di presenza di argini. Si è considerata a rischio l’area comprendente il corso d’acqua delimitatadall’intersezione tra il terreno e un piano orizzontale tracciato a una quota superiore di 1metro a quella del punto più elevato delle arginature. L’area a rischio non sarà in ognicaso estesa per più di L metri, essendo L il prodotto dell’ordine di Horton dell’astaconsiderata per 10, a destra e asinistra delle sponde dell’alveo ordinario. Sono state escluse da questa categoria learee esterne ad argini ritenute insormontabili rispetto a piene con tempo di ritornoT=200 anni. 3) Esondazioni causate dalla presenza di attraversamenti. Si è considerata a rischio l’area comprendente il corso d’acqua delimitatadall’intersezione tra il terreno e un piano orizzontale tracciato a una quota superiore di 1metro a quella del punto più elevato dell’estradosso dell’impalcato dell’attraversamento. L’area a rischio non sarà in ogni caso estesa per più di L metri, essendo L il prodottodell’ordine di Horton dell’asta considerata per 10, a destra e a sinistra delle sponde dell’alveo o delle spalle del ponte,qualora questa condizione risulti più cautelativa. Sono state escluse da questacategoria le aree esterne a tratti d’alveo in cui siano presenti attraversamenti ritenutiinsormontabili rispetto a piene con tempo di ritorno T=200 anni. Restano valide leprescrizioni di cui al precedente punto in presenza di arginature. Sono stati, altresì, considerati a rischio le aree e i punti critici indicati nel Piano diProtezione Civile per la provincia di Catanzaro e nel Piano di Previsione e Prevenzionedel Rischio di Cosenza. Sono state, infine, riportate nella cartografia, allegata al PAI, le aree soggette a onde disommersione a valle di opere di ritenuta. Tali aree, 143 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace comunque a rischio, non rientranonella classificazione di cui al D.P.C.M. 29/09/98. Criteri generali per l’assegnazione delle classi di rischio Nella scelta delle classi di rischio, si è tenuto conto dei seguenti elementi: 1) se il calcolo idraulico ha mostrato esondazioni in specifiche sezioni trasversali, insponda destra o in sponda sinistra o in entrambe, il livello di rischio è stato valutato inmaniera inversamente proporzionale al tempo di ritorno e proporzionale all’importanzadegli elementi esposti. Nelle sezioni risultate critiche per T=20÷50 anni, e in presenzadi edifici, strutture viarie principali e aree industriali, si è stabilito un livello di rischio R4. Analogamente, nel caso di esondazioni per T=100÷200 anni, si è scelto il livello dirischio R3. Infine, per T=500 anni, il rischio è stato valutato come R2 o R1; 2) nelle sezioni in cui il calcolo idraulico non ha mostrato esondazioni, ma per le qualirisulta dalle informazioni storiche e aerofotogrammetriche che le stesse esondazionisono occorse, per rotture di argini o sormonti, si è preferito operare delle scelte diclassi di rischio cautelative. Ciò tiene in considerazione i limiti del calcolo idraulico. Pertanto, nel caso di informazioni tratte da documentazione storicocronachisticariguardante località soggette a inondazioni negli eventi del passato, il livello di rischioadottato varia da R1 (aree allagate o allagabili in base all’andamento altimetrico dellazona) a R2 (aree inondate con danni economici meno rilevanti) a R3 (aree inondatecon danni economici più rilevanti). Nel caso in cui la perimetrazione effettuata secondo i criteri sopra esposti abbiacondotto alla delimitazione di aree a rischio di notevole estensione, non si può escludere,comunque, che all’interno di queste vi siano delle sub-aree con livello di rischio differenteda quello adottato. Il perfezionamento della procedura di classificazione del rischio,secondo il dettato della legge, potrà avvenire con studi idraulici più approfonditi, basati surilievi topografici areali di dettaglio, in particolare per le zone ritenute allagabili con l’utilizzodi modelli bidimensionali. Gli elaborati cartografici, in generale, sono stati prodotti in scala 1:5'000 o 1:25'000. Quando si è adottato il criterio idrologico-idraulico, confrontato con quello storico, sonostati prodotti cinque elaborati: 144 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace − il primo (denominato C1), in scala 1:5'000, è relativo alla perimetrazione delle areevulnerate negli eventi del passato, corredata da indicazioni puntuali di situazione dicrisi (rotture di argini, crolli di attraversamenti quali ponti, etc.); − il secondo (C2), in scala 1:5'000, localizza le sezioni di esondazione (secondo quantoottenuto dai calcoli idraulici), i punti di crisi rilevati in situ (interruzioni di argine,occlusioni di luci di ponti, etc.) e i punti di scatto del rilievo fotografico; − il terzo (C3), in scala 1:5'000, evidenzia quali siano gli elementi esposti (edifici,struttureviarie, etc.); − il quarto (C4), in scala 1:5'000, contiene la perimetrazione delle aree a rischio, da R1 aR4; − il quinto (C5), infine, è una raccolta monografica per Comune, composta da due cartein scala 1:25'000 (ciascuna carta, a sua volta in una o più tavole secondo l’estensionedel territorio comunale). La prima carta (denominata AV) indica le aree vulnerate e glielementi a rischio, con informazioni derivanti da tutte le fonti disponibili (AVI, SIRICA,Piano di Protezione Civile per la provincia di Catanzaro, Piano di Previsione ePrevenzione del Rischio di Cosenza, aree soggette a onde di sommersione a valle diopere di ritenuta, piani ASI, piani PIP, siti archeologici, informative dei Comuni areali epuntuali); la seconda carta (denominata RI) riporta la perimetrazione delle aree arischio idraulico. In mancanza di studio idrologico-idraulico, non essendo state valutate aree diesondazione a diversi tempi di ritorno e, quindi, aree a rischio, è stato prodotto soltantol’elaborato C5, in cui la carta RI riporta, però, aree, punti e zone di attenzione, secondo ildettato dell’art. 24 delle Norme di attuazione del PAI emanate dall’Autorità di BacinoRegionale. Le aree di attenzione derivano, pertanto, dall’utilizzo del criterio geomorfologicoe, in presenza di dati storici, del criterio storico. 145 Stima della portata al colmo con diverse metodologie di calcolo ed applicazione al bacino idrologico del Calopinace ISBN: 978-88-98161-19-5 146