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Fronte PDF - Il Resto del Cremlino
Gli arditi del popolo denti (ma gli occhi rossi), a pugno chiuso e al grido A Noi! (in seguito indebitamente derubato dai fascisti e sostituito dal meno egualitario Al Duce!), prima parte i nostri si organizzarono in una rete Questa storia comincia nel 1917, in piena Prima Guerra Mondiale, quando il capillare che attraversava la spina dorsale capitano Giuseppe Bassi scrive una nota dell'Italia. In alcuni casi nascendo spontaneamente, altre volte sull'impiego delle mitragliatrici Fiat appoggiandosi alla Lega Proletaria o a 15/OVP (Officina Villar Perosa) spinto formazioni paramilitari preesistenti dalla stasi e dall'inutile massacro della (come gli Arditi Rossi di Trieste o I Figli vita di trincea. di Nessuno di Genova e Vercelli), gli Formalmente gli Arditi nacquero il 29 Arditi del Popolo si organizzarono in Luglio 1917 come distaccamento della 48a Divisione del VII Corpo d'Armata, battaglioni a loro volte suddivisi in con l'atto regio che porta la firma di Re compagnie (o centurie) e squadre. Vittorio Emanuele. I dissidi interni [Luca Magozzi] all'esercito si fecero da subito incalzanti per la nascita di un corpo d'elite meglio addestrato (sopratutto alla lotta corpo a corpo) e meglio equipaggiato (bombe a mano, mitragliatrici e lanciafiamme). L'uniforme in dotazione era composta del fez da bersagliere, una giubba da bersagliere ciclista con fiamme sul bavero (nere per i provenienti dalla Fanteria, verdi per i provenienti dagli Alpini e rosse per i provenienti dai Bersaglieri) e pantaloni alla zuava da alpino. Il distintivo tipico fu il teschio col pugnale tra i denti. Nel dopoguerra i Nella prima Casa del Popolo, quella reduci si riunirono nell'Associazione dove ancora oggi ci stanno i Carabinieri, Arditi d'Italia fondata sotto la guida del una sera del 1953 molti pontaegolesi capitano Mario Carli. Carli fu autore con entrarono con il volto scuro, alcuni con Marinetti dell'articolo Arditi, non le lacrime agli occhi. Nella sala gendarmi, in chiara contrapposizione con principale era stata allestita una camera il connubio fra arditismo e fascismo. Il ardente con due candele accese vicine movimento fascista reclutò una parte di ad un grande ritratto del caro estinto. Arditi, ma l'adesione non fu né Tra le candele un libro per raccogliere le maggioritaria, né unilaterale. firme dei partecipanti che si volevano Nel giugno del 1921 la sezione romana unire al dolore. Furono in molti a dell'Associazione diede vita agli Arditi scrivere il proprio nome con grafia del Popolo, sotto la guida dell'anarchico elementare, qualcuno si limitò ad una Argo Secondari, con l'intento di opporsi semplice crocetta, come faceva in cabina manu militari alla violenza delle elettorale. Erano i primi di marzo. squadracce fasciste. E così, sotto vessilli Ed era morto Giuseppe Stalin. recanti lo stesso teschio col pugnale fra i [ P i l a d e C a n t i n i ] Marzo ‘53 Mai più tornerò indietro Sono la donna che si è risvegliata Sono risorta e diventata una tempesta tra le ceneri dei miei figli bruciati Sono risorta dai rivoli di sangue dei miei fratelli L’ira della mia nazione mi ha reso la forza I miei villaggi distrutti ed arsi mi riempiono d’odio contro il nemico Sono la donna che si è risvegliata Ho trovato la mia strada e mai più tornerò indietro. Ho aperto le porte chiuse dell’ignoranza Ho detto addio ai bracciali d’oro Oh compatriota, io non sono quella che fui Sono la donna che si è risvegliata Ho trovato la mia strada e mai più tornerò indietro. Ho visto bambini scalzi che vagavano senza casa Ho visto novelle spose con abiti da lutto Ho visto giganteschi muri di prigioni inghiottire la libertà nei loro stomaci famelici Sono rinata tra epopee di resistenza e coraggio Ho imparato il canto della libertà negli ultimi respiri, nelle onde di sangue e nella vittoria Oh compatriota, oh fratello, non considerarmi più debole e incapace Con tutta la mia forza io sono con te sulla strada della liberazione della mia terra. La mia voce si è unita a quella di migliaia di donne risorte I miei pugni sono serrati insieme ai pugni di migliaia di compatrioti Insieme a te sto marciando sulla strada della mia nazione Per spezzare tutta questa sofferenza e queste catene di schiavitù Oh compatriota, oh fratello, non sono quella che fui Sono la donna che si è risvegliata Ho trovato la mia strada e mai più tornerò indietro. Meena (1957-1987) fondatrice di RAWA Revolutionary Association of the Women of Afghanistan Laika Era risaputo: lo Sputnik2, lanciato in orbita terrestre il 3 novembre 1957, non sarebbe mai tornato indietro e conclusa la sua missione, il 14 aprile 1958, dopo un viaggio di ben duemila orbite, sarebbe esploso a contatto con l’atmosfera terrestre. Dentro la capsula, in odore di eternità, la cagnetta Kudrjavka: il primo essere vivente nello spazio. No, non si chiamava Laika! Si chiamava Ricciolina. Chiamata anche Muttnik, da mutt, “bastardino”, e Sputtnik, appunto! Laika viene dal verbo “abbaiare” in russo… “Dice il Professor Blagonravov che ritorna fra una settimana, dice che la sparano fòri dalla navicella con la tuta spaziale e la maschera antigasse, eppòi ritorna sulla terra cor una specie di paracadute… dice torna viva…” Il governo sovietico affermò che la cagnetta, mangiando razioni di cibo gelatinoso annunciate con tanto di vero campanello pavloviano, sopravvisse oltre 4 giorni nell’abitacolo, e che i dati telemetrici raccolti sarebbero stati di grande importanza per la futura cosmonavigazione della grande madre patria. Pochi anni fa, un certo scienziato russo Dimitri Malashenkov, gran bastardo, disse che secondo dei suoi studi Laika non può essere sopravvissuta oltre le sette ore. Bah… se è per questo, altri sostengono che Laika viva oggi su un’isola sconosciuta abitata da gente famosa scomparsa, insieme a Ritchie Valens, quello de “La Bamba”, altri che abbia subito mutazioni a causa delle radiazioni cosmiche e stia ancora navigando tra le stelle. Certa stampa afferma che abbia intercettato gli altri animali spediti lassù dopo di lei, come Bars, Lisichka, Belka, Strelka, Pchelka, Muskha, Damka, Krasavka, Chernushka, formato un sindacato di animali spaziali e che stiano per tornare sulla terra. E che siano anche di molto incazzati. Bah… Povera piccola Laika: cane cosmonauta, astro nascente, bastardina spaziale, stella cadente. Ricordatevi di lei e raccontate la sua storia... E stasera, quando la racconterete ai vostri bambini, leccategli la faccia e dite loro che quella è la saliva di Laika! [FioriUrlanti]